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XXVIII Giornata Caritas: ABITARE DA CREDENTI – strumenti di Dio per l’inclusione dei poveri

Come ogni anno siamo ormai in procinto di celebrare la Giornata Caritas, momento di formazione ed animazione dedicata agli operatori di carità di ogni tradizione, agli operatori pastorali, a sacerdoti e diaconi, ai religiosi impegnati sul fronte dei più poveri, ai ministri straordinari della comunione esplicitamente interessati al tema (che, partecipando, possono ottemperare all’impegno della formazione permanente), alle associazioni di volontariato e a quanti sono interessati ai temi del servizio.

Abitare da credenti: strumenti di Dio per l’inclusione dei poveri.

Tre i passaggi che il convegno propone. Si partirà dall’approfondimento del mandato di inclusione dei poveri, nelle sue radici teologiche e pastorali (di cui ci parlerà don Giovanni Perini, delegato regionale Caritas della nostra regione) ma anche nel grido che proviene dalla dignità dei fratelli più in difficoltà. Mandato che ci verrà meglio declinato nel percorso della nostra Chiesa diocesana dal Vescovo Cesare. A partire dalle riflessioni elaborate il centro di attenzione si sposterà poi sulla fonte della nostra vita credente, la Parola di Dio, che ascolteremo in modo orante in un piccolo momento di lectio curata da suor Rosanna Gerbino e impreziosita dal canto del coro della parrocchia torinese Santa Caterina da Siena. Infine l’ultimo passaggio aiuterà a concretizzare il mandato a partire da alcune esperienze in atto nel nostro territorio, occasioni per riflettere e decidere come muoversi per
il futuro.
Abbiamo provato a rendere la mattinata facilmente seguibile da tutti, puntando più su piccoli stimoli e testimonianze che su lunghe conferenze. La presenza del prof. Fabio Poles sarà di aiuto a legare bene insieme le varie suggestioni. Vorremo anche presentare all’attenzione di tutti la figura di un santo arrivato a Torino nel 1717, oggi un po’ dimenticato, ma forse il primo tra i santi sociali di cui tanto andiamo fieri, perché ci aiuti ad abitare la città da strumenti di inclusione. Ma di questo chiverrà vedrà.
Come sempre la partecipazione non richiede prenotazione o iscrizione preventiva e non ha costi (sarà comunque gradito ogni contributo liberale che vorrete donare per sostenere le spese di organizzazione e per il piccolo break previsto dopo un paio di ore di lavoro).
Di vero cuore vi invitiamo ad essere presenti, chiedendovi anche la cortesia di voler diffondere quanto possibile questo invito, soprattutto a persone o gruppi che ritenete possano essere interessati. Non ci sono vincoli di numeri: più saremo, più potremo diffondere la visione di una carità che non
si ferma ma che sa interpretare i segni dei tempi.
Infine un suggerimento, soprattutto per i gruppi di carità. Per prepararsi al convegno e a possibili percorsi successivi sarebbe bello dedicare un po’ di tempo alla lettura calma dei numeri della Evangelii Gaudium sopra citati. Siamo sicuri che si scopriranno prospettive nuove ed interessanti.
Se occorressero ulteriori notizie potete contattarci via mail all’indirizzo caritas@diocesi.torino.it o al telefono 011.5156350 (nei giorni lavorativi, dalle 9 alle 12). Potete anche consultare il nostro sito web all’indirizzo www.caritas.torino.it che stiamo rinnovando per renderlo più utile alla consultazione:
potrete trovare anche molti altri materiali ed informazioni.
Dunque, arrivederci al 1 aprile. E non si tratta di un pesce d’aprile!

Pierluigi Dovis
e collaboratori
di Caritas Diocesana Torino

 

27 Marzo 2017 – Incontro con Vittorio Marchis

​​Il Centro Universitario Salesiano – ​​CUS di Valdocco ​negli scorsi mesi ha rivolto a tutti gli universitari che dimorano ​nei CUS torinesi,​ l’invito a trascorrere una serata diversa dal titolo “Dialoghi di Vita”​.​

​Nel corso della prima serata, l​’accorata​ testimonianza​​ di ​​un “uomo di legge”, Gian Carlo Caselli, ​poi la freschezza e la solida professionalità di un giornalista sportivo e telecronista, Antonio Paolino.

I​l terzo, ed ultimo, appuntamento sar​à Lunedì​ 2​7 Marzo 2017 a​lle ore 21,00​ in​ compagnia del Prof. Vittorio Marchis, ​docente di Storia della Tecnologia, dell’Industria Italiana e della Cultura Materiale​​.

L’incontro è ad ingresso gratuito e si terrà presso Valdocco (Via Maria Ausiliatrice, 32 oppure ingresso carraio, con parcheggio interno, di Via Sassari, 28/B), nella cornice della Sala Sangalli.

 

MEDITAZIONE SPIRITUALE IN FORMA DI CONCERTO

Al Santuario di Maria Ausiliatrice (via Maria Ausiliatrice 32 – Torino) verrà organizzata, in data 25 MARZO 2017 ALLE ORE 21, una MEDITAZIONE SPIRITUALE IN FORMA DI CONCERTO.

Come salesiani desideriamo offrire, ai fedeli che lo desiderino, la partecipazione ad un evento che unisca l’arte (musicale ed iconografica) alla dimensione dello Spirito, per la comune crescita ed elevazione dell’anima. La serata sarà ad ingresso libero.
Il programma prevede, secondo quanto è possibile leggere dalla locandina allegata, l’esecuzione di brani corali ed organistici, corredati da agili presentazioni che ne evidenzino i tratti formali e spirituali. Il direttore di coro, m.o. Riccardo Naldi, dirigerà insieme l’Accademia Corale Guido d’Arezzo, (che quest’anno festeggia trent’anni di attività), e il Coro Polifonico di Aosta, nell’esecuzione di alcune composizioni di Joseph Gabriel Rheinberger (1839-1901); sarà accompagnato all’organo da don Maurizio Palazzo, maestro di cappella del Santuario, ed esecutore anche della Sonata per organo (op.65 n. 1) composta da Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847). Il m.o Roberto Fadda, organista collaboratore del Santuario, eseguirà un brano di Enrico Pasini, il Cantabile n. 6.

ll Rettore del Santuario, don Cristian Besso, parteciperà alla serata proponendo un commento artistico – spirituale di un’icona dell’Annunciazione, in sintonia con la celebrazione della Solennità del giorno. Le offerte raccolte durante la serata verranno devolute per i lavori urgenti di restauro dell’organo del Santuario.

 

 

19 Marzo … è tempo di MGS DAY!

Il 19 marzo torna l’atteso momento di ritrovo rivolto ai giovani del Movimento Giovanile Salesiano, l’MGS DAY!

L’appuntamento è a Valdocco a partire dalle ore 9,30. Durante la giornata, oltre ai tradizionali momenti di gioco e di festa tipici del carisma salesiano, i ragazzi avranno l’opportunità di confrontarsi con alcune testimonianze legate da quel filo rosso tanto caro a don Bosco di una “Casa che accoglie“.

La quota di iscrizione è di € 5,00. Gli incaricati dei diversi centri salesiani sono a disposizione per maggiori informazioni e per raccogliere le iscrizioni.

Per scaricare le locandine nei loro diversi formati:

 

VideoStory: II appuntamento di AnimaMGS

Il secondo week end di Anima MGS è stato un bel mix di emozioni, incontri, impegno ed approfondimento.

Lo raccontiamo con due video:

10/02: incontro su come sopravvivere da genitori felici

​L’Istituto Maria Ausiliatrice di Torino Valdocco propone l’incontro​ dal titolo​ ​​”​​SOPRAVVIVERE DA GENITORI”​, che si inserisce in un cammino iniziato un anno fa a sostegno della genitorialità e delle buone pratiche comportamentali nel percorso educativo con un focus particolare nella fascia 0-6 anni.

L’appuntamento si terrà Venerdì 10 Febbraio dalle 17, 45 alle 20, 30 presso l’Istituto Maria Ausiliatrice in Piazza Maria Ausiliatrice 27, e sarà condotto da don Bruno Ferrero, autore di numerose pubblicazioni e scrittore di racconti per l’infanzia nonchè direttore del Bollettino Salesiano.

Si segnala che per l’occasione è previsto un servizio di intrattenimento per bambini in contemporanea all’incontro e l’apericena a conclusione.

Si prega di confermare la presenza all’indirizzo: parroco.valdocco@31gennaio.net

Inoltre​, la Parrocchia Maria Ausiliatrice promuove in occasione della ​”​Giornata del Malato​”​: UNZIONE DEGLI INFERMI COMUNITARIA IN BASILICA ​che si svolgerà ​​​Domenica 12 febbraio ​alle ​ore 15.30​​.

Un Sogno che Vola – Anima MGS (2° Appuntamento)

Nel fine settimana del 4/5 febbraio, presso la casa madre di Valdocco, si è tenuto il secondo appuntamento di Anima MGS.

Lo raccontiamo grazie al materiale prodotto dal centro di comunicazione della Pastorale Giovanile.

VideoGallery

PhotoGallery

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Valdocco: Festa di Don Bosco – la Galleria fotografica

L’intensa giornata di festeggiamenti per san Giovanni Bosco, raccontata dalla raccolta fotografica dei diversi momenti.

Si ringrazia Andrea Cherchi per il generoso contributo.

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Siamo Famiglia – Commento di don Francesco Cereda

Nella serata del 30 Gennaio 2017, vigilia della Festa di San Giovanni Bosco, don Francesco Cereda, vicario del Rettor Maggiore, ha incontrato in sala Sangalli, a Valdocco, salesiani, figlie di Maria Ausiliatrice e numerosi altri appartenenti alla famiglia salesiana, per vedere e commentare la Strenna 2017 avente come tema “Siamo Famiglia”

Il video dell’intervento di Don Francesco Cereda

 

Festa di Don Bosco – Omelia di Mons. Cesare Nosiglia

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA,
ALLA S. MESSA NELLA FESTA DI DON BOSCO
(Torino, basilica di Maria Ausiliatrice, 31 gennaio 2017)

«TALITÀ – KUM»: TE LO DICO IO, ALZATI

«L’episodio del Vangelo che abbiamo ascoltato (cfr. Mc 5,21-43) ha come protagonista una famiglia che ha una ragazzina malata. Il padre si rivolge a Gesù per ottenere la guarigione. Tra i tanti insegnamenti che possiamo attingere da questo brano evangelico, c’è anche quello che riguarda il rapporto di ogni educatore verso i giovani e ragazzi, soprattutto quelli “difficili” – come vengono chiamati. Essi portano con sé carenze dovute anche a fattori psicologici o ambientali, più che fisiche, le quali creano a volte grosse difficoltà per i genitori, i docenti, i catechisti e gli educatori adulti in genere. Eppure, proprio a questi “ragazzacci” – come venivano chiamati al tempo di san Giovanni Bosco – egli ha riservato il suo tempo e il suo cuore, trovando risposte sorprendenti e positive.

Gesù, in questo episodio della figlia di Giairo, si avvicina alla ragazza, data per spacciata e irricuperabile, con atteggiamento di amico: la prende per mano, le dice di alzarsi e l’aiuta a sollevarsi; poi, dice ai genitori di darle da mangiare. Gesù non considera dunque questa giovane perduta per sempre, ma l’aiuta a ricominciare a vivere e a credere in se stessa. Nessun ragazzo e ragazza è dunque
considerato “morto” per sempre, da parte di Gesù. Nessuno è considerato così difficile da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: “Alzati dalla tua situazione e prendi in mano la tua vita con gioia e coraggio!”.

È questo uno dei tratti più caratteristici dell’azione educativa di Don Bosco, che lo rende imitatore di Gesù e suo discepolo. Dal suo Maestro divino, egli impara a trattare con i ragazzi e giovani scapestrati e rifiutati, quelli meno considerati, scorgendo in essi un fondo di bontà e di forza capace di farli risorgere dalla loro situazione. Si tratta di “ragazzi difficili”, come vengono anche oggi chiamati, e di cui sentiamo sempre più parlare nei mass media, ma pur sempre ragazzi che attendono da noi segnali concreti di prossimità, di amore nella verità e di dialogo sincero e attento alle loro esigenze più profonde, che manifestano a volte anche con modi, linguaggi, scelte e comportamenti giudicati paradossali e trasgressivi da noi educatori.

Don Bosco ascolta questi ragazzi che parlano, anche quando sembrano assenti e indifferenti. Essi lo fanno con linguaggi inusuali, forse, ma molto chiari per chi sa interpretarli e se ne fa carico. Solo accogliendo ed intercettando questi linguaggi si può sperare di entrare nel loro mondo interiore e stabilire un contatto non solo esteriore, ma profondo ed amicale. Il problema è non lasciarsi fermare o scandalizzare dalle loro volute e cercate provocazioni verso il mondo degli adulti e da tutto ciò che contestano. Nel profondo restano ragazzi in ricerca del senso della vita, di affetti sinceri, di gioia e speranza per il futuro. Mettono alla prova i loro educatori, per vedere se dalle belle parole sanno passare ai fatti, se oltre a parlare di amore, di rispetto e di tolleranza, sanno per primi
esercitare queste virtù verso di loro, accettandone i comportamenti non come “difficili o da giudicare” secondo i nostri schemi adulti, ma da comprendere nelle loro cause più profonde e da gestire con serenità, pazienza e fiducia.

La conoscenza di chi sono i ragazzi e di come interpretare le loro ansie, problemi e situazioni di vita è importante, ma non è tutto. Occorre scendere poi nel concreto della proposta da fare. L’educatore deve rapportarsi con loro sapendo bene che cosa dire e come dirlo, perché passino contenuti ed esempi di vita.

È certamente importante, poi, fare esperienze con i ragazzi, ma anche saper riflettere con loro sulle esperienze fatte e cogliere in esse i valori positivi o critici. Ciò su cui siamo oggi più carenti, sono proprio le convinzioni ed i contenuti che dobbiamo comunicare ai ragazzi. Essi se ne accorgono subito, quando siamo incerti nella proposta e timidi nell’offerta di valori e messaggi convincenti, che incrocino le loro attese e speranze in una prospettiva anche del loro domani. Per questo non si possono dimenticare, entrando nel loro vissuto concreto, alcuni ambiti delicati e fondamentali per la loro crescita armonica, libera e responsabile.

Mi riferisco ai temi dell’affettività, con il massiccio bombardamento mediatico che veicola idee, pseudo-valori e immagini di ogni tipo, senza alcuna valenza etica e religiosa. Così come il tema delle devianze, di cui sono sempre più schiavi i ragazzi delle scuole medie e superiori. E, infine, il tema dell’utilizzo critico dei social network e della via digitale, che affascina e cattura la curiosità
delle nuove generazioni (e non solo, perché anche tanti adulti non danno esempio di farne a meno). Occorre, partendo dalla Parola di Dio o giungendo ad essa, porre in risalto non tanto e solo i pericoli, ma le possibilità che vengono offerte dal saper gestire bene questi ambiti di vita, illuminati dal Vangelo e con il dialogo e confronto costante con gli educatori.

Ma dobbiamo anche chiederci sinceramente: la nostra società ama i ragazzi e i giovani? A giudicare da quanto investe in risorse e concrete possibilità offerte loro sul piano educativo e lavorativo,
direi proprio di no. La sempre più scarsa considerazione sia sul piano economico, sia su quello del loro valore sociale, da parte anche delle istituzioni pubbliche, nei confronti delle scuole paritarie e degli oratori – due realtà su cui Don Bosco ha scommesso e che anche oggi rappresentano una frontiera avanzata di formazione e incontro del mondo dei ragazzi e giovani –, conduce inevitabilmente a una loro marginalità e insignificanza. La povertà crescente, poi, che attanaglia molti ragazzi e giovani, privati di una giusta autonomia per il loro presente e futuro, rappresenta un ulteriore segno del degrado sociale, che colpisce anche il nostro territorio.

Tali criticità sono collegate – e spesso anche conseguenti – a una situazione ancora più grave, che è la preclusione dei giovani dal mondo del lavoro, o il prevalere per essi di impieghi saltuari e
precari. Don Bosco ci insegna ad accompagnare ogni ragazzo e giovane nella sua crescita, formando quelle competenze necessarie a impostare bene il suo futuro, mediante uno sbocco professionale. Nell’Agorà del sociale, che abbiamo vissuto nel mese di novembre scorso, i giovani hanno chiesto a tutte le componenti della nostra società di essere accompagnati sia nella scelta degli studi da fare, sia nella successiva ricerca di un lavoro, oggi spesso assente o precario, che impedisce a tanti di avere un progetto di vita meno insicuro.

La voce di Don Bosco si è levata forte anche su questo piano e per questo egli si è preoccupato di dare vita a scuole professionali e a nuovi lavori, che permettessero ai giovani di formarsi e operare
attivamente nella società. Oggi, con tutti i mezzi e le risorse industriali e commerciali, agricole e del terzo settore che abbiamo a disposizione, ci stiamo perdendo in chiacchere nei confronti dei
giovani, senza affrontare seriamente questo tema del lavoro, lasciato alla mercé di un mercato selvaggio, che cerca solo i propri interessi economici e finanziari. Ci sarebbe bisogno di un moderno “Piano Marshall” nel nostro Paese, ma anche a livello di Comunità europea, per affrontare finalmente alla radici questo problema e trovare una soluzione adeguata alla gravità della situazione.

In conclusione, vorrei notare come al capezzale di tanti ragazzi e giovani si affollano esperti di ogni genere, che scrivono libri su libri e sentenziano in modo assoluto su questo o quel metodo per risuscitarli alla vita. Don Bosco sapeva bene – perché stava con loro ogni giorno – che la fonte prima del loro risveglio è in loro stessi. E per questo faceva leva sulle loro risorse interiori, per ridare la voglia di vivere, di amare, di gioire. Questo è il grande e attuale insegnamento del Santo dei giovani; questa deve essere anche la nostra convinzione profonda che ci anima: non ci sono solo ragazzi difficili; ci sono – e siamo noi – adulti difficili e complicati, incerti nella nostra testimonianza, indecisi e tiepidi nella fede e paternalistici nell’amore. Solo l’educatore che sa mettersi in crisi, a partire da se stesso, può trovare nell’umiltà la via che apre all’incontro con i ragazzi e i giovani e sa comunicare con il loro mondo interiore.

Mi auguro che la figura di Don Bosco e la sua testimonianza e insegnamento suscitino in tutti noi, sacerdoti, genitori ed educatori, l’umiltà di farci discepoli dell’unico maestro di vita che è Cristo. Discepoli insieme agli stessi ragazzi, per camminare con loro sulla via che conduce al Signore e trovare in Lui le risposte più vere ed attese dal cuore di ciascuno

+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino».

Torino, 31 gennaio 2017