Asti: “Don Bosco ritorna tra i suoi giovani”

Nella realtà salesiana di Asti, si è svolta la festa di Don Bosco che ha preso in considerazione l’Istituto di Istruzione Superiore “Alberto Castigliano”. Inoltre domenica 30 gennaio, si è svolta la solenne celebrazione in Parrocchia, presieduta da Mons. Marco Prastaro, accompagnata dal rullo dei tamburi di alcuni ragazzi degli sbandieratori del Rione Palio Don Bosco.

Di seguito l’articolo della Gazzetta d’Asti.

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Don Bosco mantiene ancora oggi la sua attualità. Ha condensato in una frase tutta la sua passione educativa ed il suo desiderio di salvezza dei ragazzi: “Basta che siate giovani perché io vi ami assai in Cristo Gesù”. In quel “basta che siate giovani”, ha abbracciato il mondo intero, ha valicato ogni vincolo spazio-temporale imprimendo alla sua azione educativa un’attualità indiscussa, adatta ad ogni stagione e ad ogni latitudine. La sua carità pastorale lo ha inserito nel perenne mandato della Chiesa di evangelizzare tutti i popoli. “Vi voglio felici nel tempo e beati nell’eternità”, diceva ai suoi ragazzi. Ora sappiamo che la strada della vera felicità, quella che può ambire all’eternità, consiste in un autentico incontro con Gesù, attraverso la Parola di Dio, i sacramenti, la devozione a Maria. Da qui il proliferare degli Oratori. Nello stesso tempo, istruzione e lavoro sono gli ambiti nei quali viene salvaguardata la dignità di ogni uomo o donna. Da qui il moltiplicarsi delle scuole di ogni ordine e grado e dei centri di formazione professionale. Nel suo testamento spirituale l’invito a restar vicini al popolo, privilegiando i ragazzi “più poveri ed abbandonati” è consegnato come garanzia di continuità e fecondità vocazionale per la sua opera. Ora i giovani di oggi sono assetati di felicità e di senso, come quelli di ieri. Cambiano le mode, le sensibilità, ma la domanda, ma il desiderio di bene che caratterizza ogni persona umana e la differenzia da ogni altro essere vivente, rimane ed è a questa domanda, a questo desiderio che don Bosco si è adoperato di dare risposta, dare compimento, per cui credo che, adattandone il linguaggio, don Bosco abbia la capacità di parlare al nostro oggi.

Con il 31 gennaio torna in evidenza il ricordo di don Giovanni Bosco. È un Santo che può parlare ancora al nostro oggi?

Don Bosco mantiene ancora oggi la sua attualità. Ha condensato in una frase tutta la sua passione educativa ed il suo desiderio di salvezza dei ragazzi: “Basta che siate giovani perché io vi ami assai in Cristo Gesù”. In quel “basta che siate giovani”, ha abbracciato il mondo intero, ha valicato ogni vincolo spazio-temporale imprimendo alla sua azione educativa un’attualità indiscussa, adatta ad ogni stagione e ad ogni latitudine. La sua carità pastorale lo ha inserito nel perenne mandato della Chiesa di evangelizzare tutti i popoli. “Vi voglio felici nel tempo e beati nell’eternità”, diceva ai suoi ragazzi. Ora sappiamo che la strada della vera felicità, quella che può ambire all’eternità, consiste in un autentico incontro con Gesù, attraverso la Parola di Dio, i sacramenti, la devozione a Maria. Da qui il proliferare degli Oratori. Nello stesso tempo, istruzione e lavoro sono gli ambiti nei quali viene salvaguardata la dignità di ogni uomo o donna. Da qui il moltiplicarsi delle scuole di ogni ordine e grado e dei centri di formazione professionale.  Nel suo testamento spirituale l’invito a restar vicini al popolo, privilegiando i ragazzi “più poveri ed abbandonati” è consegnato come garanzia di continuità e fecondità vocazionale per la sua opera. Ora i giovani di oggi sono assetati di felicità e di senso, come quelli di ieri. Cambiano le mode, le sensibilità, ma la domanda, ma  il desiderio di bene che caratterizza ogni persona umana e la differenzia da ogni altro essere vivente, rimane ed è a questa domanda, a questo desiderio che don Bosco si è adoperato di dare risposta, dare compimento, per cui credo che, adattandone il linguaggio, don Bosco abbia la capacità di parlare al nostro oggi.

Il 2022 è stata una festa che abbraccia il nostro territorio? Qual è il filo comune degli eventi dedicati al santo dei giovani?

La festa di don Bosco del 2022 ad Asti è caratterizzata da un evento particolare: l’ingresso nelle aule della vecchia scuola, adeguatamente restaurate, di una sezione dell’Istituto di Istruzione Superiore “Alberto Castigliano che prepara i giovani ad operare nel settore Socio Sanitario. La presenza dei ragazzi e dei giovani nei nostri ambienti, nelle nostre opere è di vitale importanza, sono loro la ragione del nostro esistere. E proprio per questo, con un senso di profonda gratitudine, i Salesiani che operano nell’Astigiano vogliono condividere con tutto il territorio il loro grazie a Dio per il dono di don Bosco. Vorremmo avvicinare tutti i giovani possibili per far conoscere il messaggio che il “loro” santo continua a lanciare a tutti senza distinzione alcuna, tentando di vincere quella noia e quel non senso che purtroppo intristisce la vita di diversi nostri ragazzi, invitandoli caparbiamente a sperare in un futuro bello ed appagante. Infine desideriamo creare comunione con tutti gli “operatori del bene”, soprattutto se hanno come destinatari i ragazzi.  San Giovanni Paolo II ha dichiarato don Bosco “patrimonio della Chiesa universale” e quindi mi sembra giusto che i festeggiamenti di don Bosco non rimangano chiusi negli stretti confini delle nostre opere, ma si allarghino a tutto il territorio.

Quali sono stati i momenti di spicco della festa?

Prima di tutto la solenne concelebrazione delle 10,00 di domenica 30 gennaio in Parrocchia, presieduta dal nostro Vescovo Mons. Marco Prastaro, accompagnata dal rullo dei tamburi di alcuni ragazzi degli sbandieratori del Rione Palio Don Bosco. Il coro animato dai giovani dell’Oratorio, la presenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice del Mazzarello di Asti, gli ex-allievi ed i Cooperatori, la presenza numerosa di parrocchiani hanno dato spessore ad una celebrazione in cui le parole del vescovo sono risuonate come invito a fare ciascuno la propria parte per attuare quanto Dio ci chiede ogni giorno, secondo le nostre possibilità.

Nel pomeriggio per tutti i ragazzi c’è stata la rievocazione del miracolo del pane.

“Non c’era pane in casa per i suoi figlioli, e il fornaio non voleva mandarne, se prima non gli era saldato il credito. Don Bosco prese il cesto, che conteneva una ventina di pagnottelle e incominciò a distribuirle. Con grande meraviglia riuscì a distribuire le pagnottelle a tutti i presenti. Quando ebbe terminato, nel cesto vi erano ancora le venti pagnottelle, senza che fosse stato messo altro pane nel cesto”. 

“Un’altra volta durante la santa messa Don Bosco apre la pisside per dare la comunione ai suoi ragazzi, ma le ostie sono troppe poche, lui comincia a distribuirle ed allora vede moltiplicarsi le Sacre Particole in modo da poter comunicare tutti i presenti”.

Due testimonianze tratte dalle memorie biografiche e confermate nel processo di canonizzazione da testimoni oculari, che danno la cifra di come all’Oratorio lo straordinario era diventato ordinario e come si svolgeva la vita dei ragazzi nella Casa di don Bosco: un pane materiale che non si limitava al solo aspetto gastronomico, ma era un mestiere, uno studio che avviasse alla vita e desse dignità alla persona; un pane spirituale che era medicina e sostegno per il desiderio di infinito che è presente da sempre nel cuore di ogni uomo, ragazzo o adulto che egli sia.

Il tutto condito con tanta allegria, “noi qui all’Oratorio facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”, espressione di quella gioia profonda che riempiva il cuore dei suoi ragazzi, un cuore in festa perché in pace con Dio, in pace con se stessi, in pace con gli altri.

Don Bosco voleva che ogni festa fosse sottolineata anche a tavola con una fetta di salame, magari sottile, perché il salame era poco e le bocche erano tante, ma era sempre un segno che concorreva a far cogliere la bellezza e la straordinarietà dell’evento.

Per questo dopo la funzione in chiesa i ragazzi del nostro Oratorio hanno potuto farcire il pane benedetto con una fetta di salame o di prosciutto od una bella spalmata di nutella, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di the caldo.

Lunedì 31 gennaio, ricorrenza liturgica di don Bosco, i festeggiamenti si sono conclusi con un incontro fraterno e cordiale con tutto il presbiterio della vicaria urbana ed alla sera con una solenne  concelebrazione in onore del santo presente tutta la famiglia salesiana di Asti, presieduta dal direttore dell’Opera.

I giovani sono ancora affascinati dalla figura di don Bosco?

Io penso proprio di sì, anche se sono cambiati i tempi e la stessa cultura rispetto a quanto don Bosco è vissuto. Forse nei nostri contesti si fa più fatica, ma là dove le condizioni sociali si avvicinano di più a quelle in cui lui si è trovato, la sua figura affascina. Tutto dipende da quanto lo si fa conoscere e da quanto si è fedeli al suo carisma. In Asia, in America Latina, in Europa, dove si è fatta la scelta dei più poveri, degli orfani, di “quelli che nessuno contende”, lì la figura di don Bosco emerge come punto di riferimento, come speranza, come guida che aiuta a traghettare l’oggi, il momento presente.

Se si parla di don Bosco, impossibile non pensare ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Come è espressa oggi la loro presenza nell’Astigiano?

La Comunità salesiana risiede ad Asti in corso Dante 188 , dove si occupa della Parrocchia, dell’Oratorio del Centro Sportivo e del Cinema Lumière. Le figlie di Maria Ausiliatrice si dedicano ai bambini della Scuola dell’Infanzia e delle Elementari al Mazzarello. I Cooperatori, gli Ex-allievi, l’associazione dei Devori di Maria Ausiliatrice, una folta schiera di Volontari fanno da supporto a tutta l’Opera. Il nome di don Bosco in altre parole coagula ancora attorno a sé molte forze, per lo più del ceto popolare, molti benefattori, che affascinati dall’ottimismo e speranza che la sua presenza ha sempre suscitato in chi è entrato in relazione con lui, riescono a realizzare il suo sogno di essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani. Vinta la pandemia, certamente il nostro Oratorio, la nostra Opera potrà esprimere in tutta la sua potenzialità quella volontà di bene che ci è stata consegnata come testimone dal nostro amato padre don Bosco. Per questo preghiamo, questo ci auguriamo.

Vigliano Biellese: “Giovani e social”

“Giovani social” due incontri svolti venerdì 4 febbraio nell’ambito delle iniziative per la festa di don Bosco che la comunità educativo pastorale dell’opera salesiana di Vigliano biellese ha proposto ai ragazzi alle ore 18 e poi ai giovani e agli adulti alle ore 21.

Conduttore dei due momenti di interessante e stimolante riflessione don Giovanni Fasoli sacerdote dell’Opera Famiglia di Nazareth per Adolescenti-Giovani, psicoterapeuta ed esperto nell’ambito dei social, docente universitario su queste stesse tematiche. Il relatore ha saputo aiutare in maniera dinamica ed accattivante a riflettere offrendo non tanto delle risposte preconfezionate sull’uso dei social quanto delle prospettive di cammino per un uso consapevole di questi mezzi e più ancora alcune linee di cammino educativo nella nostra realtà. Una realtà che è segnata profondamente dalla presenza della rete e che interroga giovani e adulti.

La comunità educativo pastorale ha voluto proporre questi due momenti come occasione per riavviare nuove occasioni di riflessione e confronto in un tempo ancora segnato dalle fatiche della pandemia. Un bel modo per festeggiare don Bosco padre, maestro, amico dei giovani anche nell’epoca dei social che proprio nel tempo della pandemia hanno conosciuto nuovi sviluppi coinvolgendo sempre di più le persone.

Don Bosco Borgomanero – la presenza di Don Pascual Chavez per festeggiare Don Bosco

Lunedì 31 gennaio gli studenti delle medie e delle superiori dell’istituto salesiano di Borgomanero, hanno potuto festeggiare la festa di San Giovanni Bosco con un ospite di eccellenza: don Pascual Chavez.

Di seguito il Comunicato Stampa del Collegio Don Bosco di Borgomanero.

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Comunicato Stampa

Don Pascual Chavez, ex guida mondiale dei Salesiani, a Borgomanero per festeggiare Don Bosco

Le scuole Medie e i licei salesiani di Borgomanero hanno festeggiato, come ogni anno, il loro santo

Festeggiare Don Bosco significa, per la famiglia salesiana, ritornare alle origini del proprio carisma, all’intuizione di quella santità che “consiste nello stare molto allegri “, a una spiritualità che canta la vitalità della giovinezza, a qualsiasi età anagrafica. In tempo di pandemia, mentre l’intera società e la scuola particolarmente si trovano alle prese con la coda dell’emergenza, travolti dal vortice delle quarantene e dei tamponi, festeggiare Giovanni Bosco acquisisce un significato ancora più intenso: celebrare la speranza in una Vita che sa sempre risorgere, riscoprire la possibilità di rinascere nell’incontro con l’altro.

Una lezione di educazione umana e di educazione civica di fondamentale importanza, proprio per quei giovani che sono stati segnati dalla tristezza di due anni di paura e di isolamento.

Per questo il Don Bosco di Borgomanero ha deciso, nonostante le difficoltà logistiche imposte dalla rigorosa osservanza delle norme di sicurezza, di festeggiare Don Bosco.

Lunedì 31 gennaio si è animato dei giochi, dei canti e degli incontri degli studenti di Medie e Superiori, in gruppi distinti e separati per garantire la sicurezza. Ad arricchire la giornata ha provveduto un ospite di eccellenza: don Pascual Chavez, sacerdote messicano, già rettor maggiore dei salesiani nel mondo tra il 2002 e il 2014, nonché cittadino onorario di Borgomanero (onorificenza ricevuta in una sua visita precedente).

Gli studenti sono stati coinvolti in momenti di festa, come i giochi sportivi o sfide divertenti di natura teatrale, e momenti di riflessione: in particolare l’incontro con Chavez.

Don Pascual ha esortato i giovani ad alzare la testa dalla solitudine e dalla sfiducia in cui tempi presenti rischiano di schiacciarli e a porsi con coraggio le domande decisive della vita: “Voglio essere felice? Come posso essere felice?”. E a ragionare su quali incontri e quali sogni grandi possono cambiare davvero la vita. All’incontro con don Chavez è poi seguito un confronto classe per classe. I ragazzi dei Licei sono stati anche, fra le altre cose, coinvolti nel contest per decidere il disegno della nuova felpa del Don Bosco. Un’altra maniera per fare festa insieme.

Nel pomeriggio le classi del Liceo Economico Sociale che si sono fermate per le lezioni obbligatorie si sono confrontate, insieme al preside Giovanni Campagnoli, sui temi della buona cittadinanza: un altro modo per attualizzare il sogno di Giovanni bosco, vedere crescere “buoni cristiani e onesti cittadini”, felici nel tempo e nell’eternità.

Bra: ex allievi regalano motori al CFP

Per la festa di Don Bosco i fratelli Adnan e Amel Halilovic, ex allievi del Cnos Fap di Bra decidono di regalare delle dotazioni per permettere di incrementare le parti meccaniche sulle quali gli allievi si esercitano quotidianamente, durante le ore di laboratorio.

Di seguito l’articolo del CFP di Bra.

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Per la festa di don BOSCO, EX ALLIEVI REGALANO MOTORI AL CFP

Un modo «concreto» per ricordarsi del percorso formativo svolto nel corso di meccanica auto al Cfp dei salesiani di Bra. Lo hanno trovato i fratelli Adnan e Amel Halilovic (il secondo dei quali ancora in istituto, come allievo dell’Ipsia-Guala) che gestiscono un’autofficina a Sanfrè, regalando al referente del corso che entrambi hanno frequentato con grande profitto, un motore Audi, un cambio Audi e uno Fiat e un motore Kawasaki, per permettere di incrementare le già consistenti dotazioni di parti meccaniche sulle quali i nostri attuali allievi si esercitano quotidianamente, durante le loro ore di laboratorio.

Il referente di settore Gianfranco Morra: «Non è la prima volta che questo exallievo (Adnan) ci contatta per regalarci dei motori o altri pezzi di automobili che ripara nella sua officina. Un modo concreto, il suo, per testimoniare l’affetto al Cfp nel quale si è formato e nel quale anche il fratello ha voluto iscriversi. Noi gli siamo grati e la collaborazione con loro – come con tantissime altre aziende del territorio – si completa con l’invio di allievi che devono svolgere il loro stage curricolare».

Salesiani Novara – “Don Bosco ritorna!” tutto il San Lorenzo in festa

In onore della festa di Don Bosco, lunedì 31 gennaio all’istituto salesiano San Lorenzo di Novara si è conclusa una mattinata di giochi per i ragazzi e si è tenuta anche la Santa Messa presieduta dal salesiano responsabile della Pastorale Giovanile, don Alberto Goia.

Di seguito l’artocolo di Salesiani Novara.

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Lunedì 31 gennaio abbiamo festeggiato don Bosco a scuola, con una mattinata di giochi in compagnia.

Le attività sono iniziate alle 8.00 con un’agguerrita sfida online tra classi: un quiz su un episodio della vita di don Bosco. Dopo un momento di condivisione sul racconto, è cominciata la Messa, presieduta da don Alberto Gioia, salesiano responsabile della Pastorale Giovanile e (come gli piace ricordare) fiero di “essere alto quanto don Bosco”.

 

 

Don Alberto ci ha esortati a seguire l’esempio del nostro padre, maestro ed amico don Bosco, nel rimboccarci le maniche, portando gioia agli altri e a cercare con occhi attenti il bene che ci circonda.

Impegni non sempre facili da rispettare, ma molto concreti, che aiutano a vivere con la stessa luce che don Bosco aveva nel cuore.

Dopo la celebrazione, animata dal coro, sono cominciati i tornei, che hanno occupato il resto della mattinata.

Sfide a calcetto, ping-pong, tombola, just dance e acrobazie sui gonfiabili, interrotte solo per mangiare il tradizionale panino al salame, proprio come i ragazzi dell’oratorio di Valdocco!

Ancora una volta, w don Bosco!

La festa si è conclusa infine con l’annuncio dei vincitori dei tornei e un ringraziamento a colui che ha “stravinto”. Infatti, è grazie a lui se ancora oggi festeggiamo questa giornata: don Bosco.

Agnelli: intervista al giovane scalatore Federico Tommasi su TV2000

Federico Tomasi, alunno della 2°A della scuola media salesiana dell’Istituto internazionale Edoardo Agnelli di Torino, è stato intervistato su TV2000 a “L’ora solare” come il più giovane scalatore italiano che a soli 11 anni è riuscito a raggiungere la vetta del Monte Cervino.

Di seguito l’articolo dell’ Agnelli.

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Federico Tomasi, 11 anni, è il più giovane bambino italiano a scalare la vetta del Cervino. Condividiamo l’intervista a “A L’ora Solare” su TV2000, accompagnato dal papà Fabio Tomasi che ha compiuto insieme al figlio la seconda scalata, quella sul Monviso.

Accompagnato da Matteo Faletti, guida alpina del Trentino, è partito il 14 agosto alle 8,30 da Plan Maison, nel comune di Valtournenche in Valle d’Aosta, a 2.561 metri di quota, ha dormito alla Capanna Carrel a 3.835 metri dove è arrivato in quattro ore, e poi è ripartito il 15 agosto alle 3, con freddo e buio, alla volta della cima a 4.478 metri. In quattro ore ha scalato il Cervino dal versante italiano!

Agnelli: “Buona Notte”missonaria di Piero Ramello

L‘istituto salesiano Agnelli di Torino riporta una testimonianza di Piero Ramello in cui viene descritta la situazione in Pakistan partendo dai lati positivi come l’accoglienza semplice e generosa fino a giungere infine ai lati più negativi come il tasso basso di alfabetizzazione e i problemi politici e terroristici.

Di seguito l’articolo.

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I Salesiani in Pakistan sono arrivati poco più di vent’anni faIl pioniere è stato don Pietro Zago. Attualmente abbiamo due presenze.

A Quetta vi sono due confratelli, una scuola con circa cinquecento allievi e convitto.

A Lahore siamo tre confratelli. Abbiamo scuola, centro di formazione professionale, convitto e aspirantato per un totale di oltre quattrocento ragazzi.

Del Pakistan ammiro soprattutto tre cose: la religiosità diffusa, la popolazione estremamente giovane e la sua capacità di offrire un’accoglienza semplice e generosa.

Sarà, forse, che l’Asia meridionale ha una lunga tradizione di interiorità e di vita spirituale, il fatto è che qui ogni cosa porta a riferirsi a Dio. Anche i giovani con cui vivo pregano spesso e volentieri; quando pregano, sono molto concentrati. Ciò mi fa un gran bene. Riguardo ai giovani, poi, c’è da dire che sono veramente numerosi. Più della metà degli abitanti del Pakistan sono sotto i 19 anni. Per strada si vedono bambini, ragazzi e giovani dappertutto. Tutti sono molto gentili e accoglienti.

Il Pakistan non è un paese tranquillo. Ci sono alcuni nodi problematici, come l’instabilità politica, il terrorismo, la povertà, le tensioni interne e un tasso di alfabetizzazione del 49,9%. Rimane irrisolta la questione Kashmir: India e Pakistan si odiano da quando sono nati. Un altro nodo è la tensione settaria tra sciiti e sunniti. Inoltre, il vicino Afghanistan crea problemi di profughi e infiltrazioni terroristiche. In Pakistan la religione islamica è praticata dal 96,5% della popolazione. I cristiani sono l’1,5%, per metà cattolici e metà protestanti.

Quanto a fatiche e a difficoltà, per me la maggiore è la barriera linguistica. Il mio livello di Urdu è ancora a livello pre-infantile. In ogni caso, i ragazzi tra di loro parlano in punjabi. A scuola i ragazzi studiano urdu e inglese dalle elementari. Pochissimi, però, sono in grado di sostenere una conversazione anche semplice in inglese, e non parlo solo dei ragazzi delle classi inferiori. Come insegnante di Fisica, sinceramente non ho grandi soddisfazioni, a parte il calore del rapporto umano con i ragazzi. In classe ho l’insegnante di sostegno (non per i ragazzi, ma per me!) che traduce in urdu. Trovo che la scuola pakistana, per come la conosco, dia troppa importanza all’aspetto mnemonico (basta sfogliare i libri di testo) trascurando le competenze. Il livello di apprendimento è molto basso sorattutto perché la frequenza non è assidua. Un giorno capita di avere in classe ventiquattro allievi; il giorno dopo, magari, soltanto nove. Ogni tanto spunta qualche nuovo allievo e, purtroppo, qualcun altro abbandona la scuola.

Una delle lezioni che sto apprendendo dal Pakistan è la disponibilità al cambiamento e alla precarietà. Imparo che i programmi possono essere modificati all’ultimo momento, magari senza un minimo preavviso, che basta un’interruzione della corrente elettrica (non infrequente) per dover reinventare sull’istante un’attività, che la qualità dei rapporti con le Autorità è legata alle disposizioni di animo (mutevoli) di una singola persona. Al riguardo, ultimamente la precarietà è vissuta anche nei confronti della possibilità, per i missionari, di rimanere in Pakistan. Pure in passato l’attesa per il visto di ingresso era lunga, ma il rinnovo annuale veniva concesso senza grosse difficoltà. Ultimamente il rinnovo del visto per i missionari comincia ad essere rifiutato o, per lo meno, come nel mio caso, arriva con molto ritardo ed ha la durata di sette mesi.

Nonostante la precarietà della situazione, il sostegno dei miei confratelli e, in particolare, dei ragazzi, mi spingono a dare il meglio. Nella nostra scuola e nel convitto abbiamo dei ragazzi d’oro. Tra gli exallievi, poi, vi è Akash Bashir, un giovane che nel 2015, mentre era in servizio d’ordine presso la parrocchia del nostro quartiere, non ha esitato a sacrificare la propria vita per impedire ad un attentatore di entrare in chiesa per compiere una strage.

Conto sulla preghiera di tutti voi. Anch’io prego per la mia ex ispettoria.

Un abbraccio.

Piero Ramello.

Michele Rua: Maker Lab, un modo diverso di imparare

All’Oratorio Salesiano Michele Rua pochi giorni fa è stato inaugurato il Maker Lab, un laboratorio in cui, con l’aiuto di alcuni professionisti, i ragazzi hanno la possibilità di imparare le basi di informatica e della sartoria.

Di seguito l’articolo dell’Oratorio Salesiano Michele Rua.

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A chi non è capitato di inorgoglirsi per aver costruito qualcosa, fatto qualcosa, preparato qualcosa con le proprie mani. Se poi lo si è fatto non sapendo bene da dove cominciare e solo con qualche piccolo aiuto, allora ancora di più ci si sente soddisfatti.

Con questo animo, con il desiderio di far emergere le capacità di ciascuno, oltre e di più delle sole nozioni, nasce e si lancia il maker lab, inaugurato pochi giorni fa….

ossia il laboratorio del fare, dove con l’aiuto di alcuni professionisti dell’informatica e della sartoria si desidera insegnare a fare giocando, a fare insieme, a fare per spendere le proprie capacità acquisite per costruirsi un futuro.

Un modo diverso di insegnare e di imparare, ma non per questo meno qualificante, che non si muove in antitesi, ma in parallelo e in sinergia con altri modi di apprendere: caso mai è un tassello in più di quel complesso mondo dell’educazione e dell’insegnamento che dobbiamo saper percorrere con strumenti sempre nuovi, diversi, adatti a ciascuno di coloro che vi si vogliono cimentare.

Salesiani Vercelli: Da oggi la Chiesa al Belvedere sarà “Santuario” urbano

In occasione della festa Liturgica di San Giovanni Bosco, Mons. Arnolfo ha dato l’annuncio che la chiesa del Sacro Cuore sarà, oltre che chiesa parrocchiale, anche “Santuario” urbano, proprio come vollero i fondatori.

Di seguito l’articolo pubblicato su Salesiani Vercelli che ne riporta la notizia.

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LA FESTA DI DON BOSCO PORTA AL SACRO CUORE UN REGALO SPECIALE – Da oggi la Chiesa al Belvedere sarà “Santuario” urbano – L’Arcivescovo ha accolto la richiesta del suo “coscritto” Don Augusto

La Festa Liturgica di San Giovanni Bosco è sempre un momento importante per raccogliere tutta la Comunità Pastorale 18 (oltre al Sacro Cuore al Belvedere, anche Caresanablot e l’Isola) che è affidata alla cura della Congregazione Salesiana, senza dimenticare quella femminile delle “Suore missionarie dell’Immacolata Regina della pace” fondata dal Beato Francesco Pianzola. Perciò, dalle tante persone cui hanno fatto del bene, sono sempre state affettuosamente chiamate “pianzoline”.

Le suore pianzoline, che qui a Vercelli hanno illustrato, lungo almeno 60 anni e più, il carisma della loro congregazione: prima all’Oratorio di San Salvatore ed ora all’Isola.

Eccole qui, insieme, appunto, ai cinque sacerdoti salesiani che operano in Vercelli ed alle suore Figlie di Maria Ausiliatrice, le consacrate della Congregazione femminile salesiana, fondata da Suor Maria Domenica Mazzarello.

Una comunità a servizio della Parola, dell’Eucarestia e del popolo di Dio. Comunità che, al Belvedere, da oggi potrà pienamente fregiarsi di un ulteriore titolo. La chiesa del Sacro Cuore sarà, oltre che chiesa parrocchiale, anche “Santuario” urbano. Così lo vollero i fondatori, ma la circostanza non fu mai pienamente “ufficializzata” in ambito ecclesiale. Ebbene, oggi, approfittando della presenza dell’Arcivescovo, il parroco Don Augusto Scavarda ha voluto che fosse proprio Mons. Arnolfo a dare questa autorizzazione.

E don Marco non ha saputo (come avrebbe potuto, davanti a tutta l’assemblea dei fedeli?!) dire di no: oltretutto, Don Augusto è suo coscritto e sappiamo che fra coscritti c’è una solidarietà ben nota. Dunque, da oggi, 31 gennaio, il Sacro Cuore al Belvedere è – con tutti i crismi dell’ufficialità – Santuario. Con tutto quello che segue anche in termini di prerogative ecclesiali, indulgenze a benefici spirituali.

La celebrazione – con la liturgia animata dalla sempre splendida corale – ha messo in rilievo passaggi sempre molto significativi del magistero di Don Bosco.

Sia nell’omelia, sia nel messaggio che ha anticipato la benedizione del pane (altra tradizione oggi rinnovata) l’Arcivescovo ha sottolineato quanto di ulteriore dica anche agli uomini ed alle donne di oggi, il simbolo di un “pane” che può essere guardato secondo tre prospettive.

Il pane che nutre il corpo, che è dovere di ciascuno di noi non fare mai mancare a nessun essere umano su questa terra.

Il pane eucaristico, che assicura la compagnia di Cristo.

Infine, il pane che aiuta a crescere i giovani, almeno quanto quello materiale: è il pane della sapienza, sollecitudine ed amore educativi.

Proprio nel timore che venisse a mancare “questo” pane, i ragazzi del Valdocco, quando Don Bosco cadde malato e si temeva il peggio, digiunarono e pregarono per impetrare la grazie della sua guarigione.

Il pane materiale, ormai, non mancava più loro: loro, però, non volevano essere abbandonati, temevano di avere di nuovo “fame” di amore, di cure, di insegnamento.

Il video che volentieri offriamo come segno modesto della partecipazione di VercelliOggi.it a questa così cara ricorrenza, riprende tanti di questi momenti: l’omelia di Mons. Arnolfo, la benedizione del pane, la benedizione che suggella la celebrazione, impartita con la reliquia di Don Bosco.

Buona visione e, da domani, in visita al Santuario del Belvedere.

Intervista a Don Stefano Martoglio – Liceo Salesiano Valsalice

In occasione della Festa di don Bosco 2022 i Rappresentanti di Istituto del Liceo Salesiano Valsalice hanno intervistato don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani.

Don Stefano Martoglio è nato il 30 Novembre 1965 a Torino. Entrato nel 1984 al Noviziato “Monteoliveto” di Pinerolo, ha emesso i primi voti nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino l’8 Settembre 1985 e i voti perpetui il 27 Settembre 1992 a Castelnuovo Don Bosco.

È stato ordinato sacerdote a Torino l’11 Giugno 1994. Ha servito la comunità salesiana come Consigliere dell’opera di Pinerolo e dell’opera San Domenico Savio di Valdocco, prima di diventare, nel 2004, il Direttore della Casa Madre della Congregazione, sempre a Valdocco.

Nel 2008 è stato nominato Superiore della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta. Ha partecipato al Capitolo Generale 25 e ha fatto parte della Commissione precapitolare del Capitolo Generale 27. Il Capitolo Generale 27 lo elesse come primo Consigliere regionale per la regione Mediterranea. Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana lo ha eletto come Vicario del Rettor Maggiore, per il sessennio 2020-2026.

Di seguito il video dell’intervista:

perché i salesiani, c’è stato per caso una persona o un evento nella sua vita che l’ha portata a scegliere questo ordine?

“questi anni passati in una casa salesiana mi hanno fatto fare un’esperienza bellissima, per cui mi è cresciuta dentro una domanda: ma se quì mmi son trovato così bene equesta gente con cui sono stato è evidente che è contenta di quello che è, e di quello che vive, perché io no?”

– Nella sua vita da Vicario e anche prima, pensa di aver mai incontrato una persona della bontà e della lungimiranza di don Bosco?

“Sì più di una e dissi: ma guarda questa persona splendida, don Bosco doveva essere proprio così”

– È possibile che nasca un nuovo don Bosco oggi dalle persone con una caratura morale come quella del santo? –

” è sicuro che sorgeranno e sorgono persone forti, determinate, intuitive, capaci di presente e di futuro come don Bosco allora così come oggi.”

Io con voi mi trovo bene, è proprio la mia vita stare con voi“. “Io per voi vivo, per voi studio, per voi lavoro sono disposto a dare la vita” (Don Bosco).