Riportiamo qui l’articolo pubblicato il 14 maggio 2019 sul sito di Elledici, il quale tratta dell’intervista fatta a Salvatore Esposito. Egli parla del suo libro “Mater Nostra” (una raccolta di trenta celebrazioni dedicate al mese mariano) e di come, quest’ultimo, sia un modo per valorizzare ciò che c’è già.
“Com’è nata la devozione a Maria?”
Riporto una frase detta da Paolo VI al santuario di Bonaria (Sardegna): “La devozione a Maria è nata perché sono cristiano”. Ciò implica che chi è cristiano è anche mariano.
Specifico: Maria letta, naturalmente, alla luce del mistero della Pasqua di Gesù.
“Com’è nato il libro “Mater Nostra?”
Il libro è nato così: guardando in giro come si vive il mese di maggio ci si rende conto che va al di là della stagione liturgica che viviamo in tempo di Pasqua dove, al centro, vi è la parola di Dio, ovvero gli atti degli apostoli.
L’opera è dedicata al mese di maggio, dato che è la prima volta che viene proclamato nell’anno liturgico. La devozione popolare a Maria è molto viva nella mia terra (la Campania)… anzi, è stata promossa proprio lì.
Si è pensato di inserire il libro nel cammino liturgico che la Chiesa ci propone, cercando di valorizzare e recuperare tutto quello che la riforma, altrettanto liturgica, ci ha dato:
- alcuni rituali (tra cui il rituale della penitenza nella forma comunitaria)
- alcune celebrazioni (tra cui la valorizzazione della liturgia delle ore, il libro delle benedizioni e la raccolta di messe in onore di Maria).
Quindi, questo testo, ha il compito di far vivere il mese di maggio in un contesto più liturgico ma anche di far recuperare quello che la costituzione liturgica ci ha dato: un motivo in più per valorizzare ciò che c’è già.
“Don Bosco diceva ai suoi sacerdoti: “Non parliamo mai abbastanza, nelle nostre omelie, di Maria”, è vero?”
Credo che di Maria si parli in tutti i momenti perché, durante la messa, nella preghiera eucaristica, il vertice è lei e, di conseguenza, non si può dire che Lei non sia presente.
Giovanni Paolo II la chiama “Donna eucaristica”: primo ostensorio dell’eucarestia nel mondo che ha portato dentro il “verbo fatto carne”.
Credo che nelle omelie si debba parlare di Maria quando i testi della parola di Dio ce lo consentono e quando la liturgia stessa sottolinea la sua presenza.
Vorrei aggiungere che, grazie a questo testo, si hanno in mano altre celebrazioni che permettono alla chiesa di conoscere altri momenti celebrativi, oltre che alla messa.
“Una curiosità: che ruolo ha l’accompagnamento alla devozione mariana nella vita di un catechista o di un educatore in un oratorio (figure rilevanti per l’Elledici)?”
Penso che Maria diventi il modello per il catechista. San Luca, due volte, ci ripete che Maria conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore:
- la prima volta nel cap. II, quando sono arrivati i pastori;
- la seconda volta, quando parla del ritorno insieme a Nazareth
Maria conserva tutto nel suo cuore: medita, legge, impara, imita, si fa discepola perché ascolta e vede. Credo che il catechista debba guardare Maria nell’ascolto, mentre si fa discepola della parola per meditarla nel cuore e, in seguito, donarla.