Torino, una mattinata soleggiata di una tranquilla Domenica di inizio maggio. Il cortile di Valdocco inizia a popolarsi di giovani. Le età son diverse, come i contesti o le case da cui provengono la maggior parte di questi.
Ci si raduna per un motivo preciso, un’occasione da non perdere, un’opportunità da non farsi scappare: d’altronde quante volte si ha la possibilità di incontrare un Cardinale, ma soprattutto quante volte si ha la possibilità di parlare, domandare e confrontarsi con lui?
Fresco di nomina da Cardinale, Patriarca dei Latini di Gerusalemme, Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa. È lui l’ospite tanto atteso ed è da lui che ci si aspettano delle risposte: un parere o un giudizio, poco importa.
Quello che emerge fin da subito è la sua estrema capacità di sintesi, di concretezza. Semplicemente di chiarezza.
Circa un’ora di domande. Temi svariati: dalla sua storia vocazionale al tema forse più caldo per l’attualità mondiale, la guerra in Israele.
Da cosa significhi davvero amare al suo rapporto con il Santo Padre. Risposte brevi e concise, ma che ti lasciano qualcosa.
Padre Pierbattista vive ormai da circa 35 anni a Gerusalemme e alla domanda “Con quale coraggio nei prossimi giorni ritornerà in Israele?” lui risponde con una semplicità estrema, ma con la voce rotta dalla commozione “Perché io voglio bene alla mia gente”.
Brividi sulla pelle che svaniscono con un caloroso applauso spontaneo da parte del pubblico.
Ecco, lui vuole bene alla sua gente. Vite martoriate dall’odio e dalla violenza che da troppo tempo si respira in quella terra dove tutto è nato. Per loro lui darebbe la vita, questo è certo. E non
importa se cristiani, ebrei o mussulmani. Sono sempre persone: uomini e donne che hanno un nome, un volto, una storia.
Si parla più volte di perdono, della capacità di perdonare. Per lui amare è perdonare. Purtroppo però, non basta per ottenere la pace. Servono anche giustizia e verità.
Si parla di dialogo. Dialogare non inteso come dibattito di idee o dire polemica, ma come rispetto, riverenza e perdono tra popoli culturalmente e religiosamente tanto diversi.
Da quel 7 Ottobre 2023, il dialogo è venuto a mancare, si è sempre di più affievolito. Ora, per sperare un futuro migliore, è necessario riaccenderlo.
Proprio perché le risposte sono esaustive, le domande non vengono a mancare. Quello che manca è il tempo.
Sarà anche stata una bella opportunità di dialogo e di confronto, ma ancor di più è stato un dono. Padre Pierbattista sicuramente ci ha lasciato tanto. Ci ha donato la speranza di vedere un giorno una Terra Santa non martoriata dal dolore e dalla violenza.
In attesa di quel giorno, vogliamo sentirci vicini con la preghiera a quelle persone che ogni mattina si sentono l’arca di Noè dopo il diluvio.
Non il diluvio universale, ma il “Diluvio Al-Aqsa”.
E non la grande barca di legno, ma la speranza di un Dio buono e misericordioso che nonostante tutto continua a tenerci a galla.