Missioni Don Bosco: l’impegno dei salesiani per i più poveri fra i giovani in Argentina

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco del 4 novembre 2024.

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Viaggio di Missioni Don Bosco nella prima metà di novembre

Tra storia e attualità, l’impegno dei salesiani per i più poveri fra i giovani in Argentina

La delegazione prepara il terreno alla celebrazione dei 150 anni dalla prima partenza missionaria
diretta alla capitale sudamericana. L’aiuto ai migranti italiani e l’evangelizzazione ai confini del mondo

Arriva oggi in Argentina la delegazione di Missioni Don Bosco Onlus, guidata dal presidente don Daniel Antùnez, per incontrare i salesiani e i loro collaboratori in quattro importanti località: Buenos Aires, Rio Grande, Viedma e Ushuaia.

L’iniziativa costituisce l’avvio di una ricerca di informazioni e di documentazione audio-video in relazione all’arrivo in Argentina dei primi salesiani nel 1875. Fu lo stesso Don Bosco a destinare lì il primo gruppo dei suoi missionari, seguendo l’impegno della Congregazione da lui fondata a occuparsi di giovani in tutto il mondo, soprattutto di quelli nelle situazioni più difficili anche nei territori più lontani da Torino. Rispondendo inizialmente alla richiesta delle autorità civili e religiose di sostenere spiritualmente gli italiani in Sud America, i suoi giovani collaboratori pre-sto si resero conto dell’importanza di evangelizzare la vasta regione della Patagonia.

Guidati da uno dei più fedeli protagonisti dell’oratorio di Valdocco, Giovanni Cagliero, la presenza salesiana si spinse sempre più a Sud, fino a raggiungere la fin del mundo, come usualmente viene definita l’estremità del cono sudamericano che si affaccia sull’Antartide. Missioni Don Bosco calcherà i principali percorsi di quei pionieri per leggere con gli occhi di oggi il passato eroico di decine e centinaia di missionari, alcuni dai quali hanno lasciato un’impronta riconosciuta anche sul piano civile e culturale. La delegazione cercherà gli elementi che permettano di valorizzare in Italia la ricorrenza dei 150 anni dalla prima partenza missionaria, in considerazione anche dei forti legami fra Argentina e Italia che tuttora persistono attraverso i numerosissimi discendenti dei nostri migranti.

Quello della delegazione di Missioni Don Bosco non sarà solo un viaggio che guarda al passato: fedele al suo mandato di sostegno i progetti di sviluppo, incontrerà gli attuali responsabili dei vari interventi educativi realizzati sia attraverso le scuole (la più prestigiosa fra quelle visitate, è la Scuola tecnico agraria di Rio Grande, dove fu direttore lo stesso don Antùnez) sia attraverso le presenze significative nei quartieri della vasta periferia della capitale (come nella baraccopoli di Villa Itati dove la povertà assume molteplici valenze). Le tappe sono segnate dal valore sociale della presenza salesiana, arricchita in Argentina dalla forte corresponsabilità di donne e uomini laici, ma anche da ciò che hanno lasciato le persone più eminenti sul piano della santità, come Ceferino Namuncurà, Laura Vicuña e Artemide Zatti.

Non marginale sarà infine l’attenzione di Missioni Don Bosco ai percorsi del giovane Jorge Bergoglio, che con la sua famiglia e poi in autonomia frequentò i luoghi salesiani di Buenos Aires, maturando la sua vocazione e facendosi permeare dello spirito gioioso e intraprendente dei maestri di spiritualità che lì incontrò.

Il viaggio verrà documentato sui social di Missioni Don Bosco, Facebook Instagram.

 

Cagliero 11 – “Per chi ha perso un figlio” – Novembre 2024

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°191 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Novembre 2024.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché tutti i genitori che piangono la morte di un figlio o una figlia trovino sostegno nella comunità e ottengano dallo Spirito consolatore la pace del cuore.

Per i genitori delle nostre presenze salesiane in Brasile che hanno perso un figlio. 

Nel mondo di oggi viviamo come se non dovessimo mai morire. Ci sono ambiti della vita di cui siamo a conoscenza, ma siamo distratti da altre cose. Alcuni di questi argomenti sono la sofferenza, la morte… sappiamo che esistono e, finché non ci toccano, non ci facciamo caso.
La morte fa parte della vita, è un binomio che il Creatore, nella sua saggezza, ha progettato molto bene. Finché siamo giovani e sani, non ci viene in mente di pensare alla morte o alla sofferenza, prima o poi arriveranno, è la dinamica della vita terrena.
Chiunque abbia conosciuto e sperimentato la genitorialità (fisica o spirituale) conosce il dolore della perdita di un figlio.
Preghiamo il Signore per i genitori che hanno perso un figlio. Che la consolazione della risurrezione li conforti.

Alberto Rodriguez
Marmol SDB
Presidente Fondazione DON BOSCO NEL MONDO

Missioni Don Bosco: a Roma per la solidarietà con un popolo martoriato

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco del 25 ottobre 2024.

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Corsa dei Santi, 1° novembre 2024

Il progetto di Missioni Don Bosco “protegge la speranza” in Ucraina.
Conferenza stampa mercoledì 30 ottobre in Campidoglio alle ore 11

Il progetto che dal 2008 accompagna l’annuale impegno agonistico dei partecipanti alla Corsa di Santi che si svolge a Roma il 1° novembre, quest’anno ha per obiettivo la cura e lo sviluppo del centro sportivo Pokrova che i salesiani hanno aperto nel distretto di Lychakiv a Lviv, in Ucraina.

Tra i beneficiari degli interventi ci sono i giovani residenti nell’area del quartiere ma ad essi si aggiungono gruppi di atleti molto “speciali”:

  • i quasi 70 ospiti della casa-famiglia che vivono nella struttura salesiana;
  • i circa 300 allievi della scuola di calcio che si è sviluppata con buoni risultati;
  • i 180 allievi della scuola professionale Don Bosco;
  • 45 giovani e adulti con lesioni agli arti che seguono un percorso riabilitativo.

La parola Pokrova in ucraino significa soccorso e deriva dal nome della chiesa affidata ai salesiani dopo la caduta del Muro di Berlino dedicata alla “Madonna che protegge”. Nello spirito di Don Bosco, questa protezione riguarda soprattutto le nuove generazioni le quali, purtroppo in maniera più marcata dopo l’estendersi del conflitto armato, necessitano di un supplemento di energie.

Alla Conferenza Stampa che mercoledì 30 ottobre alle ore 11.00 si terrà in Campidoglio a Roma, nel Palazzo Senatorio, in piazza del Campidoglio, Missioni Don Bosco presenterà ai giornalisti il dettaglio del progetto. A integrare quanto esprimerà il presidente di questa Onlus, don Daniel Antùnez sulle ragioni del coinvolgimento dei benefattori italiani in questo progetto, sarà presente il missionario ucraino padre Michajlo Czaban.

 

Gran Finale del DBGYFF 2024: una celebrazione del talento globale di tanti giovani sognatori

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – New York) – L’attesissimo Gran Finale della III edizione del “Don Bosco Global Youth Film Festival” (DBGYFF) si è svolto in grande stile e con un significato globale il 18 ottobre 2024, presso il “Loreto Theatre”, dello Sheen Center di New York. Questo vibrante evento ha segnato il culmine di un festival di cortometraggi che ha riunito giovani registi, personalità internazionali e pubblico di tutto il mondo per celebrare la creatività e la visione senza limiti dei giovani. Più che una semplice vetrina dell’eccellenza cinematografica giovanile, il Gran Finale del DBGYFF 2024 ha rappresentato un emblema dell’impegno per lo sviluppo dei giovani, della collaborazione e dell’urgente necessità di affrontare le sfide ambientali attraverso l’arte cinematografica.

Con proiezioni che si sono svolte simultaneamente in oltre 330 sedi in 57 Paesi, il DBGYFF 2024 si è rivelato uno straordinario evento globale. I 120 film in lizza per la finale, accuratamente selezionati tra ben 1.287 candidature, hanno affrontato il potente tema del festival, “Ho un sogno: i giovani e il cambiamento climatico – rendere la Madre Terra più pulita e più verde”. Questi film hanno rappresentato non solo un’efficace narrazione creativa, ma anche un appello ad agire, che incoraggia tutti gli spettatori ad impegnarsi nell’urgente necessità della cura dell’ambiente.

Il Gran Finale è iniziato con la proiezione di alcuni dei film di maggior impatto, dando il via a una serata ricca di ispirazione e riflessioni. È seguita la Cerimonia Inaugurale, che ha visto riunirsi personalità di spicco provenienti da diversi settori, ognuno dei quali rifletteva l’importanza globale del festival.

Don Harris Pakkam, Direttore del DBGYFF, ha accolto calorosamente il pubblico, condividendo le dinamiche del festival e sottolineando la sua missione di responsabilizzare i giovani attraverso gli strumenti cinematografici.

Don Hugo Orozco, SDB, Consigliere Regionale per l’Interamerica, ha portato i calorosi saluti del Cardinale Ángel Fernández Artime, X Successore di Don Bosco, e del suo Vicario, don Stefano Martoglio. Poi, nel suo discorso, ha sottolineato la portata globale del DBGYFF, descrivendola come un’“eco globale” che unisce i giovani in centinaia di località del mondo, e ha ribadito l’impegno costante della Congregazione Salesiana nel sostenere i giovani registi nel loro percorso creativo, incarnando il sogno di Don Bosco di sostenere e guidare i giovani.

Don Michael Conway, Responsabile della Procura Missionaria salesiana di New Rochelle, ”Salesian Missions”, ha parlato con passione del sogno vocazionale di Don Bosco, sottolineando come il DBGYFF fornisca una piattaforma ai giovani per trasformare i loro sogni in realtà. Si è congratulato con i partecipanti e i vincitori, riconoscendo il ruolo vitale dei loro film nell’affrontare i cambiamenti climatici e promuovere la responsabilità ambientale.

La dott.ssa Nataša Govekar, del Dicastero Vaticano per la Comunicazione, ha aggiunto una profonda dimensione spirituale alla serata. Ha ricordato al pubblico il messaggio di Papa Francesco secondo cui “tutto è interconnesso” e ha elogiato i giovani registi per il loro lavoro coraggioso nel sostenere un futuro sostenibile. Li ha incoraggiati a continuare i loro sforzi, sottolineando che la loro creatività non è solo un mezzo di narrazione, ma anche uno strumento di trasformazione e di tutela del Creato.

Il compositore e polistrumentista Jeremy Earnest si è rivolto ai giovani cineamatori con entusiasmo, esortandoli a perseverare nella collaborazione e nella creatività. Ha parlato dell’importanza del gioco e della sperimentazione nel processo creativo, incoraggiandoli a rimanere curiosi e aperti di mente mentre esplorano nuovi orizzonti.

Jude Elie, Presidente degli Exallievi di Haiti, ha sottolineato che la missione di aiutare i giovani a diventare buoni cristiani e onesti cittadini è sempre stata al centro della visione di Don Bosco. Quindi, ha rivolto un caloroso augurio e apprezzamento a tutti i partecipanti.

Ad aggiungere ulteriore prestigio all’occasione, don Dominic Tran, SDB, Superiore dell’Ispettoria salesiana “San Filippo Apostolo” degli Stati Uniti Est e Canada (SUE), è stato affiancato da don Roland Minsta, SDB, Superiore della Visitatoria “Nostra Signora dell’Africa” dell’Africa Tropicale Equatoriale (ATE). La loro presenza ha sottolineato ulteriormente il significato globale del festival e la dedizione della Congregazione salesiana nel promuovere la creatività giovanile.

Collegata da remoto è intervenuta anche Christine Arena, presidente di “Generous Films” e della “Gran Giuria” del DBGYFF, la quale ha riflettuto sulla profondità e sulla diversità dei film presentati. Ha lodato i registi per la loro audacia nell’affrontare la crisi climatica e ha sottolineato l’importanza di raccontare storie con un significato e uno scopo. Il suo messaggio è stato un invito all’azione per tutti i partecipanti, incoraggiandoli a continuare ad usare il loro talento per ispirare il cambiamento e avere un impatto duraturo.

Il momento più atteso della serata è arrivato con l’annuncio dei vincitori dei premi del DBGYFF. L’atmosfera era carica di attesa mentre i vincitori, che erano stati informati della loro selezione, ma non delle categorie specifiche che avevano vinto, partecipavano virtualmente all’evento tramite Zoom. Trenta partecipanti si sono uniti alla chiamata da 19 Paesi: Argentina, Bolivia, Cile, Ecuador, El Salvador, Guatemala, India, Indonesia, Italia, Madagascar, Nigeria, Papua Nuova Guinea, Filippine, Polonia, Russia, Serbia, Thailandia, Togo e Turchia. All’annuncio di ogni premio, i vincitori hanno avuto l’opportunità di esprimere in tempo reale le loro emozioni e la loro gratitudine, aggiungendo un elemento profondamente personale e toccante alla celebrazione. Le loro reazioni, piene di gioia e orgoglio, hanno ulteriormente sottolineato il significato di questo riconoscimento globale.

I premi della giuria sono stati annunciati con grazia dalla dottoressa Nataša Govekar, aggiungendo un senso di onore e distinzione al momento. In seguito, i premi di categoria sono stati consegnati da don Orozco e don Campoli, riconoscendo l’eccellenza dei registi nei vari generi. L’energia ha continuato a crescere quando i premi “Miglior Giovane” sono stati presentati da Jeremy Earnest e Jude Elie, per celebrare gli incredibili giovani talenti che usano la loro creatività per ispirare il cambiamento. Infine, i prestigiosi Migliori Premi a livello Globale sono stati presentati da don Dominic Tran e don Roland Minsta, SDB, segnando l’apice dei riconoscimenti della serata e il miglior omaggio ai migliori film tra quelli pervenuti da tutto il mondo.

Al termine dell’annuncio dei premi, sono stati proiettati i film vincitori, offrendo al pubblico l’opportunità di assistere alla straordinaria creatività, visione e dedizione dei giovani cineasti. Queste proiezioni sono servite a ricordare l’impatto che i giovani possono avere quando viene data loro la possibilità di condividere le proprie storie.

La serata si è conclusa con un sentito ringraziamento da parte di Pradeep Anthony, coordinatore dell’evento del Gran Finale del DBGYFF, che ha espresso profonda gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere il festival un successo globale, e con l’esecuzione dell’inno nazionale degli Stati Uniti. L’atto ha segnato così la fine di una celebrazione indimenticabile che ha lasciato un’impressione duratura su tutti coloro che hanno partecipato, sia di persona, sia da remoto.

Il Gran Finale del DBGYFF è stata una serata che non solo ha celebrato i successi cinematografici, ma ha anche rafforzato la speranza collettiva in un mondo più pulito, più verde e più giusto, guidato dalla creatività e dalla passione delle giovani generazioni. Il futuro è luminoso e i giovani visionari del DBGYFF hanno dimostrato di essere pronti a fare da apripista, portando con sé le speranze e i sogni di un domani migliore.

Il VIS con la Scuola di Pace di Bra per ribadire che “La guerra è una follia”

Dal sito del VIS.

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“La guerra è una follia. La pace è l’unica strada possibile”: è questo il titolo della nuova iniziativa lanciata dalla Scuola di Pace “Toni Lucci” di Bra insieme al VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, che si concretizzerà in una serata pubblica in programma mercoledì 23 ottobre 2024.

L’evento si terrà presso il centro polifunzionale “Giovanni Arpino” a partire dalle 20.45, con ingresso libero, e vedrà la partecipazione della giornalista e saggista Paola Caridi, che presenterà il suo libro “Il gelso di Gerusalemme”, manifesto di botanica politica che narra la storia del Mediterraneo e del Medio Oriente attraverso gli alberi, e del docente di Economia dello sviluppo presso l’università di Betlemme e Pavia Gianni Vaggi. Moderatore della serata Luigi Bisceglia, coordinatore regionale per il Medio Oriente per i programmi del VIS.

Il progetto prevede inoltre due appuntamenti riservati alle scolaresche in programma rispettivamente nelle mattinate del 23 e 24 ottobre, durante le quali si terranno delle tavole rotonde sul tema della guerra nel mondo con la partecipazione della Consulta giovanile di Bra. I momenti con le scolaresche rappresentano un ulteriore passo di un lungo programma di iniziative avviato già lo scorso anno, che ha visto la predisposizione da parte degli studenti di striscioni contro la guerra che sono stati esposti nei diversi plessi scolastici.

Inoltre, proprio una scuola braidese – la Primaria “Don Milani”, classi 4° e 5° A e 5° B – si è aggiudicata nel 2022/23 il primo premio nel concorso intitolato “La guerra è una follia” indetto dal VIS con l’intento di accompagnare i ragazzi nella “lettura” dei diversi conflitti che attraversano il mondo e alla ricerca di chiavi di comprensione e di azione che incoraggino a costruire realtà nelle quali i conflitti vengano “gestiti” e vissuti in modo non distruttivo. Il filmato elaborato dagli studenti braidesi può essere consultato a questo link.

A questo link, è possibile vedere il video didattico “La guerra è una follia” elaborato dal VIS.

Il nostro annuale regalo: messaggio del vicario del Rettor Maggiore

IL MESSAGGIO DEL VICARIO DEL RETTOR MAGGIORE,
Don Stefano Martoglio

Tradizionalmente come Famiglia Salesiana riceviamo ogni anno la Strenna; un regalo di inizio anno, ed in queste poche righe mi è caro guardare dentro a questo dono per accoglierlo come merita, senza perder nulla della freschezza del dono.

Un dono, perché prima di tutto, strenna vuol dire: ti faccio un regalo! Ti regalo una cosa importante per celebrare un tempo nuovo, un anno nuovo. Così la pensò Don Bosco e la consegnò a tutti i giovani e gli adulti che stavano con lui.

Questo dono, la Strenna, voglio consegnartela per l’inizio dell’anno nuovo, di un tempo nuovo.

Bello ed importante questo: un anno nuovo, un tempo nuovo, è un contenitore in cui staranno tutti gli altri contenuti. L’anno che verrà non è uguale a quelli che hai vissuto fin ora, l’anno nuovo necessita uno sguardo nuovo per viverlo in pienezza; perché l’anno nuovo non tornerà! Ogni tempo è unico perché noi siamo diversi dallo scorso anno, da come eravamo l’anno scorso.
La Strenna è prepararsi a questo tempo nuovo, cominciando a guardare dentro a questo nuovo anno, mettendo in luce alcune cose che di questo anno saranno parte importante.

Il filo rosso

Il dono del tempo, della vita; nella vita il dono di Dio e tutti gli altri doni dentro: persone situazioni, occasioni, relazioni umane. Dentro questo provvidenziale modo di vedere il dono del tempo e della vita, la Strenna – dono che Don Bosco, e dopo di lui i suoi successori fanno ogni anno a tutta la Famiglia Salesiana – è uno sguardo sull’anno nuovo, sul tempo nuovo, per vederlo con occhi nuovi.

La strenna è un aiuto a vedere il tempo che verrà mettendo a fuoco un filo rosso che guida questo tempo nuovo: il filo rosso che la Strenna ci dona è la Speranza. Importante anche questo! L’anno nuovo sicuramente avrà moltissime cose, ma tu non disperderti! Comincia a pensare su quanto è importante… Non disperderti, raccogli!

La strenna che il nostro Don Ángel ci ha imbastito, come un abito nuovo, mette in luce degli eventi che tutti vivremo, e li unisce con un filo rosso, la Speranza!

Gli eventi che la Strenna del 2025 mette in risalto sono eventi globali o particolari che ci coinvolgono, perché li viviamo bene:

Il Giubileo ordinario dell’anno 2025: un Giubileo è un evento di Chiesa che, nella tradizione Cattolica, il Santo Padre ci dona. Vivere il Giubileo è vivere questo pellegrinaggio che la Chiesa ci offre per rimettere al centro della nostra vita e della vita del Mondo la presenza del Cristo. Il giubileo che Papa Francesco ha indetto ha un tema generatore: Spes non confundit! La Speranza non delude! Che meraviglia di tema generatore! Se di una cosa ha bisogno il Mondo in questo momento difficile è proprio la Speranza. Ma non la speranza di quanto crediamo di poter fare da soli noi stessi, con il rischio che diventi una illusione. La Speranza della ri-scoperta della Presenza di Dio. Scrive Papa Francesco: “La Speranza ricolmi il cuore!” Non solo scaldi il cuore, lo riempia. Lo riempia in una misura traboccante! La Speranza ci rende pellegrini, il Giubileo è pellegrinaggio! Ti mette in moto dentro, altrimenti non è Giubileo. Dentro questo evento di Chiesa che ci fa sentire Chiesa noi, come Congregazione Salesiana e come Famiglia Salesiana, abbiamo un anniversario importante: nel 2025 ricorre il 150° della prima spedizione missionaria in Argentina.

Don Bosco, a Valdocco, butta il cuore oltre ogni confine: manda i suoi figli dall’altra parte del mondo! Li manda, oltre ogni sicurezza umana, li manda quando non ha nemmeno quelli che gli servirebbero per portare avanti ciò che aveva cominciato.

Li manda e basta! Alla Speranza si obbedisce, perché la Speranza guida la Fede e mette in moto la Carità. Li manda ed i primi confratelli partono e vanno, dove nemmeno loro sapevano! Da li siamo nati tutti noi, dalla Speranza che ci mette in cammino e ci rende pellegrini.

Questo anniversario va celebrato, come ogni anniversario, perché ci aiuta a riconoscere il Dono, (non è una tua proprietà, ti è stato dato in dono), ci aiuta a ricordare e a dare forza per il tempo che verrà dell’energia della Missione.

La Speranza fonda la Missione, perché la Speranza è una responsabilità che non puoi nascondere, né tenere per te! Non tenere nascosto quanto ti è donato; riconosci il donatore e consegna con la tua vita quanto ti è stato donato alle generazioni successive! Questa è la vita della Chiesa, la vita di ciascuno di noi.

San Pietro, che sapeva vedere lungo, nella sua prima lettera scrive: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi chieda conto della speranza che è in voi!” (1 Pt, 3,15). Dobbiamo pensare che rispondere non sono parole, è la vita che risponde!

Con la speranza che è in te, vivi e prepara questo nuovo anno che verrà, un cammino con i giovani, con i fratelli per rinnovare il Sogno di Don Bosco ed il Sogno di Dio.

Il nostro Stemma

«Sul mio labaro brilla una stella» si cantava un tempo. Sul nostro stemma oltre alla stella, campeggiano una grande ancora e un cuore infiammato.

Ecco alcune immagini semplici per cominciare a muovere il nostro cuore verso il tempo che verrà, “Ancorati nella speranza, pellegrini con giovani”. Ancorati è un termine molto forte: l’ancora è la salvezza della nave nella tempesta: dunque, fermi, forti, radicati nella Speranza!

Dentro questo tema generatore ci sarà tutta la nostra vita quotidiana: persone, situazioni, decisioni… Il “micro” di ognuno di noi che si salda con il “macro” di quanto tutti insieme vivremo, consegnando a Dio il dono di questo tempo che ci è donato. Perché alla Strenna che tutti riceveremo devi aggiungere la tua parte, il tuo quotidiano, che saprai illuminare con quanto abbiamo scritto e riceveremo: altrimenti non è una Speranza, non è ciò su cui si fonda la tua vita e non ti mette in “movimento” rendendoti Pellegrino.

Questo cammino lo affidiamo alla Madre del Signore, Madre della Chiesa e Ausiliatrice nostra; Pellegrina di Speranza insieme a noi.

Famiglia Cristiana – Il prete missionario che ha abbracciato il mondo

Da Famiglia Cristiana.

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Diceva Giuseppe Allamano che «ogni sacerdote è missionario di natura sua; la vocazione ecclesiastica e quella missionaria non si distinguono essenzialmente; non si richiede che un grande amore per Dio, e zelo per le anime». È la sintesi del la sua vita. Sacerdote diocesano di Torino (era nato a Castelnuovo d’Asti, poi ribattezzato Castelnuovo Don Bosco, il 21 gennaio 1851), Allamano fa parte di quella lunga schiera di preti sociali piemontesi divenuti santi come don Giuseppe Cottolengo, di Bra, «uomo prodigioso» secondo il laicissimo Cavour, fondatore della città del dolore che porta il suo nome, don Giuseppe Cafasso, monferrino di Castelnuovo (e zio di Allamano per parte di madre), che accompagnava i condannati sulla forca coprendoli alla vista della folla con un quadro della Madonna, don Giovanni Bosco, anch’egli di Castelnuovo, fondatore dei Salesiani e venerato in tutto il mondo. Allamano – beatificato nel 1990 da Giovanni Paolo II e ora canonizzato da Francesco – è consapevole che alla Chiesa torinese mancasse un istitu to che si occupasse specificatamente delle missioni ad gentes. Vede uscire dai seminari molti preti entusiasti di farsi missionari, ma ostaco lati dalle diocesi, che danno volentieri alle missioni l’offerta, ma non gli uomini. E decide: i missionari se li farà lui. Fon derà un istituto apposito, ci ha già lavorato molto. Il suo progetto è apprezzato a Roma, ma poi ostacoli e contrattempi lo bloccano per dieci anni. Pazientissimo, lui aspetta e lavora. Nel 1901 arriva poi il primo nulla osta vescovile per il suo Istituto dei Missionari della Consolata e l’anno dopo parte per il Kenya la prima spedizione. Otto anni dopo nascono le Suore Missionarie della Consolata. Oggi i missionari della Consolata sono presenti in trentasei Paesi del mondo . L’anno scorso a Torino è stato inaugurato il Polo culturale “CAM – Cultures and Mission” , un allestimento multimediale con l’esposizione di oggetti e testimonianze dagli oltre 100 anni di presenza missionaria nel mondo e dove è possibile farsi un’idea di dove è arrivata l’intuizione di Allamano al quale, da vivo, rimproveravano di pensare troppo al lavoro “materiale”, di curare più l’insegnamento dei mestieri che le statisti che sul numero di battesimi.

Per lui, Vangelo e promozione umana vanno di pari passo. «Fare bene il bene», è il suo motto. Un esempio concreto, tra i tantissimi scaturiti dall’opera di questo sacerdote indomito, è l’Allamano Makiungu Hospital che si trova in una zona poverissima della Tanzania, nell’Africa orientale, circondato da un terreno di sabbia e sassi impossibile da coltivare. Padre Alessandro Nava, 73 anni, originario di Cernusco Lombardone, nel Lecchese, vive in questo Paese da quarantasei anni e ora lavora nell’ospedale le cui origini risalgono alla fine dell’Ottocento quando i missionari, seguendo le piste carovaniere degli schiavi, giunsero sulle sponde del Lago di Singida. L’ospedale nasce nel 1956 grazie alle suore Medical Missionaries of Mary. Dopo decenni di sviluppo, va in rovina. Nel maggio 2021 i Missionari della Consolata lo ricostruiscono, pratica mente da zero, e in meno di quattro anni concludono i lavori grazie anche a un generoso contributo della Cei. «Il nostro fondatore è stato un pioniere», dice Nava, «la promozione umana è fondamentale per l’annuncio del Vangelo. Questa è una zona poverissima, si rischia di morire anche per il morso di un serpente». L’ospedale è un prodigio di carità organizzata e tecnologia. Ci sono nove reparti, sei sale operatorie, due reparti di terapia intensiva (una neonatale) che funzionano grazie alla collaborazione del Policlinico Gemelli di Roma. « Abbiamo anche la clinica mobile », racconta padre Nava, «che va in giro nei villaggi più sperduti per curare le donne in gravidanza e vaccinare i bambini. Nella stagione delle piogge è impossibile muoversi». I numeri dicono l’importanza dell’ospedale dove si svolgono dalle 400 alle 600 visite al giorno, ci sono 500 posti letto per i pazienti (molti dei quali arrivano anche da villaggi distanti mille chilometri) e ogni giorno nascono dai 15 ai 30 bambini. la scheda la scheda Oltre al beato Giuseppe Allamano, il 20 ottobre, nella Giornata missionaria mondiale, papa Francesco canonizza in piazza San Pietro anche la religiosa canadese Marie-Léonie Paradis (1840-1912), fondatrice della Congregazione delle Piccole Suore della Santa Famiglia; la religiosa toscana Elena Guerra (1835-1914), fondatrice della Congregazione delle Oblate del Santo Spirito e gli 11 “martiri di Damasco” , otto frati francescani e i tre laici siriani Francesco, Mooti e Raffaele Massabki, uccisi nel 1860 in una persecuzione contro i cristiani.

San Giuseppe Allamano, allievo dell’oratorio di Valdocco

Dall’agenzia ANS.

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Domenica 20 ottobre 2024 a Roma, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, Papa Francesco iscriverà nell’albo dei santi il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata.

Nipote di san Giuseppe Cafasso per parte di madre, Giuseppe Allamano nacque a Castelnuovo d’Asti il 21 gennaio 1851. Frequentò il ginnasio a Valdocco e, come educatore, vantò nientemeno che Don Bosco in persona. A 22 anni venne ordinato sacerdote a Torino, e subito fu incaricato della formazione dei giovani seminaristi. A 29 divenne Rettore del più importante santuario mariano della città, dedicato alla “Madonna Consolata”, e formatore del giovane clero al Convitto Ecclesiastico.

Il 29 gennaio 1901 fondò a Torino l’Istituto dei Missionari della Consolata. Il bollettino del santuario, La Consolata, ne diede l’annuncio con un’espressione profetica: “Il culto della Consolata non sarà soltanto contemplativo, ma attivo”. Ovvero, con le missioni, il santuario mariano acquisterà una dimensione universale.

L’8 maggio 1902 partirono per il Kenya i primi quattro missionari, due sacerdoti e due fratelli coadiutori, seguiti, alla fine dello stesso anno, da altri quattro sacerdoti e un laico. Nel 1910 Giuseppe Allamano fondò l’Istituto femminile delle Missionarie della Consolata. Morì a Torino il 16 febbraio 1926. La sua salma ora è conservata e venerata nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, a Torino. Venne beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990.

Nell’autunno del 1862 Giuseppe, all’età di undici anni, entrò nell’oratorio salesiano di Torino-Valdocco per gli studi ginnasiali. Erano gli anni di Don Bosco prete educatore presente tra i ragazzi nel cortile e nel contatto diretto nella confessione, delle “buonenotti” sotto il porticato. Sono gli anni segnati dalla testimonianza di Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, e dei primi salesiani. D’ingegno vivace, il giovane Allamano poté compiere gli studi in soli quattro anni, sempre primo della classe. Nel suo terzo anno ebbe anche la carica di assistente.

Testimoniano inoltre la sua applicazione allo studio i quaderni di scuola di quegli anni, ognuno dei quali è un piccolo modello di ordine. Scriveva tutto e tutto conservava, il che per un ragazzo non ancora quindicenne è indice di diligenza non comune. Più d’ogni altro l’amava e lo stimava lo stesso Don Bosco, suo confessore per tutto quel tempo. Buon conoscitore di giovani, egli avrebbe voluto fermarlo all’Oratorio e indurlo a entrare nella Società Salesiana. Ma non ci fu verso.

Avvenne invece che, per sottrarsi a nuove insistenze, il giovanetto lasciasse l’Oratorio, insalutato ospite il 19 agosto 1866. Scelta probabilmente motivata dalla vita “troppo movimentata e rumorosa” che c’era a Valdocco e che non riteneva fatta per lui. Più tardi, Don Bosco gliene mosse dolce rimprovero: “Me l’hai fatta grossa!… Sei andato via senza salutarmi”. Senza salutare Don Bosco, ma portando con sé lo spirito di lui, nonché una profonda riconoscenza verso il grande Maestro. Era Dio che guidava gli eventi secondo i suoi mirabili fini.

Nel processo di beatificazione di Don Bosco l’Allamano testimonierà: “era da tutti amato per la sua bontà e riceveva da tutti segni di riverenza e di affetto. Il suo sistema era di attirarsi i cuori e non conobbi che alcuno si lamentasse di lui… A me, suo penitente, pareva che mi leggesse nel cuore e mi indovinasse molte cose… Ricordo in particolare i suoi cosiddetti sogni, nei quali, uno ogni anno, indicava lo stato nostro di coscienza, che manifestava poi a ciascuno privatamente, prendendo occasione per dare a ciascuno avvisi e consigli opportuni”.

Merita infine di essere ricordato che presso l’Archivio della Postulazione Generale Salesiana è conservato un documento di valore storico: la nomina fatta il 18 marzo 1925 dal Canonico Giuseppe Allamano, Rettore del Santuario della Consolata e del Convitto Ecclesiastico di Torino, di don Francesco Tomasetti, Procuratore Generale dei Salesiani, come Postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Giuseppe Cafasso, di cui l’Allamano fu iniziatore e promotore.

Accendere il cambiamento: il “Don Bosco Global Youth Film Festival” celebra la creatività giovanile e la difesa dell’ambiente

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Il “Don Bosco Global Youth Film Festival” (DBGYFF) è un’iniziativa innovativa dedicata a scoprire e coltivare il talento creativo dei giovani registi di tutto il mondo. Organizzato dai Salesiani di Don Bosco, il festival mira a ispirare e responsabilizzare i giovani nel campo dei media, promuovendo al contempo la responsabilità sociale. Il festival offre una piattaforma eccezionale ai giovani registi per mostrare il loro talento, incoraggiandoli a usare il potente mezzo della narrazione visiva per contribuire positivamente alla società. Fondendo la creatività con l’impegno per il cambiamento sociale, il DBGYFF invita i giovani artisti a condividere le loro visioni uniche, ispirando un dialogo e un’azione significativi all’interno delle loro comunità.

Nel corso delle due precedenti stagioni, il festival si è concentrato su temi diversi, raggiungendo milioni di giovani in tutto il mondo. Il tema di quest’anno, “Ho un Sogno – Giovani e cambiamento climatico – Rendere la Madre Terra più pulita e più verde”, è in profonda sintonia con le urgenti richieste di azione ambientale. Il festival cerca di ispirare i giovani a immaginare un futuro sostenibile e li mette in grado di sostenere la mitigazione dei cambiamenti climatici e la conservazione dell’ambiente.

Ai partecipanti, di età compresa tra i 14 e i 25 anni, il DBGYFF ha proposto una serie di categorie in concorso, tra cui cortometraggi di 2 e 5 minuti, film di animazione di 5 minuti, video musicali di 5 minuti e documentari di 10 minuti. Il periodo di presentazione delle candidature è andato dal 24 aprile al 7 agosto 2024, consentendo di presentare una vasta gamma di opere creative. Un montepremi totale di 120.000 euro sarà assegnato alle opere più meritevoli delle differenti categorie, garantendo il riconoscimento del duro lavoro e della creatività dei giovani registi.

Il festival di quest’anno è particolarmente degno di nota, con 1.287 candidature ricevute da 110 Paesi. Dopo un’attenta valutazione da parte di 114 giurati delle giurie preliminari, provenienti da 49 Paesi, sono stati selezionati per la proiezione 120 film. Il festival si svolgerà il 17 e 18 ottobre 2024, in contemporanea in diverse località del mondo, creando una vetrina dinamica dell’impegno e della creatività giovanile. I film selezionati saranno inviati alle istituzioni registrate, che li proietteranno insieme ad un libretto di riflessione e ad altri materiali necessari per facilitare dibattiti di spessore.

Il gran finale si terrà al “Loreto Theatre” dello “Sheen Centre”, a New York, venerdì 18 ottobre 2024, dove verranno annunciati i vincitori dei vari premi. I vincitori sono selezionati da una giuria composta da 15 rinomati professionisti dei media di tutto il mondo.

I film selezionati non solo evidenziano le aspirazioni e la creatività dei giovani registi, ma servono anche come potente mezzo di comunicazione su questioni ambientali fondamentali. Il DBGYFF crea uno spazio vivace per i giovani artisti, che possono connettersi, collaborare e impegnarsi in discussioni significative sui temi presentati nei film.

Partecipare al DBGYFF offre l’opportunità di promuovere la solidarietà e la collaborazione tra i giovani a livello globale. Riunendo giovani provenienti da contesti diversi, il festival facilita il dialogo e la connessione, e promuove la comprensione e la responsabilità condivisa per il nostro pianeta. Le proiezioni, le discussioni e le sessioni interattive incoraggeranno gli studenti a riflettere sul loro ruolo nell’affrontare le varie questioni ambientali e li ispireranno ad agire all’interno delle loro istituzioni e comunità.

Centinaia di istituzioni in tutto il mondo si sono unite per celebrare questa iniziativa globale. Ospitando le proiezioni dei film selezionati, le istituzioni scolastiche possono offrire ai loro studenti un’opportunità unica di impegnarsi in questioni ambientali urgenti, celebrando al contempo la creatività dei loro coetanei. Il DBGYFF non è solo una vetrina di talenti, ma anche un catalizzatore di azioni sociali e cambiamenti significativi.

Tutte le istituzioni interessate a organizzare il festival per i giovani possono registrarsi utilizzando il modulo di registrazione di Google Link, e successivamente avranno accesso digitale a tutte le risorse necessarie per il festival.

Attraverso il Don Bosco Global Youth Film Festival, i giovani registi hanno la possibilità di condividere le loro visioni e i loro sogni con il mondo, contribuendo ad un movimento collettivo per un futuro giusto e sostenibile. Questo festival promette di essere una straordinaria celebrazione della creatività giovanile e della difesa dell’ambiente, illuminando la strada verso un pianeta più pulito e più verde per le generazioni a venire.

Seminario “Il primo annuncio e il dialogo interreligioso” della Regione Mediterranea a Madrid

Dall’11 al 13 ottobre, nella Casa Don Bosco di Madrid si è svolto il seminarioIl primo annuncio e il dialogo interreligioso” della Regione Mediterranea. Ecco li racconto di don Elio Cesari, presidente del Centro Nazionale delle Opere Salesiane.

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Un gruppo di salesiani e laici delle undici Ispettorie della Regione Mediterranea si è riunito a nella nuova Casa don Bosco di Madrid dall’11 al 13 ottobre 2024 per riflettere e condividere alcune esperienze pastorali su “Il primo annuncio e il dialogo interreligioso”, seguendo il piano elaborato dalla Conferenza degli Ispettori della Regione al termine del CG28.

Nei giorni del seminario hanno predominato in noi due atteggiamenti.

  1. In primo luogo, volevamo ascoltare e contemplare la realtà con una prospettiva di fede. Il Concilio Vaticano II ha affermato che Dio è nascosto nei segni dei tempi e che per conoscere e interpretare i segni dei tempi abbiamo bisogno del dono dello Spirito e di assumere Gesù Cristo come criterio di discernimento.
  2. Il secondo atteggiamento è stato quello di cercare la forza teologica e pastorale della parola “dialogo”: “la Chiesa deve entrare in dialogo con il mondo in cui vive. La Chiesa diventa parola; la Chiesa diventa messaggio; la Chiesa diventa dialogo” (ES 34).

La finalità di questa nostra riflessione seminariale era di aiutare ed orientare le nostre Ispettorie nell’elaborazione dei PEPSI affinché esse siano all’altezza delle sfide che il mondo di oggi ci presenta.

Siamo partiti con il primo passo, grazie alla relazione di don Jesús Rojano, approfondendo il contesto socio-culturale odierno secolarizzato e pluralista pone alcune sfide per l’azione pastorale salesiana.

All’interno del seminario i giovani sono stati riconosciuti come produttori di cultura. Essi non sono solo ricettori di una situazione sociale, ma ne sono anche fautori e questo rappresenta una sfida per il carisma salesiano, il quale pone un forte accento sul protagonismo giovanile.

La posizione contemporanea dei giovani nei confronti della religione non assume (più) i caratteri di opposizione e di rifiuto tipici dei decenni passati, semmai i giovani appaiono piuttosto dubbiosi e scettici. Inoltre i confini tra credenti e non credenti si sono fatti più labili, soprattutto tra i giovani. Questo può rappresentare sia una preoccupazione sia un’opportunità pastorale.

L’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI ha segnato il cammino post-conciliare della Chiesa circa la comprensione dell’evangelizzazione, Giovanni Paolo II ha rilanciato la tematica aprendo la riflessione circa la Nuova Evangelizzazione e Benedetto XVI ha colto il testimone istituendo e promuovendo il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Papa Francesco sceglie di connotare l’inizio del Suo Pontificato offrendo una riflessione sul tema dell’Evangelizzazione. Essa viene presentata nei suoi riflessi ecclesiali, nei suoi risvolti sociali e nelle sue esigenze spirituali e morali.

A livello salesiano, l’ultimo Capitolo Generale ha offerto alcune riflessioni circa il tema del nostro seminario:

Di fronte alla crisi globale dell’autorità, della tradizione e della trasmissione siamo sfidati sugli stili, sui contenuti e sulle modalità di annunciare Gesù Cristo, in quanto ci sentiamo tutti chiamati ad essere “missionari dei giovani”. Convinti della necessità di arrivare al loro cuore, sentiamo l’urgenza di proporre con più convinzione il primo annuncio, perché «non c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale annuncio» (Christus vivit, n. 214)

Il secondo passo è stato offerto grazie a don Gustavo Cavagnari, che ha approfondito la missione evangelizzatrice della Chiesa come il compito principale e l’identità più profonda della Chiesa stessa. L’evangelizzazione, per dirla con le parole di San Paolo VI, “è un processo ricco, complesso e dinamico” e consiste nel realizzare con parole e opere la trasmissione del Vangelo, favorire l’incontro e la conoscenza con la Persona stessa di Cristo. L’evangelizzazione è un processo composto e articolato. Essa si realizza innanzitutto attraverso la testimonianza: non può esistere una evangelizzazione che non passi attraverso la testimonianza di vita cristiana dei fedeli, tutto nasce da un incontro, da una condivisione di vita.

La testimonianza però da sola risulta insufficiente: è necessario un annuncio esplicito della persona di Gesù, affinché possa essere svelato il mistero che abita la testimonianza di vita dei cristiani. Senza l’annuncio la testimonianza rischia di rimanere indecifrabile agli occhi e al cuore degli uomini del nostro tempo. Senza la testimonianza l’annuncio risulta vuoto e sterile. In questi giorni abbiamo imparato a riconoscere la testimonianza e l’annuncio come i due polmoni di un unico respiro.

Nel Seminario abbiamo anche riflettuto su alcune concretizzazioni pastorali legate all’accompagnamento, facendo un terzo passo grazie al contributo di don Koldo Gutierrez:

  1. Il Vangelo non è per alcuni, ma per tutti. Partiamo dalla consapevolezza che il Vangelo è per tutti, senza esclusione, perché il Signore ci manda a tutti. È quanto ha detto Papa Francesco ai giovani: “Non abbiate paura di andare a portare Cristo in qualsiasi ambiente, anche nelle periferie esistenziali, anche a coloro che sembrano i più lontani, i più indifferenti. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore” (ChV 177).
  2. La proposta pastorale non è tanto ciò che facciamo quanto un’espressione di ciò che siamo. La proposta pastorale, prima di essere intesa come azione, deve essere considerata come espressione di ciò che siamo. In questo senso, la prima cosa da affermare è che la nostra pastorale richiede di riconoscere che siamo comunità cristiane che hanno qualcosa da proporre ai giovani, anche a quelli che professano altre fedi o non ne professano affatto, e questa proposta pastorale si sostanzia nel Vangelo. Questo apre un interessante campo d’azione volto alla cura e alla formazione sia dei giovani che degli stessi operatori pastorali.
  3. Proporre una pastorale che tocchi il cuore del giovane e dell’evangelizzatore. Ciò significa riconoscere l’importanza della conversione: personale, intellettuale e religiosa. A tal fine, cerchiamo vie pedagogiche per suscitare e risvegliare il desiderio di fede, per avviare e accompagnare all’esperienza di Dio. I primi passi di questo processo mirano a risvegliare il desiderio di Dio, a rendere le persone consapevoli della propria interiorità, ad aiutarle a connettersi con le domande di senso, a riconoscere di essere abitate da una Presenza.
  4. Credere con il cuore e vivere con gioia. Nel testo della conversione dell’etiope negli Atti degli Apostoli, vediamo come la fede tocchi il suo cuore e poi si metta in cammino con gioia. L’eunuco, immagine di un uomo debole, crede di cuore. Qualcosa ha toccato il suo cuore e ha raggiunto le profondità della sua vita: Gesù stesso. La gioia è il frutto della fede.
  5. Dialogo e apprendimento. Annunciare il Vangelo ai giovani significa dialogare con loro, ma anche imparare da loro. Parlare ai giovani è possibile solo se prima li ascoltiamo. Dobbiamo prendere sul serio ciò che il Sinodo dice sui giovani quando afferma che i giovani sono un luogo teologico: “Il Sinodo ha cercato di guardare ai giovani con l’atteggiamento di Gesù, per discernere nella loro vita i segni dell’azione dello Spirito. Crediamo infatti che anche oggi Dio parli alla Chiesa e al mondo attraverso i giovani, la loro creatività e il loro impegno, così come le loro sofferenze e le loro richieste di aiuto” (FD 64).
  6. Una pastorale di crescita. Crescere significa andare avanti, andare oltre. Come accompagnatori, piantiamo semi di pienezza. I semi di pienezza aprono orizzonti ampi e ci fanno guardare oltre noi stessi. Molte delle nostre proposte pastorali si collocano in questa pastorale della crescita. In particolare, dobbiamo sottolineare l’importanza degli itinerari formativi, e soprattutto dell’itinerario di educazione alla fede, sapendo che la fede non è una conquista ma un dono che dobbiamo accogliere.
  7. Una pastorale della ricerca. Questa preoccupazione per la pastorale della ricerca è urgente, soprattutto in quei contesti dove le tracce religiose hanno perso forza e vigore, o nel contesto di minoranza religiosa. Saper comunicare con i cercatori significa aprire ponti di relazione; significa intendere il dialogo non solo come comunicazione di idee ma soprattutto di doni; significa curare i semi della Parola. In questi semi la Parola è già presente, anche se in forma incipiente, e la direzione verso cui puntano è la Parola.