Avvenire – Sussidio pastorale per la scuola. La Cei: studiare, per cercare un senso nella vita

Il nuovo documento della Commissione CEI per l’educazione cattolica, nel giorno di riapertura delle scuole, incoraggia tutti a “testimoniare, discernere e servire”. Di seguito l’articolo pubblicato da Avvenire a cura di Enrico Lenzi.

Da «una pastorale “della” scuola» a «una pastorale “per” la scuola». Sta tutto in questo cambio di preposizione il senso del nuovo sussidio che lunedì 14 settembre, nel giorno di riapertura ufficiale delle scuole in Italia, viene pubblicato dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. Si tratta di un documento che in qualche modo si pone al termine del decennio che la Chiesa italiana ha voluto dedicare al tema dell’educazione (gli Orientamenti pastorali 2010/2020 sull’Educare alla vita buona del Vangelo), ma che al tempo stesso intende rivolgere il proprio sguardo al futuro, come sottolinea nella sua presentazione il vescovo Mariano Crociata presidente della stessa Commissione Cei.

Del resto, ribadisce il sussidio – intitolato significativamente «Educare, infinito presente» -, per «la Chiesa la scuola è una realtà da amare in cui stare con passione e competenza, contribuendo alla costruzione del progetto scolastico».

Ma se la presenza e l’attenzione della comunità cristiana al tema della scuola ha radici lontane, quello che deve cambiare secondo il documento della Commissione episcopale, è la modalità di approccio e lo stile di presenza. Un cambio al quale sono chiamati tutti: dai docenti ai genitori, dagli studenti al personale, fino alle realtà educative e alle stesse parrocchie. Insomma «l’attenzione alla scuola deve diventare una responsabilità di tutta la comunità». Proprio per questo, riflettono i vescovi della Commissione, non si può continuare a procedere «a compartimenti stagni», cioè con pastorali che prendano in considerazione solo un unico aspetto senza mettersi a confronto con altre che hanno come destinatari gli stessi ragazzi e giovani.

Il documento della Cei (nella versione integrale) – che si suddivide in tre parti più una quarta che riporta testi, interventi, discorsi sul tema della scuola e dell’educazione – offre una analisi e una osservazione sull’esistente, a cominciare «dalla difficile esperienza vissuta nei primi mesi del 2020 con l’improvvisa e prolungata chiusura delle sedi scolastiche a causa della pandemia». E se il ricordo alla didattica a distanza «ha permesso di limitare le conseguenze sulla crescita e l’apprendimento degli alunni», ha anche «fatto affiorare interrogativi di fondo sul ruolo della scuola nella società, sul valore insostituibile della relazione educativa, sull’apporto integrativo delle tecnologie nella didattica». Secondo il sussidio Cei, infatti, alla base di qualsiasi intervento nella scuola, «non può dimenticare che la relazione educativa è il suo cuore», in un «patto di corresponsabilità che lega in primo luogo insegnanti e alunni, ma si estende anche all’interno del corpo docente, alle famiglie e alle forze vive del territorio in un dialogo che riconosce a ciascuno le proprie responsabilità specifiche e pone tutti in rapporto di rispettosa collaborazione». Proprio la collaborazione è l’approccio auspicato da quel cambio di preposizione – “per” – che il documento propone. Il tutto per «ridare senso alla routine dello studio, perché lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita».

Un obiettivo proposto alla scuola e a tutte le sue componenti (a cui il testo riserva singoli spazi), richiamando tutti e ciascuno ai valori della «testimonianza, del discernimento e del servizio». Ovviamente i vescovi italiani indicano questo cammino in primo luogo alle comunità cristiane (parrocchie, associazioni, gruppi professionali e altro), pur ribadendo che nella crescita completa di una persona «non può mancare la dimensione religiosa», che la Chiesa offre con la presenza dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) anche nella scuola statale.

Questo coinvolgimento di tutti vuole portare al superamento «della frammentazione all’integrazione dell’azione pastorale», che vuol dire «realizzare un modo di pensare e un agire pastorale davvero unitario e centrato sulla persona. I giovani hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita» e la «pastorale per la scuola può essere un prezioso banco di prova per sviluppare un agire più integrato e aperto a diverse presenze». Anche per questo il sussidio ribadisce l’importanza di un Ufficio nazionale della scuola e quello dell’Irc, il Centro studi della scuola cattolica e il Consiglio nazionale della scuola cattolica. E un capitolo è dedicato proprio alla scuola cattolica e ai corsi di formazione professionale di area cattolica che «hanno un ruolo primario di promozione e di riferimento nella pastorale per la scuola».

Il sussidio Cei offre a tutta la scuola – cattolica e paritaria – anche alcuni esempi progettuali da mettere in campo: da momenti religiosi offerti alla scuola alla Settimana dell’educazione che diverse diocesi realizzano da qualche anno; dal sostegno allo studio all’attenzione vero l’orientamento, per citarne alcuni.

Servizio civile, è tempo di normalità

Il sistema del Servizio Civile Universale, dopo l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19, è tornato alla sua normalità.

 Gli operatori volontari del servizio civile universale di Salesiani per il Sociale di Piemonte e Valle d’Aosta sono tornati in attività il 16 aprile sospese durante l’emergenza Coronavirus a partire dal 10 marzo. Il servizio è ripreso a partire dalle esigenze dei territori e della capacità delle varie sedi dei progetti di rimodulare i loro servizi.  “In questi mesi i progetti di servizio civile hanno rappresentato strumenti preziosi per garantire supporto quotidiano e assistenza alle comunità, in uno sforzo comune reso possibile grazie al contributo dell’intero sistema di servizio civile, che ha saputo reinterpretare il proprio ruolo e adattarsi a contesti nuovi e complessi”, conclude il Dipartimento, che il 31 luglio scorso ha anche aggiornato la Circolare sull’impiego degli operatori volontari SCU, tenuto conto della proroga dello stato di emergenza al 15 ottobre 2020. Finalmente anche la Formazione Generale è ripresa in presenza il 5 settembre scorso a Torino Valdocco dopo che nei mesi scorsi era stata attivata la modalità di formazione a distanza, garantendo agli operatori l’adeguato accompagnamento. I 103 operatori volontari, rispettando le norme di sicurezza per contrastare la diffusione Covd-19, hanno potuto riflettere su motivazioni, risorse e cambiamento rispetto alla loro esperienza di Servizio Civile attraverso la modalità del Teatro Sociale e di Comunità del Social and Community Theatre Centre dell’Università degli Studi di Torino (SCT Centre | UNITO).

Il nuovo libro edito da Elledici: “Al servizio del dono. La nuova edizione del Messale”

L’Editrice Salesiana Elledici segnala l’uscita del nuovo libro “Al servizio del dono. La nuova edizione del Messale“, un pratico strumento per meglio comprendere quali cambiamenti comporterà nella pratica della Celebrazione il Nuovo Messale Romano.

Al servizio del dono
La nuova edizione del Messale

Dentro al libro

  • Un libro chiaro, immediato e completo, che aiuterà a rispondere alle tante domande che ci porremo alla luce della nuova edizione del Messale Romano.
  • Ogni momento della Celebrazione viene analizzato in vista dei
    cambiamenti attesi.
  • Il libro mostra come si possa arrivare ad avere testi vicini alla cultura, al linguaggio e alla fede dei cristiani di oggi, senza nulla togliere alla verità e ai testi di partenza.

Autore

Paolo Tomatis, docente di Liturgia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale (sezione di Torino), l’Istituto di Liturgia Pastorale di Santa Giustina di Padova e la Facoltà teologica di Milano. È presidente dell’Associazione Professori di Liturgia, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano di Torino e membro della Consulta dell’Ufficio Liturgico Nazionale.

Catechesi: come ricominciare? La lettera di Mons. Cesare Nosiglia

Lunedì 7 settembre 2020 l’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, ha inviato ai parroci, ai catechisti e alle famiglie due lettere con alcune indicazioni importanti per ricominciare la catechesi in parrocchia. Di seguito il testo della lettera indirizzata alle famiglie.

Cari genitori,

desidero raggiungervi in questo tempo particolare per manifestarvi la mia vicinanza e la mia preghiera: è un periodo complesso e delicato che segna profondamente le nostre vite. Anche la comunità cristiana è stata obbligata a rivedere la programmazione pastorale, i calendari e le possibilità di incontro. Vorremmo ricominciare, nei modi adatti a questa situazione e alle sue incertezze, la catechesi in parrocchia con tutti coloro che iniziano o proseguono il loro percorso di iniziazione alla vita cristiana. Per questo vi invito ad avviare o continuare il dialogo con i catechisti e i preti delle vostre parrocchie, magari coinvolgendo anche padrini e madrine, per pensare insieme come e quando riprendere.

In particolare, per i genitori dei ragazzi che attendono di celebrare uno dei sacramenti dell’iniziazione –la (prima) partecipazione all’Eucaristia, la Cresima – o la Riconciliazione e non hanno potuto farlo nel Tempo di Pasqua a causa della pandemia, sarà l’occasione per progettare i tempi e i modi del cammino verso la celebrazione e dell’accompagnamento dopo la festa.

I sacramenti potranno essere celebrati tra settembre e dicembre 2020, a piccoli gruppi di ragazzi con le loro famiglie e la comunità riunita. Poiché è nel cuore della comunità che si vive e si testimonia l’unione nella fede e nell’amore, vi invito ad accogliere, con gioia e responsabilità, la proposta di partecipare, insieme con i vostri figli, alla proposta degli incontri e alla messa domenicale. È questa comunità, di cui siete parte, che insieme a voi, ai ragazzi e ai catechisti preparerà al meglio la celebrazione dei sacramenti: partecipando attivamente con canti e preghiere e testimoniando la gioia di accogliere il dono che Dio, in essi, fa alla Chiesa.

Per i bambini e i ragazzi che iniziano quest’anno, o riprendono il cammino già avviato negli anni scorsi, e per le loro famiglie, suggerisco di iniziare a incontrarsi in parrocchia in Avvento. I mesi compresi tra settembre e novembre non saranno una “pausa”. Valorizzeremo questo tempo per prepararci al meglio: i catechisti dedicheranno tempo alla formazione e insieme –famiglie, catechisti e comunità tutta – ci incontreremo per continuare a conoscerci e “mantenere i contatti” e per condividere la vita cristiana nella quale desideriamo che i nostri ragazzi crescano. Cari genitori, è attraverso di voi che il Signore rivela ai vostri figli la sua presenza e la sua amicizia.

Ciò che i ragazzi vivono in famiglia ha un valore prezioso ed unico per la scoperta e la crescita nella fede. Gesti, atteggiamenti, parole e insegnamenti di vita quotidiana, semplici momenti di preghiera vissuti insieme in casa, la cura delle relazioni e del tempo condiviso sono una palestra di comunione, di fraternità, dei servizio e di perdono che vale molto più di ogni pur necessario insegnamento da parte dei catechisti e dei preti.

Vi ringrazio di cuore e invito voi e i vostri figli ad accogliere queste mie indicazioni, preparando con fede e riconoscenza le celebrazioni dei sacramenti e il tempo dell’Avvento.

Il tempo di grazia che viviamo in questi mesi ci aiuti a esprimere la nostra riconoscenza al Signore, testimoniando a tutti, fiducia e speranza.

Vi benedico di cuore.

Cesare vescovo, padre e amico

Il Piemonte ospita la 106esima Giornata del Migrante e del Rifugiato

Il Piemonte si prepara a celebrare la 106esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Di seguito l’interventi dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, pronunciato durante la conferenza stampa tenutasi mercoledì scorso presso l’Arcivescovado di Torino, insieme al Vescovo di Asti e incaricato regionale Migrantes della Cep, mons. Marco Prastaro.

CONFERENZA STAMPA
160esima Giornata Mondiale
del Migrante e del Rifugiato
(Torino, Arcivescovado, 9 settembre 2020)

INTERVENTO DI MONS CESARE NOSIGLIA ARCIVESCOVO DI TORINO

Grazie della vostra presenza. Lo scopo di questo incontro non è quello di affrontare il vasto e complesso problema dei migranti nel nostro Paese ma presentare agli operatori della comunicazione il senso e le modalità con le quali stiamo operando a Torino per celebrare la Giornata Mondiale dei Migranti in programma in queste settimane con una serie di iniziative culturali, religiose e sociali che sfocerà nella Messa solenne del 27 Settembre in Duomo e trasmessa da Rai 1.Non mi dilungo sul programma che avete e in cui si possono notare diverse iniziative interessanti e qualificate come sono gli spettacoli teatrali, i cineforum, il meeting dei giovani, presentazioni di pubblicazioni sull’argomento, concerti musicali e altro ancora.

Resta tuttavia fondamentale che queste iniziative e la Giornata Mondiale stessa aiutino a riflettere sulla presenza e sulla realtà complessa degli immigrati che ci troviamo a gestire in questi mesi in particolare. Voglio aggiungere che far leva sull’allarmismo e sull’invasione come già è avvenuto in passato non aiuta ad affrontare seriamente il problema ma suscita solo paura e timore che, collegato anche al Coronavirus, suscita ancora di più rifiuti e scelte drastiche che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza delle persone ma ne fanno dei capri espiatori di ben altre situazioni che nulla o poco hanno a che fare con i migranti.

Non è che non manchino i problemi, ma affrontarli in maniera errata ci fa dimenticare che si tratta di persone deboli e indifese senza diritti e isolati in se stessi.

Quando incontro o ho a che fare con una persona migrante, ringrazio Dio perché mi ha offerto un dono grande che mi sollecita a riconoscerlo e ad accoglierlo nella persona di tanti nostri fratelli e sorelle che sono giunti nel nostro Paese e necessitano di una costante solidarietà e prossimità, come si usa tra figli dello stesso Padre Celeste. Gli immigrati sono portatori di una ricchezza di culture, tradizioni, valori umani e spirituali, religiosi e civili, che può arricchire la nostra Comunità sia sotto il profilo culturale che sociale. Mai ci stancheremo di predicare a tutti, e con voce alta e forte, che la presenza di tanti immigrati nel nostro Paese è una risorsa positiva che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti. Grazie al lavoro quotidiano di responsabili nelle rispettive Chiese locali dell’azione concreta di accoglienza e valorizzazione di questi nostri fratelli si offrono a tutti i cittadini e fedeli del nostro Paese un supporto e un incisivo invito a promuovere nelle comunità e nella società quello spirito di condivisione dei rispettivi problemi e necessità ma anche ricevere quanto di buono e valido essi possono fare al nostro Paese.

Provengono da paesi e culture diverse ma questo fatto invece di creare divisione e impedimento deve suscitare amore e impegno comune a costruire una società che trova la sua ricchezza nelle persone che la compongono prima che nel pure necessario sviluppo economico e sociale.Ma soprattutto dobbiamo mettere l’accento più in quello che ci unisce che in quelle diversità di cui ciascuno è portatore.

Verso quelli che sono cristiani poi, nelle comunità etniche che sono presenti sul territorio ne scaturisce un obbligo ancora più stretto perché, se siamo uniti nei doni di Grazia, così decisivi ed importanti per la salvezza, come non possiamo esserlo in altri aspetti del vissuto quotidiano? Possiamo, come cristiani e credenti in Gesù Cristo, professare nelle chiese la stessa fede e lo stesso amore e poi dividerci nella vita di ogni giorno, quando i problemi, le necessità e i bisogni familiari e sociali ci interpellano e rappresentano spesso, per molti di voi, situazioni di fatica e di difficoltà?

Interrogativi che devono attraversare la coscienza e la vita delle nostre comunità per stimolare la ricerca di vie ed impegni concreti di accoglienza, integrazione e solidarietà verso tutti gli immigrati presenti nel nostro territorio.Il lavoro che si compie giorno per giorno nelle sedi diocesane della Migrantes o della Caritas è un segno di grande speranza, perché conferma quanto il Vangelo ci annuncia, mostrandoci che la fede in Cristo è fonte prima di comunione e di salvezza per tutti.

L’immigrazione ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo una ricchezza per tutta l’umanità. Operare e lavorare su questo significa anche riconoscere a tutti quei diritti fondamentali che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia, superando discriminazioni, indifferenza, rifiuti preconcetti ed estraneità sia sul piano religioso che civile: il diritto alla cittadinanza in primo luogo a partire dai minori nati nel nostro Paese, il diritto al lavoro che in questo tempo di crisi sta diventando sempre più precario o è assente del tutto, alla casa, il diritto alla scuola per i ragazzi, alla salute e così via; diritti che la Costituzione italiana pone a fondamento del vivere civile del nostro popolo.

Prevenire, gestire ed accompagnare le persone immigrate e, se ci sono, le loro famiglie in difficoltà, è il compito di tutti.La solidarietà va di pari passo con la giustizia perché “non è possibile dare per carità ciò che prima è dovuto per giustizia”.Nello stesso tempo non dobbiamo mai dimenticare che ogni persona abbisogna di un sostegno morale e spirituale altrettanto e a volte anche più importante di quello materiale per avere la forza di affrontare situazioni di abbandono, di divisione e di sofferenza.
Per cui l’accompagnamento deve essere a tutto campo e gli stessi operatori hanno bisogno di una preparazione etica e spirituale, per gestire il rapporto con umanità e fraterna condivisione, badando a tutta la persona e alle sue necessità più profonde.
Preghiamo il Signore affinché questo obiettivo sia raggiunto presto nel nostro Paese e si possa guardare per il futuro ad una società multietnica, fatto positivo e arricchente per tutti. Ringrazio sentitamente la Migrantes diocesana per il generoso e capillare lavoro che svolge a servizio delle comunità cristiane degli immigrati e ringrazio i sacerdoti, i catechisti e i responsabili delle varie comunità etniche per quanto fanno a favore della formazione e della crescita umana e spirituale di ciascun immigrato e della sua famiglia.

Speriamo che il prossimo grande evento che celebreremo a Torino, la Giornata Mondiale del migrante e rifugiato possa suscitare interesse e partecipazione da parte di tutta la popolazione oltre che l’assunzione di impegni precisi da sottoporre alle competenti istituzioni e alle nostre Diocesi piemontesi e comunità, per affrontare e promuovere una accoglienza sorretta da una nuova cultura e mentalità che apra vie condivise ed efficaci sia nei confronti dei migranti come di ogni altra povertà e criticità di cui soffre tanta popolazione povera del nostro Paese.

Torino,9 settembre 2020

✠ Cesarevescovo, padre e amico

Cagliero 11 – “Per la nostra Casa Comune” Settembre 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Settembre 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°141, SETTEMBRE 2020

ECCOMI, MANDA ME!

Don Alfred Maravilla SDB, Consigliere Generale per le Missioni

Da molti anni ormai, ogni ultima domenica di settembre, il Rettor Maggiore presiede l’invio missionario presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco. A causa della pandemia, quest’anno l’invio della 151a spedizione missionaria è stato rimandato a una data ancora da definire.Gesù è il Missionario del Padre: è stato inviato dal Padre; la suavita e il suo ministero rivelano la sua volontà di essere inviato e la sua totale obbedienza alla volontà del Padre (Gv 4,34). Gesù, a sua volta, ci attira nella sua missione e ci invia in missione in tutto il mondo. La missione della Chiesa è evangelizzare. Oggi essa continua a mandare evangelizzatori ovunque (Evangelii Nuntiandi, 15) perché, attraverso la nostra testimonianza di fede e l’annuncio del Vangelo, la gente possa conoscere Gesù. La vocazione missionaria nella Chiesa, infatti, è soprattutto una risposta sempre nuova alla domanda del Signore: “Chi manderò?” È un invito a uscire da noi stessi, a uscire dalle nostre zone di comodità e a dare una risposta libera e consapevole per renderci totalmente disponibili ovunque il Signore ci manderà: “Eccomi, manda me!” (Is 6,8). La vocazione missionaria salesiana è una partecipazione alla natura missionaria della Chiesa (Ad gentes, 2). Mentre ogni salesiano è chiamato a vivere lo spirito missionario, elemento essenziale del carisma di Don Bosco, alcuni salesiani sono chiamati ad essere missionari ad exteros (fuori dal proprio paese o dalla propria cultura) e ad vitam (come impegno per tutta la vita). Infatti, la vocazione missionaria salesiana è una chiamata all’interno della nostra comune vocazione salesiana. Come tale ha bisogno di preghiera e di
discernimento con l’aiuto di una guida spirituale. Grazie ai missionari salesiani, sin dal 1875, il carisma di Don Bosco è oggi presente in 134 paesi. Una volta accertata la propria vocazione missionaria, uno può scrivere direttamente al Rettor Maggiore manifestando la sua totale disponibilità ovunque sarà inviato. Forse, il Signore ti chiama ad essere missionario?

Per la riflessione:

  • Forse Dio mi chiama ad essere un missionario?
  • Come possiamo vivere oggi lo spirito missionario di Don Bosco?

Ogni anno, dal 1875, i missionari partenti ricevevano e ricevono una croce piena di significato. Ogni suo elemento presenta un aspetto profondo della spiritualità missionaria salesiana.

La Croce

Il primo, potente, simbolo è la croce in sé stessa. Ricevere la Croce porta tante emozioni e sfide spirituali. Centra la vita missionaria nella persona di Cristo e in Cristo crocifisso. Implica dapprima ricevere e poi offrire il grande insegnamento della Croce: l’amore infinito del Padre che offre il meglio di sé, suo Figlio; l’amore fino alla fine, del Figlio, che, obbediente e generoso, si consegna alla volontà del Padre per la salvezza dell’umanità.

La Missione e la Croce

Nell’iconografia tradizionale missionaria si può apprezzare la figura del missionario che mostra la croce alla gente. Quel gesto, che ad alcuni potrebbe sembrare un po’ ingenuo, se non colonizzatore, significa per noi Salesiani che ” la nostra scienza più eminente è quindi conoscere Gesù Cristo e la gioia più profonda è rivelare a tutti le insondabili ricchezze del suo mistero”
(Cost. Salesiane, n°34).

Il Buon Pastore

La croce, secondo il carisma salesiano, si vive nella consegna pastorale illimitata. Il Buon Pastore rivela la cristologia salesiana: la carità pastorale, nucleo dello spirito salesiano, “l’atteggiamento che conquista con la mitezza e il dono di sé” (Cost. Salesiane, n°10-11).

ESSERE MISSIONARI PER UNA VITA SIGNIFICATIVA

Ayubowan! ( Lunga vita!)
Da quando sono rientrato nel 1996 per la teologia nelle Filippine dalle missioni della Papua Nuova Guinea dove ho fatto il tirocinio, il desiderio di tornare in missione mi è rimasto dentro come una scintilla di luce che continua a bruciare. Fin da aspirante, ho sempre sognato di andare in missione. E anche se mi ci è voluto un bel po’ di tempo per dare ancora una volta a questo desiderio ardente la possibilità di risplendere di nuovo, sento che è valsa la pena aspettare. Finalmente, l’11 ottobre 2015, mentre celebravo il mio 25° anno di professione, il 15° anno di sacerdozio e il 45° anno di vita qui sulla terra, ho avuto il coraggio di immergermi ancora una volta nelle acque profonde della vita nelle missioni.

Sono volato su una piccola isola chiamata “Lacrima dell’India”: Sri Lanka. Ho affrontato le sfide di una nuova cultura prevalentemente influenzata dal buddismo e dall’induismo; adattandomi al cibo che è per lo più “indiavolato con peperoncino rosso e piccante” nella preparazione; intrecciando la lingua con il Sinhala e la lingua tamil, essenziale per poter comunicare con la gente del posto; e rendendomi disponibile ad aiutare e andare incontro alle necessità della Visitatoria per quanto riguarda il personale, l’apostolato creativo e sostenibile, e cento e cento altre richieste; tutto questo richiede molta pazienza, amore e umiltà da parte di uno come me che sta cercando di essere un missionario.

Più che “fare”, ci si aspetta molto di “essere”, perché in realtà, sono tornato come un bambino piccolo che impara tutto per la prima volta nelle missioni. Ho imparato anche che “AMORE” si pronuncia “DARE” nelle missioni: rinunciare alla mia vita passata, ai miei desideri presenti e ai miei progetti futuri per ciò che lasituazione mi chiede.

Ma nella misura in cui questa vita è carica di richieste, ho avuto anche qualche inaspettata fonte di reale consolazione. Un giorno, durante un ritiro che stavo predicando, chiesi a un salesiano studente di teologia del posto di immaginare come si vedeva a dieci anni da quel momento. Mi rispose: “Padre mi vedo come un sacerdote salesiano…”, e prima di interrompermi, continuò: “…ma non come un semplice sacerdote, voglio essere un sacerdote missionario che si offre di andare in un luogo lontano… perché voglio vivere una vita significativa”. Sentito questo, ho sorriso e ho detto: “poi, in fondo, c’è davvero qualcosa di più di tutto ciò”. Per chi sogna di andare in missione: essere in un territorio di missione non ti rende automaticamente missionario. Essere missionario è un processo e sicuramente ci vorrà un po’ di tempo…fidati di una persona che cerca di esserlo.

Jesu Phitai! Gesù vi benedica!

Noel Sumagui missionario filippino nello Sri Lanka

“Intorno al fuoco vivo del Sinodo”, il libro di don Rossano Sala su L’Osservatore Romano

Sull’edizione del 5 settembre de L’Osservatore Romano è uscita la presentazione dell’ultimo libro di don Rossano Sala, “Pastorale giovanile 2. Intorno al fuoco vivo del Sinodo. Educare alla vita buona del Vangelo» (Torino, Elledici, 2020, pagine 608, euro 28). Il quotidiano della Santa Sede ne riporta l’invito alla lettura di Papa Francesco, e stralci dell’introduzione – a firma di don Rossano Sala – e della parte conclusiva scritta da Padre Giacomo Costa, SJ.

“Intorno al fuoco vivo del Sinodo. Educare ancora alla vita buona del Vangelo”: il nuovo libro di don Rossano Sala

“Pastorale giovanile 2. INTORNO AL FUOCO VIVO DEL SINODO. Educare ancora alla vita buona del Vangelo”: è questo il titolo del nuovo libro di don Rossano Sala, con l’invito alla lettura di Papa Francesco. Al centro del testo, il cammino del Sinodo sui giovani in forma approfondita e scientifica: da oggi è disponibile in tutte le librerie.

Il libro è composto di 32 contributi distinti in cinque significative “costellazioni”:
1) Antropologia, teologia e pastorale;
2) Accompagnamento, annuncio e animazione vocazionale;
3) Giovani, Chiesa e Sinodo;
4) Educazione, scuola e università;
5) Don Bosco, famiglia e oratorio.
Al termine del decennio dedicato dalla CEI a “Educare alla vita buona del Vangelo” (2010-2020) il testo si propone di tenere desto l’impegno educativo e pastorale della Chiesa a favore di tutti i giovani, nessuno escluso.

Qui sotto ne pubblichiamo un estratto composto da:

Invito alla lettura
L’INTELLIGENZA E IL DISCERNIMENTO, IL SINODO E L’EDUCAZIONE
di Papa Francesco

Introduzione
CINQUE COSTELLAZIONI CHE ORIENTANO IL CAMMINO
di Rossano Sala

Rilancio del cammino
VERSO UNA “ECOLOGIA INTEGRALE”
di Giacomo Costa

Indice

 

Suor Smerilli: Una conversione ecologica per rigenerare il mondo

Pubblichiamo un articolo di Famiglia Cristiana nel quale suor Alessandra Smerilli, docente all’Auxilium e consigliere di Stato Vaticano, racconta la sfida dell’economia dopo l’esperienza del Covid-19.

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«Si dice che, dopo il Covid-19, dobbiamo ripartire. Ma davvero siamo convinti che sia utile ripartire facendo esattamente quello che facevamo prima? Nel gruppo di lavoro di cui faccio parte, preferiamo usare il verbo “rigenerare”, andare verso una trasformazione dell’economia, del mondo del lavoro e della società imparando da ciò che abbiamo vissuto. Crediamo sia questa la vera sfida, dopo il trauma della pandemia che ha investito tutto il pianeta». Religiosa delle Figlie di Maria Ausiliatrice, suor Alessandra Smerilli, 45 anni, originaria di Vasto (Chieti), insegna Economia politica alla Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium di Roma, l’università delle suore Salesiane. Papa Francesco l’ha nominata lo scorso anno consigliere di Stato della Città del Vaticano. E in questo ruolo sta coordinando una task force di economisti all’interno di una commissione fortemente voluta dal Papa, che ha il compito di elaborare proposte innovative a partire dall’esperienza del Covid-19.

CREATIVITÀ EVANGELICA
«Quello che stiamo vivendo è un periodo delicato e decisivo», afferma suor Smerilli, «che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».

UN ANNO DI INIZIATIVE
A partire dal primo settembre, giornata per la salvaguardia del Creato, fino a maggio del 2021, il programma dell’anno della Laudato si’ vedrà coinvolte Chiese locali, ordini religiosi, scuole e università, imprese e parrocchie, attraverso eventi, seminari e occasioni di confronto. Anche l’arte avrà un ruolo importante: «Lo spirito della Laudato si’ parte da uno sguardo contemplativo sul creato», afferma suor Alessandra. «L’arte in questo processo è importantissima perché ci dice gratuità, passione. Ci dice che a smuoverci è la tensione verso il bello, non tanto il fatto che “dobbiamo” cambiare i comportamenti». Un’eredità che questo anno vuole lasciare sono le living chapel, le cappelle viventi: luoghi di preghiera all’aperto, realizzati con materiali ecosostenibili, all’insegna dell’armonia tra spiritualità e natura, grazie all’apporto delle arti, dalla musica all’architettura. La prima living chapel è sorta nell’orto botanico di Roma. «La seconda si sta progettando in Veneto». «L’obiettivo dell’anno di celebrazione della Laudato si’ e dei sette anni seguenti è entrare nel concreto della transizione ecologica», continua la religiosa salesiana. «Cosa vuol dire per un’università, per esempio, essere completamente sostenibile? La Georgetown University di Washington, negli Usa (retta dai Gesuiti), ha trasformato strutture, comportamenti e persino la didattica, in modo da essere in linea con la Laudato si’. E in questi mesi metterà a disposizione di altri atenei la propria esperienza».

VITA DONATA PER IL VANGELO
Donna, economista e religiosa. Questi tre aspetti contraddistinguono in modo profondo l’impegno di suor Alessandra Smerilli, che di recente è stata chiamata a far parte anche del Comitato di donne per le pari opportunità del Governo italiano, voluto dalla ministra Elena Bonetti per il dopo emergenza sanitaria. «Sono cresciuta in un oratorio salesiano», racconta la religiosa. «A 16 anni ero animatrice di altri ragazzi e molto presto, a partire dall’incontro con la parola del Vangelo, ho avvertito la chiamata a seguire Cristo, e a farlo con i giovani e per i giovani. Queste sono le due dimensioni che mi porto dentro. Quando poi ho conosciuto le Figlie di Maria Ausiliatrice, mi ha colpito questo carisma dentro la famiglia salesiana che ha più a che fare con le giovani donne, con il femminile. E da allora anche questa è un’attenzione che ho sempre più sviluppato, anche perché sono convinta che la questione femminile sia una delle sfide cruciali del nostro tempo. Lo si è visto anche durante il lockdown. Da una parte, a essere penalizzate sono state soprattutto le donne, molte delle quali hanno dovuto rinunciare al lavoro per l’impossibilità di conciliarlo con gli impegni familiari. È vero che molti uomini hanno vissuto la stessa situazione di lavoro entro le mura domestiche durante la pandemia, ma i dati ci dicono che solo il 55% ha contribuito di più rispetto al solito alla gestione della casa e dei figli. Dall’altro lato si è visto che i Paesi governati da donne – penso alla Nuova Zelanda o alla Germania, per esempio – hanno reagito molto meglio alla crisi. Una recente analisi sul New York Times ha riconosciuto alle leader di questi Paesi chiarezza nella comunicazione, capacità di empatia e di mettersi nei panni dei cittadini, di comunicare in modo chiaro ed efficace, chiarezza nelle decisioni e non confusione rispetto a quanto si è visto in tanti altri Paesi. Forse la dimensione del prendersi cura, più sviluppata dalla parte femminile dell’umanità, ha permesso una reazione migliore di fronte a emergenze dove la salute viene messa in discussione. Ci sono capacità che le donne hanno sviluppato più degli uomini, per ragioni anche culturali, che sono particolarmente adatte ad affrontare i problemi del nostro tempo. Rinunciare a questo contributo sarebbe come guardare con un occhio solo: la visione della realtà è deformata».

ECONOMISTA PER OBBEDIENZA
Se è diventata religiosa per scelta, suor Alessandra ha cominciato a studiare economia per “obbedienza”. «Volevo occuparmi dei giovani e lavorare nel sociale. Invece la mia superiora, al momento di scegliere la facoltà, mi chiese di iscrivermi a Economia. Lei guardava avanti e mi disse che l’economia sarebbe diventata sempre più importante, e che come educatrici non potevamo non occuparcene. All’inizio mi crollò il mondo addosso, poi studiando ho capito che mi interessava andare a fondo dei modelli di teoria economica. Grazie all’incontro con studiosi come Antonio Maria Baggio e Luigino Bruni, ho trovato la mia strada: ho capito che era possibile fare economia in modo scientifico, ma mettendo al centro valori diversi rispetto a quelli classici. Alcune teorie economiche su cui basiamo la nostra vita danno per scontato, per esempio, che sia sempre e comunque meglio per le persone avere più beni, possedere sempre di più. Oggi sono convinta che sia necessario rimettere l’economia al suo posto in un quadro più ampio, renderla davvero strumento al servizio di un benessere che è uno star-bene delle persone in tutti i sensi». Per affrontare le sfide del futuro, secondo suor Smerilli, sarà fondamentale puntare sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione: «Serve una politica lungimirante, un nuovo protagonismo dello Stato e una rinnovata cooperazione fra i governi», afferma l’economista. «Papa Francesco l’ha detto benissimo il 27 marzo: “Nessuno si salva da solo”. Questo virus, un esserino invisibile l’ha reso evidente: si può fare tanto nella gestione dell’epidemia, ma poi basta l’arrivo di un aereo da un altro Paese per rimettere tutto in discussione. L’Europa si sta mostrando forte in questo senso, ma ci aspettano profondi cambiamenti, soprattutto nel mercato del lavoro. È essenziale capire dove si sta andando per intervenire per gestire la transizione. Non dobbiamo aspettare che milioni di persone perdano il lavoro per riconvertire alcuni settori della produzione. Va fatto subito, prima che ci sia la crisi sociale. In questo senso, il Green New Deal, il progetto europeo per la transizione ecologica dell’Unione europea, può essere un’occasione per creare nuovi posti di lavoro e, nello stesso tempo, per andare verso un’economia riconciliata con l’ambiente e la natura, con tempi e ritmi di lavoro umani».

Famiglia Salesiana: la vita consacrata apostolica delle Suore della Carità di Gesù

La vita consacrata apostolica delle Suore della Carità di Gesù e il loro prossimo Capitolo Generale nel 2021: di seguito l’articolo pubblicato ieri dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

RMG – Far conoscere le Suore della Carità di Gesù in tutto il mondo

(ANS – Roma) – Tra i gruppi della Famiglia Salesiana non ce ne sono molti con sede a Roma. Probabilmente l’ultimo a trovare la sua casa generale nella “Città Eterna” è stato il gruppo delle Suore della Carità di Gesù. Dalla loro fondazione a Miyazaki (isola di Kyushu, Giappone) nel 1937, fino a dieci anni fa, la loro casa generale si trovava in Giappone, mentre il loro attuale indirizzo è a Roma.

A un anno dal loro Capitolo Generale, previsto per il prossimo 2021 nella città di Beppu, in Giappone, le Suore della Carità di Gesù sono pronte ad approfondire la loro vita consacrata apostolica, caratterizzata da un profondo zelo missionario e dall’apertura alle nuove culture. Non a caso, infatti, uno dei 3 temi del Capitolo Generale del 2021 sarà quello delle “relazioni interculturali”.

Le 927 suore appartenenti a questo gruppo della Famiglia Salesiana, che hanno come Superiora Generale suor Teresia Furuki Ryoko, sono raggruppate in quattro Province (Giappone, Corea-Gwangju, Corea-Suwon e Corea-Seoul) e due Vice-Province (Brasile e Perù-Bolivia). Tuttavia, negli ultimi vent’anni, dopo aver ottenuto il riconoscimento di Diritto Pontificio nel 1998, è evidente la forte spinta missionaria verso nuove frontiere. Alle 6 circoscrizioni sono state infatti affidate molte altre nuove missioni. Anche quest’anno sono stati inviati tre nuovi missionari nel continente africano: 2 comunità in Sudan del Sud e una in Uganda.

La Provincia del Giappone raggiunge la Germania, l’Italia, il Vietnam e le Filippine; quella di Corea-Seoul raggiunge Papua Nuova Guinea, Australia e parte delle Filippine (Quezon City); la Provincia di Corea-Suwon invece raggiunge gli Stati Uniti (Stato della California) e l’Argentina. Le suore che vi fanno parte provengono da 16 Paesi diversi e pertanto le dinamiche interculturali stanno diventando sempre più importanti. Sebbene la maggior parte dei 927 membri provengano per lo più dal Giappone e dalla Corea, i volti delle nuove aspiranti stanno già mostrando un’immagine globale delle Suore della Carità di Gesù.

Anche il fatto che il loro portale web pubblichi in sei diverse lingue è una testimonianza del loro costante sforzo per favorire la comunione nella diversità.

Fonte: Don Bosco Salesian Portal