I bambini e giovani del mondo affrontano la sfida di Laudato si’: la cura della casa comune

“Io Posso” è un progetto di azione educativa per lavorare didatticamente sulla Carta Enciclica di Papa Francesco su “La cura della casa comune”, Laudato Si’. Con il patrocinio della Congregazione per l’Educazione Cattolica, l’OIEC – organizzazione internazionale dell’educazione cattolica, in collaborazione con entità diverse, ha preparato il progetto denominato “Io Posso” che può essere applicato in modi diversi, nelle scuole e nei centri di formazione professionale.

Questo progetto, con una propria metodologia (“Metodologia del Design for Change”) propone la creazione di un movimento globale per il cambiamento e il miglioramento della casa comune e la dignità della persona umana che dà risalto a bambini, adolescenti e giovani per trasformare la loro realtà e i loro contesti, danno luogo a migliaia o milioni di storie di cambiamento.  Con le sfide che Laudato Si’ presenta, i bambini e i giovani di tutto il mondo si impegnano, a loro volta, a raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (ODS) per l’anno 2030.

In comunione con Papa Francesco, si segnala al link qui di seguito la lettura di questo progetto per creare questo grande movimento di azione per il bene comune e il futuro delle nuove generazioni.

Panama – Il Movimento Giovanile Salesiano in cammino verso la GMG di Panama 2019

Dal 22 al 27 gennaio 2019 si terrà a Panama la XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù. A pochi mesi dalla celebrazione del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, Papa Francesco incontrerà giovani da tutto il mondo nel Paese del canale, terra tra due oceani e ponte tra due continenti. Gruppi del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) da tutto il mondo iniziano a prepararsi in vista di questo importante appuntamento ecclesiale.

La Giornata Mondiale della Gioventù del 2016 a Cracovia concluse un ciclo di tre GMG dedicate al tema delle beatitudini. Pochi mesi più tardi Papa Francesco annunciò i temi per le successive tre Giornate: “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente” (2017), “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (2018) ed “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (2019). Un triennio in continuità con il precedente, nel segno di Maria, colei che tutte le generazioni chiameranno beata.

Già nel suo incontro con i volontari al termine della GMG di Cracovia, Papa Francesco aveva indicato la Madre di Gesù come modello. Sempre in quell’occasione, il Santo Padre aveva invitato i giovani a far memoria del passato, avere coraggio nel presente e avere/essere speranza per il futuro. I tre temi da lui annunciati per l’itinerario verso Panama, quindi, insieme ad una forte connotazione mariana, richiamano l’immagine di una gioventù in cammino tra passato (2017), presente (2018) e futuro (2019), animata dalle tre virtù teologali: fede, carità e speranza.

A partire da Panama e dall’Ispettoria dell’America Centrale, i gruppi del MGS si stanno preparando a partecipare a quest’importante incontro. Come è ormai tradizione, questi gruppi si ritroveranno durante la GMG per una giornata di riflessione, condivisione, festa e preghiera, insieme al Rettor Maggiore dei Salesiani e alla Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice: mercoledì 23 gennaio 2019 si celebrerà a Panama il prossimo incontro mondiale del Movimento Giovanile Salesiano. Al mattino, delegazioni nazionali dai cinque continenti si ritroveranno per il Forum MGS e dal pomeriggio inizierà la Festa mondiale, che si concluderà con una veglia di preghiera.

Il Dicastero per la Pastorale Giovanile Salesiana, i responsabili della Pastorale Giovanile dell’Ispettoria Centro America e i giovani del MGS locale sono già al lavoro per accogliere i pellegrini che prenderanno parte a questo promettente appuntamento.

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Tornare alle radici per unʼidentità più forte

Si segnala l’approfondimento realizzato da Marina Lomunno nel Supplemento ad Avvenire del 29 aprile 2018 “Noi & Famiglia” circa la storia di Paolo La Francesca – figlio adottivo di una famiglia di Trapani che dopo un lungo percorso ha ritrovato la mamma biologica – e un accurato resoconto del seminario, tenutosi a Roma presso lo spazio “We Gil” a Trastevere domenica 25 marzo e promosso da Amici di don Bosco in sinergia con l’Arai, l’Agenzia regionale per le adozioni internazionali e il Servizio pubblico per le adozioni della Regione Lazio, sul tema “L’intreccio tra presente e futuro nel racconto dell’adozione“, dove si è messo al centro del confronto il diritto all’identità dei ragazzi con alle spalle una storia di adozione. Buona Lettura!

«A 30 anni ho ritrovato mia mamma in Brasile»

La maternità e la paternità non si identificano semplicemente con la procreazione biologica, perché “nato da” non è sinonimo di “figlio di”. Così il cardinale Carlo Maria Martini introduceva a Milano nel 1997 il Convegno europeo sui bambini senza famiglia e l’adozione. Parole attualissime in cui si riconoscono i genitori adottivi che ad un certo punto, prima o poi, devono fare i conti con quel figlio o quella figlia «nati da un’altra pancia», magari in un altro continente che ha bisogno di capire da dove viene per accettarsi, per accettare i genitori che l’hanno cresciuto senza partorirlo. È la storia di Paolo La Francesca, 30 anni, sposato, una figlia, poliziotto alla Questura di Torino (tra gli altri ha scortato anche don Luigi Ciotti), nato in Brasile e adottato a 20 giorni da una famiglia italiana di Trapani. La sua testimonianza che ha raccontato in un libro (consigliato a tutti i genitori e i figli adottivi) intitolato “Il profumo della speranza” (Armando Editore, Roma 2017), è stata al centro, lo scorso 24 marzo a Torino, del secondo appuntamento dell’itinerario sulla ricerca delle proprie radici promosso dall’Associazione Amici di don Bosco (accreditata dal Governo italiano per le adozioni internazionali in India, Colombia, Filippine, Mongolia e Benin) che ha sede in via Maria Ausiliatrice 32 presso la Casa madre dei Salesiani.

Un tema molto delicato, come sottolinea Daniela Bertolusso, di amici di Don Bosco «in un tempo dove alcuni organi di informazione – anche sull’onda dei presunti facili ritrovamenti tramite i social media di genitori naturali tra parte degli adottati – orientano l’opinione pubblica a pensare che tutte le storie dei ricongiungimenti siano “a lieto fine”. Ma, come ha raccontato Paolo La Francesca, l’inquietudine che ogni figlio adottato si porta dentro, soprattutto se nato in un Paese lontano, ha bisogno di tempo per trasformarsi da sofferenza in speranza. E, soprattutto, c’è bisogno di rispetto per l’adottato che ha diritto a sapere la verità sulle sue origini; per la scelta della madre e del padre (quando c’è) naturali che spesso non hanno alternative a far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia; e rispetto per i genitori adottivi che hanno cresciuto un figlio o una figlia che ad un certo punto sembra voler scappare.

Paolo La Francesca narra con lucidità e fermezza, senza nascondere luci ed ombre e la paura di essere abbandonato due volte (tutte le storie non sono a lieto fine!), il percorso che l’ha condotto all’incontro con la mamma di nascita e i suoi fratelli e dell’integrazione tra le sue due famiglie. Ma ci sono voluti 30 anni, il superamento – grazie a due genitori pazienti e tenaci, delle crisi adolescenziali – dei silenzi, delle porte sbattute, dei «tanto non siete mia madre e mio padre…». E poi l’incontro con la donna giusta e la nascita di una bambina che ha convinto Paolo ad andare in Brasile «a cercare la seconda nonna». Una vita insomma, un percorso di conoscenza di se stesso prima che delle sue doppie origini. E che, a 30 anni, fa scrivere a Paolo alla fine del suo libro, dopo aver ritrovato la madre che l’ha partorito e riabbracciato al ritorno dal Brasile la madre adottiva: «L’amore di una mamma è sempre amore, è un assoluto che può sbocciare e spandere il suo profumo nei modi più diversi, al di là dei modi in cui si diventa mamme, al di là dei vissuti differenti, al di là di tutto».

Una Stella al Merito del Lavoro per il Consigliere Comunale L. Gianasso

Ecco la comunicazione da parte del primo cittadino castelnovese, Giorgio Musso, circa il riconoscimento, mediante la Stella al Merito del Lavoro 2018, al consigliere comunale emerito, Lorenzo Gianasso.

Comunico con grande piacere, che al nostro già consigliere comunale emerito, Dott. Lorenzo Gianasso, è stata riconosciuta la Stella al Merito del Lavoro 2018.

La consegna della Stella al Merito si terrà il 1 Maggio 2018 presso il Conservatorio di Torino.

Tutta la Comunità di Castelnuovo don Bosco, plaude a questo riconoscimento di un intera vita esemplare dedicata al lavoro e all’impegno nel settore dei Servizi.

Giorgio Musso

Chi è il Dott. Lorenzo Gianasso

GIANASSO Lorenzo
Nato a Torino nel giugno 1950 e ora residente in Castelnuovo Don Bosco, laureato in giurisprudenza.

Assunto in INA Assitalia in qualità di liquidatore sinistri presso l’Ispettorato Sinistri di Torino in data 10 maggio 1971.
Nel febbraio 1980 nominato titolare dell’Ispettorato Sinistri Assitalia di Cuneo.
Nel maggio 1986 passaggio a Funzionario e successiva nomina a titolare dell’Ispettorato Sinistri di Torino.
Nel giugno 1998 nominato Responsabile Organizzativo di Zona del Piemonte. Nel settembre 1999 l’incarico viene esteso a Liguria e Valle D’Aosta.
Con il passaggio in GGL S.p.A. (Gruppo Generali Liquidazione Danni in seguito denominata GBS – Generali Business Solutions) nel gennaio 2002 assegnato come Coordinatore dell’Area Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta sino al 2005.
Da aprile 2006 sino a giugno 2007 assegnato all’Ufficio Controllo Tecnico Direzionale. Da luglio 2007 al 30 giugno 2008 assegnato all’Ufficio Analisi Sinistri Complessi, maturando a tale data un’anzianità di gruppo pari a 37 anni.
Negli anni 1975/1988 esperienza sindacale nella CISL Settore Banche/Assicurazioni.
All’interno di tale Federazione ricoperti ruoli direttivi provinciali e regionali. Membro del Direttivo Nazionale Federazione Assicurativi.
Negli anni 2009 e 2014 eletto Consigliere Comunale nel Comune di Castelnuovo don Bosco.
Capogruppo di maggioranza negli anni 2009/2014. Dimissionario dal 2016.
Membro del Comitato Cittadino promotore delle celebrazioni per i 150 Anni dell’Unità d’Italia e degli Anniversari di San Giuseppe Cafasso, San Giovanni Bosco e San Domenico Savio.
Nelle elezioni politiche del 2013 candidato al Senato nella lista “Con Monti per l’Italia”.

Padre di tre figli:
Luca : Funzionario assicurativo presso Reale Mutua (prematuramente scomparso a seguito incidente motociclistico in data 3 maggio 2016) ;
Matteo : Chief Financial Officer / Digital Economy and Society Index Controller presso Thales Alenia Space ;
Anna Veronica : già Avvocato Civilista. Ora Diplomatica in organico presso l’Ambasciata d’Italia a Parigi.

Nonno di tre bellissime nipotine.

Quale pastorale giovanile è possibile dietro le sbarre?

Si segnala la lettura qui di seguito dell’intervista a cura della giornalista M. Lomunno a don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile torinese «Ferrante Aporti»:

Torino. «Dentro, come fuori, ai giovani bisogna testimoniare il vero amore»

“Oserei dire che c’è bisogno di una pastorale giovanile che abbia “l’odore dei detenuti”, dei ragazzi minorenni e giovani adulti in attesa di giudizio o in sconto pena. Un pubblico variegato, multiforme, complesso, ma sempre adolescenti. Occorre prendere il loro odore, che è lo stesso delle periferie esistenziali, delle comunità per minori e delle accoglienze dei minori stranieri non accompagnati». Risponde così, don Domenico Ricca, salesiano, da 37 anni cappellano del carcere minorile torinese «Ferrante Aporti», alla domanda «quale pastorale giovanile è possibile dietro le sbarre?». E aggiunge: «l’Ispettore generale dei cappellani richiama come il Sinodo possa essere l’inizio di un progetto di collaborazione tra la Pastorale giovanile e gli Istituti penali per minori. Una collaborazione che non si estingua con l’evento-Sinodo, ma che duri nel tempo perché i ragazzi cambiano, i nostri cancelli sovente per i più sono dei tornelli. Ma la comunità cristiana, la pastorale giovanile, non può essere un tornello di ingresso e di uscita veloce. Se vuole avere senso e significato deve garantire continuità, anche piccola, come quei ragazzi che animano da più anni al “Ferrante” la nostra Messa festiva, magari sottraendo qualcosa al loro oratorio. Non è un sottrarre, ma un aggiungere».

Don Ricca, richiamando l’immagine scelta per il Sinodo, il discepolo amato, sottolinea la necessità di trasmettere ai giovani reclusi la certezza che Gesù ama tutti indistintamente: «Per questo, ma non solo in cella, c’è bisogno di suore e di preti, che sanno amare, che non disdegnano l’odore della strada, della periferia».

Camaiore: multata la statua di don Bosco

Si suggerisce la lettura dell’articolo sottostante a cura di Isabella Piaceri della Redazione de “La Nazione” circa l’episodio della trasporto della statua di Don Bosco che, in occasione dei festeggiamenti del 31 gennaio scorso, ha preso una multa per aver violato la ZTL di Camaiore. Buona Lettura!

Multata anche la statua del Santo. Implacabili le telecamere della Ztl

Camaiore, il parroco: “Don Bosco promette di non farlo più”

Camaiore (Lucca), 19 aprile 2018 – Anche i santi vengono “multati” nella zona a traffico limitato in centro storico a Camaiore: la statua di don Giovanni Bosco ha infatti ricevuto in questi giorni la sanzione per posta per aver violato l’area chiusa al traffico. Le telecamere l’hanno ‘beccata’ durante la trasferta da Marignana al centro storico in occasione della festa del 31 gennaio scorso. Per “multa ricevuta” potrebbe dirsi, parafrasando il film di Nino Manfredi: ma qui non si tratta di Sant’ Eusebio, ma di quello puro dei ragazzi e del primo oratorio.

Nessuna pietà, nessuno può sfugge agli obbiettivi che proteggono le strade vietate, nemmeno con l’aureola in testa: senza chiedere i dovuti permessi, il santo è arrivato a bordo di un mezzo motorizzato per poter essere celebrato durante la festa con i ragazzi del catechismo, ma non è sfuggito all’occhio delle telecamere. “Il mezzo che trasportava la statua fino alla porta della Collegiata è stato multato per aver percorso alcuni metri in zona Ztl. Don Bosco è rammaricato per lo sbaglio avvenuto e promette di non farlo più”. Questo il simpatico commento di don Gabriele Di Blasi, il giovane parroco che si occupa dell’oratorio a fianco del priore, monsignor Silvio Righi. Dopo le polemiche scoppiate per le migliaia di multe giunte per posta ai cittadini per la ztl istituita il 15 novembre scorso, dopo che fioccano i ricorsi e l’amministrazione ha decretato un periodo intermedio di ‘condono’ fino a marzo per residenti, motivi di lavoro e urgenze, il parroco ha comunicato sui social l’avventura infrazione.

“Fate del bene a tutti e del male a nessuno” era uno dei motti di don Bosco e quindi il santo, e per lui i suoi ministri terreni, se ne ‘prenderanno cura’ pagando la sanzione con estrema trasparenza. Quello che è giusto, è giusto: figuriamoci per una figura ultraterrena… La giustizia umana perdonerà l’infrazione? Il sindaco Alessandro Del Dotto ha subito messo le mani avanti sostenendo che la multa potrebbe essere ‘tolta’ se presa nel periodo intermedio e con le dovute motivazioni. Che qui esistono vista la sacralità della ricorrenza. Ma l’episodio resta originale, quasi un casuale ossimoro che potrebbe creare un caso in città: multata santità? Oppure santa intransigenza? E don Bosco ricorrerà al Giudice di Pace terreno? La stravagante vicenda non finisce qui.

Il sindaco di Betlemme incontra a Torino gli Operatori di Pace

Alimentare la pace in Palestina mediante la cooperazione, soprattutto quella che coinvolge i giovani. È questo l’impegno che Missioni Don Bosco sostiene collaborando con il VIS per un progetto di costruzione di un impianto per la produzione di energia rinnovabile a Betlemme.

Il sindaco della città, Anton Salman, sarà a Torino il prossimo 18 aprile per ringraziare le autorità e i partner di questa iniziativa, propiziata da Maurizio Baradello, cooperatore salesiano e dirigente del Comune del capoluogo subalpino deceduto lo scorso anno.

Alle ore 18,00 ci sarà un incontro organizzato da Missioni Don Bosco presso il Centro F. Peirone per il dialogo islamo-cristiano in via dei Mercanti, 10 nel quale sarà rimarcato l’impegno per la pacificazione e per la ricostruzione della Palestina ponendo in mano ai giovani concrete prospettive di sviluppo.

A fare gli onori di casa don Augusto Negri, direttore del Centro F. Peirone. Interverranno fra’ Francesco Ielpo, OFM, responsabile del Commissariato di Terra Santa per il Nord Italia, Emanuela Chiang, VIS, coordinatrice del progetto New Urban Resources – Energia rinnovabile per Betlemme e Giampietro Pettenon, presidente Missioni Don Bosco, che recentemente ha visitato centri salesiani in Israele e Palestina. Moderatore il direttore della rivista “il dialogo – al hiwar”. Paolo Girola. Parteciperanno anche Maria Bottiglieri, dell’Ufficio cooperazione internazionale e pace del Comune di Torino, e un membro della presidenza del Coordinamento Comuni per la Pace dell’Area Metropolitana torinese.

L’appuntamento è per coloro che in modi diversi si occupano del processo di pace in Medio Oriente, e fra loro i sostenitori di Missioni Don Bosco che hanno contribuito al progetto.

Prostituzione minorile in Sierra Leone: un video denuncia dei Salesiani

É stato pubblicato sul portale di Vatican News, il sistema d’informazione della Santa Sede, il documentario “Love” diretto da Raúl de la Fuente, che ritrae la drammatica storia di bambine sierraleonesi, senza genitori o con famiglie troppo povere, che sono costrette a prostituirsi per poter sopravvivere. L’obiettivo del docu-film si posa, inoltre, sull’opera dei Salesiani di Padre Jorge Crisafulli, missionario e direttore di Don Bosco Fambul a Freetown, e José Antonio San Martin, direttore di Missione Salesiana, con le loro preziose iniziative per dare un futuro alle bambine vittime della prostituzione.

Destinazione Sinodo/1. Giovani in movimento una scoperta per tutti

Si segnala la partenza, dal 4 aprile in poi, del nuovo percorso di approfondimento con il quale, ogni mercoledì fino al Sinodo dei vescovi sui giovani di ottobre, “Avvenire” propone un viaggio attraverso la condizione giovanile oggi. Ecco l’articolo a cura di Mimmo Muolo che delinea le caratteristiche di questo speciale:

Destinazione Sinodo/1.

Giovani in movimento una scoperta per tutti

Se sinodo vuol dire «cammino fatto insieme», mai come nel caso della prossima Assemblea sinodale dedicata ai giovani questo significato travalica l’ambito simbolico per diventare un dato di fatto anche concreto. Il XV Sinodo ordinario, in programma a Roma dal 3 al 28 ottobre sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», viene infatti preparato e accompagnato da almeno tre tipi di itinerari fatti in comune. Il primo è, potremmo dire, di carattere storico, dal momento che l’assise voluta da Francesco si inserisce nel grande alveo postconciliare del rapporto tra i giovani e la Chiesa, sbocciato con Paolo VI, esploso poi con Giovanni Paolo II e le Gmg e proseguito con convinzione da Benedetto XVI. Il secondo cammino è di tipo contenutistico e rimanda direttamente al tema dell’assemblea, al rapporto con le due Gmg di papa Bergoglio (Rio de Janeiro 2013 e Cracovia 2016) e a quella che i giovani e il Pontefice si apprestano a vivere qualche mese dopo il Sinodo, cioè nel gennaio del 2019 a Panama (è stato del resto proprio Francesco a mettere in diretta connessione i due eventi). Il terzo è infine un vero e proprio pellegrinaggio di eventi e appuntamenti preparatori (come in occasione della recente Riunione presinodale, cui ha preso parte anche il Papa), che nel caso dei giovani italiani diventerà, in agosto, un itinerario anche fisico lungo i cammini della Penisola e con destinazione finale Roma.

Parlare del prossimo Sinodo significa dunque analizzare queste tre componenti dinamiche e complementari nella consapevolezza che tutto l’impianto sinodale è stato costruito, come più volte affermato da Francesco, sul movimento, e movimento in uscita in particolare. Emblematico è, da questo punto di vista, quanto scrisse il Papa nella Lettera ai giovani, in occasione della presentazione del documento preparatorio (i cosiddetti Lineamenta) il 13 gennaio 2017. «Queste sono parole di un Padre che vi invita a ‘uscire’ per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna». Il tema della vocazione, dunque, al centro dei lavori sinodali, che implica sempre un osare, un lasciare la propria ‘terra’ per andare verso un orizzonte sconosciuto da esplorare. Questo dinamismo è del resto nel Dna del rapporto Chiesa-giovani così come si è venuto configurando negli ultimi 40-50 anni. Fin da quando Paolo VI (che non a caso sarà proclamato santo durante il Sinodo di ottobre) volle inserire un appuntamento a loro riservato nell’Anno Santo del 1975. Appuntamento replicato nove anni dopo da Giovanni Paolo II al culmine del Giubileo straordinario della redenzione, e dal quale sarebbero nate le Giornate mondiali della Gioventù. Anche in quel caso papa Wojtyla ubbidì alla ‘vocazione’ che lo chiamava fuori da un rapporto solo convenzionale con le nuove generazioni, per cominciare a navigare in mare aperto. E anche in quel caso dovette sfidare i venti contrari di chi, pure all’interno della Chiesa, lo sconsigliava temendo il flop.

La storia successiva ha dimostrato che l’intuizione del pontefice polacco era giusta, che ai giovani si poteva e si doveva parlare di Gesù, che lo si poteva fare in sintonia con l’intero corpo ecclesiale (uno degli slogan di quegli anni era «Cristo sì, la Chiesa no») e che anzi i giovani erano alla ricerca proprio di qualcuno che indicasse loro un’altra strada rispetto alle illusorie promesse di felicità a base di ‘sesso, droga e rock and roll’. Da allora si sono succedute 33 Gmg e tre generazioni: quella iniziale del ’68 ha ceduto il passo alla generazione del dopo Muro di Berlino e ora alla prima generazione digitale. Eppure il dialogo continua, anche se è cambiato l’’interlocutore’ principale. A Giovanni Paolo II è subentrato prima Benedetto XVI – che ne aveva convintamente rilevato il testimone, al punto di intraprendere «non senza timore» il viaggio più lungo del suo pontificato (Gmg di Sydney 2008) e da rinunciare alla Cattedra di Pietro anche per non far mancare la presenza papale alla Giornata di Rio de Janeiro –; e adesso Jorge Mario Bergoglio che sta reinterpretando lo spartito a modo suo. Il Sinodo, cammino fatto insieme, è proprio la cartina di tornasole del valore aggiunto di papa Francesco alla pastorale giovanile del terzo millennio. Per il pontefice, infatti, non esiste la gioventù, intesa come categoria astratta, ma i singoli, concreti giovani. E per questo egli intona spesso e volentieri il suo inno preferito, tratto dal profeta Gioele e riportato anche negli Atti degli Apostoli: «I vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni». Fuor di metafora, è il paradigma di un rapporto intergenerazionale che non isola i ragazzi in un mondo a sé, non li considera quasi come la ‘primavera’ rispetto alla prima squadra, ma li vuole titolari in campo fin da oggi.

Il secondo cammino del Sinodo, quello che abbiamo chiamato contenutistico è fatto insieme proprio in questo senso. La voce dei giovani, che il Papa ha dichiarato programmaticamente di voler ascoltare senza filtri («parlate con faccia tosta», ha detto aprendo la Riunione presinodale, lo scorso 19 marzo) si intreccia così a quella dei vescovi e della Chiesa. Visioni e sogni, appunto, in uno scambio fecondo di creatività ed esperienza. Il 21 dicembre 2017, nel discorso alla Curia romana, Francesco sottolineò: «Chiamare la Curia, i vescovi e tutta la Chiesa a portare una speciale attenzione alle persone dei giovani, non vuol dire guardare soltanto a loro, ma anche mettere a fuoco un tema nodale per un complesso di relazioni e urgenze: i rapporti intergenerazionali, la famiglia (non a caso tema dei due Sinodi precedenti, ndr), gli ambiti della pastorale, la vita sociale».

Così l’ascolto si sta nutrendo in questi mesi di tutti gli strumenti a disposizione, anche quelli tipicamente giovanili, come Internet e i social network. Questionario via Web e partecipazione social all’incontro presinodale (erano in 15mila collegati da tutto il mondo, oltre ai 340 fisicamente presenti) ne sono la dimostrazione più lampante. La voce dei giovani così raccolta, hanno promesso il Pontefice e il segretario generale del Sinodo, cardinale Lorenzo Baldisseri, sarà portata all’interno dell’assise di ottobre. A riprova che non di un’operazione di facciata si è trattato, ma di un vero cammino insieme.

Intanto nel documento finale di quella riunione i partecipanti si sono espressi all’unanimità per «una Chiesa autentica», cioè per «una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva. Una Chiesa credibile» che «non ha paura di mostrarsi vulnerabile» e che «dovrebbe esser solerte e sincera nell’ammettere i propri errori passati e presenti, presentandosi come formata da persone capaci di sbagli e incomprensioni», ma anche di perdono dato e ricevuto. Da questi primi approcci si può dunque dire che i giovani e il Papa parlano la stessa lingua. Ancora una volta viene in primo piano l’immagine del cammino insieme (il terzo tipo che abbiamo evocato).

Francesco, infatti, ne ha disegnato uno che dalla Gmg di Rio 2013 a quella di Panama 2019, passando per Cracovia 2016, intercetta proprio il tema del Sinodo, e soprattutto la vocazione di ogni giovane, attraverso i messaggi per le Giornate mondiali dedicati prima alle Beatitudini (la magna charta del cristiano), quindi al Magnificat (cioè alle beatitudini messe in pratica da Maria). «Proprio a incarnare questo percorso siete chiamati», sembra dire il Pontefice. E c’è chi lo ha preso già sul serio, ricalcando su quel percorso un vero e proprio pellegrinaggio che nella prima decade di agosto porterà i giovani italiani, coordinati dal Servizio nazionale di pastorale giovanile, a scoprire ‘santuari’ non solo di pietra ma di carne. Un pellegrinaggio ‘insieme’, nel più puro stile di papa Francesco. Come tutto l’itinerario che conduce al Sinodo, e oltre.

(Articolo tratto da Avvenire.it)

Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale

È stato pubblicato in questi giorni dalla “Editrice LAS” il volume “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”. Il libro, del sig. Marco Bay, SDB, docente di Metodologia della Ricerca Pedagogica e Statistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, vede la presentazione dei Consiglieri Generali per la Formazione e la Pastorale Giovanile, rispettivamente don Ivo Coelho e don Fabio Attard.

Nelle sue oltre 580 pagine la pubblicazione intende presentare i risultati dell’ampia inchiesta internazionale realizzata su impulso del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e del suo Consiglio, per ascoltare l’esperienza di vita dei giovani Salesiani in formazione iniziale, dei giovani in ricerca che desiderano diventare Salesiani, di chi ha concluso la formazione iniziale e di parte di coloro che guidano spiritualmente e accompagnano i formandi.

I Dicasteri per la Formazione e la Pastorale Giovanile si sono pertanto fatti promotori dell’inchiesta sul campo – con 38 domande rivolte a (3500) giovani Salesiani e 44 domande alle loro (500) guide spirituali – che ha coinvolto esperti, Delegati ispettoriali per la Formazione, le équipe dei Dicasteri, centinaia di volontari provenienti da una sessantina di Paesi in tutto il mondo e da praticamente tutte le circoscrizioni salesiane, e che si è conclusa grazie al prezioso lavoro del sig. Bay e di don Silvio Roggia, del Dicastero per la Formazione.

Pur nell’intenzione di presentare una ricerca al tempo stesso teorica ed operativa, si è scelto di agire prioritariamente in modo induttivo a diversi livelli, privilegiando l’approccio descrittivo, esplorativo e in parte comparativo per fasi formative e per regioni continentali salesiane, e lasciare ad ulteriori pubblicazioni successive quello interpretativo e prospettico.

Cosa può essere di maggior interesse per un lettore salesiano ordinario? Probabilmente la maggior parte dei commenti liberi ad alcune domande aperte (riportati interamente in questa pubblicazione), che offrono una profonda intuizione dell’anima dei giovani Salesiani di oggi.

Le domande della ricerca potrebbero inoltre essere molto utili per una crescita personale della propria vocazione quotidiana e alcuni fatti possono aiutare a portare avanti e a creare condizioni migliori per l’accompagnamento salesiano.

Il libro è disponibile sul sito della LAS o se ne può fare richiesta presso il Dicastero per la Formazione.

Ecco la video-presentazione del libro “Giovani Salesiani e accompagnamento”:

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Si segnala, inoltre, l’articolo di Veronica Petrocchi che su www.unisal.it, il sito dell’Università Pontificia Salesiana, così presenta il libro “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”:

Sinodo dei giovani e accompagnamento, una ricerca internazionale

di Veronica Petrocchi

Un’inchiesta internazionale per conoscere e rafforzare l’accompagnamento personale e spirituale tra i salesiani è l’obiettivo del volume a cura del prof. Marco Bay “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”.
La ricerca si inserisce all’interno della collaborazione tra il mondo salesiano, da sempre attento alle tematiche giovanili, e la Santa Sede per il Sinodo dei Vescovi che sarà ospitato presso l’UPS dal 20 al 23 settembre prossimo. (https://www.giovaniesceltedivita.org/).

L’inchiesta consta di 4.000 interviste, tra giovani salesiani in formazione iniziale e più di 500 guide o accompagnatori spirituali provenienti da una sessantina di paesi in tutto il mondo, situati in centinaia di case di formazione appartenenti a quasi tutte le circoscrizioni o ispettorie salesiane. Si evince, quindi, la portata mondiale della ricerca realizzata su suggerimento del Rettor Maggiore della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, don Ángel Fernández Artime che, insieme al suo Consiglio, hanno deciso di ascoltare l’esperienza di vita dei giovani salesiani in formazione iniziale, dei giovani che desiderano diventare salesiani, di chi ha concluso la formazione inziale e di coloro che li guidano spiritualmente.

Le interviste sono state svolte utilizzando questionari in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, polacco, grazie alla collaborazione dei Dicasteri per la Formazione e della Pastorale Giovanile della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, promotori dell’inchiesta sul campo che ha coinvolto esperti, delegati ispettoriali per la formazione, le équipe dei dicasteri e centinaia di volontari.

Un ringraziamento particolare per il lavoro svolto va a don Ivo Coelho (Consigliere Generale per la Formazione), Fabio Attard (Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, a Silvio Roggia (Dicastero per la Formazione) e agli altri membri dei Dicasteri, tra i quali Salvador Cleofas Murguía Villalobos, Francisco Santos Montero e Patrick Anthonyraj.

Un’altra grande novità riguarda la possibilità di acquisto del libro, disponibile sia in formato cartaceo sia in e-book, consultabile direttamente a questo link, clicca qui.