Valdocco Shop: nuovi orari

Di seguito la comunicazione dei nuovi orari di Valdocco Shop.
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NUOVI ORARI :
  • Lunedì_Venerdì
9.00 – 12.30 | 14.00 – 17.30
  •  Sabato
9.00 – 12.30 | 17.00 – 18.30
  • Domenica
8.45 – 12.30 | 17.00 – 18.30

 

Per non venire meno al servizio che regolarmente svolgiamo per le comunità e le case salesiane, se gli orari di apertura non sono compatibili con le vostre disponibilità, potete contattarci ai nostri recapiti e potremmo accordarci per lasciarvi il materiale di vostra necessità in portineria, o per eventuali spedizioni.
Il nostro numero di cellulare è 3240011066, la mail a cui scrivere è libreria@31gennaio.net
Vi ricordiamo che è sempre attivo il sito

Labs to Learn: quarto appuntamento Community Lab – Bra

Nella serata di ieri, giovedì 8 aprile si è tenuto il 4° appuntamento del Community Lab per la realtà territoriale di Bra. Di seguito un breve resoconto dell’incontro.

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Giovedì 8 aprile la casa salesiana di Bra ha partecipato all’ultima tappa del Community lab. Presenti gli animatori, l’equipe educativa, i cooperatori e i volontari assieme ai nostri amici di GO Impresa Sociale.

Tema della serata?

Cosa significa essere comunità

Nella prima parte il signor Giovanni Petrini ha tenuto una formazione specifica sulla trasformazione e “reazione” all’industrializzazione, la globalizzazione e digitalizzazione come risposta alla frammentazione dell’esistenza e della nostra persona e all’espansione dello spazio disponibile, sia “analogico” che “digitale” soffermandosi sulle differenze di comunità che i nostri giovani vivono tutti i giorni come ad esempio i social network.

Nella seconda parte della serata, il gruppo ha lavorato sull’analisi SWOT dell’incontro precedente, analizzando i punti di debolezza con l’obiettivo di ricavarne opportunità e cambiamento.

Una serata di riflessione e confronto ricca di spunti di riflessione, dove è scaturita la storia della casa sul vissuto personale di ognuno e proprio attraverso il ricordo la comunità ha trovato nuove ricchezze e spunti per un cammino più consapevole e condiviso.

Salesiani Bra: ritiro pasquale alla scuola media

Di seguito l’esperienza del ritiro pasquale online vissuto dai ragazzi della scuola media dei Salesiani di Bra il 30 marzo scorso.

Il tradizionale ritiro in preparazione alla Pasqua non si è svolto presso uno dei consueti centri di spiritualità della zona: Madonna dei Fiori, Villa Moffa… La pandemia non l’ha permesso. Gli allievi e gli insegnanti erano tutti a casa in didattica a distanza. Questa spiacevole situazione, che si protrae ormai da molto tempo, non ha impedito però di pensare e di realizzare un momento di riflessione e di preghiera on line, sfruttando la tecnologia utilizzata ordinariamente nell’insegnamento a distanza.

Martedì 30 marzo la giornata scolastica è iniziata con un momento di preghiera guidato dal Don Livio alla presenza virtuale di tutti gli allievi e gli insegnanti. Ha fatto seguito l’intervento del direttore che ha illustrato i momenti salienti del triduo pasquale. Ha utilizzato quindi due video creati da giovani salesiani: il primo realizzato al Colle don Bosco dai novizi sul tema della sofferenza e il secondo nel deserto di Giuda in Israele dove studia teologia il giovane salesiano piemontese che ha parlato del significato del deserto.

A questa presentazione ha fatto seguito un interessante gioco a quiz contenente domande relative alla tematica presentata e ai video trasmessi. Per questo momento gli allievi sono stati divisi in due sottogruppi guidati dai rispettivi insegnanti. Realizzava più punti chi rispondeva per primo e in modo preciso secondo il correttore automatico.

Nel terzo momento gli allievi sono stati suddivisi per classe e hanno espresso in modo libero e spontaneo il messaggio per loro più significativo. Il risultato è stato uno scambio arricchente e vario. I ragazzi hanno colto utili insegnamenti di vita.

Salesiani Lombriasco: laboratorio di agricoltura sinergica

Un laboratorio di agricoltura sinergica nell’ambito del corso di agronomia alle Scuole Salesiane di Lombriasco. Di seguito la descrizione dell’iniziativa a cura del Direttore dell’Opera don Marco Casanova.

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Le Scuole Salesiane di Lombriasco organizzano per il 16 aprile un momento formativo online sulla prelazione agraria. L’incontro è rivolto alle ultime classi dell’istituto tecnico agrario e ai professionisti del settore. Di seguito le informazioni per partecipare al webinar che si terrà in Meet, previa iscrizione.

Si è svolto in tre momenti diversi per la classe terza dell’Istituto tecnico agrario il laboratorio che nell’ambito del corso di agronomia ha portato alla realizzazione di un orto sinergico. Voluto dagli insegnanti Casanova e Remogna, guidato dalla dottoressa Annalisa Rolfo, il laboratorio ha previsto una lezione online e due in campo con la partecipazione di tutta la classe.

Occasione per un’attività in campo, momento anche di aggregazione per la classe in DAD il nostro orto ora è pronto per essere accudito. Scelto dai ragazzi per la forma il nome “CONT-ORTO“.

Occasione per avvicinarsi a questo tipo di agricoltura decisamente inusuale ed alternativa, ma con elementi interessanti. Speriamo di potervi presto accogliere a Lombriasco per vedere il nostro orto sinergico dotato di impianto di irrigazione a goccia, già in parte seminato con specie diverse e fra loro consociate, ma in attesa di svilupparsi ulteriormente.

Il Metodo di studio ad Alessandria: “un riscontro positivo”

Il Metodo di studio secondo l’esperienza della realtà territoriale di Alessandria coinvolta nel progetto Labs to Learn. Di seguito l’esperienza della professoressa Maria Aiello, coordinatrice di una classe I dell’IC Staneo di Alessandria. La professoressa ha partecipato con entusiasmo sia al progetto Labs to Learn, che all’evento sul Metodo di studio del 1 Marzo. Il riscontro da parte sua sull’evento è stato molto positivo, grazie anche alle relatrici, che sono state efficaci nel trattare e presentare gli argomenti.

Il Metodo di studio è uno strumento già utilizzato dall’istituto, tuttavia l’incontro del 1 Marzo ha permesso di ricavare degli stimoli nuovi per rendere il lavoro di insegnante più efficace.

Due sono gli aspetti su cui Maria Aiello vorrà rivolgere maggiore attenzione: il ruolo della famiglia come “facilitatore” nell’ambito del metodo di studio e l’attenzione all’acquisizione dell’autonomia da parte dei ragazzi nel loro metodo di studio (non solo trovare il proprio metodo, ma poi anche saperlo mettere pian piano in pratica da soli).

La professoressa Maria Aiello, infine, racconta anche di come le famiglie stesse siano entusiaste del progetto, alcune hanno anche partecipato all’evento, così come altri insegnati dell’Istituto.

Il Metodo di studio al Rebaudengo: “un ruolo fondamentale nell’apprendimento”

Il Metodo di studio secondo l’esperienza della realtà territoriale di Torino Rebaudengo coinvolta nel progetto Labs to Learn. Di seguito il video-intervista alla docente Grazia Tardio dell’Istituto Comprensivo Statale “LEONARDO DA VINCI” di Torino, la quale evidenzia quanto sia importante il percorso pensato anche per i docenti per conoscere i ragazzi nella loro interezza.

“Si apprende perché qualcuno ci guida ad apprezzare la bellezza e l’emozione gioca un ruolo fondamentale nell’apprendimento”.

 

Salesiani Novara: il ringraziamento della Comunità di Sant’Egidio

La Comunità di Sant’Egidio ringrazia gli studenti e le famiglie del San Lorenzo di Novara che con generosità hanno scelto di aiutare la mensa che la Comunità offre per i più bisognosi. Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera.

In questi giorni che precedono la Pasqua, abbiamo voluto portare i nostri auguri alla Comunità di Sant’Egidio e anche la prima parte di una raccolta di offerte che, da dicembre ad oggi, continuiamo a raccogliere grazie alle felpe dell’iniziativa #Natalesolidale. Questo momento ci rallegra doppiamente. Prima di tutto, perché ci ha fatto vivere ancor di più la grande famiglia del San Lorenzo, coinvolgendo ragazzi, studenti, exallievi, genitori, amici e benefattori. In secondo luogo, perché con questa iniziativa abbiamo potuto ESSERE vicini a chi sta operando concretamente il bene in questo periodo difficile, e poi anche perché siamo riusciti a FARE anche noi – tutti insieme – qualcosa per loro.

La raccolta va avanti… Grazie a voi!

Maria e Davide

La Comunità di Sant’Egidio ringrazia i tanti studenti e le loro famiglie che, con generosità e gioia, hanno scelto di aiutare la Mensa per i poveri seguendo così le parole dell’Apostolo Paolo:

“Tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”.
(2 Cor. 9,6-7)

Una Mensa per la città

A Novara, nell’inverno 2007-08, in una fabbrica abbandonata è morto di freddo e di fame un giovane immigrato, Larbi Mansour Chaht: un fatto che ci ha impressionato. Nella nostra città si può morire anche così, di povertà.

Lo scandalo della morte di quel giovane ci ha fatto decidere ad offrire un punto di riferimento più accessibile per chi ha bisogno. Nei mesi successivi, abbiamo coltivato il desiderio di rimettere i poveri al centro dell’attenzione della città, nel cuore della città ma anche nel cuore delle persone. Il sogno di rispondere anche a Novara ad una domanda crescente di tanti che non avevano neanche cibo sufficiente per vivere e un luogo dignitoso dove mangiare ed essere accolti con amicizia.

La mensa della Comunità di Sant’Egidio apre il 25 dicembre 2009 come un dono e un segno di speranza per la città. Abbiamo voluto aprirla proprio nel giorno di Natale, come un segno per la città, un nuovo spazio aperto a tutti i poveri nel suo cuore economico e sociale. Abbiamo voluto che la mensa fosse nel cuore anche fisico della città, che è uno spazio precluso ai mendicanti, a motivo dell’ordinanza per il decoro urbano, che vieta la mendicità “molesta” e “l’accattonaggio”.

La mensa si trova proprio sotto la Cupola, che è il simbolo della città, in una delle strade più belle con l’acciottolato ottocentesco, con i lampioni stile liberty e con tutte le targhe in ottone ai portoni dei palazzi, al piano terra di uno stabile seicentesco, in locali restaurati mantenendo nella sala mensa le due colonne centrali in granito e le antiche volte. Le tavole, oggi solo da uno o due posti, sono apparecchiate con tovagliette usa e getta con un centrotavola con olio, sale e spezie.

È una mensa, ma è sotto tutti gli aspetti un vero e proprio ristorante e così viene chiamata familiarmente dai poveri che si dicono l’un l’altro: questa sera andiamo a mangiare al ristorante! La mensa durante la pandemia è rimasta sempre aperta offrendo una cena dalle ore 17,30 alle 190,00 per facilitare anche chi viene da più lontano e deve usare gli autobus per muoversi. Apre quattro volte a settimana anche nei giorni festivi, quando la città si svuota per il weekend. La mensa offre il pasto seduti a tavola oppure una cena fredda da asporto per chi non vuole fermarsi. Ad oggi sono oltre 1.600 i poveri che hanno frequentato con regolarità la mensa, di 29 nazionalità diverse.

Nel 2010, nel primo anno di apertura, abbiamo distribuito quasi 7.000 pasti: nel 2018 siamo arrivati a superare i 20.000. Durante quest’anno di pandemia abbiamo triplicato la nostra attività aprendo due mense più piccole nei quartieri di Sant’Agabio e Sant’Andrea garantendo una distribuzione settimanale di quasi mille pasti. La mensa non è sostenuta da sovvenzioni pubbliche continue né da fondazioni private, ma dalla generosità dei cittadini novaresi che con il loro aiuto partecipano a questa opera.

Grazie alla mensa abbiamo incontrato povertà vecchie e nuove, vicine o che diventano tali pur arrivando da lontano. Ad una povertà più italiana, fatta di anziani novaresi o degli immigrati dal sud Italia, si è aggiunta quella più recente che parla le tante lingue del mondo dall’Ucraina al Ghana, dal Perù all’Albania, dal Marocco alla Cina.

Una povertà che, potremmo definire, della “porta accanto”. Le persone che vengono alla mensa a volte abitano vicino alla nostra casa, oppure sono degli ex colleghi di lavoro, l’operaio di una fabbrica chiusa dalla crisi che a 55 anni non trova più impiego, un giovane precario che ha perso il lavoro a causa del covid 19, la bidella che lavora a tempo determinato per una cooperativa e che d’estate rimane senza stipendio, il compagno di giochi dell’oratorio che avevi perso di vista o la badante che accudiva una nostra parente anziana. Una povertà che in una città non grande, come Novara, vive accanto a noi.

In questo tempo, in cui i poveri spaventano, una mensa aperta nel centro storico è la speranza di ritessere il filo dell’unità della città. E dal centro, come sempre avviene nella vita della Comunità di Sant’Egidio, le nostre visite in questa periferia estrema costituiscono la speranza per tanti poveri di non essere esclusi dalla vita della città e di essere riconosciuti e non considerati una folla anonima. L’amicizia personale con ciascuno è la chiave per sostenere la loro speranza.

Durante la pandemia, la mensa è rimasta un segno di speranza per tanti: per i poveri, ma anche per chi non lo è. Sono oltre cento le persone di ogni età che si alternano alla mensa in un servizio gratuito. La mensa, nonostante il rigido rispetto della regola del distanziamento, è diventata spazio d’incontro con i poveri per molti e questo è il motore del cambiamento della città: quando la gente comincia a cambiare idea e ad aiutare, la città cambia e i poveri cominciano ad essere considerati parte “di noi”, volti riconosciuti, sorrisi e parole scambiati non solo alla mensa, ma per la strada, quando ci si incontra anche per caso e questo cambia il clima umano della nostra Novara.

L’incontro umano con chi è povero aiuta a cambiare il cuore: nascono storie di amicizie altrove improbabili, si aprono possibilità inedite di aiuto e una nuova comprensione della vita della nostra città e del mondo. In questo cambiamento dei cuori è la ragione della nostra speranza.

Comunità di Sant’Egidio, Vicolo Ognissanti 2 – 28100 NOVARA – tel. 0321 33387 – info@csepiemonte.org IBAN: Comunità di Sant’Egidio – Piemonte Onlus: IT53 L 05034 10100 000000001306

Salesiani Lombriasco: webinar sulla prelazione agraria

Le Scuole Salesiane di Lombriasco organizzano per il 16 aprile un momento formativo online sulla prelazione agraria. L’incontro è rivolto alle ultime classi dell’istituto tecnico agrario e ai professionisti del settore. Di seguito le informazioni per partecipare al webinar che si terrà in Meet, previa iscrizione.

In questi due ultimi anni scolastici l’attività sempre vivace di convegni e momenti formativi in ambito agrario organizzati spesso grazie all’interessamento di exallievi si è di fatto drasticamente ridotto e del tutto azzerato in presenza. Il 16 aprile si torna online con un momento di formazione destinato alle ultime classi dell’istituto tecnico agrario, a professionisti del settore.

Don Marco Casanova

LA PRELAZIONE AGRARIA:
PROFILI OPERATIVI

venerdì 16 aprile 2021
h. 14.30-16.00

PROGRAMMA

venerdì 16 aprile 2021

  • 14.30 – 14.45 Introduzione al webinar (moderatore dott. E. LEVA – Agronomo);
  • 14.45 – 15.45 Prelazione agraria: analisi casi concreti. Avv. Riccardo MARTINOLI – Foro di Milano;
  • 15.45 – 16.00 Dibattito e conclusione.

Evento in modalità webinar su piattaforma Meet: meet.google.com/xvn-ssai-xav

La partecipazione al seminario è gratuita.

Occorre inviare una mail di iscrizione a: enrico.leva@fastwebnet.it

La partecipazione al convegno riconosce nr. 0,25 CFP SDAF 11 per la categoria dei Dott. Agronomi e Dott. Forestali/Rif. Regolamento CONAF 3/2013. Sono previsti crediti formativi per Avvocati, Periti Agrari ed Agrotecnici.

“È farina del mio taxi” – CFP Valdocco

Il 25 marzo 2021 di fronte al ristorante Del Cambio di Torino, è avvenuta la celebrazione del primo anno di attività dell’organizzazione Trasporto Sociale con l’iniziativa “È farina del mio taxi”. Per l’occasione, gli allievi del corso di grafica del CNOS-FAP di Valdocco si sono resi partecipi realizzando delle magliette con la scritta dello slogan “Farina del mio Taxi“. Questo progetto, vista la situazione di crisi che stiamo vivendo, permette di aiutare i più bisognosi. Di seguito riportiamo la notizia pubblicata il 26 marzo 2021, su “La Stampa“e su “CNOS-FAP di Valdocco“.

La collaborazione tra il ristorante dello chef Baronetto, i tassisti di “Trasporto sociale” e il convento di Sant’Antonio è iniziata un anno fa

Non una festa – «in questa situazione non c’è niente da festeggiare», diceva chef Baronetto – ma un reciproco ringraziamento, ricordando un anno duro per tanti. È in questo spirito che ieri, davanti al ristorante Del Cambio, si sono ritrovati ad un anno dall’inizio della collaborazione, lo stellato Matteo Baronetto, i tassisti volontari del “trasporto sociale” e i Frati minori francescani del Convento di Sant’Antonio da Padova, cioè chi produce ogni settimana nelle cucine del leggendario ristorante 60 chili di pane per i poveri, chi lo trasporta, e chi lo riceve e lo “mette in tavola” per aiutare chi vive in strada e famiglie in grave difficoltà. Un incontro di buone volontà iniziato in pieno lockdown la scorsa primavera.

«Tutto questo è il “ciclo della Provvidenza” e io, che sono il rappresentante finale di questo ciclo di solidarietà così importante per Torino, sono qui per ringraziarvi. Sono 400 i poveri che vengono ogni giorno a prendere il sacchetto da asporto alla nostra mensa. E 230 famiglie mensilmente ricevono un pacco spesa», ha detto fra Mauro Battaglino davanti alle auto bianche schierate e alla giovane squadra di panettieri e pasticceri del Cambio.

«Questa iniziativa – ha spiegato Baronetto – fa parte di “Cucine solidali”, un progetto che nasce con Andrea Chiuni di “Tre Galline” e altri colleghi. Tanti cuochi e tanti ristoranti, per essere d’aiuto e produrre pasti per chi è in povertà . Attraverso i taxi solidali abbiamo potuto raggiungere le persone che hanno bisogno. È una cosa che all’inizio non pareva realizzabile e invece si è consolidata e continuerà». Maicol Vitellozzi, chef patissier del Cambio e del caffè, La Farmacia, conferma: «Continueremo anche quando la pandemia sarà finita. Produciamo 30 chili di pane due volte la settimana con l’aiuto di tirocinanti e di giovani stagisti pienamente coinvolti nel progetto».

In piazza, con la scritta«Farina del mio taxi» sulla maglietta (realizzata dai ragazzi del corso di grafica del Cnos Fap di Valdocco), una rappresentanza dei tassisti volontari. «”Trasporto sociale” è nato lo scorso anno nei primi giorni del lockdown – racconta Ermanno Disabato -, quando panettieri e pasticceri volevano donare i loro prodotti ai medici e agli infermieri dei triage degli ospedali, ma non potevano circolare. Dopo, l’esperienza è continuata con il Ristorante Del Cambio. Il gruppo è partito con 26 colleghi, oggi siamo una settantina e aiutiamo anche altre realtà che si occupano di poveri, come la mensa di via Belfiore di don Adriano Gennari».

“Il trasporto sociale è farina del mio taxi”
In piazza, fra Mauro ha fatto il punto sui bisogni che vede dal suo osservatorio: «Il numero dei poveri aumenta e aumentano in modo davvero preoccupante le famiglie italiane. Anche gli immigrati sono numerosi: soprattutto lavoratori in nero nei locali che oggi sono chiusi o che non possono più fare i piccoli servizi che gli permettevano di vivere». Sottolinea, fra Mauro, che «oggi abbiamo un controllo molto preciso delle persone e delle famiglie che ricevono aiuti. La Caritas ha messo in rete i centri che distribuiscono aiuti, per cui se una persona riceve da una parte non può rimettersi in coda dall’altra». I frati hanno il centro d’ascolto, ogni persona nuova che si presenta viene registrata. «Le persone povere hanno molto bisogno di ascolto. Prendono il sacchetto, ma soprattutto hanno bisogno di parlare della propria condizione. Essere ascoltati sta diventando quasi più importante del cibo».
Al convento di Sant’Antonio prima dello scoppio della pandemia erano cento le persone che potevano consumare i pasti ai tavoli e 60-70 quelle che prendevano il sacchetto. «Ora sono più che raddoppiate. Le famiglie del pacco mensile erano un centinaio ora sono 230, il 70% italiane e con la documentazione che attesta che hanno perso il lavoro». I frati all’inizio della pandemia sono andati nelle case a consegnare gli aiuti, per conoscere e capire le situazioni. «Ad ogni zona rossa le richieste aumentano. La necessità è tanta ma la solidarietà anche – dice il religioso -. Ciò che ha fatto Andrea Chiuni con i pasti di “Cucine solidali” distribuiti dalla Comunità di Sant’Egidio è importante, lo è il pane di Baronetto, sono importanti i nostri altri benefattori, il Comune. Soddisfiamo i bisogni. La provvidenza non manca». —

È farina del mio taxi

Gli allievi del corso Prelavorativo di Valdocco si sono resi protagonisti di una bella iniziativa, coinvolti dall’associazione Art In Taxi di Torino. Hanno infatti collaborato alla realizzazione della stampa delle magliette celebrative del progetto È farina del mio taxi, un’attività di trasporto sociale nato proprio un anno fa, il 26 marzo, durante il periodo del lockdown. Il progetto – che coinvolge settanta tassisti torinesi – permette di consegnare pane, dolci e cibo ai più bisognosi. I nostri ragazzi hanno lavorato insieme ai docenti Emanuele Mensa ed Emanuela De Troia alla realizzazione delle t-shirt e due di loro hanno partecipato – rappresentando tutta la classe – alla celebrazione del primo anno di attività che si è svolta giovedì 25 marzo in piazza Carignano di fronte al ristorante Del Cambio insieme allo chef stellato Matteo Baronetto ed alla sua brigata di pasticceri, con fra’ Mauro Battaglino dei Frati Minori Francescani del Convento di Sant’Antonio da Padova.

Casale Monferrato: la Dad in dodici sotto lo stesso tetto, il lockdown dei ragazzi in comunità – La Stampa

La Stampa” a cura di Giulia Di Leo.

Harambée a Casale da 25 anni ospita minorenni con famiglie fragili: i problemi della scuola a distanza qui sono moltiplicati. Connessione da potenziare, pc da acquistare, regole da rispettare: “Ma loro hanno dimostrato una grande resilienza”

«La dad ci ha sconvolto. Abbiamo dovuto cambiare la linea internet, comprare dei supporti perché avevamo solo due computer. Abbiamo iniziato a stampare ininterrottamente i compiti dei ragazzi. Anche far capire le regole è stato più difficile: incontrare le famiglie, nei casi in cui è previsto, e gli amici, ha preteso una gestione più controllata».

L’assenza della scuola ha ribaltato gli equilibri di tutte le famiglie, Ma ancora più complicata è la realtà di quelle in cui i componenti non si scelgono. Come la comunità Harambée di Casale. Qui ogni anno arrivano minori con storie difficili, famiglie fragili.
«È complicato anche parlare con il compagno di stanza. Basta una parola fuori posto, un commento sulla tua famiglia o sul tup vissuto che scatta la rabbia. Quando vivi certe cose non è facile parlarne. Io ci sto provando, ma non riesco ancora a dire tutto».

Giorgia ha 13 anni e vive da sempre in comunità. Prima era a Caresana, nel Vercellese, col fratello più piccolo, poi è arrivata in Harambée, dove c’era già il fratello maggiore, Fabio. Quest’anno ha l’esame di terza media. Come lei anche Jacopo. Si conoscono dai tempi di Caresana. Là però litigavano sempre. «Io ero la ribelle – dice Giorgia –, poi qui ho capito che a discutere con tutti finivo solo per piangere da sola in camera».

Gli alti e bassi sono all’ordine del giorno. A convivere negli spazi comuni e in stanze doppie sono in 12 di età diverse, il più piccolo ha 10 anni, il più grande è maggiorenne e vive nell’alloggio accanto, in autonomia con altri 5 coetanei. «Così impariamo a vivere da soli», spiega Tony, all’anagrafe Platon Merko. Ha 19 anni ed è arrivato dall’Albania. Voleva cambiare la sua vita e ora vorrebbe farlo anche per i genitori che sono rimasti là. «Ci sentiamo tutti i giorni. Sapevo che in Italia si viveva meglio e sono partito con i risparmi che avevo. Quando sono arrivato pensavano che fossi sordomuto, perché non sapevo una parola di italiano. Ho imparato in fretta. Sto per prendere la terza media linguistica e lavoro. Ora spero che i miei genitori mi raggiungano».

Bambini e ragazzi, italiani che stranieri, arrivano in comunità per motivi vari. «Sono soprattutto storie di incapacità genitoriali – spiega l’educatore Franco Girardino –. Nel gruppo attuale abbiamo molte famiglie collaboranti e questo ci ha sicuramente aiutato ad affrontare il primo lockdown che non è stato disastroso come immaginavamo». «Se ci avessero detto di dover convivere per un anno intero, avremmo deciso di chiudere prima. E invece i ragazzi hanno dimostrato una grande resilienza», commenta Barbara Zaglio, una dei 5 educatori salesiani che il 24 marzo del 1996 hanno aperto le porte della comunità. Venticinque anni fa: da allora da Harambée sono passati 149 ragazzi.

Le difficoltà si sono fatte sentire soprattutto da ottobre, tra Regioni colorate, dad e regole in continuo cambiamento. E ora arriva un’altra festività in cui i ragazzi non potranno ricongiungersi alle loro famiglie. «A ogni ingresso dobbiamo fare un tampone – spiega Franco Girardino –. Da novembre tutti i ragazzi vengono controllati una volta al mese. Anche se il primo lockdown è stato sereno, perché si respirava un clima famigliare, siamo sempre stati a rischio. Noi educatori viaggiavamo di continuo e avevamo contatti con l’esterno».

Risolto il problema di linee internet e supporti, con pc e tablet acquistati dai salesiani e dagli assistenti sociali, i ragazzi hanno continuato a fare scuola. La tecnologia alla fine è servita anche per parlare con le famiglie e gli amici. Non è stato facile, ma i ragazzi di Harambée alle difficoltà sono abituati. Anzi, la vita di comunità aiuta: apparecchiare tavola, fare i compiti e guardare il Tg può diventare persino divertente. A vederli sembra tutto naturale. Anche se loro forse più di altri avrebbero bisogno della socialità negata dal distanziamento. Ma insieme il tempo passa meglio. Si studia, si parla, si gioca. Jacopo ha appena finito una partita a carte con i ragazzi: «Mi piace stare in compagnia. Qui c’è sempre qualcosa da fare, non ci si annoia mai».