I presidenti dei gruppi educativi dei Licei Don Bosco hanno ricevuto il mandato ufficiale – Borgomanero

Nel pomeriggio del  20 aprile, si è svolta la cerimonia del mandato ufficiale di presidenza dei gruppi educativi del Liceo Don Bosco di Borgomanero. Gli studenti che ne hanno preso parte sono responsabili nella guida dei loro compagni durante i diversi progetti e attività. Di seguito si riporta il Comunicato Stampa pubblicato su “Don Bosco Borgomanero“.

Si tratta di studenti liceali che si sono messi a servizio della comunità.

A scuola ci si istruisce ma anche, e soprattutto, si impara a diventare cittadini adulti e attivi.
Per questo al Don Bosco si coniugano da sempre le attività didattiche tradizionali con proposte di formazione extracurriculare, che stimolano i ragazzi a mettere in gioco le loro competenze civiche, relazionali, umane. Nel pomeriggio di martedì 20 aprile si è svolto il mandato ai presidenti dei gruppi educativi dei Licei del Don Bosco di Borgomanero, attraverso una semplice cerimonia in cui ciascun ragazzo ha accettato la responsabilità di guidare i propri compagni nella realizzazione di progetti e di attività per la scuola e non solo.Durante la cerimonia è stato consegnato loro un tubetto di tempera di colori diversi per simboleggiare l’unicità di ciascuno di loro. i ragazzi, sporcandosi le mani, hanno colorato una tela bianca sulla quale vi era un disegno tracciato, simbolo anche della storia dei cammini degli anni precedenti.
Il disegno che ha preso forma, pieno di colori, simbolo della vitalità che i gruppi pastorali stanno portando nella scuola anche in questo periodo storico così difficile per i giovani bisognosi di stare assieme, di relazionarsi e di costruire un progetto loro, rappresenta una casa: “è la nostra scuola – ha spiegato don Giuliano Palizzi, il direttore – che vuole essere casa per voi e per tutti i ragazzi che la frequentano; grazie a voi potrà riempirsi di familiarità,
di condivisione e di vitalità”.

I gruppi educative e pastorali sono tipici del Don Bosco: non sono solo gruppi di aggregazione ma anche di formazione per i ragazzi, che accompagnati e sostenuti da alcuni docenti ideano progetti, iniziative e sono occasione per diventare, come auspicava Don Bosco, buoni cristiani e onesti cittadini. I gruppi che rendono viva la scuola sono in questo momento, sette: Animazione, che crea serate e pomeriggi di gioco anche a distanza per i ragazzi delle Medie e dei Licei; Missione, che getta uno sguardo verso l’altro e contatta realtà del territorio organizzando raccolte e sensibilizzando i compagni di scuola; Cultura, un gruppo ampio che tocca diversi ambiti (dal teatro al cinema, dalla lettura di libri in inglesi a quelli in italiano); Sport che organizza tornei in presenza o online; Officine Sonore, che si sta progettando una radio della scuola al fine di sentirsi anche in questo momento così particolare “scuola e comunità”; Coro, un gruppo storico ormai della scuola che anima ogni celebrazione; infine Comunicazione che si occupa del giornalino scolastico, di cittadinanza attiva e social.
In questo periodo di distanziamento e “bolle classi”, un’occasione di tenere accesa la vitalità dei ragazzi, nei quali sono sempre presenti creatività ed energie capaci, se ben orientate, di dare speranza per un futuro migliore.

Foto della cerimonia del mandato.

“Tutto per gioco, nulla per gioco”: il terzo appuntamento con lo scrittore Fabio Geda

Mercoledì 28 aprile 2021, dalle ore ore 17.00 alle ore 18.00, si terrà il terzo incontro di “Tutto per gioco, nulla per gioco”: l’attività formativa per educatori, insegnanti e associazioni culturali del Museo Casa Don Bosco in collaborazione con Museo Etnografico Missioni Don Bosco e promossa dal progetto “Crescere in città” della Città di Torino.
Il terzo ed ultimo incontro online, in diretta streaming sulla Pagina Facebook @museocasadonbosco, avrà come ospite d’eccezione lo scrittore Fabio Geda, autore di numerosi libri, tra i quali “Il demonio ha paura della gente allegra. Di don Bosco, di me e dell’educare”. Lo scrittore torinese si occupa anche di disagio minorile e animazione culturale. Collabora altresì con Linus e con La Stampa sui temi del crescere e dell’educazione.
Nell’incontro si parlerà di gamification, edutainment, esperienze ludiche nei musei. Un importante focus approfondirà il gioco nel sistema preventivo di don Bosco.
Il quarto incontro di “Tutto per gioco, nulla per gioco”, si svolgerà in presenza all’interno del Museo Casa Don Bosco attraverso attività didattico/laboratoriali.

Nasce il nuovo sito “Madonna dei Laghi” dei Salesiani di Avigliana

È online il nuovo sito della Casa Salesiana di Avigliana “Madonna dei Laghi” (TO).

 – madonnadeilaghi.it

Nato dalla collaborazione con l’Ufficio di Comunicazione Sociale dell’Ispettoria, la piattaforma web è una finestra aperta nell’universo digitale che dà la possibilità di conoscere la realtà della Madonna dei Laghi e di promuovere le bellezze del territorio di Avigliana e della Valle di Susa.

Sentivamo che ci mancava ancora qualcosa per fare conoscere meglio e in modo più ampio il nostro Centro. Ora siamo contenti di aver potuto realizzare questo desiderio.

(Don Franco Lotto – Direttore Madonna dei Laghi)

Nella cornice di bellezza del lago e dei monti, la casa salesiana di Avigliana “Madonna dei Laghi” offre la possibilità di sosta, riflessione, interiorità, armonia e pace.

La comunità offre la possibilità di Ritiri e Esercizi Spirituali per gruppi di adulti e di giovani, con disponibilità per la loro conduzione. Con la presenza di importanti spazi interni ed esterni, la struttura offre un ambiente familiare, sobrio e funzionale.

Il Metodo di studio a Casale Monferrato: “Oltrescuola”

A seguito della presentazione dell’iniziativa “Metodo di studio”, parte del progetto Labs to Learn, ci confrontiamo con Simona Dametto, volontaria presso l’opera salesiana Don Bosco di Casale Monferrato nel progetto “Oltrescuola”, che offre assistenza nello studio pomeridiano ai ragazzi in difficoltà. Di seguito si riporta l’intervista.

Durante la presentazione del progetto sono stati illustrati numerosi aspetti che interessano il percorso che dovrà intraprendere il “metodo di studio”. Quale ti è sembrato più interessante in base alla tua esperienza maturata a fianco dei ragazzi nel tuo centro?

La presentazione ha offerto innanzitutto una buona sintesi ed una spiegazione ordinata per comprendere al meglio le dinamiche del progetto che si mostra ambizioso, ma ben strutturato. In particolare però ho trovato molto interessante la spiegazione di come le emozioni siano legate al metodo di studio dei ragazzi, così tanto da risultare un aspetto imprescindibile per la sua buona riuscita, assieme anche alla cura del contesto e dell’ambiente in cui avviene il loro apprendimento.

Un’altra immagine interessante che è stata usata è quella dello “scaffolding”, come un’impalcatura su cui poter far crescere la vita dei giovani. Ritengo che funzioni non solo nella scuola, ma anche nella loro vita quotidiana, per poterli aiutare a crescere come persone; questo infatti dovrebbe essere il nostro obiettivo per eccellenza e questo progetto può aiutarci a raggiungerlo. 

È sicuramente un progetto ambizioso, visto che si pone un tale obiettivo, ma il fatto che sia previsto un lavoro di rete, con un movimento condiviso in cui diversi attori sono chiamati a spendersi, costituisce per me una garanzia e una buona strada da seguire.

Quasi quotidianamente offri assistenza ai ragazzi che frequentano il doposcuola dell’oratorio. Quali sono le maggiori difficoltà che riscontri nei ragazzi aiutati nello studio?

La difficoltà più diffusa è proprio quella di non aver ancora costruito un proprio metodo per studiare o anche solo di essere in grado di organizzarsi il lavoro. 

Sicuramente è da sottolineare come in questo tempo storico, pieno di complessità, la scuola non rivesta più un ruolo principale nella visione di vita delle famiglie, ancor di più ora che a scuola i ragazzi non ci stanno andando fisicamente. La scuola rimane una delle molte dimensioni del quotidiano e forse neanche la più coinvolgente, secondo il punto di vista loro e di molte famiglie.

Un’altra considerazione da fare è che la maggior parte dei ragazzi che frequentano il doposcuola appartengono a famiglie straniere e loro stessi costituiscono l’unico vero ponte con la società in cui sono chiamati a vivere. Si trovano a dover mediare per i propri genitori soprattutto linguisticamente, gli viene quindi richiesto di assumere un ruolo impegnativo in cui a volte finiscono per essere i controllori di se stessi. In alcune di queste famiglie l’idea di essere stranieri porta a sentirsi in dovere di dimostrare di valere quanto e di più degli altri, mentre altre famiglie non riconoscono assolutamente lo studio come strumento per raggiungere l’emancipazione e la giusta autonomia.

Pensando alle attività svolte nel tuo centro, quale bisogno dei ragazzi potrebbe andare a coprire questo progetto? Quali ricadute auspichi possa avere sui ragazzi?

Molte volte i ragazzi non hanno proprio gli ambienti e le condizioni adeguati per potersi dedicare in maniera proficua allo studio. In questo i progetti come il nostro doposcuola educativo possono offrire un supporto valido e un luogo adeguato, sicuro e ricco di opportunità anche per creare socializzazione, un aspetto, questo, che risulta essere sempre più fondamentale in questi tempi di distanziamento e privazioni relazionali.

C’è da auspicare però che migliori prima di tutto nei ragazzi il rapporto con il proprio studio personale, per diventare protagonisti anche nella scuola e non soltanto subirne le conseguenze. Infine una maggiore diffusione dell’attenzione allo studio da parte dei professionisti e degli adulti che entrano in contatto con il progetto, assieme ad una formazione diffusa, dal teorico al pratico, possono avere ricadute positive sui ragazzi anche nel futuro, a prescindere dal dove e dal quando si affrontino questo tipo di attività.

(Nella foto, i ragazzi di Oltrescuola inaugurano la settimana dedicata alla storia dell’immigrazione dall’Albania)

I 700 anni di Dante a Valsalice su la Voce e il Tempo

Quest’anno Dante compie 700 anni e La Voce e il Tempo, nel numero di questa settimana, ha dato voce alle idee che Il Salice ha elaborato durante lo scorso Dantedì. Inoltre, grazie all’iniziativa del prof. Accossato, è nato un nuovo profilo Instagram, @lanostraeffige, che riporta delle pillole giornaliere su Dante. Di seguito l’articolo pubblicato su “Accade a Valsalice“, ripreso da “La Voce e il Tempo“.

Nell’anno dell’anniversario della morte di Dante anche Valsalice, per quanto per ora a distanza, ha programmato una serie di eventi per ricordare l’autore della Divina Commedia.

Il settimanale La Voce e il Tempo con cui Il Salice collabora nell’ambito del progetto di PCTO nel numero di questa settimana ha dato voce alle nostre idee partite simbolicamente il 25 marzo, il cosiddetto Dantedì, e che continueranno negli ultimi mesi dell’anno scolastico. Ovviamente per proseguire in autunno alla ripresa della scuola con altre idee ed happening che coinvolgeranno docenti, allievi, ex allievi e genitori.

In particolare La Voce e il Tempo ha parlato dell’iniziativa del prof. Accossato che ha creato un profilo Instagram (@lanostraeffige) per commentare ogni giorno per 3 minuti una parola, un tema o una terzina dantesca. Una sorta di Dante in pillole per tutti.

Citate anche Valsonair che ha mandato in onda interventi dei prof. di Italiano (il podcast si trova ancora sul sito) e le prossime iniziative (un Ipertesto dantesco presto on line a cura della 1 classico A e 3 scientifico Scienze Applicate e una maratona dantesca con la lettura di tutti i canti della Divina a cura di allievi, ex allievi e docenti).

La vittoria della III Classico alle Romanae Disputationes – Borgomanero

I ragazzi del III Classico di Borgomanero, hanno partecipato al concorso filosofico, ideato da ApiS, dal titolo Romanae Disputationes. Il progetto della classe, dal titolo “A un passo dall’altro”, ha trattato due temi fondamentali: l’indifferenza e la distanza. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su “Don Bosco Borgomanero“.

Cari lettori, tra le diverse proposte di quest’edizione vi presentiamo anche una breve intervista ai ragazzi della mitica III Classico, che anche quest’anno hanno aderito al concorso delle Romanae Disputationes indetto da ApiS.

Ciao ragazzi! Sapreste dirci, in breve, che cosa sono le Romanae Disputationes?

Le Romanae Disputationes sono un concorso filosofico ideato da ApiS (Amore per il Sapere) un’associazione culturale di docenti e professionisti. Ogni edizione propone un tema diverso e i team divisi nelle categorie Junior (3° e 4° liceo) e Senior (5° liceo) concorrono producendo elaborati scritti o multimediali.
Il concorso si conclude con un seminario finale di due giorni durante il quale intervengono personalità della filosofia – quest’anno Massimo Cacciari – e non – architetti, scienziati, linguisti -; inoltre alcuni team estratti a sorte hanno la possibilità di sfidarsi nel torneo di dibattito Age Contra.

Qual era il topico di quest’anno?

Il topico di quest’anno era “Affetti e legami: forme della comunità”, tema a tutti molto caro considerata la situazione.

Parlateci del vostro paper.

Anzitutto il titolo: “A un passo dall’altro”. Abbiamo preso in considerazione due concetti fondamentali: l’indifferenza e la distanza.
Ci siamo resi conto che uno dei problemi fondamentali della nostra società è proprio l’indifferenza, che può essere risolta, paradossalmente, coltivando la giusta distanza nei nostri rapporti. Autori come Freud, Scheler, Mounier, Stein e La Boétie ci hanno aiutato nel nostro percorso, infine abbiamo scoperto che avevano ragione i porcospini di Schopenhauer: in una relazione stare troppo vicini può far male!

Quanto tempo avete impiegato per la stesura del paper?

Il lavoro di ricerca è durato da novembre a dicembre, quindi circa un mese. I mesi di gennaio e febbraio, invece, sono stati dedicati alla stesura vera e propria del paper, che aveva come termine di scadenza il 13 febbraio.

Ma sappiamo che avete partecipato anche al dibattito, vero?

Esatto! C’eravamo iscritti anche l’anno scorso, sempre con la speranza di essere estratti, ma solo quest’anno abbiamo avuto la fortuna di partecipare, gareggiando, in onore del nostro paper, con il nome di battaglia I Porcospini.

Quanto è durata la vostra preparazione al dibattito?

Sicuramente meno di quella del paper! (gli intervistati ridono)  Per la semifinale ci siamo preparati per circa una settimana, esercitandoci insieme ai nostri fantastici compagni di Seconda Classico. Per la finale, invece, che è stata per noi una sorpresa, abbiamo impiegato molto meno tempo: diciamo che abbiamo dormito poco!

Come si è svolto il dibattito?

Tutto è stato gestito sulla piattaforma Zoom da Adelino Cattani, docente all’università di Padova, che avevamo già avuto modo di conoscere nella scorsa edizione. Dopo aver pronunciato il giuramento del disputator cortese, entrambe le squadre hanno cercato di sostenere la propria posizione durante un dibattito articolato in più fasi, che è durato circa un’ora e mezza.

Se vi abbiamo incuriosito, potete trovare il video della finale sul canale YouTube delle Romanae Disputationes.

Infine, un ringraziamento speciale va, oltre che al prof Zatti, che ci ha accompagnato in questa avventura, e a tutti i ragazzi di II classico, anche a Costanza, che ha avuto l’idea di intervistarci (realizzando il nostro sogno di comparire sul giornalino!!!)

Studente Salesiano premiato per un tema sul Cottolengo – Bra

L’allievo della 3 media , Francesco Molinaro, è il vincitore del 46° Premio sulla Bontà. Lo studente, attraverso un tema, si è espresso sulla sua visione della Piccola Casa della Divina Provvidenza e sul Cottolengo. Inoltre, ha spiegato aspetti fondamentali come la bontà, la solidarietà e l’importanza di fare del bene verso il prossimo. Di seguito, le sue parole riportate dall’articolo pubblicato su “Salesiani di Bra“.

Titolo: Un luogo o un monumento può essere testimone di storie o eventi di bontà e solidarietà, che hanno lasciato tracce nelle nostre Città e Paesi. Racconta ciò che puoi scoprire nei luoghi in cui vivi.

Oggi nelle nostre città e nei nostri paesi troviamo diversi luoghi che rappresentano storie di bontà e di solidarietà e che ci ricordano ogni giorno l’importanza di fare del bene agli altri. Basta pensare alle case di riposo, ai centri di accoglienza, alle chiese, alle scuole e, soprattutto in questo periodo, agli ospedali in cui gli operatori si impegnano in prima linea a salvare le persone malate a causa dell’epidemia che ci sta devastando.

Senza questi luoghi di solidarietà gli ultimi e le persone in difficoltà, come anziani, poveri, ammalati, disabili, giovani e bambini soli, sarebbero dimenticati e abbandonati.

Io abito a Bra, in provincia di Cuneo, una piccola città in cui si trovano vari luoghi testimoni di storie ed eventi di bontà e solidarietà. Tra questi mi colpisce in modo particolare la Piccola Casa della Divina Provvidenza.

Quest’ultima è una casa di riposo che si occupa di accogliere gli anziani e i malati e viene ricordata perché è ispirata al grande santo patrono della mia città San Giuseppe Benedetto Cottolengo, un uomo che ha lasciato tracce di bontà in tante città.

Vicino al Comune si possono anche ammirare la Casa Natale del santo e una grande statua che lo rappresenta ed onora.

San Giuseppe Benedetto Cottolengo nacque a Bra nel 1786. Nella sua giovinezza scelse la via del sacerdozio e venne ordinato sacerdote e viceparroco di Alba. Quando ebbe 41 anni accadde un episodio che gli cambiò la vita. Incontrò una donna incinta in fin di vita che non fu accolta nell’ospedale e la vide morire. Così  Cottolengo, per evitare altri fatti simili, diede inizio a una piccola infermeria. In seguito aprì a Torino il “Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini” nel quale si accoglievano gli ammalati che non trovavano posto negli ospedali cittadini, ma dovette chiudere dopo soli tre anni a causa del colera. Allora si trasferì in Borgo Dora e fondò la Piccola Casa della Divina Provvidenza.

In tale istituzione Giuseppe Benedetto accolse i malati esclusi dagli altri ospedali e diverse persone povere e bisognose e offrì loro casa, cura sanitaria, assistenza, educazione, istruzione. Egli morì il 30 aprile 1842, venne beatificato e divenne santo e si ricorda ogni anno il 30 aprile, specialmente nella mia città.

Il santo ha sempre dedicato la sua vita ai poveri, infatti cita durante la sua vita questa frase: “I poveri sono Gesù e come tali bisogna servirli”. La Casa della Divina Provvidenza si ispira a lui cercando di portare avanti il suo progetto, prendendosi cura della persona povera, malata, abbandonata, particolarmente bisognosa, senza distinzione alcuna e basandosi sull’uguaglianza perché in essa riconosce il volto di Cristo. Gli ospiti residenti nella Piccola Casa, sono i figli prediletti di Cottolengo. La persona che entra alla Piccola Casa viene accolta con il massimo rispetto come se fosse a casa sua. Questo luogo è fondato sull’amore, sull’amicizia e sulla speranza di vita eterna e ha come sostegno ogni giorno la preghiera e la fede.

La Casa comprende suore, fratelli, sacerdoti che si impegnano ogni giorno a fare del bene con umiltà. Le attività della Piccola Casa della Divina Provvidenza fin dalle origini hanno beneficiato inoltre di numerosi volontari che gratuitamente donano parte del loro tempo nell’assistenza degli ultimi, secondo le capacità personali e le necessità quotidiane.

La Casa della Divina Provvidenza non si trova solo a Bra; è presente principalmente in Piemonte perché è la regione dove è nato il santo, ma si può trovare anche in altre regioni o Stati.

Io ho avuto un’esperienza legata al santo. Quando avevo otto anni ho partecipato a una recita sulla sua vita insieme ad altri ragazzi e ho interpretato il ruolo di un suo cugino.

Mi ricordo che prima dello spettacolo ho visitato la casa dove è nato Cottolengo e mi sono emozionato perché ho respirato un’aria di bontà e di accoglienza e ho provato un grande onore all’idea di essere per un attimo un parente ed amico di questo grande santo. Ho immaginato di parlare e giocare veramente con lui e di ascoltare le sue parole.

Penso che la Casa della Divina Provvidenza sia un luogo davvero speciale in cui le persone si occupano di fare del bene vero senza pretendere nulla in cambio. Credo che gli anziani e i poveri sono persone che non vanno trascurate, ma anzi vanno aiutate e amate perché attraverso di essi si riconosce la figura di Gesù, una figura semplice e umile.

Sono davvero fortunato ad avere un concittadino santo da cui prendere esempio nella vita di tutti i miei giorni e al quale rivolgere la mia preghiera. Quando penso a lui provo una sensazione di grande pace, di armonia e di forza.

Ognuno di noi deve ascoltare il messaggio che il santo vuole trasmetterci ovvero l’amore verso gli ultimi.  Anche noi ragazzi possiamo metterlo in pratica partendo dalle piccole e buone azioni quotidiane nella nostra vita e accogliendo e aiutando chi è in difficoltà.

Francesco Molinaro 3 media A

Santo Rosario Maria speranza nell’educazione – Sabato 24 aprile 2021

Ad un mese dalla festa dell’Ausiliatrice e avvicinandoci al mese mariano, la Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino – Valdocco propone la preghiera del Santo Rosario sabato 24 aprile 2021 alle ore 17.00, per affidare le gioie e le difficoltà di questo tempo a Colei che “ha ottenuto ed otterrà grazie particolari, anche straordinarie e miracolose per coloro che concorrono, a dare cristiana educazione alla pericolante gioventù con le opere, con il consiglio e col buon esempio o semplicemente con la preghiera” (Massime di Don Bosco).

Sarà possibile seguire il momento di preghiera anche sul canale social della Basilica @ilcortilediValdocco

Fabio Geda ed Enaiatollah Akbari incontrano i ragazzi delle superiori – Don Bosco Agnelli

Il 17 aprile, i ragazzi dell’Istituto Agnelli incontreranno Fabio Geda ed  Enaiatollah Akbari per parlare del libro “Storia di un figlio. Andata e ritorno”. L’evento sarà trasmesso in diretta sul canale YouTube di don Bosco Agnelli. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su “Don Bosco Agnelli” insieme al contributo video realizzato per il programma televisivo “un caffè con…Fabio Geda”.

Sabato 17 aprile, dalle ore 10 alle ore 11.30Fabio Geda ed Enaiatollah Akbari incontreranno i ragazzi delle superiori dell’Istituto Agnelli per discutere del loro ultimo libro “Storia di un figlio. Andata e ritorno”, edito da Baldini+Castoldi. L’evento sarà trasmesso in diretta YouTube, per permettere non solo agli studenti ma anche alle famiglie e agli interessati di poter seguire il dibattito. L’incontro, organizzato dal Dipartimento di Lettere, costituisce la seconda parte di un percorso annuale di cittadinanza sulla migrazione, iniziato in autunno con la preziosa testimonianza di impegno civile, umanità e coraggio del dottore ed europarlamentare Pietro Bartolo.

Nel 2010 usciva in Italia “Nel mare ci sono i coccodrilli”, racconto a quattro mani della vera odissea di Akbari, dalla fuga dall’Afghanistan fino all’arrivo nella nostra penisola. Il libro divenne subito un bestseller in Italia e fu tradotto in 32 paesi, ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. In occasione del decimo anniversario del loro primo lavoro insieme, i due autori hanno deciso di aggiungere un secondo capitolo della storia di Enaiatollah: il ricongiungimento con la sorella e il fratello, il nuovo ruolo di zio, l’incontro con Fazila, con la quale nascerà una tenera storia d’amore e convolerà a nozze, la vita in Italia. Non solo luci, però: tra le tante ombre, un lutto inaspettato e la difficile situazione degli hazara, l’etnia a cui appartiene Akbari vittima di un vero e proprio genocidio negli ultimi anni.

“Tutto per gioco, nulla per gioco”: il secondo incontro

Venerdì 9 aprile 2021 si è tenuto nel pomeriggio il secondo appuntamento di “Tutto per gioco, nulla per gioco”: l’attività formativa per educatori, insegnanti e associazioni culturali del Museo Casa Don Bosco in collaborazione con Museo Etnografico Missioni Don Bosco e promossa dal progetto “Crescere in città” della Città di Torino.
Ospite d’eccezione è stata Isabella Pedicini, storica dell’arte, saggista, scrittrice. L’evento è stato condotto Stefania De Vita, direttrice museo Casa Don Bosco e Elisabetta Gatto, curatrice Museo Etnografico Missioni Don Bosco sul tema “Regole del gioco: scopriamo il mondo attraverso i giocattoli”.
Di seguito il video del secondo incontro: