12.06 Beati Francesco Kesy e 5 compagni
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Beatificati il 13-6-1999
Il 1° settembre 1939 Hitler invase la Polonia, dando inizio alla seconda guerra mondiale. La casa salesiana di Poznan in via Wroniecka venne occupata e trasformata in un magazzino dai soldati tedeschi. I giovani continuavano a riunirsi nei giardini fuori città e nei boschi vicini. Sorsero numerose associazioni segrete. Nel settembre 1940 Francesco Kesy e quattro compagni oratoriani furono arrestati con l’accusa di appartenere a un’organizzazione illegale. Furono portati nella temibile Fortezza VII presso la stessa Poznan, dove furono torturati e interrogati. In seguito furono trasferiti in diverse altre carceri, dove non sempre ebbero la fortuna di stare insieme. Ricondotti a Poznan vennero processati e accusati di alto tradimento e condannati a morte. Furono martirizzati a Dresda il 24 agosto 1942. Vissero la prigionia con spirito di fede e spiritualità salesiana. Pregavano continuamente: rosario, novene a don Bosco e a Maria Ausiliatrice, preghiera del mattino e della sera. Cercavano di stare in contatto con le proprie famiglie attraverso messaggi che spesso riuscivano a inviare segretamente. Facevano loro coraggio, chiedevano e assicuravano preghiere. Quando potevano animavano gioiosamente le feste liturgiche passate in cella. La loro fede non vacillò mai. Furono testimoni credibili fino alla fine. Il decreto di martirio è stato pubblicato il 26 marzo 1999; beatificati il 12 giugno 1999 da Giovanni paolo II
Francesco Kesy nacque a Berlino il 13 novembre 1920. La famiglia si trasferì a Poznan per il lavoro del padre. Francesco era aspirante al seminario minore dei Salesiani a Lad. Durante l’occupazione, non potendo continuare gli studi, si impiegò in uno stabilimento industriale. Il tempo libero lo passava all’oratorio, dove, in strettissima amicizia di ideali con gli altri quattro, animava le associazioni e le attività giovanili. Di lui si ricorda che era sensibile, ma allo stesso tempo allegro, tranquillo, simpatico, ed era sempre disposto ad aiutare gli altri. Quasi ogni giorno riceveva la comunione; la sera recitava il rosario. “A Wronki, poiché ero solo in cella – scrive nei messaggi alla famiglia -, ho avuto tempo per esaminarmi. Ho promesso di vivere diversamente, come ci ha raccomandato don Bosco, vivere per piacere al Signore e alla sua Madre, Maria Santissima. […] Io prego il buon Dio che tutte queste tribolazioni e dispiaceri tocchino a me e non a voi”.
nato a Bochum il 21 giugno 1919, timido e tranquillo, diventò più vivace da quando entrò in oratorio. Era uno studente sistematico, responsabile. Si distingueva perché era molto impegnato in ogni campo di attività, e dava l’impressione di essere il più serio e profondo.
nato a Poznan il 5 novembre 1922, era un meditativo, tendeva ad approfondire la visione delle cose per capire gli avvenimenti. Era un animatore nel senso migliore del termine. Si distingueva per il buon umore, l’impegno e la testimonianza.
nato a Lazynie, il 7 settembre 1919, era di carattere un po’ irascibile, ma spontaneo, pieno di energia, padrone di sé, pronto al sacrificio, coerente e positivamente autorevole. Lo si vedeva aspirare alla perfezione cristiana e progredire in essa. Scrive un compagno di carcere: “Era di buon carattere e di buon cuore, aveva l’anima come un cristallo… Mi ha confidato una preoccupazione: non macchiarsi mai di alcuna impurità”.
nato a Poznan il 1° ottobre 1919, si caratterizzava per la sobrietà, la prudenza, la bontà. All’oratorio poté sviluppare insolite doti musicali. La vita religiosa respirata in famiglia e dai Salesiani lo portò presto alla maturità cristiana. Durante la prigionia dimostrò un grande amore verso i compagni anche più anziani. Fu libero da qualsiasi sentimento di odio verso i persecutori.
“L’unico fine, per cui siamo su questa terra e per me e per voi altri è solamente per amar Iddio, per servirlo Iddio, e servendolo salvarsi, e tutto quello che non appartiene a questo fine, tutto quello che non è di servizio di Dio, tutto quello che non aiuta a salvarsi, è tutto niente, è tutto perduto“