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San Giuseppe Allamano, allievo dell’oratorio di Valdocco

Dall’agenzia ANS.

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Domenica 20 ottobre 2024 a Roma, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, Papa Francesco iscriverà nell’albo dei santi il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata.

Nipote di san Giuseppe Cafasso per parte di madre, Giuseppe Allamano nacque a Castelnuovo d’Asti il 21 gennaio 1851. Frequentò il ginnasio a Valdocco e, come educatore, vantò nientemeno che Don Bosco in persona. A 22 anni venne ordinato sacerdote a Torino, e subito fu incaricato della formazione dei giovani seminaristi. A 29 divenne Rettore del più importante santuario mariano della città, dedicato alla “Madonna Consolata”, e formatore del giovane clero al Convitto Ecclesiastico.

Il 29 gennaio 1901 fondò a Torino l’Istituto dei Missionari della Consolata. Il bollettino del santuario, La Consolata, ne diede l’annuncio con un’espressione profetica: “Il culto della Consolata non sarà soltanto contemplativo, ma attivo”. Ovvero, con le missioni, il santuario mariano acquisterà una dimensione universale.

L’8 maggio 1902 partirono per il Kenya i primi quattro missionari, due sacerdoti e due fratelli coadiutori, seguiti, alla fine dello stesso anno, da altri quattro sacerdoti e un laico. Nel 1910 Giuseppe Allamano fondò l’Istituto femminile delle Missionarie della Consolata. Morì a Torino il 16 febbraio 1926. La sua salma ora è conservata e venerata nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, a Torino. Venne beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990.

Nell’autunno del 1862 Giuseppe, all’età di undici anni, entrò nell’oratorio salesiano di Torino-Valdocco per gli studi ginnasiali. Erano gli anni di Don Bosco prete educatore presente tra i ragazzi nel cortile e nel contatto diretto nella confessione, delle “buonenotti” sotto il porticato. Sono gli anni segnati dalla testimonianza di Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, e dei primi salesiani. D’ingegno vivace, il giovane Allamano poté compiere gli studi in soli quattro anni, sempre primo della classe. Nel suo terzo anno ebbe anche la carica di assistente.

Testimoniano inoltre la sua applicazione allo studio i quaderni di scuola di quegli anni, ognuno dei quali è un piccolo modello di ordine. Scriveva tutto e tutto conservava, il che per un ragazzo non ancora quindicenne è indice di diligenza non comune. Più d’ogni altro l’amava e lo stimava lo stesso Don Bosco, suo confessore per tutto quel tempo. Buon conoscitore di giovani, egli avrebbe voluto fermarlo all’Oratorio e indurlo a entrare nella Società Salesiana. Ma non ci fu verso.

Avvenne invece che, per sottrarsi a nuove insistenze, il giovanetto lasciasse l’Oratorio, insalutato ospite il 19 agosto 1866. Scelta probabilmente motivata dalla vita “troppo movimentata e rumorosa” che c’era a Valdocco e che non riteneva fatta per lui. Più tardi, Don Bosco gliene mosse dolce rimprovero: “Me l’hai fatta grossa!… Sei andato via senza salutarmi”. Senza salutare Don Bosco, ma portando con sé lo spirito di lui, nonché una profonda riconoscenza verso il grande Maestro. Era Dio che guidava gli eventi secondo i suoi mirabili fini.

Nel processo di beatificazione di Don Bosco l’Allamano testimonierà: “era da tutti amato per la sua bontà e riceveva da tutti segni di riverenza e di affetto. Il suo sistema era di attirarsi i cuori e non conobbi che alcuno si lamentasse di lui… A me, suo penitente, pareva che mi leggesse nel cuore e mi indovinasse molte cose… Ricordo in particolare i suoi cosiddetti sogni, nei quali, uno ogni anno, indicava lo stato nostro di coscienza, che manifestava poi a ciascuno privatamente, prendendo occasione per dare a ciascuno avvisi e consigli opportuni”.

Merita infine di essere ricordato che presso l’Archivio della Postulazione Generale Salesiana è conservato un documento di valore storico: la nomina fatta il 18 marzo 1925 dal Canonico Giuseppe Allamano, Rettore del Santuario della Consolata e del Convitto Ecclesiastico di Torino, di don Francesco Tomasetti, Procuratore Generale dei Salesiani, come Postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Venerabile Giuseppe Cafasso, di cui l’Allamano fu iniziatore e promotore.

Vaticano – Sarà santo Giuseppe Allamano, exallievo dell’oratorio di Valdocco

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Città del Vaticano) – In occasione del Concistoro ordinario per la canonizzazione di numerosi beati, che si è tenuto il 1° luglio 2024 in Vaticano, è stata annunciata anche la canonizzazione, domenica 20 ottobre 2024, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, del Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata.

Biografia. Giuseppe Allamano nacque nel 1851 a Castelnuovo d’Asti, lo stesso paese di San Giovanni Bosco, che lui stesso ebbe come direttore spirituale da bambino e adolescente all’Oratorio Salesiano di Valdocco.

Ordinato sacerdote nel 1873, accettò in seguito, per obbedienza, l’incarico di Rettore del Santuario della Consolata, che nessuno voleva per l’antica costruzione ormai in rovina e la difficile situazione del convitto per la preparazione dei giovani sacerdoti. Si adoperò quindi con ogni mezzo perché la Consolata tornasse ad essere un centro spirituale per la città di Torino. Si interessò anche ai problemi degli operai e divenne un pioniere della stampa cattolica.

Attratto fin da ragazzo dall’ideale missionario, concepì con estrema chiarezza la missione ad gentes quale massima realizzazione della vocazione sacerdotale e per questo diede vita, nel 1901, all’Istituto Missionari della Consolata. Avvertita poi l’urgenza di donne consacrate a tempo pieno alla causa dell’evangelizzazione, fondò, nove anni più tardi, l’Istituto Missionarie della Consolata. Morì il 16 febbraio 1926. Fu beatificato da San Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990.

Il miracolo attribuito all’intercessione del Beato Giuseppe Allamano è avvenuto nella foresta amazzonica brasiliana, nello Stato di Roraima, dove Sorino, uomo dell’etnia Yanomami, fu attaccato da un giaguaro che lo ferì gravemente alla testa, aprendogli la scatola cranica; era il 7 febbraio 1996, primo giorno della novena del Beato Giuseppe Allamano. Trasportato all’ospedale di Boa Vista, accudito dalle Missionarie della Consolata, che non cessavano di chiedere la sua guarigione per intercessione del Padre Fondatore, Sorino ha miracolosamente recuperato la salute in pochi mesi, e vive tutt’ora nella sua comunità indigena.

Giuseppe Allamano e Don Bosco. Durante il processo per la canonizzazione di Don Bosco, don Allamano affermò di aver incontrato e parlato con Don Bosco già a Castelnuovo, quando era ragazzo. Il vero incontro, però, avvenne a Valdocco, nel 1862, quando l’Allamano entrò all’Oratorio, assieme al fratello Natale, accompagnato dallo zio don Giovanni Allamano. Non conosciamo nulla del primo incontro tra Don Bosco e l’Allamano, ma si sa con sicurezza che tra i due, da allora, iniziò ad instaurarsi una buona intesa: “Il Venerabile Don Bosco era da tutti amato per la sua bontà, e da tutti riceveva segni di riverenza e di affetto. Il suo sistema era di attirarsi i cuori, e non conobbi alcuno che si lamentasse di lui”.

Da Don Bosco, come è ovvio tenuto conto della sua squisita arte pedagogica, l’Allamano è pure stato aiutato e incoraggiato nel cammino di formazione: “Che io abbia avuto ed abbia speciale affetto e devozione per il Venerabile, per il bene che mi ha fatto nella mia prima educazione, e per essere stato in quel tempo mio confessore regolare, è verità”. Il giovane Allamano fu anche rimproverato da Don Bosco quando il 19 agosto 1866 lasciò Valdocco senza salutarlo: “Me l’hai fatta grossa…Sei andato via senza salutarmi!”. L’Allamano conservò sempre un ricordo positivo di Don Bosco educatore e fondatore, assieme all’ammirazione di quanto operavano i salesiani. Ecco una sua spontanea confidenza fatta verso la fine della propria vita: “Mi sono domandato molte volte quale sia il motivo per cui il Signore abbia benedetto e benedica i Salesiani in modo così straordinario; e penso che uno dei motivi, se non il principale, è che essi hanno rispettato Don Bosco. L’hanno rispettato da vivo e l’hanno rispettato da morto. Io ne sono testimonio, e ricordo come ai miei tempi nell’Oratorio si eseguivano le volontà e i desideri di Don Bosco. Per questo il Signore li ha benedetti e li benedice”.