Articoli

“Quali Salesiani per i giovani di oggi?”. Don Marcoccio illustra e spiega il percorso formativo

Sul sito di ANS – Agenzia d’informazione salesiana, in data 27 novembre è stata pubblicata un intervista al Vicario e Delegato per la Formazione della Circoscrizione Italia Centrale (ICC), don Francesco Marcoccio in merito al percorso di incontri Online organizzato dal CISI – Settore formazione e dal Centro Studi ‘Opera Tabernacoli Viventi’. Di seguito il testo integrale dell’intervista:

Per approfondire i contenuti del Capitolo Generale 28° (CG28), la Conferenza delle Ispettorie Salesiane d’Italia (CISI) – Settore Formazione e il Centro Studi “Opera Tabernacoli Viventi” hanno organizzato un percorso di incontri online. Ad illustrarcelo nei dettagli oggi è don Francesco Marcoccio, Vicario e Delegato per la Formazione della Circoscrizione Italia Centrale (ICC).

Com’è nata l’idea di questo percorso e quali sono i risultati attesi?

Leggendo con attenzione, e quasi in sinossi, la lettera di Papa Francesco, i punti programmatici del Rettor Maggiore per il sessennio e i tre nuclei del CG 28 è risuonata un’interessante convergenza sulla parola “presenza”.

Papa Francesco nella lettera al CG28 ha richiamato il carisma della presenza per mostrare che l’educatore pone la sua fiducia nell’azione del Signore. La presenza del salesiano, in particolare si riferisce al coadiutore, è gratuita e gioiosa in mezzo ai giovani. Inoltre, come quella di mamma Margherita e delle donne dei nostri ambienti, è una presenza reale, effettiva ed affettiva, che si declina come ospitalità e come casa.

Il Rettor Maggiore nel discorso finale e nelle linee programmatiche per il sessennio pone l’apice delle sfide nella profondità carismatica, il cui fondamento è la relazione con Gesù Cristo, e nel vivere il “sacramento salesiano” della presenza.

Il CG28 al n° 37 ha indicato nella sinodalità missionaria la via per la conversione del cuore e della mente, la direzione della Pastorale Giovanile e la modalità per realizzare negli uomini e nelle donne di comunione la costruzione dello spirito di famiglia e la condivisione della missione. Al n° 3 ha inoltre indicato nel campo dell’affettività, con tutte le questioni legate al genere e all’identità sessuale, una sfida alla nostra visione antropologica. Ecco indicati alcuni modi per essere “presenti” a fianco e in mezzo ai giovani.

Dalla lettura di tali stimoli è nata l’idea di un percorso di incontri principalmente rivolto ai salesiani, ma che da subito è stato condiviso con i laici e gli altri membri della Famiglia Salesiana. Il Centro Studi dei Tabernacoli Viventi e la CISI – Settore Formazione hanno condiviso l’obiettivo che mira ad evidenziare l’identità carismatica del salesiano nel vivere la grazia di unità e la sua interiorità apostolica come due facce della stessa medaglia: la profonda unione con Dio e la passione apostolica verso i giovani. L’obiettivo è quello di approfondire la nostra identità carismatica riscoprendo la centralità della relazione personale con il Signore Gesù.

Come mai, tra le 8 priorità indicate nella Lettera Programmatica del Rettor Maggiore, il corso si concentra proprio sulla priorità del “sacramento salesiano” della presenza?

Tra le espressioni più “ad effetto” usate dal Rettor Maggiore c’è proprio quella riguardante il “sacramento salesiano” della presenza. Per qualche teologo sarebbe sicuramente un’espressione ambigua o comunque da precisare, tuttavia il Rettor Maggiore credo che abbia voluto segnalare che l’essere “segno e portatori dell’amore di Dio ai giovani” è l’identità profonda del salesiano. Il vivere non solo per i giovani, ma con i giovani, in mezzo a loro, “portando” la presenza di un Altro, che è il Signore Gesù buon pastore, attraverso la persona stessa del salesiano, rappresenta il dono più prezioso per i giovani. La Congregazione nasce per ispirazione divina proprio per questo motivo.

Sono previste altre iniziative per approfondire le altre priorità del sessennio?

Sicuramente ci sono anche altre priorità indicate dal RM: i giovani più poveri, la missione condivisa con i laici, la generosità missionaria, la sfida di un futuro sostenibile. Anche il CG28 ne ha indicate altre: l’educazione affettiva, la presenza nel mondo digitale, la prevenzione degli abusi. Papa Francesco ci ha ricordato, inoltre, che la formazione avviene nella missione e non solo per la missione. Sarebbe davvero bello, se ogni anno, si riuscisse a mettere a fuoco una priorità e svilupparla come una parte a beneficio del tutto, un po’ come le beatitudini: se uno riesce a viverne bene una, anche tutte le altre si amplificano e crescono.

La metodologia è stata suggerita dalla situazione della pandemia o si ritiene utile e valida in sé, da mantenere anche in futuro?

La metodologia dell’intervista in diretta Facebook e delle domande in chat attraverso una piattaforma è stata suggerita dall’attuale pandemia, ma è anche la modalità che riesce a coinvolgere il maggior numero di comunità salesiane e persone che vivono a notevole distanza. Credo che sia la prima volta che una serie di incontri formativi si rivolga a tutte le case salesiane d’Italia e Medio Oriente. Si potrebbe mantenere anche per il futuro, ormai le dirette streaming hanno lanciato una nuova modalità di formazione.

In che modo è coinvolto il Centro Studi “Opera dei Tabernacoli Viventi” e in cosa consiste la sua “mission”?

Il Centro Studi “Opera dei Tabernacoli Viventi” ispirato alla vita della serva di Dio e cooperatrice salesiana Vera Grita, della quale è stata introdotta a Dicembre 2019 la causa di beatificazione, e al suo direttore spirituale salesiano don Gabriello Zucconi, si pone l’obiettivo di approfondire dal punto di vista teologico i contenuti dei quaderni scritti da Vera tra il 1967 e il 1969, di coglierne la portata dal punto di vista spirituale e salesiano, di diffondere nella Congregazione e nella Chiesa il messaggio eucaristico e mariano contenuto nei quaderni.

Finora il centro studi ha pubblicato due testi: “Portami con te” (2017), il Diario spirituale di Vera Grita e “Vera Grita, una mistica dell’Eucaristia” (2019) contenente la corrispondenza epistolare di Vera Grita con tre salesiani che l’hanno accompagnata spiritualmente: don Zucconi, don Bochi e don Borra.

In questa missione, auspicata dal Rettor Maggiore, di far conoscere l’Opera dei Tabernacoli viventi alla Congregazione e alla Famiglia Salesiana, s’inserisce l’idea di proporre degli incontri di formazione sul CG28, sottolineando il sacramento salesiano della presenza e mettendolo in stretta relazione con la presenza eucaristica che siamo chiamati a portare tra i giovani nel nostro essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani.

La CISI formazione ha fatto propria la proposta e l’ha indirizzata a tutti i salesiani d’Italia e Medio Oriente.

 

Il Convegno per la Formazione Professionale 2020 – Terzo giorno

“A che può servire questa stoffa?
Formazione Professionale, Pastorale ed Educazionale”

Pratiche – La creatività con ago, filo e…

Giornata conclusiva del Seminario sulla Formazione Professionale "A che può servire questa stoffa?"

Giornata conclusiva del Seminario sulla Formazione Professionale "A che può servire questa stoffa?"

Publiée par Salesiani Don Bosco Italia sur Jeudi 20 février 2020

Dopo la preghiera della mattina, il direttore del centro di Arese, Mauro Colombo, ha presentato la realtà del centro professionale, che ha 780 allievi divisi in sette settori. Il centro di Arese ha due tipi di organizzazione: quella diffusa, con catechisti e consiglieri, che comprende uno sportello di assistenza al lavoro, una segreteria e una amministrazione con quattro persone. E poi l’organizzazione apparecchiata, con riunioni, tavoli: si inizia con il tavolo di governo, il consiglio della CEP, quello allargato della CEP. “A queste persone io voglio bene e mi sento voluto bene, c’è affetto: siamo in tanti, ma viviamo una relazione in cui c’è affetto, c’è un rapporto personale. Questo è un privilegio enorme, una grazia con la maiuscola”, ha detto. Poi passato a indicare gli obiettivi: “Portare ogni ragazzo dove può arrivare, non un metro di meno e questo vuol dire seguire ognuno dei 780 ragazzi personalmente. Non è semplice, non sempre si riesce ma dobbiamo provarci sempre”.

La mattinata è proseguita con la presentazione delle Buone pratiche messe in atto da diversi territori e condivise nei tavoli di lavoro:

  • Il Buongiorno: Alessandro Cappelletto, San Donà
  • Il laboratorio: Sergio Bessone, Rebaudengo  
  • I gruppi formativi e missionari: Fabio Fantauzzi, Valdocco  
  • Il cortile (ricreazione e assistenza):  Claudio Baretta, Arese
  • L’accompagnamento delle famiglie: Sergio Barberio, Forlì
  • Percorsi sull’affettività: Paola Pepino, Fossano   
  • L’Equipe educativo-pastorale: Daniele Zanutto, San Donà
  • Ritiri e campi formativi – EESS: Gioacchino Passafari, Roma-Gerini
  • Accompagnare all’inserimento lavorativo: Angela Castelli, Milano
  • La vita spirituale, Eucaristia – confessione : don Bartolomeo Pirra, Fossano 
  • Disciplina e Provvedimenti: Alberto Grillai, Mestre
  • La sintesi delle materieEleonora Pesce, Mestre

[/av_one_half]

Il Convegno per la Formazione Professionale 2020 – Secondo giorno: La qualità della stoffa

“A che può servire questa stoffa?
Formazione Professionale, Pastorale ed Educazionale”

Antropologia – La qualità della stoffa

Seminario Formazione Professionale II giorno

Dal Colle don Bosco | Seminario Formazione Professionale II giorno

Publiée par Salesiani Don Bosco Italia sur Mercredi 19 février 2020

Don Vincenzo Salerno ha presentato l’intervento “L’orizzonte antropologico cristiano che intendiamo proporre nel contesto delle sfide della modernità”.
“Educativamente una grande domanda è: qual è la vita degna di essere vissuta? In questa domanda posso intercettare tutti, a chi non interessa una domanda così?”. E poi prosegue: “A furia di pulire qualcosa non è rimasto nulla nel cuore delle persone: a Messa non posso andare e non fa nulla, posso pregare da solo, c’è la Liturgia della Parola anche se non c’è il prete, non mi confesso perché parlo con lui.
La domanda sulla vita degna di essere vissuta intercetta tutti, serve iniziare un dialogo con le persone: Don Bosco ha iniziato così, con un dialogo semplice. Con Domenico Savio ha iniziato facendogli leggere una pagina, quando lui la sa già, dice: c’è stoffa. Non: c’è stoffa per farsi prete; c’è stoffa.
Il Papa ci sta insegnando a chiedere scusa dopo essersi arrabbiati, lì c’è spazio per dire cosa mi muove.
Chi fa un po’ di direzione spirituale e mi auguro che lo facciate tutti, non è appannaggio dei preti, è uno spazio che mi viene aperto per il dialogo.
Il dialogo confidente è parlare e chiedere spiegazioni, informarsi. Non c’è una conoscenza del ragazzo in terza persona, c’è solo il dialogo: ne abbiamo un po’ paura. Avete mai chiesto a un collega: perché insegni matematica? Cosa ti appassiona? Insieme facciamo l’atto educativo ma ci conosciamo poco. E chiedo: il dialogo è una capacità, una competenza o una virtù?”.

Il Prof. Dario Nicoli è intervenuto sul tema: “Introdurre i giovani al mondo del lavoro”
“A cosa servono i giovani? essi apportano calore e futuro alla società, che senza di loro muore di freddo e manca di futuro, non ha lo sguardo in avanti, si limita a conservare quello che ha.
La civiltà è un corpo vivente, con un carattere fondamentalmente generativo: mettendo i giovani in stand by, la civiltà di fatto smette di vivere. Inserire i giovani al lavoro al contrario significa permettere loro di aggiungere la loro novità alla nostra società. “Lavoro” infatti non è solo produrre beni e servizi, ma procedere nel cammino della civiltà, il portare avanti la promessa/missione che ogni civiltà ha, la manifestazione peculiare dell’amore per la vita.
Migliorare il mondo, mettendo ordine alle cose e procedendo nell’avventura della civiltà, non è l’ultima operazione di saggezza. Nel disordine e nell’incompletezza del reale, nel riposo e nella festa, è nascosto un segreto della realtà e della nostra corretta disposizione nel mondo”.

Don Ettore Guerra ha affrontato il tema “L’ABC del profilo in uscita per la Formazione Professionale e l’educazione all’esercizio della Libertà”
“Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose :«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». (Mt 17, 20-21)
Inizierei da qui. Posso dire solo di ciò che so, che ho vissuto e che vivo da cui sono stato istruito, dove sono stato e sono condotto. In questi anni ho potuto veramente sperimentare quanto il mondo della Formazione Professionale manifesti e realizzi il regno di Dio in mezzo a voi. Un luogo di Dio dove si realizza il dover essere di ciò che è, di ciò che è proprio del Regno.
I nostri giovani sono bene identificati: I giovani degli ambienti popolari che si avviano al lavoro e i giovani lavoratori. A noi è affidata una vocazione: renderli idonei e ad aiutarli a prendere coscienza del loro ruolo. Se le parole hanno un peso e se i testi costituzionali non sono stilati così a caso devo dire che il compito che ci viene affidato è molto specifico. Il compito salesiano che oggi ci è affidato è quello di accompagnare la libertà dei nostri giovani mantenendola nella verità. Ci viene affidato un compito di formatori (renderli idonei) che accompagnano a corrispondere ad una Vocazione (prendere coscienza del loro ruolo). Stare nella vita con una specifica vocazione. Tutto ciò per noi passa dentro i nostri cammini formativi fatti di proposte di fede, di amorevolezza, di ragionevolezza, nell’orizzonte concreto della professionalità, della vita e della cultura del mondo del lavoro. Aiutare i nostri giovani ad essere capaci di libertà, noi diremmo acquisire le competenze della libertà”.

La mattinata è proseguita con lo spostamento presso Chieri per la visita guidata a partire dalla chiesa di San Domenico, a cura di don Eligio Caprioglio.

Ritornati al Colle Don Bosco per il pranzo, presso il ristoro Mamma Margherita, il convegno è poi ripreso alle ore 16.00, con una breve presentazione a cura di don Moreno Filipetto dei video cartolina realizzati per i Centri di Formazione Professionale di tutta Italia.

Successivamente, don Enrico Peretti, Direttore Generale CNOS-FAP, ha presentato la relazione di Mario Becciu, “Stili di vita e benessere nei giovani dei Centri di Formazione Professionale: un’indagine esplorativa”, assente dal convegno per motivi di salute. Il lavoro presentato concerne un’indagine esplorativa volta a monitorare gli stili di vita degli adolescenti che frequentano il primo anno dei Centri di Formazione Professionale (CNOS-FAP) al fine di valutare la presenza o meno di corrette abitudini salutari o di comportamenti di rischio. Il campione che ha preso parte alla ricerca (N=1831), a prevalenza maschile (82,3%), ha un’età media pari a 14,4 (DS=0,87) ed appartiene a 32 centri distribuiti nel territorio nazionale.

Da quanto rilevato, si evince che le aree che presentano maggiore problematicità riguardano le abitudini alimentari e l’atteggiamento nei confronti del proprio sé fisico, il comportamento sessuale, il fumo, la guida (in particolare per quanto riguarda la mancanza di utilizzo del casco e delle cinture di sicurezza). Inoltre, i ragazzi avvertono il bisogno di ricevere supporto per le difficoltà inerenti la scuola, la famiglia e i problemi affettivo-sentimentali. I bisogni educativi emergenti nel campione esaminato afferiscono dunque alle aree dell’educazione all’affettività e alla sessualità e dell’educazione alla salute.

In sintesi, i bisogni educativi emergenti nel campione esaminato afferiscono a due grandi aree, per altro centrali per il superamento dei compiti di sviluppo in adolescenza: l’area dell’educazione all’affettività e alla sessualità e l’area dell’educazione alla salute. Per quanto concerne, invece, la percezione di problematicità da parte dei ragazzi, si evidenziano difficoltà connesse alla famiglia e alla scuola, il che implica la necessità di azioni formative che coinvolgano non solo i ragazzi, ma anche gli adulti significativi.

Credo che i dati che sono qui presenti e che sono stati raccolti in maniera molto chiara possono aiutarci ad impostare molta parte dei nostri cammini educativi
(don Enrico Peretti)

Si è poi entrati nel cuore della terza area di riflessione – l’Organizzazione come “Arte della Sartoria” – a partire dalla presentazione di don Michal Vojtas “L’importanza di una CEP che redige un PEPS e lo attua con una Programmazione”.

Per approfondire tale tematica, è stata presentata la testimonianza di tre realtà: da parte del Centro di Formazione Professionale di Valdocco, a cura del direttore Marco Gallo e del catechista Fabio Fantauzzi, da parte del CFP di Mestre a cura del direttore Alberto Grillai,  da parte del nuovo CFP di Napoli a cura di don Domenico Sandivasci del professor Pasquale Calemme, i quali hanno mostrato come è organizzato il proprio centro dal punto di vista della progettazione educativa, condividendo alcune esperienze in merito.

L’ultima parte del convegno di questa giornata ha poi visto la suddivisione tra le varie ispettorie, le quali hanno potuto così condividere e riflettere sui punti trattati nel pomeriggio.

In serata, da Valdocco sono arrivati a portare il saluto gli ispettori dell’Italia e gli altri salesiani che stanno partecipando al Capitolo Generale 28 per un momento di condivisione e fraternità: è stato don Enrico Stasi, ispettore dell’ICP, a dare la buonanotte.

Il Convegno per la Formazione Professionale 2020

È iniziato ufficialmente il Convegno della Formazione Professionale al Colle Don Bosco.

“A che può servire questa stoffa?
Formazione Professionale, Pastorale ed Educazionale”

 

Come benvenuto a tutti  i partecipanti, il video di presentazione delle giornate di formazione sul tema dedicato al Convegno:

 

Teaser Convegno Cnos-Fap – "A che può servire questa stoffa?"

Tutto pronto per la tre giorni che si svolgerà al Colle don Bosco da mercoledì 19 febbraio a venerdì 21 febbraio 2020 per il Convegno della Formazione Professionale, Pastorale ed Educazione dal titolo: "A che può servire questa stoffa?". L'evento sarà possibile seguirlo in diretta presso la pagina Facebook Salesiani Don Bosco Italia e sul sito www.donboscoitalia.it. Il primo momento sarà mercoledì 19 alle ore 15.30.STAY TUNED!

Publiée par Salesiani Don Bosco Italia sur Mardi 18 février 2020

Don Roberto Dal Molin, il Presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane, ha così introdotto il Convegno con il benvenuto alle 16 delegazioni regionali CNOS-FAP d’Italia (una buona parte dei 58 Centri CFP del Paese). Ulteriore saluto di accoglienza è stato quello di don Gianni Rolandi, Direttore del Colle Don Bosco:

Benvenuti al Colle Don Bosco. Penso che questo luogo non abbia bisogno di presentazioni in quanto culla di tutto.

Siamo tutti nelle mani di Don Bosco e di Mamma Margherita.

Successivamente la parola è passata a don Luigi Enrico Peretti, Direttore Generale CNOS-FAP, il quale ha voluto spiegare ciò che sta alla base di questo incontro nazionale che si è organizzato:

Vogliamo andare oltre a quello che stiamo facendo, ossia organizzare l’anima del nostro servizio educativo. Partiremo proprio da dove quest’anima ha trovato corpo, nell’esperienza di Giovannino Bosco. Proprio qui siamo dove lui ha vissuto la sua esperienza di bambino che lo ha segnato, che ha visto il sogno dei 9 anni. Siamo veramente alle radici di quello che stiamo facendo.

Perché un incontro di questo genere all’interno di una esperienza educativa come la nostra? Perché ogni esperienza educativa è “dare anima alla vita”, è dare significato alle cose, è dare orizzonte di futuro a tutte le attività che noi facciamo […]. Penso che sia importante comprendere come nulla di quello che noi facciamo a livello educativo può esistere se non ha un’anima che lo sostiene, che lo motiva e che gli da orizzonte […]. Mi auguro che l’esperienza di questi giorni ci “commuova”, non nel senso sentimentale (anche quello), ma che ci “muova insieme” a rendere concreta l’esperienza dell’educazione che stiamo facendo a servizio di tutti i ragazzi che ci incontrano.

La Formazione Professionale appare sempre di più una necessità, prima di tutto per i nostri ragazzi che hanno bisogno di trovare un successo formativo che li porti ad un successo nei confronti della vita che devono vivere […]; in secondo luogo rappresenta una necessità di tutto il mondo del lavoro. Noi vogliamo che la Comunità in cui viviamo trovi le risposte che cerca […].

Vi invito a vivere con passione e professionalità queste giornate.

Dopo l’intervento di don Peretti, la parola è nuovamente passata a don Roberto Dal Molin per la specifica delle giornate del Convegno e del loro svolgimento.

Il pomeriggio è poi proseguito spostandosi presso la Basilica Superiore del Colle per vivere la prima area di riflessione “SPIRITUALITA’ – Il talento del sarto“, mettendo a fuoco ciò che “motiva” a fare formazione professionale in un centro di Don Bosco, andando alla sorgente, dove il Sarto (don Bosco) ha ricevuto un carisma (un talento) che ha ben impiegato e ci ha partecipato. Per questa parte, è intervenuto don Mario Fissore, Vicario parrocchiale presso la Chiesa Santi Pietro e Paolo il quale ha introdotto il sogno dei nove anni di don Bosco, l’incontro con Bartolomeo Garelli e Domenico Savio, il tutto letto dai novizi. Don Mario ha così voluto approfondire la realtà del sogno dei nove anni, evidenziando l’attualità del campo indicato a don Bosco.

Passando all’incontro con Bartolomeo Garelli, ha chiesto ai presenti: “Come mai Bartolomeo è arrivato nella chiesa in quell’8 dicembre ? Chissà perché i nostri ragazzi arrivano nei nostri Cfp? C’è un circolo provvidenziale che li porta in casa nostra e noi invece di dimostrare un volto duro, cupo della società e degli adulti, accogliamo un ragazzo così com’è”.

Bartolomeo è povero, immigrato, senza cultura, senza religione: è questa la tipologia di ragazzi sui quali Don Bosco investe.
Don Bosco ha voluto dare il pane spirituale e i mezzi per il pane del tempo, proprio con i primi laboratori professionali.

Quando incontra san Domenico Savio, Don Bosco riceve la richiesta di fare “un bell’abito per il Signore”, è questa la missione che Domenico Savio gli affida. Don Mario Fissore sottolinea come in quella richiesta ci sia un appello esplicito, e come invece, dai ragazzi dei centri professionali arrivi un appello implicito di ricerca di adulti testimoni significativi. Questo induce tutti a “Riconoscere la nostra enorme responsabilità nei confronti di questi ragazzi, soprattutto se come Bartolomeo non hanno grandi mezzi”.