Sono trascorsi diversi giorni dal nostro ritorno a casa, ma il cuore e i pensieri restano ancora lì, a Ciresoaia, dove siamo stati accolti con gioia dalle suore della Provvidenza e dai bambini, che affrontano, ogni singolo giorno, con il sorriso sulle labbra, nonostante le loro difficoltà e problemi. Ciresoaia è difficile da raccontare.
A primo impatto si associa subito la Romania agli zingari, a persone che rubano, alle storie che narrano del Conte Dracula…Di Ciresoaia mi spaventa il divario tra ricchi e poveri. Ma poveri che non possono permettersi il bagno in casa, l’acqua corrente, che hanno un solo vestito bello e lo usano per la messa della domenica. Il cortile della parrocchia e quello delle suore sembra un po’ un’isola felice, quel posto dove i bambini possono essere se stessi, quel posto dove possono finalmente essere bambini. Possono giocare, scherzare, essere sereni, cosa che fuori non tutti possono fare, perché molti lavorano, spaccano pietre, costruiscono tetti con i loro padri, badano ai fratelli più piccoli, costretti ad essere piccoli uomini e donne. Ammiro la loro forza di volontà, ammiro quanta voglia di vita hanno. Ammiro Sabina e quanti come lei hanno un sorriso infinito, Lenuța per il coraggio con cui affronta la vita, Ioana e Stephanie per l’amore con cui si donano e la determinazione con cui si mettono in gioco. Sfido chiunque a non rimanere colpito da tutto questo, ma ancora di più da quegli occhi che ogni giorno te li senti che ti attraversano. È vero che ci sono venuti incontro manifestando la propria diversità rispetto a noi, persino la lingua, i modi di fare e gli sguardi ci erano stranieri, ma non quella profondità di umanità che è stata ragione di incontro e di rispetto.
Dopo quasi un mese trascorso qui, per il secondo anno consecutivo, posso dire che di insegnamenti ne ho avuti tanti. Ho capito che, chi parte per incontrare la missione deve portare con sé il suo bagaglio di bene altrimenti vedrà solo buio, desolazione e povertà. Ma se gli occhi custodiscono il bene allora non sarà difficile cogliere gesti di solidarietà, parole intrise di ospitalità e l’attesa, tanta, intensa, generosa di amicizia e di fraternità. La missione porta alla luce tutto ciò che è bene e gli dà un nome, una storia, un presente ed un futuro, una consistenza capace di interrogare e, molto spesso, convertire la vita. In missione chi mi parla di vita è proprio chi mi accoglie ogni giorno, a loro fai tante domande che nascono spontanee ma che troveranno risposta, lentamente e rispettosamente. Sarà il sorriso, la stretta di mano, la fronte corrucciata nell’ascolto, l’emozione del momento, il gesto del saluto, la fatica del cammino a rendere ragione di ogni risposta. Credo che Il segreto sia proprio in quella quantità di amore alla vita che riversiamo ogni mattina nel cesto delle nostre azioni. Ho capito che “Attenzione” non è “pena”, è condividere le cose positive e quelle negative. È vivere insieme. È sentirle un po’ tue, esserne quasi un po’ responsabili. Ho capito che non è tanto il “fare molto”, ma il “come andare” che fa la differenza, questo mi ha aiutato a vedere Dio ovunque, Bisogna vivere un po’ così, Ringraziando per quello che abbiamo, senza dare per scontato niente. Credo nella bellezza. Nella bellezza di fare il bene e di farlo bene. Perché forse siamo piccolissimi e non possiamo cambiare le cose da soli, ma insieme è diverso.