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Apertura dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata

Riportiamo l’articolo di ANS che racconta ’<lApertura ufficiale dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata.

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(ANS – Tivoli) – In un clima di solenne semplicità si è svolta, sabato 12 dicembre 2020, presso la Curia vescovile di Tivoli, l’Apertura ufficiale dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata, (1885-1972), della Pia Società di san Francesco di Sales, Vescovo Titolare di Farsalo, già Vescovo di Bova, Fondatore dell’Istituto delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore. Il Vescovo diocesano, Mons. Mauro Parmeggiani, ha presieduto tale atto, nel corso del quale è avvenuto l’insediamento dei membri del Tribunale, il loro giuramento e quello del Postulatore: don Gaetano Maria Saccà, Delegato Episcopale; don Massimo Sebastiani, Promotore di Giustizia; diacono Luigi De Giusti, Notaio; don Pierluigi Cameroni, SDB, Postulatore. Ha svolto il compito di Notaio della Sessione di apertura il Cancelliere vescovile, don Ernesto Rapone.

Nel suo intervento Mons. Parmeggiani ha anche voluto attualizzare il messaggio di questa Causa di Beatificazione di Mons. Cognata, affidando al Servo di Dio “tutte le vittime del Covid ed il personale sanitario che sta lavorando per combattere questo virus terribile. Ma, a Mons. Cognata, vittima di calunnie e menzogne, vorrei chiedere di intercedere perché nella Chiesa e nella società cessi il diffondersi di quell’altro virus dal quale Papa Francesco non smette mai di mettere in guardia: la calunnia, la maldicenza, la falsità. Che per intercessione di Mons. Cognata possiamo imparare tutti ad essere franchi e rispettosi vicendevolmente affinché la Chiesa cresca con quella esemplarità che non le è data perché composta di uomini e donne migliori degli altri, ma da uomini e donne che sanno tutti di avere bisogno della Misericordia di Dio per poter sussistere ed essere credibili”.

E ha proseguito dicendo: “Mi piace pensare come questo inizio di inchiesta diocesana, cada pochi giorni dopo che Papa Francesco ha indetto un anno dedicato a San Giuseppe, il Santo protettore del nostro Mons. Cognata. Il Santo del silenzio, dell’obbedienza, della paternità, della fiducia in Dio… tutti atteggiamenti che Mons. Cognata ha tentato di vivere pienamente”.

A nome di tutta la Famiglia Salesiana il Rettor Maggiore ha portato il suo saluto di vicinanza e di partecipazione a questo evento di grande rilevanza ecclesiale e per tutto il mondo salesiano. In particolare, alla luce della Strenna per il 2021, dal titolo «Mossi dalla speranza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)», ha sottolineato come di fronte alla pandemia che ha colpito tutto il mondo, “noi cristiani dobbiamo avere un modo proprio di vivere da credenti questa realtà. Un anno in cui possiamo dire che il nostro confratello Mons. Giuseppe Cognata ha preso il vaccino bellissimo del perdono. Per lui il perdono è stato la norma di vita, nel vivere una vita di sofferenza, però una vita piena di senso di Dio, di fede e di attesa di una giustizia che, senza dubbio, egli pensava che Dio avrebbe dato”.

Madre Graziella Benghini, Superiora Generale delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC) ha manifestato la gioia e il ringraziamento di tutto il suo Istituto per questo evento di grazia.

Il Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata con la sua spiritualità oblativa, “Oblatus est quia ipse voluit” (si è offerto perché egli stesso lo volle) è incarnazione singolare di quella catena di santità della Famiglia Salesiana che, cominciando con il venerabile Andrea Beltrami e continuando con Augusto Czartoryski, Luigi Variara, Laura Vicuña, Eusebia Palomino, Alexandrina da Costa, Nino Baglieri, Vera Grita e i numerosi martiri, ha reso visibile e incarnato in modo speciale la dimensione oblativa del carisma salesiano come intima volontà di partecipazione al sacrificio redentore di Cristo per la salvezza delle anime, e che ricorda come la fecondità del Da mihi animas dipenda dall’ascesi del cetera tolle.

Sull’Osservatore Romano la recensione del nuovo libro sulla santità salesiana di don Pierluigi Cameroni

La santità anche per te! In compagnia dei santi salesiani, è il nuovo libro di don Pierluigi Cameroni, postulatore generale della Congregazione e Famiglia Salesiana ed è stato recensito da Roberto Cutaia sull’Osservatore Romano.

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I salesiani, sono gioielli incastonati nell’immenso universo, le “miti” aquile della Chiesa cattolica. Non sono comode affermazioni o congetture da confermare in qualche torre d’avorio del mondo accademico. Tutt’altro, ci troviamo davanti all’ordine fondato da san Giovanni Bosco (1815-1888) — uno dei più grandi fondatori di Istituti religiosi nella Chiesa — congregazione illuminata dalla santità fiorita e maturata nel giardino del carisma salesiano, fatto di 172 (elenco aggiornato al 1o gennaio 2020) tra santi, beati, venerabili e servi di Dio. Ora qui si dà spazio al libro di don Pierluigi Cameroni, La santità anche per te! In compagnia dei santi salesiani (Elledici, Torino, 2020, pagine 289, euro 14), vera mappa topografica, un calepino ricco di dettagli, che svelano al mondo intero, il modo di comprendere più a fondo la carta d’identità della Famiglia Salesiana.

Scrive nell’introduzione il rettor maggiore don Ángel Fernández Artime, che viene offerto in unico volume «quel ricco patrimonio di santità che, nato da don Bosco, giunge fino ai nostri giorni», «perché il cammino di santità è un percorso da fare insieme, nella compagnia dei santi. La santità si sperimenta insieme e si raggiunge insieme. I santi sono sempre in compagnia: dove ve n’è uno, ne troviamo sempre molti altri».

I salesiani, tra i religiosi della Chiesa cattolica, dopo la Compagnia di Gesù, con circa 15.000 membri sono l’istituto più numeroso. Tant’è che la postulazione salesiana può vantare 9 santi, 118 beati, 17 venerabili e 28 servi di Dio. Da Domenico Savio a Laura Vicuña, Zeffirino Namuncurá, Franciszek Kęsy, Andrea Beltrami, Teresa Valsé Pantellini, Alberto Marvelli, Karol Golda, ebbene sono 46 tra santi, beati, venerabili e servi di Dio al di sotto dei 29 anni. E se immaginiamo il tronco d’albero, don Bosco, e i rami i suoi figli spirituali, «fioriti in ricchissimi e diversissimi frutti di santità. Da don Bosco fino ai nostri giorni — spiega don Cameroni, postulatore generale della Congregazione e Famiglia Salesiana — riconosciamo una tradizione di santità a cui merita dare attenzione, perché incarnazione del carisma che da lui ha avuto origine e che si è espresso in una pluralità di stati di vita». In ogni albero si possono avvistare rami taluni sporgenti e altri nascosti e non perché meno importanti, ma perché posti a svolgere opere a livelli e piani differenti così come avviene nella Chiesa cattolica, migliaia di sacerdoti, suore e fedeli laici ignoti probabilmente ai più, ma in realtà grandi custodi del patrimonio di missionarietà della Chiesa nel mondo. E non culliamoci del fatto che i testimoni salesiani Come stelle nel cielo, tra l’altro, titolo di un libro anch’esso emblematico dello stesso Cameroni (Velar-Elledici, Gorle-Bergamo, 2015, pagine 320), essendo “miti di cuore”, siano esenti dal martirio. Nient’affatto, leggendo e ripercorrendo la vita dei salesiani, emerge la “candida schiera dei martiri”, 117 (uomini e donne) che hanno sigillato nel sangue il loro essere discepoli di Cristo, «vescovi, sacerdoti, consacrati, giovani, laici che hanno testimoniato la fedeltà a Cristo e al Vangelo fino al sacrificio supremo della vita».

Dai protomartiri Luigi Versiglia a Callisto Caravario, uccisi in Cina nel 1930 per difendere la vita di alcune giovani donne catechiste, a padre Rodolfo Lunkenbein e all’indio Simão Bororo, assassinati nel cortile della missione salesiana di Meruri (Brasile) nel 1976. E ancora don Cameroni: «Si tratta di uomini e donne, giovani e adulti, consacrati e laici, vescovi e missionari che in contesti storici, culturali, sociali diversi nel tempo e nello spazio hanno fatto brillare di singolare luce il carisma salesiano, rappresentando un patrimonio che svolge un ruolo efficace nella vita e nella comunità dei credenti e per gli uomini di buona volontà». Nel variopinto mondo salesiano inevitabilmente visibile è il ramo fem- minile (Figlie di Maria Ausiliatrice). Sottolinea Cameroni: «Anzitutto Margherita Occhiena ad incarnare quella presenza materna che segna le origini dell’esperienza oratoriana, tanto da essere universalmente chiamata Mamma; tra le Figlie di Maria Ausiliatrice santa Maria Domenica Mazzarello a Mornese, con le prime sorelle, visse con sensibilità propria della donna l’incontro con bambine e ragazze povere, accolte nella prima casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice» e, «sulla scia si possono ricordare Maria Maddalena Morano in Sicilia, suor Maria Troncatti, la madrecita, tra gli Shuar della foresta amazzonica. E poi la cooperatrice Donna Dorotea De Chopitea, e le beate Eusebia Palomino e Alexandrina da Costa».

Una dinamica quella di don Bosco che ha imparato da Dio, direbbe san Paolo, theodidaktoi cioè istruiti da Dio, imperniata dall’amorevole servizio alla persona, ispirata e tenuta viva dal motto del fondatore Da mihi animas, cetera tolle (Signore datemi anime prendetevi tutte le altre cose). «Siamo depositari di una preziosa eredità, che merita di essere meglio conosciuta e valorizzata. I santi, beati, venerabili e servi di Dio sono pepite preziose che vengono sottratte dall’oscurità della miniera per poter brillare e riflettere nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana lo splendore della verità e della carità di Cristo».

L’attività missionaria è ancora valida oggi?

Per l’animazione missionaria, pubblichiamo il Cagliero 11 di questo mese, con l’intenzione di preghiera per novembre.

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Era giovedì 11 Novembre 1875 nella chiesa di Maria Ausiliatrice a Valdocco. Dopo il canto dei Vespri e del Magnificat, Don Bosco sale sul pulpito e traccia il programma apostolico dei partenti: iniziare con l’evangelizzazione degli emigrati italiani e puntare sull’evangelizzazione della Patagonia. Concluse con queste parole profetiche: “…chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non abbia da produrre un gran bene?” Poi Don Bosco abbraccia a uno a uno i dieci missionari. A ciascuno è stata consegnata una copia dei “Ricordi ai Primi Missionari” che lui stesso aveva tracciato a matita sul taccuino di ritorno da un viaggio. Don Bosco accompagnò i missionari fino a Genova dove il 14 Novembre si imbarcarono sul piroscafo francese Savoie. Un testimone vide Don Bosco tutto rosso per lo sforzo di contenere le lacrime.

Questa scena, spesso romanzata, è rimasta nel nostro immaginario salesiano popolare. Ma rimangono anche le domande di molti: L’attività missionaria è ancora valida oggi? Non abbiamo abbastanza salesiani nemmeno per la nostra Ispettoria, perché mandarli come missionari in altri paesi? Poiché Dio vuole che tutti siano salvi, tutti hanno il diritto di conoscere Gesù Cristo. Quindi, la possibilità di conoscere Gesù deve essere resa concretamente disponibile a tutti. Infatti, tutti i discepoli sono esortati a predicare il Vangelo in ogni tempo e luogo (Mt 28,19-20), affinché tutti possano scoprire “le imperscrutabili ricchezze di Cristo” (Ef 3,8). Eppure, siamo tutti consapevoli che anche oggi, come in passato, molte persone non conoscono Gesù, né hanno la possibilità di conoscerlo o di accettarlo. Per questo più che mai, oggi la Chiesa è chiamata ad essere “in uscita”, con la stessa disponibilità ad ascoltare la voce dello Spirito e ad essere infiammata dallo stesso ardore e coraggio missionario che ha ispirato i missionari del passato (Redemptoris Missio 30; Evangelii Gaudium 24).

La nostra vocazione salesiana ci pone al centro della Chiesa (Cost. 6) “che è missionaria per sua stessa natura” perché “è inviata alle nazioni” (Ad Gentes 2). Don Bosco ha concepito il suo Oratorio con una prospettiva missionaria per i giovani poveri e abbandonati senza parrocchia. Animato dallo zelo missionario, ha lanciato altre iniziative: la tipografia, le Letture Cattoliche, il Bollettino Salesiano e ha fondato la Società Salesiana, le FMA, i Salesiani Cooperatori e l’ADMA. Infine, aprì una pagina completamente nuova nella vita della sua giovane Congregazione inviando i missionari salesiani nel 1875 e le FMA nel 1877. Don Bosco ha trasmesso questo ardore missionario alla sua famiglia religiosa. Così, il 19° e il 20° Capitolo Generale SDB hanno sottolineato che l ’esempio di Don Bosco indica che l’impegno missionario fa parte della natura e della finalità della nostra Congregazione (CG19, 178; CG20, 471). I missionari, quindi, non sono quelli che avanzano tra i tanti confratelli dell’Ispettoria. Né sono quelli che tratteniamo perché “qui abbiamo bisogno dei confratelli”. Il missionario salesiano è un confratello che risponde alla sua vocazione missionaria dentro la sua vocazione salesiana. Infatti, il nostro invio missionario ogni anno è l’espressione concreta della nostra fedeltà allo spirito e all’impegno missionario di Don Bosco!

Domande per la Riflessione e la Condivisione:

  • Perché l’attività missionaria è ancora valida oggi?

  • Perché la vocazione missionaria è una chiamata dentro la nostra comune vocazione salesiana?

D. Alfred Maravilla, SDB
Consigliere per le missioni

GENEROSITÀ MISSIONARIA
Nel 1920, esattamente cento anni fa, don Albera, secondo successore di Don Bosco scriveva una fervorosa lettera agli ispettori Salesiani d’Europa per esortare lo zelo missionario ad gentes. Già allora, sembrava avverarsi, scrive don Albera, un po’ per volta il magnifico sogno fatto da Don Bosco il 30 agosto 1883, nel quale l’angelico giovanetto Luigi Colle (morto due anni prima in odore di santità) gli fece vedere, in modo misterioso l’immensa mèsse che i Salesiani avrebbero dovuto raccogliere in avvenire. «Sono migliaia, e milioni di abitanti che attendono il vostro aiuto, che attendono la fede ». A questo si susseguirono altri sogni in cui il Santo dei giovani vedeva gradualmente i suoi Salesiani curarsi delle anime in ogni parte del mondo. Ma, continua don Albera, “mi esce purtroppo dal fondo del cuore il lamento del Divino Maestro: «Messis quidem multa, operarii autem pauci»”, ricorda notando la grande necessità di operai evangelici nella immensa messe delle opere salesiane.

Poi l’invito alla generosità missionaria: “Quanto maggiore è il numero dei Missionari che un’Ispettoria può inviare dovunque abbiamo Missioni; tanto più numerose e preclare saranno le vocazioni religiose che il Signore regalerà a quell’Ispettoria. — Non è una semplice affermazione retorica; è pensiero genuino del nostro Venerabile Padre.” Non è certo un messaggio del passato, ancora e di più oggi come Salesiani e membri della Famiglia Salesiana, dobbiamo credere a queste parole e non chiudere il nostro cuore alle esigenze di quelli che ci appaiono più lontani. “Il più bel monumento a Don Bosco, il più degno del suo gran cuore d’apostolo, non è dunque il Missionario, che col Crocifisso e col Vangelo in mano va a conquistare nuovi popoli alla religione e alla civiltà?”

DIO È VERAMENTE PRESENTE IN OGNI CULTURA
Sono cresciuto in una famiglia cristiana e in un ambiente misto dal punto di vista religioso e politico, che ha influenzato il destino dei giovani. Sono stato coinvolto nelle attività religiose della Chiesa e i miei impegni durante la scuola secondaria hanno cominciato a rivelare la chiamata missionaria che c’è in me. Mentre ascoltavo con l’aiuto del mio direttore spirituale, diventava più chiaro che il Signore mi chiamava con il cuore e da lontano. Da quel momento, qualsiasi desiderio che attraversava il mio cuore veniva percepito secondo lo zelo per la missione.

Come missionario salesiano in Cina, devo affrontare una cultura diversa dalla mia. Il dolore di comunicare in cinese minaccia il mio senso dell’umorismo. La struttura gerarchica della società che si fonda sui rapporti umani e sull’esercizio dell’autorità è un’altra sfida con cui mi scontro. Ciò significa che c’è il pericolo di misurare la dignità umana sulla base dello status sociale e dell’appartenenza razziale. Le giovani vocazioni provenienti da questo tipo di contesto soffrono di una fragilità vocazionale, poiché a volte è difficile trasformare queste realtà culturali in uno stile di vita religioso.

Venendo all’attuale situazione della Cina, ci sono ancora più tensioni sociali e le nostre comunità religiose vi rispondono con la preghiera e il discernimento, ma con grande cautela per non essere coinvolte in politiche di parte. Di fronte a questa realtà, la mia vita religiosa, soprattutto l’aspetto comunitario, è posta a dura prova. Recentemente, siamo stati colpiti dall’epidemia di Covid-19 che sta minacciando la vita umana e che ha messo fine a molte attività religiose e sociali. Tutti si muovono nella paura, nella paura dell’ignoto. Queste sfide stanno riscrivendo il racconto della mia vita missionaria e influenzano il modo in cui viviamo nella comunità. I giovani non vengono lasciati fuori. Si sentono limitati a vivere la loro esuberanza giovanile in modo gioioso. E guardando tutto questo, chiedo se il dito di Dio scrive in questo modo.

Nonostante tutto questo, mi guardo indietro e trovo ancora qualche motivo per essere gioioso. Ho imparato ad apprezzare la pluralità della vita che forma uno splendido mosaico dell’immagine di Dio e di come Egli si manifesta in ogni storia, in ogni evento. Dio è veramente presente in ogni cultura. Dio è presente nei giovani, non importa quanto piccola sia la sua voce. Io stesso l’ho sentito nella vita dei giovani con cui ho condiviso la mia vita in questo luogo. Questa è la mia gioia più profonda. Questa gioia che trovo tra i giovani è per me una forza in tutte le sfide. Offro queste sfide e queste gioie a Dio nella preghiera e le condivido con la comunità. Mentre nella preghiera Dio rivela la Sua volontà diretta, nella condivisione con la comunità rivela la sua volontà attraverso i confratelli.

Nelle mie ultime parole, i confratelli che stanno discernendo la vocazione missionaria stanno già ascoltando la voce di Gesù che chiama. Sono felici perché lo fanno con apertura e senza paura. Le difficoltà verranno per la loro strada, ma troveranno forza nell’unico e solo missionario di Dio – Gesù Cristo – nel quale condividiamo una sola missione per la salvezza dei giovani.

Nicolas Chibueze, missionario Salesiano in Cina

TESTIMONIANZA DI SANTITÀ MISSIONARIA SALESIANA

Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi

La Venerabile Mamma Margherita (1788-1856), segna con la sua la sua presenza femminile e materna il carisma salesiano fin dalle origini. La famiglia di Giovannino, scosso dalla sua situazione di orfano, poté godere del profondo amore di una madre, che consacrò totalmente la vita ai suoi figli, di una madre che fu per loro la prima e la più importante catechista; una donna che insegnò loro ad essere responsabili, lavoratori e onesti, caritatevoli con coloro che erano più poveri. Anche quando sarà a Valdocco aiuterà don Bosco nell’assistere i giovani poveri e senza famiglia, con l’affetto di una madre e la saggezza di una donna forte, educandoli a diventare buoni cristiani e onesti lavoratori.

 

Adma, a Torino si è svolto il XXX Congresso: “Sognate e fate sognare”

Pubblichiamo l’articolo dell’agenzia ANS sulla XXX Giornata Mariana dell’ADMA che si è svolta a Torino.

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(ANS – Torino) – “Sognate e fate sognare”. È questo il motto della XXX Giornata mariana dell’ADMA svoltasi a Torino domenica 20 settembre con circa 400 partecipanti tra adulti e giovani. Una Giornata un po’ speciale, perché segnata dal passaggio di consegna dell’animazione dell’Associazione da don Pierluigi Cameroni a don Alejandro Guevara. Un clima di festa e di riconoscenza ha segnato l’evento, con momenti di partecipazione e commozione, come la consegna di un bellissimo album fotografico e delle stole mariane. Il Sig. Renato Valera, Presidente dell’ADMA, ha coordinato la giornata, sottolineando come Maria Ausiliatrice accompagni sempre l’Associazione.

Don Cameroni ha ripercorso il cammino di quasi 14 anni, raccontando cosa ha significato per lui animare l’ADMA, guardando a Don Bosco apostolo dell’Ausiliatrice e fondatore dell’Associazione: “L’Associazione cresce e matura nella misura in cui ogni socio sente la chiamata a rispondere ad una grazia ricevuta, a ‘restituire’ o meglio a condividere e diffondere la grazia sperimentata, perché la fede si rafforza donandola: ciò si traduce in presenza viva e dinamica nella propria famiglia, sul posto di lavoro, nel partecipare alla vita formativa e di preghiera dell’Associazione, nel dedicare tempo ed energie all’ADMA… La Madonna ci ha sempre guidato in questi anni, ci ha ispirato in tante circostanze senza essere troppo legati e vincolati a progetti e programmi. La vita cristiana, come l’educazione, è come un fiume che non va troppo imbrigliato, ma lasciato libero nel suo percorso: accompagnato, non forzato o costretto… Una delle realtà che più mi ha aiutato a crescere spiritualmente è stata la grande capacità di condivisione della vita e della fede in particolare duranti i ritiri e gli esercizi spirituali. La comunione in Dio crea dei legami fortissimi tra le persone e rafforza l’esperienza credente e l’identità vocazionale di ciascuno”.

Don Alejandro Guevara ha condiviso la sua storia di vita e come è arrivato a questa missione affidatagli dal Rettor Maggiore. Don Roberto Carelli ha presentato il cammino formativo dell’anno 2020-2021 dal titolo “Sognate e fate sognare”, ispirato allo lo slogan di Papa Francesco indirizzato ai salesiani alla conclusione del Capitolo Generale: “Don Bosco sognava e faceva sognare. Ma i suoi sogni non erano fuga dalla realtà, al contrario, immersione nella realtà, e non avevano a che fare con il sonno e l’inerzia, ma con la vigilanza e le opere, non con la genialità e l’intraprendenza puramente umana, ma con le ispirazioni e la fecondità di Dio. L’invito a sognare e a far sognare ci sollecita a prenderci cura della formazione, quella dei giovani come quella degli adulti, perché ci incoraggia a non fermarci ai fatti, a non affogare nelle occupazioni e nelle preoccupazioni, e ci chiede di metterci, secondo lo spirito di Don Bosco, nella prospettiva di Dio, nell’ottica della grazia, della fede, della vocazione e della missione, della lode e del servizio di Dio, di una vita contemplativa e operativa non chiusa in sé ma dedicata agli altri, specialmente se più poveri”.

Nel pomeriggio, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, la partecipata celebrazione eucaristica presieduta da don Leonardo Mancini, superiore del Piemonte-Valle d’Aosta, nel corso della quale 6 aspiranti hanno condiviso la gioia e la grazia di entrare a far parte dell’ADMA e della Famiglia Salesiana. Una giornata di grazia con tanti doni e motivi per pregare, per ringraziare, per affidare e continuare a sognare!

Il Poster della Santità della Famiglia Salesiana 2020

È disponibile il Poster della Santità della Famiglia Salesiana 2020. Di seguito l’articolo pubblicato ieri dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS con il commento di don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale e in allegato il poster, in formato jpg e pdf.

La Postulazione salesiana interessa 173 tra santi (9), beati (118), venerabili (17), servi di Dio (29). Le Cause seguite direttamente dalla Postulazione sono 55. Inoltre, la Postulazione accompagna anche le Cause dei Venerabili Camillo Costa de Beauregard, sacerdote della diocesi di Chambery (Francia); Casimiro Barello Morello, terziario francescano, pellegrino tra l’Italia e la Spagna; Augusto Bertazzoni, arcivescovo di Potenza; e del Servo di Dio Felice Canelli, sacerdote della diocesi di San Severo e Salesiano Cooperatore.

“Occorre esprimere profonda gratitudine e lode a Dio per la santità già riconosciuta nella Famiglia Salesiana di Don Bosco e per quella in via di riconoscimento. L’esito di una Causa di Beatificazione e di Canonizzazione è un evento di straordinaria rilevanza e valenza ecclesiale. Si tratta infatti di operare un discernimento sulla fama di santità di un battezzato, che ha vissuto le beatitudini evangeliche in grado eroico, o che ha dato la vita per Cristo. Da Don Bosco fino ai nostri giorni riconosciamo una tradizione di santità a cui merita dare attenzione, perché incarnazione del carisma che da lui ha avuto origine e che si è espresso in una pluralità di stati di vita. Si tratta di uomini e donne, giovani e adulti, consacrati e laici, vescovi e missionari che in contesti storici, culturali, sociali diversi nel tempo e nello spazio hanno fatto brillare di singolare luce il carisma salesiano, rappresentando un patrimonio che svolge un ruolo efficace nella vita e nella comunità dei credenti e per gli uomini di buona volontà”

afferma don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale.

Meritano di essere ricordate le Cause avviate nel 2019 e 2020 riguardanti i Servi di Dio: don Luigi Bolla (1932-2013) salesiano missionario tra le popolazioni indigene dell’Ecuador e del Perù; don Silvio Galli (1927-2012), salesiano sacerdote testimone della compassione di Cristo per gli emarginati, i poveri; Vera Grita (1923-1969) Salesiana Cooperatrice, destinataria dell’Opera dei Tabernacoli Viventi; Madre Rosetta Marchese (1922-1984) Figlia di Maria Ausiliatrice, superiora generale, testimone di una maternità feconda nel dinamismo misterioso della sofferenza; Mons. Giuseppe Cognata (1885-1972), vescovo salesiano di Bova e fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore, compagno generoso del Cristo redentore nella prova e nell’umiliazione.

In essi rifulge ciò che il Catechismo della Chiesa Cattolica descrive parlando della santità cristiana: “Il progresso spirituale tende all’unione sempre più intima con Cristo. Questa unione si chiama ‘mistica’, perché partecipa al mistero di Cristo mediante i sacramenti – ‘i santi misteri’ – e, in Lui, al mistero della Santissima Trinità. Dio chiama tutti a questa intima unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti” (n. 2014).

Un ringraziamento speciale al signor Andrea Cugini della Scuola Grafica salesiana di Milano, per aver ideato e realizzato il poster.

Cagliero 11 – “Per le famiglie in Africa” Luglio 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Luglio 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°139, LUGLIO 2020

Carissimi amici delle missioni salesiane,
siamo ancora sotto l’effetto di Covid-19. Nell’emisfero nord, luglio è l’intenso mese estivo, quando tutti si prendono del tempo per godersi l’estate con la propria famiglia e gli amici. Nell’emisfero sud è la metà dell’anno scolastico quando le scuole si prendono una pausa di metà anno dalle loro frenetiche attività. Nei tropici, le scuole stanno cominciando il nuovo anno scolastico. Ovunque ci troviamo, questo luglio non sarà certo come quelli che abbiamo conosciuto in passato. Con la fine del lockdown, i responsabili politici e gli esperti stanno discutendo su come evitare una nuova ondata del virus. Possiamo tornare ancora nelle scuole, nei ristoranti e in ufficio tenendo a distanza il coronavirus? Gli esperti avvertono che potremmo dover continuare a vivere almeno parzialmente isolati per molti mesi a venire. Saremo ancora scoraggiati dal toccare i nostri amici e in alcuni casi anche la nostra famiglia. Mascherine per il viso, disinfettante per le mani e altri dispositivi di protezione personale saranno con noi per un po’ di tempo.
Molti la chiamano la ‘nuova normalità’. Nessuno ha ancora ben chiaro come potrebbe essere. Questa ‘nuova normalità’ dipenderà da diverse incognite, poiché il mondo come lo conosciamo si sta dissolvendo. Ma dietro di essa si nasconde un nuovo mondo, di cui possiamo almeno immaginare la formazione. Infatti, dobbiamo chiederci perché dovremmo voler tornare al mondo pre COVID-19. Mi piace pensare che la ‘nuova normalità’ possa implicare il passaggio dalle disuguaglianze sociali, dal degrado ambientale e dall’avidità economica a qualcosa di meglio. Mi piace pensare che la nostra ‘nuova normalità’ possa essere profondamente permeata dallo spirito missionario di Don Bosco: abbandonare l’atteggiamento compiacente che dice: ‘Abbiamo sempre fatto così’, ripensare con coraggio e creatività i nostri obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione, camminare insieme come partner, fare rete, coordinarsi, favorire il discernimento educativo-pastorale (Evangelii Gaudium, 33). Che essere infiammati dallo zelo missionario possa essere la nostra ‘nuova normalità’!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

FACCIO PARTE DI UN SOGNO DEL NOSTRO PADRE DON BOSCO

Avevo l’inquietudine di essere missionario molto prima che mi venisse l’idea di diventare salesiano, ma è stato durante il noviziato che questo desiderio si è fatto presente, già da un punto di vista salesiano, ed è lì che ho manifestato al maestro quello che sentivo che Dio mi chiedeva; in quel momento ho anche riconosciuto che avevo bisogno di percorrere il cammino, di mettere radici in Gesù Cristo, di purificare alcune cose in me, di continuare a camminare nella formazione iniziale. Ho potuto contare su persone che mi hanno aiutato nel mio discernimento: è stato qualcosa di molto prezioso e importante, perché significa potersi confrontare e sentire la voce di Dio in tutta sincerità, e quindi poter avere i piedi per terra, sapendo che Dio bussava alla porta della mia vita per qualcosa di speciale. Alcune sfide per la mia vocazione missionaria consistono nell’imparare ad abbandonare certi schemi, ad aprirmi alla novità di Dio che è presente dove sono stato mandato ad essere segno e portatore del suo amore, nonostante le mie debolezze. Un altro elemento è quello di poter vedere l’altra faccia della medaglia di un Paese del primo mondo: trovare giovani esclusi dal sistema educativo e da una società che spesso li rifiuta a causa della loro storia di vita, per le cicatrici che portano nel corpo e nell’anima, e che spesso non scommette su di loro; vedere che sono pochi i pastori, che sono disposti a fare un viaggio a fianco di questa popolazione così delicata, ma allo stesso tempo piena di sogni e di obiettivi da realizzare.

Nella mia vocazione vivo la grande gioia di poter sentire e riconoscere che faccio parte di un sogno, di un sogno di nostro padre Don Bosco, che è diventato realtà nel corso degli anni. Quando sono atterrato, due cose che mi hanno segnato:
1. trovare fratelli salesiani più anziani felici della loro scelta di vita come salesiani, e vederli spesso con quel senso di pienezza per una vita donata ai giovani più poveri e bisognosi;
2. constatare che i cristiani praticanti non saranno certo molti a Barcellona/Spagna, ma quello che è certo è che trovare un giovane, un laico, una coppia di sposi che vivono il loro essere cristiano in profondità, e che si donano senza risparmiare nulla per la missione salesiana, senza dubbio è molto edificante per me come salesiano.

Bisogna sapersi abbandonare completamente nelle mani di Dio, che è senza dubbio un cammino di discernimento insieme a un compagno. E se questa preoccupazione è di Dio, in Dio sarà mantenuta e in Dio darà frutto: solo se avete fiducia, ma anche se lavorate su ciò che Dio vi chiede.

Issrael Hernández, missionario venezuelano in Spagna

Cagliero 11 – “Per i Gruppi Missionari” Giugno 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Giugno 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°138, GIUGNO 2020

Carissimi amici delle missioni salesiane,

quando è scoppiata la pandemia del virus COVID-19, il Settore Missioni della Sede Centrale Salesiana a Roma, con l’appoggio del Don Bosco Network, ha organizzato – lo scorso 25 marzo – un incontro on-line di pianificazione strategica. Grazie all’instancabile impegno di Don George Menamparampil, coordinatore del Don Bosco Worldwide Solidarity Against COVID 19, le procure missionarie salesiane in tutti i continenti, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, si sono messe in rete e hanno coordinato le loro iniziative per salvare vite umane. Ora la pandemia sta gradualmente diminuendo in molti Paesi, mentre in altri sta solo raggiungendo il suo apice. Gli esperti avvertono di una seconda ondata più fatale. Tuttavia, questa emergenza ci sta già insegnando importanti lezioni missionarie. Soprattutto, la pandemia ha aperto il velo su una dura verità: non abbiamo tutte le risposte né i mezzi, a volte non ci poniamo nemmeno le domande giuste per rispondere a un’emergenza. Non possiamo, quindi, accontentarci del bene che facciamo. Dobbiamo coordinarci con gli altri per aiutare efficacemente più persone. Questo potrebbe essere intimidatorio, ma è anche stimolante e rinfrescante. Ora ci rendiamo conto che nessuno dovrebbe nemmeno pensare che ‘si è sempre fatto così’. Imparando dai nostri errori del passato, la pandemia ci sta insegnando che per dare una mano c’è bisogno di amore, impegno, dedizione e preoccupazione per la vita umana – anche a rischio di contrarre noi stessi il virus – per i più abbandonati, i dimenticati, quelli che non sono in grado nemmeno di chiedere aiuto.

Questa emergenza ci ricorda che ci vuole umiltà per poter collaborare con gli altri come partner paritari; che ci vuole immaginazione e creatività per inventare soluzioni a situazioni di emergenza che non abbiamo mai affrontato prima; che ci vuole autodisciplina per garantire una documentazione adeguata, trasparenza finanziaria e responsabilità dell’aiuto ricevuto dai nostri donatori; che ci vuole lo spirito missionario per renderci conto che le situazioni di crisi sono momenti fecondi per il primo annuncio anche tra gli agnostici e gli atei; che ci vuole soprattutto la fede per ricordarci che tutte queste iniziative sono espressioni concrete del nostro amore per Gesù Cristo, che ci assicura che alla fine la Vita trionferà sulla morte; Dio, non il male, avrà l’ultima parola. Questo mese del Sacro Cuore, infatti, è un forte richiamo a vivere la nostra vita in modo tale da rivelare al mondo intero il Cuore amorevole di un Dio Misericordioso!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

STORIA MISSIONARIA DEI SALESIANI – 1

L’ideale missionario di Don Bosco, già vivo in lui sul finire dei suoi studi ginnasiali, si sviluppa e matura nel tempo. Concluso il periodo di formazione pastorale nel Convitto di S. Francesco d’Assisi a Torino (1844), egli pensa di entrare tra gli Oblati di Maria Vergine, che avevano aperto una fiorente missione in Indocina (Vietnam). Don Cafasso gli indica le sue “missioni” tra i giovani a Torino. Le letture che le imprese missionarie, riportate negli Annali della Propagazione della Fede, erano le sue preferite. Fin dal 1848, don Rua e altri lo udirono esclamare più volte: «Oh, se avessi molti preti e molti chierici vorrei mandarli a evangelizzare la Patagonia, la Terra del Fuoco…». Fu visto, in quegli stessi anni, gettare lo sguardo su qualche carta geografica e fremere al pensiero che «tante regioni giacessero ancora nell’ombra della morte». Dopo inenarrabili sacrifici, può finalmente lanciare le sue missioni verso l’Argentina (1875). «D’allora in poi — scrive don Albera — le Missioni furono il cuore del cuor suo e parve vivesse più soltanto per esse… Ne parla- va con tanto entusiasmo, che si restava meravigliati e fortemente edificati dall’ardore suo accesissimo per le anime». Le Spedizioni: Don Bosco riceve diverse sollecitazioni di presenze missionaria da molti Paesi, ma si decide per mandare la Prima Spedizione missionaria all’Argentina con l’invio dei primi 10 missio- nari l’11 novembre del 1875. Senza contare l’espansione in Europa (Francia, Spagna, Austria, Gran Bretagna), segue l’arrivo dei Salesiani in Uruguay (1876), Brasile (1883), Cile (1887) e, tre giorni prima della morte di Don Bosco, in Ecuador (1888). Poi, fino ad oggi, saranno inviati più di 11.000 Salesiani. Sono 10.571, inviati dal Santuario di Maria Ausiliatrice, dal 1875 al 2019 in 150 spedizioni.

PREDICARE IL VANGELO IN OGNI MOMENTO. QUANDO È NECESSARIO, USA LE PAROLE

Il mio ardente desiderio di andare in missione è stato suscitato dal mio formatore nel noviziato, un missionario salesiano del Perù (P. Antonio Ja- vier Barrientos) che ci ha parlato soprattutto delle missioni e della necessità di missionari salesiani nel mondo. Questo confratello mi ha fatto leggere la vita dei santi Mons. Luigi Versiglia e Callisto Caravario; vedendo quello che avevano fatto nella Cina, mi sono appassionato ancora di più alla vita missionaria.

Immagino che nella vita di ogni missionario le prime sfide siano quelle del linguaggio, dell’alimentazione, dell’adattamento al tempo, ecc… ma sono sfide normali da superare.

La sfida principale che ho affrontato non è stata quella di parlare apertamente dell’Amore di Gesù Cristo ai giovani, specialmente nella nostra scuola, perché la maggior parte dei nostri giovani sono musulmani. Nel fare discorsi, devo scegliere le mie parole in modo da non offendere nessuno di loro.

Prima di ricevere l’obbedienza di andare in Albania/Kosovo, pregavo Dio di mandarmi in qualsiasi altra parte del mondo, ma non in Europa, a causa dei miei pregiudizi razziali. E cosa ha fatto Dio? Mi ha fatto arrivare esattamente dove non volevo andare (questa è la bellezza del nostro Dio).

Guardando indietro a questi ultimi cinque anni, la mia esperienza mi ha fatto apprezzare e mettere in pratica le parole di San Francesco d’Assisi: “Predicare il Vangelo in ogni momento. Quando è necessario, usa le parole”. Vedere il mio sano rapporto con la gente del posto, conquistare la loro fiducia ed essere felice tra loro, è per me un chiaro segno che Dio mi vuole lì. Qualche parola a tutti i miei giovani confratelli, che sentono che Dio li chiama a essere missionari: siate forti e co- raggiosi. Non abbiate paura, e non siate costernati, perché il Signore vostro Dio è con voi ovunque andrete (cfr. Gv 1, 9) Non vi spaventate di lasciare le vostre zone di conforto, anda- te dove il Signore vi invia e siate segni dell’amore di Dio per tutti gli uomini.

Cl. Don Nyika, zambiano, missionario in Kosovo

Cagliero 11 – “Per i ministeri laicali in America” Maggio 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Maggio 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°137, MAGGIO 2020

Carissimi amici,

certamente questi ultimi mesi non sono stati come quelli degli anni precedenti! Il mondo intero si è fermato ed è rimasto in silenzio. L’economia è in crisi, le imprese stanno chiudendo. Ora ci siamo ricreduti poiché pensavamo che tutto quello che abbiamo, tutto quello che possediamo fosse il risultato del nostro lavoro. Abbiamo vissuto la nostra vita come se dovessimo stare qui su questa terra per sempre. Ci siamo affannati su questa disperata ricerca di una cura per il coronavirus.

Attraverso questa pandemia ci siamo gradualmente resi conto di aver dimenticato che è sempre stata la misericordia di Dio a renderci ciò che siamo. Probabilmente questa pandemia potrebbe essere per noi una purificazione per riportarci a Dio. Il Signore ha atteso pazientemente che tornassimo a Lui, perché lo riconoscessimo di nuovo il “centro” della nostra esistenza.

Nonostante il coronavirus, possiamo restare ancora in pace e tranquilli? Certo che possiamo! Perché la nostra fede ci assicura che, alla fine, Dio trionferà sulla malattia, sulla sofferenza e sulla morte! Con gli occhi della fede sappiamo che lo Spirito Santo continua ad operare nel mondo oggi. La festa di Pentecoste ci assicura che con la potenza dello Spirito l’amore misericordioso di Dio avrà l’ultima parola, non il male, che alla fine Dio trionferà.

Buona festa di Pentecoste a tutti!

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

EMERGENCY RESPONSE

Questa emergenza del Corona Virus è stata un’opportunità per sviluppare la creatività pastorale salesiana e la solidarietà. Nei cinque continenti sono sorte iniziative per soccorrere i più svantaggiati e sono nate nuove proposte educative e pastorali. È bello vedere tutti i giorni come arrivano notizie, fotografie, video che dimostrano come lo zelo salesiano sta implementando diverse iniziative in tutto il mondo.

La Congregazione, mediante l’équipe di Coordinamento per le Emergenze, sta accompagnando e promuovendo la solidarietà a livello globale. Questo team ci da alcune indicazioni e suggerimenti sulle richieste di iniziative per la realizzazione di progetti vari:

  • ci si adopera perché NESSUNO sia trascurato, che il poco che abbiamo, possa essere condiviso con tutti, in particolare con i più bisognosi;
  • alcuni donatori, in particolare quelli istituzionali, specificano dove deve andare il loro denaro; noi dobbiamo rispettare le loro indicazioni;
  • si deve evitare ogni tipo di abuso finanziario. Nonostante l'”urgenza”, le organizzazioni donatrici del Don Bosco Network, stanno studiando le richieste delle Ispettorie, per realizzarle in modo professionale: chiedono diversi tipi di documentazione per l’implementazione di qualche progetto. Per tutti i progetti presentati a DBN sono attesi rapporti e rendiconti. Tutto deve essere documentato con fatture, ricevute, rapporti, fotografie, … ;
  • questa non è una gara di 100 metri, è una maratona. Non è una battaglia, è una guerra. Dopo l’impatto immediato attuale, le conseguenze continueranno per mesi e anni. Perciò abbiamo bisogno di uno sguardo serio sul nostro stile di vita: Come possiamo ridurre le spese, costi, risparmiare, bloccare le perdite, migliorare la nostra amministrazione, usare le nostre risorse in modo più efficiente, usare le risorse attuali per “guadagnare” qualcosa, adottare uno stile di vita più semplice, ridurre l’uso dei nostri veicoli e i nostri viaggi; ripensare le nostre celebrazioni, i giubilei e le feste; la nostra ricerca di ulteriori donazioni a livello locale?

Pochi giorni fa ho avuto notizie da Don Vaclav Klement da Don Bosco – Mati, FIS (Filippine Sud). Si confrontano con il covid-19. Come? Con il lavoro manuale, coltivando gli ortaggi! PERFETTO! La raccolta inizia in poche settimane. Un piccolo, ma meraviglioso passo avanti. Queste indicazioni e suggerimenti sono indirizzati a tutti gli Ispettori e ai molti Uffici ispettoriali di Pianificazione e Sviluppo.

M C George Menamparampil sdb, Emergency Response Coordinator

…CANTANDO A DIO E CON GLI ALTRI

Mi chiamo NIYOYITUNGIRA Emmanuel. Ho 33 anni e vengo dal Burundi. Sono il primo nato di sette figli. Sono missionario salesiano a Yakutsk in Siberia. Il desiderio missionario in me è nato fin da bambino, ma quando sono entrato nel seminario minore della mia diocesi ho capito che è davvero la mia vocazione. Ho iniziato a partecipare al Movimento dei Focolari. Stavo leggendo la sua storia e il suo obiettivo: COSTRUIRE UN MONDO UNITO. Così ho capito che essere missionario è possibile per tutti. Ma non potevo esprimere il mio desiderio a nessun sacerdote nel Seminario perché, essendo diocesani, c’erano meno possibilità di slancio missionario. Poiché nel mio Paese non era garantita la calma per finire l’anno accademico, a causa degli scioperi dei docenti, sono andato a trovare un mio amico di Rukago, in una parrocchia salesiana. Abbiamo partecipato all’Eucaristia del mattino e dopo, il padre Remy Nsengiyumva, sacerdote salesiano della parrocchia, è venuto a salutarci e a farci alcune domande sui nostri studi. Sono stato segnato da quel gesto e ho deciso di essere salesiano, e quindi missio- nario. Ho capito che la salesianità equivale ad essere missionario. E da quando ho iniziato la mia formazione salesiana, mi sono interessato della vita missionaria e infine ho espresso il mio desiderio al Padre Provinciale Camiel Swetvagher, che mi ha veramente accompagnato e mi ha permesso di realizzare la mia vocazione. Così ho ricevuto a Torino la croce missionaria dalle mani del Rettore Maggiore nella 148ma Spedizione Missionaria per andare in Siberia (Russia). Le mie sfide si dividono in tre categorie:

  1. sfide climatiche. Come tutti potete immaginare, è molto difficile adattarsi alle condizioni di vita a una tempera- tura di 50 gradi sottozero, quando nel tuo paese è sempre positivo. Così all’inizio ho perso la nozione del tempo;
  2. sfide culturali: ognuno di noi ha la sua cultura. Io ho avuto molta difficoltà a integrare la mia cultura nella terra di missione (abitudini, mentalità e sentimenti) a causa delle difficoltà della nuova lingua, del nuovo cibo, di una nuova tabella di marcia, … ;
    3. sfide pastorali: il successo nelle attività pastorali richiede piani e risorse. Poiché nella nostra comunità missionaria i giovani erano quasi assenti, per me è stata una grande difficoltà. Nella nostra comunità dipendiamo molto delle condizioni climatiche.

Vorrei esprimere la mia gioia e la mia gratitudine alla Congregazione, che mi ha aiutato a realizzare i miei sogni; sono felice oggi perché sono missionario per i giovani, per la Congregazione e per la Chiesa. Ho visto di cosa hanno bisogno oggi i giovani per amare Dio e Don Bosco. In breve la mia grande gioia è quella di partecipare all’Evangelizzazione, cantando a Dio e con gli altri. Anche vorrei suggerire ai giovani salesiani che sentono la vocazione missionaria salesiana di continuare ad ascoltare la voce di Dio. Che si prendano tutto il tempo necessario per conoscere meglio il significato di ciò che significa oggi “essere missionari”. Con umiltà e poca esperienza, potrei dire che essere missionario oggi è difficile, ma possibile, e è comunque indispensabile per salvare le anime dei giovani che soffrono di molti virus della globalizzazione. Don Bosco è oggi più necessario che mai. Grazie mille.

Emmanuel NIYOYITUNGIRA, missionario burundese in Siberia

Cagliero 11 – “Atto di affidamento a Maria Ausiliatrice” Aprile 2020

Si riporta Cagliero 11 e l’intenzione missionaria salesiana del mese di Aprile 2020.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

CAGLIERO 11 – N°136, APRILE 2020

Carissimi amici, Buona Pasqua a tutti!

Mentre scrivo queste prime righe, come Consigliere per le Missioni, non posso non ricordare le parole di un teologo del XII secolo, Giovanni di Salisbury:
“Siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere … più lontano di loro, tuttavia non per l’acutezza della vista o la possanza del corpo, ma perché sediamo più in alto e siamo più elevati proprio grazie alla grandezza dei giganti”.
Perciò, ricordo con viva gratitudine tutti i miei predecessori in questo Setto- re, soprattutto D. Guillermo Basañes per il suo servizio in questo ultimo sessennio (2014-2020). Grazie anche a D. Václav Klement, Consigliere per le missioni (2009-2014), che 11 anni fa ha avuto l’intuizione di avviare questo Cagliero 11 come un semplice ma efficace strumento di animazione missionaria. Ringrazio anche tutti i membri dell’équipe del Settore Missioni alla cui competenza, dedicazione e collaborazione mi affiderò anche per essere aiutato nel compito affidatomi di “promuovere in tutta la Società lo spirito e l’azione missionaria” (Cost 138). Come ho già espresso altrove, non mi aspettavo questa elezione. Difatti, quando ho cominciato a rendermi conto che qualcosa stava per accadere, ho cercato di evitare esplicitamente questa nomina perché, tra le altre ragioni, la nostra Visitatoria ha un serio bisogno di personale. Ma devo riconoscere umilmente che davvero “lo Spirito Santo opera come vuole, quando vuole e dove vuole … Sappiamo solo che il nostro impegno è necessario.” (EG, 279).
Mentre scrivo queste righe, stiamo vivendo una pandemia che non abbiamo mai vissuto. Questa tragedia umana è un’invito ad avere il coraggio di riflettere e discernere su ciò che lo Spirito ci sta dicendo.

Questo sessennio sarà, senz’altro, segnato dal 150° anniversario della prima spedizione missionaria salesiana (1875-2025). Il mio augurio è che ognuno di noi ognuno abbia il coraggio e l’apertura di lasciare lo Spirito Santo operare nel proprio cuore come vuole, quando vuole e dove vuole, affinché, abbiamo il coraggio e la docilità per uscire dalle nostre zone di comfort e di andare con impegno dove Lui ci manda.

D. Alfred Maravilla SDB, Consigliere per le missioni

Intervista a don Alfred Maravilla

Don Alfred Maravilla è tornato al Dicastero delle Missioni, ma stavolta non più come collaboratore, bensì come Consigliere. Filippino, con una lunga esperienza missionaria compiuta in prima persona, fino a poco tempo fa Superiore di una fiorente Visitatoria, don Maravilla in quest’intervista racconta i suoi sentimenti contrastanti e la prospettiva verso il suo nuovo incarico.

Come si sente ora? Tutti mi chiedono come mi sento da neoeletto Consigliere Generale. La mia risposta è: “ho fatto del mio meglio per evitare questa elezione!” Dopo il mio servizio nel Dicastero, immaginavo di restare in via definitiva nella Visitatoria di Papua Nuova Guinea-Isole Salomone (PGS).

A proposito, parliamo della Visitatoria PGS… Il primo Superiore della Visitatoria, il mio predecessore, è stato in carica solo per 6 mesi, dato che poi è stato nominato vescovo. Quindi abbiamo davvero appena iniziato a porre le basi, le strutture e i sistemi per la nostra nuova Visitatoria. Alla fine sono stato candidato a Consigliere per le Missioni anche dalle Commissioni di altre 4 regioni. Così al primo scrutinio ho ricevuto 178 voti su 222 voti. Con questa elezione, in un istante, tutti i sogni e i progetti per PGS sono svaniti all’orizzonte, insieme al mio desiderio di rimanere missionario ad vitam in questa parte del mondo.

Quando la mia elezione è stata resa pubblica, don Dominic Kachira, Vicario di PGS, mi ha scritto per farmi le congratulazioni e ha aggiunto: “È il Superiore che viene chiamato altrove. Credo nello Spirito Santo, Egli saprà scrivere diritto anche sulle righe storte”. Ancora faccio fatica a capire come… Quello che uno studente dell’università mi ha scritto in questi giorni racchiude in sé i miei sentimenti: “Non riesco a capire perché il Signore debba portarti via da noi!”

Come vede il nuovo incarico di Consigliere per le Missioni? Questo sessennio (2020- 2026) sarà segnato dal 150° anniversario della I Spedizione Missionaria Salesiana (1875). Il mio augurio è che ognuno abbia il coraggio di lasciare che lo Spirito Santo operi nei nostri cuori come vuole, quando vuole e dove vuole, affinché, animati dallo spirito missionario di Don Bosco, abbiamo il coraggio di uscire dalle nostre zone di comfort e procedano avanti. Grazie a questo spirito missionario, il carisma di Don Bosco è ormai profondamente radicato nella regione. È tempo che ogni Ispettoria, ricca e povera di personale, partecipi attivamente all’attività missionaria della nostra Congregazione. Ironia della sorte, solo una tale generosità missionaria manterrà vive le nostre Ispettorie, al servizio dei giovani poveri ed emarginati.

“Sei felice nel tuo cuore?” (Ma sa’ lach’ool)?

Dal giorno in cui ho partecipato alla 141a spedizione missionaria salesiana, ho conservato in un cassetto della mia scrivania un piccolo foglio di carta con un semplice progetto di vita missionaria. Uno dei punti dice: “Il cuore missionario di Don Bosco sia la calamita della tua vita”. Questo sarebbe semplicemente il consiglio che condividerei con qualcuno che sta riflettendo sulla propria vocazione missionaria. Da poco più di 9 anni lavoro in Guatemala tra gli indigeni Maya Q’eqchi, in una parrocchia missionaria con 250.000 abitanti, distribuita in più di 400 villaggi. In sintesi, ciò che ho imparato nella mia vita missionaria tra i Q’eqchi sono state 3 cose: osservare, ascoltare e aspettare. Il missionario viene come ospite per stare con loro e condividere la loro vita. Questa bella espressione è attribuita a Francesco d’Assisi: “Predicate il Vangelo in ogni momento e, se necessario, usate le vostre parole. I Q’eqchi sono un popolo meraviglioso e purtroppo hanno scarsissima risonanza nel mondo. Hanno un’espressione per salutarsi che è un gioiello, quando si incontrano per strada si chiedono: “Sei felice nel tuo cuore” (Ma sa’ lach’ool)? Dopo alcuni anni di vita missionaria sento che questa felicità mi riempie il cuore e che essere missionario è un dono che Dio mi ha dato.

Vittorio Castagna sdb, Missionario italiano in Guatemala, San Pedro Carchá

Don Galli presto tra i beati – La Voce del Popolo

Il 12 giugno 2019, VII anniversario della nascita al cielo di don Silvio Galli, era stato ufficialmente presentato al vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, il Supplex libellus, cioè l’istanza ufficiale con la quale la Congregazione Salesiana chiedeva l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulle virtù, la fama di santità e di segni di don Silvio Galli, Sacerdote Professo della Società di san Francesco di Sales.

La Santa Sede ha così concesso nelle giornate scorse il Nulla osta per la causa del servo di Dio.

Si riporta di seguito l’intervista al Postulatore per le Cause dei Santi, don Pierluigi Cameroni riportata sul settimanale La Voce del Popolo il 13 marzo scorso.

Con la vita e con la Parola insegnò a scoprire e a servire Cristo nei poveri.

“La figura e la testimonianza di don Silvio Galli – spiega don Pierluigi Cameroni – si caratterizza per la sua capacità di aver corrisposto al dono di Dio dedicando la sua vita alle persone più emarginate con un atteggiamento profetico. Quello che don Galli ha fatto si inserisce nella linea di Papa Francesco che indica una Chiesa in uscita, una Chiesa in grado di porsi in ascolto del grido delle persone. Con il suo stile e con la sua sensibilità ha saputo essere un segno forte della capacità di compassione di Cristo e della Chiesa nella quotidianità”.

La devozione popolare. Attorno a don Silvio si respira una grande devozione popolare.

“In assoluto ho trovato tanta fama di santità. Qualcosa già abbiamo raccolto, qualcosa uscirà dopo l’apertura del processo”.

“L’iter. Il 12 giugno si apre l’inchiesta diocesana all’interno del Duomo di Chiari; verrà nominato il tribunale che dovrà accompagnare l’ascolto dei testimoni circa la vita e le virtù di don Silvio e la raccolta di una documentazione qualificata con il giudizio degli storici e dei teologi”.

La vita di fede. Don Pierluigi ha avuto la grazia di avere, a San Bernardino, don Galli come insegnante.

“Alla radice di tutta la sua opera di carità c’è una profonda vita di fede. Era un uomo radicato in Dio. Un aspetto che qualifica il suo cammino di santità è la filiale devozione a Maria: tutta la sua esistenza è segnata dal legame con Maria Ausiliatrice”.

La predilezione per gli ultimi.

“Ha intercettato, già dalla fine degli anni Sessanta, le emergenze: è stato capace di avere il cuore aperto, cercando di rispondere alle domande. Ha sempre accompagnato il cammino di fede dei volontari, dando senso alle cose che facevano, per far maturare, dentro l’impegno, una scelta di fede”.