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I miei primi canestri all’oratorio salesiano: Romeo Sacchetti

Il quotidiano La Stampa di oggi, martedì 12 maggio, dedica un articolo a Romeo Sacchetti, ex cestista e attualmente commissario tecnico della nazionale italiana, il quale in videoconferenza ha risposto alle domande di allenatori e giocatori del Novara basket, raccontando la sua esperienza all’oratorio salesiano. Di seguito l’articolo a cura di Marco Curti.

MEO SACCHETTI Il ct dell’Italia ha risposto in videoconferenza alle domande di allenatori e giocatori del Novara basket

“I miei primi canestri all’oratorio salesiano
E dire che avevo cominciato in porta”

Novara è sempre nel suo cuore, anche ora che è il commissario tecnico della nazionale italiana. Così, quando la dirigenza del Novara basket lo ha contattato, Meo Sacchetti non si è tirato indietro e si è concesso una lunga chiacchierata tra aneddoti del passato e riflessioni su presente e futuro. Si sono collegate quasi 200 persone tra giocatori, anche del vivaio, e dirigenti per ascoltarlo in videoconferenza.

È vero che il basket non è stato il suo primo amore?

«Proprio così. Ho iniziato facendo il portiere della squadra dell’oratorio dei salesiani e me la cavavo pure bene. Ma giocavo sempre con gente più grande di me e allora virai sulla pallacanestro, a quei tempi nell’oratorio si faceva tutto. Per essere felici ci bastava un canestro e un faro comprato dal sacerdote per giocare anche di sera».

Anche suo figlio Brian ha fato un percorso simile.

«Giocava a calcio, poi un giorno lo portai al camp in Valsesia e ci andò con le maglie di Milan e Juventus che sono le squadre per cui tifiamo io e mia moglie. Quando tornò decise di puntare sul basket».

Ricorda i suoi inizi da giocatore?

«La prima partita che giocai in maglia Wild Novara contro Cameri perdemmo di 50 punti e arrivai a casa in lacrime. E dire che mia mamma mi aveva avvertito sul fatto che avrei incontrato delle difficoltà. Ma qualche giorno dopo ci prendemmo la rivincita. La Wild per me è stata una scuola di vita».

Ma è vero che Novara l’ha anche ferita?

«Un giorno mi chiamarono per una premiazione al Pala Dal Lago. Arrivai in ritardo, mi premiarono nel sottoscala perché non c’era tempo. È proprio vero che nessuno è profeta in patria».

Ma c’è la possibilità di rivedere un certo livello da queste parti?

«Sono molto attaccato a Novara, ma è una città strana per il basket e lo dimostrano i tanti tentativi fatti per creare qualcosa di importante. Bisogna partire dal basso e cercare una propria identità».

Quale giocatore ha lasciato più il segno nella sua carriera da allenatore?

«Sicuramente Drake Diener. Me lo sento come il quarto figlio, sono molto legato a lui anche per via della malattia che ha dovuto affrontare (il morbo di Crohm). È stato un rapporto intenso fin dai primi tempi di Castelletto Ticino, ma anche nelle esperienze successive».

Già, Castelletto Ticino. Cosa ricorda di quel periodo?

«La prima promozione in Legadue fu qualcosa di eccezionale. La squadra era veramente forte, arrivammo primi in regular season e ai playoff vincemmo tutte le partite in casa. Poi però la società non poté iscriversi e l’anno dopo ci ripetemmo dopo aver chiuso il campionato al sesto posto».

E la chiamata alla guida della nazionale?

«Un colpo di fortuna per non usare altri termini. Ad essere sincero ero più speranzoso qualche tempo prima dopo i successi con Sassari, ma all’epoca scelsero Messina. Quando mi chiamarono, non ci pensai neanche un secondo.
Essendo stato anche giocatore della nazionale, per me è come se si chiudesse il cerchio. Ricordo il debutto a Torino: ero commosso durante l’inno di Mameli».

La sua pallacanestro è più attacco o difesa?

«Privilegio l’attacco, ma so che la difesa è importante soprattutto nei momenti topici di un incontro. La mia pallacanestro deve divertire e coinvolgere anche chi non è esperto. Cerco di tirar fuori le qualità lavorando sui punti deboli. Non cambio un ragazzo al primo errore, ma devo veder ripagata la fiducia».

Cosa ci vuole per arrivare a grande livelli?

«Talento al servizio della squadra e opportunità. Il mondo è pieno di giocatori che erano poco considerati e poi sono arrivati in serie A: io ero uno di quelli. E poi la continuità: non si giudica un giocatore dopo poche partite, eppure in Italia questo accade spesso».

E nel suo futuro?

«Quando smetterò di fare il professionista, mi piacerebbe prendere una squadra giovanile e vedere se le mie idee di basket si possono mettere in pratica».—

Salesiani Novara: Minibasket al Pala Don Bosco

Seicentocinquanta bambini in campo, delle categorie Aquilotti, Scoiattoli, Esordienti, Pulcini e settore femminile, non meno di 2000 persone sulle tribune per una tre giorni di pallacanestro, organizzata al Pala Don Bosco da Novara Basket, nel segno dello sport, della festa e del divertimento.

Si riporta l’articolo pubblicato su La Voce di Novara il 10 giugno 2019 da Flavio Bosetti, in merito all’iniziativa organizzata da Novara Basket.

Minibasket sotto la cupola, un successo senza precedenti. Seicentocinquanta bambini in campo, delle categorie Aquilotti, Scoiattoli, Esordienti, Pulcini e settore femminile, non meno di 2000 persone sulle tribune per una tre giorni di pallacanestro, organizzata al Pala Don Bosco da Novara Basket, nel segno dello sport, della festa e del divertimento. Al Pala Don Bosco è andato tutto ben oltre le più rosee aspettative, non solo confermando la bontà di un appuntamento che, da quest’anno, si è aperto su scala nazionale (con squadre arrivate da Piemonte, Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna) ma addirittura aumentando il livello tecnico e la risposta di sostenitori e appassionati.

L’organizzazione curata da Novara Basket, grazie al prezioso apporto di uno staff preciso come un orologio svizzero, ha fatto il resto elevando Minibasket sotto la cupola a uno dei migliori tornei giovanili di tutta la regione e non solo.

«E’ stata una tre giorni unica e indimenticabile – spiega Ugo Finetti, presidente di Novara Basket – con numeri decisamente superiori a ogni edizione precedente. Siamo molto soddisfatti perché quest’anno siamo arrivati a coprire una parte del territorio nazionale invitando società anche di serie A. Il format è questo. Per il prossimo anno, anche se non sarà per nulla semplice, cercheremo di confermarci e perché no pure superare quanto fatto finora. Come Novara Basket possiamo contare su un team di collaboratori fantastico, preciso e puntuale. Tutto è andato per il meglio anche grazie, e soprattutto, all’infaticabile impegno di tutti».

Una famiglia, quella di Novara Basket, che è sicuramente destinata a crescere ancora.

«Un week end come questo – aggiunge il vice presidente e direttore tecnico Enrico Marietta – ripaga tutto noi di tanti sacrifici e impegno. Abbiamo toccato numeri davvero importanti per il basket giovanile, quello che in definitiva è e rimane la nostra mission. Alle premiazioni abbiamo faticato a mettere tutti i ragazzi in fila lungo la palestra, tante erano le presenze. Un plauso al nostro staff, senza il quale sarebbe stato impossibile arrivare a tanto, e ai nostri ragazzi che si sono cimentati nel ruolo di arbitro dirigendo le partite dei bimbi più piccoli. Sì, siamo una grande famiglia che vuole ingrandirsi ancora di più».

Alla manifestazione erano presenti anche l’assessore Federico Perugini, il Delegato Coni Rosalba Fecchio e il presidente di Fip Piemonte Gianpaolo Mastromarco.

«Ho vissuto una grande emozione – spiega Fecchio – per un torneo che sta raggiungendo livelli incredibili. E’ il terzo anno che presenzio e devo dire stavolta mi ha davvero entusiasmato. Bravi tutti, dai bambini agli istruttori, alle società che hanno partecipato a Novara Basket che ha curato tutto nei minimi dettagli».

Un motivo di vanto anche per il comitato piemontese della Fib, per un appuntamento che si rivolge esclusivamente ai più giovani.

«Novara Basket – conclude Mastromarco – non solo ha confermato un’ottima tradizione ma l’ha pure superata in merito a organizzazione e partecipazione. Ho preso arte molto volentieri alle premiazioni dopo aver visto anche della buonissima pallacanestro in un po’ tutte le categorie. Partecipo sempre molto volentieri a manifestazioni di questo tipo. I giovani rappresentano il futuro ed eventi come quello messo in piedi anche quest’anno da Novara Basket contribuiscono in maniera determinante alla loro crescita sportiva e morale».