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L’oratorio: intervista a don Alberto Martelli

Dopo i mesi di lockdown, molte attività oratoriali hanno ripreso a pieno ritmo per il periodo estivo con nuove attività e un nuovo stile.

Anche nel cuore salesiano di Valdocco è ripartito l’oratorio, con alcune novità per far vivere al meglio l’estate a bambini e ragazzi.

È un bene per i ragazzi perché sentono questo posto come una seconda casa, come un posto in cui incontrarsi come davvero il cortile in cui stare con gli amici per formarsi e per crescere e non è sostituibile da nient’altro, ma non perché qui ci siano delle cose speciali ma perché qui c’è un clima, una relazione, una famiglia.

Don Alberto Martelli

Si riporta di seguito l’intervista realizzata nel cortile dell’oratorio di Valdocco a don Alberto Martelli, Direttore salesiano presso la Comunità di Torino-Valdocco San Francesco di Sales e Direttore della Scuola Media Valdocco, il quale ha approfondito alcune tematiche educative legate all’Oratorio.

Basilica Maria Ausiliatrice: il ringraziamento alle autorità

Basilica Maria Ausiliatrice – Torino Valdocco

A circa un mese dalla festa di Maria Ausiliatrice, il 18 giugno 2020 la comunità di Valdocco ha accolto alcune delle Autorità cittadine di Torino, rappresentanti delle Forze dell’Ordine e numerosi Volontari per esprimere la propria riconoscenza per aver permesso e collaborato alla realizzazione delle diverse celebrazioni in occasione della nostra festa patronale. Le circostanze legate alla attuale pandemia hanno reso necessario un dialogo specifico per assicurare il rispetto delle norme e un favorevole clima di devozione e preghiera. Dopo un momento di accoglienza nel cortile di Valdocco, gli Ospiti hanno raggiunto la basilica dove, dopo aver espresso il ringraziamento, è seguito un breve momento musicale e una presentazione della basilica e della sua storia. Al termine, dopo la foto di gruppo, è stato offerto in ricordo una pubblicazione salesiana.

CFP Valdocco: la “Festa del grazie” e l’instancabile impegno degli allievi dei corsi Prelavorativo

Venerdì 26 giugno 2020, alle ore 21.00, si terrà la FESTA DEL GRAZIE online per gli allievi del Centro di Formazione Professionale di Valdocco, in diretta sul canale YouTube CnosFap Valdocco. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato ieri sul sito dell’opera in merito all’impegno degli allievi dei corsi Prelavorativo, a cura di Marco Gallo.

L’instancabile impegno degli allievi dei corsi Prelavorativo

Le allieve e gli allievi del corso Prelavorativo 1 (Giancarlo, Giulia, Ylenia, Simone, Giada, Raffaele, Andrea, Adela, Vincenza, Paulo) e le allieve e gli allievi del corso Prelavorativo 2 (Camelia, Sarah, Giulia, Gianluca, Alberto, Luca, Simone, Gabriel, Melissa e Samuela) non hanno mai smesso di imparare e migliorare. La settimana formativa dedicata alle attività presso il Cnos-Fap Valdocco e allo stage presso le aziende del settore grafico, si trasforma repentinamente in formazione a distanza a partire dai primi di marzo. Da allora i formatori insieme ai genitori e gli educatori stanno accompagnando ognuno dei giovani in questo insolito percorso formativo. Tutti gli allievi stanno perfezionando la gestione dell’apprendimento individuale e l’uso della mail personale per ricevere e scaricare i materiali didattici, per scrivere e allegare i compiti svolti, per utilizzare la piattaforma Gmeet, Google drive, Whatsapp.

Le attività formative proposte sono occasione di ripasso e di approfondimento di tutte le Unità formative: Comunicazione, Abilità sociali, Grandezze fisiche, Igiene e Sicurezza nei luoghi di lavoro, Tecnologia informatica, Forme di manualità e Preprofessionalizzante. I materiali didattici predisposti per le lezioni in presenza, sono trasformati e adattati per essere fruibili digitalmente e a distanza. L’archivio del corso raccoglie quotidianamente i lavori e gli esercizi realizzati da ogni allieva/o. Diventa testimonianza della volontà, della dedizione e del percorso personale di apprendimento di ognuno. Sono molteplici le esperienze particolarmente significative, ne presentiamo brevemente qualcuna. A fine marzo, organizziamo una Unità di apprendimento interdisciplinare lavorando in modo coordinato e congiunto con le due classi. Gli allievi si impegnano a scegliere, scrivere, realizzare, e fotografare la realizzazione di una ricetta. Il risultato è una raccolta di ricette gustose, che inoltriamo a tutto il personale del Cfp Valdocco insieme ai nostri auguri di Buona Pasqua. Il 1° di aprile avviamo la prima video lezione su piattaforma Gmeet. La voglia di rivederci è tanta. Decidiamo di collegarci tutti: allievi del primo e del secondo anno. Un incontro ricco di curiosità ed emozione, tutti vogliono salutare, raccontare… Anche questa proposta metodologica è accolta con entusiasmo e da quel giorno, tutti sono puntuali, corretti e partecipativi alla video lezione quotidiana. Ogni giorno l’esperienza si arricchisce nell’interazione e nel confronto. Ognuno ha il suo spazio per partecipare e contribuire con i propri talenti.

La scuola: intervista a don Alberto Martelli

La “scuola“: un luogo non soltanto dedito all’insegnamento, ma anche un luogo di legami, relazioni, affetti. Nel periodo di lockdown, la scuola ha dovuto fare i conti con un nuovo approccio, legato alla didattica a distanza, con riflessi anche sulla relazione tra insegnanti e ragazzi.

Si riporta di seguito l’intervista realizzata nella giornata di ieri presso il cortile di Valdocco a don Alberto Martelli, Direttore salesiano presso la Comunità di Torino-Valdocco San Francesco di Sales e Direttore della Scuola Media Valdocco, il quale ha approfondito il tema della scuola partendo dal tratto pedagogico di Don Bosco.

Tra gli argomenti trattati: la Solennità del Sacro Cuore di Gesù legata al tratto della pedagogia di Don Bosco, “la carne di una verità di amore che diventa la vita di qualcuno“, ovvero “l’amorevolezza” secondo Don Bosco; come si traduce a livello educavo l’amorevolezza in un ambiente come quello della scuola; “l’esperienza Valdocco” come esperienza di reti, relazioni e insegnamenti; il ruolo dell’insegnante: non semplicemente dietro alla cattedra ma capace di stare a fianco al ragazzo che cresce; come viene valutato un insegnante, le caratteristiche che deve possedere; l’affetto come motore che può aprire la mente alla materia; come è stata tradotta la presenza dell’insegnante nei confronti dei ragazzi in questo periodo particolare; le difficoltà le sfide che insegnati, ragazzi e famiglie hanno dovuto affrontare con la didattica a distanza nel periodo di lockdown; gli sviluppi futuri.

La Voce e il Tempo – 12 nuovi diaconi salesiani e le ordinazioni presbiterali

La Voce e il Tempo  di domenica 21 giugno dedica un articolo all’ordinazione diaconale avvenuta sabato scorso per 12 nuovi diaconi salesiani e la nota della prossima ordinazione presbiterale che si terrà il 4 luglio presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino. Si riportano di seguito i due articoli.

12 nuovi diaconi salesiani

Sabato 13 giugno, presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino, si è svolta la celebrazione dell’ordinazione diaconale di dodici confratelli salesiani che hanno concluso il triennio teologico all’Università Pontifi cia Salesiana di Torino. La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia, con la presenza degli Ispettori e di alcuni confratelli delle ispettorie di provenienza dei diaconi. I 12 diaconi provengono da ispettorie e nazioni diverse. Cinque sono italiani: dall’Ispettoria Italia Nord Est, con sede a Venezia Mestre: Giovanni Marchetti, Marco Mazzorana, Giovanni Pojer. Dall’Ispettoria piemontese, con sede a Torino viene Matteo Rupil, che è originario di Tolmezzo (Udine). Dall’Ispettoria centrale, con sede a Roma: Francesco Simoncelli e Jean Maria Karam che è Libanese. Quattro provengono dalla Slovacchia: Peter Bosko, Jan Butkovsky, Daniel Holubek e Jozef Perzel. Uno è Croato: Tomislav Lukac. Uno è Nigeriano, Daniel Omatu che ha trascorso il suo tirocinio e gli studi teologici appartenendo temporaneamente all’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta.

Sabato 4 luglio
a Maria Ausiliatrice tre nuovi preti

L’Ispettoria salesiana del Piemonte e Valle d’Aosta, e le rispettive famiglie, annunciano l’ordinazione presbiterale di Alessandro Basso, Dies Stylo Babu, Michael Pagani per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Piero Delbosco, Vescovo di Cuneo e di Fossano. La celebrazione avverrà sabato 4 luglio alle 10, presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino e verrà trasmessa in diretta sui canali social dell’Ispettoria ICP (Facebook @salesianiICP).

La Famiglia Salesiana: intervista a don Michele Molinar

Sono numerosi i gruppi facenti parte della Famiglia Salesiana di Don Bosco, la comunità carismatica e spirituale formata dalle istituzioni sorte per iniziativa di Don Bosco e dei suoi figli e figlie, oggi riuniti sotto tale titolo per la salvezza dei giovani e delle classi popolari. Oggi la Famiglia Salesiana conta 32 gruppi.

Si riporta di seguito l’intervista realizzata nella giornata di ieri, martedì 16 giugno, nel cortile di Valdocco, a don Michele Molinar, Vicario Ispettoriale dei Salesiani del Piemonte e Valle d’Aosta, il quale ha approfondito le caratteristiche e le specificità di alcuni gruppi della Famiglia Salesiana, come gli Exallievi e i Salesiani Cooperatori, alla luce del carisma Salesiano.

La Famiglia Salesiana è il frutto nato da Don Bosco e dai doni dello Spirito Santo. 

Tra gli argomenti trattati: cosa ha colpito Don Bosco della figura di San Francesco di Sales e in particolare del suo temperamento “impetuoso” ma allo stesso tempo caratterizzato dalla dolcezza e la relazioni con i giovani; il gruppo degli Exallievi come movimento più ampio della Famiglia Salesiana, nato spontaneamente nel 1870 dal riconoscimento di quanto ricevuto nel passare da una Casa Salesiana, sia essa la scuola o l’oratorio; le sfide attuali (in questo tempo particolare) per gli Exallievi  nell’ambito sociale ed educativo; la chiamata al progetto di vita apostolica dei Salesiani Cooperatori; le sfide attuali (sociali  ed educative) per i Cooperatori anche sulla propria formazione rispetto al carisma Salesiano; le specificità che nel corso del tempo hanno avvicinato e coinvolto numerose persone ad entrare all’interno della Famiglia Salesiana, come ad esempio il vivere una “fede gioiosa“, capace di contagiare i ragazzi, i quali  a loro volta hanno bisogno di fondamenta e certezze vissute con uno stile sorridente e corresponsabilizzante.

L’oratorio estivo: intervista a don Gianmarco Pernice

Con la fine della scuola, l’inizio delle vacanze estive e la tregua di alcune restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, in molte realtà oratoriali stanno riprendendo le attività estive dedicate ai bambini e ai ragazzi. Tra queste, quella dell’Oratorio Don Bosco dell’Agnelli di Torino.

Si riporta di seguito l’intervista realizzata all’ombra della Basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco a don Gianmarco Pernice, Parroco della Parrocchia San Giovanni Bosco Torino-Agnelli e incaricato dell’oratorio. Tra gli argomenti trattati nell’intervista, la gioia dei fedeli nel poter ritornare a celebrare insieme la S.Messa, come stanno vivendo questo momento i giovani animatori dell’oratorio, l’importanza dell’aspetto della “missione” nel ruolo educativo dell’animatore, il rispetto delle norme Covid-19 all’oratorio estivo e le tante attività pensate per quest’estate all’Oratorio dell’Agnelli.

L’Oratorio Estivo vuol dire ritornare a dare una speranza ai ragazzi che in questo momento hanno veramente bisogno di recuperare la loro socialità, di recuperare un rapporto sereno con i loro amici, oltre che con la loro famiglia.

“Sotto il manto di Maria”: intervista a Mons. Giacomo Martinacci verso la festa della Consolata

A pochi giorni dalla festa della Consolata, si riporta di seguito l’intervista realizzata la scorsa settimana, nel cortile di Valdocco, a Mons. Giacomo Martinacci, Rettore del Santuario della Consolata di Torino.

Il cammino di preparazione alla festa del 20 giugno verte quest’anno sulla rivisitazione della beatitudini contenute nel Vangelo. Anche la festa stessa della Consolata vorrà soffermarsi su una beatitudine che ha contraddistinto soprattutto Maria: “beata colei che ha creduto”. Di seguito le parole di Mons. Giacomo Martinacci:

Maria è modello in tutto questo, ci metteremo alla sua scuola.

Maria è madre, Maria è attenta. Le nozze di Cana ce lo insegnano. Maria precede la richiesta. Allora è giusto e bello, come alle nozze di Cana, continuare ad affidarci a Lei, perché sappiamo che arriva prima.

Il programma dei festeggiamenti del 20 giugno prevede, come ogni anno, la S.Messa alle ore 11.00 celebrata dall’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, proseguita dalla Supplica. Quest’anno, rispetto agli altri anni, il quadro della Vergine Consolatrice rimarrà al suo posto. La statua della Madonna verrà invece collocata fuori dalla chiesa, senza la consueta processione. In sostituzione, vi sarà alla sera la preghiera del S.Rosario condotta con l’aiuto dei vescovi emeriti che si trovano in diocesi. L’Arcivescovo Nosiglia concluderà la preghiera recandosi davanti alla statua per affidare la città di Torino a Maria Consolatrice, con la presenza delle autorità della città.

Affidati a don Bosco i nuovi 12 diaconi salesiani

Sabato 13 giugno, presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco, si è svolta la celebrazione dell’ordinazione diaconale di dodici confratelli salesiani che hanno concluso il triennio teologico all’Università Pontificia Salesiana dell’Istituto Internazionale Don Bosco a Torino “Crocetta”.

La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia, con la presenza degli Ispettori e di alcuni confratelli delle ispettorie di provenienza dei diaconi. Per ragioni di sicurezza sanitaria molti, non potendo partecipare, hanno seguito la celebrazione via streaming. Molta gioia e commozione per i familiari e gli amici che hanno invece potuto prendere parte alla celebrazione in Basilica.

Questi dodici confratelli salesiani ordinati diaconi provengono da ispettorie e nazioni diverse. Cinque sono italiani: dall’Ispettoria Italia Nord Est, con sede a Venezia Mestre: Giovanni MARCHETTI, Marco MAZZORANA, Giovanni POJER. Dall’Ispettoria piemontese, con sede a Torino viene Matteo RUPIL, che è originario di Tolmezzo (Udine). Dall’Ispettoria centrale, con sede a Roma: Francesco SIMONCELLI e Jean Maria KARAM che è Libanese. Quattro provengono da Slovacchia: Peter BOSKO, Jan BUTKOVSKY, Daniel HOLUBEK e Jozef PERZEL. Uno è Croato: Tomislav LUKAC. Uno è Nigeriano, Daniel OMATU che ha trascorso il suo tirocinio e studi teologici appartenendo temporaneamente all’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta.

La celebrazione si è poi conclusa presso l’urna di Don Bosco per affidare questi nuovi diaconi e il loro ministero al nostro Padre e Maestro dei giovani.

Don Domenico Rosso: un maestro che ha segnato tante vite

I quotidiani Avvenire e IlSussidiaro.net dedicano un articolo al salesiano don Domenico Rosso, mancato martedì 2 giugno all’età di 86 anni, della Comunità di Torino Rebaudengo. Si riportano di seguito l’articolo pubblicato su “Avvenire” a cura di Marian Lomunno, l’articolo pubblicato su “Il Sussidiario” a cura di Monica Mondo, l’articolo di domenica 14 giugno su “La Voce e il Tempo” a cura di Alberto Chiara.

Don Rosso formatore e prete amico dei giovani

Martedì scorso è mancato a 86 anni, stroncato da un infarto presso l’infermeria di Valdocco nella casa- madre dei figli di don Bosco, don Domenico Rosso, prete poliedrico e amatissimo da generazioni di giovani e famiglie. «Un salesiano a tutto tondo – ricorda il confratello don Mario Pertile, incaricato dell’infermeria che lo ha seguito fino all’ultimo –. È stato il mio maestro spirituale dalla seconda media: è a lui, come molti altri miei confratelli, che devo la vocazione. A don Domenico si deve anche la fondazione e la direzione negli anni ’70 di “Radio Proposta Incontri” l’emittente diocesana che fu palestra di decine di giornalisti cattolici alcuni dei quali importanti firme di Famiglia Cristiana, Rai, Avvenire. E poi l’impegno assiduo per i giovani, le famiglie, il laicato e gli universitari cattolici con l’invenzione, 40 anni fa, dell’esperienza estiva per ragazzi e famiglie presso il Forte di Santa Chiara in Val di Susa, centro di spiritualità salesiana punto di riferimento per migliaia di giovani». Tra gli altri incarichi ricoperti nella Famiglia salesiana don Rosso è stato l’ultimo superiore dell’Ispettoria centrale Ice e per molti anni ha svolto il servizio di direttore in diverse Case della circoscrizione Piemonte e Valle d’Aosta. Il Rosario in suffragio di don Rosso è fissato per questa sera alle 20.45 nella parrocchia San Giuseppe Lavoratore a Rebaudengo, la sua ultima comunità dove aveva sede Radio Proposta, e la Messa funebre domani alle 10 nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Sarà tumulato nella tomba di famiglia a Foglizzo (To).

Marina Lomunno

DON DOMENICO ROSSO/ Giornalismo e fede: un maestro che ha segnato tante vite

Il torinese don Domenico Rosso, per gli amici Rouge o Mingus, salesiano di testa e di cuore, è un pezzo di storia della comunicazione che se ne va

Lo chiamavano Rouge, storpiando con eleganza il cognome, o alla sudamericana, Mingus. Don Domenico Rosso, torinese, salesiano di testa e di cuore, è un pezzo di storia della comunicazione che se ne va, un pezzo della comunicazione cattolica, che è stata pioniera, per l’apertura di orizzonti, l’originalità delle proposte, la fermezza e l’audacia di non vergognarsi di Gesù Cristo, quando veniva via via allontanato dai media.

Don Rosso, rettore della seconda casa madre salesiana dopo il Valdocco, Colle don Bosco, è stato dal 1979 direttore di Radio Incontri, poi Radio Proposta, subito identificata con la radio della diocesi di Torino, anche se nasceva dalla fantasia dei salesiani, e la sua location era una torretta di uno dei suoi centri più vivaci nella periferia torinese, Rebaudengo. Dalle finestrelle appollaiate si vedevano i ragazzini giocare a pallone nel cortile e le signore col velo entrare in chiesa per le funzioni.Don Domenico, occhialetto sul naso, sorriso sornione, era un maestro, di vita e di giornalismo: intelligente, capace, acchiappò da subito l’opportunità della libera radiofonia per lanciare un gruppo di ragazzi nell’etere, armati solo di registratori a batterie e passione, oltre a quella faccia tosta – chiamiamola baldanza giovanile – che permetteva di incontrare e chiamare ai microfoni le personalità più importanti del mondo della politica, della cultura. Nessuna improvvisazione ingenua: gli studi della radio erano insonorizzati, attrezzati al meglio con la tecnologia più moderna, e i giovani cooptati non proprio degli sprovveduti: in quelle stanze si è formata una generazione di giornalisti, che oggi lavorano nelle più diverse testate. Lo scopo era netto, come sempre con i figli di don Bosco:

“Promuovere la conoscenza, l’incontro e la circolazione di idee e di esperienze tra le realtà giovanili cattoliche, per la realizzazione di una proposta cristiana della vita”.

Questo si traduceva nel cercare e dare notizie, con un punto di vista cristiano, sì, ma mai bigotto, mai nascondendo, mai annacquando, mai trasformando la fede in ideologia, o facendone una bandiera identitaria per rivendicazioni che, anche allora, avrebbero avuto qualche motivo: eravamo isolati e sbeffeggiati nelle università, il Movimento e le sue propaggini che già avevano segnato con la violenza la vita sociale e politica non vedevano di buon occhio ragazzi che volevano cambiare il mondo, sì, ma con la passione e la voglia di pace, di incontro.

In quegli studi il radiogiornale e lo sport, tanta musica e intrattenimento mai banale, mai alla rincorsa compiacente della moda. E ciascuno imparava e trovava la sua strada, dai giornali alla televisione, dalle agenzie alla vita di convento. La genialità di una truppa tra i 18 e i 30 anni al massimo era la sua composizione, oculatamente scelta in modo da riunire tutte le anime della Chiesa, che spesso si guardavano in cagnesco: chi veniva dalle Acli e chi da Cl, chi dalla sua parrocchia e chi dai Focolarini.

Abbiamo imparato che la Chiesa è una, è grande, ha mille volti e tanti carismi, e tutti concorrono al bene, alla libertà di giudizio, all’amicizia più vera, per cui dopo il lavoro non si smetteva mai di pensare al giorno dopo e di suonare la chitarra, di preparare un sugo per gli spaghetti o parlare di quel che più conta, le grandi domande che a vent’anni tieni ancora deste, e poi ti stanchi di far tumultuare.

Ci vuole sempre un maestro, e questo prete minuto è stato attento e partecipe, mai invadente, mai imponente. Lasciava creare, lasciava crescere, vigilando e accudendo, le idee e la preghiera, qualche ritiro. Accogliendo, con discrezione e tenerezza, qualche persona fragile che tra le mura di quella radio ha trovato la forza di vivere e una vocazione, professionale e umana.

Quando te ne vai a 87 anni, e hai vissuto così, ti ricordano gli amici più cari. Invece la storia delle radio e delle televisioni cattoliche in Italia, il loro ruolo, la loro forma, meriterebbe memoria più attenta e ispirazione per il presente. Meriterebbe un grazie, per una presenza che si è attrezzata ai cambiamenti del tempo, senza mai essere succube o troppo timida, senza presunzione, ma con la certezza di un incontro, appunto, che può dare significato a tutta la vita.

Monica Mondo

DIRETTORE DI RADIO PROPOSTA
Don Rosso, prete fino in fondo

L’ultima intervista la concesse un anno fa, a Valdocco. Si avvicinava il quarantesimo anniversario di Santa Chiara, un forte militare nell’alta Val di Susa, sopra Giaglione, non lontano dal Moncenisio, diventato disarmata oasi dello Spirito, e lui, che quell’esperienza sognò e rese possibile, in ore e ore di colloquio consegnò un racconto ricco di storia e di cuore. Don Domenico Rosso, mancato il 2 giugno scorso all’età di 86 anni, è stato tante cose insieme: instancabile confessore, ricercato padre spirituale, fondatore di una diffusa rete di gruppi giovanili di preghiera, grande comunicatore, appassionato musicista. Ma soprattutto è stato prete fino in fondo. Innamorato di Dio. Punto e basta. In quel maggio 2019 non di rado s’interrompeva: il suo sguardo fiammeggiante fuggiva dalla finestra, lontana giusto un passo dalla sua sedia, alla sinistra della scrivania. Con gli occhi accarezzava la basilica di Maria Ausiliatrice e il Rocciamelone, sovrastato dalla Madonna che vigila materna quel lembo di Piemonte (forte di Santa Chiara incluso). «Il mio mondo, la mia vita», ripeteva.

Domenico Rosso è nato il 5 gennaio 1934, è entrato in noviziato nel 1944 ed ha emesso la prima professione religiosa il 16 agosto 1950. Il primo luglio 1960 è stato ordinato sacerdote. «Man mano che si avvicinava quel giorno cercai una grazia tutta speciale da chiedere al Signore… Gli chiesi il dono di voler bene ai giovani, sull’esempio del fondatore, don Giovanni Bosco. Mi sembra d’esser stato esaudito», confidò.

Preghiera, Parola di Dio ed esercizi spirituali sono stati una sorta di ‘firma’ personalizzata di don Rosso, non a caso amico fraterno di maestri della fede come padre Andrea Gasparino, don Domenico Machetta e, più di recente, l’eremita suor Paola Biacino. Questi ‘assoluti’ ne hanno segnato l’azione nelle varie case salesiane dov’è stato con responsabilità diverse (Rebaudengo, Ivrea, Colle Don Bosco, di nuovo Rebaudengo, Casellette, ispettore dell’Ispettoria Centale, di nuovo Colle Don Bosco, Avigliana, di nuovo Rebaudengo). E l’hanno accompagnato nelle due grandi ‘avventure’ alle quali ha legato la sua esistenza: l’impegno nel mondo radiofonico e l’esperienza spirituale di Santa Chiara.

«Nel 1978 divenni responsabile dell’emittente salesiana Radio Incontri, con l’obiettivo di moltiplicare le sinergie con l’altra emittente radiofonica cattolica che trasmetteva in quegli anni tra Torino e provincia, Radio Proposta. Unimmo presto le forze per dar vita ad un unico mezzo di comunicazione d’ispirazione cristiana».

Rimase direttore fi no al 1986. Coniugando un’eleganza d’altri tempi nel parlare e nel tratto umano con una non scontata apertura al nuovo, don Rosso arginò l’espulsione di Dio dall’etere, incise nella cultura torinese dell’epoca e formò decine di giornalisti, autori e registi approdati poi in testate nazionali (Rai, Mediaset, Tv2000, «la Repubblica», «La Stampa», il «Sole 24 ore», «Avvenire», il «Messaggero», il «Tempo», «Famiglia Cristiana»).

Santa Chiara, infine. Ricordava bene gli inizi, nell’agosto 1979, «la luce fioca che filtrava dalle feritoie, l’umidità di quei locali e quella strada terribile, perché sterrata e piene di buche, che bisognava soggiogare per arrivare lassù». Ma ricordava con piacere anche «la tranquillità che regnava incontrastata e il fascino di quella natura al tempo stesso aspra, indomita, eppure accogliente». L’esperienza esordì con tutti gli elementi che la caratterizzano ancora adesso: la centralità della Parola di Dio e dell’Eucaristia, la preghiera personale e comunitaria, un giorno di deserto. Tutto ciò senza soffocare l’allegria di chi s’affaccia alla vita, il che comportava e comporta gioco, gite, musica. Il forte pian piano s’addolcì. Smise il suo aspetto burbero, votato alla guerra. Dunque finestroni al posto delle feritoie, camerate (e refettorio) sempre più accoglienti, una chiesetta interna nuova di zecca. Per tacere della cucina, del sistema elettrico e del riscaldamento. Lavori a regola d’arte e spese in- genti, coperte tutte da generose donazioni, senza dimenticare l’apporto massiccio del volontariato. Ciò che non cambiò fu la passione di don Rosso, il suo voler portare Dio ai giovani e i giovani a Dio.

Un anno fa, Dondo (o Mingus o Rouge: affezionandosi a lui, generazioni di ragazze e ragazzi, cresciuti rimanendo amici, uniti anche nel suo nome, gli cucirono addosso una serie di nickname) volle finire l’intervista con parole che sanno di testamento:

«Sono un uomo felice e un prete realizzato. Con Georges Bernanos affermo, perché l’ho sperimentato un numero infinito di volte: davvero ‘tutto è grazia’».

Alberto Chiara