Una seconda occasione per i giovani che hanno abbandonato gli studi, ecco i corsi dei Salesiani – Torino Oggi

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Torino Oggi.

***

Il progetto “Spazio Labs” propone classi e progetti contro l’abbandono scolastico
per i ragazzi dai 16 ai 19 anni

salesiani provano a contrastare l’abbandono scolastico con “Spazio Labs”, una scuola per i ragazzi che faticano a frequentare un percorso classico. A Torino la dispersione scolastica ha raggiunto numeri preoccupanti, con gli studenti che lasciano gli studi che hanno raggiunto l’11,5% del totale, quando nel 2017 erano il 7,5%.

Spazio Labs partirà in autunno e mira a recuperare ragazzi che hanno abbandonato gli studi o che fanno fatica a seguire i percorsi tradizionali, ma che non sono ancora pronti per entrare nel mondo del lavoro. Il progetto è gestito dall’Agenzia Giovanile Salesiana per il Territorio (AGS) e propone classi e percorsi integrativi per ragazzi dai 16 ai 19 anni, in modo completamente gratuito grazie al finanziamento di Fondazione Tim.

Le proposte saranno 3, a partire dalla scuola parentale da 350 ore più 80/160 di tirocinio che fornirà la possibilità di avere certificato l’anno scolastico all’Istituto Edoardo Agnelli. L’obiettivo è formare due classi da circa 10/12 alunni, in modo da poter lavorare in modo più personalizzato coi ragazzi. Le altre due proposte sono un percorso integrativo per chi frequenta già un percorso scolastico, in modo da sostenere e accompagnare la normale frequenza, e corsi extrascolastici – come laboratori – per fornire formazione in specifici ambiti.

L’obiettivo – ha commentato Francesca Maurizio, project manager di AGS – è fornire una seconda occasione agli adolescenti che hanno abbandonato la scuola ma non sono pronti per il mondo del lavoro. Lavoriamo su tre parole chiave: supportare, potenziare le competenze e le soft skill, e contrastare la dispersione scolastica. L’equipe sarà formata da educatori, docenti, formatori, psicologi e professionisti aziendali“.

Abbiamo cercato di giocare sul limite tra quello che è un contesto scolastico e quello che potrebbe essere un peso per i ragazzi – ha spiegato Roberto, uno degli educatori di AGS – Per questo motivo è una scuola, perché si inserisce in un contesto istituzionale e c’è la componente didattica, ma contemporaneamente non lo è, visto che cercheremo di lavorare su quello che per i ragazzi non ha funzionato nel percorso classico“.

È possibile pre-iscriversi tramite un form sul sito spaziolabs.it. A settembre seguirà una fase di colloquio con l’equipe, per selezionare i ragazzi e avviare i progetti intorno alla metà di ottobre nelle due sedi degli oratori salesiani Valdocco e San Paolo.

Biella: Carpentieri, elettricisti e meccanici, l’istituto che garantisce un lavoro – La Stampa

Da La Stampa, di Emanuela Bertolone.

***

Con una percentuale di abbandono scolastico praticamente pari a zero e quasi tutti gli studenti che trovano lavoro una volta terminato il ciclo triennale, l’Istituto salesiano del CNOS-FAP di Vigliano continua ad essere una vera opportunità per i giovani che devono scegliere una scuola superiore terminate le medie. Diretto da Roberto Battistella, la formazione offerta a Vigliano viene divisa in diversi settori: elettrico, meccanico, termoidraulico, edilizia e benessere-acconciatura.

Anche i numeri di quest’anno scolastico confermano un trend che si è ormai consolidato nel tempo. Al corso triennale per meccanici industriali, tutti i 14 iscritti del primo anno hanno terminato a giugno 2024 i tre anni e conseguito la qualifica. Di questi, 9 frequenteranno il percorso con contatto di apprendistato e 5 proseguiranno con un contratto di lavoro. Ottimi i numeri anche per il corso triennale per elettricisti con 22 ragazzi (il 100%) che hanno terminato il corso di cui 11 continueranno il percorso con contatto di apprendistato; 10 hanno già un lavoro mentre un ragazzo ha deciso di continuare a studiare. «Il valore aggiunto della scuola professionale di Vigliano è quella di offrire agli studenti molteplici possibilità – spiega l’insegnante Stefano Ceffa -. Non è detto infatti che, terminate le scuole medie, i ragazzi abbiano già le idee chiare sul loro futuro.

Tuttavia, recuperata una buona motivazione grazie alle attività laboratoriali, in molti dei nostri allievi nasce il desiderio di proseguire la propria formazione cosa che può avvenire con il diploma professionale presso il nostro centro e poi con il quinto anno all’Istituto professionale , all’Istituto tecnico oppure passando, già dopo il terzo anno, nei percorsi di istruzione.

Un vero successo per l’Istituto gestito dai salesiani:

Questa prospettiva formativa consente l’accesso all’Università cosa che in alcuni casi è accaduta e che ovviamente ci riempie di orgoglio» spiega ancora l’insegnante. Anche per quanto riguarda il corso biennale per saldo carpentieri a giugno 2024 il 100% dei ragazzi ha concluso il percorso: il 75% di questi ha già un contratto di lavoro in mano mentre gli altri proseguiranno la formazione. Dei 13 ragazzi del corso triennale per termoidraulici, l’85% ha ottenuto la qualifica, il 62% ha un contratto di lavoro ed i restanti proseguiranno gli studi. Infine, al corso triennale per operatore del benessere, l’88% delle ragazze ha ottenuto la qualifica, 7 frequenteranno il percorso tramite contratto di apprendistato, 5 hanno già un lavoro e le restanti proseguiranno la formazione. Per le ragazze infatti, lavorare in un salone di bellezza incarna ancora l’ideale del lavoro divertente e poco faticoso: presto però si rendono conto che richiede studio, impegno e molta forza di volontà. Per limitare il boom di richieste i salesiani utilizzano da alcuni anni questo metodo di selezione: ad accedere ai corsi per parrucchiere (25 studenti all’anno) la preferenza viene data a ci non hanno mai perso un anno scolastico. «Il fatto che i ragazzi trovino subito lavoro dimostra che hanno un ottimo livello di competenza – conclude Ceffa -, che non li
limita nelle scelte future ma anzi, permette loro odi abbracciare qualsiasi possibilità gli si ponga davanti.

Avvenire – Torino, minori nella terra di confine. «All’oratorio si insegna legalità»

Da Avvenire, di Marco Birolini.

***

«Ero qui da poco. Un giorno vedo un bambino di 9 anni che continua a calciare la palla contro il muro. Gli dico: puoi smetterla per favore? Vai a giocare in campo. Lui si gira e mi fa un gesto con la mano, aprendo e chiudendo le dita. Come a dire: parla, parla…» Don Stefano Mondin è il direttore della Casa salesiana intitolata al beato Michele Rua, piantata nel mezzo di Barriera di Milano, il quartiere più problematico di Torino. Sorride mentre ricorda la sfida lanciatagli tre anni fa da quel piccolo angelo con la faccia sporca: «Mandai a chiamare sua madre, per capire come comportarmi con lui. Lei mi disse: porti pazienza, ne ho già due in galera…»

Un contesto difficile, spesso ostile.

«Il 60% di chi finisce in carcere minorile arriva da queste strade – spiega don Stefano – e molti bambini qui pensano che poliziotti e carabinieri siano i cattivi. Allora noi organizziamo la Settimana della legalità per fargli capire che non è così. Agenti e militari sono venuti in oratorio e si sono presentati, hanno portato anche cani e attrezzature: alla fine la curiosità ha superato i pregiudizi. Poi c’è stata la partita di calcio fra avvocati e magistrati. Un modo per ridurre le distanze e per comprendere che dentro le istituzioni non ci sono nemici ma persone di cui ci si può fidare».

Don Mondin, entrato in seminario dopo la laurea in Giurisprudenza («Pensavo alla professione legale, ma poi il percorso di discernimento mi ha portato altrove»), mostra con orgoglio la “panchina della legalità”, dipinta con il tricolore e autografata dai giudici. A pochi metri c’è un totem con indicazioni verso gli angoli più tormentati del mondo: Messico, Ucraina, Haiti, Palestina.

A Barriera di Milano un residente su due è straniero e la proporzione balza all’occhio guardando i 400 iscritti dell’oratorio estivo, dove spiccano africani e sudamericani.

«Ma abbiamo anche molti cinesi, che parlano l’italiano così bene da tradurre ai loro genitori. Capirsi non è facile, oltre alla lingua ci sono culture e tradizioni molto diverse. Ma noi facciamo un patto: qui avete strutture, volontari ed educatori a disposizione, però bisogna rispettare le regole. Non manca la carità, ma è fondamentale capire che non tutto è dovuto. E soprattutto che noi vogliamo dare strumenti per partire, o per ripartire».

Un approccio pragmatico tutto salesiano, che dà frutti anche su un terreno in apparenza duro come questo, ulteriormente inaridito dalla piaga dell’abuso digitale.

«I ragazzini sono schiavi dei social e degli smartphone, ormai non si trovano nemmeno più per fare i compiti: preferiscono collegarsi in videochat. L’Università ci ha avvisato: attenzione, uno studente delle medie su sei dice di esser stato contattato online da pedofili. E i più piccoli si fanno condizionare dai videogame: ti dicono che sei cattivo come questo o quel personaggio».

L’antidoto al virtuale è il contatto, la relazione. Il doposcuola, ma soprattutto lo sport. Calcio, pallavolo, ma anche passeggiate in Val d’Aosta, che rilassano persino i ragazzini più elettrici:

«Appena arrivano in vetta chiedono di fare un video per mandarlo alla mamma, perché lei – dicono – non ha mai visto un panorama così bello».

In una periferia che sembra aver smarrito la sua identità (il filosofo Michel Foucault parlava di “eterotopia” per descrivere questi “non luoghi” urbani, così vicini ma così lontani dal centro cittadino) la Casa salesiana è un baluardo di umanità. Non un fortino chiuso, però, semmai un’oasi di generosità che tiene le porte spalancate.

«Niente di tutto questo sarebbe possibile senza gli sforzi dei nostri volontari: giovani, adulti, anziani. Sono circa trecento e sono fondamentali».

Tanta buona volontà, che però da sola non basta.

«Oggi servono risposte adeguate, Chiesa in uscita significa essere all’altezza di quello che il mondo ti chiede. Per questo ci avvaliamo di educatori professionisti che guidano le attività e affiancano chi è nuovo. Bisogna far capire che l’oratorio non è più solo il posto dove si fanno i giochetti». Tutt’altro: la Casa ospita anche un complesso scolastico all’avanguardia, con laboratori ipertecnologici aperti anche alle scuole del territorio. «Un’offerta didattica d’eccellenza serve a tenere nel quartiere anche famiglie che potrebbero permettersi di trasferirsi altrove – osserva il sacerdote –. Non solo, tanti giovani che se ne erano andati dopo gli studi tornano qui ad abitare. C’è un forte senso di comunità, nonostante i tanti problemi. Li viviamo sulla nostra pelle: il primo anno ho subito 17 furti, poi almeno 5 in media in quelli successivi. Rubano di tutto: zaini incustoditi, telefonini negli spogliatoi, una volta mi hanno svuotato le celle frigorifere. Ma il giorno dopo un imprenditore ci ha portato 500 polli…».

L’impegno dei salesiani – che include anche corsi di avviamento al lavoro in collaborazione con le aziende – è sostenuto da una rete di donatori: la Fondazione Carlo Acutis ha regalato un laboratorio digitale, gli Amici di Matteo offrono consulti di neuropsichiatria infantile a chi non si può permettere visite private e che rischierebbe di aspettare 2 o 3 anni per una diagnosi di deficit dell’attenzione. Ma la lista dei benefattori è lunga. Linfa vitale per chi deve portare avanti la sua opera educativa e sociale in un pezzo di città ormai ad alto rischio, dove anche i muri sanno quanto sono detestate le forze dell’ordine: «Against police violence» recita un maxi graffito in via Candia. Sotto gli alberi di corso Palermo sonnecchia un Lince dell’esercito, ma il sindaco Stefano Lo Russo (PD) ha chiesto che la presenza dei militari sia più leggera e dinamica: serve pattugliare le strade per garantire una sicurezza che appare sempre più precaria.

«A ogni incrocio, la sera, spuntano 4-5 spacciatori – dice don Mondin – ma gli anziani ormai hanno paura anche di giorno. Molti di loro mi confidano che hanno iniziato a votare controvoglia a destra, perché temono di subire rapine mentre escono a fare la spesa. La sensazione è che molti delinquono per fame, perché manca il lavoro».

In effetti, in viale Giulio Cesare e dintorni gruppi di migranti bivaccano sulle panchine o tirano sera ai tavolini dei bar, sotto insegne che parlano più arabo che italiano. Davanti a loro però sfrecciano i bengalesi del pranzo etnico a domicilio, mentre il corriere nordafricano consegna l’ennesimo pacco. Sono le due facce di Barriera: chi è venuto da lontano e ha perso la bussola, chi è arrivato ed è subito ripartito.

Don Zappino, viaggio spirituale in Terra Santa: recensione del libro Elledici – La Voce e il Tempo

Il settimanale diocesano di Torino La Voce E il Tempo dedica un’articolo al libro Elledici di don Giovanni Zappino “Pellegrinaggio sui passi di Gesù. Viaggio spirituale in Terra Santa“. Di seguito la recensione a cura di Marco Bonatti.

***

La Terra Santa si annida nelle nostre vite, molto più profondamente di quanto noi stessi crediamo. Prima di tutto, ed è ovvio, per il culto: ogni Messa, ogni momento di preghiera fa riferimento alla persona di Gesù, ai luoghi e al tempo della sua presenza e della sua parola (e anche per questo ogni sofferenza della Palestina rimbalza con maggiore intensità nelle nostre coscienze).

Poi ci sono le immagini, i quadri, le culture cristiane che ci riportano continuamente alla storia sacra. Ma c’è una terza dimensione: la nostalgia.

Don Zappino la conosce benissimo, l’ha sperimentata di persona e l’ha vista all’opera sulle migliaia di pellegrini che ha accompagnato a Gerusalemme e dintorni. Nostalgia della terra ma – molto più – nostalgia dell’esperienza unica che là si compie: quella di ritrovarsi nell’ambiente in cui, come si dice, «tutto è cominciato».

Nel libro «Pellegrinaggio sui passi di Gesù. Viaggio spirituale in Terra Santa» (Elledici, Torino 2024), in quarta di copertina, don Zappino ha voluto riportare la frase del Salmo:

«Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia».

Giustamente il suo libro nel titolo indica «Viaggio spirituale»: perché non va a sostituire le guide esistenti, non si preoccupa di documentare ogni passaggio storico o di inseguire l’attualità. Piuttosto l’itinerario di don Zappino riporta alla luce il significato profondo di ognuno di quei luoghi; è una «catechesi all’inverso», un rinfrescare non solo le emozioni ma l’esperienza stessa della fede, vissuta in quel contesto particolarissimo che è il pellegrinaggio.

La riprova di questo si trova anche nella scelta di non inserire le «didascalie» delle immagini. Perché il contesto basta a spiegarle, e perché è immediato per chiunque sfogli il libro il riconoscimento di luoghi, monumenti, situazioni.

L’itinerario di don Zappino è quello classico degli otto giorni: dal Carmelo alla Galilea, dal Giordano a Gerusalemme. Ed è la sua lunga esperienza a comporre le varie tappe evidenziando sia gli aspetti archeologici che quelli più tipicamente spirituali ed ecclesiali.

Il libro rappresenta anche un «testamento», la testimonianza di un amore e di una passione che don Zappino ha coltivato per tutta la vita. Anche per questo vengono sottolineati i ricordi di due persone: la sorella Anna e mons. Giuseppe Ghiberti, «amico, fratello, maestro».

Proprio don Ghiberti aveva fatto dei viaggi in Terra Santa (e a Gerusalemme soprattutto) l’occasione di una grande «scuola» che, negli anni, ha contribuito a costruire un racconto delle nostre radici, avvicinando tante persone magari lontane dalla Chiesa ma certo non dal contesto culturale cristiano che è all’origine dello stesso Occidente.

In questo filone si colloca anche il libro di don Zappino: il Rettor Maggiore dei Salesiani, cardinale Artime, lo indica bene nel suo testo di presentazione: un lavoro che aiuta a «vedere Gesù».

Tende per la foresteria: le hanno realizzate le donne di Penelope grazie al corso di cucito CNOS-FAP di Saluzzo – TargatoCN.it

Da targatocn.it.

***

La Foresteria de Il Quartiere – Casa della Partecipazione – al primo piano della ex Caserma Musso nell’ala che si affaccia su piazza Montebello, prende forma passo dopo passo e arriva al suo completamento d’arredo: le tende.

La nuova foresteria si compone di 4 stanze per un totale di 22 posti letto oltre a bagni, cucina, refettorio e abitazione del custode e saranno usate dal Comune per attività residenziali e scambi culturali e scolastici.

Prima i mobili costruiti e personalizzati dai cittadini saluzzesi e dal Consorzio Monviso Solidale con il centro diurno Le Nuvole in occasione dei workshop di Start Artigianato 2024, lo scorso marzo. Poi le lenzuola e i letti realizzati in collaborazione con il laboratorio sartoriale AreaLab 51 della Casa di reclusione Morandi di Saluzzo.

E ora, a chiudere, l’ultima fase del progetto: le tende, complemento di arredo  considerato molto importante per la funzionalità e l’estetica.

I nuovi tendaggi della foresteria sono di impatto, colorati, in tema con la destinazione delle stanze e trasmettono messaggi di valore: dalla pace alla importanza del sorriso a a quello dello stare insieme.

“Anche le tende non potevano che essere fatte in maniera partecipata”

viene sottolineato. Ecco allora l’ultimo tassello: il lavoro fatto insieme a CNOS-FAP Saluzzo – partner di Fondazione Amleto Bertoni – e l’Associazione di Promozione Sociale Penelope, con il corso base tecniche di taglio e cucito, realizzato nell’ambito della formazione GOL rivolto a persone disoccupate, gratuito per le uscite, perchè finanziato da Regione Piemonte e co-finanziato dall’Unione Europea.

Il lavoro decorativo dei tendaggi è stato realizzato dalle corsiste con materiale donato dalla Fondazione Bertoni e con l’intervento creativo di una di loro Mina che frequenta l’associazione Penelope.

“Le protagoniste del progetto per la Foresteria del Quartiere sono ragazze e donne dell’associazione che stanno frequentando un corso per adulti tenuto da Marella presso il nostro laboratorio”.

11 diaconi salesiani – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce e il Tempo.

***

Sabato 8 giugno nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, il Vescovo ausiliare Mons. Alessandro Giraudo ha presieduto la Messa e conferito le ordinazioni diaconali.

I nuovi diaconi della Società salesiana di San Giovanni Bosco sono 11 e provengono da: Italia, Timor Est, Burundi, Congo, Repubblica Ceca, Nigeria, India.

Ai novelli diaconi, nell’omelia l’invito a sentirsi sempre preceduti da Colui che li ha scelti.

«Per due volte la Lettura che avete scelto dal profeta Geremia usava questa espressione: ‘prima’. È ciò che Dio fa sempre con noi: prima, ci precede… e per questo può invitarci a seguirlo e ci assicura che anche quando pensiamo di essere noi a iniziare una nuova strada, un nuovo cammino, Lui è già arrivato, è prima. Vi attende nei servizi a cui sarete chiamati, come vi ha accompagnato nei tanti volti e nelle tante situazioni con cui vi ha manifestato il suo desiderio di scegliervi, di chiamarvi».

Aziende e imprenditori presenti con gli allievi del CNOS-FAP – Provincia di Biella

Dalla Provincia di Biella.

***

Nei giorni scorsi, il CNOS-FAP di Vigliano ha ospitato il secondo Sal Day. Dopo il successo dell’ anno scorso le porte del Centro di formazione del paese si sono riaperte alle imprese del territorio che hanno potuto così incontrare gli allievi.

«La giornata – spiegano dalla direzione – ha previsto workshoptematici per le diverse famiglie professionali e a seguire colloqui individuali con le imprese. In particolare i workshop hanno contato sulla partecipazione della ditta Lam che ha incontrato gli allievi del settore meccanico; dell’azienda Giacoletti che ha incontrato gli allievi del settoresaldocarpenteria; di LinoCreativeHair che ha coinvolto gli allievi e le allieve del settorebenessereacconciatura e della ditta CappelloImpianti che ha parlato con gli allievi del settoretermoidraulico, mentre la ditta Incas ha incontrato i giovani del settoreelettrico».

Erano in totale 43 le aziende che hanno aderito all’ iniziativa coinvolgendo tutti gli allievi e le allieve che nei prossimi giorni sosterranno l’esame di qualifica o per l’ ottenimento del diploma professionale. Interessanti gli esiti come raccontano Francesca Togni, referente imprese e Maria Diquattro, referente Sal.

«Grazie all’evento alcune aziende hanno potuto selezionare maestranze da inserire nel proprio organico e alcuni allievi hanno potuto trovare una collocazione nel prossimo futuro. Anche grazie a questa iniziativa il CNOS-FAP conta anche per quest’anno di azzerare la dispersione in uscita collocando tutti i propri allievi in percorsi formativi, scolastici o lavorativi. Per il prossimo anno l’obiettivo sarà proporre questo evento già al mese di ottobre per consentire ad aziende e famiglie di costruire un percorso che accompagni i nostri allievi fin dal periodo di stage strutturando un percorso concludono ancora più efficace di accompagnamento al lavoro».

 

Al Valsalice studenti attori: «andare oltre le ansie e le paure» – La Voce e il Tempo

Si pubblica di seguito la notizia a cura di Jacopo COVOLAN apparsa su La Voce e il Tempo.

***

Da nove anni il Liceo salesiano Valsalice di Torino (viale Thovez, 37) offre ai suoi studenti l’opportunità di immergersi nel mondo della produzione cinematografica. Quest’anno, con il cortometraggio «Lacci», i ragazzi e le ragazze della II A del Liceo classico si sono uniti per creare un’opera che stupisce il pubblico.

Lo scorso 22 maggio, presso il teatro del Liceo Valsalice, si è svolta l’attesa proiezione di «Lacci». Sin da subito è emerso un lavoro di gruppo significativo che ha dimostrato il talento e la creatività dei giovani protagonisti.

La sceneggiatura, avvincente, ha dimostrato una profonda comprensione della narrazione cinematografica, mentre le performance delle attrici protagoniste Alice Santucci, Giulia Baldini e Giulia Mongiano, con il «cameo» di Vittorio Lungo Vaschetto hanno catturato l’attenzione del numeroso pubblico presente con interpretazioni coinvolgenti e autentiche. La regia impeccabile di Kenta Crisà ha guidato il pubblico in un viaggio emozionante, trasportandolo attraverso i sentimenti dei personaggi.

I professori Emanuele Altissimo e Paolo Accossato, con il contributo di Stefano Demarie, hanno svolto un ruolo fondamentale nel guidare e ispirare i ragazzi, permettendogli di esprimere al meglio il loro talento artistico.

«Lacci» è un cortometraggio che lascia senza fiato, con una trama avvincente e un sin dalle prime scene. Nel corso della pellicola nulla è scontato e ogni avvenimento si rivela un tassello fondamentale per il puzzle che si va a comporre. Gli studenti sono riusciti a creare un mix avvincente di generi, che tiene lo spettatore costantemente sulle spine. Il finale sorprende con una svolta inaspettata, lasciando il pubblico con il fiato sospeso.

Al termine della proiezione si è tenuto un dibattito tra gli studenti e il numeroso pubblico presente in sala. Durante lo scambio di opinioni sono emerse interessanti prospettive e punti di vista, permettendo a tutti i partecipanti di approfondire tematiche cruciali affrontate nel cortometraggio. I presenti hanno avuto l’opportunità di esprimere le proprie impressioni e porre domande favorendo un confronto che ha reso il dibattito un momento di arricchimento culturale.

Il lavoro di gruppo, l’impegno e la passione dei giovani studenti emergono in ogni aspetto di «Lacci». Il cortometraggio dimostra il talento e la dedizione dei giovani nel mondo della produzione cinematografica.

CNOS-FAP Saluzzo, terminati i corsi d’italiano per stranieri – Corriere di Saluzzo

Dal Corriere di Saluzzo.

***

Giovedì 6 giugno si sono conclusi i corsi di Lingua italiana e cittadinanza per stranieri gestito dall’agenzia di Formazione Professionale CNOS-FAP di Saluzzo.

Un percorso molto particolare perché frequentato soprattutto dalle donne e alcune mamme hanno partecipato portando con se i bambini in età prescolare, segno di una lodevole volontà di acquisire la capacità di apprendere la nostra lingua.

Nei due corsi era no iscritti 15 persone e quasi tutte hanno concluso il percorso fino al termine delle lezioni che si sono concluse con un test finale e un successivo momento di festa.

Tutte le partecipanti hanno espresso un grande soddisfazione per questa esperienza, e un grande apprezzamento per le insegnanti che si sono adattate alle loro esigenze e le hanno guidate in questo percorso di apprendimento.

Erasmus al CFP di Bra. Gli studenti pedalano con bici elettriche fino al Municipio

Da La Gazzetta di Bra.

***

Sono arrivati in Comune a bordo di 6 biciclette elettriche, revisionate dagli allievi del corso di meccanica auto del CFP salesiano di Bra (che saranno poi in dotazione ai vari uffici del Municipio), gli studenti spagnoli che stanno concludendo la loro permanenza in città, al termine del progetto Erasmus.

Ad accompagnarli c’era il Direttore del CFP Davide Busato e il loro coordinatore dell’Istituto Loyola di Aranjuez (Madrid) David Roman Maqueda, giunti a bordo della vettura elettrica che è stata acquistata dal Centro di formazione per abilitare i giovani a manipolare questa tecnologia. Con loro anche la coordinatrice braidese del progetto Mariapia Mosca e il collega Matteo Ghigo.

I giovani, che lunedì 10 giugno faranno ritorno in patria – dopo un soggiorno di 3 mesi per gli 11 che frequentano il grado medio e superiore e di un mese per gli 8 della formazione basica – sono stati ricevuti dal sindaco Gianni Fogliato e dall’assessore alla mobilità sostenibile Daniele Demaria, per un caloroso saluto, durante il quale il primo cittadino li ha ringraziati per la presenza, invitandoli a mantenere le relazioni instaurate e a tornare in città da turisti o, magari, anche da futuri lavoratori.

Al termine di questo momento, è stato regalato loro il tricolore. Grande la soddisfazione degli studenti, che hanno dichiarato di aver apprezzato molto il progetto, giunto alla sua undicesima edizione, e la qualità della vita all’ombra della Zizzola.