San Benigno, la formazione dai salesiani con le competenze dell’azienda ICSA – La Sentinella del Canavese

Si pubblica di seguito la notizia sul CFP di San Benigno apparsa su La Sentinella del Canavese.

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Continua la partnership tra le due realtà sul territorio tra esperienze e progetti congiunti

San Benigno, la formazione dai salesiani con le competenze dell’azienda ICSA

Anche per l’anno scolastico in corso gli studenti dell’istituto salesiano CNOS-FAP di San Benigno possono accrescere le loro competenze grazie alle attività del progetto NTN Proftec (Programmi di Formazione per Tecnologie del Cuscinetto), avviato due anni fa dalla ICSA, la società che rappresenta il gruppo giapponese Ntn in Italia congiuntamente con l’Istituto Salesiano e finalizzato ad una collaborazione integrata per la formazione professionale in ambito Meccanico ed Automazione Industriale.

Sono previste infatti nuove iniziative di sviluppo dedicate ai giovani studenti: grazie a esperienze, progetti ed attività concretamente implementate in azienda, i nuovi interventi realizzati dall’azienda e dal CNOS si prefiggono di integrare alcuni dei temi parte dei normali programmi scolastici.

Nello specifico sono state programmate alcune “lectures” monotematiche su argomenti tecnologici o di grande attualità, contesti dove il Gruppo Ntn si distingue da tempo come azienda di riferimento.

Il primo incontro presso il CNOS sarà dedicato ai “17 Obiettivi delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile“. Con questo intervento gli studenti partecipanti all’evento potranno capire meglio i contenuti dei 17 obiettivi.

Un altro importante incontro sarà destinato ad approfondire le tecniche e gli strumenti di metrologia. In questo caso l’evento si svolgerà interamente presso i laboratori dell’azienda dove gli studenti avranno modo di provare le strumentazioni di ultima generazione con le quali avvengono i controlli sui cuscinetti prodotti nello stabilimento prima di essere spediti in tutto il mondo. Sarà anche un’occasione per presentare il Gruppo come datore di lavoro internazionale capace di creare opportunità professionali per ruoli tecnici o scientifici non solo in Italia ma anche nei Paesi dove Ntn è presente.

La stessa relatrice del seminario sulla sostenibilità fa parte di un progetto realizzato da Ntn nell’ambito di un’iniziativa del governo francese.

Con questo orizzonte si svolgeranno le iniziative 2024 destinate a riqualificare una decina di lavoratori sui processi di rettifica.

Rettor Maggiore in Basilica da Cardinale – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Marina Lomunno, apparso su La Voce e il Tempo, dedicato alla prima messa in Basilica da Cardinale del Rettor Maggiore.

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La prima Messa da cardinale di don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei salesiani e 10° successore di don Bosco, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, Casa madre dei figli del santo dei giovani, è stata una festa di famiglia.

La commozione del neo cardinale, creato da Papa Francesco nel Concistoro del 30 settembre scorso, si è unita a quella delle centinaia di ragazzi, giovani, famiglie, cooperatori, figlie di Maria Ausiliatrice, anziani collaboratori e confratelli che hanno gremito la Basilica per «abbracciare»

don Ángel che, al termine della Messa, ha stretto la mano a ciascuno dei convenuti alla concelebrazione, donando a tutti una parola, un «selfie» e soprattutto una richiesta di preghiera per il «mio nuovo servizio».

Non a caso domenica 15 ottobre, in occasione della prima Messa con la «porpora cardinalizia» (presenti autorità militari e civili, tra cui il Prefetto di Torino Giovanni Donato Cafagna e l’assessore Giovanna Pentenero per il Comune) il Rettor Maggiore ha voluto iniziare la celebrazione scoprendo e benedicendo, nella navata laterale destra della Basilica accanto all’urna di don Bosco, la statua di sant’Artemide Zatti, il laico salesiano coadiutore «infermiere e farmacista dei poveri», italiano, ma naturalizzato argentino, beatificato nel 2002 da Giovanni Paolo II e canonizzato nel 2022 da Papa Francesco. Il card. Artime ha anche inaugurato una mostra dedicata al santo che ha speso tutta la sua vita al «servizio dei malati e dei più fragili in Patagonia» e che si potrà visitare fino al 30 novembre a Valdocco.

Nell’omelia il card. Artime, che ha scelto come motto «Sufficit tibi gratia mea» («Ti basta la mia grazia»), ha ricordato quando a don Bosco venne proposto di essere nominato monsignore.

«Ma egli rifiutò, pensando a come si sarebbero sentiti i suoi ragazzi dovendo interagire con un monsignore nel cortile. Nel mio caso, la nomina a cardinale, ricevuta a sorpresa e che ho accettato come un’obbedienza e fedeltà al Santo Padre per me è un servizio. Finora ho servito come prete religioso, sto servendo come Rettor Maggiore dei salesiani e con questo spirito affronto il prossimo servizio alla Chiesa che mi verrà chiesto dal Santo Padre. Certamente non posso non riconoscere la sua grande fiducia che mi fa vivere questo momento con ancora più grande responsabilità».

Ángel Fernández Artime è 20° figlio di don Bosco creato cardinale ma il primo Rettor Maggiore ad entrare a far parte del Collegio Cardinalizio. Il Papa infatti ha stabilito che il 29° Capitolo generale dei salesiani venga anticipato di un anno, nel febbraio 2025 (la scadenza come superiore dei Salesiani di don Artime era prevista nel 2026) e che il neo cardinale continui ad essere Rettore Maggiore fino al 31 luglio 2024: dal 1° agosto, sarà l’attuale vicario don Stefano Martoglio ad assumere il governo della Congregazione ad interim fino alla celebrazione del nuovo Capitolo.

Per ora Papa Francesco ha nominato il card. Artime membro del Dicastero per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica.

Al Michele Rua inaugurato il Carlo Acutis Lab – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Marta Gentile apparso su “La Voce e il Tempo“.

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Al Michele Rua inaugurato il Carlo Acutis Lab

Laboratorio digitale – Domenica 8 ottobre nella Festa della Comunità

Grande festa domenica 8 ottobre nell’Opera salesiana Michele Rua in Barriera di Milano per l’inaugurazione del “Carlo Acutis Lab“.

Si tratta del secondo laboratorio informatico, dedicato al giovane Carlo Acutis (1991-2006) e finanziato dall’omonima fondazione, dopo quello avviato lo scorso maggio presso la parrocchia Sant’Antonio Abate in piazza Stampalia a Torino.

La mattinata di domenica è inizata con la Messa delle 10.00 nella Festa della Comunità presieduta dal Direttore dell’Opera don Stefano Mondin, a cui sono seguiti i saluti istituzionali della Vicesindaca di Torino Michela Favaro e dell’Assessore alle Politiche Giovanili Carlotta Salerno.

Presenti al taglio del nastro anche alcuni parenti del beato, fra cui i nonni, e il presidente della fondazione Carlo Acutis, che ha sede a Torino.

Nel nuovo laboratorio, soprannominato “Amico“, si alterneranno tre tipologie di corsi gratuiti aperti a giovani e adulti del quartiere e non solo, ognuno con un focus diverso:

  • “Amico Click” per agevolare l’apprendimento della tecnologia e delle procedure digitali (ad esempio l’attivazione dello SPID, le iscrizioni, le richieste di documenti o di bonus) soprattutto per adulti stranieri.
  • Amico Speak” per l’apprendimento dell’italiano scritto, letto e parlato, sempre rivolto ad adulti stranieri (le iscrizioni sono aperte fino al 4 novembre)
  • Amico Digital” per l’avvicinamento all’uso del computer e dei programmi principali.

Tutti i laboratori verranno seguiti da persone competenti in ciascun campo che hanno deciso di mettersi a disposizione come volontari.

La sala, inoltre, verrà utilizzata anche per le attività del Maker Lab digitale, già attivo da tempo al Michele Rua, e come sala studio per gli universitari.

La comunità del Michele Rua ha ringraziato la fondazione Carlo Acutis

“per aver scelto di investire su questo nuovo laboratorio che in un quartiere come quello di Barriera di Milano potrà diventare un vero e proprio punto di riferimento per gli abitanti della zona che necessitano di usufruire dei servizi messi a disposizione gratuitamente”.

Per ulteriori informazioni sui laboratori:

A 16 anni gira un film sul bullismo – L’Eco di Biella

Si pubblica di seguito l’intervista apparsa su L’Eco di Biella a Luca Pisu, giovane studente del CNOS-FAP di Vigliano Biellese, che ha deciso di girare un film sul bullismo.

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A 16 anni gira un film sul bullismo

Intervista a Luca Pisu, studente del CNOS-FAP di Vigliano Biellese

Mostrare al mondo che la diversità è un pregio e non un difetto. Con questo obiettivo il giovanissimo Luca Pisu, 16 anni, residente a Vigliano Biellese, ha deciso di girare un film trattando la delicatissima tematica del bullismo.

Un fenomeno che il giovane, studente delle scuole superiori, ha vissuto in prima persona. E che ha intenzione di affrontare non solo dal punto di vista della vittima, ma anche da quello del bullo, offrendo così al suo pubblico una visione il più possibile ampia.

Studente del CNOS-FAP di Vigliano Biellese, scuola per la formazione professionale, è sempre stato appassionato di film, sin da piccolo.

“Ho esperienze nel mondo del cinema e del teatro – racconta – studio teatro da due anni, ho partecipato a diversi spettacoli come attore, ho recitato in cortometraggi con Storie di Piazza, l’ultimo dei quali, condotto da Maurizio Pellegrini, è stato girato tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre a Bioglio. Proprio con esso, “La villa della carta colorata“, in cui ricopro il ruolo del protagonista, Elia, ho dato un aiuto nella stesura del copione”.

È stato proprio Luca ad avere l’idea:

“Ho tratto spunto – racconta – da alcune mie esperienze passate. Spero che possa avere uno scopo educativo. Spero di poter dimostrare che la diversità non è affatto un difetto, bensì un pregio”.

Luca Pisu ha bene in mente a chi è destinato il film:

“Vorrei che venisse fatto vedere ai ragazzi delle scuole – afferma – ma spero che venga diffuso anche sui social e su YouTube”.

La prima fase di brainstorming si è conclusa pochi giorni fa:

“Una ventina di giovani – racconta Pisu – ragazze e ragazzi adolescenti mi hanno raccontato la loro storia e le conseguenze che hanno avuto e così mi hanno dato lo spunto su come impostare il copione. Tra i temi più importanti sono emersi la timidezza fisica, la paura di esprimersi tra i compagni di classe, la timidezza nel modo di vestirsi e sull’identità di genere”.

Il suo film non avrà un lieto fine:

“In molte tra le persone con cui ho parlato – spiega – mi hanno detto che sicuramente non vorrebbero vedere un lieto fine, altrimenti il lavoro fatto perderebbe il senso. Siamo tutti abituati a vedere un lieto fine. Ma è importante capire che se una persona viene offesa, anche con il passare del tempo la situazione non cambia, se non cambiare la persona. L’offesa serve solo a renderla più introversa, ma non si pensi che ci si dimentichi di tutto”.

A giorni partirà la seconda fase del progetto, con la stesura vera e propria del copione:

“In molti – racconta Luca Pisu – si sono offerti di aiutarmi, anche scrittori che scrivono testi nella vita reale. Sono contento”.

Infine il terzo step: la realizzazione del film.

“Ad occuparsi delle riprese – spiega Luca – sarà Maurizio Pellegrini, fondatore di Storie di Piazza. Fino ad ora mi è stato possibile portare avanti tutto questo grazie anche a degli aiuti esterni dello Spaf con la pubblicità e il coinvolgimento dei giovani, il Drop in Biella che mi ha dato il luogo per il brainstorming e l’accademia Unidee che mi ha dato disponibilità per un aiuto con le riprese nel loro studio. Sono certo che con l’aiuto di tutti verrà un bel lavoro”.

Il via all’anno oratoriano! – Bra Oggi

Dal giornale Bra Oggi.

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Domenica 1 ottobre si è celebrato l’inizio delle attività oratoriane dell’anno 2023/2024 presso l’oratorio della casa salesiana di Bra.

La grande festa è iniziata con la S. Messa in cui sono stati consegnati agli animatori ed ai catechisti i mandati con l’impegno per l’anno pastorale.

La festa è proseguita in cortile con una ricca colazione preparata dagli allievi del laboratorio di pasticceria del CNOS-FAP e poi, successivamente, con il pranzo per cui hanno lavorato vari volontari dell’opera salesiana.

La giornata si è conclusa nel pomeriggio con i giochi allestiti dagli animatori per i più piccolini, non senza la tradizionale partita di pallavolo per giovani e meno giovani

Le attività previste sono, come sempre, numerose e varie. Oltre al tradizionale Catechismo e ai Gruppi giovanili per fasce di età, lo Spazio compiti e il Cam a favore di ragazzi in difficoltà seguiti da vari volontari.

Quest’anno sono stati programmati anche nuovi corsi che si affiancano a quello di tiro con l’arco: danza per le elementari, giornalismo e falegnameria per le medie.

Altri ancora sono previsti cammin facendo.

Non per nulla lo slogan dell’oratorio salesiano è “Ritmo che sale“!

Artime cardinale dei giovani – La Voce e il Tempo

Pubblichiamo di seguito l’intervista al Rettor Maggiore, don Angel Fernàndez Artime, a cura di Marina Lomunno per La Voce e il Tempo.

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C’è la storia delle sue origini e della sua vocazione nello stemma scelto dal Rettor Maggiore dei salesiani, don Angel Fernàndez Artime, tra i 21 sacerdoti e Vescovi creati cardinali da Papa Francesco nel Concistoro celebrato sabato 30 settembre in piazza San Pietro.

Al centro, Gesù Buon Pastore a cui affidare i Figli di don Bosco e i giovani più fragili; in alto a sinistra, sormontato da una corona, il monogramma «MA», Maria Ausiliatrice, la Madre a cui don Bosco affidò la Congregazione e che raccomandò sempre di pregare. A destra un’àncora ricorda che Angel Fernàndez Artime è nato nel 1960 in una famiglia di pescatori nelle Asturie, in Spagna e che l’àncora è presente anche nello stemma della Congregazione che don Bosco scelse come simbolo della virtù teologale della speranza.

Il motto episcopale del neo cardinale, a cui il Papa ha affidato la diaconia di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana a Roma, è «Sufficit tibi gratia mea» (2Cor 12,9) «Ti basti la mia grazia», un programma che mette al centro «la fiducia nella Divina Provvidenza».

Abbiamo incontrato il Rettor Maggiore, alla vigilia della sua partenza per Roma, domenica 23 settembre in occasione della celebrazione che ha presieduto nella Basilica di Maria Ausiliatrice, dove ha consegnato il Crocifisso a 13 figlie di Maria Ausiliatrice e 24 salesiani in partenza per le missioni.

Sabato 30 la Basilica era gremita per seguire in diretta su un grande schermo il Concistoro e domenica 15 ottobre alle 9.30 don Angel presiederà la prima Messa da cardinale a Maria Ausiliatrice alla presenza delle autorità e della famiglia salesiana.

Al termine inaugurerà la statua di sant’Artemide Zatti, primo tra i coadiutori salesiani, canonizzato da Papa Francesco il 9 ottobre 2022.

Il card. Artime sarà poi ospite dei «Lunedì della Consolata» promossi dal nostro settimanale il 4 dicembre prossimo alle 21.00 e parlerà su «Giovani d’oggi, la grande sfida educativa».

Don Angel, cosa significa per lei, 10° successore di don Bosco, e per la famiglia salesiana diventare cardinale?

Per me e per tutti noi salesiani è stata una notizia assolutamente inattesa ma che ci conferma l’attenzione del Papa nei confronti della nostra famiglia religiosa. Se ha ritenuto opportuno di contare su di me per un servizio alla Chiesa come salesiano, con grande umiltà e serenità offro la mia disponibilità. Don Bosco ci ha raccomandato di rispondere sempre con entusiasmo a ciò che il Papa ci chiede perché lui amava profondamente la Chiesa e il suo Pastore ed è un fondamento del nostro carisma. Sicuramente altri vedono onori in queste nomine: con grande onestà e sincerità io vivo questo momento solo nella prospettiva del servizio. Finora ho servito come prete religioso, sto servendo come Rettor Maggiore dei salesiani e con questo spirito affronto il prossimo servizio alla Chiesa che mi verrà chiesto dal Santo Padre. Certamente non posso non riconoscere la sua grande fiducia che mi fa vivere questo momento con ancora più grande responsabilità.

Come è nata la sua vocazione?

In modo molto semplice: la mia vocazione è l’esempio di come Dio ci chiama laddove ci troviamo. Sono diventato salesiano grazie a due grandi «mediazioni». Ero un ragazzo nato a Luanco, un paesino di mare della Spagna, in una famiglia di umili pescatori. I miei genitori hanno speso tutta la vita lavorando duramente in mare, erano un padre e una madre religiosi con una fede semplice ma molto profonda. Non conoscevo i salesiani e non avrei avuto possibilità di conoscerli se non ci fosse stata la prima «mediazione» di una benefattrice. Maria, una donna di 75 anni che veniva in vacanza nel mio paesino quando ancora il turismo nelle Asturie non esisteva, venne nella porta di casa mentre papà preparava le reti per andare a pescare. Inizia a parlare con i miei genitori. Tornata un anno dopo chiede ai miei: «Cosa farà questo ragazzino?». Allora avevo 11 anni e papà risponde: «Andrà alla scuola elementare e poi verrà in mare con me».  La signora Maria, dice a mio padre: «Io conosco alcuni religiosi che lavorano con i ragazzi: vostro figlio è sveglio e sarebbe bello se potesse studiare». Mamma e papà le fanno capire che non hanno le possibilità economiche ma lei li rassicura: «Non vi preoccupate». E così un anno dopo iniziai a frequentare una scuola salesiana a 200 chilometri dal mio paesino.

E poi come è diventato salesiano?

I miei genitori ad un certo punto mi hanno chiesto: «Cosa vuoi fare?». E io: «Quello che voi volete». E così ho proseguito i miei studi nelle scuole salesiane fino alle porte dell’università preparandomi per entrare nella Facoltà di Medicina e Chimica: avevo conseguito una buona borsa di studio e tutto era pronto. Per sei anni, durante le vacanze estive, per quattro mesi andavo in mare con mio padre: aveva tanto bisogno di me, perché d’estate si faceva l’80% del lavoro di un anno. Ed ecco che, alla fine dell’estate, prima di iscrivermi all’università arriva la seconda «mediazione». Sentivo nel mio cuore una domanda: perché mi sono trovato così bene in questi anni in cui ho studiato dai salesiani? E dico ai miei genitori: «Devo chiarire cosa ho nel cuore, voi cosa mi dite? Vorrei fare un’esperienza religiosa». Se mio papà mi avesse detto «figliolo ho bisogno di te, andiamo in mare e nel mentre studi medicina» io oggi sarei un medico. Ma papà e mamma mi dicono: «Figliolo, è la tua vita se questo ti farà felice, vai». E sono riconoscente ai miei genitori, un modello per tante mamme e papà che oggi hanno un loro progetto di vita per i figli ma non capiscono che sono i figli che devono scoprire la loro strada e la loro e felicità. La mia vocazione dunque è nata naturalmente in famiglia con una grande sensibilità religiosa dove fin da ragazzo ho imparato a scoprire e sentire Dio. E fin dalla mia la prima esperienza con i salesiani mi sono sempre sentito felice in mezzo ai giovani. E così fino ad oggi, 45 anni dopo la mia prima professione religiosa, sono qui e sono felice.

14 mila figli di don Bosco, tra cui 130 Vescovi, spendono la vita in 135 nazioni del mondo per stare accanto ai giovani che hanno avuto di meno. Sicuramente lei, da cardinale salesiano, continuerà ad avere una attenzione speciale per loro…

La nostra missione è stare nel mondo per accompagnare i giovani, i ragazzi e le loro famiglie, perché oggi senza le famiglie possiamo fare poco. E cerchiamo di stare accanto soprattutto ai giovani, i più poveri. Non so cosa mi chiederà il Papa nel mio servizio come cardinale, ma cercherò di farlo al meglio delle mie possibilità: certamente io sono salesiano e la mia scelta religiosa che feci da ragazzo la porto nel mio bagaglio personale. Sono figlio di don Bosco, amo i giovani, soprattutto chi fa più fatica, mi sento a mio agio tra i poveri e le famiglie. Ho sempre voluto vivere nelle missioni o in mezzo ai più bisognosi e tutto questo lo porto e lo porterò sempre nel mio cuore qualsiasi sia il servizio che mi attende.

Cosa cercano i giovani e quali sono le risposte dei salesiani? Come parlare di Gesù oggi alle nuove generazioni?

È difficile rispondere, perché i giovani nel mondo vivono realtà molto diverse. Pensando ai nostri giovani, qui in Europa, dobbiamo riconoscere che è un tempo molto complicato. Essere giovane oggi non è più facile che 25 anni fa. Hanno più mezzi che possono aiutare e anche rovinare, nella vita di tanti ragazzi e ragazze c’è tanta mancanza di paternità e maternità. Abbiamo una generazione tra le più istruite nella storia delle nostre nazioni, ma al termine degli studi non hanno le possibilità di trovare un lavoro che permetta loro di progettare il futuro: immagino quanti genitori soffrono per questo. In Italia e in Spagna, per esempio, l’età media dei giovani che riescono a diventare autonomi è oltre i 30 anni, una situazione insostenibile che non dà speranza. Anche per questi motivi non è semplice parlare di Dio ai giovani che vivono questa realtà. L’unico modo per confortarli è camminare insieme a loro: spesso pensiamo che siano i giovani che devono venire in Chiesa. Ma da salesiano ho imparato che, come faceva don Bosco, siamo noi che dobbiamo andare a cercarli ovunque si trovino. Questa è grande sfida per la nostra Chiesa: un cammino di vicinanza, di prossimità, incrociare le loro strade. È il modo migliore per poter parlare loro di Gesù.

CFP Bra, convegno con Confartigianato: Formiamo il futuro in ditte responsabili – La Gazzetta di Alba

Da La Gazzetta di Alba.

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Questo documento, «che è nato dal dolore e con tanta fatica, vuole essere un libro aperto e oggi (sabato 30 settembre, ndr) abbiamo aggiunto una nuova pagina». Maria Elena, mamma di Lorenzo Parella – morto a Udine il 21 gennaio 2020, mentre viveva il suo ultimo giorno di stage in un’azienda – accompagnata dal papà Dario, è intervenuta al convegno organizzato da Confartigianato Cuneo insieme al Centro di formazione professionale dei Salesiani di Bra, come corollario della due giorni dedicata al tema “Formiano il futuro”, iniziativa che ha coinvolto oltre 250 studenti delle terze medie di Bra e del territorio. Tante sono state le presenze istituzionali, molti di più i ragazzi. Accanto allo stato maggiore di Confartigianato Cuneo (il presidente Luca Crosetto, il vice Michele Quaglia, il direttore Joseph Meineri, il coordinatore sindacale Fabio Bertino, l’addetto stampa Paolo Riba), c’erano i vertici della sezione braidese con il presidente Luigi Capocchia e il vice Paolo Campigotto; poi rappresentanti della Regione, della Provincia, del sindacato, dello Spresal e del Comune. Sono stati accolti dal padrone di casa, don Riccardo Frigerio, e dal direttore del Cfp Davide Busato, anche tutti gli allievi del terzo anno del Cfp braidese, che ha cinque settori: meccanica industriale, meccanica auto, acconciatori, termoidraulici e agroalimentari con tanti formatori.
Il tema della sicurezza sul lavoro, con uno sguardo particolare alle esperienze di stage e di alternanza tra scuola e lavoro, è stato declinato in diversi modi, con alcune “parole chiave” ricorrenti: responsabilità, prevenzione, informazione e formazione. Si è sottolineata l’importanza di un «patto di alleanza» tra il mondo delle imprese, quello della scuola e le  famiglie degli studenti. La Carta di Lorenzo , nata a cura dei genitori con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, delle istituzioni di quel territorio e della formazione professionale salesiana – che si ispira in larga misura alla nostra Costituzione – è stata molto apprezzata da tutti i presenti in sala.

Artime: resto al servizio dei giovani in difficoltà – Avvenire

Si pubblica di seguito l’intervista al Rettor Maggiore, don Angel Fernàndez Artime, apparsa su Avvenire.

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Abbiamo incontrato il Rettor Maggiore dei salesiani, don Angel Fernàndez Artime, alla vigilia della partenza per Roma, domenica scorsa prima della celebrazione che ha presieduto nella Basilica di Maria Ausiliatrice dove ha consegnato il crocifisso a 13 figlie di Maria Ausiliatrice e 24 salesiani in partenza per le missioni.

Cosa significa per il 10° successore di don Bosco e per la famiglia salesiana diventare cardinale?

Per me e per tutti noi salesiani è stata una notizia del tutto inaspettata ma che ci conferma l’attenzione del Papa nei confronti della nostra famiglia religiosa. Se ha ritenuto opportuno di contare su di me per un servizio alla Chiesa come salesiano, con grande umiltà e serenità offro la mia disponibilità.

Don Bosco ci ha raccomandato di rispondere sempre con entusiasmo a ciò che il Papa ci chiede perché lui amava profondamente la Chiesa e il suo Pastore e per noi questo è un fondamento del carisma. Sicuramente altri vedono onori in queste nomine: con grande onestà e sincerità io vivo questo momento soltanto nella prospettiva del servizio.

Finora ho servito come prete religioso, sto servendo come rettor maggiore dei salesiani e con questo spirito affronto il prossimo servizio alla Chiesa che mi verrà chiesto dal Pontefice.

Certamente non posso non riconoscere la sua grande fiducia che mi fa vivere questo momento con ancora più grande responsabilità.

I 14 mila figli di don Bosco, tra cui 130 vescovi, spendono la vita in 135 nazioni del mondo per stare accanto ai giovani che hanno avuto di meno. Sicuramente lei, da cardinale salesiano, continuerà ad avere una attenzione speciale ai giovani.

Siamo nel mondo con la missione di accompagnare i giovani, i ragazzi e le loro famiglie, perché oggi senza le famiglie possiamo fare poco. E cerchiamo di stare accanto soprattutto ai giovani i più poveri.

Nel mio servizio come cardinale non so cosa mi chiederà il Papa ma cercherò di farlo al meglio delle mie possibilità: certamente io sono salesiano e la mia scelta religiosa che feci da ragazzo – grazie alla grande fede dei miei genitori, una famiglia di pescatori di un piccolo paese delle Asturie in Spagna che pur avendo bisogno delle mie “braccia” mi dissero «Figliolo,
è la tua vita se questo ti farà felice, vai» – la porto nel mio bagaglio personale.

Sono figlio di don Bosco, amo i giovani, soprattutto chi fa più fatica, mi sento a mio agio tra i poveri e le famiglie. Ho sempre voluto vivere nelle missioni o in mezzo ai più bisognosi e tutto questo lo porto e lo porterò sempre nel mio cuore qualsiasi sia il servizio che mi attende.

Da quando ho cominciato la prima esperienza con i salesiani mi sono sempre sentito felice in mezzo ai giovani e, 45 anni dopo la mia prima professione, sono qui e sono felice.

Cosa cercano i giovani e quali sono le risposte dei salesiani, come parlare di Gesù oggi alle nuove generazioni?

È difficile rispondere perché i giovani nel mondo vivono realtà molto diverse. Pensando ai nostri giovani qui in Europa riconosco che è un tempo molto difficile. Essere giovane oggi non è più facile che 25 anni fa. Hanno più mezzi che possono aiutare e anche rovinare, c’è tanta mancanza di paternità e maternità nella vita di tanti ragazzi e ragazze.

Abbiamo una generazione tra le più istruite nella storia delle nostre nazioni ma al termine degli studi non hanno le possibilità di trovare un lavoro che permetta loro progettare il futuro: immagino quanti genitori soffrono per questo.

In Italia e in Spagna, per esempio, l’età media dei giovani che riescono a diventare autonomi è oltre i 30 anni, una situazione insostenibile che non dà speranza. Anche per questi motivi non è semplice parlare di Dio ai giovani che vivono questi problemi.

L’unico modo per confortarli è camminare insieme a loro: spesso pensiamo che siano i giovani che devono venire in Chiesa. Ma da salesiano ho imparato che, come faceva don Bosco, siamo noi che dobbiamo andare a cercarli ovunque si trovino.

Questa è la grande sfida per la nostra Chiesa: un cammino di vicinanza, di prossimità, incrociare le loro strade. È il modo migliore per poter parlare loro di Gesù.

I salesiani formano nel mondo i nuovi lavoratori del tessile – La Repubblica

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Marta Borghese apparso su La Repubblica.

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Da un lato Confindustria moda, la federazione che unisce le imprese del settore tessile e dell’accessorio italiano. Dall’altra i Salesiani, con la loro rete nazionale e internazionale di centri di formazione professionale.

Ad unire le due realtà, un accordo di durata triennale che mette al centro un sapere caro a Don Bosco: l’intelligenza delle mani.

Si tratta di uno dei primi partenariati di questo tipo ed è basato su due dati inequivocabili del mondo contemporaneo: l’inverno demografico (che il vice presidente di Confindustria Gianni Brugnoli definisce «un’era glaciale») e la previsione dei pensionamenti.

Entro il 2030 in Italia andranno in pensione 1,9 milioni di lavoratori, di cui il 6 per cento nell’industria della moda e dell’accessorio. Nello stesso arco temporale, si stima che ci sarà un calo di studenti pari a 1,3 milioni.

Ad oggi, inoltre, in ambito manifatturiero il tasso di mismatch, cioè di mancato incontro tra domanda e offerta, è pari al 48 per cento.

«Quasi un lavoratore su due – afferma Brugnoli – non si trova».

E, paradossalmente, dall’altro lato della medaglia

«le nuove generazioni spesso non riescono a trovare un percorso che le abiliti alle professioni di qualità in cui l’industria investe»,

aggiunge don Giuliano Giacomazzi, direttore generale della CNOS-FAP, la rete formativa salesiana.

Così, salesiani e imprenditori hanno deciso di avvicinare il mondo dell’imprenditoria a quello educativo, favorendo l’incontro tra la formazione e le esigenze dell’industria.

In sostanza, il manifatturiero esprimerà le proprie necessità e metterà a disposizione anche le competenze necessarie per l’insegnamento dei mestieri.

I salesiani, dal canto loro, potenzieranno i laboratori esistenti e metteranno in piedi nuovi corsi, a cominciare dalla sartoria. A Valdocco, ma non solo.

Oggi infatti la rete salesiana è attiva in 133 Paesi e a Il Cairo, ad esempio, è già operativa una scuola di cucito.

L’accordo, dunque, apre anche ad un’altra forma di immigrazione, regolare e legata al mercato del lavoro.

«Ritengo che questo sia un passo storico – commenta il presidente di Confindustria Moda Ercole Botto Paola – Siamo un Paese manifatturiero e nei prossimi anni ci sarà una grave mancanza di figure professionali. Allora dovremmo anche cominciare a pensare a come l’Italia possa accogliere le persone in modo virtuoso».

Firmando l’accordo insieme a Botto Paola, don Giacomazzi conferma:

«C’è un mondo che si affaccia all’Europa e ha bisogno di affrontare il percorso in maniera qualificata e non disperata. Perché ciò sia possibile non bastano le risorse economiche: ci vogliono soggetti che se ne facciano carico e servono le competenze».

Già avviati i primi contatti con il settore tessile del Biellese. Il resto è in divenire: dalle scarpe alle rifiniture, dalle componenti per gli occhiali alla gioielleria, il panorama è ampio e le offerte non mancano, ma, dicono da Confindustria,

«bisogna tornare a credere nella formazione tecnica e professionale come ascensori sociali».

Una fiducia, quella nelle professioni manuali e artigiane, che aveva anche don Bosco:

«Lui stesso imparò la professione di sarto a soli quindici anni – ricorda don Leonardo Mancini, Ispettore dei Salesiani in Piemonte – e ne apprese molte altre, compresa quella di gelataio. Già nel lontano 1874 qui a Valdocco erano attivi 850 artigiani e studenti, che imparavano i mestieri del calzolaio, del sarto, del falegname, del cappellaio e del tipografo, oltre a 600 esterni che erano i discoli della città, esclusi dalle pubbliche scuole».

Oggi, negli stessi luoghi di allora, comincia un nuovo percorso.

Nuovo anno formativo per il CNOS-FAP di Serravalle Scrivia – Il Piccolo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Il Piccolo dedicato alla ripresa delle attività del CFP di Serravalle Scrivia.

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Il Centro di Formazione Professionale di Serravalle Scrivia del CNOS-FAP Regione Piemonte ha inaugurato il nuovo anno formativo il 5 settembre con un incontro, a Torino, tra i formatori di tutti i CFP CNOS-FAP regione Piemonte.

Il tema proposto, per la riflessione e la motivazione dei formatori, è la valorizzazione dei talenti dei giovani secondo la pedagogia salesiana.

Il “talento” è  sì una dote innata, una specie di grazia offerta dalla sorte che ci rende diversi, quella capacità che ci fa sentire realizzati sul piano personale ma è anche quelle nostre caratteristiche che possiamo mettere a disposizione delle persone che ci circondano.

Questo tema, molto caro a Don Bosco, incita i formatori ad accompagnare i ragazzi nella scoperta e nel potenziamento delle loro capacità, dei loro interessi e delle loro aspirazioni, offrendo loro percorsi formativi professionali adeguati e stimolanti.

In un periodo di crisi e di incertezza come quello attuale, che influenza, non solo l’ambito economico ma anche quello psicologico-motivazionale, la formazione professionale può e deve essere un’opportunità per i giovani di costruire un progetto di vita realistico e motivante, basato sui loro talenti e sulle loro potenzialità.

Il CFP CNOS-FAP di Serravalle ha riaperto le porte agli studenti in questa settimana riattivando per i giovani dai 14 anni il percorso di Operatore ai servizi di vendita e per chi ha già ottenuto la qualifica professionale il percorso di Tecnico commerciale delle vendite.

Entrambi i corsi concorrono a costruire competenze e spaziano dalla cultura generale di base a contenuti più tecnici di amministrazione e contabilità, di tecniche di vendita e di sicurezza e gestione del lavoro.

Strumenti che qualificano e caratterizzano la persona sul piano dei servizi vendita.

Questo percorso di studio non si limita a formare un addetto alle vendite ma offre opportunità in tutti quei settori che richiedono competenza alla vendita e alla gestione di quest’ultima.