Erasmus al CFP di Bra. Gli studenti pedalano con bici elettriche fino al Municipio

Da La Gazzetta di Bra.

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Sono arrivati in Comune a bordo di 6 biciclette elettriche, revisionate dagli allievi del corso di meccanica auto del CFP salesiano di Bra (che saranno poi in dotazione ai vari uffici del Municipio), gli studenti spagnoli che stanno concludendo la loro permanenza in città, al termine del progetto Erasmus.

Ad accompagnarli c’era il Direttore del CFP Davide Busato e il loro coordinatore dell’Istituto Loyola di Aranjuez (Madrid) David Roman Maqueda, giunti a bordo della vettura elettrica che è stata acquistata dal Centro di formazione per abilitare i giovani a manipolare questa tecnologia. Con loro anche la coordinatrice braidese del progetto Mariapia Mosca e il collega Matteo Ghigo.

I giovani, che lunedì 10 giugno faranno ritorno in patria – dopo un soggiorno di 3 mesi per gli 11 che frequentano il grado medio e superiore e di un mese per gli 8 della formazione basica – sono stati ricevuti dal sindaco Gianni Fogliato e dall’assessore alla mobilità sostenibile Daniele Demaria, per un caloroso saluto, durante il quale il primo cittadino li ha ringraziati per la presenza, invitandoli a mantenere le relazioni instaurate e a tornare in città da turisti o, magari, anche da futuri lavoratori.

Al termine di questo momento, è stato regalato loro il tricolore. Grande la soddisfazione degli studenti, che hanno dichiarato di aver apprezzato molto il progetto, giunto alla sua undicesima edizione, e la qualità della vita all’ombra della Zizzola.

«Green is now», affrettiamoci! – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce e il Tempo.

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Economia, sostenibilità ambientale e visione sociale sono i tre temi chiave della seconda edizione del concorso «Green is Now», organizzato da CNOS-FAP Regione Piemonte, l’ente di formazione professionale dei salesiani.

La cerimonia di premiazione si è tenuta nella prestigiosa sede di «Green Pea» a Torino. Studenti e studentesse di dodici scuole professionali salesiane, insieme ai loro insegnanti, hanno lavorato per mesi su progetti innovativi legati ai mestieri che stanno imparando nei centri di formazione. I lavori sono stati poi presentati ad aziende, dirigenti della Regione Piemonte e agli altri partecipanti.

Tra i progetti proposti serre sostenibili e controllate, vasi domestici a basso consumo d’acqua, cocktail analcolici dai cui scarti sono stati ricavati dolci e snack, ed elementi di design realizzati con scarti di officine meccaniche e dell’industria automobilistica. Come nella prima edizione, anche questa volta la creatività e l’innovazione delle nuove generazioni hanno destato grande stupore. Durante la manifestazione Silvestro Greco, docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha tenuto una lezione basata su un sondaggio a cui hanno partecipato quasi 2000 ragazzi sulla sensibilità ambientale delle nuove generazioni.

Il primo premio assoluto è stato assegnato alla scuola professionale salesiana di Vercelli per il progetto «Sheney» che riguarda la ricarica delle auto elettriche e il riutilizzo delle batterie. Il premio per la «Sostenibilità ambientale» è stato conferito al progetto «Sbottigliamoci» del CNOS-FAP di Alessandria, che realizza oggetti per bambini con una stampante 3D utilizzando filamenti ricavati da bottiglie di plastica.

Anche le scuole professionali di Fossano (con il progetto «BuonaSerra»), SaviglianoSperiamo che non vada in fumo»), ValdoccoFioriera EcoTech») e San Benigno CanaveseLaboratorio di bellezze solidali») sono state premiate.

Molti degli ospiti istituzionali e dei rappresentanti aziendali hanno sottolineato l’importanza dell’iniziativa nel confermare la fiducia che le giovani generazioni meritano. Il progetto ha avuto anche il supporto dell’Unione Europea, nell’ambito della «EU Green Week».

Concorso delle scuole professionali salesiane dedicato alla sostenibilità ambientale – La Guida.it

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Guida.it

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Serre sostenibili e controllate, vasi domestici a basso consumo d’acqua, cocktail analcolici con dolci e snack ricavati dagli scarti, elementi di design realizzati con scarti di officine meccaniche e dell’automotive.

Sono questi soltanto alcuni esempi dei progetti che sono stati presentati nell’ambito della seconda edizione del concorso GREEN IS NOW”, organizzato dal CNOS-FAP Regione Piemonte, la cui premiazione si è svolta nei giorni scorsi presso la Green Pea di Torino.

Il concorso, che ruotava attorno ai temi dell’economia, della sostenibilità ambientale e della visione sociale, ha visto la partecipazione di dodici scuole professionali salesiane. Studenti e formatori per mesi hanno elaborato dei progetti innovativi e pertinenti ai mestieri studiati, che sono stati presentati a diverse aziende, ai dirigenti della Regione Piemonte e agli altri partecipanti.

Il primo premio assoluto è stato assegnato alla scuola professionale salesiana di Vercelli per il progettoSheney”, relativo alla ricarica delle auto elettriche e al riutilizzo delle batterie.

Il premio per la Sostenibilità ambientale” è andato al progettoSbottigliamoci” del CNOS-FAP di Alessandria, che realizza oggetti per bambini con una stampante 3D usando filamenti derivati da bottiglie di plastica.

Riconoscimenti sono stati asasegnati anche alle scuole professionali di Fossano (con il progettoBuonaSerra“), Savigliano (“Speriamo che non vada in fumo“), Valdocco (“Fioriera EcoTech“) e San Benigno Canavese (“Laboratorio di bellezze solidali“).

L’iniziativa ha visto la partecipazione dell’Unione Europea nell’ambito dell’EU Green Week.

Salesiani in festa per Maria Ausiliatrice – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce e il Tempo a cura di Marina Lomunno.

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I giorni centrali della Festa di Maria Ausiliatrice – quest’anno caratterizzati dall’anniversario dei 200 anni dal sogno dei 9 anni di don Bosco – sono iniziati mercoledì con l’inaugurazione a Valdocco della mostra temporanea del «Sogno», allestita nel Museo Casa don Bosco, a cura del coordinatore museale Ana Martìn Garcia. Ha tagliato il nastro il cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, con i giovani vincitori del concorso fotografico sul sogno di Giovannino.

L’apertura della mostra – che si può visitare fino al 24 settembre e a cui hanno presenziato tra gli altri la madre Chiara Cazzuola, superiora generale delle Figlia di Maria Ausiliatrice, don Leonardo Mancini, Ispettore dei Salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta e i partecipanti alla Consulta Mondiale della Famiglia Salesiana – come ha illustrato don Michele Viviano, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, ripercorre a 200 anni di distanza la storia del sogno profetico: nelle teche e nei pannelli sono esposti le fotografie storiche e i disegni originali delle filmine prodotte dall’Elledici sulla vita di don Bosco e che hanno formato generazioni fanciulli. E poi oggetti preziosi donati dalla Basilica tra cui una pianeta e una stola ricamata in oro e seta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in occasione della beatificazione (1929) e poi della canonizzazione (1934) del santo.

Un tuffo nella storia della nascita del sistema preventivo e degli oratori fissato nelle foto dei giovani che hanno partecipato al concorso rappresentando come la profezia del sogno «non con le percosse ma con l’arte della dolcezza e pazienza educativa» oggi si incarna in 135 nazioni sparse nei 5 continenti dove è presente la famiglia salesiana che continua ad avere come Giovannino una Maestra che veglia sui giovani «discoli e pericolanti».

La visione di don Bosco è stata declinata in vari modi nelle omelie nella giornata del 24 maggio, festa liturgica di Maria Ausiliatrice, dove fin dalle 7 si sono susseguite le Messe in onore della Madre «Maestra».

Alle 11, presente per la città la vicesindaca Michela Favaro, ha presieduto l’Arcivescovo Roberto Repole con il salesiano, card. Ricardo Ezzati Andrello, Arcivescovo emerito di Santiago del Cile. Repole, richiamando il Vangelo delle nozze di Cana ha detto: «il ’non hanno più vino’ pensando a questo nostro mondo possiamo tradurlo così: hanno una grande sete e una grande attesa di giustizia. Perché, guardando alla storia della nostra umanità con occhi vasti che vanno al di là di Torino e dell’Italia, non possiamo non riconoscere che ci sono intere popolazioni che attendono giustizia, pace. Ed è bello pensare che Maria dica ancora a Gesù, guardando alle drammatiche mancanze dell’umanità ‘non hanno più vino’»

La lunga giornata non si è potuta concludere con la tradizionale processione di Maria Ausiliatrice a causa del maltempo: nella Basilica gremita – per la città presente la vice sindaca Michela Favaro e, in rappresentanza del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, Giampiero Leo – don Stefano Martoglio, vicario del Rettor Maggiore ha presieduto la preghiera del Rosario ispirata alle cinque parole del sogno di don Bosco. I cinque misteri pregati in italiano, arabo, inglese, francese e spagnolo hanno invocato la pace in Israele, Palestina, Ucraina e in tutti i Paesi del mondo dove si continua a morire di odio.

Storie di Orgoglio Astigiano, Roberto Pasquero: “Oltre cent’anni di Don Bosco e cinema Lumière” – La Voce di Asti

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce di Asti.

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Oltre un secolo di storia: di un oratorio, di un cinema che ha segnato le domeniche pomeriggio di tantissime famiglie. Un luogo che sa di casa. Oltre la porta del Lumière mi sta aspettando don Roberto Pasquero, gestore di sala, palestra e altre attività collaterali. 73 anni di pura energia, mi racconta una fiaba bellissima. Lo ascolto come una bimba, con grande meraviglia.

Come nasce l’oratorio Don Bosco, quando e perché?

Nasce nel 1919 quando l’allora parroco di Santa Maria Nuova, don Stefano Robino, aveva chiamato i Salesiani ad Asti. All’epoca non era sorto nella zona attuale, ma tra via Cafasso e via Prandone. Pensa che quando sono arrivati i Salesiani qui gli tiravano castagne. È da lì avevano sviluppato l’oratorio e, con questo, la squadra sportiva e, nel 1920, anche il cinema. Più che altro era un teatro all’epoca. Qualche tempo dopo si era aggiunto anche il pensionato, nel 1922, per i giovani che venivano da fuori Asti e frequentavano le scuole cittadine. Il Don Bosco si è quindi sviluppato in quella zona come pensionato, oratorio e cinema, vivendo appieno i disagi e le difficoltà nel corso del periodo fascista.

Come si arriva allora all’attuale zona del Don Bosco?

Era necessario ingrandirsi e la zona dell’epoca non lo permetteva. Così, negli anni Sessanta ci fu il trasferimento in zona nord, la nostra attuale casa. A quei tempi qui non c’era davvero nulla. Nel 1962 è nata la parrocchia, tanto che nel 2012 abbiamo celebrato il 50esimo anniversario. Inizialmente era stata una cosa contrastata, perché qui tutti dicevano che c’erano soltanto “grilli e gaggie”. Poi, pian piano, si sono sviluppati il Borgo, lo Stadio, si sono insediate la Questura, la Polizia Stradale, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, l’ospedale.

Quali cambiamenti ci sono stati nel corso del tempo?

All’epoca del boom economico il pensionato era piazzato in quello che attualmente è il palazzo dell’Asl, con l’oratorio e poi la scuola media, rimasta attiva fino agli anni Novanta. Si sentiva la necessità di fare una scuola media ai tempi, poi venuta meno insieme al pensionato. La chiesa parrocchiale attuale è stata inaugurata nel 1977, poi si sono sviluppati gli ambienti dell’oratorio. Da tre anni le nostre aule sono usate dal Castigliano e ospitano anche il catechismo, così come l’Estate Ragazzi, progetto che l’anno scorso ha contato oltre 500 iscritti.

L’essenza dell’oratorio?

È un ambiente che copre la persona intera, dove puoi trovarti bene, in cui hai la possibilità di coltivare amicizie importanti. E anche come oratorio, oltre che come cinema, siamo la realtà più storica sul territorio. Cerchiamo di agire da onesti cittadini e bravi cristiani, come diceva Don Bosco. È la filosofia con cui portiamo avanti tutte le attività.

Come nasce e si sviluppa il cinema Lumière?

Inizialmente con il teatro era l’unico divertimento domenicale. Il cinema, anche proprio a livello storico, ha poi un po’ soppiantato il teatro. Con l’avvento del colore c’è stata la grande evoluzione del cinema, insieme al sonoro. Conserviamo ancora uno storico proiettore all’ingresso. Li abbiamo cambiati nel 2010 e nel 2013 siamo poi passati al digitale.

È stato complesso il passaggio al digitale nel cinema?

Sì, sono stati anni complessi quelli del passaggio dalla pellicola al digitale. Devo dire però che oggi lavoriamo bene; a livello regionale siamo tra le monosale che hanno sempre i risultati migliori. La nostra struttura è solida, con tanti affezionati. Facciamo molta selezione sul materiale, puntiamo sui film di qualità, di contenuto.

Asti si vuole bene a sufficienza secondo te?

Asti, a mio parere, non si vuole sufficientemente bene. Io vengo da fuori, sono di Chieri. Vivo ad Asti da 15 anni, da quando sono stato mandato in questa città. Asti è sempre terribilmente critica su tutto e su tutti, non c’è mai nulla che funziona a detta dei più e questo è un grande limite. E invece gli astigiani dovrebbero imparare a dirsi che spesso fanno anche belle cose, a riconoscere i propri successi. Ogni tanto sembra persino che abbiamo paura di vendere i nostri prodotti, al contrario di Alba. Non la sento una città coesa e questo è un limite. Abbiamo un teatro che è la fine del mondo, una cultura altissima (Asti dopo Torino ha i risultati migliori in Piemonte come cinema, ma perché il livello culturale è alto), abbiamo librerie che nascono come i funghi, mentre altrove muoiono. Quando sono arrivato ad Asti nel settembre 2009 la prima cosa che mi è stata detta era che il cinema Lumière dovesse chiudere, che non c’erano più speranze.

E poi? Che hai detto?

Ho detto “ma provuma almeno!” (ride, ndr). Proviamo a rischiare. E ce la siamo cavata. Oggi, a 73 anni, sono orgoglioso di essere astigiano d’adozione. In generale, in ogni città in cui ho vissuto, ho sempre cercato di inserirmi al meglio: se sono residente devo sapere cosa si fa qui. Bisogna potenziare ancora di più le realtà di cui essere orgogliosi, far sentire la loro voce sempre più.

Un consiglio ai giovani?

Prepararsi bene, studiare, impegnarsi, essere qualificati (oggi più che mai). E lanciarsi, non avere paura di sbagliare. Nella vita bisogna rischiare, fare qualcosa, non adattarsi a essere trainati, ma diventare trainanti. Il futuro è dei giovani! Noi più anziani siamo stati abituati in un certo modo, ci hanno insegnato a darci da fare e ad accontentarci di ciò che avevamo. E abbiamo imparato tante cose. Nella mia vita salesiana ho imparato tanto. Quando sono arrivato qui non sapevo come gestire la questione del cinema, anche se mio papà da giovane faceva l’operatore. Poi traffichi, ti informi e impari. È il film della vita.

Il grande salto

Diventare trainanti e smetterla di adattarsi a essere trainati. Una grande verità, una bellissima e coraggiosa filosofia di vita. Ultimamente dico spesso di credere fortemente negli esseri umani. È una frase che torna ripetutamente nei miei discorsi e che la chiacchierata con don Roberto mi ha ulteriormente risvegliato. Il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, di mettersi in gioco, mi spingono a pensare che nella vita si possa fare qualsiasi cosa. Ognuno di noi dovrebbe imparare a diventare trainante, in primis per se stesso, alimentandosi di nuova linfa ogni giorno, superando i propri limiti, uscendo dalla propria zona di comfort. Rischiando.

Perché tutti i cambiamenti più importanti della nostra vita hanno un prezzo: è il grande salto. Il grande salto nel buio.

CNOS-FAP di Bra in finale ai campionati nazionali delle scuole alberghiere – Gazzetta d’Alba

Dalla Gazzetta d’Alba.

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Mercoledì si è conclusa, con grande successo, l’ottava edizione del Cooking quiz, il progetto didattico ideato da Plan edizioni in collaborazione con Peaktime marketing & comunicazione riservati agli istituti alberghieri d’Italia. Dopo un tour che ha combinato eventi in presenza e digitali, toccando 110 scuole e coinvolgendo oltre 30mila studenti e studentesse, mercoledì si è svolta al Teatro olimpico di Roma la finale nazionale. La classifica finale Sono stati nominati campioni nazionali per l’indirizzo enogastronomia gli allievi della 4 A dell’Iis Sonzogni di Nembro (Bergamo), seguiti dalla 4 Ac del Giovanni Falcone di Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) e al terzo posto la 4 BcC Ipseoa Varnelli di Cingoli (Macerata). Nell’indirizzo sala-vendita la medaglia d’oro è andata alla classe 4 B Iis Lagrange di Milano, al 2° posto la 4 At Iis Gae Aulenti di Valdilana Mosso (Biella), seguiti dalla 4 B dell’istituto omnicomprensivo De Panfilis – Di Rocco di Roccaraso (L’Aquila).

Per l’indirizzo arte bianca e pasticceria il gradino più alto del podio è stato conquistato dalla 4 Bpa Iis Lazzaro Spallanzani di Castelfranco Emilia (Modena), secondo posto per la 4 C Iis Sonzogni di Nembro (Bergamo) e terzo posto per la 4 Ap Ipseoa Varnelli di Cingoli (Macerata). Presente alla finale nazionale la 3 D pasticceria del Cnos Fap Piemonte di Bra, che hanno ottenuto il nono posto nella classifica nazionale, testimonianza dell’impegno, della passione e delle competenze degli studenti e degli insegnanti coinvolti. L’edizione 2023-23 del concorso scolastico ha puntato anche sul tema della sostenibilità ambientale, sulle corrette modalità di raccolta differenziata e soprattutto sul formare in modo divertente le giovani generazioni.

Il bicentenario del Sogno dei nove anni di san Giovanni Bosco, tra passato e presente – Avvenire

Da Avvenire.

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di Ana Martìn Garcìa (Coordinatrice responsabile Casa Museo Don Bosco).

Fare riferimento alla vita di San Giovanni Bosco (1815-1888), figura di spicco della santità sociale piemontese dell’Ottocento, senza menzionare il mondo dei sogni significa sopprimere un aspetto importante della sua identità. Attraverso i sogni, che Dio gli inviava, la vita del santo fu segnata dal soprannaturale. Tra i nove e dieci anni Don Bosco ebbe il suo primo sogno, che descrisse nelle sue memorie, su richiesta di Papa Pio IX dopo l’udienza a Roma (1858). Il ricordo del sogno si trova nelle Memorie dell’Oratorio scritte da Don Bosco e composte tra 1873 e 1875.

Profondamente impresso nella sua mente, il Sogno ritornò in diverse forme nel corso della sua vita: fu un sogno profetico in cui intravedeva la sua futura missione, che puntualmente sarebbe diventata realtà. In questo senso, orientò i suoi passi futuri, ispirò la nascita della sua Opera e del suo carisma. In occasione del 200mo anniversario del Sogno dei nove anni, la casa museo della casa madre dei salesiani di don Bosco di Valdocco Torino, il Museo Casa Don Bosco, ha organizzato una mostra temporanea, aperta dal 22 maggio al 22 settembre 2024. L’esposizione celebra questo importante avvenimento nella biografia di Don Bosco ed è dedicata ad approfondire la narrazione, la storia e l’iconografia del Sogno che cambiò la vita al santo torinese. L’esposizione, tra passato e presente, è dedicata
alla rappresentazione iconografica nelle arti e alla risonanza del sogno oggi, a duecento anni di distanza.

La mostra ripercorre la storia del Sogno, che inizia nei prati dei Becchi, si concretizza nella città di Torino e raggiunge tutte le parti del mondo dove oggi c’è una presenza salesiana. Insieme alle fotografie storiche, si presentano opere e oggetti del periodo tra la beatificazione (1929) e canonizzazione (1934) di Don Bosco, momento in cui inizia la rappresentazione del sogno nelle arti: stampe sui libri, cartoline, monete commemorative, dipinti ad olio, dipinti su carta, ecc. La mostra presenta un’importante selezione di tavole originali che hanno ampiamente illustrato questo episodio biografico: Corrado Mezzana (1890- 1952), Guido Grilli (1905-1967), Cosimo [Nino] Musío (1933-2017) e Alaricco Gattia (1927- 2022) sono alcuni degli autori. Le tavole di Grilli, Musío e i fumetti di Gattia furono commissionate dalla Libreria della Dottrina Cristiana (1941), fondata dal quarto successore di Don Bosco, don Pietro Ricaldone (1870-1951). La attuale Editrice Elledici conserva queste opere che sono state diffuse in diverse pubblicazioni, supporti e lingue in tutto il mondo; in questa mostra gli originali sono esposti per la prima volta. A completare la mostra, sono esposte le fotografie vincitrici del concorso fotografico internazionale lanciato a gennaio 2024, promosso dalla casa museo e organizzato dalla curatrice della mostra, che ha accolto il talento artistico e creativo di tutto il mondo salesiano.

Questo progetto era a partecipazione libera, gratuita ed aperto a tutti: una novità dall’apertura dell’istituzione museistica nell’ottobre 2020. Le diciassette fotografie selezionate immortalano momenti diversi, ritraendo persone e luoghi in aree geografiche lontane da dove è nato il fondatore dei salesiani e dove “il sogno di Don Bosco” continua ancora oggi. Le istantanee sono descritte dagli stessi autori in lingua originale e provengono dall’Italia, Messico, Panama, Slovacchia, Spagna e Venezuela. Queste immagini dialogano tra passato, presente e futuro e ci fanno riflettere su come, a distanza di due secoli, il Sogno di Don Bosco sia diventato realtà nelle presenze salesiane di tutto il mondo.

L’eccellenza “firmata” CNOS-FAP – La Stampa

Da La Stampa.

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Tra i vari ambiti in cui spiccano le capacità dei giovani biellesi ci sono anche la meccanica, la termoidraulica e della programmazione. All’interno del progetto «Esposizione dei Capolavori 2024» promosso dalla Federazione nazionale CNOS-FAP, Simone Miniggio, Emanuele Baravaglio e Yahya AboulKhadir (allievi dell’Istituto salesiano di Vigliano) sono riusciti a guadagnarsi la medaglia d’oro sbaragliando i loro colleghi provenienti dal resto d’Italia.

Il sedicenne Simone Miniggio si è infatti aggiudicato il titolo di miglior disegnatore meccanico. Emanuele Baravaglio, 17 anni e allievo del terzo anno del settore termoidraulico, si è aggiudicato il titolo di miglior operatore dell’energia di tutta la Federazione CNOS-FAP. Yahya AboulKhadir, del terzo anno del settore elettrico, si è infine aggiudicato il premio come miglior programmatore del braccio robotico Mitsubishi.

Una grande soddisfazione per l’Istituto di Vigliano.

«Questi tre ragazzi hanno rappresentato il nostro centro dimostrando da un lato la loro preparazione e dall’altra il livello della formazione che i nostri insegnanti offrono agli allievi – dice il direttore del centro, Roberto Battistella-. Con ciascuno dei nostri formatori ci congratuliamo per l’impegno e l’entusiasmo con cui tutti i giorni danno corpo al sogno di Don Bosco».

Il concorso si svolge dal 2008 e coinvolge i 12 settori diversi dei centri professionali di tutta Italia. Circa 500 ragazzi che si sfidano nelle varie categorie: dal benessere all’elettrico, dalla ristorazione all’automotive.

«Una parte della gara si è svolta a Biella e per noi è stato un momento importante per mostrare alla Federazione la nostra realtà – aggiunge l’insegnante Stefano Ceffa -. I ragazzi hanno affrontato prove nell’ambito del disegno e della programmazione nelle lavorazioni alle macchine utensili. Tutto questo è stato possibile grazie al coinvolgimento delle 28 ditte che hanno sostenuto il progetto oltre a Regione, Provincia, Città di Biella e Unione Industriale».

Corriere di Saluzzo – Produzione per la mensa Caritas

Pubblichiamo l’articolo del Corriere di Saluzzo sull’accordo tra il CNOS Fap di Saluzzo e la Caritas diocesana per i pasti da distribuire alla mensa.

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SALUZZO Nelle settimane scorse il Centro salesiano di formazione professionale CNOS-FAP di Saluzzo e la Caritas diocesana hanno concluso un accordo finalizzato alla realizzazione di prodotti da utilizzare nella mensa della Caritas stessa in corso Piemonte. La partnership coinvolge anche l’Associazione volontari assistenza socio-sanitaria (Avass Odv) che collabora alla gestione della mensa e di altre attività della Caritas.

Di fatto si tratta di una convenzione finalizzata alla trasformazione di farina e materie prime in pane e pasta, da mettere in atto nei laboratori del CNOS-FAP. L’associazione Avass Odv consegna periodicamente al CNOS, in base alle proprie disponibilità, i quantitativi di farina o altre materie prime necessari alla preparazione di pane, pasta e altri prodotti da forno.

La tipologia dei prodotti realizzati viene concordata secondo le esigenze didattiche del CNOS e le necessità della mensa di Caritas/Avass. Il CNOS-FAP di Saluzzo ha dato ampio risalto all’iniziativa, anche attraverso i propri canali comunicativi social.

«Il nostro centro di formazione – spiegano dal CNOS – reputa che le attività di scambio con il territorio abbiano finalità sia di tipo didattico sia di crescita umana e professionale dei propri alunni e dei formatori del Centro».

La voce e il tempo – Formazione professionale a Rebaudengo in mostra i «capolavori 2024»

Pubblichiamo l’articolo de La voce e il tempo sulla mostra dei Capolavori del CNOS FAP del Rebaudengo.

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«Per noi formatori i veri capolavori sono i nostri ragazzi, vederli realizzati e felici, ma quest’anno nel settore della carrozzeria verranno realizzati veri e propri pezzi da esposizione». Sono le parole del segretario nazionale Roberto Brizi del Cnos Fap, l’ente di formazione professionale dei Salesiani che hanno aperto l’«Esposizione nazionale dei capolavori 2024» giovedì 9 maggio presso il Centro di formazione professionale di Rebaudengo, per i settori di carrozzeria e automotive. L’ultima edizione ospitata dal Centro risale al 2019 per i settori elettrico e meccanico industriale. «L’allestimento ha lo scopo di mettere in mostra a livello nazionale quanto di bello e sano può offrire la formazione professionale alla comunità e alle aziende del territorio, evidenziando lo stretto legame di partenariato che intercorre tra la formazione e il mondo del lavoro» ha proseguito Brizi. L’esposizione, è stata inaugurata pochi giorni dopo l’udienza di Papa Francesco, venerdì 3 maggio in Vaticano, ad allievi e insegnanti della Formazione professionale di ispirazione cristiana tra cui il Cnos-Fap, dove ha sottolineato «che la Formazione professionale è un prezioso antidoto alla dispersione scolastica».

Riuniti nell’aula San Francesco di Sales ragazze e ragazzi provenienti da 15 centri Cnos Fap di tutta Italia (Torino, Fossano, Vercelli, Bra, Chatillon, Arese, Sesto San Giovanni, Brescia, Udine, Ortona, Forlì, Napoli, Verona, Palermo e San Donà di Piave), insieme ai loro formatori, ai rappresentanti delle aziende che sostengono e collaborano all’iniziativa (tra cui: Autogiannini, biAuto, Axalta, Basf e Apgf) e alcuni dirigenti dell’ente salesiano hanno dato il via alla nuova edizione dell’esposizione dei capolavori. La manifestazione è nata nel 2009 maturando nel tempo fino a coinvolgere più centri della penisola: un’occasione di crescita e formazione per gli allievi che vi hanno partecipato. «Formazione» è stata la parola ricorrente negli interventi degli addetti ai lavori, dai formatori ai rappresentanti delle aziende, che hanno voluto trasmettere ai giovani presenti l’importanza di costruire il proprio futuro a partire dallo studio e da un costante apprendimento, perché «sebbene si tratti di un mestiere pratico, non si smette mai di imparare e di crescere».

I momenti di formazione nel corso della settimana non si sono limitati alle tecniche: i ragazzi hanno avuto l’opportunità di svolgere attività didattiche, tra cui una visita al Museo dell’Automobile di Torino, l’incontro con i volontari dell’associazione Torino Heritage, che si occupa del restauro di auto d’epoca e momenti di condivisione e gioco. La scelta di chiamare l’iniziativa «esposizione» nasce dalla volontà di sottolineare che non si tratta di una mera competizione volta solo al conseguimento di un premio, ma un’occasione per mettere in risalto abilità e talenti. Per questo sono state messe a disposizione dei ragazzi ore preziose di formazione tecnica con le aziende, che hanno preceduto le prove pratiche nel corso della settimana. A concludere, nel pomeriggio di giovedì, il convegno «L’auto a Torino: dal recupero del passato al futuro», cui sono seguite le premiazioni.