Museo «Casa Don Bosco» allestimento completato – LA VOCE E IL TEMPO

Il Museo Casa Don Bosco, situato nei cortili di Valdocco, ha ampliato il suo allestimento, con nuove proposte e nuove mostre, come le sale dedicate ai santi, beati, venerabili e servi di Dio della Famiglia salesiana e la mostra fotografica temporanea “Lock Art”, promossa e realizzata in collaborazione con l’agenzia fotografica «Art Full Frame».

La Voce e il tempo dedica un articolo all’inaugurazione avvenuta in data mercoledì 8 settembre. Di seguito il testo a cura di Marina Lomunno.

***

Con l’apertura al pubblico di due sale dedicate ai santi, beati, venerabili e servi di Dio della Famiglia salesiana ben 64 si completa l’allestimento del Museo «Casa Don Bosco» a Valdocco, inaugurato nell’ottobre 2020. Anche questa volta, mercoledì 8 settembre, ha fatto gli onori di casa don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei salesiani e decimo successore del santo dei giovani che ha voluto fortemente il Museo «che spero in futuro si espanda ancora come la nostra famiglia religiosa, la più grande nella Chiesa, presente in 132 nazioni dei 5 continenti». E tra queste sale, «chiunque abbia incontrato nella propria vita don Bosco può ritrovare qui lo spirito originario di Valdocco che ha attraversato i secoli e le nazioni dando forma a nuove esperienze del carisma stesso», ha ricordato la direttrice Stefania de Vita. Ma alle migliaia di oggetti, manufatti e opere d’arte che testimoniano, in 4 mila metri quadrati su tre piani, l’avventura educativa che ancora oggi raggiunge negli angoli più remoti del pianeta i ragazzi «discoli e pericolanti» mancava un tassello fondamentale: «mostrare la vita e la realtà di tanti che hanno preso il carisma di Don Bosco e lo hanno trasmesso in tutto il mondo», ha evidenziato il Rettor Maggiore. «Qui troviamo un ‘arcobaleno meraviglioso’ di persone: non ci sono solo i salesiani, ma tanti ex allievi di un’incredibile capacità sociale, alcuni martiri che hanno segnato con la vita e il sangue questi ideali, tante donne, consacrate e laiche». Spazio privilegiato è dedicato infatti a santa Maria Domenica Mazzarello, cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, «con la quale don Bosco capì che poteva portare avanti il suo grande sogno per le ragazze». E in occasione del taglio del nastro delle due ultime sale del Museo, don Artime ha anche inaugurato la mostra fotografica temporanea «Lock art», realizzata in collaborazione con l’agenzia fotografica «Art Full Frame». Fino al 21 novembre chi visita «Casa don Bosco» è invitato a riflettere attraverso gli scatti di 15 giovani fotografi di tutto il mondo (l’Italia (rappresentata dai torinesi Claudio Gottardo e Gabriele Zago) su come la pandemia ci abbia cambiati. I fotografi hanno fissato nelle loro immagini momenti di vita durante il lockdown (di qui il titolo della mostra Lock Art, letteralmente «Arte chiusa a chiave»). Arte che in realtà, come documentano le foto, pur nelle restrizioni anticontagio non ha mai smesso di ispirare chi non si è fatto intimorire da coprifuoco e mascherine ma, anche tra le quattro mura di casa, ha saputo fissare scorci e sguardi di speranza tra dolore e lacrime. Ispirata dalla frase di don Bosco «è una vera festa il poter prendere cura delle anime dei giovani», la scelta della curatrice della mostra, Chiara Candellone Sticca, è ricaduta su giovani talora giovanissimi fotografi che con due immagini ciascuno accompagnano il visitatore «nella quotidianità della realtà pandemica mondiale, così diversa e, per molti aspetti, tristemente uguale. «Il Museo Casa Don Bosco, attraverso le fotografie esposte, si fa portavoce di quella quotidianità familiare che ci ha aiutati a superare momenti complessi facendoci riscoprire la bellezza delle relazioni e della straordinarietà nell’ordinarietà». La mostra sarebbe sicuramente piaciuta al santo dei giovani che aveva compreso l’importanza delle immagini che spesso colpiscono più delle parole. Don Bosco, come ha ricordato don Cristian Besso, responsabile del progetto museologico, è stato il primo santo della storia a essere fotografato dal 1861 al 1888, data della sua morte. Di lui si conservano 42 fotografie: solo di personaggi storici come Garibaldi e Vittorio Emanuele II ne sono rimaste di più.

Marina LOMUNNO – 19 settembre – La Voce e il tempo

Cnos-Fap Alessandria: spazi rinnovati per formare il futuro

Il Cnos-Fap di Alessandria inizia il nuovo anno formativo nel migliore dei modi, con spazi rinnovati, laboratori all’avanguardia e un’attenzione pedagogica massima da parte dei formatori. Di seguito l’articolo pubblicato su AlessandriaNews, il quale riporta il pensiero di Don Pietro Mellano, Direttore del Centro.

***

Spazi rinnovati, laboratori all’avanguardia ed ammodernati. L’anno scolastico al Cnos Fap, nella sede di Corso Acqui, 400 ad Alessandria, sta incominciando nel migliore dei modi per offrire educazione e preparazione sempre più al passo con le esigenze del mondo del lavoro.

Uno dei punti di forza della formazione al Cnos Fap è infatti il costante dialogo con le aziende del territorio che permette loro di modulare ed offrire corsi e – per questo motivo – per i ragazzi, di avere molte più possibilità di trovare lavoro in breve tempo.

Il 73% dei nostri allievi, trova impiego entro i tre anni grazie alle collaborazioni ed al lavoro integrato con le aziende, adeguandosi al mondo in continua evoluzione”, spiega il Direttore Don Pietro Mellano.

I numeri dimostrano che la formazione specializzata e qualificata, offre una reale opportunità per chi ha scelto di imparare un mestiere, continuare a specializzarsi oppure per chi ha deciso di completare la scuola dell’obbligo scegliendo tra i vari settori proposti per la qualifica o il diploma professionale.

“Abbiamo inoltre uno sportello dei servizi al lavoro aperto a tutti, non solo agli iscritti al centro, l’obiettivo è capire le reali inclinazioni della persona ed indirizzarla, dopo attenta valutazione del talento e delle competenze individuali, verso il percorso lavorativo più adatto”.

Le Scuole Salesiane offrono corsi – gratuiti ed a pagamento – riconosciuti e finanziati dalla Regione Piemonte, dedicati ai ragazzi della scuola dell’obbligo, agli adulti inoccupati che vogliono incrementare la propria formazione ed adulti occupati che vogliono aggiornare le proprie competenze.

“L’attenzione pedagogica è massima e gli insegnamenti del nostro fondatore Don Bosco sono sempre attuali. Il personale viene costantemente formato per sapere sempre come approcciarsi verso i giovani, anche quelli che necessitano di maggiormente attenzione. Cnos Fap è una ‘casa’ in cui spesso gli allievi tornano da adulti, si affidano al centro di orientamento per capire cosa fare del proprio futuro, proprio perché riconoscono nei servizi e soprattutto nel nostro personale le capacità formative e sociali di cui hanno bisogno”.

L’elenco dei corsi, i servizi e le informazioni su: alessandria.cnosfap.net

Associazione CNOS FAP Regione Piemonte
CFP Alessandria
C.so Acqui, 398
tel 0131 341364 – fax 0131 249004

 

Intervista a don Mauro Zanini sulla Scuola: «massimo impegno perché nessuno resti indietro» – La Voce e il Tempo

Di seguito l’intervista a don Mauro Zanini (nuovo direttore della Comunità Valdocco – San Francesco di Sales) sulla ripresa delle attività per la Scuola Secondaria di Primo Grado e per il Centro di formazione professionale presenti a Valdocco, a cura di Marina Lomunno per La Voce e il Tempo.

***

Valdocco, «massimo impegno perché nessuno resti indietro»

Don Mauro Zanini dal 25 agosto scorso è il nuovo direttore della Comunità Valdocco – San Francesco di Sales nella Casa Madre dei Salesiani che comprende, oltre la Scuola secondaria di primo grado «Don Bosco», il Centro di formazione professionale Cnos-Fap, l’Oratorio Centro giovanile (il primo fondato dal santo dei giovani), il pensionato universitario e la parrocchia Maria Ausiliatrice.

Don Zanini, già direttore della Casa salesiana del Michele Rua in Barriera di Milano, succede al confratello don Alberto Martelli che, durante la sua permanenza a Valdocco – nonostante la scuola paritaria pur svolgendo un servizio pubblico di alto livello, patisca la discriminazione di non essere equiparata a quella statale e quindi deve autosostenersi con le rette delle famiglie – ha aperto una quarta sezione alla Media.

Sono oltre 700 i ragazzi e le ragazze che tra Secondaria di Primo grado e Centro di formazione professionale dal 13 settembre entreranno ogni giorno nelle aule di Valdocco, sanificate secondo le disposizioni.

«Anche quest’anno, nonostante le restrizioni della pandemia», spiega don Mauro, «non abbiamo avuto problemi di iscrizioni e siamo riusciti a coprire tutte le classi (29 allievi ciascuna) delle quattro sezioni della Secondaria di Primo grado e delle 16 annualità del Centro di formazione professionale. E per la Media le pre-iscrizioni per l’anno scolastico 2022-23 sono già al completo. La nostra, in piena sintonia con il carisma di don Bosco (‘l’educazione è cosa di cuore’) non è una ‘scuola per ricchi’: le classi sono omogenee, le classi sociali sono tutte rappresentate e l’attenzione a chi fa più fatica in termini di apprendimento e sostegno – grazie ai buoni scuola della Regione e alla nostra congregazione – si traduce nell’accoglienza di quei ragazzi le cui famiglie in difficoltà economica non possono sostenere i costi della retta».

Come iniziano le lezioni a Valdocco mentre la pandemia non dà segni di resa?

Intanto seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie sulla falsariga dello scorso anno: se ce ne sarà bisogno alterneremo lezioni in presenza e Dad dove, anche nei periodi di lockdown gli allievi sono stati tutti messi in condizione di seguire la Didattica a distanza – chi non aveva gli strumenti informatici è stato dotato dalla scuola – e il contatto anche telefonico con gli insegnanti è stato continuo. L’intero corpo insegnate e amministrativo – salvo un paio di casi che per motivi di salute non possono vaccinarsi ma vengono monitorati con i tamponi – hanno il Green pass e completato il percorso vaccinale con grande responsabilità. Per i ragazzi che hanno l’età vaccinale si procederà all’inoculazione, per quelli più piccoli si faranno i tam- poni e si faranno i controlli ogni mattina. Solo per even- tuali gli alunni in isolamento si avvierà la Dad per gli altri lezioni in presenza con il dovuto distanziamento, entrate scaglionate e differenziate anche in mensa per evitare assembramenti.

Insomma cercherete il più possibile di impostare un anno «normale» nel rispetto delle regole…

Il motto di quest’anno salesiano è “Amati e chiamati” e faremo di tutto, come è nel nostro stile e come abbiamo spiegato ai genitori delle prime medie nelle riunioni di accoglienza (4 serate, una per ogni sezione per evitare assembramenti) perché nessuno rimanga indietro, si senta «amato e chiamato per nome»: questo è il pilastro del sistema preventivo di don Bosco che vale anche in tempo di pandemia. Possiamo mettere in atto questo stile di famiglia perché abbiamo un corpo insegnante compatto (ripeto tutti si sono vaccinati), persone che cercano il più possibile, oltre che a tramettere delle nozioni, di essere adulti di riferimento, educatori che trasmettono ai ragazzi speranza invitandoli ad ‘alzare gli occhi al cielo’ e trasmettendo loro la voglia di ripartire anche in un momento incerto come questo, garantendo doposcuola e il sostengo allo studio per i ragazzi con problemi di apprendimento, i laboratori, le attività di integrazione con l’oratorio. I nostri insegnanti, il direttore e il preside Davide Sordi, ‘ci sono sempre’ anche quando a scuola – speriamo di no – non si potrà andare. Da noi quello che importa non è solo se l’alunno ‘Marco Rossi’ ha buoni voti: a noi sta a cuore che Marco Rossi si senta accolto, venga aiutato a tirare fuori i suoi talenti. Per questo lo scorso anno durante la Dad gli insegnati (che hanno lavorato molto di più in termini di ore) hanno puntato tutto sul contatto personale a casa con i ragazzi e le famiglie: non li abbiamo mai mollati e nessuno si è perso perché si sentivano accompagnati. E per noi, anche se è stato faticoso, è il risultato migliore.

Marina LOMUNNO

La collaborazione tra la Provincia di Asti e l’Istituto Don Bosco: la riqualificazione delle aule per ospitare 135 studenti

Con il proseguimento dei lavori di adeguamento sismico dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Alberto Castigliano” di Asti, la Provincia di Asti ha affittato le ex aule delle scuole medie dell’Istituto Salesiano Don Bosco di Asti, riqualificando in questo modo i locali del piano primo dell’oratorio, al fine di destinarli nuovamente ad uso scolastico. Si tratta di una collaborazione di lunga durata tra la Provincia e la Casa Salesiana di Asti, la quale ha consentito, in poco tempo, di realizzare un progetto capace di garantire la disponibilità di ambienti scolastici funzionali e conformi alle normative in materia di sicurezza.

Si apre così una nuova opportunità educativa per la Casa Salesiana di Asti che ogni giorno avrà la possibilità di ospitare 135 ragazzi dell’Istituto secondario di secondo grado negli ambienti che in passato avevano ospitato la scuola media salesiana.

In questo modo si potrà altresì arrivare ad un consolidamento della collaborazione esistente con la Provincia, che già da vari anni utilizza la palestra della Casa Salesiana di Asti per consentire ad alcune scuole della città di svolgere le lezioni di educazione fisica.

Per la riqualificazione dei locali, la Provincia ha sostenuto gran parte dell’onere dei lavori, mentre la Casa salesiana si è fatta carico delle spese amministrative, professionali e di alcuni interventi di messa in sicurezza degli ambienti.

Nei prossimi anni, i medesimi ambienti ospiteranno differenti classi degli istituti della Città di Asti, che la Provincia provvederà a riqualificare in un piano pluriennale di manutenzioni straordinarie degli edifici scolastici di propria competenza.

Di seguito l’articolo pubblicato su Gazzettad’Asti in merito ai lavori di adeguamento sismico degli istituti scolastici e alla collaborazione tra la Provincia di Asti e la Casa Salesiana locale.

***

GAZZETTA D’ASTI

LAVORI DI ADEGUAMENTO DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI ASTI

7 Settembre 2021 – Nel corso dell’estate non si sono fermati durante l’estate i lavori di adeguamento delle scuole superiori della Provincia di Asti.

Nello specifico, sono attualmente in fase d’esecuzione i lavori di adeguamento sismico dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Alberto Castigliano” di Asti dove, lungo la facciata di Via Hope, è già possibile intravedere l’aspetto che avrà l’edificio alla fine dei lavori. Dal momento che i lavori di ristrutturazione dell’immobile proseguiranno durante l’anno scolastico che sta per iniziare, per sopperire alle difficoltà della scuola, la Provincia di Asti ha affittato le ex aule delle scuole medie dell’Istituto “Salesiani Don Bosco” di Corso Dante, adeguandole alle esigenze delle scuole superiori. Si tratta di un contratto di lunga durata che mette a disposizione della scuola sei aule con annessi servizi e locali per professori e collaboratori scolastici.

Le aule saranno successivamente rese disponibili alle esigenze di altri Istituti superiori anch’essi interessati da interventi di adeguamento simico ed energetico, fra i quali il Liceo Scientifico “F. Vercelli”, assegnatario di un finanziamento di circa sette milioni di euro.

Altri lavori di adeguamento sismico sono attualmente in fase di avvio presso la succursale dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Giovanni Penna” di San Damiano d’Asti. Anche in questo caso, grazie alla collaborazione con il Comune di San Damiano, sono state ricavate delle nuove aule per far fronte alla didattica dell’anno scolastico 2021/22. L’Amministrazione comunale ha inoltre messo a disposizione il foro boario per l’utilizzo della sala e dei laboratori di cucina.

Sono inoltre in fase di conclusione i lavori di adeguamento sismico della palestra dell’istituto “I.T.I.S. Alessandro Artom Asti”, l’installazione dell’ascensore presso il Liceo Classico “Vittorio Alfieri”, nonché la sostituzione degli infissi e rifacimento bagni presso l’Istituto d’istruzione superiore “Nicola Pellati” di Nizza Monferrato.

Sono invece ai blocchi di partenza, quindi di prossimo avvio, i lavori di adeguamento del campo di gioco e degli spogliatoi della palestra dell’Istituto “I.I.S. G.A. Giobert” e l’ampliamento dell’istituto “I.I.S. Pietro Andriano” di Castelnuovo Don Bosco, succursale distaccata del Castigliano.

“Nonostante l’esiguo contingente della struttura tecnica”, commenta soddisfatto il Presidente della Provincia di Asti Paolo Lanfranco, “stiamo riuscendo a far fronte a tutti gli impegni, sia di manutenzione giornaliera, la cui importanza non va per nulla tralasciata, sia di miglioramento della sicurezza ed efficienza energetica degli edifici scolastici. Inoltre, con i fondi del recovery fund, è in fase di progettazione la riconversione del complesso immobiliare “Area SIS Cavallino Rosso” in Corso Palestro che consentirà di avere, in tempi relativamente contenuti, una nuova struttura sportiva, oltre a aule e laboratori da destinare alle scuole superiori di Asti.

La Provincia di Asti, con la propria attività istituzionale”, conclude il Presidente, “contribuisce alla crescita ed al rilancio del proprio territorio, sia in termini di erogazione di servizi sia di “volano” per l’economia locale”.

Don Dante Caprioglio un monferrino sulle orme di Don Bosco

Un libro dedicato alla figura di don Dante Caprioglio nella presentazione riportata del Sito Il torinese.

LIBRI / Don Dante Caprioglio, ma tutti lo ricordano come Don Dante è una di quelle persone che nel loro passaggio terreno hanno lasciato un segno, anzi più di un segno, come religioso, come insegnante, come sportivo. Nato nel 1920 a San Martino, frazione di Rosignano Monferrato (in provincia di Alessandria) a soli 10 anni intuì la vocazione frequentando il Seminario di Casale Monferrato e concludendo il corso ginnasiale presso i salesiani del Valentino, sempre a Casale.

Poi frequentò il corso di filosofia presso i Pontificio Ateneo Salesiano a Torino, conseguendo il Baccellierato, cui seguirono 3 anni di tirocinio pratico all’Istituto San Lorenzo di Novara, Nel 1940 sostenne la maturità classica al liceo classico Carlo Alberto di Novara, frequentò per 4 anni il corso di teologia all’Istituto internazionale teologico di Torino e venne ordinato sacerdote il 30 giugno 1946. Nello stesso anno fece il suo primo incontro con il collegio San Carlo di Borgo San Martino, poi fu ad Asti, Vercelli, Novara, Faenza, e nel 1951 si laureò in lettere e filosofia all’Università di Torino.
Dopo aver insegnato dal 1949 al 1955 nel liceo salesiano a Novara ritornò a Borgo San Martino nel 1956 e qui iniziò il suo lungo rapporto con il collegio salesiano fondato nel 1870 da Don Bosco, un rapporto durato 60 anni nei ruoli di consigliere, direttore, preside e docente.

La storia di Borgo San Martino, del collegio San Carlo e delle centinaia e centinaia di ragazzi che sono transitati nelle sue aule, in tutto questo periodo è legata alla sua figura, carismatica, oltre che al suo ruolo nella promozione dello sport, nella profondissima convinzione (secondo lo stile e l’insegnamento salesiano) che questo sia una pare integrante dello sviluppo della personalità dei giovani. Così Borgo San Martino divenne un polo di eccellenza tra le scuole salesiane e non solo, con tanti docenti che sono passati di lì, ed un polo sportivo con una squadra, l’Us San Carlo che militò per 27 anni in Promozione ed impianti sportivi di primissimo livello, invidiati da tutti (ed oggi rilevati dal Comune di Borgo San Martino). Don Dante Caprioglio ha terminato il suo cammino terreno il 27 novembre 2016 ma nella sua vita ha lasciato delle profonde orme che rimarranno nel tempo.

Per ricordarlo l’Associazione Don Dante Caprioglio Aps ha pubblicato un bel libro, scritto a più mani, “Orme di un passaggio – Don Dante, il San Carlo e altri Racconti’, edito con il patrocinio dei Comuni di Casale Monferrato, Borgo San Martino, Rosignano Monferrato, dell’associazione Amis d’la Curma e del Fai Delegazione di Casale Monferrato. In poco più di 220 pagine viene offerto un vero e proprio ‘affresco’, sprizzante di energia tutta salesiana, dei vari contributi che Don Dante ha dato durante la sua vita, come salesiano, come docente, come sportivo (tra l’altro era appassionatissimo di calcio, in particolare della Juventus), con una serie di simpatici ricordi in libertà che solo chi ha vissuto quegli anni nel Collegio di Borgo San Martino, a contatto con una personalità non comune, può riportare. Il lavoro è chiuso da un ampio cenno storico sul Collegio San Carlo, ad opera di Dionigi Roggero.

La presentazione del libro è avvenuta sabato 5 settembre al Castello Paleologo di Casale Monferrato. A fare da moderatore c’era il presidente dell’Associazione, Gabriele Ferraris, che ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento, dai relatori a Julien Coggiola ed Ester Patanella per il supporto organizzativo. Poi si sono susseguiti gli interventi di monsignor Alceste Catella, vescovo emerito di Casale Monferrato, don Marco Durando, responsabile dei Salesiani del Valentino di Casale Monferrato, del dirigente scolastico Maurizio Primo Carandini che ha sottolineato come gli incontri con persone come Don Dante ‘siano incontri che ti cambiano la vita’, del sindaco di Borgo San Martino Giovanni Serazzi. L’incontro è stato impreziosito dalle letture di Gigi Rossi, attore della Compagnia della Nebbia, che ha proposto alcuni brani tra i più significativi del libro. Infine Gabriele Ferraris ha evidenziato che le offerte raccolte dalla distribuzione del libro andranno ad implementare i fondi per le Borse di studio che l’associazione elargisce ogni anno a giovani meritevoli del territorio monferrino nel ricordo di Don Dante.

Massimo Iaretti

Vigliano Biellese: un concorso di idee per il centenario della chiesa di San Giuseppe

In vista del centenario della chiesa di San Giuseppe di Vigliano Biellese (nel 2028), la parrocchia guidata dal salesiano don Gianni Moriondo punta a rinnovare il volto della piazza, proponendo un “concorso di idee” tramite un bando (consultabile anche sul sito internet del Comune). Di seguito l’articolo pubblicato sul quotidiano Il Biellese.

***

Un concorso di idee per la nuova piazza

In vista del centenario della chiesa di San Giuseppe, nel 2028, la parrocchia intende rinnovare l’area antistante con un bando

La chiesa di San Giuseppe Operaio è il cuore dello storico quartiere industriale di Vigliano. 

In questo edificio sacro, consacrato nel 1928, e nella piazza antistante, ci sono le tracce della comunità del passato e la vitalità che caratterizza la comunità parrocchiale di oggi, guidata dai Salesiani e dal parroco don Gianni Moriondo. Molti Viglianesi hanno a cuore San Giuseppe. Per questo la parrocchia ha intenzione di rinnovare il volto della piazza in vista del centenario di consacrazione della chiesa che cadrà nel 2028. Lo farà proponendo un concorso di idee: il bando è consultabile anche sul sito internet del comune, che ha deciso di aiutare la parrocchia a diffondere questa iniziativa.

LA REALTA’ DI SAN GIUSEPPE

La chiesa venne inaugurata ufficialmente il 15 settembre 1928. Quasi quarant’anni più tardi fu affidata ai Salesiani, che ancora oggi animano un centro che è molto più di una chiesa parrocchiale: accanto a San Giuseppe Operaio sorge il Cnos-Fap, la scuola di formazione professionale che fu fondata nel 1981 con la costruzione di un grande capannone per il laboratorio di meccanica. Il centro formativo è rivolto ai giovani dai 14 ai 17 anni e da 40 anni l’opera salesiana prosegue con le tante attività rivolte alle diverse fasce di età. Oltre al centro di formazione, in cui circa 250 giovani partecipano ai corsi per diventare elettricisti, meccanici, termoidraulici, parrucchieri e saldatori, a cui si aggiungono altri 50 iscritti ai corsi per adulti, i Salesiani gestiscono la scuola per l’infanzia denominata Villaggi Rivetti con la sezione Primavera. L’istituto accoglie 40 bambini. I parrocchiani sono circa 1.400, mentre uno dei fulcri più importanti della vita del quartiere è l’oratorio Don Bosco, in cui i ragazzi e gli studenti trovano un luogo per trascorrere il tempo dopo la scuola con attività sportive e di animazione, e ha sempre molto successo il centro estivo.

IL BANDO PER IL CONCORSO DI IDEE

I partecipanti dovranno elaborare una proposta che nel rispetto del budget stanziato e delle prestazioni richieste permetta alla commissione giudicatrice di individuare attraverso la formazione di una graduatoria i due migliori classificati ed eventuali altre proposte meritevoli di considerazione. Il costo stimato per la realizzazione dell’opera di riqualificazione della piazza è di 200mila euro. È prevista la possibilità di partecipare a due sopralluoghi, mentre la consegna degli elaborati è fissata entro il 10 gennaio. Il 23 gennaio saranno esposte le proposte selezionate, e il 30 gennaio, in concomitanza con la festa di San Giovanni Bosco, sarà proclamato il vincitore, a cui potranno eventualmente essere affidate le fasi successive della progettazione. Le domande per l’iscrizione al bando sono disponibili sul sito internet del comune di Vigliano a partire da domani.

>>> Vai al bando

A Lombriasco arriva il nuovo parroco don Corrado Ribero

A partire da domenica 5 settembre ha preso servizio don Corrado Ribero come nuovo parroco dei Salesiani di Lombriasco, andando a sostituire il suo predecessore, don Giovanni Bianco.

(Estratto da IlCarmagnolese – Arianna Valenzano)

Cambio anche ai vertici delle Scuole Salesiane, dove don Marco Casanova verrà sostituito da don Mauro Balma.

A partire da domenica 5 settembre prende servizio don Corrado Ribero, nuovo parroco di Lombriasco, che andrà a sostituire il suo predecessore, don Giovanni Bianco, anche come insegnante di religione alle Scuole Salesiane.

Allo stesso tempo, dopo sei anni di lavoro, anche il direttore dell’Istituto Salesiano don Marco Casanova lascerà il suo incarico in favore di don Mauro Balma, già tirocinante nella scuola all’inizio degli anni 2000.

Nei giorni scorsi l’ex parroco e l’ex direttore hanno salutato, nel corso di una messa, tutti i cittadini, prima di intraprendere il loro nuovo percorso. Casanova ha anche voluto lasciare un pensiero agli ex allievi dell’istituto:

“Amate e sostenete la vostra scuola non tanto e non solo per nostalgici ricordi del passato, ma per uno sguardo al presente e al futuro e facendo tesoro di quanto vissuto fra momenti belli e passaggi faticosi. I salesiani passano, gli insegnanti cambiano, le strutture si modificano, ma don Bosco resta nella presenza fra i giovani”.

Come nuovo direttore dell’Istituto Salesiano Don Mauro Balma assumerà anche l’incarico di collaboratore parrocchiale di Racconigi, Murello e Foresto.

Don Bosco Asti: cambio ai vertici della parrocchia – don Jacek Jankosz

Domenica 5 settembre si è tenuta la messa di saluto a don Roberto Gorgerino al Don Bosco di Asti. Il nuovo parroco sarà don Jacek Jankosz.

(Estratto da La nuova Provincia)

Classe 1966, originario di Chieri, don Gorgerino è stato ordinato sacerdote nel 1999. Da sei anni nella parrocchia di corso Dante, si è dedicato principalmente ai giovani e alle attività di oratorio ed Estate ragazzi.

Il ruolo di parroco sarà ricoperto da don Jacek Jankosz, per la terza volta nella parrocchia astigiana. Nel 1994, infatti, aveva collaborato all’organizzazione dell’Estate ragazzi in qualità di giovane sacerdote ancora studente a Roma. Dopodiché, nel 2004, era tornato per rimanere fino al 2012, prima come incaricato dell’oratorio e poi come direttore della casa salesiana. Di origine polacca, 57 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1992. Tra i vari incarichi svolti, quelli nelle parrocchie di Trino, Valdocco e Casale Monferrato, da cui proviene.
Don Jankosz arriverà ad Asti domenica 12 settembre e sarà insediato come parroco dal vescovo Marco Prastaro domenica 19 settembre alle 10.

Direttore della casa salesiana e amministratore sarà invece don Genesio Tarasco. Classe 1944, ordinato sacerdote nel 1972, è salesiano dal 1961. Laureato in Agraria, è stato per quindici anni economo dell’Ispettoria salesiana di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania. Dopo una breve parentesi in Vaticano dal 2001 al 2003, dove è stato Capo dell’ufficio della sezione amministrativa della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, in virtù della sua formazione universitaria ha successivamente diretto la scuola agricola salesiana di Lombriasco. Negli ultimi anni, invece, è stato direttore del Centro di formazione professionale salesiana a Vigliano Biellese. Don Tarasco arriverà martedì 7 settembre, giorno in cui verrà insediato ad Asti dall’ispettore salesiano don Leonardo Mancini.

Pandemia anno terzo, come dare speranza ai giovani: intervista a don Domenico Ricca

Da La Voce e il Tempo, intervista di Marina Lomunno a don Domenico Ricca, cappellano dell’Istituto penale per minorenni «Ferrante Aporti» di Torino sul tema delle fragilità giovanili alla luce della pandemia.

***

Don Domenico Ricca, salesiano, sacerdote dal 1975, dal 1978 è cappellano dell’Istituto penale per minorenni «Ferrante Aporti» di Torino. Ha ricoperto per la sua congregazione numerosi incarichi nazionali e regionali a favore dei ragazzi più fragili. Presidente dell’associazione «Amici di don Bosco» onlus che si occupa di adozioni internazionali, è anche consigliere ecclesiastico delle Acli della Provincia di Torino.

Don Ricca, lei ha dedicato tutta la sua vita di prete ai giovani più deboli secondo il carisma salesiano «diamo di più ai giovani che hanno avuto di meno». La pandemia ha svelato fragilità nuove anche nei giovani più «fortunati» e da più parti si afferma che saranno le nuove generazioni a pagarne il prezzo più alto. Dal suo osservatorio condivide questa analisi?

Se c’è una categoria di persone su cui non si dovrebbe mai generalizzare sono proprio i giovani: solitamente siamo noi adulti dediti a quest’arte, perché li conosciamo troppo poco, è troppa la distanza di anni fra noi e loro, e così ci affidiamo agli analisti del mestiere. Mi piace partire da alcune testimonianze dirette, colte sul campo, che ho letto in questi mesi sui giornali. «Ho 12 anni, mi vaccino perché sono stufo della Dad e non voglio fare tamponi su tamponi»; «La rinuncia più grande nel periodo del Covid forse è lo sport. Pratico basket e nuoto e non sono riuscito a fare nulla per quasi due anni. Spero di rifarmi adesso. Per non restare troppo fermo ho fatto ginnastica con papà a casa. Esercizi a corpo libero, papà mi dice come si faceva una volta in palestra. Era l’unico modo per muovermi un po’». E altri giovanissimi: «Ci vacciniamo per tornare a stare con gli amici».

Mostrano fieri il cerotto sul braccio: sono giovani e adolescenti che non pensano solo alla vacanza in libertà. Scelgono il vaccino per ritrovare la normalità, rientrare in classe e superare l’incubo della Dad, riprendere le attività sportive, ma anche per tornare a vivere in sicurezza l’università o il lavoro. Tra i ventenni, c’è anche la spinta ad ottenere il Green pass per i concerti e per «uscire con gli amici e feste». Ma non solo: «Paola guarda il cerotto sul braccio e si rivolge a mamma: ‘Quando torneremo a trovare nonna, finalmente potrò abbracciarla?».

I «suoi» giovani al Ferrante Aporti sperimentano la reclusione, la sottrazione della libertà e fondamentale, nel percorso di riabilitazione, è l’incontro con adulti significativi che rimotivino a ripartire. In questi due anni anche i giovani «liberi» in qualche modo hanno vissuto «ristretti» non potendo andare a scuola in presenza, frequentare gli amici, fare sport ecc. Secondo lei il mondo degli adulti (genitori, educatori, insegnanti, politici…) cosa deve fare per aiutare ragazzi e le ragazze a guardare oltre il Covid che ci ha gettato in un clima di pessimismo e progettare il futuro?

Qui il tema rimanda a quale tipo di comunicazione va innestata tra gli adulti e i giovani. Noi adulti siamo ancora troppo legati alla comunicazione verbale fatta di buone parole, piena di «mi raccomando». Ma forse non è giunto il tempo di avviare segnali e possibili percorsi di incontro? Perché tutti sperimentiamo la ricchezza di un incontro prolungato, senza fretta, non guardando l’orologio ma trasmettendo la vera sensazione di essere lì solo per loro. Occorre condivisione di esperienze: ci abbiamo provato un po’ nel tempo del lockdown, ma poi la Dad per i ragazzi, il lavoro in remoto per gli adulti hanno di nuovo ridotto le possibilità di incontro. Dice un ragazzo «E il resto della giornata: Dad e play station, che d’altronde erano gli unici due modi per stare in contatto con i miei amici». Il tema del guardare oltre va trasmesso con segnali di speranza. Non possiamo consegnare ai giovani ciò che a noi adulti per primi manca. Mi sembra che siamo incapaci di manifestare passione, vicinanza, empatia con chi ci sta accanto, fosse anche nostro figlio. È quanto scriveva san Giovanni Bosco nel 1884 da Roma in una lettera inviata ai salesiani di Torino Valdocco: «Non basta che i giovani siano amati ma che capiscano di essere amati!». Con questo li invitava a stare in mezzo ai ragazzi, a giocare con loro, a seguirli in ogni loro attività, a praticare la vicinanza… Erano questi per don Bosco i veri segnali d’incontro. Adulti arrabbiati nelle piazze per le proteste «No Green Pass» con lo slogan di «Potere al popolo» non so cosa possano trasmettere ai giovani…

Qual è il ruolo della pastorale giovanile delle nostre diocesi?

La Pastorale giovanile ha  grandi opportunità, educatori e preti giovani che stanno in mezzo ai ragazzi. Li favorisce la vicinanza di età, le tante occasioni, anche quelle estive: Estate ragazzi, campi scuola, oratori aperti e accoglienti al di là del colore della pelle e dell’appartenenza religiosa. Ma anche qui – e io sono nessuno per insegnare agli altri – sembra ovvio che queste occasioni di incontro bisogna giocarsele a tutto campo, non aver paura, ma viverle con gioia: perché se i ragazzi vedono che noi ci crediamo, non saranno mai spettatori.

Il presidente Mattarella intervenendo al Meeting di Rimini ha invitato tutti, soprattutto i credenti, al coraggio della responsabilità: «la nostra responsabilità è immaginare il domani» ha detto. Come possiamo aiutare i nostri giovani ad immaginare il loro domani?

Rispondo con le parole di Mattarella: «Il mondo ‘globale’ viene percepito, e diviene in realtà, sempre più piccolo, le distanze si accorciano, comunichiamo on line, con immediatezza, non soltanto parole e immagini, ma speranze e paure, modelli di vita e comportamenti sociali. Un virus temibile e sconosciuto ha propagato rapidamente i suoi effetti sull’uomo, sulle società, sulle economie, diffondendo morte e provocando una crisi ancor più pesante delle altre di questo primo scorcio di millennio. Avere il coraggio ‘di dire io’ richiama la necessità di rivolgersi ad altri, a uno o a tanti tu. Si tratta, anche per i credenti, della chiave del rapporto con Dio. La pandemia ci ha dimostrato quanto ci sia bisogno di responsabilità. L’io responsabile e solidale, l’io che riconosce il comune destino degli esseri umani, si fa pietra angolare della convivenza. E, nella società civile, nella democrazia.

Lo sviluppo integrale della persona si è arricchito di ulteriori implicazioni e coerenze, connesse anche all’irrinunciabile principio di pari dignità e uguaglianza. La persona è più dell’individuo: è un io pienamente realizzato. Vive nel ‘noi’, cerca il ‘noi’. Sentiamo che cresce la voglia di ripartire: il motore è la fiducia che sapremo migliorarci, che riusciremo a condurre in avanti il nostro Paese».

Nel chiudere vorrei rivolgere a tutti l’invito a tradurre queste grandi parole in un costante, anche se faticoso, esercizio della responsabilità, ma, e ancor più in quello, tutto da inventare, del trasmettere ai giovani gli strumenti adatti per non restarne fuori.

Progetto: “Facciamo rivivere le camminate di Don Bosco” – La Stampa

Con l’intento di riportare alla luce i tanti percorsi tracciati da Don Bosco nelle sue numerose passeggiate autunnali organizzate con i ragazzi tra il 1850 e il 1864, si sta imbastendo un progetto a tale scopo col coordinamento di don Egidio Deiana, parroco ad Alessandria, già rettore della basilica del Colle Don Bosco di frazione Morialdo a Castelnuovo. Di seguito l’articolo pubblicato lo scorso 9 agosto su La Stampa a cura di Marina Rissone.

Progetto: “Facciamo rivivere le camminate di Don Bosco”

Giovanni Bosco, santo sociale dei giovani, amava organizzare per i suoi ragazzi lunghe passeggiate autunnali. Erano appuntamenti importanti per il fondatore della congregazione salesiana. Per non dimenticare i tanti percorsi a piedi tracciati da Don Bosco, si sta imbastendo un progetto, col coordinamento di don Egidio Deiana, parroco ad Alessandria, già rettore della basilica del Colle Don Bosco di frazione Morialdo a Castelnuovo. Il primo tassello è stato l’incontro a Montemagno, nella sede della Casa sul Portone di piazza San Martino.

«L’idea di fondo – annota Don Egidio Deiana – è riprendere le camminate d’autunno di San Giovanni Bosco che svolse tra il 1850 e il 1864. Gli itinerari erano davvero moltissimi. I tragitti principali da Torino al Colle Don Bosco sono già stati ripresi alcuni anni fa. Ora il nostro lavoro sarà concentrato sui sentieri dai Becchi alla zona del Monferrato, tra Astigiano, Casalese, Alessandria, Ovada, Acqui Terme e Tortona».

Tanti borghi toccati dal santo con la comitiva, spesso reduce da piccole disavventure lungo il viaggio, ma anche di interessanti visite e incontri del tessuto sociale, tra parroci, abitanti e nobili locali. Il clima era di festa giovanile, popolare, tra preghiera, musica, teatro e ospitalità.

Aggiunge l’ex rettore:

«Vogliamo realizzare una cartina con un percorso ad ampio raggio, dopo aver verificato paese per paese il cammino e lo stato di praticabilità. Ad aiutarci nell’iniziativa saranno anche i sindaci, Gal, Cai e Pro loco».

Il legame tra Don Bosco e il Monferrato, è molto stretto. Il santo castelnovese aveva tessuto importanti rapporti personali tra Nizza Monferrato, Rocchetta Tanaro, Casale, Mirabello e Lu.