La Stampa, intervista al Papa: “Don Bosco ha cambiato un po’ la storia. Anche con riflessioni culturali. E pure attraverso conversazioni con chi lo contrastava”

In una intervista rilasciata a Domenico Agasso de La Stampa, il Papa ha parlato anche di Don Bosco.

Il 31 gennaio è la festa di don Giovanni Bosco, «il Santo dei giovani»: che cosa insegna ancora oggi?

«Pare che una volta don Bosco abbia detto: “Se volete avere e aiutare dei giovani buttate un pallone sulla strada”. Il fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice è stato capace di chiamare, coinvolgere ed entusiasmare i ragazzini senza futuro, e dare loro un futuro. Come? Con gli oratori. Lì i giovani giocavano, pregavano e imparavano. Per migliaia di piccoli abbandonati, disperati, destinati a un’esistenza di stenti e di esclusione, don Bosco ha tracciato la via di un avvenire di dignità e speranza. Ha fornito loro gli strumenti intellettuali e spirituali per superare gli ostacoli e valorizzare la propria vita. E ci è riuscito nonostante attacchi feroci: non dimentichiamoci che il Santo di Valdocco ha vissuto nell’epoca del Piemonte massonico e mangiapreti, e in quell’ambiente ostile è stato capace di trasformare in meglio l’atteggiamento sociale del territorio nei confronti dei giovani. Don Bosco ha cambiato un po’ la storia. Anche con riflessioni culturali. E pure attraverso conversazioni con chi lo contrastava».

L’intervista poi ha trattato i temi di attualità, la guerra, la pace e i giovani:

Santità, il mondo è nel pieno della «guerra mondiale a pezzi» da cui Lei aveva messo in guardia anni fa…
«Mai mi stancherò di ribadire il mio appello, rivolto in particolare a chi ha responsabilità politiche: fermare subito le bombe e i missili, mettere fine agli atteggiamenti ostili. In ogni luogo. La guerra è sempre e solo una sconfitta. Per tutti. Gli unici che guadagnano sono i fabbricanti e i trafficanti di armi. È urgente un cessate il fuoco globale: non ci stiamo accorgendo, o facciamo finta di non vedere, che siamo sull’orlo dell’abisso». Esiste una «guerra giusta»? «Bisogna distinguere e stare molto attenti ai termini. Se ti entrano in casa dei ladri per derubarti e ti aggrediscono, tu ti difendi. Ma non mi piace chiamare “guerra giusta” questa reazione, perché è una definizione che può essere strumentalizzata. È giusto e legittimo difendersi, questo sì. Ma per favore parliamo di legittima difesa, in modo da evitare di giustificare le guerre, che sono sempre sbagliate».

Come descrive la situazione in Israele e Palestina?

«Adesso il conflitto si sta drammaticamente allargando. C’era l’accordo di Oslo, tanto chiaro, con la soluzione dei due Stati. Finché non si applica quell’intesa, la pace vera resta lontana». Che cosa teme più di tutto? «L’escalation militare. Il conflitto può peggiorare ulteriormente le tensioni e le violenze che già segnano il pianeta. Però allo stesso tempo in questo momento coltivo un po’ di
speranza, perché si stanno svolgendo riunioni riservate per tentare di arrivare a un accordo. Una tregua sarebbe già un buon risultato». Come sta agendo la Santa Sede in questa fase degli scontri in Medio Oriente? «Una figura cruciale è il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. È un grande. Si muove bene. Sta provando con determinazione a mediare. I cristiani e la gente di Gaza – non intendo Hamas – hanno diritto alla pace. Io tutti i giorni videochiamo la parrocchia di Gaza. Ci vediamo nello schermo di Zoom, parlo alla gente. Lì in parrocchia sono 600 persone. Stanno continuando la loro vita guardando ogni giorno la morte in faccia. E poi, l’altra priorità è sempre la liberazione degli ostaggi israeliani».

E come procede la diplomazia vaticana sul fronte del conflitto in Ucraina?

«Ho dato l’incarico di questa missione complicata e delicata al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana: è bravo ed esperto, sta attuando una costante e paziente opera diplomatica per mettere da parte le conflittualità e costruire un’atmosfera di riconciliazione. È andato a Kiev e a Mosca, e poi a Washington e a Pechino. La Santa Sede sta cercando di mediare per lo scambio di prigionieri e il rientro di civili ucraini. In particolare stiamo lavorando con la signora Maria Llova-Belova, la commissaria russa ai diritti dell’infanzia, per il rimpatrio dei bambini ucraini portati con la forza in Russia. Qualcuno è già tornato nella sua famiglia».

Quali sono i pilastri su cui costruire la pace nel mondo?

«Dialogo. Dialogo. Dialogo. E poi, la ricerca dello spirito di solidarietà e fraternità umana. Non possiamo più ucciderci tra fratelli e sorelle! Non ha senso!».

Lei invita sempre alla preghiera: quanto conta e può incidere mentre il mondo brucia?

«La preghiera non è astratta! È una lotta con il Signore affinché ci dia qualcosa. La preghiera è concreta. E forte, e incisiva. La preghiera conta! Perché prepara il cammino verso una pacificazione, bussa alla porta del cuore di Dio affinché illumini e conduca gli esseri umani verso la pace. La pace è un dono che Dio può darci anche quando sembra che la guerra stia prevalendo  inesorabilmente. Per questo insisto in ogni occasione: bisogna pregare per la pace».

Lei a Lisbona, la scorsa estate, di fronte a milioni di giovani ha gridato con forza che la Chiesa è per «todos, todos todos»: rendere la Chiesa aperta a tutti è la grande sfida del suo pontificato?

«È la chiave di lettura di Gesù. Cristo chiama tutti dentro. Tutti. C’è proprio una parabola: quella del banchetto nuziale al quale nessuno si presenta, e allora il re manda i servi “ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Il Figlio di Dio vuole far capire che non desidera un gruppo selezionato, un’élite. Poi qualcuno magari entra “di contrabbando”, ma a quel punto è Dio a occuparsene, a indicare il percorso. Quando mi interrogano: “Ma possono entrare pure queste persone che sono in tale inopportuna situazione morale?”, io assicuro: “Tutti, l’ha detto il Signore”. Domande come questa mi arrivano soprattutto negli ultimi tempi, dopo alcune mie decisioni…».

In particolare la benedizione delle «coppie irregolari e dello stesso sesso»…

«Mi chiedono come mai. Io rispondo: il Vangelo è per santificare tutti. Certo, a patto che ci sia la buona volontà. E occorre dare istruzioni precise sulla vita cristiana (sottolineo che non si benedice  l’unione, ma le persone). Ma peccatori siamo tutti: perché dunque stilare una lista di peccatori che possono entrare nella Chiesa e una lista di peccatori che non possono stare nella Chiesa? Questo non è Vangelo».

Durante la seguitissima intervista televisiva a Fabio Fazio nella trasmissione Che Tempo Che Fa ha parlato del prezzo della solitudine che deve pagare dopo un passo come questo: come sta vivendo la levata di scudi di chi insorge?

«Chi protesta con veemenza appartiene a piccoli gruppi ideologici. Un caso a parte sono gli africani: per loro l’omosessualità è qualcosa di “brutto” dal punto di vista culturale, non la tollerano. Ma in generale, confido che gradualmente tutti si rasserenino sullo spirito della dichiarazione “Fiducia supplicans” del Dicastero per la Dottrina della Fede: vuole includere, non dividere. Invita ad accogliere e poi affidare le persone, e affidarsi, a Dio».

Soffre per la solitudine?

«La solitudine è variabile come la primavera: in quella stagione puoi trascorrere una giornata bellissima, con il sole, il cielo azzurro e una brezza piacevole; 24 ore dopo magari il clima ti incupisce. Tutti viviamo solitudini. Chi dice “io non so che cos’è la solitudine” è una persona acui manca qualcosa. Quando mi sento solo innanzitutto prego. E quando percepisco tensioni attorno a me, provo con calma a instaurare dialoghi e confronti. Ma vado comunque sempre avanti, giorno dopo giorno».

Teme uno scisma?

«No. Sempre nella Chiesa ci sono stati gruppetti che manifestavano riflessioni di colore scismatico… bisogna lasciarli fare e passare… e guardare avanti».

Siamo all’alba di una nuova era segnata dall’Intelligenza artificiale: quali sono le sue speranze e le sue preoccupazioni?

«Qualsiasi novità scientifica e tecnologica deve avere carattere umano, e permettere agli esseri umani di rimanere pienamente umani. Se si perde il carattere umano si perde l’umanità. Nel Messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali ho scritto: “In quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità, la nostra riflessione non può che partire dal cuore umano”. L’Intelligenza artificiale è un bel passo in avanti che potrà risolvere molti problemi, ma potenzialmente, se gestita senza etica, potrà anche provocare tanto male all’uomo. L’obiettivo da porsi è che l’Intelligenza artificiale sia sempre in armonia con la dignità della persona. Se non ci sarà quest’armonia, sarà un suicidio».

Dio troverà ancora posto in mezzo ai robot?

«Dio c’è sempre. Lui si arrangia. È sempre vicino a noi, pronto ad aiutarci, anche quando non ce ne accorgiamo. Anche quando non lo cerchiamo. Anche quando non lo vogliamo. E se vede che le
derive sono sfrenate, si fa sentire. Nei suoi modi, che superano tutto e tutti».

Come va la sua salute?

«Qualche acciacco c’è, ma adesso va meglio, sto bene».

Le dà fastidio sentire parlare delle sue possibili dimissioni a ogni colpo di tosse?

«No, perché la rinuncia è una possibilità per ogni pontefice. Ma adesso non ci penso. Non mi inquieta. Se e quando non ce la farò più, inizierò eventualmente a ragionarci. E a pregarci su».

Quali potrebbero essere i suoi viaggi del 2024?

«Uno in Belgio. Un altro a Timor Est, Papua Nuova Guinea e Indonesia, ad agosto. Poi c’è l’ipotesi Argentina, che però tengo per adesso “tra parentesi”: l’organizzazione della visita non è ancora cominciata. Per quanto riguarda l’Italia, andrò a Verona a maggio, e a Trieste a luglio».

Il neo presidente argentino Javier Milei l’ha attaccata più volte e con irruenza in questi mesi: si è sentito offeso?

«No. Le parole in campagna elettorale vanno e vengono».

Lo incontrerà?

«Sì. L’11 febbraio verrà alla canonizzazione di “Mama Antula”, fondatrice della Casa per Esercizi spirituali di Buenos Aires. Prima delle canonizzazioni è consuetudine il saluto con le autorità in sacrestia. E poi so che ha chiesto appuntamento per un colloquio con me: ho accettato, e dunque ci vedremo. E sono pronto a iniziare un dialogo – parola e ascolto – con lui. Come con tutti».

Perché ha istituito la Giornata mondiale dei Bambini?

«Perché mancava. Ne percepivo il bisogno. A novembre abbiamo realizzato quell’incontro con migliaia di bimbi e ragazzini giunti da tutto il pianeta nell'”Aula Paolo VI”: è andato molto bene. Il 25 e 26 maggio a Roma ci sarà la prima Giornata ufficiale. Lo scopo è suscitare meditazioni e azioni per rispondere ai quesiti: “Che tipo di mondo desideriamo lasciare ai bambini che stanno crescendo? Con quali prospettive?”. Se li ascoltiamo e li osserviamo, i bambini sono maestri di vita per noi adulti e anziani, perché sono puri, genuini e spontanei. Ogni loro comportamento, anche quello più complicato e apparentemente indecifrabile, è una lezione. Se ci impegniamo per il loro bene, faremo del bene a noi stessi. E all’umanità intera».

Qual è il suo sogno per la Chiesa che verrà?

«Seguire la bella definizione della “Dei Verbum”, la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II: “Dei Verbum religiose audiens et fidenter proclamans”, ascoltare religiosamente la Parola di Dio e proclamarla con ferma fiducia, e con forza. Sogno una Chiesa che sappia essere vicina alla gente nella concretezza e nelle sfumature e nelle asperità della vita quotidiana. Io continuo a pensare ciò che ho detto nelle Congregazioni generali, le riunioni dei cardinali che precedono il Conclave: “La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e a dirigersi verso le periferie, non solo quelle geografiche ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria”».

Che cosa ricorda delle giornate storiche del marzo di undici anni fa?

«Dopo il mio intervento è scattato un applauso, inedito in tale contesto. Ma io assolutamente non avevo intuito ciò che molti mi avrebbero poi rivelato: quel discorso è stata la mia “condanna” (sorride, nda). Quando stavo uscendo dall'”Aula del Sinodo” c’era un cardinale di lingua inglese che mi ha visto e ha esclamato: “Bello quello che hai detto! Bello. Bello. Ci vuole un Papa come te!”. Ma io non mi ero accorto della campagna che stava nascendo per eleggermi. Fino al pranzo del 13 marzo, qui a Casa Santa Marta, alcune ore prima della votazione decisiva. Mentre stavamo mangiando, mi hanno posto due o tre interrogativi “sospetti”… Allora nella mia testa cominciavo a dirmi: “Qui sta accadendo qualcosa di strano…”. Ma sono comunque riuscito a fare una siesta. E quando mi hanno eletto ho avuto una sorprendente sensazione di pace dentro di me». E oggi come si sente? «Mi sento un parroco. Di una parrocchia molto grande, planetaria, certo, ma mi piace mantenere lo spirito da parroco. E stare in mezzo alla gente. Dove trovo sempre Dio».

Don Bosco in TV: tre appuntamenti per conoscerlo meglio

Dall’agenzia ANS.

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(Roma, 26 gennaio 2024) – La festa di San Giovanni Bosco, Padre e Maestro dei Giovani, è una ricorrenza sentita e partecipata in tutto il mondo.

A livello globale saranno numerose le emittenti e le testate giornalistiche che inseriranno nei loro palinsesti degli spazi speciali dedicati a ricordarne la figura e a parlare di chi porta avanti la sua missione oggi.

Sulle reti televisive italiane, ad esempio, sono già in programma nei prossimi giorni tre appuntamenti, che avranno per protagonisti il Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani; il Co-portavoce della Congregazione Salesiana, don Giuseppe Costa; e il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile salesiana, don Miguel Ángel García Morcuende.

In vista della festa, domenica 28 gennaio 2024, su TgCom24, intorno alle 14:15/14:20 (UTC+1) andrà in onda l’intervista al Card. Á.F. Artime, all’interno della rubrica “Stanze Vaticane”. Il colloquio con il vaticanista Fabio Marchese Ragona sarà successivamente disponibile sulla piattaforma Mediaset Infinity e sul canale YouTube di TgCom24.

Mentre nella giornata di mercoledì 31 gennaio:

  • Don Costa sarà ospite del programma di approfondimento “Di buon mattino”, su TV2000, contenitore di attualità che ha inizio alle ore 7:30 (UTC+1)
  • Don García Morcuende verrà intervistato nell’ambito della rubrica “TG2 Italia Europa”, sulla rete Rai 2, con inizio alle ore 10:00 (UTC+1)

Per tutti gli interessati saranno, dunque, tre opportunità per conoscere ancora meglio e più da vicino la sempre attuale figura di Don Bosco.

San Giovanni Bosco, salesiani in festa – La Voce e il Tempo

Si riportano di seguito due articoli apparsi su La Voce e il Tempo.

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San Giovanni Bosco, salesiani in festa

In occasione della Solennità di San Giovanni Bosco il 31 gennaio e nell’anniversario dei «200 anni dal Sogno dei 9 anni», presso la Basilica Maria Ausiliatrice (via Maria Ausiliatrice 32) a Torino sono in programma diverse celebrazioni.

Sabato 27 gennaio si tiene un «Concerto in onore di don Bosco», alle 21 si esibisce l’Orchestra Filarmonica del Liceo Cavour di Torino.

Martedì 30 gennaio, Vigilia della solennità, alle 17 Rosario animato dalle FMA, guida don Vincenzo Trotta, vicerettore; alle 18 Messa Vespertina, presiede mons. Alessandro Giraudo, Vescovo ausiliare di Torino; alle 19 Primi Vespri, presiede don Stefano Martoglio, vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani; alle 20.30 Veglia a don Bosco animata dai novizi salesiani.

Mercoledì 31 gennaio, solennità di San Giovanni Bosco, alle 7 Messa per il popolo, presiede don Michele Viviano, rettore della Basilica Maria Ausiliatrice; alle 8 Messa per i religiosi, presiede don Michele Roselli, Vicario episcopale per la Formazione nelle Diocesi di Torino e Susa; alle 9.30 Messa per i ragazzi delle scuole salesiane di Torino-Valdocco, presiede don Leonardo Mancini, ispettore del Piemonte e della Valle d’Aosta.

Alle 11, Messa per il popolo presiede mons. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa, anima i canti la Corale della Basilica; alle 15: Benedizione dei ragazzi/e all’altare di don Bosco, presiede don Guido Dutto, parroco; alle 16 Adorazione e Secondi Vespri presiede don Michele Viviano, rettore; alle 17 Messa per il popolo, presiede don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera. Alle 18.30 Messa per il Movimento Giovanile Salesiano, presiede don Stefano Martoglio, vicario del Rettor Maggiore dei salesiani; alle 21 Messa con il Sermig presieduta da don Andrea Bisacchi alla presenza di Ernesto Olivero.

Cortili in festa per don Bosco

In occasione della memoria liturgica di San Giovanni Bosco, il 31 gennaio, le parrocchie e gli oratori salesiani torinesi organizzano momenti di festa e di comunità per ricordare il fondatore degli oratori.

L’oratorio Don Bosco Crocetta (via Torricelli 30) propone sabato 27 gennaio il «gioco dei travestimenti», un pomeriggio di giochi pensato per i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie: i capi del gruppo scout Torino 24 e gli animatori si travestiranno e andranno in giro per la struttura, i bambini dovranno trovarli, indovinare le loro maschere e capire chi si cela al di sotto.

Il gioco inizierà alle 15.30 e il ritrovo sarà nel cortile dell’oratorio. Al termine, alle 18.30, verrà celebrata la Messa animata dai giovani dell’oratorio.

All’oratorio Valdocco (via Salerno 12) dal 29 gennaio vengono organizzate visite guidate nei luoghi della vita del santo (insieme al Museo Casa don Bosco). Sempre il 29, al pomeriggio, si svolgono i tornei che coinvolgono anche le società sportive di altre cinque parrocchie.

Domenica 28 alle 11 si tiene la Messa solenne celebrata dal direttore a cui seguono aperitivo, giochi e stand a premi per sostenere le attività dell’oratorio.

Infine mercoledì 31 alle 18.30 si svolge la Messa per il Movimento giovanile salesiano, presieduta dal Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio, a cui seguono giochi e cena comunitaria.

Il Michele Rua in Barriera di Milano (via Paisiello 37) organizza domenica 28, dopo la Messa delle 10, giochi per bambini e ragazzi.

Si tiene anche la firma del patto della comunità educativa con le associazioni del territorio. Successivamente il pranzo condiviso, altri giochi ed attività (tra cui la sala per la lettura delle storie) e, dalle 16 alle 17, un momento di spettacolo in teatro con le varie associazioni e il lancio di una proposta per i giovani del quartiere.

Al Rebaudengo (corso Vercelli 206) i festeggiamenti iniziano venerdì 26 con lo spettacolo, alle 19, organizzato dalla comunità oratoriana (bambini del catechismo, animatori e membri del coro).

Il 28, invece, dopo la Messa delle 10 si tiene il tradizionale momento di giochi con pane e salame a cui segue il pranzo comunitario per le equipe educative.

A San Salvario si comincia con la novena online dal 22 al 31 gennaio e si festeggia poi tutti insieme il 4 febbraio con la Messa a San Giovanni Evangelista alle 10.30 a cui seguono la polentata e la festa con giochi per bambini e giovani.

L’oratorio San Paolo (via Luserna di Rorà 16) organizza la novena nella cappellina dell’oratorio (o online) alle 19 dal 22 al 31 gennaio; sabato 27 gennaio i vespri alle 19.30 e a seguire dalle 20 «Don Bosco Pub» con giochi e musica; domenica 28 alle 10.30 si celebra la Messa unificata a cui seguono l’animazione e il pranzo per i giovani.

All’Agnelli (via Sarpi 117) le celebrazioni partono con i vespri dal 28 al 30 gennaio alle 19 presso la chiesa parrocchiale.

Domenica 28 alle 10 si tiene la Messa animata dai giovani a cui seguono i giochi in oratorio. Successivamente si tengono il pranzo comunitario con le famiglie dei bambini del catechismo e la visione del film «Prendi il Volo» presso il Cinema Agnelli.

Storie di ragazzi: Melissa e non solo – La Repubblica

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Repubblica.

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“Era il 2014 e, di fronte alla scelta cruciale della scuola superiore, ho deciso di seguire la mia passione per la cucina iscrivendomi al CNOS-FAP di San Benigno Canavese.

Tre anni intensi e memorabili all’istituto di San Benigno, dove non solo ho affinato le mie abilità culinarie, ma ho anche trovato una seconda casa tra compagni di classe e insegnanti scrive Melissa Verbo, una dei tanti allievi.

Al termine di questo percorso, mi sono trovata di fronte a un bivio: iniziare a lavorare o continuare gli studi. Scegliendo la strada più impegnativa, mi sono iscritta a un istituto alberghiero per gli ultimi due anni di superiori, conseguendo il diploma.

Tuttavia, qualcosa dentro di me era cambiato: la passione per la cucina era diventata secondaria, e lo studio aveva iniziato a catturare la mia attenzione in modo sempre più marcato.

La decisione di iscrivermi all’università è stato un passo significativo” – continua. “Dopo aver superato il test di ingresso, ho intrapreso un percorso triennale in Scienze dell’Educazione, laureandomi dopo tre anni.

La passione per lo studio si è ulteriormente approfondita, portandomi a iscrivermi al corso di laurea magistrale in Scienze Pedagogiche.

Attualmente sto frequentando l’ultimo semestre di questo percorso e mi appresto a conseguire la laurea magistrale.

Questo viaggio attraverso la formazione è stato un mix di esperienze culinarie, scoperte personali e trasformazioni accademiche.

Ogni tappa ha contribuito a modellare il mio percorso e a farmi crescere come persona.

Guardando indietro, rifletto con gratitudine su ogni fase, riconoscendo il valore di ogni decisione intrapresa.

Dal punto di vista professionale, il CNOS-FAP è stato il vivaio delle mie competenze culinarie” – aggiunge. “I tre intensi anni trascorsi presso l’istituto San Benigno hanno plasmato la mia abilità in cucina, fornendomi una formazione pratica e approfondita nel mondo della gastronomia.

Questa solida base professionale mi ha preparata adeguatamente per il diploma di istituto alberghiero che avrei conseguito successivamente.

Dal punto di vista umano, il CNOS-FAP è diventato molto più di una semplice scuola. Questo luogo è stato un rifugio, una comunità di persone appassionate e dedite al loro lavoro.

Gli insegnanti non erano solo mentori, ma anche guide che hanno nutrito il mio amore per la cucina e mi hanno insegnato importanti lezioni di vita.

L’amicizia con i miei compagni di classe e di istituto ha creato legami che durano ancora oggi. L’atmosfera inclusiva e di supporto ha contribuito a plasmare la mia identità e a farmi sentire parte di qualcosa di più grande.

Entrambi questi aspetti hanno contribuito a formare la persona che sono oggi.

Guardo indietro a quei tre anni con gratitudine per l’opportunità di crescere in un ambiente così stimolante e per le lezioni di vita
che mi hanno lasciato”.

La storia di Melissa richiama quella dell’inizialmente demotivato e svogliato Ivan, oggi uomo felice inserito in una grande multinazionale nel settore della meccanica di precisione, ma anche quella di Mattia e Alessio, avviati in un percorso etichettato come di “Serie B”, eppure reduci dai più alti risultati immaginabili nell’ambito della robotica.

Sabato 20 gennaio l’atteso open day di CNOS-FAP Vercelli – Prima Vercelli

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Prima Vercelli.

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Lo storico istituto professionale offre corsi per Acconciatura, termoidraulica, meccanica industriale e auto officina

I precedenti Open Day del CNOS-FAP Vercelli hanno registrato la partecipazione di tantissime famiglie provenienti da tutta la provincia. Questo evento ha rappresentato un’opportunità straordinaria per condividere la nostra missione educativa e illustrare le varie opportunità offerte dalla scuola.

Ecco come lo staff della scuola professionale salesiana presenta l’evento:

Pochi posti ancora disponibili

Affrettatevi: alcuni corsi hanno quasi esaurito i posti disponibili per l’anno formativo 2024/25!

Sabato 20 gennaio dalle 9 alle 12,30 il personale del CNOS-FAP Vercelli, supportato dagli studenti ambasciatori, si renderà disponibile a rispondere a domande riguardanti le future opportunità occupazionali, l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso l’accompagnamento dei nostri uffici che guidano gli studenti oltre il percorso di qualifica professionale.

Dai laboratori tecnologici alle aule specializzate, ogni ambiente verrà presentato per mostrare l’ampia gamma di opportunità didattiche offerte dai quattro percorsi formativi: meccanica industriale, acconciatura, meccanica auto e termoidraulica.

Per tutti i corsi, ad eccezione di termoidraulica, è possibile frequentare il 4° anno per conseguire il diploma professionale e proseguire verso il diploma di maturità.

Numerose famiglie hanno espresso apprezzamento per l’impegno del CNOS-FAP Vercelli nel fornire un ambiente educativo stimolante e inclusivo.

Ora, guardando al futuro, la scuola è pronta ad accogliere nuovi studenti e genitori nella sua comunità salesiana, desiderosa di condividere con loro il percorso di crescita e apprendimento che caratterizza la sua storia di oltre 170 anni.

Vi aspettiamo per l’ultimo evento a porte aperte la mattina di sabato 20 gennaio in Corso Randaccio 14.

 

 

Servizio Civile con i Salesiani – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Emanuele Carrè pubblicato su La Voce e il Tempo.

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QUATTRO MACRO-PROGETTI NELLE OPERE DI PIEMONTE E VALLE D’AOSTA. LE PROPOSTE A TORINO, DOMANDE ON LINE ENTRO IL 15 FEBBRAIO

Come ogni anno anche all’inizio del 2024 i giovani dai 18 ai 28 anni possono aderire al nuovo bando del Servizio Civile Universale. Presentiamo qui le proposte delle realtà dei Salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta.

Tutti i progetti rientrano nel programma «Crea» che risponde all’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 dell’Onu per uno sviluppo sostenibile: fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti.

In Piemonte e Valle d’Aosta sono 108 i posti disponibili divisi in 41 sedi per i giovani tra i 18 e i 28 anni (ci sono riserve per chi ha minori opportunità). Il contratto ha la durata di 12 mesi, prevede un periodo di tutoraggio, un contributo alle spese di 507,30 euro ed un impegno settimanale di 25 ore.

Per partecipare è necessario candidarsi entro le ore 14 del 15 febbraio 2024 sul sito domandaonline.serviziocivile.it.

Sono quattro i macro-progetti a cui hanno aderito le diverse realtà salesiane e per cui è possibile presentare domanda: «Volo, scuola che mette le ali», per il servizio nelle scuole primarie e secondarie; «Toolbox», dedicato agli istituti di formazione professionale per aiutare l’inserimento e l’integrazione degli studenti stranieri; «Dire, fare, educare, giocare», con attività di gioco e sostegno allo studio nei Centri aggregativi per minori; «Batti batti le manine», nelle scuole dell’infanzia; «Museo Casa don Bosco».

Nelle opere salesiane della città di Torino i giovani in Servizio Civile Universale in uno dei quattro macro-progetti precedentemente citati si impegneranno nelle seguenti attività: al Rebaudengo (corso Vercelli 206) organizzazione delle attività degli oratori (giochi, aiuto compiti…), sostegno ai docenti delle scuole dell’infanzia o dei Centri di formazione professionale; al San Paolo (via Luserna di Rorà 16) organizzazione delle attività educative, dei workshop e dei laboratori dell’oratorio e sostegno ai ragazzi del doposcuola; al Michele Rua (via Paisiello 37) assistenza nelle scuole dell’infanzia, primaria o secondaria o organizzazione delle attività dell’oratorio; alla Crocetta (via Torricelli 30) animazione, gioco ed aiuto compiti in oratorio; a San Salvario (via Ormea 4) attività in oratorio, coinvolgimento nelle iniziative di Educativa di Strada e di prevenzione alla tossicodipendenza, aiuto ai bambini e ragazzi con particolari necessità al mattino, sostegno per le attività della comunità minori stranieri non accompagnati (Msna); a Valdocco (via Salerno 12) partecipazione alle attività dell’oratorio in particolare nel centro diurno insieme agli educatori (con ragazzi affidati da Comune e Centri sociali), gruppi formativi, vari laboratori, sedute di equipe formativa, assistenza in cortile, preparazione dell’Estate ragazzi, momenti di comunità e percorsi educativi; all’Agnelli (corso Unione Sovietica 312/via Sarpi 117) sostegno e aiuto nella scuola media, nelle superiori e per la formazione professionale oltre alla partecipazione alle attività dell’oratorio e del centro diurno.

Cristiani, giovani e martiri. Una mostra a Valsalice “Luce del Mondo, sale della Terra” – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Silvia Scaranari pubblicato su La Voce e il Tempo.

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Luce del Mondo, sale della Terra è la mostra sui giovani martiri predisposta dalla Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre e visitabile dal 22 gennaio al 1° febbraio presso l’Istituto Salesiano Valsalice di Torino (Viale Thovez 37 – ore 8-17)

Già Tertulliano nel II sec. d. C. scriveva che “il sangue dei martiri è il seme di nuovi cristiani” e mai epoca del passato ha visto sangue cristiano sparso in tutto il mondo come il XX secolo. E il XXI, per ora, sembra mantenere la stessa tendenza.

A partire da san Giovanni Paolo II, per proseguire con Papa Benedetto XVI e l’attuale Francesco, la denuncia della situazione si è fatta incalzante. Nel secolo scorso si calcolano 45 milioni di cristiani uccisi per la loro fede, un genocidio.

Oggi si stima che un cristiano ogni sette subisca persecuzioni, con un totale di 360 milioni di persone che vivono la loro fedeltà a Cristo a rischio quotidiano della vita. La denuncia viene da  Aiuto alla Chiesa che Soffre ma anche da Open Doors, entrambi enti che annualmente pubblicano documentati report sulla situazione in essere.

L’Africa subsahariana, l’epicentro del cristianesimo globale, è ora anche l’epicentro della violenza contro i cristiani, per effetto dell’estremismo islamista, mentre la Corea del Nord è tornata al primo posto, secondo la World Watch List (WWL) del 2023. Salita nella classifica la Repubblica delle Comore dove negli ultimi anni solo gli stranieri in transito possono professare una religione diversa dall’islam.

La presenza di persecuzioni in paesi con alta presenza di islam jihadista non è novità, ma è drammaticamente salita alla ribalta negli ultimi anni la situazione di paesi di antichissima tradizione cristiana.

L’odio anticristiano, misto a follie etno-nazionaliste, ha causato lo sfollamento di più di 100.000 cristiani dal Nagorno Karabakh, o Artsakh, occupata lo scorso autunno dall’Azerbajian, nel colpevole silenzio della grande stampa.

Meno note, ma certamente non meno tragiche, sono le notizie che giungono dal cattolicissimo Nicaragua dove una dittatura senza senso, guidata dal Presidente Ortega, ha deciso di cancellare il volto cristiano del Paese incarcerando vescovi, sacerdoti, e comuni fedeli, mentre in Colombia la persecuzione aumenta di anno in anno ad opera delle bande della criminalità organizzata a cui la Chiesa si oppone.

La mostra che Valsalice offre ai torinesi, composta di 18 pannelli su casi recenti e recentissimi, vuole far conoscere da un lato la brutalità della persecuzione, dall’altro la bellezza della testimonianza.

Oggi, come ieri, la Chiesa perseguitata è una Chiesa di ragazzi. Oltre i confini del ricco e anziano “Occidente” le comunità cristiane sono composte per gran parte di ragazzi e bambini.

Solo in India – che nel 2023 ha superato la Cina quale Paese più popoloso al mondo – si contano circa 16 milioni di ragazzi e ragazze cristiani, il doppio rispetto all’Italia.

Tra i diversi casi presentati il giovanissimo Akash Bashir ucciso il 15 marzo 2015. «Non preoccuparti mamma, e poi sarei felice di morire per salvare altre vite».

Così rispondeva il giovane Akash alla madre preoccupata che il figlio potesse venire ucciso mentre prestava servizio volontario come agente di sicurezza della parrocchia cattolica di St. John a Youhanabad, sobborgo di Lahore.

E proprio qui, per impedire l’ingresso nella chiesa super affollata per la S. Messa domenicale ad un kamikaze che portava uno zaino pieno di esplosivo, gli si para davanti e, dopo avergli intimato di fermarsi, lo abbraccia con forza. I due muoiono in una tremenda esplosione ma i 2000 fedeli all’interno sono salvi.

Samaru è un ragazzo di 15 anni, convertitosi al cristianesimo presso la Chiesa Pentecostale di Kenduguda, un villaggio dello Stato di Odisha, India. Lo descrivono come un giovane appassionato e innamorato del Signore.

Per questo il 4 Giugno 2020 viene rapito da casa sua da una banda di estremisti religiosi indù insieme a due suoi cugini e viene lapidato a morte. Sgozzato, il suo corpo viene mutilato e sepolto nella foresta.

Sempre un’altra giovane, Suor Marie-Sylvie Kavuke Vakatsuraki, delle Piccole Sorelle della Presentazione di Nostra Signora, medico, dolce e sempre disponibile, prestava servizio in un presidio ospedaliero.

Muore bruciata viva la notte del 20 Ottobre 2022, a pochi chilometri da Butembo, in un attacco ad opera di terroristi dell’ADF (Alleanza delle Forze Democratiche) un gruppo affiliato all’ISIS (Stato Islamico di Siria e Iraq).

Tre casi fra decine. Solo nel 2023 sono 20 i missionari uccisi in diversi parti di mondo, senza contare le migliaia di laici.

Eppure, il cristianesimo non muore.

Da duemila anni, a ondate ripetitive, qualcuno ha cercato di eliminare Cristo dal mondo ma senza successo, anzi!

Anche oggi Cristo si manifesta con forza al mondo con il suo dono di verità, perdono e amore, unici strumenti veri per dare Luce al mondo e Sale alla terra.

CNOS FAP, la formazione professionale salesiana in Alessandria – Il Piccolo

Si riporta di seguito la notizia apparsa su Il Piccolo.

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CNOS FAP, la formazione professionale salesiana
in Alessandria

Il centro di formazione professionale salesiano di Alessandria è presente da più di 40 anni sul territorio cittadino, con la missione di preparare i ragazzi al lavoro.

Il nostro stile educativo, sulle orme di don Bosco, unisce lo sviluppo delle capacità tecnico-operative dei ragazzi alla cura della formazione umana ed etica di uomini e donne che siano con responsabilità cittadini di questo complesso terzo millennio.

Fin dal primo contratto di “apprendistato” stipulato da Don Bosco nel 1851 condividiamo con le famiglie e le imprese la responsabilità nella formazione delle giovani generazioni, con collaborazioni costanti con più di 130 aziende del nostro territorio.

Fondamentali i laboratori attrezzati al meglio per una formazione adeguata ai settori professionali in cui si sviluppa la nostra offerta formativa (Meccanica Industriale, Meccanica Auto, Logistica).

Tutti i corsi – sia per giovani che per adulti – sono gratuiti, finanziati dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione Piemonte, e prevedono almeno 300 ore di formazione in azienda nell’ultimo anno. Grazie a questo rapporto consolidato i nostri studenti nei percorsi di istruzione e Formazione professionale (dai 14 ai 24 anni) possono vivere l’esperienza della formazione in modalità duale, che unisce apprendimento sul campo (configurata con un contratto di lavoro vero e proprio) e in laboratorio formativo.

Dal 2012 è attivo lo Sportello dei Servizi al Lavoro, accreditato presso la Regione Piemonte, per completare la fase formativa con adeguate azioni di accompagnamento all’inserimento lavorativo e di incontro tra domanda e offerta per giovani e adulti.

Fonte: Elaborazione su banca dati Sistema Informativo Lavoro Piemonte – SILP – AF 2021-22

I risultati occupazionali

Qualche dato sui nostri allievi a 6 mesi dalla qualifica o dal diploma professionale di IV anno:

  • il 60% ha avuto almeno un’esperienza di lavoro/tirocinio
  • il 25% ha ottenuto un contratto di apprendistato a tempo indeterminato
  • il 10% sta frequentando un percorso per il conseguimento del diploma di Stato o una specializzazione ulteriore

Percorsi formativi triennali attivati presso il Centro

  • Operatore meccanico – lavorazioni per asportazione e deformazione (cd. Meccanico industriale)
  • Operatore alla riparazione degli autoveicoli a motore – Manutenzione e riparazione delle parti e dei sistemi meccanici, elettromeccanici e di pneumatici

Vi aspettiamo al prossimo Open Day, il 13 gennaio 2024, ore 9.00-12.00, e se volete toccare con mano i nostri laboratori è possibile mettersi alla prova accompagnati dai nostri formatori tutti i mercoledì pomeriggio, dalle 14.30 alle 16.30.

Prenotazioni per Open Day, laboratori e iscrizioni

“Il nostro punto di forza è rispondere ai bisogni di territorio e famiglie” – La Stampa

Si riporta di seguito la notizia apparsa su La Stampa.

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IL CNOS-FAP nella Granda ha quattro sedi

“Il nostro punto di forza è rispondere ai bisogni
di territorio e famiglie”

Nei prossimi giorni gli ultimi “open day” per conoscere da vicino l’offerta formativa

 

Creare un ambiente formativo per offrire un’educazione globale, in particolare agli adolescenti e ai giovani, considerati nella loro unicità e nella loro qualità di persone, di cittadini e di lavoratori: è questo l’obiettivo dei corsi del CNOS-FAP.

Tutto iniziò intorno alla metà del 1800 a Torino grazie a un sacerdote attento ai giovani, alle loro problematiche, alle loro vite, ai loro diritti, ai loro desideri: San Giovanni Bosco.

Don Bosco volle contenere i danni dello sfruttamento minorile e lo fece attraverso nuovi contratti di apprendistato che tutelavano i giovani lavoratori e attraverso l’apertura di centri di formazione professionale.

Il CNOS-FAP di oggi, erede di quella avventura pionieristica, è presente in tutta Italia con 58 sedi, di cui 13 in Piemonte.

Nelle quattro sedi della provincia di CuneoBra, Fossano, Saluzzo e Savigliano – vengono attivate decine di corsi gratuiti che forniscono agli allievi le conoscenze tecnico- relazionali necessarie per intraprendere il viaggio nel mondo del lavoro.

I corsi spaziano tra diversi settori, dall’automotive alla panificazione, dalla meccanica industriale all’acconciatura.

«Il nostro punto di forza – dice Gianluca Dho, direttore della sede di Savigliano – è quello di rispondere ai bisogni del territorio sia per quel che riguarda le famiglie e gli studenti, sia per la richiesta formativa delle aziende e del tessuto economico provinciale. La nostra è una formazione completa, sotto il profilo professionale e della crescita personale».

Scegliere CNOS-FAP non significa precludersi l’opportunità di optare in seguito per un percorso di studi più ampio: la maggior parte dei corsi triennali può essere completata con l’offerta formativa del quarto e anche del quinto anno, per aggiungere alla qualifica professionale il diploma professionale o la maturità.

Nei prossimi giorni sono in programma gli ultimi «Open Day» che permetteranno agli studenti della scuola secondaria di primo grado e alle loro famiglie di conoscere da vicino l’offerta formativa del CNOS-FAP.

Sabato 13 gennaio la sede fossanese di via Verdi 22 dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00 presenterà i corsi di operatore in area meccanica, termoidraulica, automotive, meccanizzazione agricola, elettrica, servizi alla persona e operatori del benessere in acconciatura ed estetica.

Sempre sabato 13 a Savigliano porte aperte dalle 14.00 alle 18.00 nella sede di vicolo Orfane 6, teatro dei corsi di formazione professionale di trasformazione agroalimentare, panetteria, pasticceria, sala bar e ristorazione.

Giovedì 18 gennaio, infine, nella sede di Saluzzo, al civico 8 di via Griselda, dalle 14.00 alle 17.00 sarà possibile avere una panoramica sui corsi di formazione professionale di acconciatura, accoglienza e strutture ricettive, panetteria e pasticceria.

Proprio dalle 8.00 di giovedì 18, e fino alle 20.00 di sabato 10 febbraio, sarà possibile effettuare l’iscrizione per l’anno scolastico 2024/2025 sul sito www.istruzione.it/iscrizionionline.

Per abilitarsi occorre essere in possesso dello SPID, della Cie (Carta di Identità Elettronica) o dell’eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).

In caso di necessità è possibile richiedere assistenza alle segreterie delle quattro sedi CNOS-FAP previo contatto telefonico.

L’offerta formativa è consultabile sul sito piemonte.cnosfap.net/tutti-i-corsi/.

Sono aperte anche le iscrizioni ai percorsi di qualifica per giovani e adulti occupati e disoccupati con più di 18 anni, con un’offerta formativa finanziata interamente da Regione Piemonte.

«Mettiamoci alla ricerca dei giovani» Don Bosco e quel sogno ancora attuale – Avvenire

Si riporta di seguito l’articolo apparso su Avvenire a cura di Marina Lomunno.

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Cade quest’anno il 200° anniversario dalla visione onirica che il santo ebbe da bambino, in cui era prefigurata quella che sarebbe stata la missione sua e dei suoi figli spirituali. La mostra e un ciclo di incontri a Torino.

«Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i lupi in agnelli» è il titolo dell’ultima strenna firmata come rettor maggiore, e la prima come cardinale, da don Ángel Fernández Artime, 10° successore di don Bosco.

È stata presentata in diretta mondiale sui social lo scorso 27 dicembre. La Famiglia Salesiana, presente con 32 Gruppi religiosi e laicali in 135 nazioni, si è collegata per il tradizionale dono, la strenna, che don Bosco consegnava il 31 dicembre ai suoi ragazzi per indicare l’impegno per l’anno a venire.

Così hanno fatto i suoi successori fino al cardinale Artime, che ha ribadito la missione dei salesiani:

«Andare a cercare i giovani di oggi alla ricerca di senso e risposte».

Il tema della strenna 2024 apre le celebrazioni per i 200 anni del sogno-visione che «Giovannino» fece nel 1824, a 9 anni, nella povera casetta dei Becchi, oggi frazione di Castelnuovo Don Bosco.

In quella notte, che Don Bosco racconta nelle «Memorie dell’oratorio» – come scrive il rettor maggiore – è «nato un pilastro importante, quasi un mito fondativo della spiritualità salesiana, perché tutta la vita di don Bosco è il tentativo di realizzare il sogno».

È l’eredità che il santo lascia alla famiglia salesiana oggi, dal primo oratorio fondato a Torino a Valdocco all’ultima opera aperta dai suoi figli nel 2023 in Botswana:

«Portare a Gesù i giovani più poveri, sia che vivano per strada in Colombia, nei villaggi del Bangladesh o nel nostro ricco Occidente dove le povertà sono altre ma non meno urgenti».

A partire dalla strenna, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino è stata allestita una mostra in 12 pannelli

«dove è riportata una frase del sogno così come lo racconta il santo» spiega don Michele Viviano, rettore della Basilica torinese, casa madre dei salesiani, «per consentire una lettura nei suoi passaggi fondamentali. Ogni frase poi ha un breve commento attualizzato del rettor maggiore tratto dalla strenna. La mostra è aperta fino al 31 gennaio, festa liturgica di don Bosco».

E sempre in Basilica, dove si venerano le spoglie mortali del santo, sono in programma tre lunedì di riflessione sul sogno: ha aperto il ciclo l’8 gennaio Artime: nella chiesa gremita ha invitato tutti a rileggere il sogno di don Bosco ragazzino quando nella sua visione vede un gruppo di fanciulli «discoli e pericolanti» che giocano e bestemmiano.

«Giovannino all’udire le bestemmie li vuole affrontare con calci e pugni ma un uomo dal volto luminoso lo ammonisce: “Non colle percosse ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti adunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù”.

Giovannino è interdetto ma l’uomo lo rassicura: “Io ti darò la Maestra”. E accanto all’uomo appare una donna, Maria.

I discoli scompaiono e al loro posto si materializzano animali selvatici e capretti. La Donna dice a Giovannino: “Ecco il tuo campo” e appare un branco di agnellini… il ragazzino non capisce e piange ma Maria lo rasserena: “A suo tempo tutto comprenderai”».

E don Bosco al termine della sua vita – ha proseguito Artime – tutto ha compreso piangendo all’altare di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Roma, pochi giorni dopo la consacrazione, quando ormai la famiglia salesiana aveva salde radici.

«I ragazzi di 200 anni fa che bestemmiavano o usavano il coltello sono quelli che oggi spacciano o hanno una pistola: tutti, quelli più poveri – fuori o dentro – sono un gomitolo di contraddizioni. Questo oggi è il nostro campo anche con i nativi digitali: con bontà, rispetto pazienza portare i giovani a Dio, dire loro di non temere, che non sono soli, che ognuno di loro vale».

Al termine della serata sono risuonate le note dell’inno composto da don Maurizio Palazzo, maestro di cappella di Maria Ausiliatrice, eseguito dalla corale della Basilica e dal coro giovanile «Sal.es», un brano che richiama la potenza delle parole scelte dal cardinale Artime per la strenna:

«Un sogno che ci riporti ai primi passi di don Bosco, ma che ci apra al futuro, al coraggio di rinnovare, costruire, un sogno ad occhi aperti ed a passo spedito, lieti nella speranza che Lui è sempre con noi. Il sogno vivrà, farà sognare ancora, noi lo vedremo ancora».

Il testo della Strenna 2024 è disponibile in sei lingue sul sito dei Salesiani di don Bosco www.sdb.org.