CG28: A Valdocco si svolge il Capitolo dei Salesiani – la Vita Casalese

A Valdocco si sta svolgendo in questi giorni il 28° Capitolo Generale (CG28) della Congregazione Salesiana.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dal settimanale “la Vita Casalese”.

A Valdocco si svolge il Capitolo dei Salesiani

«Quali salesiani per i giovani d’oggi?» è il tema che la Congregazione salesiana affronta nel 28° capitolo generale nella Casa madre di Torino-Valdocco da domenica 16 febbraio a sabato 4 aprile 2020. Oltre 240 capitolari di 60 nazionalità rappresentano la Famiglia Salesiana, circa 440 mila tra religiosi-e, consacrati-e, laici-e di 132 Paesi, una realtà mondiale più grande e più conosciuta della Fiat. Dovranno eleggere il rettor maggiore: con ogni probabilità sarà confermato per altri sei anni (2020-2026) don don Ángel Fernández Artime, decimo successore di San Giovanni Bosco, che ha già guidato la Congregazione per sei anni (2014-2020).

Alla Famiglia Salesiana appartengono 30 gruppi I tre gruppi istituiti da don Bosco: i Salesiani fondati a Torino il 18 dicembre 1859; le Figlie di Maria Ausiliatrice; i Cooperatori salesiani; e quelli sorti nel suo spirito: le Figlie dei Sacri Cuori fondate in Colombia dal beato Luigi Variara (1905); le Volontarie di don Bosco fondate dal beato Filippo Rinaldi (1917); le Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù fondate dal vescovo Giuseppe Cognata (1933); le Suore della carità di Gesù fondate in Giappone da don Antonio Cavoli (1937); le Suore Missionarie create in India dal vescovo missionario venerabile Stefano Ferrando; le associazioni degli ex allievi dei Salesiani e delle ex allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Uno sviluppo travolgente. Il 31 gennaio 888 alla morte del fondatore i Salesiani sono 773 in 57 case e le Figlie di Maria Ausiliatrice sono 393. Hanno raggiunto il massimo sviluppo nel 1967 con 21.614 religiosi e 1.196 novizi. Le statistiche del 2016 parlano di 10.065 sacerdoti, 1.655 fratelli cooperatori, 432 novizi. I Salesiani sono presenti nei 5 continenti con 90 ispettorie in 6 macro-regioni: Africa-Madagascar (28 capitolari); America Cono Sud (22); Asia Est Oceania (25); Asia Sud (33); Europa Centro e Nord (37); Interamerica (26); Mediterranea (31). È la congregazione più diffusa ed è la seconda per numero di religiosi dopo la Compagnia di Gesù.

Oggi «Il Bollettino Salesiano», che inizia le pubblicazioni nel 1877, si stampa in 56 edizioni e in 29 lingue e raggiunge 132 Nazioni. La Famiglia Salesiana è una «famiglia di santi» – In 163 anni i santi sono 5: Giovanni Bosco – nel 2015 si è celebrato il bicentenario della nascita avvenuta il 16 agosto 1815 ai Becchi di Castelnuovo; Maria Domenica Mazzarello; Domenico Savio; i due martiri in Cina, il vescovo pavese Luigi Versiglia e il sacerdote di Cuorgnè Callisto Caravario; 118 beati, compresi 6 martiri nei lager nazisti e i 97 della guerra civile spagnola (32 a Siviglia, 42 a Madrid, 33 a Valencia).

Uno degli ultimi beati è stato proclamato l’11 novembre 2007 a Chimpay in Argentina dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone: è il diciannovenne Zeffirino Namuncurà, primo beato argentino e figlio del più importante «cachico, capo» degli indios Araucani. All’esame di Roma c’è la beatificazione di Margherita Occhiena, la mamma di don Bosco. In lista d’attesa 16 venerabili e 25 servi di Dio, tra i quali 9 martiri polacchi. La successione dei rettori maggiori segue la progressiva universalità della Congregazione nata sotto la Mole: 1) Don Michele Rua (1837-1910), piemontese nato a Torino (parrocchia San Gioachino), beato dal 28 ottobre 1972, rettor maggiore 1888-1910; 2) don Paolo Albera (1845-1921), piemontese nato a None (Torino), 1910-1921; 3) don Filippo Rinaldi (1856-1931), piemontese nato a Lu Monferrato, provincia di Alessandria e diocesi di Casale Monferrato, beato 29 aprile 1990, 1922-1931; 4) don Pietro Ricaldone (1870-1951), piemontese di Mirabello, provincia di Alessandria e diocesi di Casale Monferrato, 1932-1951; 5) don Renato Ziggiotti (1892-1983), veneto di Campodoro, provincia di Padova e diocesi di Vicenza, sergente di Sanità durante la Grande Guerra, 1952-1965, primo superiore generale emerito perché muore nel 1983; 6) don Luigi Ricceri (1901-1989), siciliano di Mineo.

Riapertura ‘Scuola Cogne’ per i futuri manutentori dell’industria 4.0 – Aosta Cronaca

A 25 anni dalla sua chiusura, la ‘Scuola Cogne’ riapre puntando su percorsi formativi finalizzati alla creazione di figure professionali che sappiano affrontare e accompagnare l’azienda nell’industria 4.0 . La formazione partirà a settembre ed è rivolta a 14 giovani inoccupati o disoccupati di età compresa tra i 18 e i 29 anni e sarà realizzato dal Cnos-Fap del Don Bosco di Châtillon.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dal quotidiano Aosta Cronaca.

>>> Vedi anche l’articolo su Avvenire

Riapre la ‘Scuola Cogne’ della Cas per 14 giovani valdostani

Rinasce la Scuola Cogne e lo fa guardando al futuro, puntando su percorsi formativi finalizzati alla creazione di figure professionali che sappiano affrontare e accompagnare l’azienda nella quarta rivoluzione industriale, in cui l’interconnessione uomo-macchina e l’analisi dei dati costituiscono l’elemento cardine del nuovo modo di lavorare.

Così, a 25 anni esatti dalla chiusura, presentandosi con una veste completamente rinnovata, tecnologica e innovativa, la Cogne Industrial School con il progetto “Il manutentore dell’industria 4.0” ha oggi simbolicamente ripreso la sua attività nell’Officina meccanica di manutenzione dello stabilimento siderurgico, dove alla presenza degli studenti degli Istituti tecnici e professionali valdostani è stato proiettato il video promozionale di lancio del progetto, interpretato da alcuni di loro.

“Il percorso formativo – ha spiegato Gianni Buffa, direttore dell’ente formativo CNOSFAP Don Bosco erogatore del corso – avrà una durata biennale di 2.000 ore complessive, distribuite tra aula, laboratorio e stage in azienda. Al termine, i partecipanti conseguiranno la qualifica di Tecnico delle manutenzioni meccaniche o elettriche”.

“Questa iniziativa del valore di circa 500.000 euro e finanziata attraverso il Fondo Sociale Europeo ha affermato l’Assessore Luigi Bertschy – rappresenta il calcio di inizio della partita che l’Assessorato alle politiche del lavoro vuole giocare in favore dei giovani. Quest’iniziativa è la prima che viene attuata con la nuova modalità: prevedere progetti di formazione condivisi con le aziende del territorio che diano risposte concrete e immediate in termini occupazionali ai partecipanti. L’invito è dunque di iscriversi al percorso e partecipare alla formazione, per ottenere ciò che è davvero importante per il futuro lavorativo di ogni giovane: competenze qualificate e lavoro, che danno dignità e sicurezza nella vita.”

Le selezioni si svolgeranno nel mese di luglio 2020, la formazione partirà a settembre ed è rivolta a 14 giovani inoccupati o disoccupati di età compresa tra i 18 e i 29 anni in possesso di un diploma o di una qualifica di III livello EQF coerente con i profili professionali formati (meccanico, elettrico o elettronico) e a chi – pur in assenza di un titolo di studio – abbia maturato un’esperienza lavorativa nel settore, di almeno 5 anni. Durante il percorso di studi, ogni partecipante potrà contare su un importante sostegno economico, del valore massimo complessivo di 750 euro al mese, costituito per metà dall’indennità di frequenza prevista dal progetto e per metà dalla borsa di studio messa a disposizione dalla CAS.

“Per la Cogne Acciai Speciali – aggiunge il responsabile HR e relazioni esterne della CAS Pier Maria Minuzzo – questo progetto formativo rappresenta non solo un fattore strategico per la crescita e il miglioramento continuo, ma anche il primo vero banco di prova della rinnovata scuola di fabbrica, che nelle nostre intenzioni vuole diventare strutturale all’interno dello stabilimento”.

“Per questo – ha proseguito il direttore Manutenzione e Impianti della CAS Matteo Diani – oltre ai locali, ai banchi tecnici e ai laboratori, metteremo a disposizione del progetto i nostri tecnici, che interverranno in qualità di docenti. Riteniamo infatti assolutamente indispensabile che, dopo il diploma, così come avviene in altre realtà, chi vuole intraprendere un percorso lavorativo tecnico possa avere la possibilità di completare la sua preparazione con altri due anni all’interno di una fabbrica in una sorta di alternanza scuola-lavoro”.

“Mi dà una grande emozione assistere alla rinascita della Scuola Cogne” ha concluso Gabriele Noto, dipendente e R.S.U. della CAS: “Io ho iniziato a lavorare in azienda come manutentore industriale nel 1980, a 17 anni, dopo un biennio passato sui banchi della scuola di fabbrica, dove sono nate tante amicizie poi proseguite anche sul posto di lavoro. I giovani che parteciperanno a questo progetto hanno una grande opportunità per costruire il loro futuro professionale, perché un manutentore formato, in possesso delle giuste conoscenze e competenze, è esattamente quello che le aziende cercano”.

Torna a splendere la Cappella dell’Oratorio di Valdocco – La Voce e il Tempo

La Voce e il Tempo di domenica 16 febbraio, riporta un articolo dedicato alla nuova Cappella del Buon Pastore dell’Oratorio di Torino Valdocco, inaugurata lo scorso 2 febbraio. Di seguito l’articolo a cura di Stefano DI LULLO.

VALDOCCO
Torna a splendere la Cappella dell’Oratorio

Un dono e un impegno. Così don Jacek Jankosz, direttore del primo oratorio di don Bosco a Valdocco, definisce la nuova cappella all’interno del complesso oratoriano (via Salerno 12) inaugurata domenica 2 febbraio dopo i lavori di completa ristrutturazione.

Il nuovo luogo diventerà punto di riferimento principale per le diverse attività portate avanti dall’oratorio salesiano dove i giovani e gli educatori potranno ritrovarsi insieme a pregare. Nella celebrazione di benedizione, avvenuta in occasione della festa di san Giovanni Bosco del 31 gennaio, don Enrico Stasi, Ispettore dei Salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta, ha ringraziato don Jacek

«per aver voluto rinnovare questo ambiente e renderlo bello, perché la bellezza apre il nostro cuore a Dio».

La piccola chiesa dell’oratorio è stata dedicata al Buon Pastore, che è anche il filo conduttore degli affreschi della giovane pittrice Silvia Allocco con cui sono decorate le pareti. «Il Buon Pastore», spiega don Jankosz:

«anzitutto conosce le sue pecore. È bello soffermarci su questa qualità: secondo il linguaggio biblico conoscere è molto più di un semplice acquisire e gestire delle informazioni. La conoscenza comporta lo stare insieme e il condividere. A imitazione di Cristo ogni salesiano e animatore, ogni allenatore e catechista, deve quindi contraddistinguersi per queste virtù: la vicinanza e la pazienza, l’ascolto e il sostegno, la fermezza e la dolcezza, l’attenzione ai piccoli e agli ultimi, l’ottimismo e la dedizione».

I riquadri sulla parte laterale raffigurano quattro giovani dell’Antico Testamento che hanno ricevuto una chiamata particolare da Dio: Samuele, Davide, Giuseppe e Geremia. Entrando nella cappella salta subito all’occhio l’immagine del Padre Misericordioso che corre per abbracciare suo figlio. Nelle parole di Gesù, scritte al centro della chiesa, vi è incisa un’altra caratteristica che deve avere ogni pastore: quella di un amore responsabile che imita Gesù, il Buon Pastore per eccellenza, che offre la vita per i suoi discepoli.

«A partire da don Bosco stesso», conclude il direttore Jankosz, «così hanno fatto i Salesiani e i loro collaboratori passati in questo oratorio, sulle parole di Gesù: ‘nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici’ (Gv 13, 15). Gesù ci insegna ad avere una dedizione sincera e un’attenzione costante verso le persone che frequentiamo. La regola fondamentale è sempre la stessa: trattare l’uomo come un fine e mai come un mezzo. Solo su questa base un oratorio può funzionare veramente».

Stefano DI LULLO

Salesiani Novara: La festa di San Giovanni Bosco – Podcast Vatican News

Il 2 febbraio scorso, il podcast Doppio Click di Vatican News dedica la puntata alla ricorrenza di San Giovanni Bosco. Ospite del collegamento il direttore dell’opera salesiana di Novara, don Giorgio Degiorgi.

Di seguito l’articolo pubblicato con il podcast dedicato.

Nella “macchina del tempo radiofonica” di Doppio click in questa puntata celebreremo la festa di San Giovanni Bosco. Sono 134 i Paesi nel mondo dove la presenza dei salesiani permette ogni giorno di dare forma alle indicazioni del sacerdote piemontese: “Siate buoni cristiani ed onesti cittadini“. Ascolteremo le parole pronunciate dal Papa a Valdocco nel 2015, in occasione del bicentenario della nascita del santo. Ospite don Giorgio Degiorgi, direttore dell’istituto salesiano San Lorenzo di Novara. Spazio anche ai sogni di don Bosco, fondamentali per capirne la figura, ed al primo contratto di apprendistato in Italia, voluto anche dal fondatore dei salesiani.

Salesiani San Paolo: Una nuova “casa” per contrastare la povertà e la solitudine!

La testata giornalistica online Altra Voce dedica un articolo all’inaugurazione dell’Accoglienza Residenziale dell’Opera Salesiana San Paolo avvenuta sabato 1 febbraio. Di seguito l’articolo pubblicato, a cura di Alessandro Ritella.

TORINO: Una nuova “casa” per contrastare la povertà e la solitudine!

Sabato 1 febbraio, nel contesto della Festa di san Giovanni Bosco, i salesiani di borgo San Paolo, assieme ai superiori provinciali, hanno inaugurato la residenza temporanea per ragazzi maggiorenni, Housing sociale, e i nuovi locali del Centro Ascolto – Caritas, esistente già da molti anni. Il progetto, denominato “Questa è la mia casa“, si inserisce all’interno di un fitto programma di impegno sociale che i salesiani in questo particolare e importante quartiere di Torino svolgono. In questo caso si è voluta porre l’attenzione soprattutto su due bisogni sempre più all’ordine del giorno nel mondo di oggi: da una parte le povertà del territorio con la presenza del Centro Ascolto che, sempre con grande attenzione e generosità, è attivo nell’assistenza e nella cura dei meno abbienti e i cui volontari si prestano al servizio in molte occasioni quali possono essere la raccolta alimentare nei supermercati o la raccolta di medicinali nelle farmacie della zona. Dall’altra invece uno sguardo attento ai giovani, quelli più deboli, che, sempre più spesso, si ritrovano soli in una società che è molto cambiata.

I salesiani, ormai tre anni fa, oltre all’attività parrocchiale e oratoriana, hanno inaugurato una Comunità per Minori Stranieri non accompagnati dentro al progetto “Casa che accoglie“, che da tempo ospita, cresce e forma fino a 12 giovani minorenni accompagnati dall’Ufficio Minori Stranieri di Torino, che vivono insieme alla comunità e vengono aiutati per il conseguimento della licenza media, cercando anche di far proseguire gli studi – tempi di permanenza permettendo – in modo che abbiano capacità professionali come ristorazione o meccanica.
Si cerca inoltre di dare loro lo spazio per attività di tempo libero e sport, sia nell’oratorio salesiano che fuori. Insomma un progetto che ha dato e dà modo a salesiani, educatori e volontari della parrocchia la possibilità di confrontarsi con una realtà diversa, che ha centrato il punto sulle povertà dei giovani e che smonta giorno dopo giorno la solita retorica antimigratoria e dell’odio.

Sabato si è aperto lo spazio in cui questi giovani inizieranno ad affacciarsi alla società che li ospita e condivideranno la loro routine assieme a persone con storie ancora diverse da quelle che hanno incontrato e in cui lo scambio interculturale sarà ancora più interessante. Il nuovo housing sociale, infatti, potrà ospitare, oltre a quei giovani che, raggiungendo la maggiore età, concludono il loro percorso nella “Casa che accoglie” e stanno cercando ancora una soluzione di indipendenza, anche altri giovani come studenti fuori sede e altri.

Il progetto è stato dunque lungamente pensato e realizzato con l’aiuto di tanti parrocchiani e in particolare di un benefattore che ha voluto rimanere nell’anonimato.

Come è stato ricordato sabato anche dall’ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta, don Enrico Stasi, quella del San Paolo non è la prima esperienza di housing sociale che i salesiani a Torino aprono; infatti pochi mesi fa in zona San Salvario ne è stata inaugurata una e da alcuni anni ne è attiva un’altra in zona Mirafiori presso l’istituto Agnelli.

Alessandro Ritella

Oratorio San Paolo: inaugurazione “Accoglienza residenziale” – La Voce e Il Tempo

La Voce e il Tempo di domenica 6 febbraio, riporta un articolo sull’apertura dell’appartamento dedicato all’accoglienza temporanea presso la comunità dell’Opera Salesiana San Paolo. Di seguito l’articolo dedicato, a cura di Marina Lomunno.

 

La comunità dell’Opera salesiana San Paolo, che prende il nome da una delle borgate più antiche e popolari della città, sempre più in prima linea per affrontare le emergenze del territorio. Come avrebbe fatto oggi il santo dei giovani. Per questo con lo slogan «Questa è la mia casa», la casa di don Bosco, è stato inaugurato, sabato 1 febbraio, un appartamento per l’«Accoglienza residenziale temporanea» che potrà ospitare fino a 7 giovani maggiorenni. La nuova struttura, in cui trovano spazio anche i rinnovati locali della Caritas, si aggiunge alla comunità alloggio aperta nell’ottobre 2016 in cui sono stati accolti 12 Msna, minori stranieri non accompagnati (11 egiziani e un albanese) affidati ai salesiani dall’Ufficio minori stranieri del Comune. I nuovi servizi sono stati avviati ufficialmente non a caso all’indomani della festa liturgica di don Bosco, celebrata venerdì 31 nella Basilica di Maria Ausiliatrice con la Messa per i giovani con il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime e, in serata con la concelebrazione presieduta dall’Arcivescovo Cesare Nosiglia.

«Circa tre anni fa eravamo qui per inaugurare la nuova comunità per minori stranieri»

ha detto il direttore del San Paolo, don Alberto Lagostina, al taglio del nastro a cui hanno partecipato, tra gli altri don Enrico Stasi, ispettore salesiano del Piemonte e della Valle d’Aosta, don Stefano Mondin, responsabile della Pastorale giovanile dell’Ispettoria e Sonia Schellino, vicesindaco di Torino e assessore ai Servizi sociali. Il Comune di Torino contribuisce al progetto di sostegno all’autonomia dei minori e dei giovani affidati ai salesiani con il «Piano di inclusione sociale» che mette in rete tutti gli attori del territorio.

«Già allora avevamo il desiderio di fare qualcosa di più, per quanti di loro hanno ancora bisogno di un periodo di sostegno prima di affrontare la vita in completa autonomia. È nata così questa Accoglienza, un appartamento riservato a sette neomaggiorenni, italiani e stranieri, alcuni cresciuti nell’attigua comunità per minori o già inseriti nei nostri oratori: studenti, universitari o lavoratori che necessitano nel loro cammino verso l’indipendenza di una residenza temporanea e che vogliano condividere un tempo della loro vita con giovani di altre nazioni e con la comunità dei salesiani e della parrocchia».

Don Lagostina ha sottolineato come la nuova Casa, resa possibile grazie al contributo di un benefattore, rientra nel cammino di accoglienza della parrocchia e dell’oratorio che contribuiscono con tanti volontari alla gestione pratica ed educativa delle due Comunità per i giovani più fragili e del Centro di ascolto della Caritas «salvagente» per le crescenti le necessità delle famiglie del quartiere.

«In un tempo dove si enfatizza la diversità, dove nascono nuove forme di razzismo, dove si colpiscono fasce deboli come gli immigrati, facendoli diventare causa di tutti i mali, riteniamo importante porre piccoli segni che però parlano. Così è questa nuova residenza per giovani che si affacciano alla vita adulta dove si intende porre il segno della condivisione tra diverse nazionalità, italiana compresa».

È l’impegno dei salesiani in città, che continuano ad essere in prima linea negli oratori delle periferie multietniche nella «lotta contro la povertà educativa per far rialzare i ragazzi che hanno avuto di meno». Le difficoltà e i pregiudizi si combattono aprendo le comunità, andando a cercare i ragazzi per le strade come facevano i santi sociali.

«Far sentire a casa chi ha bisogno di sostegno: questa è la sfida del San Paolo: dobbiamo riscoprire la vita comunitaria. Qui funziona perché la comunità parrocchiale, l’oratorio, la comunità degli educatori e la Casa di accoglienza sono integrate, sono un’unica famiglia dove ciascuno si prende carico uno degli altri»

sottolinea don Stefano Mondin. Fabrizio Spina, educatore, consacrato salesiano è uno dei responsabili del nuovo appartamento, «un laboratorio» come lo definisce «in cui ho la fortuna di sperimentare insieme a questi ragazzi, italiani e stranieri, che hanno fatto un pezzo di strada nelle nostre opere, un percorso verso l’età adulta in stile salesiano: una famiglia di giovani che hanno bisogno ancora di una stampella per fare il salto verso l’autonomia. C’è chi lavora, chi ha ripreso gli studi, chi sta cercando la sua strada. Ci aiutiamo, la comunità parrocchiale ci aiuta, non siamo soli. Sono ragazzi che meritano fiducia, la condivisione di valori comuni è uno stimolo forte alla crescita». Durante l’inaugurazione, don Stasi ha ricordato che oggi don Bosco avrebbe fatto lo stesso richiamando le parole dell’omelia dell’Arcivescovo in Basilica, davanti all’urna del santo dei giovani:

«Don Bosco non ha mai considerato un ragazzo irrimediabilmente perduto, tanto da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: ‘Talità Kum’, alzati e cammina come ha detto Gesù alla figlia di Giairo. Nessun ragazzo e ragazza è dunque considerato ‘morto’, perduto per sempre, da parte di Gesù. Nessuno è considerato così difficile da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: ‘Alzati dalla tua situazione e prendi in mano la tua vita con gioia e coraggio’».

Don Bosco Châtillon: le esperienze degli stage aziendali all’estero dei ragazzi al TGR

“Consentire agli studenti di fare una esperienza di vita e di lavoro all’estero per acquisire nuove competenze professionali e linguistiche” è l’obiettivo del progetto organizzato dall’Istituto Salesiano Don Bosco di Châtillon che anche quest’anno ha permesso a 17 studenti delle classi quarte e quinte di svolgere uno stage aziendale in alcune città della Spagna e della Francia.

Il 31 gennaio scorso, nel giorno della ricorrenza di San Giovanni Bosco, l’edizione del “Buongiorno Regione” del TGR della Valle d’Aosta ha dedicato un servizio alle esperienze di stage all’estero vissute dai ragazzi dell’Istituto. Ospite in studio per commentare il progetto, il direttore dell’opera don Vincenzo Caccia.

(Servizio TGR sull’Istituto Don Bosco di Châtillon dal minuto 14.13 al minuto 20.20)

Gli stage della durata da 1 a 3 mesi sono stati finanziati dalla Sovrintendenza agli studi della Regione Valle d’Aosta e dalla Fondazione CRT.

Uno degli obiettivi principali di questa esperienza è il poter imparare a vivere in autonomia.

La nostra soddisfazione è stata quella di vedere che ad alcuni ragazzi è stata proposta un’assunzione direttamente da queste ditte all’estero. Ci fa piacere e vuol dire che stiamo andando nella direzione giusta.

(Don Vincenzo Caccia in studio al TGR – Direttore dell’Istituto Don Bosco di Châtillon)

Avvenire – Una casa di accoglienza per giovani nel segno di don Bosco

Si riporta la notizia proveniente da Avvenirequotidiano di ispirazione cattolica – di sabato 1 febbraio, riguardo all’inaugurazione della comunità di San Paolo, un appartamento per l’«accoglienza residenziale temporanea» che potrà ospitare fino a 7 giovani maggiorenni, e della messa tenutasi in Basilica Maria Ausiliatrice a Valdocco presieduta dall’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, in occasione della festa di don Bosco del 31 gennaio 2020 (clicca qui per saperne di più). Articolo a cura di Marina Lomunno.

«Questa è la mia casa» fa il bis. La comunità dell’Opera salesiana San Paolo, che prende il nome da una delle borgate più antiche e popolari della città, inaugura nel pomeriggio un appartamento per l’«accoglienza residenziale temporanea» che potrà ospitare fino a 7 giovani maggiorenni. La nuova struttura, in cui trovano spazio anche i rinnovati locali della Caritas, si aggiunge alla comunità alloggio aperta nell’ottobre 2016 in cui sono stati accolti 12 minori stranieri non accompagnati (11 egiziani e un albanese) affidati ai salesiani dall’Ufficio minori stranieri del Comune. I nuovi servizi vengono avviati non a caso all’indomani della festa liturgica di don Bosco, celebrata ieri nella Basilica di Maria Ausiliatrice con la Messa per i giovani con il rettor maggiore don Ángel Fernández Artime e in serata con quella presieduta dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia.

«Circa tre anni fa eravamo qui per inaugurare la nuova comunità per minori stranieri» anticipa il direttore del San Paolo, don Alberto Lagostina parlando dell’inaugurazione di oggi.

«Già allora avevamo il desiderio di fare qualcosa di più, per quanti di loro hanno ancora bisogno di un periodo di sostegno prima di affrontare la vita in completa autonomia. È nata così questa Accoglienza».

Don Lagostina sottolinea come la nuova Casa, resa possibile grazie al contributo di un benefattore, rientra nel cammino di accoglienza della parrocchia e dell’oratorio che contribuiscono con tanti volontari alla gestione pratica ed educativa delle due Comunità per i giovani più fragili e del Centro di ascolto della Caritas “salvagente” per le crescenti le necessità delle famiglie del quartiere.

«In un tempo dove si enfatizza la diversità, dove nascono nuove forme di razzismo, dove si colpiscono fasce deboli come gli immigrati, facendoli diventare causa di tutti i mali, riteniamo importante porre piccoli segni che però parlano. Così è questa nuova residenza per giovani che si affacciano alla vita adulta dove si intende porre il segno della condivisione tra diverse nazionalità, italiana compresa». È l’impegno dei salesiani in città, che continuano ad essere in prima linea negli oratori delle periferie multietniche nella «lotta contro la povertà educativa per far rialzare i ragazzi che hanno avuto di meno».

Come avrebbe fatto oggi don Bosco, ha evidenziato l’arcivescovo Nosiglia in Basilica davanti all’urna del santo dei giovani: «Don Bosco non ha mai considerato un ragazzo irrimediabilmente perduto, tanto da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: Talità Kum, alzati e cammina come ha detto Gesù alla figlia di Giairo. Nessun ragazzo e ragazza è dunque considerato “morto”, perduto per sempre, da parte di Gesù. Nessuno è considerato così difficile da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: “Alzati dalla tua situazione e prendi in mano la tua vita con gioia e coraggio”».

 

 

Don Jabloyan, «l’Oratorio di Aleppo unica speranza nella guerra» – La Voce e il Tempo

La Voce e il Tempo di questa domenica, 2 febbraio, riporta un articolo dedicato alla testimonianza di don Pier Jabloyan, direttore della Casa Salesiana in Siria, durante la giornata di formazione congiunta tra salesiani ed educatori a Valdocco. Di seguito l’articolo dedicato, a cura di Stefano Di Lullo.

Don Jabloyan, «l’Oratorio di Aleppo unica speranza nella guerra»

VALDOCCO – LA TESTIMONIANZA DEL DIRETTORE DELLA CASA SALESIANA IN SIRIA ALLA GIORNATA DI FORMAZIONE CONGIUNTA PER SALESIANI ED EDUCATORI

La scorsa settimana presso la Casa madre dei Salesiani di Valdocco a Torino si è tenuto il secondo incontro dedicato al percorso di formazione congiunta tra Salesiani ed educatori di oratorio. La prima parte dell’incontro ha riguardato la relazione sul tema «I giovani alla luce dello sguardo di don Bosco» a cura di don Mario Fissore, incaricato dell’oratorio San Luigi a San Salvario che ha affrontato il tema partendo da ciò che Don Bosco racconta della sua giovinezza e adolescenza.

«La comprensione di fede dei propri anni giovanili, l’esperienza pastorale nella Torino dell’Ottocento, l’approfondimento di operette di spiritualità giovanile – ha detto don Fissore -hanno infatti portato in don Bosco a radicare la certezza che i giovani godessero di una speciale predilezione da parte di Dio. Per don Bosco la giovinezza è un’età quanto mai preziosa in funzione dell’esistenza della singola persona e del futuro della società, anche perché è facile constatare come la strada intrapresa negli anni della gioventù, difficilmente si abbandona in età adulta».

La seconda parte del percorso di formazione ha riguardato invece la testimonianza di don Pier Jabloyan, direttore della Casa Salesiana di Aleppo che si trova nella zona ovest della città, dal 2011 dilaniata dalla guerra. Don Pier ha parlato dell’importante ruolo che ha avuto l’oratorio salesiano di Aleppo nell’accogliere i giovani della città nelle situazioni più drammatiche e devastanti del conflitto che ha lasciato tracce indelebili nel tessuto cittadino che sta cercando di risollevarsi con coraggio e tenacia.

«In alcune occasione siamo stati costretti a chiudere l’oratorio per motivi di sicurezza», ha raccontato don Pier, «appena possibile abbiamo sempre ripreso le attività con coraggio, aprendo le porte ai giovani. Non abbiamo fatto cose straordinarie, ma normali, che durante una guerra diventano certamente straordinarie. Per questo lo spirito di Don Bosco per noi che viviamo l’esperienza della guerra ha significato testimoniare una vita gioiosa».

Lo scorso novembre è partito il gemellaggio fra i giovani dell’Ispettoria dei Salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta e quella del Medio Oriente, in particolare con le Case salesiane di Aleppo e Kafroun in Siria. Un progetto che punta a favorire legami di fraternità formati da aiuti concreti e dalla preghiera gli uni verso gli altri.

Stefano DI LULLO

Museo etnologico Missioni Don Bosco: il nuovo allestimento – La Voce e il Tempo

La Voce e il Tempo di questa domenica, 2 febbraio, riporta un articolo dedicato al Museo etnologico Missioni Don Bosco inaugurato lo scorso autunno a Valdocco. Di seguito l’articolo dedicato, a cura di Federico Biggio.

San Giovanni Bosco nel mondo, museo a Valdocco

NUOVO ALLESTIMENTO – VISITABILE ANCHE NEI GIORNI DELLA FESTA

Nei giorni della festa di Don Bosco con celebrazioni quasi ad ogni ora a Valdocco (tra le altre venerdì 31, alle 18.30, la solenne concelebrazione con i giovani del Movimento giovanile salesiano presieduta dal Rettor Maggiore, e alle 21 la concelebrazione presieduta da mons. Cesare Nosiglia), la riflessione e la preghiera al santo ben si possono accostare alla visita al Museo etnologico Missioni Don Bosco inaugurato lo scorso autunno a Valdocco.

Dai manufatti della Patagonia e della Terra del Fuoco, appartenenti a popolazioni oggi estinte e risalenti alla prima missione salesiana nel 1875, ai diademi Bororo del Brasile, che spiccano al centro della sala accanto a statue tradizionali e ventagli giapponesi, il museo ripercorre, attraverso gli oggetti esposti, la storia culturale delle popolazioni indigene incontrate in 150 di missioni salesiane in sud America, in Asia, in Oceania e in Africa. Questi oggetti – utensili, arredi, abiti e ornamenti – costituiscono il «racconto di un incontro», come l’ha definito Elisabetta Gatto, antropologa di Missioni don Bosco e responsabile dell’allestimento.

Un racconto di storie di invenzione creativa, che ha portato diversi popoli ad adattarsi all’ambiente, trasformando le poche risorse disponibili in manufatti dall’enorme valore etnografico, per rispondere alle esigenze di vita quotidiana o per la realizzazione delle pratiche culturali e rituali. Collocati all’interno di teche e armadi ‘reliquiari’ (sono gli stessi che precedentemente erano siti nel museo delle Camerette di don Bosco), questi oggetti raccontano anche di uno spostamento geografico, che dalla loro terra di origine li ha portati oggi ad essere presenti in Italia, a Valdocco, nel cortile in cui il carisma salesiano è nato, grazie al lavoro dei missionari che, nel corso degli anni, li hanno ricevuti in dono da parte delle popolazioni indigene incontrate, supportate ed evangelizzate, nel rispetto delle culture religiose locali. Lo stesso spostamento che, ancora oggi, pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, giungendo a Torino, a Valdocco, continuano ad alimentare anno dopo anno, da 150 anni.

Il museo inoltre è anche stato pensato seguendo un percorso cromatico che rappresenti, metaforicamente, la contrapposizione e il reciproco richiamo fra la terra ed il cielo. Gli oggetti esposti e le teche richiamano la terra cruda e diverse tonalità del marrone; le tavole descrittive, i colori dell’arcobaleno. Costituisce una ricchezza scientifica per lo studio etnografico che approda in città (la più completa collezione si trova al colle don Bosco) e si apre al pubblico, tutti i giorni, festivi compresi, dalle 8 alle 18.

Federico BIGGIO