Bra: la processione notturna dedicata a Maria Ausiliatrice

Si segnala, qui di seguito, la notizia apparsa nell’edizione del 9 Giugno 2018 de “Il Braidese” circa la processione notturna in onore di Maria Ausiliatrice:

Grande partecipazione alla processione; don Vincenzo Trotta:
“Da 59 anni la gloria di Maria è stata portata anche a Bra”

In tanti per Maria Ausiliatrice

La bellissima esperienza del camminare di notte nella città assieme con Maria. Succede a Bra, dove nella serata di domenica 27 maggio la cittadinanza ha reso onore a Maria Ausiliatrice con una disciplinata processione, come sempre molto partecipata e sentita.
Il direttore dei Salesiani di Bra, don Vincenzo Trotta, alla presenza dei parroci, dei confratelli e di una folla che ha contato anche le autorità civili e le confraternite dei Battuti Neri e dei Battuti Bianchi, ha guidato il corteo religioso tra le vie dell’oltre-ferrovia, un quartiere grande come la devozione della popolazione che lo abita. Lungo tutto il percorso, a suggellare la festa, era un succedersi di lunghi drappi bianchi e azzurri, ceri, fiori, piccoli altari, tovaglie bianche stese sui balconi.
Al rientro nell’Istituto salesiano San Domenico Savio, gli studenti del Centro professionale hanno offerto un rinfresco a base di dolci preparati artigianalmente. Ma prima, le belle parole pronunciate da don Vincenzo a corollario dell’evento che ha chiuso il mese mariano e fatto da appendice alle celebrazioni della memoria liturgica dell’Ausiliatrice nell’anno in cui si celebrano i 150 anni della costruzione della Basilica a lei dedicata. «Da 59 anni, la gloria di Maria è stata portata anche nella realtà braidese, con lo stile, il carisma e l’identità di don Bosco che l’ha pregata ed invocata. Stasera Maria Ausiliatrice è entrata nelle case di tutti i cittadini di Bra, lasciamoci prendere per mano da lei, non scoraggiamoci di fronte alle fatiche che tutti siamo chiamati a vivere. La Madonna ci risolleva e ci aiuta ad acquisire fiducia, speranza e carità. Don Bosco ci assicura che la Madre di Dio non si stanca di intercedere con noi e per noi, invochiamola e scopriremo che cosa sono i miracoli».

Il Reportage: “Una vita a misura di minore” grazie all’accoglienza al San Luigi di Torino

Minori stranieri non accompagnati e giovani adulti in Italia: le storie, i numeri, l’accoglienza, perchè sono partiti e quello che hanno vissuto in viaggio. Su questo e altro cerca di rispondere il giornalista Giovanni Godio con il reportage “Una vita in minore” pubblicato, giovedì 31 maggio 2018, sulla rivista “Dimensioni Nuove”, edita dalla casa editrice salesiana Elledici, di cui pubblichiamo di seguito un breve stralcio:

I ragazzi ospiti della comunità per minori stranieri non accompagnati (sigla social-burocratese MSNA) dell’Oratorio San Luigi oggi sono 15 e sono arrivati sotto le Alpi, oltre che da Somalia ed Egitto, dal Marocco, dal Senegal, dall’Albania, dalla Costa d’Avorio e dal lontano Pakistan. «Insomma, una succursale del Palazzo di Vetro dell’ONU», scherza don Mauro Mergola, salesiano, direttore del San Luigi, parroco della vicina parrocchia dei SS. Pietro e Paolo nonché affidatario di questi ragazzi.

Missione fiducia

La comunità è stata aperta su richiesta dell’ufficio Minori stranieri del Comune, oggi fa parte della rete dei progetti del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (lo SPRAR). E, in collaborazione con i centri di formazione professionale e con quelli per l’istruzione-formazione di giovani e adulti (i CPT), ma anche grazie al valore aggiunto delle attività dell’oratorio che la ospita, di certo non si accontenta di offrire un pranzo, una cena e un letto.

«Lavoriamo per accompagnare questi ragazzi verso l’autonomia, non solo lavorativa, in un cammino di integrazione che li aiuti a capire che non tutto gli è dovuto ma, soprattutto, che li aiuti a sentirsi veramente accolti e stimati, nello stile di don Bosco – spiega don Mauro – . Sono partiti sentendosi adulti, hanno superato mille traversie, poi qui in Italia sono stati accolti come ragazzini. In realtà sono adolescenti, in fondo come tutti gli altri. Sono arrivati con la loro cultura e senza genitori, hanno incontrato il nostro Paese “ricco”, con le sue luci e le sue contraddizioni.

E intanto sulle loro spalle pesa, in un modo o nell’altro, il debito di chi in patria ha investito per il loro viaggio: a volte le famiglie si aspettano subito delle rimesse, a volte quando i ragazzi iniziano a guadagnare qualcosa si sentono in dovere di spedire tutto laggiù, anche se qui non è certo facile mantenersi… Però qui, fin dall’inizio, la cosa più difficile per loro è conquistarsi fiducia. E trovare qualcuno di cui fidarsi: noi, le istituzioni, oppure lo “zio” o i connazionali che magari ti dicono “non farti incastrare in comunità”, o “prendi solo quello che ti serve”?».

Il progetto di Housing Sociale

Nella parrocchia di don Mergola (ci troviamo nel “quartiere multietnico” di San Salvario) è partito nello scorso autunno il cantiere per una residenza di co-housing , cioè con spazi privati e comuni. Per periodi di 18 mesi accoglierà 14 giovani, fra cui alcuni neo-diciottenni del centro di accoglienza del San Luigi, proprio per accompagnarli meglio verso l’autonomia e il lavoro nel difficile giro di boa della maggiore età. Gli altri ospiti, in un mix pensato per creare scambio e relazione fra diverse situazioni di vita, saranno studenti universitari fuori sede, italiani e immigrati. I lavori per la “San Salvario house”, frutto della collaborazione fra Salesiani, Diocesi e Comune (con il finanziamento della Compagnia di San Paolo), termineranno entro questo mese di maggio.

«Ai ragazzi – ha sottolineato don Mauro – chiederemo di aderire a un progetto educativo in cui si impegnano a versare una quota mensile, a condividere spazi e attività, a raggiungere i loro obiettivi di studio e di lavoro, ma anche a fare un po’ di volontariato nei servizi della nostra comunità».

Leggi il reportage integrale:

(Articolo tratto da DonBoscoSanSalvario.it)

Più pellegrini alla reliquia di Don Bosco

La redazione de “La Nuova Provincia” ha pubblicato l’intervista, a cura di Daniela Peira, realizzata con Don Luca Barone, direttore della comunità salesiana di Colle don Bosco, riguardante l’episodio del furto e del successivo ritrovamento della reliquia appartenente a San Giovanni Bosco e la riscoperta della devozione popolare in questo luogo.

Più pellegrini alla reliquia di Don Bosco rubata un anno fa

Ad un anno esatto dal trafugamento, intervista al direttore don Luca Barone per capire cosa è rimasto di quel brutto episodio. E si riscopre la devozione popolare legata alle reliquie

Una notte difficile
Una delle notti più difficili della sua vita, quella fra il 2 e il 3 giugno dell’anno scorso per l’allora appena nominato direttore del Colle don Bosco don Luca Barone: poco prima di cena, infatti, uno dei sacerdoti salesiani aveva scoperto con sgomento che dalla teca dietro l’altare maggiore della chiesa inferiore era stata rubata la reliquia di San Giovanni Bosco. Un’ampolla in vetro, con i sigilli della Congregazione Salesiana, che contiene frammenti del cervello del grande Santo Sociale. L’ampolla era contenuta in un reliquiario sistemato nel punto esatto in cui sorgeva la camera della cascina Biglione in cui don Bosco vide la luce. Un furto rimbalzato in tutto il mondo, in ogni angolo di quella “mappa” delle missioni salesiane.

Don Luca, cosa ricorda di quei giorni di grande amarezza e sofferenza per tutti i salesiani?

Da un episodio brutto come quello del furto della reliquia, sono nati importanti sprazzi di luce. Il primo riguarda l’eco mondiale e mediatica della notizia a riprova dell’interesse e dell’affetto verso Don Bosco. Come salesiani abbiamo davvero avuto la sensazione di un abbraccio mondiale a nostro conforto.
La seconda luce è quella che ha illuminato la gente di questa terra che si è dimostrata così profondamente ed intimamente legata alla figura di Don Bosco. E’ stato come se avessero rubato una parte di loro e sono state tante le telefonate, le preghiere, le testimonianze di solidarietà arrivate qui al Colle.
La terza luce è stata l’occasione di toccare con mano la passione e la competenza con la quale i carabinieri, guidati da un grande pm, hanno condotto le indagini per arrivare all’identificazione del ladro.

Un anno dopo, cosa rimane di quel furto sacrilego risolto in una decina di giorni con il ritrovamento e la restituzione dell’ampolla?

Paradossalmente quel furto ha rafforzato la potenza simbolica della reliquia.
Dal suo ritorno sono aumentati i passaggi di fedeli che si raccolgono in quello stretto corridoio per avere un contatto sacro con il corpo del Santo. Dal ragazzino che appoggia la mano sul vetro della teca con gli occhi spalancati verso la reliquia all’adulto che si inginocchia e prega.

All’epoca del furto qualcuno ha sottolineato l’anacronismo di tanto attaccamento ad un frammento di corpo di un Santo. E’ davvero una forma di devozione superata?

Non solo non è superata, ma è profondamente moderna. In un’epoca all’insegna della concretezza più che della spiritualità, il contatto diretto dei fedeli con il corpo del Santo, risponde a questa esigenza di visualizzazione della propria fede.
Se uno si sofferma un po’ ad analizzare i pellegrini che si recano alla reliquia, vedrà che molti pregano, ma molti altri si rivolgono direttamente all’ampolla come se parlassero direttamente a Don Bosco e molti altri lasciano biglietti con intenzioni che vengono tutte raccolte, conservate e ricordate nelle messe.

Per la restituzione ufficiale dell’ampolla venne scelto il giorno del compleanno di Don Bosco davanti ad una platea di giovani provenienti da tutta Europa. Perchè?

Perchè restituendola ai giovani, è stato come restituirla a tutti. I giovani sono il popolo di Don Bosco. Lui, che prima di essere un “santo da altare” è un “santo da terra”, attraverso i giovani mantiene inalterata l’universalità del suo messaggio e della sua presenza.

Affidamento a Domenico Savio

Nella rubrica dedicata alla Famiglia di domenica 3 giugno 2018 de La Voce e Il Tempo, un articolo dedicato all’incontro di affidamento al giovane Santo Domenico Savio di ADMA e e del Movimento per la Vita, accompagnato dal tradizionale racconto di don Bruno Ferrero dal titolo “Il cielo a punti”, buona lettura!

I bimbi con Domenico Savio

Nell’anno 150° dalla consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino Valdocco il Gruppo Adma e la sezione torinese del Movimento per la vita hanno organizzato un incontro di affidamento a
San Domenico Savio, le cui spoglie sono custodite presso l’altare a lui dedicato in Basilica, per giovani
coppie che desiderano aprirsi al dono di una vita nuova.
La tradizione dell’abitino di San Domenico Savio è ogni giorno testimoniata da tante mamme e famiglie che, prima o dopo la nascita di un bambino o di una bambina, pregano invocando l’intercessione del giovane santo e si affidano a lui nell’impegno di educare cristianamente la nuova
vita che il Signore ha donato.

L’intervista del Rettor Maggiore e altri approfondimenti dalla festa per l’Ausiliatrice

Si segnala lo speciale de “La Voce E Il Tempo”, edizione di domenica 3 Giugno 2018, circa l’intervista di M. Lomunno al Rettor Maggiore e l’omelia dell’Arcivescovo di Torino, raccolte in occasione dei festeggiamenti per Maria Ausiliatrice:

Don Artime: non prediche ma più ascolto

«Sono sempre commosso quando torno a Valdocco per la festa di Maria Ausiliatrice perché penso che in questo preciso momento in 132 paesi del mondo milioni di persone e soprattutto di ragazzi e ragazze stanno pregando la Madonna come indicava don Bosco». Sono parole di don Àngel Fernandèz Artime, Rettor Maggiore dei salesiani: lo abbiamo incontrato nel cortile di Valdocco giovedì 24 maggio, Solennità di Maria Ausiliatrice, al culmine della sua visita Ispettoriale d’animazione alle opere salesiane del Piemonte e della Valle d’Aosta per una felice concomitanza fissata nell’anno delle celebrazioni per il 150° di fondazione della Basilica.

I giovani che lei incontra si rivolgono a Maria?

I torinesi sono fortunati perché hanno questa bellissima Basilica che invita alla preghiera ma penso ai giovani della Siria incontrati recentemente nelle nostre opere che hanno perso tutto e non hanno più una chiesa dove incontrarsi o altre zone del pianeta (anche in Italia) dove la povertà delle strutture e le poche prospettive di futuro per le nuove generazioni non frenano la speranza nella Provvidenza. Ho incontrato tanti giovani che non hanno altro modo di arrivare a Gesù se non mediante l’affidamento a Maria perché tutti noi siamo nati dal grembo di una madre e Gesù nel punto di morte ha affidato il suo discepolo preferito alla sua mamma. Così continua a fare con noi. Dobbiamo ripetere ai nostri ragazzi di avere fiducia nella Madonna.

I giovani, anche a Torino, messi in crisi dalla disoccupazione e dalla povertà, sono sfiduciati, molti non lavorano né studiano, non hanno adulti di riferimento…

Sono questi i giovani che oggi a Torino don Bosco ritornerebbe a cercare e sono questi i giovani a cui noi salesiani, come ci ha suggerito il Papa due anni fa in questa Basilica, dobbiamo dedicarci.
Con concretezza, aiutandoli a prendere in mano la loro vita insegnando loro un mestiere che dia loro fiducia nelle proprie capacità, ascoltandoli, facendo loro da padre e da fratello maggiore quando non c’è la famiglia come i tanti minori soli non accompagnati che bussano alle nostre case. Non prediche o lezioni ma cose semplici che risolvono le emergenze. Prendiamoli per mano, guardiamoli negli occhi. Il resto arriverà.

Marina LOMUNNO

 

LA FESTA – LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO NELLA CELEBRAZIONE IN SANTUARIO E ALLA PROCESSIONE PER LE VIE DELLA CITTÀ

L’Ausiliatrice vicina ai ragazzi sfiduciati

C’è un’emergenza che oggi come nella Torino dei Santi sociali stringe come in una morsa la nostra città: sono i giovani e i poveri. Queste persone, in particolare, l’Arcivescovo ha affidato all’ Ausiliatrice, nella festa liturgica celebrata giovedì 24 maggio, culmine della settimana di celebrazioni in Basilica.

La solennità di Maria Ausiliatrice, tra le feste religiose sentite dai torinesi che ogni anno, il 24 maggio, si uniscono idealmente alla famiglia salesiana sparsain 132 Paesi del pianeta, quest’anno è stata particolarmente solenne: nelle Messe che dalla mattina alle 7 si sono susseguite ogni ora fino alla la processione serale con la statua della Vergine, è stato ricordato il 150° di fondazione della Basilica. La chiesa, voluta da don Bosco in seguito al «celebre» sogno in cui la Madonna lo invitava a costruirea Valdocco «la sua casa» divenne poi Casa Madre della congregazione salesiana e centro propulsore del metodo preventivo del santo dei giovani che la inaugurò e consacrò il 9 giugno 1868. E proprio sabato 9 giugno alle 10, in Basilica, con una Messa presieduta da mons. Renato Boccardo, valsusino di
nascita, Arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della conferenza episcopale umbra, si concluderanno ufficialmente le celebrazioni per il 150°, un fitto calendario di incontri, tra cui la visita a Valdocco del presidente della Cei card. Gualtiero Bassetti lo scorso 9 marzo e la recente visita ispettoriale d’animazione del Rettor Maggiore don Ángel Fernàndez Artime alle opere e ai confratelli del Piemonte e della Valle D’Aosta.

Durante la concelebrazione in mattinata, mons. Nosiglia ha sottolineato che oggi, come nella Torino dell’Ottocento dove don Bosco insieme ai santi sociali cercava di dare sollie

vo e futuro a migliaia di indigenti e giovani fragili, «c’è bisogno di ridare un’anima alla nostra città». «Affidiamo a Maria Ausiliatrice anzitutto i giovani e il prossimo evento del Sinodo, che li vedrà protagonisti. I giovani sono purtroppo molto sfiduciati, perché non hanno voce nella società e vengono giudicati disimpegnati, senza ideali» – ha proseguito l’Arcivescovo – «La separatezza tra il mondo adulto e quello dei ragazzi e giovani è una delle criticità più preoccupanti della nostra società. Don Bosco non si limitava ad accoglierli, ma si faceva carico delle loro necessità, come quella educativa e quella della loro professione». E poi la preoccupazione «per la crescente presenza di poveri nella nostra città: don Bosco, il Cottolengo, il Murialdo, la marchesa di Barolo ci insegnano che per dare risposte appropriate e permanenti bisogna abitare le periferie, conoscere e incontrare le persone che le vivono. Se si sta in mezzo alla gente, si comprendono meglio le loro concrete possibilità, per cui bisogna sporcarsi mani e piedi lì dove la gente affronta giorno per giorno tante sofferenze e si sente scartata o poco ascoltata e, soprattutto, non vede la fine del tunnel di povertà che sta percorrendo». Riflessioni che Nosiglia ha ripreso in serata quando, accanto al Rettor Maggiore dei salesiani don Ángel Fernàndez Artime, ha guidato la tradizionale e affollatissima processione con la statua di Maria Ausiliatrice per le vie di Valdocco. E richiamando il tema dell’assemblea diocesana sulla vocazione dei giovani, Nosiglia ha invocato l’Ausiliatrice perché indichi ai ragazzi e alle ragazze «il tuo esempio da seguire nel dono di sé per gli altri, nella risposta gioiosa alle chi

amate anche impegnative del Signore. Trovino nelle nostre comunità un ambiente ricco di ascolto e dialogo, per valorizzare le loro risorse creative e nuove. In questo tempo di crisi, suggerisci ai responsabili civili, economici e del mondo del lavoro, le vie più adeguate per ridare loro speranza in un futuro più sicuro e sereno». (m.lom.)

“Ridiamo un’anima a Torino”

Si pubblica qui di seguito l’articolo a cura di M. Lomunno per la redazione di “Avvenire”, edizione del 25 Maggio 2018, circa l’omelia dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, in occasione della celebrazione della Festa di Maria Ausiliatrice:

Maria Ausiliatrice
Nosiglia: ridiamo un’anima a Torino

Giovani e poveri: sono le persone a cui l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha affidato a Maria Ausiliatrice, nella festa liturgica celebrata ieri nella Basilica voluta da don Bosco e che quest’anno ricorda i 150 dalla consacrazione. Durante la concelebrazione, in mattinata, Nosiglia ha sottolineato che oggi, come nella Torino dell’Ottocento dove don Bosco insieme ai santi sociali cercava di dare sollievo e futuro a migliaia di indigenti e giovani fragili, «c’è bisogno di ridare un’anima alla nostra città». «Affidiamo a Maria Ausiliatrice anzitutto i giovani e il prossimo evento del Sinodo, che li vedrà protagonisti. I giovani sono purtroppo molto sfiduciati, perché non hanno voce nella società e vengono giudicati disimpegnati, senza ideali – ha proseguito l’arcivescovo –. La separatezza tra il mondo adulto e quello dei ragazzi e giovani è una delle criticità più preoccupanti della nostra società. Don Bosco non si limitava ad accoglierli, ma si faceva carico delle loro necessità, come quella educativa e quella della loro professione».

E poi la preoccupazione «per la crescente presenza di poveri nella nostra città: don Bosco, il Cottolengo, il Murialdo, la marchesa di Barolo ci insegnano che per dare risposte appropriate e permanenti bisogna abitare le periferie, conoscere e incontrare le persone che le vivono. Se si sta in mezzo alla gente, si comprendono meglio le loro concrete possibilità, per cui bisogna sporcarsi mani e piedi lì dove la gente affronta giorno per giorno tante sofferenze e si sente scartata o poco ascoltata e, soprattutto, non vede la fine del tunnel di povertà che sta percorrendo». Riflessioni che Nosiglia ha ripreso in serata quando, accanto al rettor maggiore dei salesiani, don Ángel Fernàndez Artime, ha guidato la tradizionale e affollatissima processione con la statua di Maria Ausiliatrice per le vie di Valdocco. E in occasione del 150° dell’inaugurazione della Basilica, il rettor maggiore ha voluto donare all’arcivescovo e alla diocesi, alla città e a tutta la famiglia salesiana un volume fotografico (fuori commercio) in cinque lingue con testi del salesiano don Bruno Ferrero intitolato La città di don Bosco. «Un omaggio a Torino – ha detto – l’invito a una passeggiata per le sue strade con Don Bosco, sui suoi passi, fino alla sua “vera” città: i giovani d’oggi. Con la misura del suo cuore: il mondo intero».

“Accogliere la diversità come dono”: il tour del Rettor Maggiore nell’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta

Si pubblica la cronaca della visita del Rettor Maggiore all’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta a cura della redazione de La Voce E il Tempo, a firma di Stefano di Lullo:

Il Rettore salesiano a Torino, «mai chiudere le porte»

«Non è possibile dirsi cristiani e allo stesso tempo chiudere le porte. Non sono i politici a doverci dire cosa dobbiamo pensare sulle persone. Essere comunità cristiana e salesiana significa, in primo luogo, vivere con porte, mente e cuore aperti all’accoglienza delle diversità». È il forte appello che il Rettor Maggiore dei Salesiani don Ángel Fernández Artime ha lanciato più volte a Torino incontrando le comunità salesiane di Valdocco, Borgo San Paolo e San Salvario nell’ambito della visita all’Ispettoria di Piemonte e Valle d’Aosta
che ha compiuto in occasione della festa di Maria Ausiliatrice del 24 maggio.

Dialogando con i giovani del Movimento giovanile salesiano del Piemonte, radunati sabato 19 maggio a Valdocco per l’«Mgs Day», il successore di don Bosco ha detto che la prima condizione per realizzare oggi la Chiesa in uscita delineata da Papa Francesco è proprio «accogliere la diversità come dono». «Non perdete mai questa libertà!», ha spronato i ragazzi. «A Catania presso il Centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati della casa salesiana ‘Don Bosco Island’», ha raccontato don Artime, «ho incontrato 65 ragazzi arrivati in Italia sui barconi, accolti dalla famiglia salesiana: questo vuol dire essere ‘Chiesa in uscita!’ Non solo offrire servizi di assistenza per chi è nell’emergenza, ma soprattutto preparare un cuore capace di accogliere quelli che sono in una situazione diversa dalla nostra».

La Basilica sognata da don Bosco

Si segnala l’articolo a cura di Marina Lomunno pubblicato in data 24 Maggio 2018 su “Avvenire“:

Maria Ausiliatrice, ha 150 anni la Basilica sognata da don Bosco
Don Artime: aperti all’accoglienza dei giovani più fragili

Oggi è la festa liturgica di Maria Ausiliatrice, tra le celebrazioni religiose più partecipate dai torinesi che ogni anno, il 24 maggio, si uniscono idealmente alla Famiglia salesiana sparsa in 132 Paesi del pianeta, è particolarmente solenne: nelle Messe che da questa mattina alle 7 si susseguono ogni ora e questa sera, durante la processione con la statua della Vergine per le vie di Valdocco, viene ricordato il 150° di fondazione della Basilica di Maria Ausiliatrice. La chiesa, voluta da don Bosco in seguito al “celebre” sogno in cui la Madonna lo invitava a costruire a Valdocco “la sua casa” che divenne poi Casa Madre della Congregazione Salesiana e centro propulsore del metodo preventivo del santo dei giovani che la inaugurò e consacrò il 9 giugno 1868. E proprio sabato 9 giugno alle 10, in Basilica, con una Messa presieduta da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, si concluderanno ufficialmente le celebrazioni per il 150°, un fitto calendario di incontri, tra cui la visita compiuta a Valdocco dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti dello scorso 9 marzo.

Stamani alle 11 è in programma la concelebrazione presieduta dall’arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia con il rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che alle 20.30 guideranno la processione. «La festa di Maria Ausiliatrice in quest’anno speciale – riflette don Enrico Stasi, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta per noi salesiani è stata l’occasione per rivalutare i sogni di don Bosco a cui la Madonna, nella Torino dell’Ottocento, affidò in particolare la cura dei giovani più poveri, il nostro campo di lavoro. Sono i ragazzi e le ragazze a cui don Bosco dedicò tutta la vita e che oggi ci vengono riconsegnati, giovani che a Torino, oggi, in una città con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 40% non è così lontana dalla realtà dove operava il nostro fondatore. C’è poi la dimensione ecclesiale: celebrare il culmine del 150° della fondazione della Basilica nei giorni in cui papa Francesco ha istituito la festa di Maria Madre della Chiesa stimola la famiglia salesiana a riappropriarsi del significato profondo della nostra fede mariana per ravvivare un nuovo impegno di carità che, sull’esempio dell’Ausiliatrice, si china sugli ultimi, su chi ha bisogno».

E i giorni della novena in preparazione alla festa nel 150° della Basilica sono stati caratterizzati da un altro “dono” speciale: la visita ispettoriale d’animazione del Rettor Maggiore don Artime alle opere e ai confratelli del Piemonte e della Valle D’Aosta: da Novara, per il 125° dell’Opera salesiana a Fossano per la benedizione del nuovo laboratorio di termoidraulica del Centro di Formazione professionale. E poi a Torino, a Valdocco per l’incontro con la Famiglia salesiana e i confratelli malati, nell’Opera San Paolo nel centenario di fondazione dove si accolgono minori stranieri non accompagnati e nella parrocchia salesiana del quartiere multietnico di San Salvario per l’apertura di un housing per giovani e l’inaugurazione di un nuovo laboratorio professionale per la riparazione di elettrodomestici rivolto ai neet, ragazzi che non studiano né lavorano. Il rettor maggiore nelle tappe della sua visita, richiamando l’invito alla concretezza e all’accoglienza che papa Francesco ha rivolto ai salesiani davanti alla Basilica di Maria Ausiliatrice il 21 giugno 2015 in occasione della visita a Torino per il Bicentenario di don Bosco, ha ripetuto: «Non è possibile dirsi cristiani e allo stesso tempo chiudere le porte. Non sono i politici a doverci dire cosa dobbiamo pensare sulle persone. Essere comunità cristiana e salesiana significa, in primo luogo, vivere con porte, mente e cuore aperti all’accoglienza delle diversità e dei giovani più fragili».

 

Di seguito, lo speciale su Maria Ausiliatrice che sarà in edicola Domenica 27 Maggio 2018 per La Voce E Il Tempo a firma di Gian Mario Ricciardi :

150 ANNI a Maria Ausiliatrice

È come immergersi in un mondo nuovo che non ha mai capovolto, come invece ha fatto la nostra società, i valori forti della vita. «…e il naufragar m’è dolce in questo mare». Il santuario di Maria Ausiliatrice brulica di gente; fuori finalmente il sole di una primavera bisbetica; sulla cupola quella statua dorata offre un abbraccio, universale ma discreto, nell’angolo delle meraviglie di Torino.

A poche centinaia di metri la Piccola Casa della Divina Provvidenza e il rondò della forca dove San Giuseppe Cafasso ha accompagnato tanti disperati; dietro la chiesa simboli, segni e case della grande famiglia ed avventura salesiana. La vita, la fede, il dono, la missione, l’impegno, la responsabilità. Penso ai cardini di una vita bella. Penso a tutti i Papi che ho inquadrato tra i banchi: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco.
Rivedo gli arcivescovi che hanno guidato la sterminata processione del 24 maggio: Michele Pellegrino, Alberto Anastasio Ballestrero, Giovanni Saldarini, Severino Poletto, Cesare Nosiglia. Provo l’emozione di allora; sul sa-
grato le preghiere e i canti dolcissimi che trasformano per una sera Torino nella città della speranza.

Sì, perché, se ti fermi sotto un albero di corso Regina Margherita, vedi passare tutti i volti e le anime della città.
Maria Ausiliatrice, testimone silenziosa dei grandi momenti di una città difficile ma bella, complessa, laica, in questo spicchio di terra vicino alla Dora, ha visto camminare tanti santi e li vede ancora. Da fuori giungono le grida dei ragazzi dal cortile, luogo strategico per don Bosco: luogo di incontri, di confronto e di crescita. Mentre i politici, anche oggi, hanno lasciato lievitare la disoccupazione giovanile, lui, il santo giocoliere, andava a prendere i giovani in strada, come fanno ora i suoi. Ho un nodo in gola a ricordare quel prete, don Davide Durola, che ci ha rimesso la salute, dieci anni fa, per strappare dalle fogne i piccoli spacciatori di piazza Vittorio.

È cambiato il mondo; sono mutati i tempi, ma qui sono sempre un passo avanti. 1844: don Bosco, che sta ancora cercando una sede per il suo oratorio, sogna. «….vidi una chiesa piccola e bassa, un pò di cortile e giovani in gran numero..». Così la cappella Pinardi (la chiesa piccola), l’altra più grande ed infine Maria Ausiliatrice.

Sono passati 150 anni; ora è scrigno dei ricordi che stanno vicino a don Bosco, luce del futuro. Una chiesa nata dal coraggio di don Bosco e dalla sua grande devozione alla Madonna. La facciata richiama San Giorgio Maggiore a Venezia, del Palladio; sul campanile di destra l’arcangelo Gabriele, sull’altro l’arcangelo Michele, sul timpano le statue dei santi uccisi proprio qui; sull’attico San Massimo, primo vescovo di Torino, San Francesco di Sales e al centro, sotto il rosone, Gesù e i ragazzi.

Insomma, c’è tutto. E questo florilegio di messaggi e simboli ha seguito Torino sempre: nella miseria e nei drammi delle guerre, nel salvataggio degli ebrei al tempo delle leggi razziali, nei flussi delle grandi migrazioni (come oggi), nel consumismo e nella crisi.

Sì, Maria Ausiliatrice è un porto di terra. Da qui sono partiti i missionari per l’Argentina e 135 altre nazioni; da qui passano migliaia di salesiani impegnati sulle varie frontiere e nelle scuole, nei cinque continenti. Eppure, tutto è rimasto così semplice. C’è chi prega, chi aspetta di confessarsi, chi cerca un prete per confidargli le sofferenze della vita.

Ricordate i tre amori di don Bosco? La Madonna, l’eucarestia, l’amore al Papa. Ecco perché navigo in un mondo diverso mentre le auto e i bus, sul corso, sfrecciano veloci verso la periferia delle montagne olimpiche.
I social, l’ostentazione delle diversità, la famiglia naturale sgretolata, nessuna regola, nessun confine. Fuori, in strada, c’è questo.

Ma Maria Ausiliatrice e i cortili del Valdocco non sono affatto isole, anzi, ora sono un arcipelago che offre percorsi per trovare un lavoro con un mestiere in mano, come si diceva una volta; accoglie immigrati e li segue nell’inserimento nella società; ha per primo sperimentato le nuove figure che l’economia post crisi cerca. Quindi innovazione, fantasia, creatività e quel trovarsi a pregare il mattino, la sera e nelle ore più improbabili.
I «neet» cioè i giovani che né studiano né lavorano, con don Mergola a San Salvario, ripareranno lavatrici. Sono nella casa della Madre dei salesiani. Qui, don Bosco ha intrapreso la sua opera per e con i giovani, quelli di Torino prima, poi quelli del mondo. In Patagonia, a Rauwson, c’è un caseggiato che somiglia a quelli del Valdocco, c’è un cortile come questi. Una copia che hanno messo insieme donne e uomini partiti da qui.  Incredibile, ma vero, perchè Rauwson è 430 chilometri a sud , verso la terra del fuoco, da Commodoro Rivadavia. Così in mille altre parti del mondo.

Eppure, chi giunge qui dal mondo, va ad inginocchiarsi davanti alla tomba di don Bosco e prega. Ora come 150
anni fa.. E per tutti ci sono le tappe di un pellegrinaggio reale e virtuale: l’ascolto della parola di Dio, la preghiera, la confessione, l’eucaristia, l’affidamento, una fede rinnovata, un impegno rafforzato. I salesiani e la Madonna, don Bosco e la Madonna: un rapporto forte e duraturo. Per costruirla si dovettero superare (come oggi) molte difficoltà. Venne consacrata il 9 giugno 1868. Da allora, lega in modo indissolubile il nome di don Bosco a quello dell’Ausiliatrice. La invocano «auxilium Christianorum»,«Aiuto dei cristiani». È così ma in realtà, incastonata com’è in questo ritaglio di terra così antico di Torino, è «aiuto a tutta la città». In un certo senso è l’altra Consolata: quello un santuario nel cuore della città storica, questa suggello di un’avventura incredibile e forse irripetibile, quella di un prete, i giovani e il mondo. «La Madonna dei tempi difficili», l’hanno chiamata così tante volte: quando imperversavano le bombe sulla città e chi poteva correva nei rifugi; quando le crisi ricorrenti e l’interminabile recessione hanno drenato persone e le loro anime. Forse è così. E la prova, ancora una volta, sta in quelle persone, uomini e donne che, col sole o con la pioggia, nella nebbia e nella canicola, varcano la soglia per portare il loro bagaglio di sofferenze, paure, ansie, drammi davanti alla Madonna che da sempre veglia sui ragazzi e sulle ragazze. Uno slancio di religiosità e spiritualità antica e nuova che la grande ventata di relativismo della fede non è riuscita a scalfire. E si vede: almeno 30-40 mila persone alla processione, la gente sui balconi; al passaggio della statua, c’è chi si fa il segno della croce, a volte sbagliandolo perché se l’era dimenticato. Maria Ausiliatrice, ricchezza e risorsa nei tempi del trionfo del cattivo gusto. E, non dimentichiamolo, è un santuario che presiede l’integrazione del grande esodo dall’Africa e dai paesi poveri. I primi immigrati sono venuti qui a Porta Palazzo, in via Cottolengo, a Borgo Dora: culture e religioni diverse che, gradualmente, si stanno integrando. Forse ne sa qualcosa anche lei, lassù, sulla cupola.

È un santuario locale e globale, glocal; è uno dei pochi che racchiude nelle sue navate le cappelle laterali, i quadri, i simboli del mondo e della sua terra. Quella suora, appena entrata, ci ricorda come «a perenne riconoscenza dei favori ricevuti» don Bosco fondò anche la congregazione delle figlie di Maria Ausiliatrice.

C’è, nella penombra della sera, un bellissimo quadro che mi colpisce, realizzato proprio 150 anni fa. Si vede Maria Ausiliatrice con lo scettro e in braccio il bambino, circondata dagli apostoli e dagli evangelisti, sospesa su una nuvola. Sullo sfondo, in basso, il santuario e l’oratorio: il cielo e la terra, la Madonna e l’oratorio.

Ecco, un secolo e mezzo dopo, stessa mission, profetica come il suono delle sue campane: inconfondibile.

Don Errico, il santuario come casa

Don Guido Errico, direttore della comunità Maria Ausiliatrice, «fotografa» il 2018.

Dopo 150 anni cos’è il santuario di Maria Ausiliatrice per i torinesi?

Esprime una tradizione mai interrotta di fede e devozione popolare. La presenza di questo tempio nel cuore della Città di Torino ricorda che, nel vortice della metropoli, tutti abbiamo bisogno di tornare a casa e di trovare una presenza accogliente.

I contatti, le presenze, la grandissima processione quale Torino esprimono, dopo la grande crisi che ha creato precari e poveri ma anche «desertificato» le anime?

La crisi nata, in gran parte, anche da speculazioni finanziare ci ha portato a diffidare gli uni degli altri considerando nemico il vicino. La basilica, con tutte le sue espressioni, manifesta il desiderio di comunità a cui tutti aneliamo, anche nel continuato impegno, avviato da Don Bosco, di servire i giovani poveri e le persone del ceto popolare.

Gli insegnamenti di don Bosco, il mondo salesiano, Valdocco luogo simbolo: tutti questi simboli come caratterizzano la spiritualità nel santuario?

È una realtà mondiale, un punto di riferimento per tutti quelli che, avendo conosciuto Don Bosco e i suoi insegnamenti, guardano al nostro santuario di Valdocco come il luogo dove si è realizzata la promessa di Dio di rendere il nostro santo vero padre e maestro dei giovani. Vediamo che questa aerea salesiana di Valdocco continua ad essere casa per tanti giovani torinesi e tanti altri pellegrini delle più diverse aree geografiche.

Chi bussa alla porta oggi?

I giovani, i consacrati della famiglia salesiana, le famiglie, le coppie che chiedono a San Domenico Savio il dono di un figlio e affidano a lui il quotidiano impegno educativo, i tanti educatori, laici e consacrati, che cercano sostegno e incoraggiamento. Bussano, inoltre, i poveri, chi è in cerca di lavoro, chi desidera sposarsi ma è frenato da difficoltà economiche, i giovani in cerca della propria vocazione e i nonni che chiedono forza per rimanere fedeli all’impegno di educare alla fede i propri nipoti. Un popolo intero, insomma.

 

Bra e Fossano in collaborazione con la ditta Mollo

Si riporta l’articolo de Il Braidese di Sabato 19 maggio 2018 circa l’avvio della collaborazione del Centro di Formazione Professionale di Bra e Fossano con la ditta Mollo:

Bra e Fossano con la ditta Mollo

Parte la collaborazione tra l’Associazione Cnosfap Bra e Fossano e il Gruppo Mollo,  specializzato nel noleggio e vendita di macchine, attrezzature e prodotti professionali per l’edilizia, l’industria e l’agricoltura e nell’erogazione di corsi di formazione con rilascio di patentini per l’utilizzo in sicurezza delle attrezzature da lavoro. Nato ad Alba nel 1971, il Gruppo Mollo conta oggi 34 centri direttamente gestiti e distribuiti in Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana all’interno dei quali operano 275 collaboratori. Si tratta di un accordo tra le due realtà imprenditoriali e formative che porterà ad un impegno comune nella preparazione sul campo dei giovani della formazione professionale che studiano presso i Centri di Formazione Salesiana di Bra e Fossano nel settore della meccanica dell’autoveicolo. La scelta per il Gruppo Mollo è stata lungimirante perché la difficoltà nel reperire tecnici che si occupino della manutenzione e della gestione dei mezzi a noleggio è sempre più critica. In questo modo si ottimizzano i tempi perché già durante i tre anni che portano alla qualifica dei giovani si potranno apprendere nozioni teorico pratiche sulla conoscenza dei macchinari e del mondo del noleggio. La velocità di crescita di questo settore, che ha visto ad esempio molti artigiani, imprese ed industrie passare dall’acquisto dei mezzi al noleggio, ha fatto sì che una nuova categoria di tecnici dovesse ricoprire una funzione importante nell’organizzazione dell’attività nel mondo del noleggio. Mauro e Roberto Mollo, amministratori dell’azienda,
sono consapevoli che una sinergia tra i tecnici specializzati e i ragazzi che studiano presso i CFP salesiani possa essere una strategia vincente sia per fare conoscere le peculiarità del settore sia perché diventa sempre più complesso reperire personale da potere inserire nella organizzazione aziendale con queste mansioni. Con la certezza che la collaborazione tra due organizzazioni serie e fondate quali il Cnosfap e il Gruppo Mollo porterà buoni frutti. Il  progetto prevede un primo approccio con due pomeriggi in cui la ditta Mollo sarà presente coi suoi tecnici ed i mezzi presso il CFP dei salesiani di Bra. Saranno una decina, su base volontaria provenienti dai cfp di Bra e Fossano, gli studenti coinvolti in questa prima fase di studio. Da questa esperienza si partirà per costruire un vademecun, ed un relativo percorso formativo che verrà attivato nell’anno formativo 2018/19, che andrà a formare i futuri tecnici che si occuperanno della manutenzione e piazzamento dei mezzi a noleggio. “Siamo soddisfatti di questa nuova sfida – afferma il responsabile per Cnosfap del progetto Franco Burdese – perché cogliamo la voglia di collaborazione da parte delle aziende. Un investimento importante in tecnici e mezzi che con generosità il Gruppo Mollo ci metterà a disposizione e di questo bisogna ringraziarli. Cambia il paradigma per le aziende che con la collaborazione con il mondo della formazione, ed in particolare con il mondo salesiano nel nostro caso, si mette in prima linea riconoscendo l’importanza di giocare un ruolo di primo piano nell’educazione e nella preparazione tecnica dei futuri propri collaboratori.” Le prime due giornate di questa sperimentazione si effettueranno presso la struttura del Cnosfap Bra il 23 maggio ed il 6  giugno. “Siamo molto soddisfatti – ha affermato il Direttore del CFP Valter Manzone – di questa nuova proposta di collaborazione che va a sommarsi con quella di Rolfo, Europlast, ed altre che stiamo portando avanti. Questo è il segno della dinamicità del nostro CFP, tutto fatto per il bene dei nostri allievi. Ringrazio il Gruppo Mollo per questo nuovo progetto e sono certo che assieme daremo della nuove e solide competenze agli allievi che frequentano i cfp Cnosfap di Bra e Fossano.”

Maria Ausiliatrice in festa!

Si riportano qui di seguito gli articoli a cura della redazione de La Voce E Il Tempo sulle diverse iniziative che coinvolgeranno il Rettor Maggiore e i molti ragazzi che giungeranno a Valdocco nei prossimi giorni:

 

Il Rettor Maggiore a Torino

Don Angel Fernandez Artime nelle terre di don Bosco. Dal 18 al 21 maggio il Rettor Maggiore della Congregazione salesiana sarà in visita all’Ispettoria di Piemonte e Valle d’Aosta e sarà presente a Torino in tre occasioni. In particolare, don Artime sarà a Valdocco sabato 19 dalle 9.30: incontrerà in mattinata i confratelli e nel pomeriggio dalle 16 le Figlie di Maria Ausiliatrice e i giovani del Movimento Giovanile Salesiano, che alle 21 proporranno il loro spettacolo. Domenica 20 maggio invece celebrerà la Messa delle 10.30 nell’oratorio salesiano San Paolo (via Luserna di Rorà 16), in occasione dei 100 anni della presenza salesiana nel borgo. Nel pomeriggio dalle 16 don Artime sarà ancora a  Valdocco per incontrare la Famiglia salesiana e i confratelli dell’Infermeria. Lunedì 21 maggio infine il Rettor Maggiore farà visita alla presenza salesiana di zona San Salvario: vedrà nello specifico l’istituto salesiano di San Giovanni Evangelista (via Madama Cristina 1), benedirà l’Housing sociale per giovani che sorgerà nella canonica della parrocchia Santi Pietro e Paolo (via Saluzzo 25) ed inaugurerà uffi cialmente il progetto «Ri-Generation Lab», il laboratorio per «neet» della Bottega dei Mestieri, alle 18 in via Giacosa 8.

18-19 MAGGIO – L’ARTE DI GIÒ
Valdocco, l’Mgs Day con il Rettor Maggiore

Con lo spettacolo teatrale «L’arte di Gio’», che si tiene venerdì 18 e sabato 19 maggio alle 21 al Teatro Grande Valdocco (via Sassari 28), si conclude la seconda edizione di «Anima Mgs – L’arte di animare. Animare l’arte», promossa dalla Pastorale giovanile di Piemonte e Valle d’Aosta con il sostegno della Fondazione Agnelli: un percorso creativo in cui i giovani hanno trovato uno spazio artistico e di animazione gestito da professionisti con cui fare esperienze di
crescita personale e professionalizzante.

«Un progetto bello, utile e intelligente», commenta il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto, «bello perché lo spettacolo finale porta con sé una forte carica espressiva. Utile perché ha permesso a centinaia di ragazzi degli oratori salesiani – spesso in situazioni disagiate – di avviare un significativo percorso di formazione e di educazione al lavoro. Intelligente perché la metodologia del progetto è capace di coinvolgere direttamente i ragazzi».

Le repliche dello spettacolo coincidono con la visita ispettoriale del Rettor Maggiore dei Salesiani don Angel Fernandez Artime e l’Mgs Day, il tradizionale momento di ritrovo rivolto agli oltre 400 giovani del Movimento giovanile salesiano che si riuniranno proprio a Valdocco sabato 19 maggio. Per prenotazioni: eventi@salesianipiemonte.it.