La “street art” racconta la vita di don Bosco

Si segnala la notizia pubblicata da Repubblica Torino, in data 06 settembre 2018, a cura di Alessandro Contaldo, circa l’iniziativa che sta colorando il muro tra via Cigna e via Maria Ausiliatrice con la storia di Don Bosco, grazie all’opera di Mr Wany.

La storia di don Bosco diventa “street art”

Per i 150 di Maria Ausiliatrice, i salesiani hanno deciso di puntare sull’arte di strada come mezzo visivo per far passare il messaggio cristiano, commissionando al writer Mr Wany un murale di quaranta metri quadri che raffigura le tappe principali della vita di don Giovanni Bosco, fondatore della congregazione. L’opera, curata dall’associazione Missioni don Bosco, sta prendendo forma in questi giorni sul muro tra via Maria Ausiliatrice e via Cigna. L’obiettivo, spiegano i salesiani è: “marcare, con uno sguardo ai giovani e alla loro cultura, il rapporto con il quartiere Valdocco”. Non è la prima volta che l’artista, originario di Brindisi, esegue un’opera a Torino: è suo il graffito che compare davanti alla Mole Antonelliana, realizzato a marzo durante lo scorso Sottodiciotto Film Festival.

 

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Quando all’Io, si sostituisce il Noi: la serata “Ready to start” con i ragazzi del Servizio Civile Universale

Una serata estiva, buona musica, alcune letture di innesco sulla pace, diversi racconti di chi quotidianamente si spende per offrire il proprio contributo di solidarietà, di talento e competenze e, infine, una location dinamica e specchio degli alti valori sociali che muovono il Bando di selezione 2018 del Servizio Civile Universale in arrivo: questi gli ingredienti principali che hanno animato l’OFF TOPIC di Torino, Venerdì 6 Luglio 2018, in occasione di “Ready To Start”, la serata organizzata dal TESC Tavolo Enti Servizio Civile, con la collaborazione di Servizio Civile Confcooperative Piemonte Nord e Servizio Civile Salesiani Piemonte e Valle d’Aosta.

E’ stata l’occasione per conoscere gli enti, i progetti e per ricevere informazioni sulle caratteristiche generali, sui requisiti e su come presentare la domanda per il Bando di selezione 2018, la cui pubblicazione è imminente.

Il pubblico presente, formato da giovani ragazzi, ha raccolto qualche idea in più – su come impiegare il proprio tempo nell’anno venturo – negli occhi dei testimoni del Servizio Civile: qui si è letto chiaramente entusiasmo per la scelta fatta, energia, voglia di rivedere alcune priorità e la presa di coscienza che quando “siamo tutti sotto lo stesso cielo” – Rino Gaetano docet – ovvero quando all’Io si sostituisce il Noi, accadono eventi di straordinaria bellezza. Ma, come suggerisce la canzone dei Modena City Ramblers, intonata proprio da due servizio civilisti presenti all’Off Topic, “la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura contando cento passi lungo la tua strada…“. Perchè, come tutte le esperienze edificanti, non è una strada tutta in discesa: non è sempre facile essere vicino alla gente, ascoltarne i problemi, farsi voce delle istanze di giustizia di chi non ha voce, di chi vive quotidianamente un disagio, di chi è afflitto da una patologia che non gli permette di condurre una vita “normale”, ma è certo che mettersi al servizio di queste realtà può essere fonte di ispirazione per molti aspetti della propria crescita individuale, come scrivere la partitura di una canzone inedita cantata proprio nel corso della serata, oppure della propria crescita professionale, come chi è diventato educatore professionale per l’ente a cui ha prestato i dodici mesi di servizio civile.

Cronache estive d’integrazione

Il settimanale La Voce e Il Tempo, a firma del giornalista Stefano di Lullo, ha dedicato un pezzo all’inclusione che si vive a trecentosessanta gradi negli Oratori Estivi, da Falchera a Porta Palazzo fino a San Salvario, quartiere multietnico, quest’ultimo, in cui opera il salesiano don Mauro Mergola, e in cui ogni giorno si vive la sfida dell’integrazione. 

Estate negli Oratori,
qui è «straniero» un ragazzo su tre

Cronache di integrazione –  l’inclusione è a tutto campo: estate ragazzi nel campo rom di via Germagnano. Tra gli animatori delle parrocchie di Settimo Torinese ci sono i migranti del Centro Fenoglio

L’oratorio estivo arriva anche al campo Rom di via Germagnano alla periferia nord di Torino: fra il degrado che nell’insediamento nomadi continua ad essere al limite della dignità umana gli animatori dell’oratorio San Pio X di Falchera con il parroco don Adelino Montanelli, in rete con l’Ufficio per la Pastorale dei Migranti, la Comunità Abramo e il Comune, tutti i mercoledì, parallelamente alle attività in parrocchia, regalano alcune ore di gioco ai bambini che vivono lì con il tipico stile dell’oratorio. Allo stesso modo la parrocchia Cafasso ha avviato un progetto di inclusione di bambini rom.

Sono solo due degli esempi di integrazione e accoglienza, forse i più forti, che gli oratori estivi incarnano: in queste settimane sono mobilitati in tutta la diocesi dove, soprattutto nei quartieri periferici torinesi e della prima cintura segnati dall’emergenza,  diventano la «casa» per le famiglie del territorio. Alcuni centri si colorano con oltre trenta nazionalità, appartenenti a diverse religioni. La maggior parte delle estate ragazzi oratoriane conta il 25% di iscritti di origine straniera, in alcuni casi si supera ampiamente il 50%. Non si tratta solo delle ordinarie attività aggregative: gli oratori aprono anche alla sera e nei week-end coinvolgendo a tutto campo le famiglie del quartiere: numerosi i progetti che favoriscono l’inclusione degli stranieri, dei migranti, dei disabili, dei ragazzi svantaggiati.

San Salvario e l’Educativa di Strada 

Nei mesi estivi si intensifica l’attività di «Spazio Anch’io» al Parco del Valentino (tra via Medaglie d’Oro e via Ceppi), la postazione dei Salesiani dell’oratorio San Luigi di San Salvario, guidato da don Mauro Mergola, dove gli educatori tutti i pomeriggi stanno accanto ai ragazzi che si incontrano sulla strada accompagnandoli a riprendere in mano la propria vita. Da lunedì a venerdì dalle 15 alle 19 gli animatori dell’Educativa di strada propongono scuola di italiano, laboratori, tornei, street art, lab music e uscite.  «Il venerdì», spiega Giulia Melardi, educatrice, «si tengono laboratori artigianali: un tappezziere insegna ai ragazzi a cucire, seguono dunque laboratori sul confezionamento di borsette o portafogli, il tutto utilizzando il cucito».

 

Blocco dei fondi regionali per l’Oratorio: a La Voce e Il Tempo parla Don Mauro Mergola: “Così si nega l’inclusione per i più disagiati”

Sul quasi azzeramento del fondo regionale per gli Oratori è intervenuto Don Mauro Mergola, salesiano che gestisce la missione oratoriana nel quartiere multietnico di San Salvario, che al settimanale La Voce e Il Tempo ha spiegato quanto sia difficile, con i fondi regionali bloccati all’anno 2014-2015, operare nei quartieri di periferia segnati dall’emergenza e farsi carico delle fatiche di tanti nuclei familiari che non possono persino permettersi di pagare la quota di iscrizione all’oratorio estivo, che è un’occasione per avvicinare le famiglie in difficoltà e iniziare con loro un percorso di sostegno e accompagnamento.

LA VOCE E IL TEMPO, edizione del 7 Giugno 2018. Articolo a cura di Stefano DI LULLO

Quasi azzerato il fondo regionale per gli Oratori

Risorse al lumicino –  La legge prometteva 1 milione di euro, invece nel 2017 ne sono stati stanziati 333 mila e non sono stati ancora erogati. Per il 2018 tutto tace. E gli Oratori Estivi per farsi carico delle famiglie in difficoltà economiche che non possono pagare le quote di iscrizione si affidano alle collette di solidarietà. Parlano i preti di periferia

Proprio nei giorni in cui si intensifica l’attività degli oratori, luoghi di frontiera e integrazione, che lungo tutto l’anno portano avanti progetti sociali in quartieri e comuni torna a far discutere l’odissea burocratica che ormai da anni coinvolge parrocchie, associazioni oratoriane, la Pastorale giovanile della diocesi e l’associazione Noi Torino in relazione all’erogazione dei fondi relativi alla legge regionale 26/2002 sugli oratori.

Nelle casse degli oratori non arriva un centesimo dalla Regione da tempo. I contributi sono bloccati dall’anno pastorale 2014-2015. Gli ultimi fondi versati riguardano, infatti, il saldo dei progetti relativi al 2014-2015.

La legge, dopo uno stallo, è stata rifinanziata per l’anno 2016-2017 con uno stanziamento di  «quattro dodicesimi», ovvero un terzo dei contributi erogati in passato che ammontavano a poco più di un milione di euro. Si tratta nello specifico di 333 mila euro che dovranno essere suddivisi fra le diverse confessioni ed enti di culto che portano avanti attività di oratorio in tutto il Piemonte. «Si tratta di briciole», sottolinea don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile diocesana, «che rischiano di essere ulteriormente frammentate e dispersi fra i vari progetti, considerando anche le capziose procedure burocratiche per la presentazione dei bandi».

Ed ecco che la Pastorale giovanile regionale e la Noi Torino hanno stabilito di investire la cifra su progetti diocesani. Per l’anno pastorale 2017-2018 la presentazione dei progetti è di nuovo bloccata.

Anche l’Arcivescovo Nosiglia nelle scorse settimane è intervenuto scrivendo al presidente della Regione Sergio Chiamparino e all’assessore alle Politiche sociali Augusto Ferrari. Dal Palazzo della Regione è stata sempre manifestata disponibilità al dialogo, ma non è arrivata alcune risposta, solo ulteriori promesse e rinvii. Tutto tace. In sostanza, come informano dalla Regione, lo stanziamento dei fondi dipende dall’assestamento di bilancio.

«Si tratta di fatto di una legge vuota», sottolinea don Stefano Votta, presidente della Noi Torino, «che ormai esiste solo sulla carta (e sulle promesse), ma di cui gli oratori e le diocesi non possono far conto per strutturare le diverse attività sociali sul territorio».

 

 Oratori estivi mobilitati per chi fatica

Con il termine delle lezioni scolastiche diventa sempre più imponente ed essenziale l’impegno di circa 200 oratori mobilitati in tutta la diocesi torinese nei mesi estivi con migliaia di educatori, animatori e volontari, giovani e adulti per settimane all’insegna della crescita e della condivisione con lo stile educativo dell’oratorio. Soprattutto sono le parrocchie a farsi carico delle fatiche di tanti nuclei familiari che non possono permettersi di pagare la quota di iscrizione, una cifra contenuta rispetto ai centri estivi comunali che gli oratori chiedono per la copertura parziale delle spese organizzative.

Ed ecco la gara di solidarietà per recuperare fondi in modo da non lasciare nessuno per strada ed offrire a tutti, in particolare nei quartieri di periferia segnati dall’emergenza, l’opportunità di crescita anche in vista di scelte per il proprio futuro. Non si tratta solo delle ordinari attività aggregative: gli oratori aprono anche alla sera e nei week-end per giovani e famiglie che non frequentano le parrocchie, numerosi i progetti che favoriscono l’inclusione dei disabili, dei migranti, dei ragazzi svantaggiati.

San Salvario 

Nel quartiere multietnico gli oratori Santi Pietro e Paolo e San Luigi affidati ai Salesiani organizzano 9 settimane di estate ragazzi con circa 250 iscritti. Don Mergola in merito ai contributi erogati dall’Ufficio Pio auspica l’istituzione di un Tavolo di confronto in cui possano sedere anche i centri estivi che offrono il servizio, che aggiunge:

Dobbiamo reperire oltre 4.000 euro per le famiglie in difficoltà, abbiamo dunque da un parte avviato il progetto solidale ‘Adotta un bambino per l’estate’, dall’altra chiediamo alle famiglie di contribuire al progetto estivo con un proprio servizio in base alle proprie competenze (decoratore, pulizie …). L’iscrizione all’oratorio estivo diventa occasione per avvicinare le famiglie in difficoltà e iniziare con loro un percorso di sostegno e accompagnamento.

LA STAMPA, edizione del 9 Giugno 2018. Articolo a cura di Maria Teresa MARTINENGO

LA VOCE E IL TEMPO, edizione del 25 Giugno 2018. Articolo a cura di Stefano DI LULLO

 

Lo sport per combattere i pregiudizi

LA VOCE E IL TEMPO, edizione del 25 Giugno 2018. 

Articolo a cura di Stefano DI LULLO

Torneo migranti a Torino, il calcio batte i pregiudizi

Hanno preso parte al torneo “Rondine Cup”, il 20 giugno scorso, organizzato dalla cooperativa sociale Gruppo Arco i ragazzi dei centri torinesi per minori stranieri non accompagnati di «Casa Rondine» del Gruppo Arco, «Casa che accoglie» dei Salesiani di Borgo San Paolo e di San Salvario, «Centro Civico Zero», «Nuova Aurora» dei Gruppi di volontariato vincenziano nel quartiere San Donato, le cooperative sociali «Biosfera» e «Tenda» e la fondazione «Difesa dei fanciulli».

 

 

 

 

 

 

 

Una settimana in spiaggia per i piccoli che non hanno mai visto il mare.

Si pubblica l’articolo realizzato dalla redazione torinese de “La Stampa”, a cura di Lucia Caretti, circa l’iniziativa «Bambini mai in vacanza», un progetto interamente sostenuto dalla fondazione «Specchio dei tempi» e realizzato insieme ai salesiani, che accoglieranno 50 ragazzi dagli 8 ai 13 anni nella loro casa di Vallecrosia, in provincia di Imperia.

Sul bus dei bambini che vedono il mare per la prima volta

La Fondazione Specchio dei Tempi ha organizzato con i Salesiani una vacanza per cinquanta bimbi: “Al rientro a scuola anche loro avranno qualcosa da raccontare”

Milena ha cominciato a preparare la valigia giovedì scorso. Non vedeva l’ora di partire e ieri ha salutato mamma Anita sapendo che le mancherà: «Ciao, ti lascio per sette giorni». Primo viaggio senza genitori, un po’ di nostalgia, divertirsi e diventare grandi. «Bellissimo – si commuove Anita – i bambini imparano a essere responsabili e a stare insieme». Milena arriva dal Perù, Mohamed e Youssef dall’Egitto, Noemi è figlia di una signora italiana che dice solo quattro parole e il resto con gli occhi: «Siamo in difficoltà. Grazie».

Piazza Maria Ausiliatrice. Comincia davanti alla basilica di Don Bosco l’avventura di «Bambini mai in vacanza», un progetto interamente sostenuto dalla fondazione «Specchio dei tempi» e realizzato insieme ai salesiani, che accoglieranno 50 ragazzi dagli 8 ai 13 anni nella loro casa di Vallecrosia, in provincia di Imperia. Giochi, nuotate, pulizie a turno, tappe a Ventimiglia e al parco acquatico delle Caravelle. Una settimana in spiaggia per i piccoli che non hanno mai visto il mare. O non se lo ricordano più.

Le storie

«Mio figlio Eugin ci è andato nelle Filippine – spiega Margie – ma ormai non ci torniamo da otto anni e lui ne aveva soltanto due. In Italia siamo stati una volta a Varigotti in giornata. Io lavoro come due persone, sono sola qui con due figli. Questa sarà la sua prima vacanza e sono contentissima. A settembre la maestra chiede sempre ai bambini dove sono andati d’estate». Eugin stavolta avrà qualcosa da raccontare. Ieri è salito sul primo bus di «Specchio» (il secondo gruppo sarà a Vallecrosia dal 2 luglio) e c’era pure Dabi, stessa età e stessa storia. Una mamma sola scappata dall’Etiopia, una maestra che scopre l’iniziativa e dalla scuola Pertini segnala il bimbo alla fondazione.

Anche Octavian e Daniel vanno nella stessa scuola, le madri sono amiche. La signora scherza: «A chi urlerò questa settimana?». L’altra madre, origini africane, si concentrerà sui fratellini. In rappresentanza dei papà parla Ahmed, che porta suo figli a giocare nel centro di «Specchio» al Moi e spera che questa settimana in mezzo ad amici da tutto il mondo «gli apra la testa». «Per i bambini le origini non cambiano nulla – dice Paola – e neanche la crisi guarda in faccia nessuno. Siamo la classica famiglia italiana travolta: la nostra vita è cambiata da un giorno all’altro. Io sono rimasta a casa perché al mercato del lavoro non piacciono le mamme. Mio marito è un metalmeccanico e nel 2014 gli hanno detto che non serviva più. Ha appena trovato un contratto a tempo determinato. Speriamo che sia un’estate per ripartire».

Torino, piazze e vie della città di don Bosco

Si intitola «La Città di don Bosco» un libro fotografico sulla città dove il santo dei giovani ha speso la sua vita (e contribuito a rendere famosa Torino nel mondo). Il volume, pubblicato in occasione delle celebrazioni del 150° dell’inaugurazione della Basilica di Maria Ausiliatrice avvenuta il 9 giugno del 1868, presente don Bosco, è un dono che don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani ha voluto per rendere omaggio, non solo alla Chiesa madre dei salesiani e alla diocesi subalpina, ma anche a Torino la città in cui il fondatore ha «inventato» e poi sviluppato il suo sistema educativo.

Il libro speciale e fuori commercio, edito dai Salesiani di don Bosco (per informazioni: Congregazione salesiana, via Marsala, 42, 00185 Roma, tel. 06.4927221), è pubblicato in 5 lingue perché 132 sono i Paesi nei 5 continenti dove i figli e le figlie di don Bosco, partiti da Valdocco e dalle strade della Torino documentata dalle belle immagini attuali e storiche della nostra città, hanno portato il carisma dell’«educazione è cosa di cuore» di cui era convinto il santo. Continua a leggere…

 

Alessandria: Italiano, Educazione alla Cittadinanza e Corso Saldatori per rifugiati e richiedenti asilo

Si segnalano due articoli concernenti l’iniziativa che darà la possibilità a giovani rifugiati e richiedenti asilo di accedere al corso saldatori del Cnos-Fap di Alessandria, grazia alla cooperativa Cambalache in collaborazione con Cnosfap e Confcooperative Asti-Alessandria, un progetto realizzato con il contributo della Fondazione Crt.

LA STAMPA

Articolo a cura di Antonella Mariotti

Con Cambalache anche lezioni di educazione alla cittadinanza

Rifugiati e richiedenti asilo diventeranno saldatori

Saranno ambasciatori della sicurezza sul lavoro e di educazione alla cittadinanza. Sono Onyeka, Hafis, Mamadou, Gustave, Abdourauf, Moses, Sekou, Lamin e Djankou rifugiati e richiedenti asilo che seguiranno un corso come saldatori, lezioni dell’agenzia formativa Cnosfap di Alessandria. È un nuovo progetto a cui ha dato il via la cooperativa Cambalache in collaborazione con Cnosfap e Confcooperative Asti-Alessandria, ed è stato realizzato con il contributo della Fondazione Crt.

I nove ragazzi che saranno protagonisti del percorso, accolti nel progetto Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Comune di Alessandria e in altri progetti Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) sul territorio, dovranno anche studiare le regole della sicurezza sul lavoro – oltre che il percorso formativo per diventare saldatori di ultima generazione. Si tratta di un servizio di orientamento al lavoro che permetterà loro una migliore conoscenza dell’ambito in cui i nove immigrati andranno poi a lavorare. Una parte della formazione infatti andrà a centrare le lezioni sulla sicurezza sul lavoro, fondamentale per rendere i rifugiati e i richiedenti asilo consapevoli delle leggi e dell’importanza di svolgere le mansioni secondo le modalità corrette; un approfondimento di educazione alla cittadinanza, per garantire loro una maggiore integrazione nel percorso che li potrà vedere protagonisti nella società.

Il progetto prevede anche un corso di italiano intensivo, già avviato nelle scorse settimane nella sede di Cambalache. «Puntiamo – spiega Mara Alaqua, presidente di Cambalache – alla formazione lavorativa, ma c’è anche l’obiettivo di un’educazione alla cittadinanza, per garantire l’integrazione. Altro obiettivo è la professionalizzazione dei rifugiati, come è già accaduto per “Bee my job”, il progetto di apicoltura urbana e sociale che ottenne il supporto di Unhcr. È il modo migliore per l’inserimento nella società».

Sei sono le aziende coinvolte «il profilo del saldatore è molto richiesto, avere saldatori preparati è un’esigenza per le nostre aziende» ha detto Maurizio Rena, coordinatore territoriale Cnosfap.

IL PICCOLO

Articolo a cura di Marcello Feola

Richiedenti asilo ora studiano da saldatori

IL PROGETTO Cambalache e CnosFap insieme per aiutare nove ragazzi nel loro percorso d ‘ integrazione nel nostro Paese

Un nuovo progetto di formazione e inserimento lavorativo rivolto a richiedenti asilo e rifugiati, promosso da Cambalache in collaborazione con CnosFap e Confcooperative Asti-Alessandria, e realizzato con il contributo della Fondazione Crt nell ‘ambito del bando ‘ Iniziativa lavoro ‘ , prenderà il via questa settimana nel laboratorio di saldatura dell’agenzia formativa CnosFap di Alessandria.

Formazione e sicurezza.

Nove i beneficiari del percorso, accolti nel progetto Sprar – Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati del Comune di Alessandria e in altri progetti Cas Centri di accoglienza straordinaria sul territorio. Il piano prevede una formazione pratica nell’ambito della saldatura sotto la guida di tre docenti esperti, volta a formare figure professionalizzate, pronte a lavorare in aziende del settore. Ma, anche, un servizio di orientamento al lavoro per garantire una migliore conoscenza dell ‘ ambito in cui i beneficiari andranno a operare; una parte di formazione sulla sicurezza sul lavoro, fondamentale per rendere i rifugiati e i richiedenti asilo consapevoli delle norme vigenti; un approfondimento di educazione alla cittadinanza, per garantire loro una maggiore integrazione nella società; un corso di italiano intensivo, già avviato nelle scorse settimane nella sede di Cambalache.

Anche il tirocinio.

Appena terminato il percorso di apprendimento, i ragazzi inizieranno un periodo di tirocinio di tre mesi in aziende del territorio che hanno aderito al progetto. Obiettivo: far sì che l ‘ inserimento si trasformi in ulteriori contratti e possa garantire un futuro professionale a coloro che hanno completato la formazione. «Puntiamo – spiega Mara Alacqua, presidente di Cambalache alla professionalizzazione dei rifugiati e richiedenti asilo, garantendo loro non solo una formazione nell’ambito lavorativo in cui andranno a operare, ma anche sulla sicurezza sul lavoro e sui diritti e doveri dei lavoratori. Il modello, benché in un differente ambito professionale, è lo stesso di ‘Bee my job ‘, percorso di apicoltura urbana e sociale ideato dalla nostra associazione, che nel 2018 ha ottenuto il supporto dell’Unhcr – Agenzia Onu per i rifugiati. L’obiettivo non è solo quello di promuovere la possibilità di nuovi posti di lavoro, ma farlo supportando l ‘ integrazione e il migliore inserimento nella società».

«Il primo contatto con Cambalache in cui ci è stata proposta l’iniziativa – aggiunge Maurizio Rena, coordinatore territoriale di CnosFap – risale ad agosto dell’anno scorso. L’abbiamo accolta con entusiasmo, perché crediamo fermamente nelle possibilità di coinvolgere i richiedenti asilo e i rifugiati. Abbiamo iniziato a progettare l’organizzazione formativa, contattando le aziende per il collocamento in tirocinio dei ragazzi, visto che il profilo del saldatore è molto richiesto. Ecco perché possiamo dire che la scelta di questo ambito per un progetto di così alto valore sociale è legata pure a un ‘ esigenza che nasce dal territorio e dalle realtà che vi operano».

ACQUI NEWS

Al via stage lavorativi per richiedenti asilo e rifugiati:
il futuro è fare il saldatore

Cambalache dà il via a un nuovo progetto di formazione e inserimento lavorativo per richiedenti asilo sul modello virtuoso di Bee My Job, ma questa volta nell’ambito saldatura

ALESSANDRIA – Prende il via questa settimana nel laboratorio di saldatura dell’Agenzia formativa CNOS-FAP di Alessandria il nuovo progetto di formazione e inserimento lavorativo rivolto a richiedenti asilo e rifugiati, promosso da Cambalache, in collaborazione con CNOS-FAP e Confcooperative Asti-Alessandria, e realizzato con il contributo della Fondazione CRT, nell’ambito del bando Iniziativa Lavoro.

Nove i beneficiari che saranno protagonisti del percorso, accolti nel progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Comune di Alessandria e in altri progetti CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) sul territorio.

Il percorso prevede una formazione pratica nell’ambito della saldatura – nel laboratorio di ultima generazione della sede CNOS-FAP sotto la guida di tre docenti esperti – volta a formare figure professionalizzate, pronte a lavorare in aziende del settore. Ma anche un servizio di orientamento al lavoro per garantire una migliore conoscenza dell’ambito in cui i beneficiari andranno a operare; una parte di formazione sulla sicurezza sul lavoro, fondamentale per rendere i rifugiati e i richiedenti asilo consapevoli delle norme vigenti e dell’importanza di svolgere le mansioni secondo le modalità corrette; un approfondimento di educazione alla cittadinanza, per garantire loro una maggiore integrazione nel percorso che li potrà vedere protagonisti nella società. Il progetto prevede anche un corso di italiano intensivo, già avviato nelle scorse settimane nella sede di Cambalache.

E poi la formazione si trasformerà subito in lavoro concreto. Appena terminato il percorso di apprendimento, i ragazzi inizieranno infatti un periodo di tirocinio di tre mesi in aziende del territorio che hanno aderito al progetto. Obiettivo: far sì che l’inserimento si trasformi in ulteriori contratti e possa garantire un futuro professionale a coloro che hanno completato la formazione.

“Il progetto – spiega Mara Alacqua, presidente di Cambalache – punta alla professionalizzazione dei rifugiati e richiedenti asilo, garantendo loro non solo una formazione sull’ambito lavorativo in cui andranno a operare, ma anche sulla sicurezza sul lavoro e sui diritti e doveri dei lavoratori. Il modello, benché in un differente ambito professionale, è lo stesso di Bee My Job, progetto di apicoltura urbana e sociale ideato dalla nostra Associazione, che nel 2018 ha ottenuto il supporto dell’UNHCR – Agenzia ONU per i rifugiati. L’obiettivo non è solo quello di promuovere la possibilità di nuovi posti di lavoro, ma farlo supportando l’integrazione e il migliore inserimento nella società”.

“Il primo contatto con Cambalache in cui ci è stata proposta l’iniziativa – racconta Maurizio Rena, coordinatore territoriale di CNOSFAP, partner dell’Associazione in questo progetto – risale ad agosto dell’anno scorso. L’abbiamo accolta con entusiasmo perché crediamo fermamente nelle possibilità di coinvolgere in percorsi di questo tipo i richiedenti asilo e i rifugiati. Abbiamo iniziato a progettare l’organizzazione formativa, contattando le aziende per il collocamento in tirocinio dei ragazzi. Il profilo del saldatore sul territorio è molto richiesto. Ecco perché possiamo dire che la scelta di questo ambito per un progetto di così alto valore sociale sia legata anche a un’esigenza che nasce dal nostro territorio e dalle aziende che vi operano”.

ALESSANDRIA OGGI

Nove migranti africani saranno presto inseriti nel mondo del lavoro

Alessandria – Sono nove i ragazzi, provenienti da Nigeria, Liberia, Camerun, Togo, Guinea, Gambia e Costa d’Avorio, che prenderanno parte ad un nuovo progetto di formazione e inserimento lavorativo per richiedenti asilo, coordinato dall’associazione Cambalache, sul modello virtuoso di Bee My Job. I giovani parteciperanno a 130 ore di lezioni teorico-pratiche nel laboratorio Saldatura al Centro Nazionale Opere Salesiane, CNOSFAP, in corso Acqui. Onyeka, Hafis, Mamadou, Gustave, Abdourauf, Moses, Sekou, Lamin e Djankou lavoreranno poi in tirocini retribuiti in otto aziende del territorio, con l’obiettivo di una possibile futura assunzione. Le imprese interessate sono Maestrello S.R.L a Oviglio, Fratelli Bigaran S.R.L ad Alessandria, C.F.A. SRL di Castellazzo Bormida, Il Serramento di Lo Carmine Natascja con sede a Frugarolo, Società Costruzioni Capannoni S.R.L a Oviglio, Conti Serramenti S.R.L ad Alessandria, T.O.P di Tonon Paolo con sede ad Alessandria e Autofficina Riparazioni Fb snc di Alessandria. Il progetto è stato finanziato con 29.000 euro dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Una parte rilevante di questa cifra, il 15%, arriverà solo se l’impiego lavorativo dei ragazzi si concretizzerà. Il corso prevede anche ore di sicurezza sul lavoro, di educazione alla cittadinanza e di apprendimento della lingua italiana.

17/06: il Cnos-fap di Vigliano al “Via Piemonte in festa”

La testata “La Nuova Provincia di Biella” ha pubblicato, in data 13 Giugno 2018, l’articolo di presentazione di “Via Piemonte in Festa” che ospiterà, il 17 Giugno 2018, nel suo folto palinsesto di attività, i ragazzi del Centro di Formazione Professionale di Vigliano Biellese.

 

MANIFESTAZIONE
La giornata si svolgerà all’ insegna del divertimento e del buon cibo, grazie alle postazioni di street food

E’ tutto pronto per “Via Piemonte in Festa” Domenica l ‘ evento benefico al Villaggio Lamarmora

BIELLA – Mancano pochi giorni all’attesissimo appuntamento con ” Via Piemonte in festa“, l’evento benefico in programma questa domenica ed organizzato da Caffè Amici e Pro Loco di Biella per dare risalto al Villaggio Lamarmora e aiutare le famiglie biellesi in difficoltà. La giornata si svolgerà all’insegna del divertimento e della condivisione, ma anche del buon cibo che andrà a soddisfare i palati più esigenti con lo street food di Panzerotti on the Road, La Fassona, Lupi di Mare, il Carretto di Federico e Dolci a Abbracci. Il tutto accompagnato da altrettante birre di qualità proposte dai birrifici biellesi riuniti sotto un unico stand, Bolle di Malto, che per l’ occasione inaugurerà la sua stagione di eventi e dalla degustazione di cocktail esclusivi e di un aperitivo mistico inventato appositamente per la grande festa dal Caffè Amici.

Per quanto riguarda i festeggiamenti, si comincerà alle 9,30 con un momento di condivisione all’aria aperta, ovvero una lezione di yoga proposta dall’istruttrice Laura Tonella e a seguire quella di yoga della risata condotta da Emanuela Petit. Seguiranno laboratori e corsi di cake design al mattino alle 10,30 e al pomeriggio alle 14,30, giochi e animazione per bimbi a partire dalle 14, l’esibizione di Bi Roller alle 14,20 e le esibizioni della scuola di danza Mambo Forrò di via Cottolengo 31, che porterà in scena tutti i tipi di ballo: gipsy, liscio, tango, zumba, danza sportiva e country dalle 14 alle 16 e di burlesque, hawaiana, latino cubano e danza orientale dalle 17 alle 18. Ma non finisce qui. Sempre nel pomeriggio, alle 16,30, ci sarà uno spettacolo realizzato per i bambini, con l’ assegnazione dei premi del concorso ” Mano nella mano”, una bellissima sorpresa realizzata da GhenezShop che lascerà a bocca aperta tutti i partecipanti ed un momento di body painting proposto da Giangi. A seguire alle 18,30 avrà luogo la sfilata a tema contro la violenza sulle donne, a cura della Dreams Eventi e con la partecipazione del centro danza Scarpette Rosse. Infine, alla sera, a partire dalle 21 ci sarà l’evento clou della manifestazione, ovvero le selezioni provinciali di Miss Italia immortalate dall’ ob ie tt ivo del fotografo biellese Carlos Gianesini. Per l’occasione il parrucchiere uomo da Roby metterà a disposizione il proprio negozio, dove le candidate si vestiranno e verranno truccate per il concorso dai ragazzi del Cnos-fap di Vigliano.

«Abbiamo raggiunto un numero altissimo di aziende che hanno offerto piccoli e grandi contributi da destinare alla manifestazione e stiamo raccogliendo abbigliamento e libri da offrire alle persone bisognose – commenta Luca Mantio, vice presidente della Pro Loco – Domenica invitiamo quindi i cittadini a trascorrere una piacevole giornata di festa in nostra compagnia e a contribuire con le donazioni di oggetti e vestiti, da consegnare direttamente presso il bar, e di denaro alla Pro Loco di Biella, grazie al supporto dell’assessore alle politiche sociali Francesca Salivotti».

Ultimi, ma non per importanza, i ringraziamenti. « Ringraziamo una parte di coloro che renderanno possibile la manifestazione – conclude Luca Mantio – Si tratta del main sponsor Ford Nuova Assauto e dei media partner La Nuova provincia di Biella e Comoradio International, degli sponsor Campagnolo, Mary cake Designe, Flormar, Feltyde, panificio Acqua e Farina, L’ isola di Peter Pan, Boom, GhenezShop, Ristorante Pizzeria Joker, Centri dentistici Primo, Mantico, Bolle di Malto, Alpe Guizza, Ristorante Pizzeria Infinity, Pausa Caffè, pasticceria Dolci e Abbracci, pizzeria C’è pizza per te, Studio estetico Super Fascino, Visalus, Bottega, Dormillo, Avon, Vending Italia, The Second e dei partner Dreams Eventi, 2Look, Rhythmic school, Cnosfap, mambo Forrò, Centro danza Scarpette Rosse, Roby parrucchiere per uomo, Bi Roller, Simone y Lucrezia Dancers. Un grazie speciale, infine, al fotografo Carlos Gianesini».

Il 150° della Basilica: la rassegna stampa

Ecco una rassegna stampa dei servizi giornalistici realizzati in occasione della celebrazione di Sabato 9 Giugno 2018 del 150° Anniversario della consacrazione della Basilica Maria Ausiliatrice.

 

Articolo a cura di Marina Lomunno

Torino. Boccardo: la Vergine per sempre aiuto dei cristiani

Ieri il rito presieduto dell’arcivescovo per i centocinquant’ anni dalla consacrazione della Basilica che fu sognata da don Bosco

Era il 9 giugno 1868 quando l’allora arcivescovo di Torino, Alessandro Riccardi, consacrava a Valdocco la chiesa di Maria Ausiliatrice, presente don Bosco, che vedeva così realizzato il più celebre dei suoi sogni. Una notte nel 1844, quando era ancora alla ricerca di una sede stabile per il suo oratorio, Maria gli apparve indicandogli il terreno in cui costruire un luogo dove “Dio sia onorato in modo specialissimo”. E così avvenne: don Bosco tra difficoltà enormi realizzò la Basilica, poi casa-madre dei salesiani, che continua a essere centro propulsore del sistema preventivo del santo dei giovani in 132 Paesi nei cinque continenti dove sono presenti i suoi figli e le sue figlie. Così nella mattinata di ieri, esattamente 150 anni dopo, le celebrazioni di questo anno “solenne” hanno avuto il culmine proprio nella Basilica dove si venerano le spoglie mortali di don Bosco e di madre Mazzarello, fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice. «Centocinquanta anni fa don Bosco portava a compimento la costruzione di questa Basilica e affermava che era stata la Madonna stessa a costruire la sua casa e che ogni mattone corrispondeva a una grazia», ricordato nell’omelia Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che ha presieduto la concelebrazione con decine di salesiani e animata dai cori di Basilica, Colle don Bosco e Castelrosso diretti da don Maurizio Palazzo. «Non è tanto il numero degli anni in sé ad impressionare, quanto piuttosto il pensiero delle generazioni che qui si sono succedute, unite nella devozione e nella supplica a Maria “aiuto dei cristiani”». Boccardo è stato invitato nel cuore della salesianità in questo giorno speciale da don Cristian Besso, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, e don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco, perché c’è un legame profondo tra don Bosco e la diocesi di Spoleto. «Ringrazio per essere qui per tanti motivi – ha proseguito Boccardo –. Perché sono piemontese e qui pellegrino fin da piccolo con mia mamma e poi come pastore della Chiesa di Spoleto-Norcia: la diocesi che mi è stata affidata, e che recentemente è stata martoriata dal terremoto, custodisce una venerata immagine in un santuario nelle valli di Spoleto che ha come titolo “aiuto dei cristiani”. Nelle memorie del santo si dice che il 24 maggio 1862 “don Bosco an-
nunzia alla sera con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di una immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto” e dice che “siccome la devota immagine non aveva alcun titolo, l’arcivescovo di Spoleto monsignor Arnaldi giudicò che fosse venerata sotto il nome di Auxilium christianorum”». Di qui l’ispirazione di don Bosco ad intitolare a Maria Ausiliatrice la “sua” Basilica. Chissà, ha auspicato don Besso, che in memoria del 150° non si possa gemellare l’Ausiliatrice di Valdocco con l’Ausiliatrice di Spoleto.

La concelebrazione di ieri, come ha richiamato don Stefano Martoglio, consigliere per la Regione mediterranea del salesiani, ha suggellato un fitto calendario di celebrazioni promosse dalla comunità salesiana di Maria Ausiliatrice in occasione del 150° della consacrazione della Basilica: tra queste, la visita il 6 marzo scorso del presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, che ha voluto ringraziare a nome della Chiesa italiana la famiglia di don Bosco per «il grande albero nato dal cortile di Valdocco e da questa Basilica». E poi, nelle scorse settimane, la visita ispettoriale di animazione del rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che ha incontrato le opere e i giovani degli oratori torinesi e ha partecipato alla processione di Maria Ausiliatrice nella solennità del 24 maggio presieduta dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Ieri, al termine del rito, il rettore don Besso ha anche ringraziato i numerosi benefattori tra cui il giornalista Maurizio Scandurra e l’imprenditore Cristiano Bilucaglia che hanno regalato alla Basilica un candelabro liturgico per il presbiterio commissionato alla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone su motivo grafico dello scultore Ettore Marinelli.

 

 

 

 

 

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Articolo a cura di Maria Teresa Martinengo

Il sogno di don Bosco è realtà da 150 anni

Dove tutto è nato, tra benefattori, debiti e guarigioni prodigiose, fino alla diffusione globale

Per costruire la Basilica di Maria Ausiliatrice, don Bosco si prodigò in ogni possibile modo. Debiti, tanti, richieste a personalità laiche ed ecclesiastiche, una grande lotteria, mentre la Madonna aumentava le «grazie» a chi aveva fatto offerte per la sua casa torinese. Guarigioni straordinarie di cui si diffonde la fama… Con un’attività frenetica difficilmente immaginabile oggi tra viaggi, lettere, visite, contatti di ogni tipo, arriva il 9 giugno 1868, 150 anni fa, il giorno – straordinario – della consacrazione. Le cronache raccontano un don Bosco che, per tutto il giorno, circondato da una folla di benefattori ed amici, commosso, non fa altro che lodare la Madonna. Il suo sogno «impossibile» è realtà.

Tempi tristi
Stamane alle 10, con mezz’ora di anticipo sull’ora di apertura delle porte ai fedeli 150 anni fa, inizierà la solenne celebrazione dell’anniversario presieduta dall’arcivescovo di Norcia-Spoleto, monsignor Renato Boccardo, invitato nel ricordo del suo predecessore ottocentesco che suggerì a don Bosco, in relazione a fatti prodigiosi avvenuti a Spoleto, legati ad una effigie mariana (Auxilium Christianorum), di intitolare la basilica a Maria Ausiliatrice. «I tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare la fede cristiana», aveva detto monsignor Arnaldi.

La Messa, in mondovisione su Telepace e in streaming su www.missionidonbosco.org, raggiungerà i salesiani e tutti coloro che in 133 Paesi del mondo (l’ultima scuola è stata aperta in Malesia) conoscono e vivono l’opera di don Bosco, partita da Valdocco, dalla basilica con ogni probabilità più nota e amata al mondo dopo San Pietro.

Qui è nato tutto
«Questa è la casa madre dei Salesiani e di tutti coloro che hanno incontrato il carisma di don Bosco: qui è nato tutto e ogni giorno da ogni parte del mondo arrivano persone che guardando don Bosco e l’Ausiliatrice vivono momenti di profonda commozione – racconta don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco -. Per la città, Maria Ausiliatrice è punto di riferimento, la devozione coinvolge giovani, anziani, fedeli che vivono un cammino di crescita, ragazzi che si interrogano sul proprio percorso di vita, giovani coppie, ex allievi». Tra l’immensa chiesa, le stanze, i cortili si ripercorre l’itinerario di don Bosco. «In occasione del 2015, 200° della nascita del nostro fondatore, quando abbiamo accolto Papa Francesco, e per il 150°, sono stati fatti imponenti lavori di restauro». Oggi la basilica è perfetta, come l’aveva sognata don Bosco.

Articolo a cura di Dario Rei

Il 9 giugno del 1868 ebbe luogo la solenne consacrazione della chiesa (dal 1911 poi basilica) – di Maria Ausiliatrice. La Chiesa era stata voluta da don Bosco proprio a Valdocco, nel quartiere della città che si era posto al centro della sua attività pastorale e pedagogica.
Si narra, secondo una movenza non insolita in molte storie di istituzione, che la prima intuizione del nuovo santuario provenisse “ab extra” , nel sogno della seconda Domenica di ottobre del 1844: «guardai di nuovo, e vidi una stupenda ed alta Chiesa. Nell’interno di quella Chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali stava scritto: Hic domus mea, inde gloria mea».
I lavori iniziarono in realtà molto più tardi, nell’autunno del 1863: senza fondi e accompagnati da peripezie economiche, che tuttavia non ne impedirono il rapido progresso. La prima pietra venne posta il 27 aprile 1865 alla presenza del principe Amedeo di Savoia, duca d’Aosta; il 23 settembre 1866 venne terminata la cupola di 19 metri di diametro, alla cui sommità fu posizionata la grande statua dorata della Madonna, opera di Camillo Boggio. Per la facciata, il progettista e direttore dei lavori Antonio Spezia si era rifatto alla palladiana chiesa di san Giorgio Maggiore in Venezia.
Come si presentasse il Santuario subito dopo la costruzione, lo si vede nel quadro della cappella dedicata a san Giuseppe: un complesso spoglio, senza le decorazioni in marmi policromi, che furono aggiunte successivamente, con l’unica cupola imbiancata a calce. La chiesa fu ingrandita tra il 1934 e il 1942, in concomitanza con la canonizzazione di don Bosco, le cui spoglie sono oggi ospitate in una cappella completata nel 1938: si aggiunsero la cupola minore, varie decorazioni e la costruzione dell’Oratorio, dove sono ancora presenti le stanze originali, e la cappella Pinardi, costruita sulla tettoia-baracca che era stata utilizzata agli inizi nella primavera del 1846.
Singolare connessione della Chiesa torinese con i luoghi natii di don Bosco è offerta dall’opera di Giuseppe Rollini: un pittore rimasto orfano e accolto a Torino nell’ Oratorio di San Francesco di Sales, che lavorò tra il 1869 ed il 1894 a più riprese in Maria Ausiliatrice, negli affreschi della cupola maggiore, nella navata centrale e in varie cappelle, per segnalarsi successivamente anche in altri edifici di culto torinesi e per gli apparati pittorici del Borgo Medievale. Il giovane Rollini (scrive Antonio Bosio in «Storia dell’ antica Abbazia e del Santuario di Nostra Signora di Vezzolano con alcuni cenni sopra Albugnano e paesi circonvicini»,Torino,1872 ) fu autore del quadro votivo della Madonna benefattrice e salvatrice, portato in processione nel 1867 dai «divoti castelnovesi a Maria Vergine del Vezzolano per la cessazione di crudo morbo» (il colera), che infuriava in contemporanea anche a Torino con numerose vittime. Il quadro, esposto per oltre un secolo nella chiesa di Vezzolano nella navata centrale, è stato di recente restaurato e lo si può vedere nella sala dell’abate all’interno del complesso canonicale.

All’anno stesso della consacrazione (1868) risale la grande pala posta sopra il tabernacolo: realizzata da Tommaso Lorenzone e voluta da don Bosco, per rappresentare «Maria, Madre della Chiesa» che la acclama «Madre e Ausiliatrice potente».  Per tutto l’Ottocento, la devozione mariana conosce un intenso sviluppo, che pone in primo piano non più la Mater dolorosa ma Maria l’Ausiliatrice, modello di vita e maternità (anche «allegra», come si esprimerà nelle sue lettere Maria Mazzarello, fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (cfr. «Don Bosco nella storia della cultura popolare», a cura di Francesco Traniello, Sei, Torino, pp. 187-207).

Una tradizione che continua e si rinnova. Secondo una recentissima catechesi del Papa ad inizio 2018 : «il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna. E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare».

«Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che
sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo».

 

 

Articolo a cura di Marina Lomunno

CON MONS. BOCCARDO – LA SOLENNE CELEBRAZIONE DEL 9 GIUGNO

Maria Ausiliatrice concluso il 150°

«La Madonna è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle opere nostre a favore della gioventù». Così don Bosco, parlando con don Giovanni Cagliero, poi cardinale salesiano, motivava il suo desiderio di consacrare «una grande chiesa a Maria Ausiliatrice». È passato un secolo e mezzo dal 9 giugno del 1868 quando l’allora arcivescovo di Torino, mons. Alessandro Riccardi, consacrava la chiesa di Maria Ausiliatrice, presente don Bosco, che vedeva così realizzato il più «audace» dei suoi sogni. Una notte nel 1844, quando ancora non aveva trovato una sede per il suo oratorio, Maria gli apparve indicandogli il terreno dove costruire un luogo dove «Dio sia onorato in modo specialissimo». E così avvenne: don Bosco realizzò tra mille peripezie il sogno della Basilica, la chiesa Madre della futura Congregazione del salesiani, che continua ad essere centro propulsore del sistema preventivo del santo dei giovani in 132 paesi nei 5 continenti dove sono presenti i suoi figli e le sue figlie.

E nella mattinata di sabato, a 150 anni esatti dalla consacrazione, le celebrazioni di questo anno speciale hanno avuto il loro culmine in Basilica: «150 anni fa don Bosco portava a compimento la costruzione di questa Basilica e affermava che era stata la Madonna stessa a costruire la sua casa e che ogni mattone corrispondeva a una grazia» ha ricordato nell’omelia mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che ha presieduto la concelebrazione con decine di salesiani e animata magistralmente dai cori di Basilica, Colle don Bosco e Castelroso diretti dal maestro don Maurizio Palazzo. «Non è tanto il numero degli anni in sé ad impressionare, quanto piuttosto il pensiero delle generazioni che qui si sono succedute, unite nella devozione e nella supplica a Maria Aiuto dei cristiani». Mons. Boccardo è stato invitato a Torino alla chiusura uffi ciale del 150° da don Cristian Besso, rettore della basilica Maria Ausiliatrice e don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco, perché c’è un legame profondo tra don Bosco e la diocesi di Spoleto. «Ringrazio per essere qui stamattina per tanti motivi » ha proseguito mons. Boccardo «perché sono piemontese e qui pellegrino fin da piccolo con mia mamma e poi come pastore della Chiesa di Spoleto-Norcia: la diocesi che mi è stata affidata, e che recentemente è stata martoriata dal terremoto, custodisce una venerata immagine in un santuario nelle valli di Spoleto che ha come titolo ‘Aiuto dei cristiani’. Nelle memorie del santo si dice che il 24 maggio 1862 ‘don Bosco annunzia alla sera con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di una immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto’ e dice che ‘siccome la devota immagine non aveva alcun titolo, l’Arcivescovo di Spoleto mons. Arnaldi giudicò che fosse venerata sotto il nome di Auxilium christianorum’». Di qui l’ispirazione di don Bosco ad intitolare a Maria Ausiliatrice la «sua» Basilica. Chissà, come ha auspicato il rettore don Besso, in memoria del 150° non  si possa gemellare l’Ausiliatrice di Valdocco con l’Ausiliatrice di Spoleto…

La concelebrazione di ieri, come ha richiamato don Stefano Martoglio, consigliere per la regione mediterranea del salesiani, ringraziando mons. Boccardo a nome del Rettor Maggiore, ha suggellato un fitto calendario di celebrazioni promosse dalla Comunità salesiana di Maria Ausiliatrice in occasione del 150° della consacrazione della Basilica:
tra queste, la visita il 6 marzo scorso a Maria Ausiliatrice del presidente della Cei Gualtiero Bassetti e poi, nelle scorse settimane, la visita ispettorialedi animazione del Rettor Maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che ha partecipato alla solenne processione di Maria Ausiliatrice nella solennità del 24 maggio presieduta dall’Arcivescovo. Al termine della solenne concelebrazione, il rettore della Basilica ha anche ringraziato i numerosi benefattori tra cui il giornalista Maurizio Scandurra e l’imprenditore Cristiano Bilucaglia che hanno regalato per il 150° un candelabro liturgico per il presbiterio commissionato alla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone disegnato dallo scultore Ettore Marinelli, in memoria dell’avvocato torinese Bruno Poy.