Istituto Internazionale Edoardo Agnelli: l’evento “Insieme costruiamo futuro”

Nella giornata di oggi, 27 aprile si è tenuto l’evento “Insieme costruiamo futuro” dell’Istituto Internazionale Edoardo Agnelli di Torino. Grazie all’incontro svoltosi in Aula Magna con ospiti e invitati di rilievo, è stato presentato l’ambizioso progetto di rinnovo delle aule e dei laboratori dell’ITT che prenderà ufficialmente inizio il prossimo 24 maggio (Festa di Maria Ausiliatrice).

Intelligenza artificiale, realtà virtuale, industria 4.0, sostenibilità energetica: l’Istituto Edoardo Agnelli continua a formare eccellenze, con uno sguardo aperto al futuro e all’innovazione. Animata da questa vocazione educativa, l’Opera salesiana ha scelto di investire in nuovi ambienti. Tale progetto ha trovato il favore di partner significativi, quali la Fondazione Agnelli che ha stanziato un generoso contributo.

L’appuntamento ha avuto inizio con i saluti di rito da parte del Direttore dell’Opera don Claudio Belfiore il quale ha riportato le parole del Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Fabrizio Manca, che per cause di forza maggiore non ha potuto partecipare all’evento, lasciando tuttavia un pensiero per l’iniziativa.

Alfredo Trentalange, Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, è stato il moderatore dell’evento.

Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Agnelli ha dato il suo contributo da remoto spiegando che la fondazione esiste da più di 50 anni e l’investimento fatto ha come obbiettivo quello di contribuire al progresso.

Tra i contenuti mandati in onda durante l’incontro, quelli di Mauro Berruto, già Allenatore della Nazionale di pallavolo e precedente Amministratore delegato della Scuola Holden:

Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è la bellezza e la forza della parola INSIEME. Come dice anche Papa Francesco “Nessuno si salva da solo”. Questa parola mi fa pensare alla poesia di un grandissimo sportivo Muhammad Ali, che recita “Me, We” ovvero “Io, Noi”. Queste due parole si riflettono l’una con l’altra. Se c’è qualcosa che riguarda il singolo questa si specchia in qualcosa che riguarda l’identità collettiva. L’Io mette a disposizione tutto ciò che ha e la collettività, noi, si nutre di ciò. Questo ci fa capire che la parola chiave fondamentale è INSIEME.

Nei suoi filmati, Berruto, ha trattato tre parole-chiave: INSIEME, COSTRUIAMO e FUTURO.

Secondo Stefano Molina, Responsabile Area Scuola e Università dell’Unione Industriale Torino, ai ragazzi non bisogna più chiedere “Che lavoro volete fare da grandi?” ma a questa nuove generazione va chiesto “Quali lavori volete fare da grandi?”. Questo perchè, al giorno d’oggi, viste le nuove tecnologie bisogna essere versatili, e siccome il futuro è incerto si ha la necessità di creare un’alleanza tra scuola e lavoro.

Successivamente, il Team di allievi dell’Istituto Tecnico Tecnologico dell’Edoardo Agnelli ha presentato due progetti: la  casa domotica e la serra.

Secondo Giovanni Bosco, Preside dell’Istituto Tecnico Tecnologico e del Liceo Scientifico dell’Edoardo Agnelli, le attività di laboratorio sono fondamentali poichè suscitano, da parte degli studenti, interesse e voglia di approfondimento delle competenze, questo grazie agli ambienti adatti e ai docenti formati e sempre aggiornati.

Don Claudio Belfiore ha poi concluso l’incontro affermando che tra l’attenersi alle norme o innovare, l’Agnelli ha scelto di innovare, creando degli ambienti confortevoli e piacevoli. Il cuore dell’innovazione ha inizio il 24 maggio con 7 nuovi laboratori, più uno spazio generale.

Mai come oggi, noi, insieme costruiamo futuro!

DS MOOD – 6 Maggio: Festa di San Domenico Savio

Per assaporare al meglio la festa del 6 maggio dedicata a San Domenico Savio, ecco una proposta che ripercorre lo stile del giovane Domenico, il DS Mood!

Oltre all’evento “a quiz” dedicato alle scuole che si svolgerà il giorno della festa, vengono di seguito proposti due contributi video per la riflessione e 4 attività da proporre ai ragazzi per vivere il DS Mood!

La compagnia dell’Immacolata

Domenico Savio aveva 12 anni quando si mise a lavorare per un grande progetto che aveva in testa. Scelse alcuni dei suoi amici di cui si fidava di più e li invitò a unirsi insieme per formare un gruppo chia­mato «Compagnia dell’Immacolata».
Lo scopo di questo gruppo era quello di darsi delle regole per fare del bene agli altri con l’aiuto di Maria, ne riportiamo qualcuna.
Promettiamo di:

1. Aiutare i nostri compagni e incoraggiarli, correggerli se sbagliano con pazienza e in privato
2. Non perdere tempo: impegnarci a scuola e in tutti i nostri doveri.
3. Giocare con gli altri durante le ricreazioni
4. Ascoltare i consigli dei genitori e degli insegnanti osservare con esattezza le regole della casa.
5. Non escludere nessuno, sopportare con pazienza anche i compagni più lontani, non prendere in giro gli altri.
6. Accettare il cibo che ci viene dato a tavola senza lamentarsi ma piuttosto ringraziare e distogliere anche gli altri dal lamentarsi.
7. Pregare la mattina e la sera, in particolare affidarsi a Maria: per il nostro gruppo, i nostri amici, la nostra famiglia. Vivere la confessione e partecipare alla Messa.
8. Prendere un impegno concreto per aiutare in casa, a scuola o qualche amico che ha bisogno.
9. Leggere la vita di un giovane santo.

La Compagnia è posta sotto la protezione dell’Immacolata Concezione, di cui avremo il titolo e porteremo la medaglia. Una sincera, filiale, illimitata fiducia in Maria, una tenerezza particolare verso di lei, una devozione costante ci renderanno superiori a ogni ostacolo, tenaci nelle risoluzioni, rigidi verso noi stessi, amorevoli col nostro prossimo, ed esatti in tutto.

Lettera dell’Ispettore marzo 2021 con gli auguri pasquali

Si riporta di seguito la lettera dell’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Leonardo Mancini per il mese di marzo con gli auguri di Pasqua.

A confratelli e laici corresponsabili di
Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania

Carissimi/e, 

un saluto cordiale a tutti voi. 

Siamo prossimi alla festa di Pasqua; la liturgia in questi giorni ci sta facendo ripercorrere  le vicende della vita di Gesù relative alla sua Passione, Morte e Risurrezione. E noi siamo  invitati  a maturare  la  convinzione  che  quanto  viene  raccontato  ci  riguarda direttamente;  riguarda la mente, il cuore, le mani; riguarda ogni meandro fisico e spirituale della nostra vita.  

E non solo perché questo tempo di pandemia è per tanti versi – specialmente per alcuni,  giovani compresi – un tempo di “passione”, ma perché la nostra vita è chiamata a diventare  “una” con la vita di Gesù; è chiamata a scoprire nel volto di Gesù  le fattezze del proprio volto; è  chiamata, immedesimandosi in  Lui, a  portare  alla  luce il  codice  attraverso  cui  decifrare il  mistero che si porta dentro e che le può permettere di “rinascere dall’alto”.  

Questa operazione interiore di condivisione della vita di Gesù è possibile se percorriamo  i  suoi  sentieri,  e  lo  seguiamo  anche  nella sua Passione, Morte  e  Risurrezione, disponibili  a  morire e risorgere misticamente con Lui.  

Ma siamo già stati battezzati – dirà giustamente qualcuno – ; il passaggio dalla morte alla risurrezione  lo  abbiamo  vissuto  in  quel  sacramento misterioso  e  bellissimo,  ricevuto  presumibilmente quando eravamo in braccio a nostra mamma. Vero, ma il Battesimo è seme,  più  che  frutto;  innesca  un  processo,  abilita  a  compierlo…  ma  attende  la  nostra  risposta,  l’adesione del cuore. 

Seguire Gesù,  immedesimarsi  sempre  più  con  Lui; lasciare  che Lui entri  in  noi,  perché noi entriamo in Lui; e ricevere così il dono gratuito e impagabile della vita nuova… rinascere nuovi: questi sono alcuni aspetti  fondamentali del progetto di vita al quale siamo  invitati dalla celebrazione del Mistero Pasquale.  

Nel presentare a ottobre scorso la necessità di un Patto Educativo Globale ci è stato ricordato come sia necessario – per educare integralmente i ragazzi – sanare alcune fratture che  il  nostro  tempo  si  porta  dentro:  una  di  queste  fratture  è  quella  tra  educazione  e  trascendenza.  Cito  da  una  conferenza sul  tema di  Mons. Vincenzo  Zani,  Segretario  per  la  Congregazione per l’Educazione Cattolica: Se è vero che l’uomo non è limitato al solo orizzonte  temporale  ma,  vivendo  nella  storia,  conserva  integralmente  la  sua  vocazione  eterna,  allora  l’educazione è  introdurre  i ragazzi e  i giovani nella realtà  totale, di cui una dimensione  fondamentale è l’apertura al trascendente, apertura che rende possibile dischiudersi alla  speranza. Per sanare questa frattura verticale tra l’uomo e l’assoluto, è necessario avere come  punto di riferimento un’antropologia “integrale” e allo stesso tempo “concreta” che permetta  alla persona umana di guardare oltre, di dilatare gli orizzonti della ragione e del cuore

Vuol dire che ragazzi e giovani (come noi) per raggiungere pienezza di vita e di gioia  hanno bisogno di indagare e scoprire il mistero che li abita; e solo in Cristo questa scoperta  è veramente possibile; scriveva Don Bosco nella cosiddetta “Circolare sui castighi”:

Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è padrone, e noi non potremo riuscire a cosa  alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi. Invece  spesso  constatiamo  che molti  giovani – ma  forse ogni  tanto anche  noi  – ritengono che la vita piena e la gioia abitino presso indirizzi lontani dalla fede cristiana;  o che vita e gioia non siano motivate ad interrogare il Vangelo per rigenerarsi o implementarsi.  Alla frattura tra educazione e trascendenza si aggiunge oggi un’altra frattura che come  educatori  certamente  non  stiamo  ignorando: la frattura educativa, provocata  dall’emergenza  sanitaria.  Cosı̀  si  esprimeva  il  Cardinal  Bassetti  all’ultimo  Consiglio  permanente della CEI, il 22 marzo scorso: In una situazione oggettivamente inedita e complicata,  ci è chiesto di continuare a coltivare un rapporto educativo capace di relazione, prossimità,  ascolto,  attenzione,  supporto,  fiducia.  È un  atto  di  responsabilità  nei  confronti  della  nuove  generazioni; è un atto cruciale di speranza

Facendo sintesi

Da  credenti,  la  Pasqua  è  per  noi  uno  scrigno pieno  di  tesori unici,  irripetibili,  straordinari; la cui chiave si trova solo se accettiamo di seguire Gesù , di lasciarlo entrare in noi  e noi di entrare in Lui, di morire e rinascere con Lui, di diventare nuovi. 

Da educatori, il percorso che possiamo desiderare e proporre ai ragazzi – per quel che è  possibile – è lo stesso: siamo invitati a riavvicinare – per loro – la terra con il Cielo, a sanare la  frattura tra educazione/vita  quotidiana  e trascendenza; chiamati  ad  aiutarli  a  dilatare  gli  orizzonti della ragione e del cuore; ricordargli che la chiave per entrare nel loro cuore e per  “accendere” la loro maturazione è custodita nel mistero di un Dio crocifisso e risorto; e  che solo immergendosi in quel mistero si comprende in pienezza il nostro personale mistero. E  sappiamo che quando non ci stanchiamo di coltivare un rapporto educativo capace di relazione,  prossimità, ascolto… il cuore dei giovani respira meglio, ed in loro si accende la speranza

So  che  questo  è  l’impegno  quotidiano  di  tutti  voi,  carissimi confratelli  e  laici  corresponsabili, operanti a diverso titolo nell’educazione e nell’evangelizzazione. So bene che  questo impegno da  oltre  un anno viene messo duramente alla prova dall’attuale emergenza  sanitaria. Ma so anche che tale impegno è veramente  fecondo, e sta costruendo futuro per la  Chiesa e la società . Io non posso che ringraziarvi per il servizio che svolgete; ma desidero 

nel contempo incoraggiarvi, sostenuto dal messaggio della Pasqua. La Pasqua ribadisce con  forza che la vittoria di Gesù  sulla morte e sul peccato dona vita in abbondanza! Se continuiamo  a metterci umilmente  e  fiduciosamente  alla sequela  del Risorto,  Lui viene  ad  abitare in noi,  dentro la nostra vita, dentro la nostra storia; e viene ad abitare nei giovani, dentro la loro vita,  dentro la loro storia. E la vita nuova del Risorto, rende possibile a ciascuno di noi, come ai  ragazzi, di diventare nuovi! 

Con l’impegno  di  ricordare nella  nostra preghiera e  di  farci  prossimi  a quanti oggi  si  trovano in condizioni di sofferenza  fisica e spirituale, ma anche ulteriormente spronati dalle  parole pronunciate da Don Bosco all’Arcadia nel Venerdı̀ Santo del 1876 (MB XII 641): Egli solo  colla sua Passione e Morte ci ha fatti figli di Dio, suoi fratelli, membri dello stesso suo Corpo, eredi  dei medesimi tesori del Cielo

vi auguro di cuore una serena e santa Pasqua di Risurrezione

Valdocco, 31 marzo 2021

Con grande affetto in Don Bosco
Don Leonardo Mancini

MGS Day: rivivi l’evento

Sabato 20 e domenica 21 marzo 2021 si è svolto il tradizionale appuntamento dell’MGS Day grazie alle dirette streaming che hanno permesso a molti giovani di potersi collegare da casa o dal proprio centro per vivere al meglio le varie attività, giochi, riflessioni, testimonianze, preghiere che sono state proposte nelle due giornate.

Sulla pagina di PG Don Bosco dedicata all’MGS Day è possibile rivivere le parti salienti dell’evento, come la testimonianza di Alessandro Ciquera, (coautore del libro “La speranza ha il vestito azzurro. Storie di vite che non si arrendono), la presentazione del Concorso per il logo Nazionale, l’estratto dell’omelia dell’Ispettore don Leonardo Mancini e la sua la Buonanotte, ed infine il saluto di Suor Carmela.

Abitare in vicinanza: l’incontro di formazione con Johnny Dotti

Nell’ambito del progetto “Abitare in vicinanza” promosso da AGS per il territorio e finanziato da Compagnia di San Paolo, si è svolto, nella serata di ieri, 22 marzo 2021, un incontro di formazione insieme a Johnny Dotti, presidente di “è-one abitare generativo”.

Un’ora e mezza di condivisione a partire dall’esperienza personale di abitare di Johnny Dotti ma con tantissimi spunti di riflessione per le esperienze di abitare dei partecipanti alla formazione: housing, famiglia, vocazioni, educatori, volontari.

Un momento molto ricco che sicuramente si riserverà di trovare altri spazi di riflessione.

Presenti una sessantina di partecipanti che hanno espresso favore all’iniziativa e, con le loro domande, hanno animato la serata e sollecitato i relatore a sottoporci riflessioni sempre più precise e puntuali.

Ci sembra che il tema dell’Abitare abbia riscosso un interesse importante, abbia richiamato in noi il concetto dell’ospitalità come uno stile, abbia sollecitato il rinascere di simboli e significati e la necessità di costruire parole chiave che identificano il nostro accogliere.

Abbiamo toccato l’interessante binomio “abitare e rischiare” e come il nostro ospite spesso sia scomodo rispetto ad una visione romantica dell’aiuto.

Eccoci qui, carichi di nuove domande che lasceremo decantare fino al prossimo incontro.

Buonanotte Quaresima 2021 con Don Bruno Ferrero

Le storie della Buonanotte raccontate da Don Bruno Ferrero per vivere la Quaresima

Basilica Maria Ausiliatrice – San Giuseppe: Un cuore di padre

In occasione della festa di San Giuseppe del 19 marzo e dell’anno speciale a lui dedicato (indetto da Papa Francesco fino all’8 dicembre 2021), la Basilica Maria Ausiliatrice propone un triduo di preparazione alla ricorrenza nei giorni del 16-17-18 marzo: “San Giuseppe, l’uomo di cui il cielo si fida“.

Nella Basilica di Maria “aiuto dei cristiani” invochiamo San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, affinché custodisca nell’unità tutta la Chiesa. Come è evidente nel quadro a lui dedicato presente in Basilica, chiediamo al Santo di proteggere tutti gli oratori e le iniziative della Famiglia Salesiana nel mondo.
Don Guido Errico, Rettore della Basilica Maria Ausiliatrice

TRIDUO DI PREPARAZIONE:

  • 16 – 17 – 18 Marzo
    S. Messa alle ore 17:00 presiede don Maurizio Palazzo.
  • Venerdì 19 Marzo
    Solennità di San Giuseppe – S. Messe ore 9.00, 17.00 e 18.30.

 

Cammino Quaresimale 2021

La Pastorale Giovanile e il Movimento Giovanile Salesiano propongono un cammino quaresimale in preparazione alla Santa Pasqua 2021.

Il materiale a disposizione è stato pensato per vivere tutto il periodo della Quaresima (dal 17 febbraio) come un tempo di silenzio, di ascolto e di riflessione, un’esperienza di “deserto” di 40 giorni, sulle orme del Signore. C’è bisogno infatti di qualcuno che del deserto abbia già fatto esperienza prima di noi, per poterci dire che il deserto si può attraversare. Che il deserto e la morte non sono l’ultima parola.

Il cammino comprende una proposta per la liturgia del Mercoledì delle Ceneri, con un momento penitenziale; per ciascuna settimana della Quaresima invece, una Via Crucis divisa in 6 tappe, una parola chiave con il video correlato e un fatto di attualità per riflettere.

Il percorso è stato pensato per le medie, le superiori (biennio e triennio) e per i CFP e man mano saranno resi disponibili tutti i contenuti per ciascuna sezione.

Il Triduo pasquale conterrà una proposta anche per i giovani, gli universitari e le famiglie.

Lettera dell’Ispettore gennaio 2021: auguri per la festa di don Bosco

Si riporta di seguito la lettera dell’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Leonardo Mancini con gli auguri per la Festa di don Bosco.

A confratelli e laici corresponsabili di
Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania

Carissimi/e, 

un saluto cordiale a tutti voi. 

Vi scrivo in prossimità della festa del nostro padre Don Bosco, per farvi gli auguri e  per affidare alla sua intercessione tutti coloro che fanno parte delle nostre comunità  educativo-pastorali. Affidiamo all’intercessione di Don Bosco in modo particolare quanti oggi si trovano in condizioni di difficoltà materiale o spirituale; tra gli altri desidero  ricordare il Sig. Giacomo Bonassoli e Don Silvio Carlin, che si trovano entrambi in gravi  condizioni di salute.  

Oltre a questo vorrei però chiedere a Don Bosco, per me e per voi, anche un altro dono particolare: gli chiedo che ci insegni ad imitare il suo sguardo. Sono senz’altro tante  le caratteristiche di Don Bosco che ci colpiscono, ma adesso desidero fermarmi unicamente  sul suo sguardo, su come lui ha scelto di guardare il mondo; o meglio, sulla prospettiva a  partire dalla quale egli ha scelto di guardare il mondo

Anni fa uscì una serie di disegni, ripresi da sue foto o quadri, che raffiguravano gli  occhi di Don Bosco visti da punti di vista e con tagli differenti. Era un modo per dire che il  suo sguardo aveva una fascino particolare ed anche una sorprendente capacità di  trasmettere affetto: lo sguardo era senz’altro uno degli strumenti che permettevano a Don  Bosco di infondere quell’amore dimostrato e personalizzato che lui chiamava  “amorevolezza”; il suo sguardo “parlava” alla persona e la faceva sentire unica! 

Per giungere a maturare quello sguardo, oltre all’aiuto indispensabile dello Spirito  Santo che modella il cuore a chi permette di lasciarselo plasmare, credo che Don Bosco sia  passato attraverso la convinzione che bisognasse scegliere una prospettiva particolare da  cui guardare il mondo: bisognava scegliere di guardarlo dalla parte dei giovani, con gli  occhi stessi dei giovani (ma con il cuore di Dio): Amate quello che amano i giovani, perché i  giovani amino quello che amate voi. 

L’esperienza vissuta in carcere con Don Cafasso all’inizio del suo ministero  sacerdotale, esperienza che gli permette di conoscere le drammatiche conseguenze a cui va  incontro un ragazzo abbandonato a sé stesso, gli insegna (anche se lui aveva già cominciato  a capirne la necessità alla scuola attenta di Mamma Margherita) che per aiutare davvero gli  altri – ed in particolare i giovani – bisogna prima conoscerli, capirli, amarli, mettersi nei  loro panni, accorgersi delle loro ferite, amare quello che loro preferiscono, guardare il  mondo come loro lo vedono.  

Ho l’impressione che spesso noi educatori corriamo il rischio di seguire il procedimento opposto: chiediamo ai giovani di guardare il mondo solo come lo vediamo  noi, e non accettiamo il confronto. 

Mi pare che Don Bosco non faccia così. Andando – potremmo dire – alle periferie 

geografiche ed esistenziali del mondo giovanile, camminando in una sorta di esodo personale  – quello richiesto dalla sua vocazione – egli prova a guardare le cose come si vedono da lì,  dalla periferia; ed in particolare come si vedono con gli occhi dei giovani del carcere. Credo  che questo gli permetta di comprendere meglio perché un giovane arriva alla reclusioneegli intuisce la solitudine di chi giungendo dalle vallate di montagna per lavorare a Torino  si trova presto senza soldi, senza aiuti, lontano dagli affetti familiari e possibile vittima di  sfruttamenti. Gli appare evidente il rischio che i ragazzi – trovandosi in questa situazione – cadano nell’illecito, che scivolino verso modalità di vita poco dignitose, che diventino via  via incapaci di cogliere ciò che è davvero importante, che perdano il gusto di ricercare il  senso dell’esistenza, il progetto che dall’eternità Dio ha sognato per ciascuno di loro; che  considerino Dio come un nemico, o comunque come insignificante e assente dalla loro vita.  E nello stesso tempo, dentro lo sguardo dei ragazzi carcerati, Don Bosco intuisce anche  sogni, desiderio di riscatto, consapevolezza della propria fragilità… 

Don Bosco comprende allora che deve trovare il modo di aiutare i ragazzi offrendo  loro gli strumenti ed i sostegni adeguati. Capisce che c’è bisogno di amici dell’anima (se  fuori trovassero un amico…) ma anche di amici del corpo: cioè di chi dia da mangiare,  dormire, giocare, imparare, lavorare e faccia sentire l’affetto di un papà e di una mamma  ora lontani.  

Don Bosco sceglie di fatto una “visione prospettica periferica”, e probabilmente non  perché voglia limitare ai ragazzi più poveri (anche se li preferisce: specialmente i più poveri)  la sua azione educativa e pastorale, ma perché comprende che quel punto di vista gli  permette poi di allargare lo sguardo e il suo raggio d’azione davvero su tutti: è partendo  dai piccoli, dai poveri, che si raggiungono anche i “grandi”, mentre è raro che si riesca ad  includere tutti se si utilizza il procedimento contrario!  

Non sorprende la scelta “periferica” di Don Bosco: è dello stesso genere infatti la  scelta dell’Incarnazione da parte del Verbo. Dio anticipa il tipo di prospettiva esplorata da  Don Bosco, decidendo di porsi Lui stesso alla “periferia” della creazione, dove il peccato sta  minando la salvezza terrena ed eterna dell’uomo e dell’intero universo; egli sceglie perciò  di vivere, insegnare, lavorare, amare, morire… da uomo, caricandosi il peccato del mondo.  Il maestro della visione prospettica periferica scelta da Don Bosco è il Signore Gesù.  

Celebrare la festa di Don Bosco credo allora che possa significare anche riscoprire il  suo “sguardo prospettico periferico”, il punto di osservazione da lui scelto per guardare il  mondo, ed imitarlo, per quanto ci è possibile! È il punto di osservazione che anche il Papa  ci chiede di avere nel guardare la realtà. È un tipo di prospettiva, di sguardo, sul quale tutta  la Chiesa – in uscita – è invitata a verificarsi.  

Carissimi, in questo tempo di pandemia siamo chiamati una volta di più a guardare  il mondo come lo stanno guardando adesso i giovani; in questa sorta di “reclusione” in cui  tutti siamo costretti, probabilmente maturano nuove povertà ed anche nuovi sogni. Ci aiuti  Don Bosco ad assumere il suo sguardo per capire che cosa sta abitando il cuore dei giovani 

e per meglio contribuire alla salvezza della gioventù, «questa porzione la più delicata e la più  preziosa dell’umana società» (MB II 45). 

Buona festa a tutti!

Valdocco, 31 gennaio 2021

Con grande affetto in Don Bosco
Don Leonardo Mancini