Radio Franceinfo: intervista al Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice

Il 27 febbraio scorso, la radio francese Franceinfo ha trasmesso un’intervista al Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino, don Guido Errico, in merito alle disposizioni messe in atto nelle chiese in questi giorni a causa del virus Covid-19.

Si riporta di seguito l’articolo in lingua originale pubblicato dal sito della rete radiofonica, a cura di Matthieu Mondoloni. Sul sito ufficiale è possibile ascoltare l’intera intervista.

Covid-19 : “Tout le monde a peur, et nous on perd beaucoup”, racontent les habitants de Turin mis sous cloche

– Des bénitiers vides dans les églises –

Entre les mains de dieu, peut-être, mais peu d’habitants se rendent dans les églises. Pour cause, il est interdit ce célébrer la messe au moins jusqu’à la fin de la semaine. “Nous avons aussi demandé aux fidèles de prendre quelques précautions pour éviter les risques de contagion”, explique le père Guido Errico.

Il n’y a plus d’eau dans les bénitiers pour les signes de croix et, au moment de l’eucharistie, on ne donne plus le pain directement dans la bouche, mais dans les mains.

don Guido Errico à franceinfo

Acutis sarà beato, un libro lo presenta – La Voce e il Tempo

Il 21 febbraio scorso, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare i rispettivi decreti riguardanti il miracolo attribuito all’intercessione del giovane Carlo Acutis, morto a 15 anni per una leucemia fulminante.

La Voce e il Tempo dedica un articolo al futuro beato e al libro che racconta la sua vita pubblicato dall’Editrice Elledici, a cura del salesiano don Umberto De Vanna. Si riporta di seguito l’articolo che sarà pubblicato domenica 1 marzo 2020, a cura di Michele Gota.

Acutis sarà beato, un libro lo presenta

«È stato un giovane libero e lieto, Carlo Acutis, contento della vita, capace di compassione e di gratuità. Ha vissuto i suoi 15 anni ‘alla grande’, all’altezza dei suoi desideri più veri».

Così scrive mons. Paolo Martinelli, Vescovo ausiliare di Milano, nella presentazione di questo libro.

Carlo Acutis nasce nel 1991 a Londra, dove i genitori si trovano per motivi di lavoro; poi, la famiglia si trasferisce a Milano; lui frequenta scuole cattoliche; è appassionato di sport ed informatica (realizza programmi, crea siti web, cura la redazione di giornalini); ha una valanga di amici; muore di leucemia acuta, a Monza, ad appena 15 anni, nel 2006. Per suo desiderio è sepolto ad Assisi, nel santuario della Spogliazione. Da poco, Papa Francesco lo ha dichiarato venerabile e parlando di lui, ha detto che «ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza». Basterebbero questi cenni per intuire che «Carlo è il santo che non ti aspetti perché ha tutte le caratteristiche dei ragazzi d’oggi», e anche per- ché è «innamorato di Dio».

I suoi gesti, la sua testimonianza quotidiana, anche negli ultimi giorni in ospedale, lasciano tutti meravigliati. E chi lo ha conosciuto, a scuola, nell’oratorio, al Meeting di Rimini, sul web, in ospedale appunto, ne parla con le lacrime agli occhi. Una citazione tra le tante: per il suo fidato Rajesh, l’induista che vive in casa sua come domestico, Carlo è un tale esempio di spiritualità e santità – «perché un ragazzo così giovane, così bello e così ricco normalmente preferisce fare una vita diversa» – che si fa battezzare.

Ed oggi sono tantissime le persone, non soltanto in Italia, che si rifanno alla testimonianza di Carlo per vivere la fede con gioia ed entusiasmo. Un adolescente, dunque, da portare come esempio e soprattutto da imitare. In questo aiutati anche dal bel volumetto del salesiano Umberto De Vanna, autore di numerosi libri di catechesi e spiritualità giovanile e già direttore di riviste Elledici.

Il testo propone, com’è comprensibile, una biografia di Carlo, ma in modo quanto mai giovanile, con frasi, scritti, commenti suoi e delle persone che lo hanno conosciuto, alternati a tante foto a colori. Immagini quasi in ogni pagina, dove lui – già da bambino, ma ancor più adolescente – è sempre allegro e sorridente, e sembra chiedere a chi le guarda: perché non anche tu? Perché Carlo «era affascinato da una forte spiritualità che ha vissuto senza complessi, respirando il mondo della fede con la spontaneità di uno che si direbbe caduto giù dal cielo». Perché, come è stato scritto, Carlo è «il vero ‘scandalo’ di oggi: un giovane che aspira alla santità». Perché ha vissuto «la sua adolescenza come occasione per portare il Vangelo».

Sono testi e immagini che non lasciano indifferenti, anzi commuovono il lettore. A questo vanno aggiunti i suggerimenti, presenti alla fi ne di ogni capitolo, per la riflessione personale e di gruppo. Un libro, quindi, utile per conoscere la vita di Carlo, stimolante anche per i meno giovani e un valido strumento per educatori e animatori di gruppi.

Michele GOTA

Umberto De Vanna,
«Carlo Acutis. 15 anni di amicizia con Dio», Elledici

Rettor Maggiore: Il profilo dell’educatore al centro dei lavori del CG28

Il quotidiano L’Osservatore Romano dedica un articolo a cura del Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime sul profilo dell’educatore al centro dei lavori del capitolo generale salesiano e sul tema «Quali Salesiani per i giovani di oggi?». Di seguito il testo dell’articolo pubblicato in data odierna.

Il profilo dell’educatore al centro dei lavori del capitolo generale salesiano

Con don Bosco come modello

ÁNGEL FERNÁNDEZ ARTIME

«La nostra non è un’assemblea di azionisti di una industria, non è un’assemblea politica con le fazioni dai contrastanti interessi economici, di prestigio, di ambizioni. Noi siamo qui Chiesa, meglio, assemblea di uomini consacrati, riuniti nel nome del Signore, votati totalmente a un ideale sovrannaturale: noi sentiamo di essere uomini di fede, le cui preoccupazioni hanno le loro radici nella fede e la cui attività, anche questa in atto, è tutta illuminata, ravvivata e motivata dalla fede. Siamo qui infatti non per interessi in qualsiasi modo umano, ma per gli interessi di Dio, del suo Regno, della sua Chiesa»

( Discorso del Rettor maggiore don Luigi Ricceri in apertura del Capitolo Generale Speciale, Roma 1971 ).

Pensando al frutto del nostro Capitolo generale, ciò che ho appena citato risulta decisivo: ciò che non conduce all’incontro con Dio nella persona del suo Figlio Gesù Cristo non viene da Dio e non ci servirà. Ciò che non ci rende più fedeli al carisma e allo stesso don Bosco, il nostro fondatore, è destinato al fallimento anche se i miraggi del momento sembrano annunciare qualcos’altro. Non siamo una Congregazione con molti secoli di vita; ma non siamo neppure gli ultimi arrivati e i 160 anni di storia ci hanno già insegnato molto. Solo lasciandosi guidare dallo Spirito di Dio la Congregazione trova il modo di dare la risposta migliore qui ed ora. Solo uno sguardo libero e lucido di fronte a mentalità fortemente secolarizzate ed edoniste permette un cammino sicuro.

Altri tentativi, prima o poi falliscono, logorano e fanno languire quell’ideale di vita che portò alla fondamentale decisione del giovane Cagliero: «Frate o non frate, sto con Don Bosco». Tutti i presenti conoscono il tema del Capitolo generale: «Quali Salesiani per i giovani di oggi?». Il tema risponde all’urgenza che abbiamo di concentrare la nostra attenzione, in questo momento della nostra storia, sulla persona del salesiano che come uomo di Dio, consacrato e apostolo, deve essere capace di sintonizzarsi il meglio possibile con gli adolescenti e i giovani di oggi e con il loro mondo allo scopo di camminare con loro, nell’educazione e formazione alla fede, aiutandoli ad essere buoni credenti – considerando che molte volte professano altre religioni – e preparandoli per la vita, accompagnandoli nella ricerca di senso e all’incontro con Dio. E siamo consapevoli di non essere solo noi ad avere la responsabilità di questa missione. La realizziamo contando su numerose altre forze di educatori ed educatrici, dei tanti laici di tutte le presenze del mondo salesiano.

Il tema che ci occuperà in queste sette settimane è unico e articolato in tre nuclei:

  • la priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi;
  • il profilo del salesiano per i giovani di oggi;
  • insieme ai laici, nella missione e nella formazione.

Il mondo nel quale viviamo in questo XXI secolo, caratterizzato dalla diversità delle culture e dei contesti, ha bisogno di incontrare salesiani consacrati – apostoli preparati e disposti a vivere la propria vita con la mente e il cuore di don Bosco. Salesiani capaci di continuare a donare la vita per i giovani del mondo di oggi, con i loro linguaggi, le loro visioni e i loro interessi.

Senza dubbio molti di questi adolescenti e giovani si trovano nelle case salesiane, mentre molti altri frequentano “altri cortili”: siamo salesiani anche per loro. Quanto proposto al Capitolo generale come sfida per l’intera Congregazione, speriamo di realizzarlo nell’unico modo possibile e valido: nel cammino della fedeltà al Signore e a don Bosco e nella fedeltà ai giovani.

Molti di questi giovani, con maggiore o minore consapevolezza, chiedono di non essere abbandonati al loro destino, un destino incerto, come naufraghi, per la nostra incapacità di essere educatori, amici, fratelli e padri – come, invece, fu don Bosco per i giovani del suo tempo – in grado di percepire le loro necessità o di ascoltare la loro chiamata. Per questa ragione la riflessione capitolare deve concentrarsi sui seguenti elementi. Dare l’assoluto primato alla missione salesiana con i giovani di oggi , e tra loro dando la priorità ai più bisognosi, ai più poveri e abbandonati.

Una predilezione per gli adolescenti e i giovani di oggi che in un certo senso sono, senza dubbio, differenti da quelli di dieci anni fa; come differenti sono i contesti sociali ed educativi nei quali vivono e che per tale ragione condizionano oggettivamente la nostra missione . Sappiamo bene che parlando di questa predilezione per i giovani ci stiamo riferendo a qualcosa di essenziale e di costitutivo della nostra identità carismatica.

Citando il testo della lettera di convocazione al CG28 ricordo all’assemblea capitolare questa priorità:

«Il nuovo Capitolo generale sarà un’opportunità per discernere attentamente e per verificare con coraggio se le nostre presenze, le nostre opere e le nostre attività sono al servizio dei giovani più poveri; se essi occupano il nostro cuore e sono al centro delle nostre preoccupazioni e dei nostri interessi; se concentriamo le nostre energie e sforzi per loro».

Ciò che ci viene chiesto e che ci si aspetta da noi salesiani sarà possibile solo se saremo in grado di essere «come don Bosco, con i giovani e per i giovani». Per questo una parte decisiva della nostra riflessione e delle nostre delibere capitolari dovrà prestare particolare attenzione alla persona del salesiano e alla nostra formazione, sia iniziale sia permanente.

Con don Bosco come modello, dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire uomo consacrato di fede profonda; dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire passione apostolica per i giovani; dire oggi salesiano dovrebbe essere lo stesso che dire figlio di Dio che sa di essere e si sente padre dei giovani; dire oggi salesiano dovrebbe essere lo stesso che dire identità carismatica di ognuno che arricchisce la Chiesa del carisma di don Bosco e crea la comunione ecclesiale; dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire apostolo dei giovani sempre fedele, sempre flessibile e creativo; dire salesiano oggi dovrebbe essere lo stesso che dire sempre educatore, sempre amico dei giovani. Un profilo di salesiano che non si improvvisa ma che si forma. È questo uno dei motivi che ci ha portato a vedere l’importanza di questo tema capitolare.

La vocazione di ciascuno di noi è risposta a una chiamata; una chiamata di amore e di grazia che riceviamo con gratitudine e stupore, non come diritto o merito. È una chiamata personale in un momento concreto della storia di ciascuna persona, nella trama del tempo e spesso con molteplici mediazioni; è una chiamata in un determinato contesto familiare, sociale, religioso, culturale; è una chiamata che giunge nel mondo di ciascuno, con la propria diversità e, forse, complessità. E in contesti e condizioni così diversi, ognuno di noi deve compiere un percorso che ci condurrà, nella sequela del Signore Gesù, a plasmare il nostro cuore e la nostra personalità in modo tale da avere in noi stessi lo stesso cuore pastorale di don Bosco, a imitazione di Gesù Buon Pastore, e con il desiderio di donarci generosamente agli altri, in particolare ai giovani.

Senza vivere in un genericismo, che sarebbe preoccupante e pericoloso, ma come consacrati, salesiani di don Bosco nella Chiesa per i giovani. Il profilo che deve avere il salesiano non può essere frutto dell’improvvisazione, ma deve passare attraverso le mediazioni delle diverse tappe formative, con le loro esperienze, i tempi e le persone. Sappiamo bene che questo cammino non si può percorrere senza l’aiuto delle mediazioni. Frequentemente queste mediazioni sono molte e diversificate. Immagino che la nostra riflessione capitolare prenderà coscienza del modo in cui, avendo presente il profilo del salesiano di oggi, diventa più importante che mai contare su un autentico discernimento e accompagnamento. E per questo il ruolo della comunità o delle comunità salesiane locali, il ruolo dei laici delle comunità educative pastorali e quello dei confratelli dell’ispettoria saranno di fondamentale importanza.

La riflessione e la comprensione della nostra realtà formativa nel mondo attuale ci condurranno, durante i lavori, a chiederci di quale rinnovamento formativo abbiamo bisogno, dal momento che i giovani salesiani di oggi sono tutti “nativi digitali“, provenendo da contesti culturali forse molto diversi dal nostro. Professiamo le stesse Costituzioni salesiane, ma nelle nazioni, nelle culture, nei linguaggi e in contesti molto differenti. Tutto ciò deve portarci a pensare a processi formativi personalizzati che, forse, sono l’unica garanzia di un buon cammino vocazionale con prospettiva di futuro. A ciò si collega, evidentemente, la necessità di continuare ad avere le migliori équipe formative; équipe consolidate e stabili, non improvvisate ma composte da persone preparate per questo specifico servizio. Crediamo certamente che la missione condivisa con i laici è una via per la scoperta dell’identità carismatica e che oggi si manifesta come l’unico modo possibile di portare avanti la missione salesiana nella complessità del nostro mondo, nella diversità e complessità di tante situazioni nazionali e culturali, e nella molteplicità dei contesti. Come ho affermato anche nella lettera di convocazione: saremo chiamati a discernere con realismo, coraggio e determinazione, l’orientamento del cammino da percorrere in questo XXI secolo, in un momento ecclesiale molto speciale di rinnovamento e purificazione. Siamo chiamati a dare il primato e la centralità nelle nostre decisioni e delibere a ciò che si riferisce alla missione salesiana a favore dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani più poveri e bisognosi, gli ultimi, coloro che spesso sono ignorati o scartati. Siamo chiamati a vivere in un permanente atteggiamento di formazione per non smettere di essere per e con i giovani. Siamo chiamati ad avere una visione e un cuore grande per valorizzare tutto il potenziale apostolico che, come salesiani e laici insieme, abbiamo.

Per i giovani di oggi

Con la relazione del rettor maggiore dei salesiani, di cui pubblichiamo ampi stralci, sono entrati nel vivo, sabato 22 febbraio a Valdocco (Torino), i lavori del ventottesmo Capitolo generale della Congregazione fondata da don Bosco. Alla presenza di duecentoquarantadue ispettori e delegati dai centotrentaquattro Paesi dove i salesiani sono attivi, dei rappresentanti di una buona parte dei gruppi appartenenti alla Famiglia salesiana, di due vescovi e di quattro cardinali salesiani, il rettor maggiore ha ricordato l’obiettivo di questo raduno: trovare una risposta comune alla domanda: «Quali Salesiani per i giovani di oggi?». Questione non banale con risposta non scontata se si considerano il cambiamento della condizione giovanile degli ultimi anni e l’ampiezza di situazioni che si presentano nei diversi Paesi. I lavori del Capitolo si concluderanno sabato 4 aprile.

“In alto a casa”: in cammino verso la V incoronazione della Madonna di Oropa

In occasione della V Incoronazione della Madonna di Oropa (1620-2020) che si terrà domenica 30 agosto, la diocesi di Biella e il Servizio della Pastorale Giovanile propongono una “mini-GMG mariana” dal titolo “In alto, A CASA“, una iniziativa dedicata ai giovani per mettersi in cammino sotto lo sguardo di Maria, dal 24 al 31 agosto 2020. Si riporta di seguito il programma dell’iniziativa con tutte le informazioni utili.

IN ALTO A CASA

V Incoronazione della Madonna di Oropa 1620-2020

Giovani in cammino 24-31 agosto 2020 

Nel 2020, domenica 30 agosto si svolgerà la quinta secolare Incoronazione della Madonna. Ma cosa vuol dire oggi incoronare l’antica effige della Madonna di Oropa? La Quinta Centenaria Incoronazione non si limiterà alla cerimonia liturgica di fine agosto 2020, ma sarà un cammino che prevede una serie di eventi, progetti ed iniziative di interesse e richiamo in ambito nazionale e con la partecipazione di fedeli, famiglie e visitatori da tutto il mondo.

Il gesto liturgico di porre la corona sulla testa del Figlio e della Madre fa di Oropa il luogo dell’identità, dove si attinge nuova forza per affrontare tutte le difficoltà. Oropa è il luogo dove il bisogno profondo che vivono le donne e gli uomini del nostro tempo si stringe al legame profondo con la Madonna, che è Vergine, Regina, ma anche Madre e Donna, temi che ci riportano all’attualità dell’epoca in cui viviamo. In questo senso, siamo tutti “Figli di una Regina”: figli che nella fratellanza e nella comunione formano la corona più preziosa.  La corona è un segno del nostro affetto e impegno di cambiamento: il cammino verso il  2020 è un’occasione per riscoprire, anche per i non credenti, la solidarietà, la speranza e la positività di cui tutti abbiamo bisogno.

L’invito è rivolto ai giovani per vivere una mini-GMG mariana.

PROGRAMMA

Lunedì 24 agosto (San Bartolomeo)
Arrivo nelle parrocchie, accoglienza nelle famiglie e serata di festa nelle parrocchie/zone.

Martedì 25 agosto
Verso le ore 9:30 ritrovo alle Cave del Favaro e da lì partenza della cerimonia di accoglienza “pellegrinante”
verso il Santuario di Oropa.
Pranzo al sacco e poi verso le 13:30 i giovani biellesi mostrano Oropa ai convenuti
Ore 16:30 – Messa in chiesa nuova presieduta da un vescovo scelto dal Santuario
Ore 18:30 – Cena offerta
Ore 20 – Spettacolo mariano
Ore 22 – Partenza per il ritorno a casa

Mercoledì 26 agosto
Ore 9 – Messe “zonali”
Ore 11 – In un posto del Cossatese, tavola rotonda sul tema del “lavorare”
Ore 13 pranzo al sacco
Ore 14:30 – “I giovani incontrano i lavoratori”
Ore 17 – Partenza per il ritorno a casa
Ore 19 – serata “speciale” nelle case ospitanti

Giovedì 27 agosto (Santa Monica)
Ore 9:30 – Incontriamo alcune realtà caritative della Diocesi, preghiamo con loro il rosario e li invitiamo alla
messa della sera in piazza Duomo a Biella
Ore 12:00 – catechesi in Duomo sul tema del “camminare al passo degli ultimi”
Ore 13:00 – Pranzo al sacco e viviamo la città di Biella.
Ore 18:00 – Messa presieduta dal vescovo Roberto in piazza Duomo
A seguire cena in piazza … “e oltre”!
Ore 22 – Partenza per il ritorno a casa

Venerdì 28 agosto (sant’Agostino)
Ore 10 – In 3 o 4 luoghi “Intervista a teologi morali” sul tema della “Laudato si” e a seguire messa
Ore 13 – Ritrovo nella bella realtà “naturale” dei Salesiani di Muzzano per pranzo al sacco e poi dalle 14:30
spazio per le confessioni e/o momenti di dialogo
Ore 18 cena offerta e poi partenza a piedi per Sordevolo
Ore 21 – Passione!
A seguire ritorno a casa

Sabato 29 agosto (Martirio di san Giovanni Battista) – Festanti da Maria con Pier Giorgio
Ore 10 – Ritrovo a Pollone e conosciamo Pier Giorgio per far festa bene
Ore 13 – pranzo al sacco
Ore 16 – momento con il legato pontificio per prepararci all’imminente incoronazione e poi serata di festa
con cena a buffet
Dormiremo alla diaccio (sennò che “simil-gmg” è?!) e saliremo a piedi ad Oropa … stiamo ancora cercando
di capire dove e quando.

Domenica 30 agosto – Figli di una Regina!
Incoroniamo la Madonna.
Al termine, si scenderà a piedi per andare a prendere i bus e tornare nelle case.

Lunedì 31 agosto
Ogni parrocchia/zona organizza il saluto ai suoi pellegrini

Avvenire: Il lutto. Morta suor Giudici, mistica e poetessa. La sua vocazione nacque in bicicletta

Domenica 23 febbraio Avvenire dedica un articolo alla scomparsa di Suor Maria Pia Giudici, FMA e coordinatrice dell’Eremo di San Biagio a Subiaco, mancata all’età di 97 anni. Suor Maria Pia è stata nella sua lunga e feconda vita molte cose insieme: una suora salesiana, ma anche una scrittrice (scrivendo anche alcuni libri editi da Elledici), poetessa, insegnante, maestra spirituale e mistica.  Di seguito l’articolo pubblicato, a cura di Luigino Bruni.

Il lutto. Morta suor Giudici, mistica e poetessa. La sua vocazione nacque in bicicletta

Aveva 97 anni la coordinatrice dell’Eremo di San Biagio a Subiaco, una struttura gestita dalle Figlie di Maria Ausiliatrice che offre un luogo di preghiera e di accoglienza

È morta a 97 anni compiuti, suor Maria Pia Giudici, coordinatrice della Casa di preghiera Eremo di San Biagio a Subiaco, una struttura gestita dalle Figlie di Maria Ausiliatrice che offre un luogo di preghiera e di accoglienza. Suor Giudici era nata a Viggiù (in provincia di Varese) il 30 settembre 1922. Lì ha trascorso la fanciullezza per poi trasferirsi con genitori a Milano, dove studiò prima dalle Suore Orsoline di San Carlo e poi dalle Salesiane, Figlie di Maria Ausiliatrice. Negli anni dell’Università (studiò presso la Cattolica di Milano e conobbe il fondatore padre Agostino Gemelli) e della gioventù maturò la vocazione alla vita religiosa. Entrata nella Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le superiore decisero di farle continuare gli studi. Si laureò in Lettere e potè così insegnare sia a Milano sia a Lecco. Molto legata alle sue studentesse, si dedicò progressivamente anche al campo della comunicazione, organizzando cineforum e incontri con il mondo del cinema. È stata autrice anche di diversi testi letterari offrendo una galleria di ritratti di donne dalla grande fede. Nel tempo è diventata una figura di riferimento dell’Eremo di San Biagio.

La vita di suor Maria Pia Giudici è stata una preziosa grammatica di una vocazione profetica. Leggendo la sua recente biografia “Vivere in pienezza” (a cura di Alessandra Pagliari), troviamo una bellissima descrizione della chiamata accaduta in un rallentamento di una sua corsa in bicicletta perché un altro vento la toccò cambiando decisamente il corso della sua vita. Quella corsa e quel nuovo corso giungono fino all’ultimo grande canto-preghiera che chiude e sigilla le pagine, ciò che emerge è la sequela creativa e fedele di una voce:

«Lodato sii, o mio Signore,

per la corsa veloce degli anni

trascorsi quassù:

è ‘l’elisir’ della pace vera;

e il ‘pane’ della Parola di Dio

spezzato per una vita semplice e sobria,

nuova oggi. E domani e sempre.

Lodato sii, o mio Signore,

per questa piccola e cara realtà di san Biagio,

dove tutto è all’insegna del ‘gratuito’

e quel che vive è tutto ciò che Dio ci ha regalato.

Lodato sii, o mio Signore,

per tutto il gran bene che ho ricevuto dalla tua Parola

accolta, in prolungati tempi a volte,

e pregata al mattino e lungo il giorno

nella consapevole povertà del mio cuore».

Suor Maria Pia è stata nella sua lunga e feconda vita molte cose insieme: una suora salesiana, ma anche una scrittrice, poetessa, insegnante, maestra spirituale, mistica, e chissà quante altre ancora. Ogni persona non è mai un essere a una sola dimensione, ma quando si ha a che fare con vocazioni profetiche, la vita diventa un processo di scoperta di nuove dimensioni della personalità che si aggiungono alle precedenti, a formare nel tempo un albero che continua a crescere fino alla fine. Come per i profeti biblici (che suor Maria Pia ha sempre frequentato, e che sono personaggi vivi nelle sue parole), una vocazione cresce e si sviluppa dentro una o più comunità, a partire dalla prima comunità famigliare. È incarnata nella terra e nella storia di un luogo e di un tempo. Le sue parole sono incastonate nel vissuto quotidiano della propria gente. Dentro la prima comunità familiare avviene la prima chiamata ‘in bicicletta‘.

È l’evento fondamentale e assolutamente intimo. E dopo la vocazione troviamo ancora la comunità. I profeti non sono dei solitari, anche quando vivono in un ‘eremo’. Non sono ammaestrati soltanto da Dio nel loro intimo, ma sono formati e plasmati dalle comunità concrete. Profeti si nasce, profeti si diventa, imparando nel tempo a essere ciò che si era già nel seno materno. Nella storia di suor Maria Pia troviamo parole di cielo e parole di terra. Lavoro, pubblicità, formicaio, sport, Einstein. Perché per imparare ad ascoltare il cielo e donare le sue parole agli uomini e alle donne, bisogna imparare a toccare la terra. È bellissimo scoprire nella vita di suor Maria Pia l’impasto di mistica ed economia, di spiritualità e boschi, a ricordarci che le sole parole che abbiamo per parlare di Dio (e per ascoltarlo) sono le nostre parole umane. La sua storia e il suo presente ci dicono che camminare nello spirito fa diventare più umani non più divini, più uomini e donne non più angeli. Un segno inequivocabile che stiamo camminando bene e nella direzione giusta è allora diventare sempre più appassionati di tutto ciò che è vivo, di ogni creatura, delle parole e delle opere degli uomini e delle donne. Ed è qui che ci si può incontrare davvero tra credenti e non credenti – come accade a San Biagio -. Si apprezza sempre più la bellezza ordinaria delle cose di tutti. Non si fugge dalla terra per cercare il cielo, ma si ringrazia il cielo per averci fatto scoprire e amare la terra. Si diventa ogni giorno più solidali con gli errori e i persino i peccati di tutti, e nulla di ciò che è vivo diventa forestiero e sconosciuto.

La vita dello spirito deve portare a benedire la vita, a girare per le strade ringraziando di essere circondati da cose che giorno dopo giorno abbiamo imparato a vedere come vive. A stimare e a ringraziare l’infinita bellezza vera che ci circonda, e provare un sincero dolore di doverla un giorno lasciare. Brutto e pessimo segno è invece quello di chi loda il cielo e maledice la terra, chi difende Dio e condanna gli uomini. Quando si parte seguendo una voce incontrata in una corsa diversa in un giorno diverso, si inizia in cielo e si finisce sulla terra – e se si resta in cielo occorre preoccuparsi molto. Ogni vocazione è una parola che si fa carne, un emigrante che lascia il cielo per la terra. Questo e molto altro ho imparato incontrando suor Maria Pia, incontrandola dentro l’ora et labora benedettino e salesiano, lasciandosi toccare e in-segnare dalle sue parole theofore, tutte cielo e tutte terra. San Biagio è l’eredità di suor Maria Pia: che non interrompa la sua corsa.

90° del martirio di San Luigi Versiglia e San Callisto Caravario

Oggi, 25 febbraio 2020, festeggiamo la ricorrenza 90° del martirio di San Luigi Versiglia e San Callisto Caravario, due importanti figure di santità salesiana che diedero la propria vita in missione in Cina.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

25 febbraio: 90° del martirio di San Luigi Versiglia e San Callisto Caravario

(ANS – Roma) – In uno dei suoi sogni profetici Don Bosco aveva visto elevarsi al Cielo due grandi calici con i quali i suoi figli avrebbero innaffiato la missione salesiana in Oriente: uno era pieno di sudore e l’altro di sangue. Trascorsi alcuni decenni, dalla Cina don Luigi Versiglia avrebbe scritto ad un altro salesiano che gli aveva inviato un calice sacro in dono: “Il nostro venerabile Padre, Don Bosco, quando ha sognato la Cina, vide due calici pieni del sudore e del sangue dei suoi figli… Possa il Signore far sì che io restituisca ai miei superiori e alla nostra Pia Società il calice che mi è stato offerto. Che trabocchi, se non del mio sangue, almeno del mio sudore!”.

Luigi Versiglia, nato a Oliva Gessi (Pavia) il 5 giugno 1873, a dodici anni entrò nell’oratorio di Valdocco dove conobbe Don Bosco. Ordinato sacerdote (1895), dopo essere stato Direttore e maestro dei novizi a Genzano di Roma, nel 1906 guidò la prima spedizione missionaria salesiana in Cina. Nel 1918 i Salesiani ricevettero dal Vicario apostolico di Canton la missione di Shiu Chow. Don Luigi Versiglia ne fu nominato Vicario Apostolico e il 9 gennaio 1921 fu consacrato Vescovo. Fu un vero pastore, tutto dedito al suo gregge. Diede al Vicariato una solida struttura con un seminario, case di formazione, progettando egli stesso varie residenze e ricoveri per anziani e bisognosi. Curò con convinzione la formazione dei catechisti.

Callisto Caravario nacque a Cuorgné (Torino) l’8 giugno 1903 e fu allievo all’oratorio di Valdocco. Ancora chierico, nel 1924, partì per la Cina come missionario. Venne mandato a Macao, e poi per due anni nell’isola di Timor, edificando tutti per la sua bontà e il suo zelo apostolico. Il 18 maggio del 1929 mons. Versiglia lo ordinò sacerdote.

Il 25 febbraio 1930 i due missionari viaggiavano in barca per una visita pastorale alla missione di Linchow. Al momento dell’Angelus una banda di pirati bolscevichi li intercettò, esigendo un salvacondotto o il pagamento di un’ammenda elevata. Durante le trattative, i comunisti salirono a bordo e, trovando tre giovani catechiste, vollero portarle con loro. I due missionari si interposero eroicamente e furono attaccati col calcio delle armi da fuoco e con bastonate, fino a quando non caddero feriti. Mons. Versiglia e don Caravario furono legati, mentre i pirati saccheggiavano i loro beni e bruciavano libri e breviari. Uno dei banditi, strappando i crocifissi che una catechista aveva in mano, gridò: “Perché ami queste croci? Noi non le tolleriamo, le odiamo con tutta l’anima, non le vogliamo in alcun modo e ci opponiamo a loro tanto quanto possiamo!”. Le giovani poterono vedere i missionari confessarsi a bassa voce l’un l’altro, prima di essere fucilati in un vicino bosco di bambù. Così i due calici sognati da Don Bosco furono elevati al Cielo!

Giovanni Paolo II li beatificò il 15 maggio 1983 e li canonizzò il 1° ottobre 2000. In occasione della beatificazione disse parole di grande valore: “Il sangue dei due Beati sta alle fondamenta della Chiesa cinese, come il sangue di Pietro sta alle fondamenta della Chiesa di Roma. Dobbiamo quindi intendere la testimonianza del loro amore e del loro servizio come un segno della profonda convenienza tra il Vangelo e i valori più alti della cultura e della spiritualità della Cina. Non si può separare, in tale testimonianza, il sacrificio offerto a Dio e il dono di sé fatto al popolo e alla Chiesa della Cina”. Quel popolo che oggi soffre come altri per l’epidemia del coronavirus e soprattutto desidera il riconoscimento di una vera libertà civile e religiosa.

A motivo di quest’anniversario, il Superiore dell’Ispettoria “Maria Ausiliatrice” con sede a Hong Kong ha diramato un messaggio nel quale afferma: “Nel 2020 la nostra Congregazione celebra il 90° anniversario del martirio dei Santi Luigi Versiglia e Callisto Caravario. Ricordiamo il loro contributo alla nostra congregazione salesiana e in particolare alla nostra Ispettoria CIN. Dal 25 febbraio al 13 novembre 2020 si svilupperanno celebrazioni e attività per i nostri protomartiri salesiani. Spero che sapremo imparare lo spirito del martirio da questi due Santi, attraverso le diverse attività che stiamo organizzando quest’anno.

A volte si dice che la vita religiosa è un ‘martirio bianco’, incruento; ma direi che ogni cristiano partecipa al ‘martirio bianco’, se mette in pratica il Vangelo e porta la propria croce. Cari fratelli e sorelle, modelliamoci sull’esempio dei santi Luigi Versiglia e Callisto Caravario!”

Mirabello Monferrato: 150esimo anniversario dalla nascita di Don Pietro Ricaldone

In occasione del 150esimo anniversario dalla nascita di Don Pietro Ricaldone, IV successore di Don Bosco, il paese di Mirabello Monferrato organizza una serie di eventi per festeggiare la ricorrenza. Si riporta di seguito il Comunicato Stampa gentilmente fornito alla nostra Redazione da parte di Marco Ricaldone, sindaco di Mirabello Monferrato.

In occasione del 150esimo anniversario dalla nascita di Don Pietro Ricaldone, IV successore di Don Bosco, il paese di Mirabello Monferrato ha organizzato una serie di eventi che si ispirano alla sua poliedrica personalità e attività. Don Pietro Ricaldone fu un uomo veramente superiore per l’intuizione dei tempi, per lo spirito di iniziativa, per le superbe realizzazioni compiute in 40 anni di vita al timone dell’Opera salesiana di cui quasi 20 come Rettor Maggiore.

Il primo appuntamento sarà sabato 21 marzo con l’inaugurazione della Mostra che illustrerà la figura di Don Pietro Ricaldone ma che inoltre ripercorrerà la storia del Piccolo Seminario San Carlo, la prima casa fondata da Don Bosco fuori Torino e alla cui direzione Don Bosco inviò il beato Don Michele Rua. Ci sarà spazio anche per ricordare i viaggi straordinari di Don Pietro Ricaldone ritornando in quei luoghi dopo 150 anni grazie ai video delle imprese di un biker alessandrino.

Non mancherà anche un momento dedicato ai bambini ai piedi del monumento dedicato a Don Ricaldone e un momento di raccoglimento e preghiera con la recita del Santo Rosario nella chiesetta di San Sebastiano, la chiesa in cui celebrarono la Santa Messa Don Bosco e i suoi primi quattro successori. Domenica 22 marzo ci sarà la solenne celebrazione presieduta dal Vescovo della diocesi di Casale Monferrato Mons. Gianni Sacchi, alla presenza di autorità civili e religiose del territorio, il pranzo organizzato dalla pro-loco e nel pomeriggio un concerto con organo e coro sulle note di compositori salesiani (Mons. Cagliero, Don Pagella, Don Cimatti). La musica fu un altro aspetto tanto caro a Don Ricaldone tanto da essere lui stesso il promotore della prima rivista musicale “Voci Bianche” che voleva essere l’organo di propulsione e di collegamento di quelle attività che si esplicano nell’arte del canto.

Il desiderio di voler festeggiare questa ricorrenza ha dato il via ad un progetto ben più ampio che vede il coinvolgimento anche di altri paesi monferrini che hanno dato i natali a figure salesiane di spicco le quali hanno portato lo spirito di Don Bosco fino agli estremi confini del mondo distinguendosi per il loro carisma e per la loro intraprendenza (Don Evasio Rabagliati, il missionario dei lebbrosi in Sud America nato a Occimiano; Mons. Ernesto Coppo, missionario degli emigranti Italiani nato a Rosignano Monferrato e Don Giovanni Guarona, missionario in Cina negli anni più terribili della storia millenaria di questo paese, nato a San Salvatore Monferrato).
Ognuno di loro ha lasciato segni indelebili nei luoghi dove hanno operato.

Il 2020 sarà anche un’occasione per conoscere, riscoprire e ricordare queste figure salesiane straordinarie attraverso mostre ed eventi che ogni paese organizzerà a partire da aprile e i cui dettagli saranno disponibili nella sezione eventi dei siti dei vari comuni.

Tutti gli eventi si concluderanno con l’evento estivo che si terrà a Mirabello Monferrato il 25-26 luglio i cui dettagli saranno presto riportati nel sito del comune e nella pagina facebook del Comitato organizzativo.

A partire da marzo sarà disponibile anche una mappa di sentieri che guiderà gli amanti delle passeggiate e del ciclismo attraverso attraverso sentieri di campagna che consentiranno di ripercorrere il cammino di Don Bosco con i suoi ragazzi su queste terre (1861-1862) e raggiungere i paesi natali di questi straordinari pionieri di umanità e civiltà.

Missioni Don Bosco: Comunicato Stampa 28° Capitolo Generale

Si rende noto il Comunica Stampa di Missioni Don Bosco relativo al 28° Capitolo Generale dei Salesiani che si terrà a Valdocco da domenica 16 febbraio a sabato 4 aprile 2020.

28° Capitolo Generale dei salesiani

Torna nella Casa di Valdocco a Torino

l’appuntamento mondiale degli Ispettori

della Congregazione voluta da Don Bosco

Oltre 200 partecipanti per 50 giorni di confronto e di decisioni
Il frutto di una missione globale iniziata qui più di 150 anni fa

Missioni Don Bosco seguirà con particolare attenzione il Capitolo Generale dei Salesiani di Don Bosco che si svolge da domenica 16 febbraio a sabato 4 aprile 2020.

La dimensione mondiale dell’assise, la dettagliata rappresentanza di tutte le regioni del mondo, l’intensità dei momenti di analisi dell’attuale condizione giovanile sotto ogni latitudine corrispondono all’impegno quotidiano di Missioni Don Bosco, teso a offrire a ragazzi e alle ragazze dei Paesi più svantaggiati le opportunità per costruirsi il futuro.

Per questo, rivolgiamo ai giornalisti l’invito a tenersi in contatto con noi nelle prossime settimane per avvalersi della possibilità di incontrare nel cortile di Valdocco a Torino (in via Maria Ausiliatrice, n. 32) persone sensibili e informate sulle realtà anche le più distanti dall’Italia. Gli “Ispettori” salesiani (equivalenti ai “Provinciali” degli ordini religiosi) sono infatti i responsabili di oltre 14mila uomini nel mondo dediti alla formazione dei giovani nelle scuole e negli oratori, nelle periferie delle città e nei centri rurali. Con loro, la Famiglia Salesiana che comprende 31 gruppi diversi.

Nella loro veste di religiosi i salesiani costituiscono in molti casi le comunità di prima presenza in Paesi “di frontiera” della Chiesa cattolica (es: Maghreb, Eritrea, Thailandia) o un presidio di servizio in aree ad alto rischio (es: Congo, Nigeria, Venezuela, Egitto, Siria) con compiti e con opere sicuramente da conoscere.

Nelle schede seguenti riportiamo i dati numerici di questa vasta missione educativa, riconosciuta anche in sede di Nazioni Unite.

Missioni Don Bosco continua da Valdocco a dare sostegno ai progetti anche più impegnativi, coinvolgendo i benefattori di tutta Italia nell’aiuto ai salesiani che si trovano in mezzo ai più poveri fra i poveri: come nei campi profughi dei Sud-sudanesi o fra gli nativi dell’Amazzonia, nelle aree rurali dell’India come fra gli ex ragazzi soldato della Colombia.

L’accoglienza dei partecipanti al 28° Capitolo Generale inizierà

domenica 16 febbraio alle ore 18,30

con l’Eucaristia nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino presieduta dal Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime.

Siamo a disposizione per favorire l’incontro dei giornalisti con i partecipanti, mentre cercheremo di darvi tempestiva segnalazione delle presenze e dei temi a nostro parere più significativi.

Grazie della cortese attenzione.

Antonio R. Labanca

Missioni Don Bosco ONLUS

via Maria Ausliatrice, 32 – 10152 Torino
tel. 011/399.01.01 – fax 011/399.01.95
e-mail: info@missionidonbosco.org
sito: www.missionidonbosco.org

La mia storia sulla pelle: mostra fotografica

Dal 4 al 17 aprile 2020, l’Associazione Amici di Don Bosco Onlus propone la mostra fotograficaLa mia storia sulla pelle” promossa da CTA – Centro di Terapia dell’Adolescenza di Milano – in collaborazione con Gaf Comunicazione di Parma per raccontare i segni indelebili che il passato lascia sul corpo.

Tracce indelebili che raccontano origini, identità e appartenenze di chi vive esperienze di affido e di adozione.

Per le scuole e per i gruppi è possibile partecipare alla visita guidata su prenotazione, con laboratori gratuiti di 1 ora (in orario 9-15).

Ingresso gratuito

Via Maria Ausiliatrice 32, Torino

Per informazioni e prenotazioni

info@amicididonbosco.org

Devianze giovanili: Buongiorno Regione Piemonte con don Domenico Ricca

Il programma “Buongiorno Regione” del Telegiornale regionale del Piemonte, andato in onda il 6 febbraio scorso, riporta un servizio dedicato alle devianze giovanili con ospite in studio il Sociologo Franco Prina. Il contributo mandato in onda per approfondire il tema è stato quello di don Domenico Ricca, salesiano e cappellano da oltre 40 anni del Carcere minorile torinese “Ferrante Aporti”.

Il servizio a cura di Matteo Spicuglia dedicato all’intervista a don Domenico Ricca è visibile da minuto 9.40 della puntata.