Messa del crisma: omelia dell’arcivescovo Cesare Nosiglia

Nella giornata del giovedì Santo, il 14 aprile alle 9:30 nella chiesa del Santo Volto di Torino, si è tenuta la Messa del crisma presieduta da Mons. Cesare Nosiglia. In tale celebrazione il vescovo ha consacrato gli oli santi che saranno usati durante tutto l’anno liturgico.

Di seguito si riporta l’omelia della messa:

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Mons. Cesare Nosiglia.

1. E’ con viva riconoscenza al Signore che in questa solenne celebrazione vogliamo ricordare il nostro sacerdozio, dono gratuito che abbiamo ricevuto e fonte continua di grazia per noi, la nostra Chiesa e i fedeli. Che cosa c’è sulla terra di piu’ grande di questo dono e mistero del sacerdozio? Nel sacramento dell’Ordine, che ci è stato dato, si racchiude tanta potenza di grazia che viene da chiederci: perché proprio io, Signore, sono stato amato a tal punto da essere investito di una grazia così grande?  Quale è il motivo della tua scelta?

La risposta di Dio è la stessa del salmo: “Io ti ho trovato  mio servo, ti ho consacrato con il mio santo olio, la mia mano è il tuo sostegno e il mio braccio è la tua forza”. Sì, Dio è stato ed è la nostra forza ed il sostegno sempre e in ogni momento.

Oggi vogliamo riconoscere tutto questo come atto di gratuità assoluta  di Colui che ci ha liberato dai nostri peccati con il suo sangue e ha fatto di noi un regno di sacerdote per il suo Dio e Padre. Se questo rendimento di grazia vale per ciascuno  vale ancora di piu’ per me dopo un ampio e fecondo ministero sacerdotale che il signore mi ha donato   Mi rendo sempre piu’ conto della grazia che Lui mi ha fatto chiamandomi tra voi ad essere vescovo, padre ed amico. L’incontro con voi presbiteri nelle unita pastorali, nella visita pastorale e in tante altre occasioni nelle parrocchie è stato un’esperienza ricca di fraternità e di comunione vera e sincera. Ho visto con i miei occhi la vostra fiduciosa disponibilità e generosità e soprattutto la serenità, malgrado anche tante condizioni di vita difficili, di solitudine, di precaria salute a volte, di incomprensione da parte di  alcune persone. Mi ha stupito il vostro spirito di obbedienza al vescovo e di rispetto ed accoglienza con cui mi avete ascoltato.

Parlandovi cuore a cuore oggi sento di dovervi esprimere la mia profonda ammirazione e riconoscenza per quello che  avete rappresentato per  me e per la Diocesi e per tutto ciò che fate, giorno per giorno, nel faticoso e complesso lavoro apostolico.

Parafrasando il detto di Agostino, mi sento di dirvi che il mio intento è  stato quello di essere per voi vescovo e con voi sacerdote, dove quel “per” indicava il mio servizio  e il “con” indicava la mia piena partecipazione all’unico sacerdozio di Cristo, che tutti ci è unito a sé mediante il sacramento dell’Ordine e dunque con un vincolo strettissimo e di grazia incommensurabile. La tentazione individualistica si insinua sempre  nel tessuto umano, ecclesiale e pastorale e impedisce di realizzare i cinque verbi che Giovanni Paolo II ha indicato al “suo” presbiterio e che io ho fatto risuonare tra voi la prima volta che abbiamo celebrato  la messa : stare insieme, pregare insieme, decidere insieme, operare insieme e mangiare insieme.

2. Oggi voglio anche che facciamo nostre  le parole di Cristo nella sinagoga di Nazareth, perché di quello che egli attribuisce a se stesso, ci ha resi partecipi in quanto suoi presbiteri nella Chiesa. La certezza di essere stati consacrati con l’unzione dello Spirito e di essere stati mandati qualifica la nostra identità ed il ministero sacerdotale. Meno accentuiamo il ruolo e più invece la dimensione profondamente umana e spirituale del nostro rapporto reciproco e più avremo una risposta efficace anche sul piano della unità pastorale a cui pure dobbiamo tendere.

Dobbiamo guardaci molto dal permettere che il nostro sacerdozio, vissuto nel presbiterio, cessi di essere per noi la realtà piu’ importante ed essenziale da curare, proteggere, aiutare a crescere  come elemento unificante di tutto ciò che facciamo. Esso non deve mai diventare un fatto scontato  e supplementare rispetto all’agire pastorale. Questo comporta un costante lavoro su noi stessi e nella nostra vita interiore con una permanente formazione spirituale, pastorale e intellettuale.

Comunione e formazione, lo sappiamo bene, camminano insieme. E’ dunque necessario che come presbiteri sentiamo forte l’impegno a formarci insieme e con assiduità. Le iniziative diocesane non mancano, anche se non tutti le frequentavano secondo il programma stabilito. Sono certo tuttavia che in tutti c’è il desiderio di non restare privi di una solida formazione, oggi necessaria per comunicare e vivere il Vangelo in un mondo che cambia rapidamente e che, se non è compreso e gestito anche sul piano culturale, rischia di vanificare ogni sforzo pastorale. La formazione è ormai diventata una questione di coscienza per ogni vescovo e sacerdote.

Mi sono sempre chiesto  come predicavo, come facevo catechesi , come aiutavo i poveri, i senza dimora e gli operai privo di lavoro, come dirigevo le anime e questo mi sollecitava a confrontarmi con gli altri presbiteri, a studiare ed approfondire vie nuove di evangelizzazione e di preghiera. Tutto ciò però l’ho fatto per  vivere e far crescere il mio sacerdozio e dunque la mia unione a Cristo e alla Chiesa. Qui sta il proprium della  santità sacerdotale: l’unione a Cristo e alla Chiesa mediante l’unione  ai confratelli nell’unicum presbiterium diocesano.

Per questo ho cercato di coltivare in me stesso l’atteggiamento della fraternità sacerdotale, imparare l’arte del programmare e decidere insieme, vivere lo scambio delle esperienze, l’aiuto reciproco sul piano della carità e dell’amicizia, la pazienza di accoglierci gli uni gli altri nell’umiltà.. La spiritualità del presbitero diocesano infatti si caratterizza per un costante inserimento nel concreto vissuto della sua gente da cui sa trarre linfa e slancio di unità e di servizio.

Ho imparato con voi a lavorare insieme per rendere il nostro presbiterio un soggetto forte e di sostegno reciproco, garantendo così un effetto moltiplicatore anche delle nostre fatiche pastorali. Ci siamo impegnati di  mostrare ai fedeli l’unità di intenti, che ci guida ed aiuta a realizzare anche tra noi, quella comunione spesso così difficile nelle nostre comunità. Sono convinto che quando i presbiteri si amano, si stimano e si sostengono a vicenda sono una testimonianza persuasiva e raggiungono anche pastoralmente risultati straordinari. Il condividere insieme la passione apostolica e l’attuazione di vie convergenti di pastorale è “l’arma” più efficace per l’evangelizzazione.

Richiamo infine , in proposito un testo sintetico, ma preciso, della “Pastores dabo vobis”: che vi lascio come meta fondamentale della vostra vita sacerdotale: “Solamente un  presbitero, che abbia  sperimentato l’ascetica  della  comunione nel suo rapporto con  Dio,  con il proprio  Vescovo e con i  confratelli nel  presbiterato,  sarà capace  di instaurare  dei rapporti di carità, di  mutua comprensione e di dialogo con i fratelli  laici,  non già  dismettendo la propria peculiare identità ministeriale ma attualizzandola al massimo come  servizio  della comunione; potrà condurre  all’unità la molteplicità dei fedeli a lui affidati mediante un autentico discernimento nello  Spirito; e, infine sarà credibile testimone e annunziatore di Cristo  nella missione ed  esperto nell’arte del dialogo  con tutti  gli uomini”.

3.1 Il rapporto con il Vescovo.

Ogni presbitero sa bene quanto sia essenziale per il suo ministero mantenere e sviluppare un raccordo e dialogo di comunione e una costante fraternità spirituale e pastorale con il proprio vescovo. Allo stesso modo il vescovo è chiamato ad essere padre, fratello ed amico di ogni sacerdote. Considero l’incontro personale con ciascuno di voi essenziale per raggiungere questi obiettivi e pertanto dobbiamo aiutarci reciprocamente per renderlo effettivo e possibile sia da parte mia, visitandovi nelle vostre parrocchie o luoghi di ministero, sia da parte vostra, ricercando con spontaneità e semplicità le occasioni più propizie.

Un presbiterio così numeroso esige certamente delle persone che, insieme al vescovo, curino questo aspetto importante della vita del presbiterio. In primo luogo, il Vicario generale che ringrazio sentitamente per la sua costante opera di dialogo ed orientamento che svolge verso i sacerdoti e per il generoso e competente servizio in molti ambiti pastorali della vita della Diocesi. La sua esperienza ed il suo illuminato consiglio sono preziosi per me e per voi e mi rallegro della sincera stima di cui gode presso il presbiterio. Ringrazio anche quanti seguono con amore e generosità la formazione dei sacerdoti giovani, la formazione permanente del clero ed i sacerdoti anziani e malati. Un grazie particolare va al mio segretario, che svolge un’opera assidua e preziosa di raccordo tra me e voi per tutti gli appuntamenti e le necessità che riguardano il mio ministero nelle parrocchie e realtà ecclesiali.

Si tratta dunque di mediazioni necessarie ed indispensabili, ma non possono esaurire l’impegno reciproco di incontrarci personalmente. Ogni sacerdote deve poter accedere sempre ed in ogni momento direttamente al vescovo e non solo per sottoporgli eventuali problemi o richieste, ma anche per incontri informali di amicizia e di gioiosa fraternità. Sono in particolare i momenti, sempre delicati, dei cambiamenti, che esigono questo rapporto stretto e determinante tra il vescovo e ciascun presbitero.

Credo che se percorreremo con impegno e serenità questa via potremo realizzare quella carità pastorale che tanto sta a cuore a tutti noi e che rappresenta la meta più necessaria ed efficace del nostro presbiterio.

3.2 In questo clima di gioiosa fraternità ricordo anzitutto i confratelli malati e anziani, che rappresentano, come in  ogni famiglia, una risorsa ricca di grazia da accogliere con gioia e solidale amicizia. Non dimentichiamoci mai di loro e manifestiamo con fatti concreti la nostra vicinanza, andandoli a trovare spesso, mantenendoli, se possibile, inseriti nel presbiterio di vicariato o di parrocchia, offrendo loro segni di affetto e di riconoscenza.

Mi fa male al cuore quando vedo che qualche sacerdote anziano, che ha speso tanto in una comunità e lascia il ministero per limiti di età o di salute abbandona anche un proficuo rapporto con il presbiterio. La scadenza dei 75 anni è un momento difficile per tutti,  ma anche di umiltà, che produce molto frutto sia per la propria santità personale che per l’esempio di obbedienza che si offre ai fedeli. Tuttavia, credo che dovremo insieme esplorare vie e modalità piu’ ricche di umanità e di riconoscenza verso chi ha speso la vita per il Signore e la Chiesa e può ancora dare molto, se in salute, non solo sul piano dell’agire pastorale ma anche della presenza nel presbiterio, mediante adeguate forme di responsabilità, che usufruiscano ancora della sua preziosa esperienza e generoso impegno.

Se poi questi confratelli sono malati e sofferenti, è necessario, prima di ricorrere alle pur utili strutture di sostegno e di cura, tentare vie alternative, che non allontanino il prete dall’ambiente vitale del presbiterio del vicariato e dal territorio dove tanta gente lo stima e lo ama.

3.3 Dagli anziani ai presbiteri giovani. I primi anni di ministero necessitano di uno speciale accompagnamento spirituale e pastorale, ma anche paterno e fraterno, da parte del vescovo, dei sacerdoti responsabili della formazione e dei parroci e presbiteri di vicariato in cui sono inseriti.

Il carico di lavoro apostolico, a cui spesso sono sottoposti con la scusa che sono giovani, rischia di non permettere loro un graduale e sicuro inserimento nell’azione pastorale mantenendo spazi di autonomia e di libertà nel gestire il proprio tempo ed una regola di vita serena e meno affannata e frammentata. Non è solo questione di selezionarne i compiti, ma di creare un clima sereno, di dialogo e di accompagnamento fiducioso e fraterno nel presbiterio parrocchiale e di vicariato.

Ai presbiteri giovani raccomando poi di sviluppare, imponendoselo se necessario come dovere, un costante dialogo con il padre spirituale ed il vescovo e di curare  forme di unione amicale e gioiosa con i compagni di classe o di seminario.

3.4 Nella mia visita ai vicariati ho potuto constatare un clima sereno e fraterno tra voi presbiteri. Ringrazio il Signore per questo e ringrazio anche i vicari foranei, che lavorano molto per favorire l’unità tra tutti i presbiteri. Restano alcune zone d’ombra, che andranno illuminate dal nostro comune impegno. Si tratta di superare la solitudine, sia presbiterale che pastorale, di cui spesso ci lamentiamo, ma per cui non lavoriamo ancora abbastanza e con efficacia per superarla.

Sono molti i sacerdoti, che vivono da soli in canonica facendosi anche da mangiare. Anche se per molti questo fatto viene affrontato con serenità e senza eccessivi problemi, credo che non sia una scelta positiva. A lungo andare, rischia di pesare, e fortemente, sul carattere oltre che spesso anche sulla salute. Chiedo di ripensare questa situazione per ricercare forme di maggiore condivisione, anche per i pasti, tra sacerdoti delle parrocchie dello stesso vicariato o unità pastorale o comunque vicine sul territorio. Incontrarsi, anche solo per i pasti principali, con altri sacerdoti è un grande dono ed arricchimento personale e comunitario.

Questo potrebbe anche aiutare a superare l’altro aspetto della solitudine pastorale lamentata da molti sacerdoti. Il ministero del presbitero è un fatto eminentemente comunitario nel senso che egli agisce sempre insieme e per conto del vescovo e del presbiterio in cui è inserito. Tale fatto, chiaro sul piano teorico, diventa difficile su quello pratico di ogni giorno. Ci possono aiutare al riguardo il cammino e le scelte diocesane, che rappresentano l’alveo dentro cui muoversi e camminare insieme. Non si tratta solo di applicare con fedeltà gli orientamenti stabiliti, ma di mentalità e di stile pastorale che devono ricercare sempre l’unità e la comunione. Questo rende più efficace il nostro rapporto con i laici e le nostre comunità. Le vie “solitarie” sembrano, a volte, più immediatamente produttive ed efficaci, ma in realtà non producono frutto, perché sono prive di quella grazia particolare che è, appunto, la comunione, senza la quale battiamo l’aria, anche se lavoriamo giorno e notte, corriamo molto ma invano e senza mai raggiungere la meta sperata.

3.5 Un grave e primario impegno di tutto il presbiterio è quello delle vocazioni. E ciò non solo per evidenti ragioni di personale, ma prima ancora per aprirci al dono gratuito di Dio, che continua a chiamare là dove il terreno spirituale è fecondo e la santità dei suoi ministri manifesta la sua potenza nella debolezza.

Le vocazioni segnano la temperatura spirituale delle nostre comunità e ne manifestano il radicamento evangelico, ma segnano anche la nostra comunione presbiterale e ne testimoniano la sincerità e la profondità umana, spirituale, ecclesiale. Sacerdoti santi e un presbiterio santo non possono non suscitare vocazioni nel popolo di Dio. Parte dunque dal nostro rinnovamento spirituale la prima via della pastorale vocazionale e su questo si misura il nostro comune impegno a favorirne la crescita e lo  sviluppo. E’ difficile infatti che una vocazione al sacerdozio nasca senza un rapporto stretto con un sacerdote, senza contatti personalizzati con i ragazzi e giovani, senza amicizia e paziente accompagnamento spirituale. Se i ragazzi e giovani ci vedono sempre indaffarati per troppe cose, pronti allo scontento e al lamento, distanti dalla loro esperienza di vita, trascurati nella preghiera, come potranno essere attratti dal sacerdozio? Se invece sperimentano in noi la gioia e l’entusiasmo di essere ministri di Cristo, la generosità nel servizio alla Chiesa, la prontezza nel farsi carico delle situazioni spirituali, umane e familiari della gente, soprattutto dei poveri, malati e sofferenti, saranno spinti ad interrogarsi se non possa questa essere anche per loro la via migliore da seguire  nella vita.

A questo aggiungo anche un ultima annotazione: l’amore per il Seminario, che si esprime in molti modi, anche concreti, dalla visita insieme ai ragazzi, alla Giornata diocesana svolta con cura e forte animazione, alle missioni promosse dai seminaristi, al sostegno anche finanziario, all’affectus che ogni sacerdote manifesta nel parlare del seminario alle famiglie, ai ragazzi e giovani, alla sua comunità.

3.6 Un’altra consegna che vi faccio, e rivolgo anche a me stesso, è il ricordo costante dei sacerdoti membri del nostro presbiterio, che svolgono il loro ministero nei paesi missionari.

La nostra Diocesi ha fatto uno sforzo notevole negli anni scorsi per avviare e mantenere questa frontiera avanzata sul terreno della evangelizzazione del mondo e di comunione con le Chiese sorelle di tanti Paesi missionari. Si tratta di un tesoro prezioso, che non va disperso, e per questo ringrazio quanti tra voi si rendono disponibili a mantenere vivo il flusso di invii sia in sostituzione dei confratelli che tornano sia per potenziare quelli che restano. E’ necessario tuttavia che questa scelta sia condivisa e sentita come fattore di grazia e di crescita nella comunione missionaria di tutto il presbiterio. Questi confratelli non vanno a titolo personale, ma inviati dalla Chiesa e dal vescovo e dunque anche dal presbiterio. Ricordarli, andarli a trovare, mantenere un contatto e soprattutto quando tornano usufruire della ricchezza di esperienza missionaria di cui sono portatori, rappresentano fattori importanti di cui tutti dobbiamo farci carico con serietà e fiducia.

In quest’ora, così carica di significato spirituale ed ecclesiale, vorrei rivolgere al Signore una preghiera forte e sincera per i nostri presbiteri “fidei donum” e per tutti i missionari  vicentini sparsi nel mondo, perché si sentano uniti a noi in un vincolo stretto e sacramentale di unità in Cristo e nella Chiesa e su questo possano contare sempre per il loro generoso servizio che svolgono anche a nostro nome e uniti con noi.

3.7 Infine non posso dimenticare quei confratelli che hanno lasciato il sacerdozio. E’ nostro compito percorrere vie di dialogo e di carità verso di loro; mantenere i contatti con quelli che conosciamo, facendoli sentire ancora partecipi del cammino di fede della Chiesa a cui hanno comunque dato parte della loro vita; accompagnarli con la preghiera ed una serena amicizia.

Canterò per sempre l’amore del Signore

4. Il dono del presbiterio unito al vescovo è un evento mirabile di grazia e di santità. Qui oggi si rinnova e si consolida l’unità nel sacramento dell’Ordine che ci fa una cosa sola in Cristo e nella Chiesa. Le promesse sacerdotali, che rinnoveremo tra poco, siano l’espressione sincera di riconoscenza al Signore, il quale, chiamandoci al sacerdozio e ad esercitarlo nella Chiesa di Vicenza insieme ai confratelli e al vescovo, ci invita a rimotivare  e riconfermare  il nostro sì di fedeltà e di generosità a quanto Egli ci ha gratuitamente dato.

A te, Maria, madre di ogni sacerdote,  affidiamo l’impegno di crescere nella fede verso il tuo Figlio, nella comunione con gli altri presbiteri ed il vescovo all’interno della nostra Chiesa locale e nella missione universale di salvezza a cui il sacerdozio ci richiama  ogni giorno quando celebriamo l’Eucaristia, segno sacramentale di partecipazione all’unico ed eterno sacerdozio del nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

Cesare Nosiglia

 

Ucraina – Le case salesiane: oasi sempre aperte per aiutare e accompagnare i giovani

Oggi nell’Ucraina devastata dai bombardamenti, circa 680 minori continuano a frequentare a distanza le lezioni dei centri educativi salesiani; gli oratori sono ancora un angolo di rifugio e speranza per 208 di essi; e 70 bambini, ragazzi e giovani sono propriamente ospitati nelle opere dei Figli di Don Bosco – per un totale di 958 minori. Anche in questa situazione d’emergenza le case salesiane dunque non perdono la loro connotazione. Di seguito l’articolo ANS.

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(ANS – Leopoli) – Secondo lo spirito di accoglienza loro proprio, i salesiani in tutto il mondo non fanno mai differenza quando si tratta di avere cura di chi è nel bisogno; ma per bambini, ragazzi e giovani c’è, per carisma, un’attenzione privilegiata. Sono circa 2.000 i minori ucraini aiutati e accompagnati, limitando il conteggio solamente a quanti continuano ad essere seguiti in Ucraina e a quelli accolti in Polonia e Slovacchia. Molti altri potrebbero essere aggiunti se si riuscisse a fare un censimento immediato anche nelle altre realtà in prima linea su questo fronte. I salesiani ospitano, consolano, aiutano e fanno del loro meglio per far tornare anche solo per un momento un sorriso sui loro volti, nella convinzione, come disse Gesù, che “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

Anche in questa situazione d’emergenza le case salesiane non perdono la loro connotazione: la maggior parte delle attività sono dirette all’educazione, alla socializzazione e all’assistenza in ogni dimensione del giovane.

“In primo luogo, le nostre scuole servono i bambini durante le loro normali ore di lavoro – spiega don George Menamparampil, responsabile del Coordinamento Generale salesiano per la risposta alle emergenze –. Inoltre, i nostri oratori, sono aperti per i bambini tutti i giorni e per le attività diurne. E comunque i minori che attualmente risiedono nelle case salesiane ricevono 24 ore su 24, alloggio, gli alimenti e tutto l’aiuto necessario, compresa l’educazione, la ricreazione e quelle cure di cui ogni bambino o ragazzo ha bisogno”.

I centri salesiani in Ucraina sono rimasti tutti aperti. “Ci siamo domandati cosa potessimo fare e abbiamo deciso di metterci a disposizione delle persone, quelle che vivevano lì e i profughi che sarebbero arrivati” ha testimoniato ad Avvenire anche don Daniel Antúnez, Presidente di “Missioni Don Bosco” di Torino, che nell’ambito di quest’emergenza ha visitato le opere salesiane di Ucraina e Polonia.

Oggi nell’Ucraina devastata dai bombardamenti, circa 680 minori – pari all’80% del totale – continuano a frequentare a distanza le lezioni dei centri educativi salesiani; gli oratori sono ancora un angolo di rifugio e speranza per 208 di essi; e 70 bambini, ragazzi e giovani sono propriamente ospitati nelle opere dei Figli di Don Bosco – per un totale di 958 minori.

In Polonia ci sono 398 minori inseriti nelle scuole salesiane, 309 negli oratori e 210 accolti nelle case – per un totale di 917.

In Slovacchia, invece, ci sono 60 bambini negli oratori e 50 accolti nelle presenze salesiane – e sono altri 110. Per cui il totale complessivo nei tre Paesi considerati sale a 1.985 minori sostenuti.

Dalla Moldavia, invece, non si ha un conteggio preciso sui minori, ma si può comunque dire che nella casa salesiana di Chișinău sono attualmente accolti una quarantina di rifugiati, e che dall’inizio della guerra per il centro salesiano ha offerto uno spazio di ristoro e pace ad oltre 1.000 persone.

Perché a fronte di una tragedia immane e senza senso come la guerra, i Figli di Don Bosco possono solo fare del loro meglio per aiutare fisicamente e spiritualmente i loro prossimi, e tra di essi in particolare, i minori. “Lavoriamo per venire incontro ai bisogni, di cibo, di casa, delle persone” conclude don Antúnez, non prima di rinnovare l’invito, tipicamente salesiano, a pregare Maria Ausiliatrice: “È la mamma della nostra Congregazione, Don Bosco diceva che se si prega Maria Ausiliatrice il miracolo è sicuro”.

“IL DESERTO E LA FEDE” – una serata con Epicoco e Buonaiuto al Duomo di Torino

Giovedì 7 aprile, a partire dalle ore 17.45 presso il Duomo di Torino, si terrà una serata dedicata ai giovani sulla figura di Charles de Foucauld, dal titolo «Il deserto e la fede». Si tratta di un prologo in vista del prossimo Salone internazionale del Libro di Torino in cui Uelci e Diocesi di Torino proporranno una serie di incontri. Ospiti della serata, don Luigi Maria Epicoco e Armando Buonaiuto.

Di seguito la notizia pubblicata sul sito della Pastorale Giovanile di Torino a cura di Federica BELLO.

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IL DESERTO E LA FEDE
7 aprile 17.45 Duomo

don Luigi Maria Epicoco e Armando Buonaiuto

«Il deserto e la fede» due parole chiave per stimolare la riflessione su Charles de Foucauld.
Deserto e fede saranno infatti l’anima di una serata rivolta a giovani e non solo che Uelci (Unione editori e librai cattolici italiani) con la Pastorale Giovanile propone il 7 aprile alle 17.45 in duomo. Si tratta di un prologo in vista del prossimo Salone internazionale del Libro di Torino in cui Uelci e Diocesi di Torino proporranno una serie di incontri.

«Il tema dell’edizione di quest’anno del Salone del Libro», spiega il direttore della Pastorale giovanile don Luca Ramello, «è particolarmente intrigante. ‘Cuori selvaggi’ esprime efficacemente la tensione di questi tempi: tra problemi e incertezze si riconosce l’indomita ricerca di cuori inquieti e assetati. Tra questi, i cuori dei giovani, per età e per temperamento, sono chiamati ad essere in prima linea nell’‘esplorazione’ del nuovo che avanza. La testimonianza di fede del Beato Charles de Foucauld è una potente e straordinaria provocazione per tutti i ‘cuori selvaggi’, soprattutto per i giovani. Per queste ragioni il progetto tra la Pastorale Giovanile e della Cultura e la Uelci guarda al mondo degli oratori: all’origine delle tradizioni degli oratori (romana, lombarda, piemontese) c’è il «libro», come cultura, come formazione, come strumento. Una sfida avvincente anche per gli oratori di oggi!». Ed ecco che la sfida del dialogo con i giovani, della loro ricerca di senso ha, due significativi protagonisti nella serata in duomo dedicata al «Fratello Universale»: don Luigi Maria Epicoco e Armando Buonaiuto.

Nato a Mesagne, in Puglia, il 21 ottobre 1980 don Luigi Maria Epicoco è stato ordinato sacerdote a L’Aquila nel 2005. Insegna filosofia alla Pontificia Università Lateranense ed è direttore della residenza universitaria San Carlo Borromeo a L’Aquila. Il 16 giugno 2021 Papa Francesco lo ha nominato Assistente ecclesiastico del Dicastero per la Comunicazione ed Editorialista de L’Osservatore Romano.

Armando Buonaiuto è nato a Torino nel 1974. Curatore del festival Torino Spiritualità, collabora con la Fondazione Circolo dei lettori. Ha lavorato presso il Segretariato Sociale della Rai, occupandosi di tematiche no profit e insegnando comunicazione sociale nell’ambito di progetti di formazione giornalistica nei Balcani e in Africa. È stato tra i conduttori per Rai Radio3 della trasmissione di cultura religiosa Uomini e profeti.
Il dialogo, moderato da don Ramello, aprirà dunque uno squarcio sulle provocazioni che la spiritualità di Charles de Foucauld lancia al mondo giovanile, e proietta al tempo del Salone del libro e al confronto con il mondo della cultura al quale i giovani sono chiamati.

La serata sarà trasmessa in streaming sui canali social @upgtorino.

Federica BELLO

ANS: Iniziata a Valdocco la Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano

Il 4 aprile 2022 è iniziata a Valdocco la Scuola di Accompagnamento Salesiano (SSA), un percorso di 5 settimane realizzato in lingua inglese per 20 salesiani provenienti per la maggior parte dall’Africa-Madagascar, Asia Est – Oceania e Asia Sud. La prima settimana si svolgerà a Valdocco, per ripercorrere lo sviluppo storico della spiritualità salesiana; la seconda settimana invece si svolgerà al Colle don Bosco, per un ritiro individuale e silenzioso; la terza settimana sarà dedicata alla visita di luoghi legati a don Bosco; la quarta settimana parlerà di altri spunti per l’accompagnamento spirituale e l’ultima settimana vedrà la messa in pratica delle loro esperienze.

Di seguito la notizia di ANS:

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(ANS – Torino) – La Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano (SSA, in inglese) è iniziata ieri, 4 aprile, a Torino-Valdocco. Sono 20 i salesiani che partecipano a questa edizione inglese della scuola: due partecipanti per le Circoscrizioni MYM e INK; uno ciascuno per quelle di TLS, FIN, FIS, KOR, AOS, AFE, AFW, ZMB, AET, INC, INT, INH, INM e SUO; e ancora due dal Centro Salesiano di Formazione per l’Africa e il Madagascar (SAFCAM) di Nairobi, in Kenya. Come si può facilmente osservare, la maggioranza dei partecipanti proviene dalle tre regioni salesiane: Africa-Madagascar, Asia Est – Oceania e Asia Sud; il numero di posti è stato limitato appositamente a 20 per permettere un’esperienza personalizzata.

La prima settimana del programma si svolge a Valdocco. Dopo una giornata di introduzione, i partecipanti vengono accompagnati in visita alla scoperta di Valdocco e delle realtà circostanti, per ripercorrere lo sviluppo storico della spiritualità salesiana vissuta e sviluppata da Don Bosco. Nella seconda settimana, che corrisponde alla Settimana Santa, si sposteranno al Colle Don Bosco, e lì inizieranno delle giornate di ritiro guidato, silenzioso e individuale.

Nella terza settimana del percorso i partecipanti alla SSA visiteranno altri luoghi legati alla vita e alla spiritualità di Don Bosco, rintracciandone le prime influenze. La quarta settimana consisterà in una serie di spunti e approfondimenti sull’accompagnamento spirituale; mentre nell’ultima settimana, i partecipanti avranno l’opportunità di mettere in pratica lo stile salesiano di accompagnamento spirituale lavorando in gruppi di tre.

Questa versione in lingua inglese della SSA è stata rimandata per due volte, a partire dal 2020, a causa della pandemia di Covid-19. La versione spagnola e italiana del medesimo percorso, invece, si sono potute realizzare nei mesi di agosto e settembre 2021. Un video documentario di 15 minuti contiene le testimonianze di alcuni salesiani che vi hanno partecipato.

La Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano è una delle modalità di attuazione delle raccomandazioni contenute nel testo “Giovani Salesiani e accompagnamento – Orientamenti e direttive”, così come della quarta linea programmatica offerta dal Rettor Maggiore a tutta la Congregazione dopo il Capitolo Generale 28°. L’urgenza della formazione di guide spirituali, inoltre, era stata espressa anche nella ricerca mondiale sull’Accompagnamento Personale Salesiano condotta nel 2016 e a cui parteciparono circa 4.000 salesiani.

Il programma della SSA viene condotto da un’équipe di 5 salesiani, guidata dal sig. Raymond Callo, SDB, del Settore per la Formazione. Diversi altri facilitatori – salesiani, religiosi di altri istituti e anche laici – offrono anch’essi il loro contributo per periodi più brevi.

Il Settore per la Formazione spera di poter offrire il percorso della SSA in inglese e in italiano-spagnolo con cadenza annuale, con un secondo e terzo modulo che potrebbe essere realizzati nelle diverse regioni.

Tutte le comunità e i confratelli salesiani sono invitati ad accompagnare con la preghiera la Scuola di Accompagnamento Spirituale Salesiano.

Cagliero 11 – “Per i nostri fratelli e sorelle in Ucraina” – Aprile 2022

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°160 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Aprile 2022.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Per coloro che muoiono e soffrono nella guerra in Ucraina. Affinché i cuori dei responsabili di questo conflitto siano toccati dall’amore di Cristo.

“Chiediamo con insistenza al Signore che quella terra possa veder fiorire la fraternità e superare le divisioni.”

Cari amici,

Dal cuore dell’Africa da dove vi saluto, mi preparo a cantare con voi queste parole che esprimono la gioia della Risurrezione: Egli è vivo! È davvero tornato in vita! Attraverso questo grido di vittoria, è l’evento pasquale che illumina la nostra fede e ravviva la nostra speranza in mezzo a contesti segnati dalla malattia e dalla
sofferenza.

In tutto il mondo, donne e uomini pieni di umanità sono, ciascuno a proprio modo, segni di questa speranza. Si prendono cura l’uno dell’altro senza discriminazioni. Questo è un messaggio forte per il nostro tempo. A questa apertura di solidarietà, il Risorto ci invita: «Andate, dunque, a tutte le genti» (Cf. Mt 28, 19).

Don Privat-Ignace Fouda Bieme, SDB, Coordinatore Regionale per l’Animazione Missionaria Africa-Madagascar

Ucraina, webinar sulle normative e strategia per l’accoglienza delle famiglie e dei minori

Di seguito pubblichiamo il comunicato stampa dell’Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori e Salesiani per il Sociale APS Comitato Italia Centrale con il quale si lancio il webinar informativo: L’accoglienza delle famiglie e minori ucraini in risposta all’emergenza: aspetti normativi e strategie operative, che si terrà in data 07 aprile 2022 a partire dalle ore 17:30.

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Giovedì 07 aprile 2022, dalle ore 17:30 alle 19:00, si terrà il Webinar dal titolo “L’ACCOGLIENZA DELLE FAMIGLIE E MINORI UCRAINI IN RISPOSTA ALL’EMERGENZA: aspetti normativi e strategie operative”, promosso dall’Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori in sinergia con l’Associazione Salesiani per il Sociale – APS.

Alla luce della situazione di crisi in atto tra Russia e Ucraina e del numero sempre più consistente di persone in fuga dall’Ucraina, l’incontro vuole essere un’occasione per proporre una riflessione sul tema molto attuale dell’accoglienza delle famiglie e dei minorenni ucraini giunti sul territorio nazionale, cercando di comprendere, in particolare, lo status quo – seppur ancora in divenire – dell’accoglienza e mettere in luce alcune prassi e strategie operative.

Gli obiettivi dell’incontro sono fondamentalmente due: proporre, da un lato, un focus sugli aspetti normativi legati all’accoglienza, a garanzia della protezione delle famiglie e dei minorenni in fuga dall’Ucraina giunti sul territorio nazionale; dall’altro, offrire una riflessione sul significato e sulle implicazioni dell’accoglienza di famiglie e minori provenienti da situazioni di conflitto, con particolare riguardo ai possibili effetti che l’evento traumatico della guerra può aver prodotto su bambine, bambini e adolescenti.

La partecipazione è libera, gratuita e aperta a tutti. I principali destinatari del webinar sono associazioni, famiglie e professionisti dell’educazione di tutta Italia. All’evento del 7 aprile 2022 interverranno: la Dott.ssa Immacolata Titti Postiglione – Vice Capo Dipartimento della Protezione Civile; il Dott. Luca Pacini – Responsabile area Welfare e Immigrazione di ANCI; Don Francesco Preite – Presidente Salesiani per il Sociale APS; il Dott. Giuseppe Lococo – Rappresentante dell’UNHCR; la Dott.ssa Nicoletta Goso – Progetto AltriLegami.

Sono previsti anche i saluti del Presidente del Centro Nazionale Opere Salesiane (CNOS), Don Roberto Dal Molin e della Portavoce del Forum Nazionale Terzo Settore, Dott.ssa Vanessa Pallucchi.

Gli interventi saranno coordinati e in dialogo con il Prof. Andrea Farina – Coordinatore Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori. Il webinar si potrà seguire dalla Pagina Facebook di Minori di Diritto e dal Canale Youtube dell’Ispettoria dell’Italia Centrale.

Domani a Perugia convegno del CNOS-FAP: “Giovani e lavoro: futuro negato? La Formazione Professionale risponde”

Pubblichiamo il comunicato stampa della Federazione Nazionale CNOS-FAP sul convegno “Giovani e lavoro: futuro negato? La Formazione Professionale risponde” che si svolgerà domani venerdì 1° aprile, alle ore 10, nella sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia.

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Il CNOS-FAP, l’ente della Formazione Professionale dei Salesiani in Italia, è operativo in Umbria da oltre 40 anni, inserito nel contesto della presenza salesiana che vanta cento anni di storia.

Durante il convegno “Giovani e lavoro: futuro negato? La Formazione Professionale risponde” si analizzeranno i dati della Formazione Professionale e del successo formativo, partendo dalla situazione regionale. L’Umbria è in controtendenza rispetto ai dati italiani sul numero degli iscritti nel sistema IeFP: rispetto ai 38.038 studenti delle scuole secondarie di secondo grado in Umbria nell’a.s. 2019/2020, gli allievi presso le istituzioni formative rappresentano il 2,13%, a fronte di quote sopra il 10% nelle Regioni del Nord. Dall’altra parte, le aziende del territorio assumono personale proveniente dalla Formazione Professionale (sul totale di assunzioni previste di 51.620 unità, ben 22.040 si riferiscono a qualificati e diplomati IeFP). “Nei prossimi anni ci saranno le condizioni per un possibile rilancio del sistema formativo umbro, a partire dalla IeFP, ma anche relativo alla formazione di aggiornamento e riqualificazione nell’ambito delle Politiche Attive del Lavoro, così come per la formazione continua. Gli investimenti straordinari del PNRR e l’avvio della nuova programmazione comunitaria 2021-2027 sono occasioni imperdibili per rafforzare l’offerta formativa verso i giovani, i disoccupati, i lavoratori occupati e contestualmente per rafforzare l’infrastruttura delle istituzioni formative” (E. Gotti).

A partire dall’esperienza di Don Bosco, con i primi laboratori di Valdocco e con il primo contratto di apprendistato del 1852, la Formazione Professionale salesiana si sente particolarmente coinvolta in una sfida che va oltre il semplice dato economico ma che riguarda l’impresa della costituzione di una comunità che tenga insieme il tessuto imprenditoriale e lavorativo di un territorio con i talenti e i sogni dei giovani che quella terra abitano. Da un lato, abilitando i propri allievi a trasformare i desideri in specifiche competenze professionali, dall’altro chiedendo costantemente alle aziende partner di essere loro stesse protagoniste dell’educazione e della trasmissione dei valori legati alla dignità del lavoro, ci facciamo promotori di una più ampia responsabilità che coinvolga i soggetti della società civile, della politica e dell’imprenditoria perché questa sfida sia la priorità di tutti in una precisa agenda di sviluppo“, dichiara don Fabrizio Bonalume, Direttore Generale della Federazione Nazionale CNOS-FAP.

Il programma:

Saluti istituzionali e interventi
Sindaco di Perugia Andrea ROMIZI
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve S.E. Card. Gualtiero BASSETTI
Assessorato all’Istruzione e al Diritto allo Studio
Assessore allo Sviluppo economico, innovazione, digitale e semplificazione Michele Fioroni
Direttore dell’Istituto Salesiano Don Bosco d. Giovanni MOLINARI

Moderatore: Filippo PERGOLA, psicanalista e docente universitario

Scenari
La Formazione Professionale tra livello nazionale e regionale: situazione e prospettive
Eugenio GOTTI, esperto di Politiche del Lavoro e Formazione
Il curricolo fondativo dell’educazione al lavoro
Arduino SALATIN, esperto di processi formativi

Voci del territorio
Gli Enti di FP
dott. Roberto PALAZZETTI, Presidente SUL (Consorzio delle Scuole Umbre per il Lavoro)
Il mondo del lavoro
Vincenzo BRIZIARELLI, Presidente Confindustria Umbria,
Vasco GARGAGLIA, DG Confcommercio Umbria
Roberto GIANNANGELI Direttore regionale CNA Umbria

Gli ex-allievi
Paolo TIACCI, Tiemme Stampi S.n.c. di Mariuccini e Tiacci
Paolo GALLETTI, OMG Officine Meccaniche Galletti Srl

ARPAL Umbria
Paola NICASTRO Direttore Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro

Contributi
Dario NICOLI, esperto di processi formativi
Giulio M. SALERNO, Università di Macerata

Conclusioni
d. Fabrizio BONALUME Direttore Generale della Federazione CNOS-FAP

RMG – Con San Francesco di Sales nella Quaresima e nella Pasqua

Dal sito dell’agenzia ANS.

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(ANS – Roma) – Ad inizio quaresima una comunità parrocchiale aveva chiesto se vi fosse una Via Crucis con riflessioni prese dai testi di San Francesco di Sales. Grazie alla collaborazione di don Paolo Mojoli, da Cremisan, per i testi, e della prof.ssa Elena Cristino, per la grafica, si è realizzata sia una Via Crucis, sia una Via Lucis, con i passi biblici che segnano le rispettive 14 stazioni e con spunti tratti dagli scritti di Francesco di Sales. Non sono commenti diretti agli episodi evangelici, ma sono brevi estratti dai suoi scritti, atti ad accompagnare la riflessione e la preghiera del cammino della croce e delle icone pasquali che si contemplano nella Via Lucis.

Tra le varie iniziative che si propongono per ricordare il 400° anniversario della morte di San Francesco, è senz’altro in sintonia col suo spirito quanto si accompagna con la preghiera, e aiuta a sintonizzare il cuore con l’amore di Dio, tanto più in questo tempo che è al centro del cammino dell’anno liturgico.

Grazie al lavoro dei traduttori, è possibile offrire queste due proposte nelle cinque lingue più diffuse nella Congregazione.

Per scaricare i testi o la versione multimediale:

Via Crucis

Via Lucis

 

Italia – Don Costa: “La comunicazione può fare educazione, può fare crescita, può fare democrazia”

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Quale rischio si corre oggi in un tempo in cui la tecnologia ha cambiato i codici dell’informazione e la fruizione delle notizie stesse? Si può ancora parlare di verità e di obiettività in un mondo in cui la comunicazione ha permeato ogni aspetto della vita sociale e privata? Sono, queste, domande di indubbia attualità, ancora più rilevanti in un contesto di guerra. A tali quesiti ha risposto, nell’ambito del programma “Viaggio nella Chiesa di Francesco” di Rai Vaticano, don Giuseppe Costa, Co-portavoce della Congregazione Salesiana.

In tempi di guerra anche la verità diventa vittima e i mezzi di informazione, pure quelli ufficiali, rischiano di essere tacitati o asserviti alla propaganda. “Abbiamo bisogno di verità, l’uomo ha sete di verità. Purtroppo, l’inganno della verosimiglianza attanaglia tutti quanti” afferma Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio della Conferenza Episcopale Italiana per le Comunicazioni Sociali, intervistato con don Costa sulla stessa tematica.

“Quando c’è guerra, l’informazione è ferita in partenza, perché i controlli poteri forti fanno dire quello che vogliono”, aggiunge da parte sua don Costa al microfono di Stefano Girotti.

Dal dott. Corrado e da don Costa arrivano dunque alcuni suggerimenti per distinguere il vero dal falso ed utilizzare i media digitali consapevoli delle loro virtù, ma anche dei rischi insiti nei loro meccanismi. Al tempo stesso, i due giornalisti cattolici invitano tutti gli operatori dei media ad operare in modo corretto, con deontologia professionale, amore per il lavoro e senso di responsabilità.

A partire dalla sua lunga esperienza nel settore – raccolta nel libro di recente pubblicazione, “Girovagando tra cronache ed eventi. Quarant’anni di giornalismo”, edito da Nema Press – don Costa segnala alcune attenzioni particolari: “C’è sempre bisogno della capacità di sintesi e di critica del giornalista. Purtroppo, le tecnologie, se da un lato hanno facilitato l’informazione, dall’altro hanno facilitato anche le fake news e hanno reso più difficile la critica e la verifica”, spiega.

Guardando indietro al suo percorso compiuto nel giornalismo, don Costa ricorda gli anni in cui gli nacque l’amore verso la professione del giornalista, e ne illustri i fini più elevati: “A me alla scuola salesiana hanno insegnato sin da ragazzo a leggere a scrivere a compilare bollettini giornali… E io ho cercato di utilizzare l’informazione nella convinzione che è attraverso di essa che la comunicazione può fare educazione, può fare crescita, può fare democrazia”.

“Viaggio nella Chiesa di Francesco” è un programma di Massimo Milone e Nicola Vicenti, per la regia di Nicola Vicenti. La puntata in questione è andata in onda domenica 27 marzo alle ore 00:25 su Rai1, verrà replicata su Rai Storia domenica 3 aprile alle ore 12:30 ed è permanentemente disponibile su RaiPlay e www.raivaticano.rai.it 

Il contributo di don Costa è visibile al minuto 25:50

“Noi Famiglia Salesiana”: N°4 della rivista della Consulta ICP

La Consulta della Famiglia Salesiana dell’Ispettoria presenta il quarto numero di NOI FAMIGLIA SALESIANA.

Lo strumento di collegamento e comunicazione intende essere un agile strumento per raccontare e condividere esperienze, progetti, sogni… e così costruire una rete di comunione che parta dal senso di appartenenza ad un comune carisma salesiano che va continuamente ravvivato con gioia partendo dal riconoscere la bellezza della comune famiglia di don Bosco.

Il prossimo numero sarà online tra 3 mesi.

EDITORIALE

La nostra famiglia
a cura della Consulta FS-ICP

Carissimi Membri della Famiglia Salesiana,
eccoci al secondo numero della nostra rivista online “Noi Famiglia Salesiana”.
Ci auguriamo che il primo numero sia stato un gradito strumento di conoscenza per tutti voi.

In questo nuovo numero:

  • incontriamo altri due gruppi della Famiglia Salesiana: la Congregazione di San Michele Arcangelo (Micaeliti) e le Volontarie di Don Bosco che, come di consueto, si racconteranno attraverso alcune testimonianze concrete di vita sulla loro identità e carisma particolare all’interno della FS;
  • continuiamo l’approfondimento sulla “Nostra Identità” con l’art. 32 della Carta di Identità della FS.

http://salesianfamily.net/carta-didentita-della-famiglia-salesiana/#
Diamo anche uno sguardo “quantitativo” alla Famiglia Salesiana della nostra Ispettoria!
http://salesianfamily.net/famiglia-salesiana/gruppi/