Cagliero 11 – “Sacramento della riconciliazione” Marzo 2021

Si riporta Cagliero 11l’intenzione missionaria salesiana del mese di Marzo 2021, e CaglieroPIX, un piccolo poster trimestrale di due fogli A4 con delle foto provenienti dalle varie presenze salesiane del mondo.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

“Società, quale progresso?” Intervista a Suor Alessandra Smerilli – Corriere della Sera

Nella giornata di oggi, il settimanale del venerdì del Corriere della SeraSette” dedica un’intervista a Suor Alessandra Smerilli, F.M.A., docente di economia politica e statistica presso la Pontificia facoltà di scienze dell’educazione «Auxilium» di Roma. Il tema dell’articolo è incentrato sul progresso della società dove il “prendersi cura” può diventare “cosa pubblica” per creare valore, soprattutto il questo periodo storico di pandemia. Di seguito un estratto dell’articolo redatto da Elisabetta Soglio.

SOCIETÀ QUALE PROGRESSO?
ALESSANDRA SMERILLI «PRENDERSI CURA DIVENTI COSA PUBBLICA: COSÌ SI CREA VALORE»

Dice che questa esperienza della pandemia è stata «un momento duro, ma fecondo». Anzi «rivoluzionario»: perché «questa fase storica ci ha insegnato l’importanza del prendersi cura gli uni degli altri». Ad Alessandra Smerilli, economista, consigliera del Papa e suora dell’ordine di Maria Ausiliatrice, la parola “cura” piace davvero tanto e la ripete di continuo. E cita la filosofa canadese Jennifer Nedelsky, che l’ha ispirata su questi temi: «Quando incontri una persona le chiedi di “cosa” si occupa. Invece proviamo a chiedere di “chi” si occupa». Poi, pensa che per il futuro sia necessario valorizzare le competenze e i talenti femminili, «perché le donne hanno chiaro il senso dell’I care , ne fanno esperienza nella vita privata e devono trasferire questo approccio nella dimensione pubblica». Infine suor Smerilli guarda al futuro con «grandissima fiducia», pensando soprattutto ai tanti giovani che ha incontrato e incontra e che «hanno visione, entusiasmo, capacità da mettere a disposizione».

Nata 46 anni fa a Vasto, Smerilli frequentava l’oratorio dei salesiani e lì matura esperienze di gruppo e di animazione. Inizia il liceo scientifico ed è brava negli studi: «Studiare mi piaceva proprio ed è rimasta una parte importante della mia vita».

La vocazione quando arriva?

«A 16 anni avevo già chiaro che avrei vissuto per mettermi al servizio. Stavo vivendo una storia molto bella con un ragazzo e ho avuto un lampo: neanche la persona più bella del mondo mi sarebbe bastata. A 18 anni ho lasciato casa e sono entrata dalle Figlie di Maria ausiliatrice a Roma».

E la passione per l’economia?

«Quando stavo scegliendo il corso di studi in realtà non ci pensavo per nulla. Volevo fare una facoltà scientifica, oppure scienze dell’educazione o psicologia e andare nelle periferie di Roma. Invece una madre superiora mi chiama e dice che c’è bisogno di una persona esperta di economia, culturalmente preparata alle sfide del futuro. Una donna che vede lungo, insomma».

E lei?

«Ho obbedito, anche se ero preoccupatissima perché mi vedevo già seppellita nei numeri. Invece mi sono appassionata, soprattutto ai temi dell’economia politica. Al terzo anno di studi mi sono orientata su Economia di sviluppo e ho conosciuto Luigino Bruni: mi sono resa conto che quello che studiavo poteva avere luce nuova. Io ero abituata ad un mondo in cui gli economisti consideravano la dottrina sociale della Chiesa come “giudicante”. Invece ho capito che poteva nascere da lì una teoria economica che ha in sé i presupposti di persona: questo mi ha illuminato e convinta».

Quindi ha deciso di diventare economista.

«Ne ho parlato molto con Stefano Zamagni. E alla fine ho proposto io alla superiora di continuare con la ricerca: mi sono laureata in Economia e commercio con indirizzo Economia politica a Roma 3 per poi proseguire negli studi».

Come la guardavano compagne e compagni?

«Beh, ovviamente all’inizio erano un po’ straniti: in mezzo a 250 persone arriva una col velo…. Ma nel primo anno in cui frequentavo, il grigio era tornato tantissimo di moda e quindi almeno ero di tendenza (ride, ndr ). In realtà sono stati anni bellissimi: avevo quattro anni di più, alcuni si avvicinavano attratti dalla stranezza della mia presenza, altri per dubbi di fede. Poi si è creato un senso di rispetto perché comunque andavo bene e mi fermavo a studiare con compagne e compagni, ci siamo aiutati a vicenda e alcuni rapporti sono diventati amicizie».

I voti perpetui?

«Sono arrivati durante il dottorato che ho fatto alla Sapienza. Poi ho fatto un visiting in Inghilterra e quindi un dottorato part time mentre avevo cominciato ad insegnare alla mia università».

Oggi insegna?

«Si. Economia politica all’Auxilium di Roma. Ho insegnato anche in Cattolica e alla Lumsa, ho tenuto un master di Economia civile in Bicocca».

In cattedra con il velo?

«Alcune volte non lo usavo perché mi pareva che la presenza di un velo nelle lezioni di Economia politica potesse rappresentare un ostacolo e costituire un pregiudizio in partenza».

Ma il fatto di essere una religiosa la fa sentire meno considerata?

«In linea di massima proprio no. Poi capita una volta durante un convegno in Calabria, ho dovuto dire a una persona che aveva evidenti pregiudizi che le cose che stavo dicendo le avevo pubblicato su una rivista scientifica non sul bollettino parrocchiale».

Fiducia?

«Ne ho sempre ricevuta molta: a 35 anni ero nel Comitato scientifico delle Settimane sociali, ad esempio (riunioni di studio per guidare l’azione cattolica nel mondo del lavoro, ndr ). Da una parte ho sempre ricevuto fiducia, dall’altra però ero sempre l’unica in un mondo maschile».

E come si è posta?

«Ho sempre cercato di non mettermi in contrapposizione e di portare competenze. Questo è l’unico modo per dimostrare che c’è bisogno di donne nel pensiero e nell’organizzazione, prima ancora che nei ruoli. Il fatto di essere economista e non teologa mi aiuta molto perché ho una professionalità in un ambito ancora prevalentemente maschile e non comune nella Chiesa».

Il suo rapporto con Papa Francesco?

«Sento molta stima da parte di Papa Francesco e gli sono profondamente grata. Da parte mia c’è il desiderio di essere al servizio della missione della Chiesa. Quando lo incontro ha sempre una battuta e con lui ho solo foto in cui rido».

Lei all’inizio parlava di un momento rivoluzionario.

«È cosi. Intanto dobbiamo smettere di relegare il tema della cura alla famiglia. Prendersi cura oggi significa parlare delle persone in generale, del Pianeta, della collettività. Un tempo rivoluzionario come quello in cui visse san Benedetto: allora si pensava che il lavoro manuale fosse cosa da schiavi, lui diede nobiltà e dignità al lavoro. Il lavoro di oggi è prenderci cura».

Lei come lo esercita?

«Nelle relazioni cerco di occuparmi delle persone che mi stanno intorno in ufficio, come dei miei studenti: di essere una con cui si può parlare e ci si può anche sfogare. Con le mie consorelle vorrei essere più presente: ma sono molto anziane e in questa fase è anche più prudente non avvicinarle troppo visto che io mi muovo comunque».

La vediamo in tivù: si è scoperta comunicatrice?

«La Rai me lo ha chiesto, ho provato e ho scoperto che mi piace. Prima era un programma radio con il pensiero del giorno, poi è cominciata questa trasmissione tivù (A sua immagine, ndr ) che mi coinvolge molto e posso collaborare con l’autore e il regista nella definizione di scaletta e testi. Accostare economia e Vangelo e farlo con volti e storie: mi piace proprio».

Non le manca una persona accanto, una famiglia?

«No, anche se so di avere fatto una scelta di rinuncia: non essermi legata a nessuno è per una risposta a una chiamata e a una missione che mi chiede di essere tutta donata. Non sempre è facile, ovvio. Ma la mia vita è piena e non penso lo sia meno di quella di chi ha scelto altri percorsi. Vivo amicizie profonde che fanno bene al cuore e all’anima. Ecco, se devo dire forse mi manca non avere avuto un figlio o una figlia, ma mi rendo conto che non sono conciliabili e questa rinuncia iniziale mi ha resa sorella e mamma di tutti».

Le donne continuano a faticare a trovare spazio anche nella Chiesa?

«Il tema è caldo e sofferto da tante donne. C’è un processo in corso che in questo momento non si può arrestare: dove lavoro, nella commissione Covid vaticana, siamo tante giovani donne in un team molto dinamico con tanta libertà di muoversi, fare e poter osare, sognare. Un famoso giornalista e conduttore quando è venuto a vedere cosa stiamo facendo mi ha detto: “Dovevo arrivare in Vaticano per trovare le novità”. Ecco, io credo si debba andare oltre certe letture. Questo non significa che il problema non ci sia. Però anche noi donne siamo un po’ timorose e timide e tante volte è difficile pensare che una responsabilità potrebbe essere affidata ad una donna perché stentiamo a farci avanti».

Servirebbero più donne nei posti di potere?

«Non tanto per il potere in sé. Ma perché se non ci sono donne a pensare e decidere, quello che viene deciso fatto e comunicato diventa escludente e tante donne non si riconoscono».

Una chiesa poco attrattiva sui giovani?

«Forse si fa fatica a trasmettere ai giovani il sapore del Vangelo. Ma giovani ne frequento tanti, in università e poi in tutta l’esperienza di Economy of Francesco; il problema non sono i giovani, ma siamo noi che non siamo capaci di affidare loro il cambiamento, e senza giovani non sarà vero cambiamento».

Economy of Francesco continuerà?

«Certo. La bellezza è aver creato una rete tra tanti giovani che desiderano cambiare il mondo e adesso sanno che c’è una comunità che la pensa allo stesso modo e che vuole sostenerli».

Cura solo anima e mente, suor Alessandra?

«È difficile fare di più. Però tutte le mattine mi alzo molto presto e cammino almeno 40 minuti sul Lungotevere o in giro per Roma prima che si svegli. Intanto prego: le mie lodi le prego camminando».

Tornare in classe in sicurezza: l’opuscolo della Regione Piemonte

La Regione Piemonte, in collaborazione con la Prefettura di Torino, l’Agenzia della mobilità piemontese e l’Ufficio scolastico regionale, ha messo a punto un opuscolo in cui sono indicati gli aspetti legati alla sicurezza degli studenti, in vista del loro progressivo rientro in presenza.

Di seguito il contenuto dell’opuscolo, in modo da prendere visione delle linee guida indicate dalla Regione per poter ritornare in classe in assoluta sicurezza e serenità.

Online i materiali del Convegno Nazionale Vocazioni 2021

L’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni rende disponibili online i materiali del 44° Convegno Nazionale Vocazioni. Di seguito tutti i riferimenti ai materiali.

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I materiali del Convegno Nazionale Vocazioni 2021 sono disponibili online alla sezione ‘Convegno’ del sito della rivista Vocazioni.

Il tema del Convegno Nazionale Vocazioni 2021 è la tematica dell’anno 2020/2021
La santificazione è un cammino comunitario da fare a due a due‘ (GE 141).

Le relazioni del Convegno sono inserite all’interno di Schede di lavoro con ulteriori esercizi, approfondimenti di articoli,
materiali video e suggerimenti di letture.

Schede di lavoro sulla Relazione di Giovanni Cesare Pagazzi

‘Fratelli necessari’
‘La paura’
‘L’abbandono e la consolazione

Scheda di lavoro sulla Relazione di Mons. Erio Castellucci

La vocazione: scoperta o invenzione?

Scheda di lavoro sulla Relazione di p. Gaetano Piccolo

Il discernimento in comune,

Schede di lavoro sulla Relazione di Sr. Samuela Rigon

Divento io di fronte al tu
‘La chiamata all’amore’
‘Per chi sei tu?’

Veglia di preghiera

‘La santificazione è un cammino comunitario da fare a due a due’

Schede di lavoro sulla Relazione di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti

‘Salvezza e sicurezza’
Libertà, relazione e responsabilità
‘Potenza, fragilità e cura
‘Desiderio, speranza, protensione’

Film realizzato per il 44° Convegno Nazionale Vocazioni

Insieme per generare il meglio

Reggere lo squilibrio 2: incontri sulle linee di sviluppo sostenibile per l’area metropolitana di Torino

L’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Torino, col percorso delle Piccole Officine Politiche, promuove l’iniziativa “Reggere lo squilibrio 2“, un’occasione di formazione, confronto ed elaborazione su alcune linee di sviluppo sostenibile per l’area metropolitana di Torino.

Mercoledì 24 febbraio inizierà il percorso formativo sulla piattaforma online ZOOM e sulla pagina Facebook delle Piccole Officine Politiche. Potrà essere seguito previa iscrizione fino a esaurimento posti.

Si alterneranno incontri con la presenza di relatori e incontri laboratoriali per attività di workshop finalizzato a confronto sulle tematiche degli incontri con i relatori e di costruzione di un project work personale da presentare ai rappresentati delle istituzioni locali.

INFORMAZIONI

  • Ulteriori informazioni sull’iniziativa si trovano sul sito Piccole Officine Politiche.
  • Per iscriversi al ciclo di incontri è necessario compilare la scheda disponibile al seguente Link iscrizione.
  • La partecipazione ai webinar è gratuita, ma è necessario iscriversi.
  • Il percorso laboratoriale prevede una quota di partecipazione di 30 € mediante bonifico bancario.

“Come mai? Un salesiano prete in Tunisia”: a dieci anni dalla morte, un libro con gli scritti di don Marek Rybinksi

Dal sito dell’agenzia ANS, un articolo per presentare il libro con gli scritti di don Marek Rybinksi, il missionario salesiano polacco ucciso dieci anni fa in Tunisia. I libro, edito da Elledici, dal titolo COME MAI? UN SALESIANO PRETE IN TUNISIA, è curato dal salesiano don Giuseppe Ruta.

(ANS – Manouba) – Sono passati 10 anni dalla morte del salesiano don Marek Rybinski, originario della Polonia, missionario in Tunisia. Venne ucciso il 17 febbraio 2011, proprio nei giorni più caldi della “rivoluzione dei gelsomini”, come fu chiamata la rivolta tunisina del gennaio 2011, che diede inizio alla controversa stagione definita “primavera araba”. Il delitto, compiuto da una persona che conosceva don Rybinski e che attualmente sconta l’ergastolo, avvenne per motivi economici, senza il minimo riferimento religioso o politico.

Quel tragico episodio scosse molto l’opinione pubblica tunisina e internazionale e certamente il sacrificio di questo missionario di Don Bosco ha fecondato la Chiesa tunisina nel suo percorso vissuto insieme al popolo musulmano, che ha sempre espresso grande solidarietà e gratitudine per il dono della vita fatto dal missionario polacco per la terra di Tunisia. Un gesto che non è stato dimenticato.

In questi giorni, infatti, dal 16 al 18 febbraio, nel decimo anniversario, alcuni eventi, ovviamente di piccole dimensioni in tempi di pandemia, stanno esprimendo la memoria e la gratitudine della Chiesa tunisina e degli amici musulmani per don Rybinski.

Il compianto salesiano è stato ricordato ieri, martedì 16 febbraio, con una celebrazione nella cattedrale di Tunisi, presieduta dall’arcivescovo, mons. Ilario Antoniazzi, e con una commemorazione a cura di una funzionaria dell’ambasciata polacca.

Oggi e domani, inoltre, la sua memoria sarà omaggiata nella scuola salesiana di Manouba, alle porte di Tunisi, dove lavorò per 4 anni e dove ha lasciato opere e ricordi indelebili in tante persone.

In particolare, in questi giorni viene presentato e rilasciato ufficialmente un nuovo libro, dal titolo COME MAI? UN SALESIANO PRETE IN TUNISIA, curato dal salesiano don Giuseppe Ruta, già Superiore dell’Ispettoria salesiana della Sicilia, cui appartiene la casa salesiana di Manouba.

Il testo raccoglie gli scritti e la memoria proprio di don Rybinski e che erano stati in precedenza pubblicati in polacco. Nelle intenzioni del curatore del testo e dei donatori che ne hanno reso possibile la edizione, per i tipi della Elledici, esso vuole essere un omaggio non solo al missionario e al suo sacrificio fatto per amore di Dio e dei destinatari della sua missione, ma anche all’accoglienza e alla fraternità che i tunisini hanno sempre dimostrato ai figli di Don Bosco e alla loro presenza in Tunisia. Una presenza che, attraverso l’educazione vuole contribuire alla crescita e alla maturazione di un popolo che ha intrapreso un faticoso, ma necessario cammino verso la democrazia e il bene comune.

 

Approfondimento CG28, intervista a don Roberto Carelli sulla Sinodalità missionaria in chiave eucaristica

Sono ormai divenuti un appuntamento mensile fisso gli incontri di approfondimento del CG 28 organizzati dal Centro Studi “Tabernacoli Viventi” in collaborazione con la CISI formazione.

In questo mese, sabato 20 febbraio 2021 dalle ore 9 alle 10,15, l’intervista a don Roberto Carelli salesiano sul tema: “La sinodalità missionaria in chiave eucaristica”, ovvero il tema della comunione nella chiesa a partire dalla lettura profonda dell’esperienza della salesiana cooperatrice e serva di Dio Vera Grita. Don Roberto Carelli è docente di antropologia teologica nella facoltà di Teologia di Torino Crocetta, animatore spirituale dell’ADMA primaria di Torino, autore di diversi libri e articoli.

Dopo aver ascoltato Lodovica Zanet sull’antropologia della santità salesiana, il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime sul sacramento salesiano salesiano della presenza, il padre Lethèl sulla presenza eucaristica, il quarto incontro approfondirà la ricchezza della missione condivisa tra le diverse vocazioni nella Chiesa. Don Roberto parlerà del contributo specifico che lo Spirito ha consegnato a Vera Grita. Don Carelli verrà intervistato da don Flaviano D’Ercoli, direttore della casa salesiana di Roma Gerini. Per partecipare all’incontro occorre collegarsi alla pagina Facebook di Don Bosco Italia.

Il sussidio liturgico-pastorale CEI per la Quaresima e la Pasqua

Si segnala di seguito il Sussidio liturgico-pastorale per la Quaresima e la PasquaCristo, mia speranza, è risorto” proposto dalla Conferenza Episcopale Italiana e il relativo articolo pubblicato ieri sul sito ufficiale.

“Mentre l’esperienza del buio, dell’oscurità, del peccato e della morte tendono ad avvolgere la nostra vita, la Quaresima è il «tempo favorevole» per prenderne coscienza ma soprattutto per lasciarci afferrare da Cristo, il Crocifisso Risorto che ci prende per mano, ci strappa al peccato e alla morte e ci riconsegna alla Vita”.

Lo ricorda Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI, nella presentazione del Sussidio liturgico-pastorale per la Quaresima e la Pasqua, intitolato “Cristo, mia speranza, è risorto”.

“Se la situazione sanitaria sembra non darci tregua, l’impegno di tanti fratelli e sorelle e la loro testimonianza di carità aprono il cuore alla speranza”, aggiunge Mons. Russo sottolineando che “le parole e i gesti profumati di amore ci ricordano che la morte non è l’ultima parola, che la speranza non può morire; essi annunciano che la Vita vince la morte: è la forza e la bellezza dell’annuncio pasquale”.

Il Sussidio si articola in tre parti: la prima contiene due riflessioni sul cammino quaresimale attraverso le Prime Letture della Liturgia della Parola e le Collette delle domeniche; una presentazione delle Orationes super populum per il tempo di Quaresima, una delle novità della terza edizione del Messale Romano; e un approfondimento sul canto della sequenza pasquale. La seconda sezione offre invece alcune schede – che saranno disponibili sul sito dell’Ufficio Liturgico Nazionale – per le celebrazioni domestiche e la preghiera della famiglia nelle domeniche di Quaresima. Per favorire, mediante l’ascolto, la meditazione sono indicati anche alcuni canti con le tracce audio. La terza parte propone infine gli schemi per una celebrazione comunitaria nel tempo di Quaresima, per la Via Crucis e per una Veglia della luce nel tempo di Pasqua.

Il Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale incontra i Coordinatori delle Regioni per progettare il programma di formazione dei Delegati

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Martedì 9 febbraio, don Gildásio Mendes dos Santos, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, ha incontrato, in modalità digitale, i Coordinatori dei Delegati della Comunicazione Sociale. L’obiettivo principale del raduno è stato quello di progettare insieme un programma di formazione per i Delegati della Comunicazione Sociale sotto il nome di “Scuola Salesiana di Comunicazione Sociale” (SSCS), il cui avvio è previsto per agosto 2021.

I coordinatori regionali della Comunicazione Sociale (CS), don Ernest Rosario (Asia Sud), don Peter Chinh (Asia Est – Oceania), don Javier Valiente (Mediterranea), don Rigobert Fumtchum (Africa – Madagascar), don James Gardner (Europa Centro e Nord) e Zaida Navarrete (Interamerica e America Cono Sud), insieme con don Mendes dos Santos, hanno definito gli obiettivi, la metodologia e i contenuti della SSCS – una scuola che si configura come un programma speciale organizzato dal Dipartimento di Comunicazione Sociale e che mira a realizzare due linee di azione (1.1.1 & 5.1.4) del Progetto di Pianificazione della Comunicazione Sociale (2020-2026).

La SSCS, che sarà realizzata in collaborazione con i Coordinatori regionali di CS, ha lo scopo di approfondire, formare e arricchire coloro che sono coinvolti nella gestione del ministero e servizio della comunicazione nei media delle varie Ispettorie salesiane, secondo una visione evangelica, sinodale, salesiana e convergente della Comunicazione, per evangelizzare ed educare i giovani di oggi.

Il corso sarà rivolto ai Delegati ispettoriali di CS, al Direttore/Coordinatore del Bollettino Salesiano, delle radio o delle case editrici salesiane, oltre a cinque persone – salesiani o laici, indicati dai Coordinatori regionali di CS.

Tra le caratteristiche degne di nota della SSCS, si segnalano:

–      le attività si svolgeranno online;

–      inizieranno ad agosto 2021 e termineranno a settembre 2022;

–      saranno guidate da un professore, esperto in comunicazione, per ogni singolo modulo;

–      si terranno due volte al mese secondo il calendario e la realtà di ogni Regione;

–      prevedono un livello comune a tutti e un livello specifico per la singola Regione; spetta al Coordinatore del corso per la Regione individuare almeno cinque argomenti di importanza e rilevanza per il suo territorio;

–      e si articoleranno in sessioni di 3 ore con 30 minuti di pausa.

–      Inoltre, ogni partecipante presenterà alla fine del mese un breve progetto pratico basato sugli input ricevuti;

–      le ammissioni termineranno all’inizio del corso;

–      e per essere ammessa ogni persona invitata deve firmare un modulo e presentarlo al Comitato Coordinatore entro i termini previsti.

Alcuni degli argomenti che saranno sviluppati sono:

–      Esplorare e comprendere le basi della comunicazione umana.

–      Rafforzare le basi della comunicazione cristiana ed etica.

–      Progettare strumenti utili alla comunicazione istituzionale e di marketing per le istituzioni salesiane (scuole, parrocchie, Ispettorie, centri giovanili…)

–      Protocolli per la gestione delle crisi istituzionali e altre questioni di sicurezza informatica.

–      Protocolli per la salvaguardia della proprietà intellettuale e dei beni digitali.

–      Progettare il Codice Etico di Comunicazione per le proprie istituzioni.

–      Organizzare i processi di costruzione della fiducia nell’organizzazione: gestione della comunicazione interna ed esterna.

–      Integrare le più recenti innovazioni – come l’intelligenza artificiale – nell’eco-sistema salesiano di gestione, per costruire una migliore governance umana della missione.

–      Comprendere il mondo digitale, la cultura e l’antropologia digitale, la condizione tecno-umana, la cultura dei nativi digitali e il networking.

–      Sviluppare una metodologia pastorale per evangelizzare ed educare nell’ambiente digitale.

–      Promuovere un accompagnamento salesiano educativo dei giovani nell’ambiente delle reti sociali: linguaggi, codici, valori e atteggiamenti salesiani, interazioni e impegno.

–      Promuovere una pianificazione della cittadinanza digitale nell’Ispettoria: professionalità, inclusione digitale, trasformazione digitale, diritto all’educazione digitale.

“Speriamo che questo corso ci aiuti a rispondere in modo creativo ai segni dei tempi odierni” ha commentato infine don Ernest Rosario. 

I trent’anni di “Missioni Don Bosco”, un “fratello maggiore” per migliaia di bambini e giovani bisognosi

Dall’agenzia salesiana ANS, l’articolo per i trent’anni di Missioni Don Bosco.

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(ANS – Torino) – Era il gennaio del 1991 quando venne deciso di fondare una “Procura Missionaria” anche in Italia, a Torino, lì dove c’è la Casa Madre della Congregazione Salesiana. Quella Procura Missionaria, oggi nota nel mondo con il nome di “Missioni Don Bosco”, pertanto ha appena compiuto 30 anni: tre decadi spese a sostenere le opere salesiane sparse nel mondo, finanziandole e aiutandole a crescere, e valorizzando e facendo conoscere le opere di bene che vengono portate avanti in favore delle persone più svantaggiate.

“Questi 30 anni per noi sono stati ricchi di soddisfazioni, e anche di qualche difficoltà che abbiamo superato insieme. Ora dobbiamo continuare a coltivare l’entusiasmo degli inizi, forti dell’esperienza maturata sul campo”, ha spiegato il sig. Giampietro Pettenon, Presidente di “Missioni Don Bosco”.

In tutti questi anni sono state molte le missioni salesiane beneficiate, sempre tenendo a mente che il fine ultimo degli sforzi deve essere orientato alla cura della persona, affinché ogni bambino, ogni ragazza, ogni giovane possa crescere in un ambiente sano e con le stesse opportunità di chi ha avuto la fortuna di nascere in un Paese ricco.

Mettere al centro la persona, fatta ad immagine e somiglianza di Dio, significa anche valorizzare la comunità di cui fa parte: sono moltissime le missioni che si prendono cura delle popolazioni indigene, dei gruppi emarginati, di chi vive in quartieri poveri e popolosi: a loro, in questi 30 anni, sono stati rivolti gli sforzi e l’impegno di “Missioni Don Bosco”.

Anche in questo periodo, così complicato per via della pandemia di Covid-19, “Missioni Don Bosco” continua a finanziare i progetti dei missionari salesiani: questo significa che dietro di essa ci sono tante persone continuano a credere in Don Bosco, nel suo sistema educativo, nell’aiuto reale e concreto ai più poveri, e nel valore di ciò che i salesiani provano ogni giorno a costruire. La Provvidenza, che tanto invocava e a cui si affidava con piena fiducia Don Bosco, continua ad operare attraverso tanti benefattori.

Per questo la Procura Missionaria salesiana di Torino guarda ora al futuro con un solo obiettivo, che il sig. Pettenon ci illustra a partire da un aneddoto: “Mi ha colpito molto una foto di due bambini boliviani, la sorella che porta sulla schiena, avvolto in un panno, il fratellino più piccolo. La frase che accompagna la foto recita: – ‘È pesante?’ – ‘No, è mio fratello’. Noi oggi vogliamo festeggiare il nostro trentennale augurandoci di poter essere sempre per qualcuno il ‘fratello maggiore’ che orgogliosamente porta sulle spalle il più piccolo, non pensando minimamente che sia un peso, bensì una ricchezza da custodire e da aiutare a crescere”.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.missionidonbosco.org