CNOS-FAP Regione Piemonte: progetto Erasmus Plus “Integrate”– Kick-off Meeting

L’Associazione CNOS-FAP e il programma Erasmus Plus “Integrate”dell’Unione Europea: di seguito la presentazione del programma e la partecipazione al Kick-off Meeting da parte del CNOS-FAP della Regione Piemonte, avvenuto online il 26 gennaio scorso.

Progetto Erasmus Plus INTEGRATE – storytelling to promote migrants entrepreneurship

Il 26 gennaio scorso si è tenuto il Kick-off Meeting del progetto Erasmus Plus “Integrate”, progetto che ha come finalità quella di formare giovani migranti sulle competenze imprenditoriali attraverso la metodologia dello storytelling.

Il progetto rientra nel quadro delle azioni internazionali KA202 – Partenariati strategici per l’istruzione e la formazione professionale del programma Erasmus Plus dell’Unione Europea ed ha come capofila la Camera di Commercio Italo-Svedese. CNOS-FAP insieme agli altri partner italiani, svedesi, belgi, greci e tedeschi contribuirà all’ideazione e la sperimentazione dei moduli formativi per giovani e adulti migranti per il potenziamento delle competenze di autoimprenditorialità.

Erasmus Plus Integrate
26 GENNAIO 2021 – KICK OFF MEETING

Alcuni studi mostrano che in media gli immigrati sono più inclini a creare la propria impresa rispetto ai cittadini europei con un background non migratorio. Pertanto, il progetto Erasmus INTEGRATE mira a utilizzare l’impatto delle storie personali per cambiare gli atteggiamenti individuali e sociali verso la migrazione e per promuovere l’impegno imprenditoriale degli immigrati.

Il progetto Erasmus proposto fornirà una formazione imprenditoriale con particolare attenzione all’applicazione della metodologia dello storytelling per sfruttare il background culturale dei migranti e promuoverne la loro inclusione sociale.

L’obiettivo dei corsi di formazione è quello di fornire attività di educazione all’imprenditorialità e all’innovazione, in particolare per costruire la fiducia, fornire ai migranti competenze hard e soft competenze per progettare i loro piani professionali o imprese e acquisire le competenze per avviare e gestire un nuovo business di successo. Inoltre, il progetto proposto svilupperà uno strumento innovativo ICT per trasferire le competenze al gruppo target. Infine, il progetto proposto svilupperà un’attività di apprendimento misto che combinerà corsi di formazione faccia a faccia con l’istruzione online.

Erasmus INTEGRATE mira a fornire una formazione imprenditoriale con particolare attenzione alle tecniche di storytelling per condividere le storie degli imprenditori migranti e favorire la loro inclusione sociale ed inoltre promuoverà la formazione imprenditoriale tra i formatori VET e, come obiettivo secondario, aumenterà la consapevolezza dei politici sul potenziale dei migranti nei sistemi economici. Erasmus INTEGRATE diffonderà le storie degli imprenditori migranti come fonte di emulazione per sviluppare la passione per l’imprenditorialità.

Inoltre Erasmus INTEGRATE si pone come obiettivi:

Promuovere l’imprenditorialità per sostenere l’inclusione sociale dei migranti in Europa sviluppando corsi di formazione imprenditoriale innovativi per i migranti basati sulle più recenti strategie di comunicazione per sfruttare il background culturale personale. Mira anche a condividere esempi di successo di imprenditori migranti per promuovere la fiducia dei migranti e l’inclusione sociale.
Sviluppare una guida utile per i formatori e gli insegnanti VET contenente il quadro delle competenze dell’imprenditore migrante
Sviluppare una piattaforma innovativa dove condividere le migliori storie di imprenditori migranti, e trasferire il corso di formazione
I beneficiari del progetto saranno dunque imprenditori migranti/migranti con spirito imprenditoriale; insegnanti/formatori/tutor di formazione professionale; PMI/organizzazioni che sostengono l’imprenditorialità; Policymakers.

Animazione Missionaria: il viaggio continua “nel cuore del mondo”

Il percorso nel cuore del mondo prosegue nonostante la pandemia, in versione on-line!

L’incontro del 20 dicembre si è svolto nel solo pomeriggio della domenica, e ha affrontato il tema della dottrina sociale della chiesa. Tema assai complesso per il quale abbiamo fatto ricordo al prof. Fabrizio Gambaro dell’Università Cattolica di Milano. Una riflessione sulla centralità del bene comune nella politica che sogniamo, stimolata da alcune riflessioni di pensatori, economisti ed imprenditori contemporanei, attualizzata nel contesto pandemico in cui ci troviamo ancora. 

E’ stata anche l’occasione per scambiarsi gli auguri di Natale, più che mai sentiti in un bel gruppo di giovani come quello che sta camminando insieme nel cuore del mondo!

Ecco qui un breve estratto dei passaggi più significativi dell’incontro

“Il passato segnato dalla dottrina sociale della chiesa è un passato dove i Papi ma l’intera comunità dei nostri fratelli e i nostri amici hanno ragionato su cosa accadeva l’uomo. Quindi noi potremmo dire che la dottrina sociale della chiesa non è nient’altro che una riflessione antropologica, di cosa accade dell’uomo su questa terra. Ma non è solo una dottrina dell’uomo. Perchè? Le dottrine dell’uomo pensano al divenire, cioè a programmare un futuro per l’uomo mentre la dottrina sociale della chiesa pensa all’avvenire cioè all’apertura di ciò che non è programmabile ma di una fine, di uno scopo che è chiarissimo, cioè noi abbiamo un senso nella nostra vita e diamo senso alla nostra vita rispetto a un fatto che è accaduto più di duemila anni fa e di cui noi siamo oggi testimoni e quindi noi condividiamo la Fede. 

Nel divenire noi ci immaginiamo che cosa dovrebbe essere il nostro futuro tra 10/20 anni, quindi sono tutte le programmazioni socio-economiche che noi facciamo. Ad un certo punto che cosa è successo? È successo che questa pandemia ha interrotto completamente questo modello.

Dovete immaginare nella vostra vita quotidiana, che il vivere la dottrina sociale della chiesa non sia qualcosa che voi vi preparate per farlo un giorno, da adulti: la vostra vita quotidiana, le vostre relazioni, dentro la famiglia, dentro il piccolo gruppo, dentro la comunità più allargata, dentro le dimensioni relazionali in cui siete inseriti, devono essere non ispirate ma essere nel DNA della dottrina sociale della chiesa. Io non devo dire di essere Cristiano, io devo comportarmi da cristiano. Io non devo dire di avere una Fede, io devo essere la testimonianza di questa fede.

Questi elementi devono diventare un abito. L’abito vuol dire abitudine. O acquisisco un’abitudine ad agire in questo modo o quando sarà sottoposto ad una sfida che mi chiede di agire in questo modo, non riuscirò.

Noi ogni giorno ci impegniamo nell’idea di cambiare il futuro e quindi di cambiare la nostra vita sapendo comunque che l’avvenire, la storia, è guidata dal Signore e quindi sapendo che ogni cosa che noi facciamo rientri in questo contesto.”

L’incontro del 9 gennaio invece ha avuto come tema centrale la spiritualità salesiana, ve lo raccontiamo così:

Il nostro quarto appuntamento lo avevamo  immaginato così: una bella giornata di sole, carovana di macchine con destinazione Colle Don Bosco, passeggiata sulla collina alla croce missionaria. Lì dove tutto ebbe inizio. Così abbiamo chiuso gli occhi, sconfinando i limiti digitali dello schermo, e abbiamo sognato con chi dai sogni è stato accompagnato e guidato per tutta la vita: Don Bosco.

Dopo aver analizzato le varie spiritualità che conosciamo o abbiamo incontrato nella nostra vita, ci siamo soffermati su quella che ci sembra essere a noi più affine, la spiritualità salesiana, cioè la risposta che diamo al modo in cui Dio ci chiama a guardare il mondo.

Ci siamo lasciati affascinare dal sogno dei nove anni, i ragazzi ribelli da educare con mansuetudine, ripercorrendo scena per scena, provando a domandarci poi quale sia il sogno che sentiamo per la nostra vita. Quale missione ci è chiesta, qual è il nostro campo in cui operare. Per giungere al sogno missionario che Don Bosco fa nel 1871, visione di terre lontane, sconosciute, tribù di popoli che incontrano il Vangelo grazie ai giovani salesiani. Dal 1875, prima spedizione, ad oggi le testimonianze sono infinite e abbiamo avuto la fortuna di poter ascoltare quella di due salesiani: don Gianni che è stato missionario in Kenya e don Tiziano in Romania.

Della loro testimonianza colpisce la concretezza e la gioia di una vita donata. La fatica e la bellezza di riuscire ad entrare in un mondo nuovo in punta di piedi, inserendosi nella realtà così com’è, senza pensare che debba essere proprio come l’avevo immaginata.

L’incontro (a volte scontro) con una realtà giovanile lontana dalla nostra necessita di dialogo e confronto, tenendo conto della situazione politica, sociale, religiosa del luogo. Questo necessita di maturità: (per non lasciarsi andare ai sentimentalismi) i giovani che incontri  non sono dei “poveretti” da aiutare e a cui donare le caramelle, rispetto: sono dei fratelli da amare e per farlo mi devo impegnare anche un po’ io a conoscere qualcosa della loro lingua almeno per poterli salutare e chiedere come stanno, adattarmi alle loro tradizioni e alla loro cultura, consapevolezza: che è un dono reciproco, non solo io che vado a donare qualcosa ma forse soprattutto vado a ricevere qualcosa.

Quello che proviamo a fare deve essere proprio sullo stile e carisma di Don Bosco che con gioia e creatività va a cercare le anime per educarle, per portarle a Gesù e questa è la salvezza.

Con queste immagini nel cuore e tanta speranza, al termine della giornata, abbiamo riaperto gli occhi per continuare a sognare ad occhi aperti consapevoli che “il sogno è un evento che si realizza continuamente” e a noi sta solo lasciarci sorprendere.

E il viaggio continua… con l’equipe AM

Novena di don Bosco

Voci dall’animazione missionaria.
Un dono se è condiviso si moltiplica. Questa è la legge di sempre.
Una regola che ci ha insegnato don Bosco e che spesso sentiamo ripetere da papa Francesco “la vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento”.

Nasce così l’idea della novena a don Bosco da parte dell’animazione missionaria.
Dopo la condivisione che abbiamo vissuto all’interno dell’incontro sulla spiritualità salesiana nel mese di gennaio, ci è sembrato troppo poco trattenere solo per noi la ricchezza di quanto il Signore ha donato ad ognuno.
Da qui la proposta di far risuonare sul web quanto don Bosco ci ha suggerito dalla condivisione del sogno dei 9 anni.
Il sogno continua…

Lettera dell’Ispettore gennaio 2021: auguri per la festa di don Bosco

Si riporta di seguito la lettera dell’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Leonardo Mancini con gli auguri per la Festa di don Bosco.

A confratelli e laici corresponsabili di
Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania

Carissimi/e, 

un saluto cordiale a tutti voi. 

Vi scrivo in prossimità della festa del nostro padre Don Bosco, per farvi gli auguri e  per affidare alla sua intercessione tutti coloro che fanno parte delle nostre comunità  educativo-pastorali. Affidiamo all’intercessione di Don Bosco in modo particolare quanti oggi si trovano in condizioni di difficoltà materiale o spirituale; tra gli altri desidero  ricordare il Sig. Giacomo Bonassoli e Don Silvio Carlin, che si trovano entrambi in gravi  condizioni di salute.  

Oltre a questo vorrei però chiedere a Don Bosco, per me e per voi, anche un altro dono particolare: gli chiedo che ci insegni ad imitare il suo sguardo. Sono senz’altro tante  le caratteristiche di Don Bosco che ci colpiscono, ma adesso desidero fermarmi unicamente  sul suo sguardo, su come lui ha scelto di guardare il mondo; o meglio, sulla prospettiva a  partire dalla quale egli ha scelto di guardare il mondo

Anni fa uscì una serie di disegni, ripresi da sue foto o quadri, che raffiguravano gli  occhi di Don Bosco visti da punti di vista e con tagli differenti. Era un modo per dire che il  suo sguardo aveva una fascino particolare ed anche una sorprendente capacità di  trasmettere affetto: lo sguardo era senz’altro uno degli strumenti che permettevano a Don  Bosco di infondere quell’amore dimostrato e personalizzato che lui chiamava  “amorevolezza”; il suo sguardo “parlava” alla persona e la faceva sentire unica! 

Per giungere a maturare quello sguardo, oltre all’aiuto indispensabile dello Spirito  Santo che modella il cuore a chi permette di lasciarselo plasmare, credo che Don Bosco sia  passato attraverso la convinzione che bisognasse scegliere una prospettiva particolare da  cui guardare il mondo: bisognava scegliere di guardarlo dalla parte dei giovani, con gli  occhi stessi dei giovani (ma con il cuore di Dio): Amate quello che amano i giovani, perché i  giovani amino quello che amate voi. 

L’esperienza vissuta in carcere con Don Cafasso all’inizio del suo ministero  sacerdotale, esperienza che gli permette di conoscere le drammatiche conseguenze a cui va  incontro un ragazzo abbandonato a sé stesso, gli insegna (anche se lui aveva già cominciato  a capirne la necessità alla scuola attenta di Mamma Margherita) che per aiutare davvero gli  altri – ed in particolare i giovani – bisogna prima conoscerli, capirli, amarli, mettersi nei  loro panni, accorgersi delle loro ferite, amare quello che loro preferiscono, guardare il  mondo come loro lo vedono.  

Ho l’impressione che spesso noi educatori corriamo il rischio di seguire il procedimento opposto: chiediamo ai giovani di guardare il mondo solo come lo vediamo  noi, e non accettiamo il confronto. 

Mi pare che Don Bosco non faccia così. Andando – potremmo dire – alle periferie 

geografiche ed esistenziali del mondo giovanile, camminando in una sorta di esodo personale  – quello richiesto dalla sua vocazione – egli prova a guardare le cose come si vedono da lì,  dalla periferia; ed in particolare come si vedono con gli occhi dei giovani del carcere. Credo  che questo gli permetta di comprendere meglio perché un giovane arriva alla reclusioneegli intuisce la solitudine di chi giungendo dalle vallate di montagna per lavorare a Torino  si trova presto senza soldi, senza aiuti, lontano dagli affetti familiari e possibile vittima di  sfruttamenti. Gli appare evidente il rischio che i ragazzi – trovandosi in questa situazione – cadano nell’illecito, che scivolino verso modalità di vita poco dignitose, che diventino via  via incapaci di cogliere ciò che è davvero importante, che perdano il gusto di ricercare il  senso dell’esistenza, il progetto che dall’eternità Dio ha sognato per ciascuno di loro; che  considerino Dio come un nemico, o comunque come insignificante e assente dalla loro vita.  E nello stesso tempo, dentro lo sguardo dei ragazzi carcerati, Don Bosco intuisce anche  sogni, desiderio di riscatto, consapevolezza della propria fragilità… 

Don Bosco comprende allora che deve trovare il modo di aiutare i ragazzi offrendo  loro gli strumenti ed i sostegni adeguati. Capisce che c’è bisogno di amici dell’anima (se  fuori trovassero un amico…) ma anche di amici del corpo: cioè di chi dia da mangiare,  dormire, giocare, imparare, lavorare e faccia sentire l’affetto di un papà e di una mamma  ora lontani.  

Don Bosco sceglie di fatto una “visione prospettica periferica”, e probabilmente non  perché voglia limitare ai ragazzi più poveri (anche se li preferisce: specialmente i più poveri)  la sua azione educativa e pastorale, ma perché comprende che quel punto di vista gli  permette poi di allargare lo sguardo e il suo raggio d’azione davvero su tutti: è partendo  dai piccoli, dai poveri, che si raggiungono anche i “grandi”, mentre è raro che si riesca ad  includere tutti se si utilizza il procedimento contrario!  

Non sorprende la scelta “periferica” di Don Bosco: è dello stesso genere infatti la  scelta dell’Incarnazione da parte del Verbo. Dio anticipa il tipo di prospettiva esplorata da  Don Bosco, decidendo di porsi Lui stesso alla “periferia” della creazione, dove il peccato sta  minando la salvezza terrena ed eterna dell’uomo e dell’intero universo; egli sceglie perciò  di vivere, insegnare, lavorare, amare, morire… da uomo, caricandosi il peccato del mondo.  Il maestro della visione prospettica periferica scelta da Don Bosco è il Signore Gesù.  

Celebrare la festa di Don Bosco credo allora che possa significare anche riscoprire il  suo “sguardo prospettico periferico”, il punto di osservazione da lui scelto per guardare il  mondo, ed imitarlo, per quanto ci è possibile! È il punto di osservazione che anche il Papa  ci chiede di avere nel guardare la realtà. È un tipo di prospettiva, di sguardo, sul quale tutta  la Chiesa – in uscita – è invitata a verificarsi.  

Carissimi, in questo tempo di pandemia siamo chiamati una volta di più a guardare  il mondo come lo stanno guardando adesso i giovani; in questa sorta di “reclusione” in cui  tutti siamo costretti, probabilmente maturano nuove povertà ed anche nuovi sogni. Ci aiuti  Don Bosco ad assumere il suo sguardo per capire che cosa sta abitando il cuore dei giovani 

e per meglio contribuire alla salvezza della gioventù, «questa porzione la più delicata e la più  preziosa dell’umana società» (MB II 45). 

Buona festa a tutti!

Valdocco, 31 gennaio 2021

Con grande affetto in Don Bosco
Don Leonardo Mancini

E’ stata una meravigliosa avventura: il ricordo di don Italo e don Vincenzo

Nella serata di domenica 24 gennaio, l’Animazione Missionaria ICP ha dedicato un incontro online in memoria di Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone, entrambi sacerdoti salesiani missionari mancati nell’ultimo periodo. Due uomini, due sacerdoti, due confratelli salesiani fioriti in terra africana, che sono stati padri, maestri e amici per tantissimi giovani che in loro hanno incontrato don Bosco.

“Quando avviene che un salesiano muore lavorando per le anime, la congregazione ha riportato un grande trionfo”

(C. 54)

Di seguito il video completo dell’incontro sulla testimonianza cristiana e salesiana di Don Italo Spagnolo e Don Vincenzo Marrone, condotto da don Fabio Mamino e don Theophilus Ehioghilen.

Giornata della Scuola: educare, infinito presente

Venerdì 22 gennaio i docenti delle Scuole Salesiane del Piemonte e Valle d’Aosta e i direttori dei CFP hanno avuto l’occasione di poter riflettere sul proprio ruolo di educatori “con e per i giovani” grazie all’incontro in diretta streaming tenutosi per Giornata della Scuola. Tra gli intervenuti, Mons. Mariano Crociata (Vescovo di Latina, Presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università) il quale ha posto l’attenzione sul sussidio “Educare, infinito presente. La pastorale della Chiesa per la scuola” elaborato dalla Commissione episcopale per l’educazione cattolica.

Di seguito il video completo dell’incontro.

CNOS-FAP Piemonte: l’operaio metalmeccanico non è un mestiere datato o meccanico industriale

L’operaio metalmeccanico: una figura professionale richiesta oggi dalle imprese, che non trova tuttavia sempre corrispondenza dal punto di vista dell’offerta. I Centri CFP di Torino Agnelli e Rebaudengo, San Benigno, Bra e Fossano, Alessandria, Vercelli e Vigliano formano sul territorio proprio questo tipo di figura ricercata. Il quotidiano La Stampa di oggi dedica un articolo a questo tipo di figura professionale – L’operaio metalmeccanico non è un mestiere datato – riportando l’esperienza della Bongioanni Macchine, realtà storica di Fossano legata attivamente al Centro di Formazione Professionale di Fossano. Di seguito il commento all’articolo da parte del CNOS-FAP Piemonte e il rimando al pdf de La Stampa.

L’operaio metalmeccanico non è un mestiere datato. L’operaio metalmeccanico oggi è un professionista con una qualifica triennale, almeno, o un diploma professionale con il quale ci si può formare nei Centri di Formazione Professionale della Regione Piemonte, e quindi anche del CNOS-FAP in particolare nei CFP di Torino Agnelli e Rebaudengo, San Benigno, Bra e Fossano, Alessandria, Vercelli e Vigliano.

Manager di industrie del Cuneesema non abbiamo difficoltà a pensare che anche in altri territorio del Piemonte esista lo stesso problema, spiegano la difficoltà a reperire personale nell’articolo pubblicato da “La Stampa di VENERDÌ 22 GENNAIO 2021 nella rubrica ECONOMIA a pagina 37“, in cui secondo il “Centro Studi di Confindustria Cuneo” si cercano in particolare operai specializzati, tecnici informatici, “trasfertisti” installatori e metalmeccanici qualificati. Le aziende stesse, come la MERLO S.p.A, sottolineano le difficoltà che riscontrano nel reperire alcune figure specializzate e confermano la discrepanza tra domanda e offerta che riguarda alcuni profili tecnici, non solo operai specializzati ma anche figure altamente qualificate come tecnici di automazione industriale e analisti programmatori.

Marco Lanfranco, direttore operativo della «Bongioanni Macchine», realtà storica di Fossano con 150 dipendenti che produce macchine e attrezzature per l’industria dei laterizi, la cui famiglia contribuì alla nascita del centro di formazione professionale del CNOS-FAP» Piemonte a Fossano avendo già una visione illuminata per una sinergia ideale tra formazione e mondo del lavoro, sostiene che nonostante questo il numero di allievi qualificati e diplomati dalle istituzioni scolastiche e formative presenti sul territorio non soddisfa l’attuale richiesta. Sia il CNOS-FAP che l’ist. Vallauri, nelle rispettive specifiche, permettono all’Azienda «Bongioanni Macchine» di avere maggior facilità ad attingere personale tecnico adeguatamente formato e vicino alla sede. Il direttore specifica ulteriormente che la meccanica industriale o metalmeccanica viene vista da molti come una professione un po’ “datata”, in realtà non è affatto così perché in primis si è altamente trasformata e contemporaneamente è interessante da un punto di vista remunerativo e sopratutto non è un profilo a rischio esubero.

Il CNOS-FAP Piemonte proprio nei centri di formazione professionale di Fossano e Bra, dispone di laboratori e officine adeguatamente attrezzati e macchinari per l’automazione per formare le allieve e gli allievi che vorranno scegliere questo percorso di istruzione e formazione professionale che consente l’Assolvimento dell’obbligo di istruzione “dopo la terza media” come previsto dall’ordinamento attualmente vigente. E proprio in questo periodo in cui stanno per concludersi le iscrizioni online, il 25 gennaio, è il momento adatto in cui le famiglie possono rivolgersi alle segreterie per avere le informazioni utili a formalizzare la propria scelta o richiedere l’assistenza nella compilazione dell’iscrizione stessa.

Novena a San Giovanni Bosco 2021: “Testimoni di Speranza”

In preparazione alla Festa di San Giovanni Bosco del 31 gennaio, i giovani salesiani post novizi di Nave (Brescia) hanno preparato una novena di preghiera a Don Bosco  – “Testimoni di Speranza” – sul tema della Strenna 2021 del Rettor Maggiore Ángel Fernández Artime: Mossi dalla speranza: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Per ciascun giorno della novena che va dal 22 al 30 gennaio 2021, troviamo una riflessione tratta dalla vita di un testimone o dall’estratto della Strenna, le invocazioni e la preghiera per le Vocazioni.

Di seguito il rimando alla pagina dedicata alla Novena “Testimoni di Speranza” e il PDF scaricabile.

Mons. Mariano Crociata per la Giornata della Scuola

In preparazione della Giornata della scuola, prevista per il 22 Gennaio, il Mons. Mariano Crociata ci anticipa alcuni dei temi dell’incontro, esprimendosi con un breve intervento sulla spiritualità del docente.

 

 

Sullo sfondo del recente sussidio della CEI sulla pastorale della chiesa per la scuola dal titolo “educare, infinito presente” vogliamo riflettere sulla spiritualità del docente.

Quando parliamo di spiritualità vediamo entrare in gioco la persona e la vita del credente nella condizione concreta in cui conduce la sua esistenza.

Nel caso specifico del docente, nell’atto di dare forma alla sua personalità credente, entrano in gioco la relazione educativa con i ragazzi ed i giovani, la competenza della cultura come sapere, la responsabilità sociale nell’intreccio e nell’articolazione delle culture antropologiche che abitano la società contemporanea.

La coscienza credente di un docente si confronta continuamente con simili questioni, ed e chiamata a coltivarsi alimentandosi alle sorgenti della fede condivisa nella comunità ecclesiale.
Un confronto aperto su questi spunti potrà offrire e scambiare stimoli per svolgere con maggiore consapevolezza e gioia il compito, arduo ed esaltante insieme, dell’insegnamento nella scuola.

Mons. Mariano Crociata

 

Giornata della Scuola
Venerdì 22 gennaio 2021 – in diretta streaming
dalle ore 17.00 alle ore 19.00

 

 

CNOSFAP Regione Piemonte: “Tempo di iscrizioni online, tempo di scelta di futuro”

Ultimi giorni per le iscrizioni online nei Centri di Formazione Professionale del Piemonte: fino al 25 gennaio 2021. Si riporta di seguito la comunicazione dell’Associazione CNOS-FAP Regione Piemonte: “Tempo di iscrizioni online, tempo di scelta di futuroe il rimando a ciascuna sede presente sul territorio dove poter effettuare l’iscrizione.

Tempo di iscrizioni online, fino al 25 gennaio ma poi ci si può ancora iscrivere presso le nostre segreterie fino a settembre 2021 (se ci sono posti disponibili!)

C’è ancora una settimana per provvedere alle iscrizioni online per le ragazze e i ragazzi che stanno frequentando “la terza media” e la domanda che si fa sempre più assillante è: COSA VUOI DIVENTARE?

Anche noi da bambini ci domandavano cosa avremmo voluto fare da grandi. Era un gioco.

Oggi invece è una scelta cruciale, una scelta di futuro.

Ed in questo tempo di pandemia si fa ancora più difficile rispondere perché il distanziamento sociale ci impedisce di muoverci come avremmo fatto in situazioni di normalità.

Ma c’ è internet, c’è la Rete, ci sono i Social, per informarsi!

E c’è anche CNOS-FAP, che mette in campo le sue forze e la sua proposta formativa diversificata per aiutarti a dare la migliore risposta a questa domanda.

Dodici i Centri di Formazione Professionale dei Salesiani di Don Bosco che operano sul territorio regionale suddivisi in tre aree:

PIEMONTE ORIENTALE
CUNEESE
CITTA’ METROPOLITANA

Qui allievi e formatori stanno insieme sempre, condividono ogni attività, in aula, in laboratorio o nella ricreazione. La proposta educativa non riguarda solo la crescita professionale, ma anche quella umana e personale: è difficile essere bravi professionisti senza essere brave persone. Per i nostri formatori una lezione o una partita a calcetto, un esperimento o uno spettacolo, una riflessione spirituale o una castagnata, sono momenti diversi di un unico percorso volto a superare insieme gli ostacoli che via via si presenteranno.

Il ruolo del formatore è quello di facilitatore dell’apprendimento: ogni persona diventa protagonista attiva e non un imbuto di nozioni.

E poi c’è il tutor! Si tratta di una figura esperta che segue la relazione con le famiglie e fa da mediatore tra formatori e con gli allievi. Il tutor, donna o uomo che sia, esercita “la mission salesiana” tanto in ambito formativo quanto “là fuori”, nella società.

E ci sono anche il direttore, i suo più stretti collaboratori e il personale di segreteria e amministrazione, che nell’assolvimento delle più diverse mansioni, contribuiscono a creare il giusto ambiente formativo.

Le Aziende hanno ormai ben chiaro il valore di una Qualifica Professionale conseguita presso il CNOS-FAP: non significa solo essere dei bravi professionisti, significa anche essere persone che hanno dei valori.

I laboratori, le officine, le aule multimediali sono in costante evoluzione e permettono agli allievi di crescere professionalmente e in piena sicurezza.

Tutto il team del Centro di Formazione Professionale svolge il compito di accompagnare questa crescita e favorire la formazione umana e civile secondo il progetto educativo raccomandato da Don Bosco ai suoi Salesiani.

E dopo aver conseguito la qualifica professionale?

se vorrai lavorare …

… il personale del Centro di Formazione Professionale ti accompagnerà all’inserimento nella professione in Aziende del tuo settore.

Lo Sportello dei Servizi al Lavoro, acronimo SAL, sarà a tua disposizione per la redazione del curriculum vitae, per prepararti al colloquio di lavoro, per segnalarti le Aziende che hanno richiesto un profilo come il tuo e nel prosieguo della tua carriera professionale, per comunicarti ogni occasione di aggiornamento.

se vorrai proseguire gli studi …

… potrai ottenere il Diploma professionale con un ulteriore anno di frequenza oppure passare al sistema dell’Istruzione pubblica per il conseguimento del Diploma di Scuola secondaria di 2° grado. Ma per adesso non preoccuparti ancora: ti spiegheremo tutto quando verrà il momento.

Vuoi conoscerci meglio, allora leggi il seguito.

Cos’è CNOS-FAP?

È la sigla della Formazione Professionale dei Salesiani di Don Bosco, che dal 1978 raccoglie tutti i Centri di Formazione Professionale operanti in Piemonte con le attività di orientamentoformazione e inserimento al lavoro. La Regione Piemonte ha accreditato (cioè ha riconosciuto la professionalità) di CNOS-FAP nello svolgimento di queste attività.

L’esperienza richiama l’opera del Santo che già intorno al 1850 a Valdocco si prese cura dei giovani. Il suo scopo era non solo quello di insegnare loro a leggere, scrivere e far di conto, ma anche a trovare un mestiere, affinché potessero inserirsi dignitosamente nella società. Il primo contratto di “apprendizzaggio” è stato pensato e redatto da Don Bosco stesso; la sua versione originale è in mostra nel museo CASA DON BOSCO recentemente aperto nella cittadella salesiana di Valdocco.

L’Orientamento è l’ascolto e l’osservazione dei ragazzi per individuarne le risorse, per stimolarne l’utilizzo e accompagnarlo al successo formativo. Sono azioni previste in un doppio ambito: all’interno dei percorsi formativi e con interventi specifici come Obiettivo Orientamento Piemonte, creato per supportare la scelta del proprio percorso nei vari cicli di studio e nelle prime fasi della vita professionale.

La Formazione Professionale è rivolta a diverse tipologie di destinatari:

  • ragazzi e ragazze “dopo la terza media” con i percorsi triennali di qualifica e diploma professionale nell’ambito dell’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP). Prevede lo stage di 300 ore in azienda al terzo anno;
  • maggiorenni disoccupati, con i corsi di 500/600 ore di qualifica o specializzazione; la metà di queste saranno di stage presso un’azienda.
  • lavoratori che vogliono crescere professionalmente e ampliare le proprie competenze e apprendisti (questi ultimi in formazione obbligatoria).

I Servizi al Lavoro hanno lo scopo di accompagnare all’inserimento nel mondo del lavoro, utilizzando le opportunità attivate da soggetti “terzi”: enti pubblici, Fondazioni e altri soggetti che contribuiscono a favorire un esito positivo.

I Centri di Formazione Professionale (CFP) in Italia sono 63 e sono coordinati dalla Federazione Nazionale CNOS-FAP, che  coordina tutti i CFP e stipula accordi di partenariato con le grandi Aziende nei vari settori professionali, al fine di stabilire legami con il mondo del lavoro e favorire l’ammodernamento tecnologico dei laboratori e delle officine.

Ogni Centro di Formazione Professionale ha le sue peculiarità e le sue specializzazioni professionali, che potrai scoprire recandoti di persona a visitarlo. E se sei minorenne, devi essere accompagnato dai tuoi familiari o dai tuoi insegnanti.

In questo periodo è necessario prendere un appuntamento.

La proposta è per chi vuole mettersi in gioco.

Don Bosco diceva: In ognuno di questi ragazzi, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare.

Accogliamo ciascuno così come si presenta e lo accompagniamo al traguardo della qualifica, al raggiungimento del suo obiettivo.

Le giornate nei CFP si fondano su una sana allegria in un clima che favorisce il successo formativo, affinché i giovani possano comprendere la bellezza di diventare gli artefici della propria vita.

Un caffè con Stefania De Vita

In occasione dell’inaugurazione digitale della mostra dedicata a don Paolo AlberaII successore di don Bosco – ed in attesa dell’inaugurazione ufficiale che si terrà sabato 30 gennaio con la presenza di don Ángel Fernández ArtimeX successore di don Bosco – si propone un caffè con Stefania De Vitadirettrice del Museo Casa don Bosco di Valdocco.

Un’intervista, forse per meglio dire una chiacchierata, incentrata proprio sulla figura di don Albera, sul motivo della realizzazione della mostra e su tutto quello che si scoprirà sulla vita del “Petit Don Bosco”, così soprannominato don Albera, camminando tra i pannelli espositivi che compongono la mostra.