Si riporta di seguito la lettera dell’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Leonardo Mancini per il mese di maggio.
A confratelli e laici corresponsabili di
Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania
Carissimi/e,
un saluto cordiale a tutti voi.
Siamo a maggio, mese che inizia con San Giuseppe (lavoratore) ed è intriso della presenza di Maria; mese tanto ricco anche di “memoria” salesiana.
Il contesto storico nel quale ci muoviamo segna una lenta ripresa. Ce lo auguriamo, e nello stesso tempo preghiamo, invitati anche da Papa Francesco, perché la pandemia continui ad allentare la sua morsa sull’Italia e sul mondo.
Maggio è iniziato appunto con la memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore, che ci ricorda la figura di un santo “sognatore”. In realtà anche l’altro Giuseppe della Bibbia, il figlio di Giacobbe, è particolarmente capace di cogliere la volontà di Dio attraverso i sogni. E il nostro padre Don Bosco, quanto a sogni che suggeriscono la volontà di Dio, mi pare si ponga decisamente sulla scia dei Giuseppe sopra citati.
Abitualmente quando parliamo di sogni, ci riferiamo a qualcosa di bello che vorremmo si realizzasse. I sogni simili a quelli di Giuseppe, invece, non sono momenti estatici, particolarmente gradevoli, che ci dispiace lasciare quando ci risvegliamo. Ma sono vere e proprie sfide destabilizzanti, inviti a cambiare il proprio modo di essere e di fare anche in forma radicale.
I sogni di Giuseppe il falegname contengono le risposte ad alcune domande che lui porta nel cuore, e che richiedono un discernimento profondo; discernimento dove il suo desiderio di compiere la volontà di Dio si incontra con una realtà difficile da decifrare; anzi, il più delle volte la realtà che gli si presenta davanti è davvero ostica e/o incomprensibile:
come il venire a sapere che la propria futura sposa è incinta, o comprendere che il Bambino appena nato rischia di morire se non si fugge nottetempo da Betlemme.
Mi pare che talora anche noi ci troviamo in situazioni analoghe. Certo, quanto vissuto da San Giuseppe è assolutamente unico; ma credo di poter affermare che in determinate circostanze pure noi portiamo nel cuore il desiderio di fare la volontà di Dio, da figli nel Figlio; ma ci incontriamo con situazioni difficili da comprendere e risolvere, situazioni che riguardano noi o le persone a noi vicine, i ragazzi in particolare. E non riusciamo a capire il da farsi. Il discernimento nello Spirito può portarci a comprendere che la soluzione non sempre si trova nella direzione che uno aveva immaginato, progettato, desiderato, costruito. Anzi, talora la risposta suggerita consiste in qualcosa di completamente nuovo, di imprevisto, di impensato. Ed effettivamente, i sogni di San Giuseppe contengono in sé l’invito a riformulare il percorso, a ripensare se non gli obiettivi (ma in parte pure quelli), almeno le strategie dell’intera vita!
Credo che il confronto con la pandemia ci chieda di sognare sì, ma sognare come sognava San Giuseppe. Abbiamo bisogno di riformulare almeno in parte il nostro percorso, facendo tesoro delle novità che questa ha portato nella nostra vita ed in quella della gente e dei giovani. Vai nella pandemia e guardati attorno, sembra suggerirci Don Bosco.
Quali dovrebbero essere gli ingredienti del sogno che ci viene richiesto? Almeno due. Da una parte siamo invitati a metterci di fronte alla realtà cosı̀ come si presenta oggi,
caratterizzata da alcune nuove ferite e nuove domande che si trovano nella vita di tante persone, giovani compresi; e dall’altra siamo invitati a metterci in ascolto della Parola di Dio e del carisma salesiano, domandandoci che cosa lo Spirito voglia suggerirci in questa situazione, che cosa ci chieda. Senz’altro ci chiede di stare sul pezzo, di non mollare; di continuare ad accompagnare ragazzi e giovani con rinnovata energia, con la nostra vocazione di educatori
instancabili; può darsi però che ci chieda anche di percorrere qualche nuovo sentiero, perché la realtà che si presenta davanti a noi è in parte nuova, e nuove potrebbero essere le strade per rispondere alle domande di senso che essa si porta dentro.
Per sognare come San Giuseppe abbiamo bisogno dello Spirito, e giunge a breve la solennità di Pentecoste, per ricordarci che è il Paraclito a condurci alla verità tutta intera. E giunge subito a ruota anche la solennità di S. Maria Ausiliatrice! Lei è l’Aiuto dei cristiani; a Lei, capolavoro dello Spirito e sposa di Giuseppe, possiamo rivolgerci perché interceda presso il suo Figlio amatissimo, affinché lo Spirito soffi forte in noi e tra noi, e soprattutto affinché noi ci lasciamo interpellare, plasmare, guidare da Lui. L’articolo 1 delle Costituzioni Salesiane recita cosı̀: Per contribuire alla salvezza della gioventù, “questa porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana società”, lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria, san Giovanni Bosco. /…/ Da questa presenza attiva dello Spirito attingiamo l’energia per la nostra fedeltà e il sostegno della nostra speranza.
Noi crediamo che lo Spirito continua a soffiare e a suscitare, con l’intervento materno di Maria, educatori ed educatrici che desiderano la salvezza dei giovani. E, convinti di doverci lasciare interpellare dalla realtà, rinnoviamo la nostra disponibilità ad ascoltare insieme lo Spirito, pronti a percorrere anche strade impreviste, se necessario, come capita nei sogni di Giuseppe.
Affidiamo a Maria, nella Novena a lei dedicata (che corre quasi intrecciata con quella allo Spirito Santo)le intenzioni di questo periodo speciale, periodo in cui si tirano le fila degli ambienti di educazione sistematica e della catechesi parrocchiale, e si preparano con rinnovato entusiasmo le attività estive degli oratori ed i campi ispettoriali.
Le affidiamo inoltre le future ordinazioni sacerdotali di Don Matteo Rupil, Don Linus Onyenagubor, Don Giovanni Marchetti, Don Peter Bosko; e le ordinazioni diaconali (di Luca, Marco, Sanijn, Mark, Gerald, Franklin, Misha, Damiano, Caius a Torino; e di Matteo a Gerusalemme).
Le affidiamo tutti i confratelli (tra cui sottolineo quelli ammalati o in quarantena); le affidiamo infine i due confratelli che recentemente sono stati inviati dal Rettor Maggiore alla nostra ispettoria: Don Daniel Antunez, nuovo responsabile della Procura missionaria di Torino (giunto qualche giorno fa a Valdocco) e Don Joseph Maria Sabé Colom, futuro economo del Colle Don Bosco Istituto (che arriverà in estate). Li accogliamo fraternamente e auguriamo loro buon lavoro; e avremo modo di ringraziare il Sig. Giampietro Pettenon e Don Américo Raùl Chaquisse per il servizio prezioso che hanno reso all’ispettoria e alla Congregazione.
Ma a Maria domandiamo anche il dono di sognare come il suo sposo; e di saper guardare oltre il consolidato e dentro il cuore dei giovani. Don Bosco diceva: Solo in cielo potremo, stupefatti, conoscere ciò che ha fatto Maria per noi (MB X, 1978): dunque osiamo senza timore chiedere l’intercessione di Maria, sposa di Giuseppe; e insieme con Lei, come nel Cenacolo il giorno di Pentecoste, invochiamo il dono dello Spirito.
Valdocco, 15 maggio 2021
Inizio della Novena a Maria Ausiliatrice
Con grande affetto in Don Bosco
Don Leonardo Mancini
Ispettore ICP