CS – 16/03: Convegno Insegnanti di Religione (IdR) Piemonte e Valle d’Aosta
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Carissimi,
l’ultimo cruciverba finiva così: 32 Orizzontale: il piano di sopra. Risposta esatta: Paradiso.
Al cruciverba si era allenato da tempo: lo manteneva sempre all’erta per non perdersi nemmeno una goccia di vitalità ed arguzia che lo contraddistinguevano, in una vecchiaia serena ed ancora piena di interessi e di ricordi.
Quanti ricordi gli ha dato la sua lunga vita salesiana e sacerdotale. Dagli inizi quando chierico ed ancora in periodo di guerra era allievo di Pedagogia e Psicologia sperimentale al Rebaudengo, alla licenza in Filosofia e Pedagogia e perfino al titolo in educazione artistica. Ed era proprio un artista, con mani abilissime: serrature difettose, sedie traballanti, cigolii vari lo attendevano con impazienza per trovare una nuova vita utile. Non parliamo poi di Les Combes dove era il faro, il guardiano, il tuttofare a cui anche il seguito del Santo Padre doveva adattarsi ed obbedire.
Adesso ci proverà in Paradiso. Le bianche nuvole ruoteranno sul Giardino Salesiano silenziose e perfettamente oliate, il suo sorriso e la sua disponibilità lo renderanno indispensabile anche in un luogo che si suppone perfetto.
E noi chiediamo che uno sguardo lo dia anche a noi, quaggiù, per aiutarci a vivere insieme senza cigolii.
Preghiera per lui e con lui.
Don Giorgio
P.S. Per notizie più attendibili, attendete la presentazione del suo Direttore, per favore.
Gentile confratello e amico,
ti segnaliamo “Arcobaleni nella pioggia – gli Apericena a tema di Valdocco“, un’iniziativa della Scuola Secondaria di primo grado di Valdocco, che questo venerdì 17 Febbraio dalle 19 alle 22, 30 propone l’incontro dal titolo “Vivere connessi…e parlarsi ancora”, il dialogo tra figli e genitori sempre più social” con l’intervento della Dott.ssa Maria Pia Venezia, psicologa e psicoterapeuta individuale e di comunità.
Per scaricare la locandina.
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Ufficio Stampa Don Moreno Filipetto |
Carissimi,
ci ha colti di sorpresa il caro Umberto.
Aveva trovato un giardino ed un orto che lo rilassavano dopo le disavventure di salute che lo avevano strappato da Embu e portato tra di noi.
E lui, quando è venuto qui, non si è portato molto: sperava di tornare presto nella missione. Ma nella valigia semivuota però c’era tutto il tesoro di semplicità, fraternità, laboriosità e amore alla preghiera con cui ha arricchito i più di trent’anni di missione in Kenya.
Piccoletto com’era, ha lasciato un vuoto enorme. E per lui sicuramente ieri hanno dovuto ristrutturare ed ampliare il paradiso salesiano.
La nostra preghiera è riconoscenza ed affetto.
Lui ci proteggerà.
Don Giorgio
Bisogna crederci davvero, ed allora si può assaporare tutta la gioia di un bimbo che riceve il regalo da Gesù Bambino.
È quasi sempre una sorpresa , ma è sempre un dono di amore.
Ed oggi ci rendiamo conto che, tra il Natale 1933 e l’Epifania 1934, il 2 gennaio, Gesù Bambino ha fatto un dono stupendo: Michele.
È stato un regalo dolce, tenero, capace di suscitare ammirazione ed amicizia, una luce discreta, umile ma inestinguibile nella comunità.
Lo è stato in famiglia nei 18 anni trascorsi prima del noviziato, certamente passati ad aiutare la famiglia nei campi.
Come salesiano coadiutore, ha accolto come più che normale l’obbedienza a lavorare i campi per il Signore, non solo simbolicamente, ma con la dura fatica che la terra esige. Al Colle ed a Cumiana.
Cosa hanno visto in lui i Superiori, quando nel 1970 se lo sono portati alla Pisana?
Non so cosa, ma certamente hanno visto giusto e si sono portati con sé quel dono prezioso di Gesù Bambino.
“Furti” che i “Superiori” compiono ancora oggi …
A Roma, è come se gli avessero detto: fa tutto quello che puoi, aiutaci. E si è dato da fare, instancabile.
La sacrestia e la portineria, soprattutto, sono stati il suo pulpito.
Da lì ha impartito lezioni insuperabili di semplicità, di bontà, di servizio, di fedeltà e di vita spirituale.
Il suo sorriso era appena accennato: indicava allo stesso tempo simpatia ed accoglienza, gioia di vivere in Comunità; e faceva capire il desiderio di non sfociare nella risata che avrebbe guastato la sua intima unione con Dio.
E la Comunità della Pisana, si è goduto questo dono di Gesù Bambino per 45 anni.
Poi l’ha riportato a noi.
Così devoto, non trovava più le pagine giuste del breviario, la Pisana; che avrebbe dovuto conoscere a memoria, aveva troppi corridoi sconosciuti.
A Casa Beltrami ha ripreso la sua missione di angelo della casa.
E Gesù Bambino ha voluto riprenderselo proprio nel giorno di Natale.
Sono sicuro che, se nel nostro paradiso ci fossero delle gerarchie di meriti, il Sig. Michele sarebbe in prima fila
Don Giorgio
– Toc toc
– Ma chi è ci disturba proprio alla vigilia del Natale? Non sa che in Paradiso siamo occupatissimi per preparare il compleanno del Capo?
– Ma, San Pietro, sono io, Don Giancarlo!
– E che cosa ci fai qui?
– Mi hanno detto che dovevo venire qui in fretta!
– Ohibò, non credevo che arrivassi così presto!
– Figurati io!
Sabato scorso mi aveva detto: domani mi ricoverano all’ospedale per l’operazione.
Sembrava sereno, tranquillo, così come altre volte mi diceva: vado a predicare un corso di esercizi.
E invece aveva i suoi timori.
Siamo rimasti sorpresi e sgomenti degli avvenimenti di questa settimana così convulsa e dolorosa. E ieri pomeriggio ci ha lasciati.
14 anni fa è ritornato nella nostra Ispettoria, che aveva lasciato sacerdote novello: 38 anni in Brasile, impegnato nella pastorale, Parroco di una Cattedrale, Vicario Ispettoriale, Direttore.
Quando è tornato, ha dovuto e saputo rielaborare nella serenità e nell’amore a Don Bosco le difficoltà di un breve periodo non proprio facile.
Ed ha saputo “riciclarsi” in modo ammirevole. Innumerevoli le conferenze, i ritiri, i corsi di esercizi spirituali, dappertutto, con confratelli e suore: era proprio preparato a tutto …
Sereno, bonario e scherzoso. Una voce sonora, profonda e calma. I concetti chiari e stimolanti. Una eccezionale conoscenza di Don Bosco ed un arte di presentarlo che solo un salesiano innamorato del suo Padre può avere.
Mai banale, mai ripetitivo. Mai gonfio di sé, ma semplice e disponibile. Non lasciava mai soli i direttori (e le Direttrici) in difficoltà con la predicazione.
Prendendo l’espressione dal nostro e suo piemontese, non possiamo che dirgli: Basta Grazie?
Lo mettiamo nella mani del Signore e vicino vicino a Don Bosco.
Che questo Paradiso Salesiano, che certamente ha sognato, anche se non pensava di arrivarci così in fretta, sia la sua nuova Patria, per sempre.
Don Giorgio
Mamma Margherita curava l’orto ma non perdeva d’occhio i ragazzi di Don Bosco e seppe riconoscere il prezioso diamante del cuore di Domenico Savio.
Il curriculum del Sig. Guerra è decisamente incompleto. Nelle sue righe si ripete una sola parola: “ortolano”.
Già di per sé, una persona che si dedica alla cura della natura ha una sensibilità particolare perché sa scoprire il volto della vita, cura la vita, sa come difenderla e farla crescere.
Ma quando l’ortolano è un salesiano allora tutto ha un altro significato. Non solo la verdura ed i frutti aiutano l’economica domestica, ma sono il simbolo di quello che il Signore fa crescere e maturare nel cuore dei ragazzi.
E così l’ortolano ogni tanto drizza la schiena, alza gli occhi al di sopra dell’insalata, dei fagiolini, dei pomodori. O scende dalla scala con il cesto della frutta ed il suo sguardo cerca i ragazzi che sono in cortile nella ricreazione chiassosa, li sente pregare e cantare. Attraversando il cortile incrocia il loro sguardo e li guarda nel cuore.
E, a volte, capisce di pedagogia più lui che altri Confratelli, pur titolati.
Qualche tempo fa, un Ispettore, tornando da una visita a Ivrea, mi commentò quanto fosse stato impressionato dal colloquio con il Sig. Guerra: aveva ascoltato parole sagge, aveva scoperto una mentalità aperta ai nuovi tempi, felice di ogni cambiamento che rendesse più vicini i salesiani ai giovani.
Ora, ve lo immaginate questo ortolano nel Paradiso Salesiano? Si preoccuperà che non manchi verdura e frutta e fiori freschi alla tavola celeste, ma il suo sguardo ed il suo cuore saranno sempre ed ancora per i giovani delle nostre case.
Don Giorgio
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Carissimi,
Per l’ultima ascensione Don Luciano Giovanni non ha più avuto bisogno né di piccozza né di una delle sue abituali camicie scozzesi, che facevano di lui un eterno alpinista e che indossava anche quando si trovava in una piatta pianura. Gli è bastato il calvario degli ultimi anni per farsi subito riconoscere ed accogliere dal Padre misericordioso.
Ed oggi è entrato nel paradiso salesiano. Forse pensava che le sue amate montagne, i 6.000 che ha scalato e le distese infinite di ghiaccio che ha solcato con temerarietà fossero una bella immagine del paradiso. Oggi si è accorto che il Paradiso Salesiano è molto più bello ed affascinante.
Don Bosco era la sua passione, era nel suo cuore e nei suoi progetti. I giovani erano di destinatati di tante fatiche e di tante iniziative.
Soprattutto Cuneo e Lanzo hanno goduto della sua dinamicità, audace e non sempre ben tenuta sulle righe, ma sinceramente salesiana.
E poi le missioni. La partenza di Don Francesco Borello per la missione di Kami, in Bolliva, ha svegliato in lui un amore, mai più spento, per le missioni, una attività di sensibilizzazione e di aiuti che ha accompagnato il gemellaggio di Kami per tanto tempo ed ha dato ai suoi missionari la consolazione e l’appoggio fraterno di un confratello sempre presente con il suo cuore.
Ed adesso, che sta decisamente meglio, starà già scalando qualche nuvole impegnativa e celestiale.
Don Giorgio
Credo proprio che oggi, in Paradiso, un po’ tutti si stiano scansando per far posto a Don Dante. Lui, del resto, non è mai stato il tipo di starsene indietro e certamente oggi sarà in prima fila a godersi il buon Dio, la cara Madonna e tutta la Santità Salesiana al completo.
Don Bosco gli starà strizzando l’occhio come per dirgli: “sei stato un po’ testone, ma in fondo sono contento di te”. E lui, con Don Bosco, ha vissuto una vita, 70 anni!
E poi il suo secondo amore: Borgo San Martino: 60 anni di fila. Sarà stata l’aria de suo paese così vicino, o sarà stato il ricordo sempre vivo di don Bosco che ha fondato questo Collegio, saranno stati gli innumerevoli allievi, oggi ex allievi che ancora lo visitavano, ma lui da Borgo San Martino non sarebbe mai andato via, forse nemmeno per andare in Paradiso, tanto il paradiso ce l’aveva già lì.
Che fosse o no Direttore, o Preside, o Consigliere, lui ERA Borgo San Martino. Gli altri, Confratelli o insegnanti, era come se fossero solo di passaggio, come le foglie ed i fiori un grande albero, che con le stagioni vanno e vengono sempre nuovi e freschi.
Ma lui, don Dante, forte e tenace, di questo albero era il tronco robusto e le radici profonde,.
Adesso è un fiore profumato nel giardino salesiano.
Ottenga per noi da Don Bosco la fedeltà al suo spirito e la sua sana e santa testardaggine.
Don Giorgio