Cinema Agnelli: intervista a Ilham Mohamed Osman dal film “Non dirmi che hai paura”
Nella giornata di domenica 16 febbraio l’attrice protagonista del film “Non dirmi che hai paura”, Ilham Mohamed Osman, ha fatto visita al Cinema Agnelli per presentare il suo film allo spettacolo delle ore 18.00.
Introdotta dal critico cinematografico Davide Stanzione, Ilham ha raccontato la sua esperienza che l’ha vista interpretare la storia di Samia Yusuf Omar, la giovane somala che nel 2008 partecipò ai giochi olimpici di Pechino. Qui di seguito lo scambio di domande e risposta prima della proiezione del film.
Come sei entrata in contatto con questa storia? Hai sentito il peso di dover incarnare una storia così importante come la storia di Samia?
Quando ho letto la sceneggiatura sono stata profondamente colpita dalla forza di Samia: quelle delle olimpiadi non era una semplice gara. Era molto più di una corsa, era un simbolo di resistenza, un messaggio al mondo. Ovviamente ho sentito una grande responsabilità, lei stessa è diventata un simbolo di coraggio.
La storia di Samia è importante non solo per il popolo somalo ma per tutti coloro che inseguono i loro sogni nonostante le difficoltà, le avversità. Spero di aver onorato la sua memoria nel mio piccolo.
Hai seguito un allenamento specifico per prepararti al film?
Ho dovuto seguire una dieta e un piano di allenamento specifici. Per sei mesi ho dovuto correre, è stata dura fisicamente perché non ero abituata a correre e più che sull’aspetto tecnico della corsa mi sono dovuta concentrare sull’aspetto della resistenza per via dei ritmi serrati del set dove si girava più volte la stessa scena.
Nel film offri una bellissima interpretazione di Samia: che rapporto hai avuto con la regista e la produzione? Come hai saputo dell’annuncio del film o se avevi letto il libro?
Innanzitutto la regista Yasemin Samdereli e la co-regista Deka Mohamed sono state straordinarie nel guidarmi attraverso questo processo e diciamo che è stato tutto un caso. Mia mamma era coinvolta nel progetto prima di me perché la produzione cercava di mettersi in contatto il più possibile con la comunità somala di Torino. Una sera sono arrivata a casa queste persone della produzione, a cena. Ricordo che mi hanno vista passare e hanno chiesto se avessi voluto fare il casting in quanto somigliavo molto a Samia.
Cosa hanno visto in te oltre la somiglianza? Come ti hanno guidato ad entrare nel personaggio?
Io non avevo mai recitato e ho avuto bisogno di aiuto. La regista è stata fantastica e mi ha guidato molto. Durante le riprese mi ha lasciato anche molta libertà di esplorare il personaggio e quando c’era bisogno mi ha dato direzioni chiare e consigli.
Prima volta sullo schermo? Che rapporti avevi con il cinema?
Strano. Non avevo mai pensato di voler recitare nella mia vita. È stato un caso ma sono contentissima di aver preso parte a questo progetto. È stato difficile sia trovarmi difronte ad una camera da presa sia vedermi sul grande schermo. È stata una sfida che mi ha fatto crescere sia
come artista che come persona e sono molto grata di essere parte di questo progetto.
Vorresti continuare?
Sì vorrei continuare a provare, sì.
Ci sono punti di contatto con la figura di Samia? Tu sei torinese ma i tuoi genitori sono somali, che rapporto hai con le tue origini?
Io conoscevo la storia di Samia appunto attraverso i miei genitori e la comunità somala. I miei genitori sono stati contentissimi di questa mia esperienza e avendo origini somale la storia di Samia mi ha toccata da vicino. Sono nata e cresciuta a Torino ma i miei genitori mi hanno
trasmesso la cultura somala. Per me è molto importante questa rappresentazione: di storie che parlano della Somalia sul grande schermo ne ho viste poche. Sono stata 2 volte in Somalia, la prima volta a 24 anni: parliamo di un paese che ha ancora tanti problemi. Vedrete anche nel film come è iniziato tutto, a partire dalla guerra civile fino ad oggi.