Come la comunità locale, a fianco degli istituti carcerari e degli uffici di esecuzione penale esterna, può contribuire alla buona riuscita del fine pena?
Da questa domanda e dall’idea di generare più valori insieme – sociale, economico, culturale, ambientale – nasce il progetto “Manuattenzioni“, con il fine di accompagnare i detenuti al reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo, mantenendo un alto grado di flessibilità e capacità di rispondere ai bisogni di detenuti ed ex detenuti coinvolti e imparando a sviluppare sinergia e comunicazione efficace tra le organizzazioni coinvolte. Il progetto promuove una riflessione “aperta” intorno alla reclusione e alla progettualità di cura e di vita rispetto alla immobilità della pena. Manuattenzioni è un progetto pilota replicabile che si svolge a Fossano nel 2017.
Si riporta qui di seguito l’articolo a cura di Federico Carle apparso nell’edizione di Avvenire di Domenica 8 Ottobre 2017, che entra nel merito del progetto con un cantiere “dal basso”, pensato per far fronte al degrado di una palestra di proprietà dell’Istituto salesiano di Fossano:
“Liberi di lavorare per il bene di tutti”
Un cantiere «dal basso» che coinvolge anche la comunità
Tra i promotori principali ci sono salesiani e Comune
In città, negli ultimi sei mesi, un ponte è crollato e il cornicione della palestra di una scuola pubblica si è staccato. Tragedie scampate, ma solo per fortuna. Sono però segnali di una fragilità che denota come la manutenzione dei beni comuni da parte dello Stato sia messa in crisi dalla difficile situazione economica. Una fragilità che induce a pensare a quella del fine pena, in cui il reinserimento sociale e lavorativo è spesso troppo complicato. Due fragilità che il progetto «Manuattenzioni» ha unito, generando una forza. Così proprio a Fossano, ancor prima dei crolli, si era già pensato a come far fronte al degrado di una palestra di proprietà dell’Istituto salesiano, progettando un «percorso» di recupero che avesse al centro il lavoro di detenuti in uscita: dodici tra carcerati a fine pena, agli arresti domiciliari o ex detenuti. Così, da aprile, molti di loro sono stati impegnati nella manutenzione e recupero dei locali della palestra. Un cantiere «dal basso», soprattutto, in cui coinvolgere la comunità locale – così come le associazioni sportive o culturali che usano normalmente la palestra – per provare a «disegnare insieme» con dei laboratori creativi, i motivi artistici per gli interni. «Manuattenzioni» però si è rivelato anche un progetto sostenibile perché basato sui criteri della bioedilizia e bioclimatica, come l’utilizzo del sughero per il rivestimento della facciata esterna. «È importante scegliere il materiale giusto, sia per l’ambiente, ma anche per tararlo con la vita media di una palestra pubblica, superiore rispetto ai normali edifici», racconta Monica Mazzucco dell’impresa sociale innovativa Culturadalbasso che ha coordinato il progetto. Un «per-corso», per cui «la formazione è stata fondamentale – sostiene Maurizio Giraudo, coordinatore dei Cfp salesiani della provincia di Cuneo – i detenuti in uscita hanno svolto per otto settimane una formazione in aula e sul campo con le imprese edili e le aziende. Un modo per passare da meri esecutori a piccoli imprenditori, imparando soluzioni e progettando con la testa e con le mani». Sono queste le «attenzioni» del progetto: al lavoro, alla persona, alla comunità e al Creato, che i salesiani sanno fare di «mestiere» molto bene. Per questo sono (come associazione Cnos–Fap) tra i promotori principali del progetto insieme a Culturadalbasso, cooperativa Frassati e Comune di Fossano. Un’iniziativa che ha come maggior sostenitore la Compagnia di San Paolo e che vede in rete, oltre alla casa di reclusione di Fossano e l’ufficio esecuzione penale esterna di Cuneo, anche il Consorzio Monviso solidale, la fondazione NoiAltri onlus, la Caritas della diocesi di Fossano, l’impresa Energia Soave, le cooperative Arti e mestieri, Il Ramo e quella agricola sociale Pensolato. Proprio a Pensolato, realtà nata grazie alla catalizzazione di sinergie che si è attuata col progetto, stanno trovando occupazione alcuni dei detenuti che hanno partecipato a «Manuattenzioni». Adesso il lavoro è quasi ultimato, manca l’abbellimento interno coi disegni emersi dai laboratori svolti fra comunità locale e detenuti. L’inaugurazione – potrebbe essere presente anche il ministro Orlando (il ministero di Grazia e Giustizia ha concesso il patrocinio) –, è prevista a novembre. La palestra è gestita dal Comune, che da solo non avrebbe avuto i fondi necessari per la riqualificazione, per questo Manuattenzioni «è stato un bellissimo esempio di lavoro di squadra», sostiene Stefano Mana direttore della Caritas diocesana. Un progetto di inclusione sociale, di formazione e di secondo welfare in cui il pubblico ha incontrato il privato in modo virtuoso e positivo. E i detenuti? «Grazie…», si limitano a dire con un sorriso che forse a inizio progetto non avevano. Un grazie semplice semplice, ma vero e generativo.