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Mario Bobic e l’esperienza pastorale in San Salvario: “i salesiani esistono per dare la possibilità di rispondere al progetto di Dio”

Cosa vuol dire Don Bosco in San Salvario? Ecco la testimonianza di Mario Bobic, 35 anni, croato, laurea ingegneria meccanica, già diacono della congregazione salesiana che il prossimo 23 giugno sarà ordinato sacerdote nella Cattedrale di San Vito, a Fiume, in Croazia. In questo video racconta l’esperienza pastorale salesiana nel quartiere di San Salvario, a Torino, dove ha trascorso gli ultimi 2 anni di formazione tra l’Oratorio San Luigi dove ha prestato servizio, la Movida Spirituale in Largo Saluzzo e gli studi teologici alla Università Pontificia Salesiana – Crocetta previsti dal percorso formativo salesiano.

La prima volta che ho sentito la voce di Dio avevo 12 anni, frequentavo le medie, facevo il chierichetto, non badavo tanto a questo sentimento. Ho sempre però cercato di mantenere la vocazione donando la mia vita agli altri. Prima di diventare salesiano, mi sono laureato in ingegneria meccanica, la mia vocazione è così potuta maturare piano piano. Essendo poi figlio unico, diventa più difficile, i familiari e le loro aspettative sul futuro dei figli, si sa, per cui la risposta alla vocazione ha tardato ad arrivare. Fortuna che accanto a me ho avuto sempre ottime e valide guide spirituali che mi hanno accompagnato nel mio cammino di ricerca.
Sono stato tanti anni fidanzato con una ragazza ed è proprio questo sentimento che mi ha portato ad accettare la mia vocazione, perché ho scoperto cosa significa veramente amare qualcuno e donare la vita a e per qualcuno. Perché prima di chiederti cosa vuoi davvero essere, fare, è importante, più di tutto, comprendere e sentire che sei amato da qualcuno.  Proprio da questa esperienza di amore incondizionato mi sono deciso a donare la mia vita incondizionatamente per gli altri. La molla che mi ha portato a conoscere più da vicino il mondo salesiano è stata l’esperienza di dolore che ha vissuto un mio compagno delle superiori che durante la guerra ha perso il papà, per aiutare i fratellini più piccoli ha dovuto lasciare la scuola ed è andato a lavorare.
E lì mi sono posto questa domanda:  “com’è possibile che un ragazzo a cui Dio ha dato certi doni, che ha un talento, non può usarlo, svilupparlo?”. Adesso lavora, è sposato, ha due figli, ma in quel momento è stata dura per lui perdere il padre, interrompere gli studi per andare a lavorare. Dopo ho incontrato nella mia vita i salesiani: ad un direttore della casa salesiana ho chiesto una volta: “ma perché esiste l’ordine dei salesiani?” E lui: “i salesiani esistono nel mondo per dare la possibilità a tutti di rispondere al progetto di Dio”. Ecco, per questo mi sono fatto salesiano.
Maggiori Informazioni sulla Movida Spirituale

Pellegrinaggio in Terra Santa

Una esperienza umana e spirituale profonda che ha visto protagonisti molti giovani dei centri salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta, guidati dall’Ispettore Don Enrico Stasi, dall’incaricato vocazionale Don Fabiano Gheller e dalla guida sapiente di Don Marco Rossetti, docente di Sacra Scrittura ed esperto dei luoghi sacri: questo il riassunto del Pellegrinaggio in Terra Santa di cui le foto provano a raccontare un frammento.

 

PhotoGallery del Pellegrinaggio

Resta sempre aggiornato con i Calendari Ispettoriali

Sono disponibili online i calendari delle diverse attività ed appuntamenti ispettoriali.

La modalità per accedervi è duplice.

  • si possono consultare per settore, nella loro globalità ed importare individualmente gli appuntamenti di interesse;
  • si possono importare tutti gli eventi presenti nella agenda ispettoriale grazie al Google Calendar di 31gennaio.

 

GOOGLE CALENDAR

Con questa funzione il calendario verrà inserito sul tuo account di Google e sarà visualizzabile su tutti i dispositivi, portatili e non, che hanno accesso al servizio. Ad es. cellulare, tablet …

  1. Accedi al tuo account Gmail (esempio: @31gennaio.net/salesianipiemonte.it) da browser (esempio: Google Chrome, Safari, Internet Explorer) e Apri Google Calendar.

 

 

Sito Ispettoriale

Tutte le informazioni sono comunque sincronizzate con il sito ispettoriale. Accedendovi da browser si potranno quindi visualizzare i dettagli dei diversi appuntamenti secondo questo ordinamento:

  • Calendario diviso per mesi: clicca qui
  • Calendario in forma di agenda: clicca qui
  • Calendari di settore consultabili nelle pagine degli specifici ambiti: Menù principale

 

“Una vocazione che viene da lontano”: dodici nuovi diaconi salesiani

Dodici giovani salesiani, studenti della Pontificia Università Salesiana di Torino Crocetta, sabato 16 giugno sono stati ordinati diaconi dall’arcivescovo di Torino, Mons. Nosiglia, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco. I nuovi diaconi: Giacomo Brogin (ILE), Jan Fojtů (CEP), Marco Frecentese (ICC), Giovanni Frigerio (ILE), Pravin Joseph (INM), Davide Moretto (INE), Davide Perosa (INE), Piero Pietrobelli (INE), Paolo Pollone (ICP), Giovanni Rondelli (ILE), Paolo Rossolini (INE) e Andrea Torresin (ILE).

La vostra vocazione viene da lontano. Viene dal cuore di Dio”, ha spiegato loro l’Arcivescovo durante la messa. Con gli auguri che il loro ministero sia fecondo, Nosiglia ha anche precisato che a ciascuno non mancherà l’aiuto necessario proprio da Colui che li ha chiamati a seguirlo più da vicino: “Quando eravate piccoli forse neppure pensavate di diventare salesiani, poi diaconi e poi sacerdoti. Ma Dio già ci pensava. Questo fatto vi assicura che non dovrete temere, non dovrete aver paura di fronte alle situazioni che dovrete affrontare perché il Signore è con voi e vi proteggerà sempre”.

Articolo a cura di Antonio Carriero, sdb

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La testimonianza: Michele Reolon e l’esperienza di noviziato in Piemonte: “Felicità è saper ascoltare l’amore di Dio”

Cosa vuol dire oggi Don Bosco per i giovani? Ecco la testimonianza di Michele Reolon, 22 anni, di Belluno, novizio salesiano che a settembre di quest’anno farà la prima professione “a Dio piacendo” per diventare un salesiano di Don Bosco. Michele ha svolto un anno di discernimento, insieme ad altri 9 novizi e alle guide spirituali, a Monte Oliveto, a Pinerolo, sede del Noviziato dei Salesiani di Piemonte. All’Oratorio Salesiano San Luigi di Torino ha prestato servizio insieme ad altri 3 novizi, esperienza questa che gli è servita a rafforzare ancora di più la sua decisione di entrare nella congregazione salesiana, come racconta lo stesso:
Fin da piccolino avevo questo sogno “strano” di diventare sacerdote, poi ad un certo punto, iniziando le superiori, ho voluto, quasi dovuto seppellire questa chiamata, e tutto d’un tratto Dio è diventato un po’ un concorrente per la mia vita; mi stava molto stretto, come mi stava stretto questo sogno che avevo da piccolino. Ho cercato di cancellare tutto, di andare avanti, di riempire questo vuoto, che avevo d’improvviso creato io, con tantissime altre cose. Ma questo vuoto non andava via, e in cuor mio diventavo sempre più triste. Mi mancava qualcosa e non sapevo cosa fare della mia vita. Avevo amicizie, in mente una vita con un percorso tracciato, ma non ero veramente felice. Mi mancava qualcosa. Allora è stato in quel momento che ho avuto nostalgia di Dio. E in questa nostalgia Dio mi ha chiamato ancora più intensamente, rispetto a quando ero bambino. E al mio cuore, prima che alla mia mente ho sommessamente sussurrato: “voglio essere Tuo per sempre!”. E ci sto provando ad esserlo, giorno dopo giorno, anche grazie all’appoggio che mi stanno dando i miei familiari, difficilmente si riesce ad essere compresi in simili decisioni.
Adesso posso dire che mi sento davvero felice: in collina, sede del Noviziato, viviamo in semplicità, tra preghiere e studio, e la sera tutti a far festa insieme, in un clima gioviale e al contempo familiare. Sono felice anche perchè so che Dio è felice di me. Ed è da questa felicità che partirei per rispondere a chi come me si trova o si è trovato perso tra interrogativi, a cercare di riempire il vuoto esistenziale con tutto meno che con Dio: il consiglio che darei è, prima di tutto, trovare una guida spirituale che possa consigliare, ascoltare e accompagnare in questa scelta; poi lasciarsi rubare il cuore dai giovani, dai ragazzi: penso che il miglior discernimento per uno che si sente chiamato alla vita salesiana sia proprio il cortile, sudando, puzzando, donarsi pienamente ai giovani, soprattutto ai più poveri.
Il terzo consiglio che mi sento di dare è: lasciatevi voler bene da Dio, solo così pian piano potrete innamorarvi di Dio. È un sentimento concreto, che rende felici, davvero: anche se tanti di noi giovani non lo sanno, secondo me sotto sotto, è quella strada, quel sogno che è Dio per ciascuno di noi, che può dare una scossa nella nostra vita. Tante volte mi viene un magone dentro al cuore quando vedo tanti giovani che buttano purtroppo la loro vita in tante cose che non riempiono, come ho fatto io fino a qualche mese fa, seguendo tante altre cose che non mi hanno riempito, ma hanno solo coperto bisogni momentanei. Perchè Dio non è un avversario alla nostra felicità, Dio ama da pazzi noi giovani: bisogna per forza fargli spazio nella propria vita per essere davvero felici.

Ordinazione Presbiterale di Alessandro e Jimmy

Sabato 2 Giugno 2018 presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino alle 0re 15.00 don Alessandro Botalla e don Jimmy Muhaturukundo, salesiani,  saranno ordinati sacerdoti.  La celebrazione sarà presieduta da S.E. Mons Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino.

 

Prime messe

Salesiani Michele Rua 
Via Paisiello 37 (TO)

Salesiani Asti
Corso D. Alighieri 188, Asti (AT)

 

Ecco la notizia de La Voce E il Tempo nell’edizione di Domenica 3 Giugno 2018:

Don Jimmy e don Alessandro, salesiani

Sabato 2 giugno alle 15 nel Santuario di Maria Ausiliatrice mons. Cesare Nosiglia ordinerà due sacerdoti salesiani. Si tratta di don Jimmy Muhaturukundo e don Alessando Botalla. Don Jimmy giunto in Italia all’età di sette anni, salvandosi dal genocidio del Ruanda grazie al prete missionario don Giuseppe Minghetti. Da Trino Vercellese è venuto a Torino per la formazione e celebrerà la sua prima messa domenica 3 alle 10 all’oratorio Michele Rua di via Paisiello 37.

Alessando Botalla celebrerà invece la sua prima Messa nella comunità salesiana di Asti (corso Dante 188) domenica 3 alle 10.

 

L’ordinazione presbiterale di don Alessandro è apparsa anche nell’edizione cartacea de “La Vallée” del 2 giugno:

Don Alessandro Botalla Buscaglia viene ordinato sacerdote

AOSTA (fci) Don Alessandro Botalla Buscaglia, classe 1980, valdostano, originario della Parrocchia di Maria Immacolata in Aosta, riceve oggi, sabato 2 giugno – alle 15 nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino per le mani dell’arcivescovo Cesare Nosiglia – l’ordinazione sacerdotale. Don Alessandro Botalla Buscaglia ha scelto di servire Dio nella Congregazione dei Salesiani di Don Bosco. Ha conosciuto la comunità salesiana mentre frequentava la Facoltà di Architettura a Torino, risiedeva infatti presso il Collegio Universitario Salesiano di Valdocco. Qui, grazie al confronto con i superiori della struttura, ha potuto approfondire la spiritualità salesiana e proprio durante un colloquio con l’allora direttore don Stefano Martoglio – come ha ricordato lo stesso don Alessandro Botalla Buscaglia (fo to) in occasione della sua Ordinazione diaconale nel dicembre scorso – , gli giunge la domanda che accende un discernimento profondo: «Hai mai pensato che il Signore ti stia chiamando a diventare prete con don Bosco?». Inizia ad impegnarsi più intensamente nella vita della comunità salesiana di Valdocco, pur continuando gli studi.
Aderisce così al percorso di Prenoviziato, concluso il quale, intraprende l’anno di Noviziato nella comunità di Pinerolo che lo porta ad emettere la prima Professione religiosa l’8 settembre 2009. La sua formazione religiosa, culturale ed umana prosegue con il Postnoviziato, un biennio dedicato agli studi filosofici, quindi il periodo di tirocinio pratico e, a seguire, il triennio di studi teologici durante il quale svolge anche un proficua esperienza pastorale a Cuneo, Asti e Bra. Alla conclusione di quest’ultimo periodo formativo emette la Professione perpetua a Colle Don Bosco l’11 settembre 2016. In tutto questo impegnativo percorso, don Alessandro Botalla Buscaglia trova anche il tempo di concludere gli studi che lo avevano inizialmente portato a Torino e si laurea in Architettura nel 2014. Il 10 dicembre 2017 è ordinato diacono e in quell’occasione sintetizza la sua vocazione con queste parole: «Ricevi un dono e lo rendi disponibile ad altri». Oggi, sabato 2, con don Alessandro Botalla Buscaglia viene ordinato anche don Jimmy Muhaturukundo sdb, ruandese, con il quale ha condiviso buona parte della formazione. Don Alessandro Botalla Buscaglia presiederà la Messa nel Santuario di Maria Immacolata ad Aosta domenica 17 giugno prossimo alle 10.30; in quell’occasione sarà possibile aderire al pranzo comunitario (informazioni e iscrizioni in parrocchia telefonando al numero 0165 263491) per proseguire la festa.

 

Settimana Comunitaria con Maria Ausiliatrice

Ecco una nuova opportunità durante il mese dedicato a Maria Ausiliatrice: la Settimana Comunitaria.  Un’occasione per confrontarsi, per fare esperienza di fede e preghiera, amicizia, condivisione, dialogo e ascolto, condividendo la vita di ogni giorno insieme ad altri giovani con un’ équipe mista di salesiani.
Una settimana in cui si partecipa alla propria vita ordinaria – viene garantito, infatti, il tempo di andare a lezione in università, studiare e lavorare – arricchendola quotidianamente con momenti di incontro, condivisione e preghiera nella forma della vita comunitaria.
La Settimana Comunitaria si terrà a Valdocco da Domenica 20 Maggio 2018, a partire dalle ore 18.00, fino alle ore 9.00 di Venerdì 25 Maggio 2018, ed è rivolta a tutti i ragazzi dalla 5ª superiore in poi che frequentano (o hanno già frequentato) i gruppi “GR DISC” e per tutti i giovani che desiderano approfondire la conoscenza di una comunità salesiana.
Per partecipare è necessario il confronto con il responsabile del proprio centro.
Alla domanda “Perché partecipare alla settimana comunitaria?” don Fabiano Gheller, delegato dell’Animazione Vocazionale dei Salesiani dell’Ispettoria, replica immediatamente: “Per vivere come don Bosco con altri giovani, nella normalità di settimane colme di studio, nella terra santa salesiana. Provare per credere!”

Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale

È stato pubblicato in questi giorni dalla “Editrice LAS” il volume “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”. Il libro, del sig. Marco Bay, SDB, docente di Metodologia della Ricerca Pedagogica e Statistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, vede la presentazione dei Consiglieri Generali per la Formazione e la Pastorale Giovanile, rispettivamente don Ivo Coelho e don Fabio Attard.

Nelle sue oltre 580 pagine la pubblicazione intende presentare i risultati dell’ampia inchiesta internazionale realizzata su impulso del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e del suo Consiglio, per ascoltare l’esperienza di vita dei giovani Salesiani in formazione iniziale, dei giovani in ricerca che desiderano diventare Salesiani, di chi ha concluso la formazione iniziale e di parte di coloro che guidano spiritualmente e accompagnano i formandi.

I Dicasteri per la Formazione e la Pastorale Giovanile si sono pertanto fatti promotori dell’inchiesta sul campo – con 38 domande rivolte a (3500) giovani Salesiani e 44 domande alle loro (500) guide spirituali – che ha coinvolto esperti, Delegati ispettoriali per la Formazione, le équipe dei Dicasteri, centinaia di volontari provenienti da una sessantina di Paesi in tutto il mondo e da praticamente tutte le circoscrizioni salesiane, e che si è conclusa grazie al prezioso lavoro del sig. Bay e di don Silvio Roggia, del Dicastero per la Formazione.

Pur nell’intenzione di presentare una ricerca al tempo stesso teorica ed operativa, si è scelto di agire prioritariamente in modo induttivo a diversi livelli, privilegiando l’approccio descrittivo, esplorativo e in parte comparativo per fasi formative e per regioni continentali salesiane, e lasciare ad ulteriori pubblicazioni successive quello interpretativo e prospettico.

Cosa può essere di maggior interesse per un lettore salesiano ordinario? Probabilmente la maggior parte dei commenti liberi ad alcune domande aperte (riportati interamente in questa pubblicazione), che offrono una profonda intuizione dell’anima dei giovani Salesiani di oggi.

Le domande della ricerca potrebbero inoltre essere molto utili per una crescita personale della propria vocazione quotidiana e alcuni fatti possono aiutare a portare avanti e a creare condizioni migliori per l’accompagnamento salesiano.

Il libro è disponibile sul sito della LAS o se ne può fare richiesta presso il Dicastero per la Formazione.

Ecco la video-presentazione del libro “Giovani Salesiani e accompagnamento”:

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Si segnala, inoltre, l’articolo di Veronica Petrocchi che su www.unisal.it, il sito dell’Università Pontificia Salesiana, così presenta il libro “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”:

Sinodo dei giovani e accompagnamento, una ricerca internazionale

di Veronica Petrocchi

Un’inchiesta internazionale per conoscere e rafforzare l’accompagnamento personale e spirituale tra i salesiani è l’obiettivo del volume a cura del prof. Marco Bay “Giovani Salesiani e accompagnamento. Risultati di una ricerca internazionale”.
La ricerca si inserisce all’interno della collaborazione tra il mondo salesiano, da sempre attento alle tematiche giovanili, e la Santa Sede per il Sinodo dei Vescovi che sarà ospitato presso l’UPS dal 20 al 23 settembre prossimo. (https://www.giovaniesceltedivita.org/).

L’inchiesta consta di 4.000 interviste, tra giovani salesiani in formazione iniziale e più di 500 guide o accompagnatori spirituali provenienti da una sessantina di paesi in tutto il mondo, situati in centinaia di case di formazione appartenenti a quasi tutte le circoscrizioni o ispettorie salesiane. Si evince, quindi, la portata mondiale della ricerca realizzata su suggerimento del Rettor Maggiore della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, don Ángel Fernández Artime che, insieme al suo Consiglio, hanno deciso di ascoltare l’esperienza di vita dei giovani salesiani in formazione iniziale, dei giovani che desiderano diventare salesiani, di chi ha concluso la formazione inziale e di coloro che li guidano spiritualmente.

Le interviste sono state svolte utilizzando questionari in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, polacco, grazie alla collaborazione dei Dicasteri per la Formazione e della Pastorale Giovanile della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, promotori dell’inchiesta sul campo che ha coinvolto esperti, delegati ispettoriali per la formazione, le équipe dei dicasteri e centinaia di volontari.

Un ringraziamento particolare per il lavoro svolto va a don Ivo Coelho (Consigliere Generale per la Formazione), Fabio Attard (Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, a Silvio Roggia (Dicastero per la Formazione) e agli altri membri dei Dicasteri, tra i quali Salvador Cleofas Murguía Villalobos, Francisco Santos Montero e Patrick Anthonyraj.

Un’altra grande novità riguarda la possibilità di acquisto del libro, disponibile sia in formato cartaceo sia in e-book, consultabile direttamente a questo link, clicca qui.

Buon proseguimento nell’accompagnamento dei ragazzi!

Dopo l’esperienza degli esercizi spirituali per le medie al Colle don Bosco dal 22 al 24 Marzo 2018, si pubblica qui di seguito il materiale distribuito in tale occasione.

Sono state due giornate intense, in cui i ragazzi hanno riflettuto sul tema scelto, ovvero la chiamata di Davide (o meglio la scelta di Davide di non uccidere Saul e poi di uccidere Golia), il sogno dei 9 anni di Don Bosco (l’episodio di Giovanni Bosco che a Chieri, sebbene istigato, sceglie di non rubare a casa della signora Matta), un approfondimento su F. Calò e sui martiri oratoriani polacchi e, infine, la testimonianza dei novizi.

Le ragazze hanno lavorato sul sogno delle due colonne e sull’amico dell’anima, ovvero l’episodio di don Calosso alla chiesetta di San Pietro, andando anche a piedi alla casetta di Domenico Savio. Anche loro si sono confrontate con alcune figure di santità giovane (Frassati, Acutis, Gabrielli, Vicuna, Firetti).

Una bella alternanza di momenti di gioco, riflessione, preghiera, tempi informali dove “nessuno era fuori posto. Ciascuno ha dato il massimo possibile, questa è stata la nostra percezione immediata” – ha afferma don Fabiano Gheller, delegato di Animazione Vocazionale dell’ispettoria.  Sr Paola Casalis, di Animazione Vocazionale, continua con un sentito ringraziamento e un riconoscimento per il lavoro preparatorio agli esercizi spirituali operato dalle singole case salesiane e dai catechisti: “Bravi per la semina e la proposta. Buon proseguimento nell’accompagnamento dei ragazzi!

 

 

Ecco una galleria fotografica:

“È possibile rigenerare le vocazioni religiose anche con i social media?”

Si pubblica l’articolo di approfondimento di Missioni OMI – Rivista Mensile di Attualità Missionaria , a cura di suor Naike Monique Borgo, orsolina scm, in merito ai nuovi orizzonti ai quali la Pastorale Vocazionale può affacciarsi a cavallo di questa epoca social. 

Una riflessione sull’opportunità di
investire in una pastorale vocazionale attraverso i social

Nel giugno 2016 ho discusso una tesi in Strategie di Comunicazione all’Università di Padova intitolata “È possibile rigenerare le vocazioni religiose anche con i social media?”. La mia congregazione ha deciso di provare ad aprire strade nuove per la nostra missione chiedendomi prima di studiare e poi di occuparmi di comunicazione. Da tre anni collaboro per l’ambito comunicativo con alcuni uffici della diocesi di Vicenza, dove vivo. Vi starete forse chiedendo come ho impostato la tesi e, probabilmente, qualcuno starà pensando che i social media non sono affatto la soluzione al calo delle vocazioni religiose … sono però nuove frontiere periferiche, anche per la pastorale.

Vocazione religiosa: di cosa parliamo?

Il mio lavoro è stato uno studio limitato all’Italia. Discutendo in un’università molto laica, come è quella di Padova, ho dovuto spiegare cosa intendessi per vocazioni religiose, osando abbinarvi diverse competenze acquisite negli anni di studio. Se in questo contesto sappiamo bene cos’è la vocazione alla vita religiosa, non è altrettanto scontato pensare alla vocazione religiosa come “una vocazione alla felicità nel governo delle relazioni”, ovvero il riconoscimento di un bisogno alla felicità che si fa ricerca ed incontra Dio in una specifica chiamata. Oltre a tale bisogno, va anche individuata una specifica competenza richiesta ai religiosi: conoscere bene se stessi in quanto strumento prevalente nelle loro relazioni, perché la vita che scelgono è una vita di relazioni a tutti i livelli. Il “governo” delle relazioni non è inteso come potere, quanto piuttosto come la capacità di sapersi relazionare con i diversi pubblici che si incontrano e quindi come stile di servizio. Sembra banale, ma non possiamo dare per assodata la capacità di distinguere contesti, luoghi, persone e questo può talvolta creare imbarazzi reciproci: nel contesto sociale attuale italiano si usano sempre meno le formule di cortesia, per esempio, e la cultura pop (popolare) rischia di portarci ad un appiattimento generale, che noi nuove generazioni di religiosi respiriamo abbondantemente prima di entrare in congregazione. Distinguere luoghi e contesti permette anche di gestire non solo le relazioni, ma gli eventuali interventi, il modo di comportarsi, lo stesso modo di vestire e parlare… Regole che in qualche modo si rischia di perdere e che per un religioso che sceglie di “investire” tutta la propria vita nelle relazioni, al centro delle quali c’è quella con il Signore Gesù, sono fondamentali. Quindi, non “governo” come abuso o potere relazionale, quanto come capacità relazionale piena.

Le vocazioni religiose nell’Italia di oggi

Ho quindi indagato la situazione dei religiosi in Italia. Molti sono i dati che ho potuto recuperare grazie all’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni. In Italia, le vocazioni religiose sono in forte diminuzione: nel 2002 c’erano 108mila religiose, mentre nel 2014 solo 82mila. I sacerdoti religiosi nel 2002 erano 18500, mentre nel 2012 15600; negli stessi anni i religiosi non sacerdoti erano rispettivamente 3700 e 3300. Questi dati vanno però contestualizzati all’interno di un significativo cambiamento della società italiana: aumentano le culture straniere presenti in Italia, le lingue e anche le religioni. La proposta della chiesa cattolica non è più esclusiva come fino a qualche decennio fa. Nello stesso tempo, però, bisogna sottolineare che il bisogno di spiritualità continua a persistere anche nei giovani, così come rivela uno studio promosso dall’Università Cattolica di Milano (Bichi R., Bignardi P. (a cura di), Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, Milano, Vita e Pensiero, 2015): “Più di un intervistato ha sottolineato come il bello del credere risieda, in definitiva, nella stessa esperienza del credere. Cioè, nell’aver fede e nel trovarvi un fondamento per la propria speranza. Un’esperienza, come a volte essi stessi dicono, che “fa bene”. Anche quando l’oggetto della fede non dovesse essere individuato nella prospettiva cristiana”.

La chiesa e la comunicazione

I documenti della chiesa cattolica che si occupano di comunicazione sono stati oggetto di un altro intenso capitolo, nel quale ho messo in luce come da sempre la comunicazione sia stata centrale per la fede cristiana. La nostra è infatti una fede che ha come caratteristica la diffusione del Kérigma, ma viviamo in un contesto sociale i cui codici linguistici non rispondono più “all’ecclesialese” e i nostri messaggi rischiano di essere per “addetti ai lavori”. Anche per questo sono nate oltre cinquant’anni fa le Giornate mon- diali per le comunicazioni sociali, nei cui messaggi viene richiamata la preziosità dei mezzi di comunicazione, nonostante i timori ed i dubbi che, come ogni novità, hanno portato. Del resto, chi di noi ha dimestichezza con i mezzi di comunicazione, comprende facilmente come la comunicazione mediata abbia alcune caratteristiche che la comunicazione diretta non ha. Pensiamo alla sintesi di Twitter, alla possibilità di condivisione di contenuti che i social media e gli istant messaging come WhatsApp e Telegram permettono.

Come gestiamo la comunicazione?

La parte più rilevante della mia ricerca è consistita nell’indagine delle strategie di pastorale giovanile e vocazionale di alcune famiglie religiose. Inizialmente volevo trovare istituti da comparare con il mio, ma il lavoro si è notevolmente ampliato portandomi a considerare sia istituti maschili che femminili, di vita attiva e di vita claustrale, per un totale di venticinque casi… aggiungendo alcune perle da oltre oceano: una comunità di monache passioniste americane che “infrangono” la clausura gestendo una radio ed un’eremita inglese che utilizza l’e-commerce per pubblicizzare e vendere i propri prodotti. Casi particolari che mi hanno comunque fatto pensare alle buone pratiche già diffuse online. In generale, non c’è ancora una pastorale giovanile e vocazionale integrata e organizzata con l’online, ma buoni tentativi. In Italia il caso che ho trovato più strutturato è quello di una congregazione numerosa che ha nel proprio Ufficio comunicazioni un team composto da laici e religiosi. A loro erano affidati tutti i canali ufficiali: un sito internet costruito su piattaforma wordpress ed i canali social, oltre che la quotidiana rassegna stampa, il convegno mondiale annuale con gli altri addetti dei vari uffici comunicazioni a livello mondiale. Questa congregazione all’estero ha sviluppato App per accompagnare la preghiera personale, per aiutare la riflessione e – per quanto possibile – verifica anche i profili personali dei religiosi. Altra esperienza interessante è di un istituto che ha scelto di mappare completamente i media istituzionali e stava riflettendo su una sorta di vademecum interno per dare linee guida di comportamento deontologico ai membri dell’istituto. Oltre alle famiglie religiose, ho intervistato anche una decina di opinion leaders, considerati tali perché lo sono diventati navigando in rete oppure per specifiche competenze professionali. Ho quindi concluso presentando il progetto per la mia congregazione che avevo ideato e gestito fino al momento della tesi.

Alcuni spunti di riflessione

 

Complessivamente, quello che è emerso è che come religiosi dobbiamo essere presenti nei social media per portare una voce diversa e quindi dobbiamo avere gli strumenti che ci permettono di stare in modo diverso in queste realtà che integrano la nostra quotidianità. Come sostiene suor Pina Riccieri infatti, i social media ci mostrano per quello che siamo realmente, facendo emergere anche quello che di noi quotidianamente cerchiamo di frenare. Di fatto, per i formatori, i social media sono utili a comprendere altri aspetti dei formandi: peculiarità, dinamiche, attitudini. Diventano una sorta di generazione. Il primo punto è dunque una ‘specifica formazione’, mentre il secondo è il cosa proporre e qui entra il termine scelto per il titolo della tesi “rigenerare” che ho intenso nel senso di dare un nuovo slancio, un respiro più profondo alle vocazioni religiose già esistenti. I social media impongono la creazione di contenuti specifici, soprattutto di storytelling sulla vita religiosa, ma anche di utilizzare modalità diverse… La creatività può aiutare i religiosi a far riaccendere in loro il fuoco talvolta sopito della vocazione religiosa. Il terzo elemento è la ‘consapevolezza’ che i social non sono un luogo di discernimento puro, ma possono essere considerati una piazza nella quale molti possono intercettarci e anche lì s’impone – a mio avviso e per la mia breve esperienza – una pastorale giovanile e vocazionale integrata, nel senso di online e offline. Durante la tesi ho incrociato online molte donne che non conoscevano il mio istituto e che si sono appassionate alla nostra missione chiedendo informazioni, seguendoci sui social, venendo alle nostre iniziative. Alcuni istituti che ho conosciuto hanno anche vocazioni arrivate dai social e adeguatamente vagliate negli anni. Dobbiamo esserci, con competenze specifiche, ma soprattutto lasciando guardare le nostre vite che ancora sono dipinte come angeliche e, nel contempo, tutelandoci con la giusta dose di privacy, ma se siamo per tutti, i social ci connettono ancora di più e ci aiutano a vivere la nostra consacrazione. Servono però tanta sapienza evangelica e coraggio per vivere queste nuove periferie esistenziali e pastorali.