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Cinema Agnelli: “Dopo mezzanotte”, incontro con Davide Ferrario e Giulio Base

Dal Cinema Agnelli di Torino.

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L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC), in sinergia con il Torino Film Festival, cura un ciclo di sette appuntamenti diffusi a ingresso libero dall’11 al 21 novembre: un percorso per riflettere sulla storia e sul presente cinematografico della nostra città in attesa della 42a edizione del festival. La prima proiezione è fissata per lunedì 11 novembre ore 21,00 al Cinema Massimo (Via Verdi 18, Torino) per rendere omaggio a Franco Cristaldi, nel centenario della nascita attraverso la proiezione de La pattuglia sperduta di Piero Nelli, il primo lungometraggio prodotto dalla Vides con la colonna sonora composta da Goffredo Petrassi e la partecipazione alla sceneggiatura e al cast di Oscar Navarro. Nel corso della serata sarà proiettato Due o tre cose di Armando Ceste, presentato al festival di Locarno e al Cinema Giovani del 1994.

Il programma prosegue giovedì 14 novembre, dalle 15,00 alle 18,00 presso il Centro Studi Sereno Regis (Via Garibaldi 13, Torino) con un workshop di produzione condotto da Francesca Frigo e Andrea Parena di BabyDoc Film. Sabato 16 novembre alle 17,00 al Circolo dei Lettori (Via Gianbattista Bogino 9, Torino) sarà presentato il libro Controcampo italiano. Cinque registi per immaginare un paese (minimum fax) alla presenza della curatrice Daniela Persico e di Edoardo Peretti; a seguire, alle ore 20,30, è in programma la proiezione di Calcinacci di Isabella Sandri e Giuseppe M. Gaudino, alla presenza degli autori in sala. Il film è stato presentato al Cinema Giovani del 1990. 

Martedì 19 novembre alle 21,00 il Cinema Agnelli (Via Paolo Sarpi 111, Torino) accoglierà un confronto tra Giulio Base e Davide Ferrario con a seguire la proiezione della copia restaurata di Dopo mezzanotte:

Prima che parta il nuovo TFF, – dichiara Davide Ferrario, Presidente onorario dell’AMNC – sono felice di partecipare a un progetto legato al territorio che si interroghi su cosa significa fare cinema nella nostra città. Torino storicamente è stata capace di anticipare molti fenomeni. È necessario aprire forme di dialogo tra le diverse generazioni che si occupano di cinema per scambiare idee, pratiche e conoscenze. Dopo mezzanotte è un film che parla anche di questo; sia da un punto tecnologico che produttivo, fu un’esperienza particolarmente innovativa che vent’anni fa conquistò il pubblico della Berlinale.

Per ricordare Giovanna Marini, mercoledì 20 novembre alle 21,00 il CineTeatro Baretti (Via Baretti 4, Torino) ospiterà la proiezione de I dischi del sole di Luca Pastore alla presenza in sala dell’autore, del musicologo Emilio Jona e del Presidente del CREO – Centro Ricerca Etnomusica Oralità, Franco Castelli. Il documentario, presentato in concorso al Torino Film Festival del 2004, sarà preceduto dal cortometraggio Oro e contanti di Luca Buzzi Reschini realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea, alla presenza in sala del regista e delle produttrici Valentina Noya e Luciana Dedola. Chiude il programma la presentazione del libro Marcello Mastroianni. Il divo gentile di Barbara Rossi (Gremese), giovedì 21 novembre alle 18,00 presso la libreria Bodoni Spazio B (Via Carlo Alberto 41, Torino).

All’Agnelli il documentario di Kasia Smutniak sul muro antimigranti in Bielorussia – La Stampa, Corriere della Sera

Si riportano di seguito gli articoli apparsi su La Stampa e Il Corriere della Sera.

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Il documentario di Kasia Smutniak sul muro antimigranti in Bielorussia

 

Come gli extra nei Blu-ray, il cinema Agnelli (via Paolo Sarpi) continua a proporre iniziative infrasettimanali pensate per arricchire l’offerta allo spettatore.

Venerdì 3 maggio alle 21.00 la mini rassegna “Parole&Cinema“, organizzata con l’Assoziazione Nazionale Museo del Cinema, presenta il documentarioMur“.

Esordio alla regia di Kasia Smutniak, premiato con il Nastro d’Argento, il film testimonia la costruzione in Polonia del muro che impedisce l’ingresso ai migranti bielorussi.

Al termine, incontro con il giornalista di Altreconomia Luca Rondi, ingresso unico 5 euro.

Al teatro Agnelli “Parole&Cinema” tra migrazioni e conflitto

Migrazioni, conflitti, identità politica e culturale dell’Europa: sono alcuni dei termi della rassegna Parole&Cinema, organizzata dal Cinema Teatro Agnelli in collaborazione con Associazione Museo Nazionale del Cinema nell’ambito del Salone Off.

Stasera alle 21.00, sabato 11 (stessa ora) e domenica 12 maggio (alle 16), nella sala di via Paolo Sarpi 111 (biglietti 5 euro), la proiezione di tre film fornirà anche motivo di riflessione sul rapporto tra immagine e scrittura.

Apre il trittico Mur di Kasia Smutniak, film vincitore del Nastro d’Argento in corsa anche nella categoria “documentari”, per il David di Donatello, in cui seguirà un approfondimento a cura di Luca Rondi, scrittore e giornalista di Altreconomia.

Appuntamento di sabato sarà delicato a La Voce di Ventotene alla presenza del registra torinese Stefano Di Polito e dell’Associazione GenerAzione Ponte.

Infine, domenica, si chiude con I bambini di Gaza di Loris Lai cui seguirà, l’incontro con la scrittrice Nicoletta Bortolotti, autrice dell’omonimo libro, in collaborazione con Mondadori e Eagle Pictures.

Cinema Agnelli: mini rassegna “Parole & Cinema” per il Salone OFF

Notizia a cura del Cinema Agnelli di Torino.

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Il Cinema Teatro Agnelli propone durante il Salone Internazionale del Libro, all’interno del Salone OFF, una mini rassegna dal titolo Parole & Cinema.

Con la collaborazione dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema e insieme a Altreconomia e l’Associazione Generazione Ponte, l’iniziativa propone una mini rassegna per riflettere su tematiche contemporanee narrate nei libri e sul grande schermo.

Venerdì 3 maggio, ore 21.00

Proiezione del docufilmMUR”, a seguire incontro con il giornalista di Altreconomia Luca Rondi, co-autore di “Chiusi dentro. I campi di confinamento nell’Europa del XXI secolo” e di “Respinti. Le sporche frontiere d’Europa dai Balcani al Mediterraneo“.

Per una settimana, nel marzo del 2022, l’attrice polacca naturalizzata italiana Kasia Smutniak è tornata nel suo Paese nativo per vedere, e far vedere, il muro lungo 186 chilometri e alto cinque metri e mezzo che le autorità stavano costruendo lungo il confine con la Bielorussia per impedire il passaggio ai migranti. Al momento il muro, poi completato nel luglio dello stesso anno, aveva ancora alcuni varchi aperti, e i migranti si rintanavano nel bosco con il terrore di essere intercettati dalle guardie di frontiera che con auto, quad, moto, elicotteri e droni cercava di stanarli per ributtarli in Bielorussia. Smutniak ha preso contatto con alcuni attivisti che si occupano di raggiungere quei profughi e portare loro aiuti di prima necessità: Mariusz “l’uomo della foresta”, Zosia che coordina i soccorsi dal Galles, Silvia, italiana, che vuole gestire progetti di emergenza, Jakub che non ha dimenticato l’empatia, ed Ewa, che fa la cosa giusta perché “qualcuno la deve fare”. Li vediamo tutti in volto tranne Ewa, e vediamo Kasia, filmata da Marella Bombini che cofirma il documentario, addentrarsi sempre più a fondo nel cuore di tenebra che la Polonia sta attraversando.

Mur ha vinto recentemente il Nastro d’Argento Miglior Documentario 2024 per il “Cinema del Reale”

Sabato 11 maggio, ore 21.00

Proiezione del docufilmLa voce di Ventotene”, a seguire incontro con il regista Stefano Di Polito e l’Ass. Generazione Ponte.

Nella minuscola isola di Ventotene dal 15 luglio del 1939 furono confinati tutti i principali oppositori del fascismo. Alessandro Pertini, Giuseppe Di Vittorio, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Camilla Ravera, Umberto Terracini, Giovanni Pesce si ritrovarono con altri 800 confinati sull’isola pontina a condividere i cameroni, le mense e i pochi spazi liberi, fino all’estate del 1943, quando iniziò la Liberazione dell’Italia. Le uniche attività concesse erano lo studio e, in parte, la scrittura, per il resto, i confinati erano sottoposti a rigide restrizioni e a severi controlli. ciononostante i confinati riuscirono a organizzare una biblioteca clandestina e un programma segreto di lezioni di formazione politica. Da questa durissima esperienza si formò la futura classe politica italiana e l’idea d’Europa con il Manifesto di Ventotene, scritto clandestinamente da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, che diffuse l’idea che solo l’unione dei paesi europei e il superamento dei nazionalismi avrebbe portato alla pace duratura. Altri confinati illustri piemontesi, come Camilla Ravera, Giovanni Pesce, Alberto Jacometti, raccontarono nelle loro autobiografie l’esperienza del confino di Ventotene, ripercorrendo quegli anni trascorsi sull’isola a contatto con i principali esponenti dell’antifascismo.

Nell’ambito dell’incontro “I Valori di Ventotene nell’Europa di oggi: dal confino politico al Parlamento Europeo” nella sede del Parlamento Europeo, il giorno 9 aprile scorso il film è stato proiettato in anteprima.

“La mia speranza è che, attraverso la visione del film, possa rinascere la consapevolezza delle nostre origini come cittadini italiani ed europei, per difendere quanto immaginato e conquistato dai confinati politici antifascisti che, dopo l’arresto del Duce, lasciata Ventotene, combatterono per liberare l’Italia, fondare la Repubblica e costruire l’Europa”.

-Stefano Di Polito

Domenica 12 maggio, ore 16.00

Proiezione del docufilm “I bambini di Gaza” a seguire incontro con la scrittrice Nicoletta Bortolotti, autrice dell’omonimo libro.

Striscia di Gaza, 2003. In prossimità di Gaza sono ancora presenti insediamenti israeliani, la seconda intifada è in corso. Il 43% della popolazione ha meno di 14 anni. Questo dicono le didascalie iniziali, precedute da titoli di testa, sui cui su nero rimbombano colpi di proiettile ed esplosioni. Il teatro di guerra è ben noto. Mahmud è un undicenne palestinese che vive solo a Gaza con la giovane madre Farah, vedova di un “martire” della resistenza, e la aiuta a vendere mazzi di timo, muovendosi tra allarmi, bombardamenti, coprifuoco, in una città devastata da un conflitto infinito che colpisce alla cieca i civili. Sulla spiaggia che frequenta per imparare a surfare, Mahmud vede un ragazzino muoversi furtivamente e rientrare nell’insediamento vicino ai posti di blocco sulla strada: è Alon, figlio unico di una coppia di ebrei, e ha in comune con lui la passione per la tavola da surf. Al mare è legato anche Dan, giovane surfista straniero che si è fermato nel Paese dopo un infortunio che lo ha reso dipendente dagli antidolorifici. Grazie a lui i due ragazzi impareranno le basi di quello sport, in momenti in acqua che sono l’unico sollievo dalla quotidianità fatta di macerie, di lotta per reperire beni di prima necessità, di pericolo costante di morire sotto l’attacco del nemico, perdere un familiare o un amico, di ritrovare la propria casa sbriciolata. I compagni di Mahmud, che giocano alla guerra avendola sotto gli occhi, diffidano della sua vicinanza ad Alon, e alcuni di loro sono già cooptati nelle fila del movimento di liberazione della Palestina. Ma sia Mahmud che Alon ragionano in autonomia dai loro ambienti di provenienza. Sono ragazzi intrappolati in un contesto che non hanno scelto, costretti a respirare l’odio e le paure dei genitori, a crescere in una guerra di cui subiscono le conseguenze senza capirne fino in fondo le ragioni.