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Crocetta, 8 dicembre 2023: tre volte grazie!

Dal sito dei salesiani della Crocetta.

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Quest’anno, l’8 dicembre la Casa della Crocetta ha avuto tre motivi per festeggiare e dire grazie.

Un grazie che è di tutta la Chiesa: la festa dell’Immacolata Concezione ci ha, anche quest’anno, avvicinato al Natale sotto lo sguardo materno di Maria.

Un grazie che è della nostra Famiglia Salesiana: l’8 dicembre ricordiamo il primo incontro di don Bosco con Bartolomeo Garelli e l’Ave Maria da cui tutto nacque.

Un grazie che è proprio di Casa nostra: questo 8 dicembre abbiamo infatti voluto simbolicamente chiudere l’anno centenario della nostra Casa.

Per l’occasione ha presieduto la S. Messa il Consigliere Regionale della Regione Mediterranea dei Salesiani, don Juan Carlos Pérez Godoy.

Un semplice momento di festa e di preghiera in Oratorio ha voluto concludere questo momento di grazia e di ringraziamento.

Centenario morte Beato Luigi Variara: S. Messa per tutta la Famiglia Salesiana

Nell’anno del centenario della morte del Beato Luigi Variara, le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria invitano tutta la Famiglia Salesiana a lodare il Signore con la Santa messa di sabato 21 ottobre 2023, alle ore 10.00 presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino – Valdocco.

Presieduta dal Rettore della Basilica, don Michele Viviano, sarà seguita da un rinfresco.

Buon compleanno Crocetta

La casa salesiana della Crocetta festeggia il suo compleanno, nonché centenario quest’anno. Di seguito l’articolo a cura della casa.

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«Vi abbiamo preparato una reggia in Torino»

disse il beato don Filippo Rinaldi, terzo successore di don Bosco, ai giovani salesiani studenti di teologia a Foglizzo Canavese.

È infatti dell’8 settembre 1923, Festa della Natività della Beata Vergine Maria, la fondazione canonica dello studentato teologico in via Caboto 27 detto “La Crocetta” a Torino.

Quattro giorni dopo, il 12 settembre, vi giunsero quei primi studenti. Il quartiere, all’epoca era in una posizione semiperiferica e questo permise la realizzazione di un complesso vasto e accogliente dove si sarebbero formati centinaia di salesiani e di giovani.

“La Crocetta” assunse una importanza tale per i Superiori Maggiori – sia con la loro stessa frequente presenza, sia conducendovi in visita numerosissimi vescovi, cardinali italiani e stranieri e personalità del laicato cattolico – da essere considerata la seconda opera salesiana dopo Valdocco.

Proprio in occasione del centenario, l’8 settembre la comunità salesiana, gli animatori dell’oratorio, i ragazzi e le loro famiglie festeggiano la ricorrenza con la solenne celebrazione della Messa.

Sarà anche il momento conclusivo dell’ ”Estate Ragazzi 2023” che ha visto la presenza di centinaia di ragazzi e giovani non solo di questo quartiere.

Decreto della fondazione firmato da don Rinaldi, terzo successore di don Bosco

 

Crocetta: cento anni nel nome di Don Bosco – TGR Piemonte

Il TGR Piemonte ha dedicato un servizio al centenario della Casa di Crocetta. Di seguito la notizia a cura del sito Salesiani Crocetta.
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In occasione del centenario dell’Istituto, il TGR Piemonte ha dedicato un servizio al Don Bosco con interviste al Direttore don Marek Chrzan, al Docente Emerito don Paolo Ripa di Meana, e ai salesiani Anthony Pamei (India) e Volodymyr Basarab (Ucraina).
Leggi la notizia e guarda il servizio e gli estratti delle interviste sul sito di Rai News:

Salesiani Crocetta: inizio dei festeggiamenti del Centenario

Ieri, 29 gennaio 2023, la Casa salesiana di Torino Crocetta ha iniziato i festeggiamenti del proprio centenario.

Di seguito la notizia a cura del sito dei Salesiani Crocetta.

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Quest’anno la Casa Salesiana di Torino Crocetta festeggia un anniversario importante: cento anni dalla sua fondazione sotto don Filippo Rinaldi, che l’8 settembre 1923 vi aprì lo Studentato Teologico e un piccolo oratorio.

I festeggiamenti sono iniziati domenica 29 gennaio, in prossimità della festa di don Bosco, con la Santa Messa presieduta da don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore, ex-allievo di questo studentato.

Il Vicario ha invitato a celebrare questo centenario non per sogni di gloria, ma con la gratitudine di chi tutto sa di dovere a Dio; non per vantare ex-allievi illustri, ma per gioire di tutti quanti, formatisi qui, vivono il loro quotidiano apostolato, spesso nascosto.

Il grazie a Dio, Pastore Buono che si cura dei poveri e dei piccoli, si è esteso alle realtà locali che vivono questa casa: i giovani dell’Oratorio, il gruppo Scout TO24, il Basket Crocetta, i fedeli della Chiesa ‘Maria Ausiliatrice’ e i tanti benefattori che in tanti modi sostengono il sogno di don Bosco nel quartiere della Crocetta.

Salesiani Crocetta: apertura del Centenario con la Festa di Don Bosco

La Casa salesiana di Torino Crocetta festeggia il proprio centenario con tante iniziative, a partire dalla festa di apertura del 29 gennaio, in concomitanza con i festeggiamenti per la Festa di Don Bosco. Di seguito i dettagli nella notizia a cura del sito dei Salesiani Crocetta.

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Quest’anno, la tradizionale Festa di Don Bosco avrà un tono tutto particolare: la Casa salesiana di Torino Crocetta festeggerà infatti cent’anni di vita dalla sua fondazione! La Casa dedica il 2023 a ricordare con gratitudine la storia che li ha preceduti, incominciando domenica 29 gennaio con la festa di apertura.

Aprirà la giornata un momento di gioco per i più piccoli, il modo più bello per parlare a loro di don Bosco. Alle ore 11.00 la S. Messa presieduta da don Stefano Martoglio, vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani, animata dai giovani dell’oratorio. Seguirà un breve momento di festa in cortile per lanciare ufficialmente il centenario e fare un “tuffo” nel passato per conoscere un po’ della storia della Casa.

Sarà l’occasione per ringraziare quanti, passando da lì, continuano a fare del bene con il cuore di don Bosco: da questa casa al mondo intero!

In occasione del centenario, inoltre, è stata creata una landing page dedicata con tutte le informazioni e le iniziative in merito, tra cui la possibilità di condividere i propri ricordi vissuti presso la Casa: “100 ricordi pieni di gratitudine“. È possibile inviare la propria testimonianza in tre modi:

  • Compilando il modulo dedicato QUI
  • Mandando una mail a centenario@crocetta.org
  • Portando i ricordi scritti direttamente in portineria della Casa

Le storie raccolte saranno pubblicate sul sito e sui canali social dell’Opera e diventeranno il ricordo di tutti.

 

Salesiani Crocetta: un secolo di vita

Si riporta di seguito la lettera del Direttore dell’Istituto Internazionale Don Bosco della Crocetta, Don Marek Chrzan, in occasione dei cento anni dalla fondazione dell’Istituto.

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Esattamente un secolo fa, i Salesiani fondarono uno studentato teologico e un oratorio nel quartiere Crocetta di Torino. Cent’anni di storia, ricca di avvenimenti e persone, in cui Dio ha realmente operato per il bene della gente che ha frequentato questa casa e della Congregazione in tutto il mondo. Oggi, l’Istituto Internazionale Don Bosco festeggia il giubileo del centenario, lodando Dio per il bene dato e ricevuto e affidando a Lui il futuro.

Dio ha benedetto la vita di tanti ex-allievi salesiani che in questa casa si sono preparati al sacerdozio: tra loro un Rettor Maggiore (Don Edmundo Vecchi), cardinali e vescovi (card. Joseph Zencard. Tarcisio Bertone e altri), Rettori di Università, superiori delle Ispettorie salesiane, missionari, ma anche e soprattutto tanti confratelli al servizio dei giovani in 135 paesi del mondo.

Il Giubileo è anche un’occasione per lodare Dio dell’appassionato lavoro di ricerca teologica di tanti docenti di diverse nazionalità, che qui hanno insegnato, dalle lezioni svolte alle pubblicazioni presentate, ma soprattutto nella testimonianza di vita. Ricordiamo con affetto particolare il venerabile Don Giuseppe Quadrio, che ha vissuto in questa casa la sua missione e ha lasciato un segno indelebile della sua testimonianza.

Il cortile di questa casa potrebbe raccontare di migliaia di persone cresciute qui, grazie ai gruppi degli scout, alle associazioni sportive di basket, ai gruppi dell’oratorio e a diverse attività a sostegno dei ragazzi e giovani bisognosi.

La casa, nella sua storia, ha ospitato studenti universitari del Politecnico e di altre Università torinesi. Tantissimi, oltre a studiare, hanno imparato a vivere in una comunità di giovani, condividendo la vita e crescendo nelle relazioni. Tanti di loro oggi ricoprono ruoli di responsabilità, forti anche di questa esperienza.

La Crocetta è infine spazio di preghiera non solo nella comunità salesiana, ma anche nella chiesa dell’oratorio di Maria Ausiliatrice, nata insieme con la casa. Negli anni ha cambiato il suo volto anche architettonico, ma sempre è stata animata da un gruppo numeroso di fedeli del quartiere e non solo.

Un secolo di vita potrebbe far pensare che si sia ormai arrivati all’anzianità: ma la casa della Crocetta è sempre giovane, perché ancora oggi prepara al sacerdozio quaranta tre giovani confratelli salesiani di 19 nazionalità diverse. Dà spazio di ospitalità a un centinaio di giovani universitari da tutta Italia e dall’estero. Fa gustare la gioia nell’oratorio a ragazzi e giovani grazie ai gruppi formativi, alle attività degli Scout e all’associazione di basket: insieme raggiungono quasi 800 iscritti, senza contare familiari ed amici.

Lodiamo Dio per questo secolo di vita; affidiamo a Lui il presente e il futuro di questa Opera, perché sia sempre attenta alle necessità del posto e di tutta la Congregazione Salesiana, e possa così sempre dare il suo vitale contributo al mondo intero.

Don Marek Chrzan, Direttore Istituto Internazionale Don Bosco

Visitazione: l’«accademia dell’amore» – La Voce e il Tempo

Nuovo contributo sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte, su La Voce e il Tempo. Suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, ci parla della fondazione delle suore Visitandine da parte di san Francesco di Sales e santa Giovanna De Chantal. Di seguito l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo.

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Proseguono i nostri contributi sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte. Sullo scorso numero (24 aprile, pagina 14) don Giovanni Ghiglione sdb ha illustrato la spiritualità del Vescovo di Ginevra che don Bosco scelse come patrono dei salesiani; su questo numero suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria (le suore Visitandine fondate da san Francesco di Sales con santa Giovanna de Chantal) e studiosa del carisma del cofondatore, presenta il legame di san Francesco con la spiritualità delle Visitandine presenti in diocesi nel monastero della Visitazione a Moncalieri.

 

“Per dare a Dio donne di preghiera»

per formare cioè persone in grado di esprimere con la totalità della propria vita l’adorazione a Dio in spirito e verità, quale risposta di amore grato e totale: questo il motivo, dichiarato da lui stesso, che induceva Francesco di Sales, vescovo di Ginevra (1567- 1622) ad aprire ad Annecy (Alta Savoia) – era il 6 giugno 1610 – la prima casa della Visitazione. Dapprima semplice istituzione diocesana, il breve di Paolo V, che nel 1618 la erige in ordine religioso, la apre sull’orizzonte internazionale e la Visitazione si diffonde rapidamente oltre che nel ducato di Savoia, nel regno di Francia e in altri stati europei; nel XIX secolo varca l’Atlantico e oggi la troviamo presente in America, da nord a sud, in Africa, nella regione dei grandi laghi, in Congo e Guinea eq., in Asia con un monastero in Libano e uno in Corea del sud.

L’epoca della fondazione della Visitazione è il ‘600: un’Europa travagliata da guerre continue che ridisegnano ogni volta i confini, mentre vanno precisandosi le diverse identità nazionali. Una Chiesa ormai lacerata dallo scisma, impegnata nell’attuazione delle linee emerse a Trento. Una realtà culturale variegata nel pieno fermento di nuove intuizioni. Il luogo è Annecy: una cittadina nell’Alta Savoia, affacciata sul lago omonimo, racchiusa nella cerchia delle sue mura sotto lo sguardo austero del castello del duca di Nemours, sul confine tra il cattolico ducato di Savoia e i territori di Ginevra, roccaforte ed emblema del calvinismo e il cui vescovo era da anni esiliato ad Annecy. Risalendo le viuzze ombrose e i canali della città vecchia si raggiunge il sobborgo de La Perrière, qui – era il tramonto del 6 giugno 1610, festa della Santissima Trinità – tre giovani donne, scortate da un corteo di nobili e di gente del popolo, giungono alla casa chiamata La Galerie per iniziarvi l’esperienza di vita comune sulla scorta di un abbozzo di Costituzioni redatto da Francesco di Sales.

Sono Giovanna Francesca di Chantal, 38 anni, baronessa della Borgogna, vedova e madre di 4 figli, «mente lucida, pronta, decisa, cuore vigoroso, capace di amare e volere con potenza», Jacqueline Favre, 18 anni, spirito aperto e libero, amante della danza e della bellezza, figlia del senatore Antoine Favre, savoiardo doc, umanista coltissimo e uno dei giuristi più celebri del suo tempo, Jeanne Charlotte de Brechard, 30 anni, borgognona, alle spalle una misteriosa storia di umano patire e di splendori soprannaturali, entrata per vie provvidenziali nell’irradiamento spirituale del vescovo di Ginevra. Ad attenderle c’è una donna più attempata, Anne Jacqueline Coste, che si è messa a loro disposizione, una semplice donna del popolo che il Signore stesso si è fatto premura di informare di quanto stava realizzando Francesco di Sales.

Il segreto dell’espansione che la Visitazione conobbe nel XVII e nei primi decenni del XVIII va rinvenuto nella capacità di Francesco di Sales di cogliere i segni dei tempi e di avvertire le nuove esigenze di spiritualità che andavano emergendo nel popolo di Dio. Nel 1610 è da anni padre e maestro spirituale di una grande varietà di persone, di cui ha imparato a discernere gli aneliti più profondi e che guida con impareggiabile sapienza. Francesco è altresì pastore, e di una diocesi tra le più vaste del suo tempo e indubbiamente tra le più difficili, a confronto continuo e diretto con il calvinismo e il proselitismo dei suoi ministri, spesso prepotente, non raramente armato. Da queste sue esperienze vissute con uno sguardo profetico, un cuore docile allo Spirito Santo e abitato dall’amore di Cristo nasce la Visitazione. La sua proposta all’epoca risultava assolutamente innovativa: puntare alle vette più alte dell’amore fino all’unione con Dio percorrendo una via di umile amore, di ascesi interiore, di cordiale carità, amicizia, fraterna lungo lo sgranarsi dei giorni, in semplicità e modestia.

Nell’ideare la Visitazione Francesco era mosso anche dalla sua profonda sollecitudine pastorale: rendere questo cammino accessibile al maggior numero di donne, anche a quelle che, pur avendo la sete delle vette dell’unione d’amore con Dio, in quel tempo, a diverso titolo non potevano avere accesso ai monasteri già esistenti oppure, pur sentendosi chiamate a una dedizione esclusiva a Dio, non si riconoscevano più in forme di vita gravate da una infinità di pratiche esteriori, connotate da grandi austerità esterne, ma impoverite quanto a spessore spirituale. Francesco di Sales, profondamente consapevole che l’unica risposta alla deriva calvinista era la santità vissuta in seno alla Chiesa, ha voluto la Visitazione per servire la Chiesa stessa, non con «opere apostoliche», ma con una «vita apostolica», cioè di Vangelo integralmente vissuto, di testimonianza e di fecondità di bene offerto incondizionatamente a tutti i fratelli. Egli ama descrivere la Visitazione come una realtà in cui tutto è semplice, povero, modesto, aggiunge però subito: «tranne l’aspirazione di chi vi dimora», una aspirazione di pienezza d’amore che non conosce altro limite se non quello del Cuore stesso di Dio.

Ma non si può comprendere l’anima profonda della Visitazione se non si penetra nell’universo del «Trattato dell’amore di Dio», l’altra opera cui Francesco di Sales sta lavorando in quegli stessi anni. Nel diversificato universo religioso del suo tempo Francesco di Sales pensa e propone la Visitazione come «accademia dell’amore», secondo la definizione che ne avrebbe poi dato Henry Brémond, come un luogo cioè dove apprendere, esercitare, comunicare l’arte dell’amore di Dio, quella che sola ci rende pienamente umani. La Visitazione nasce dunque contemplativa, nella dichiarata intenzione del fondatore come già nel vissuto delle prime sorelle. Orientata al conseguimento del puro amore di Dio, nell’abbandono alla sua benevola volontà, riconosciuta e benedetta nella trama delle umili vicende quotidiane come nelle grandi ore della storia: le linee di forza che innervano la vita nel monastero trovano il loro sicuro fondamento teologico e la compiuta espressione proprio nelle pagine del «Trattato».

Per questo il ritratto più bello di una monaca della Visitazione – meta mai raggiunta ma cui sempre tendere di nuovo– è quello che Francesco tratteggia nel libro X del suo «Trattato» descrivendo «la sposa» per eccellenza:

«Colei che ama di più, la più amabile e la più amata, che non soltanto ama Dio sopra tutte le cose e in tutte le cose, ma in tutte le cose ama soltanto Dio […] e siccome è soltanto Dio che essa ama in tutto ciò che ama, essa lo ama ugualmente dovunque […] ama ugualmente il suo re con tutto l’universo o senza tutto l’universo. Non ama nemmeno il paradiso se non perché lì si può amare lo Sposo».

Come sia possibile giungere a questo è ancora Francesco che traccia la via e indica i mezzi adeguati. La via è l’imitazione di Gesù, anzi il lasciare in sé libero spazio a lui, fino a poter dire con san Paolo:

«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».

I mezzi sono le virtù più care al Salvatore che definì se stesso «mite e umile di cuore»: l’umiltà dunque verso Dio e la dolcezza verso il prossimo, declinate in tutte le situazioni della vita. L’humus che rende tutto ciò vita, e vita piena, bella, concreta, è la preghiera, realtà che diventa via via omnicomprensiva fino ad avvolgere e penetrare tutta l’esistenza. Preghiera che significa essenzialmente relazione, «amicizia di predilezione», per usare le parole di Francesco di Sales, con le persone della Santissima Trinità, e che di tale relazione conosce tutte le sfumature, le delicatezze, le impensabili profondità, gli sconfinati orizzonti.

-suor Mariagrazia FRANCESCHINI

 

San Francesco di Sales: cuore e umanità – La Voce e il Tempo

A Valdocco, nel Museo Casa don Bosco, è allestita fino al 15 gennaio 2023 una mostra che illustra la vita e le opere di san Francesco di Sales nel IV centenario della sua morte. In occasione delle celebrazioni La Voce e il Tempo ha chiesto un contributo che evidenzi l’attualità del santo a un salesiano, ad una suora visitandina e a una giornalista. Inizia don Gianni Ghiglione, salesiano, uno dei massimi esperti della spiritualità e dell’opera di san Francesco di Sales, che ci parla del cuore e dell’umanità del santo. Di seguito l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo.

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Quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte di san Francesco di Sales, vescovo francese di Ginevra, dottore della Chiesa, avvenuta a Lione il 28 dicembre 1622. A Valdocco, nel Museo Casa don Bosco, è allestita fino al 15 gennaio 2023 una mostra che illustra la vita e le opere del santo scelto da don Bosco come patrono della congregazione e che fondò con santa Giovanna de Chantal l’ordine delle Visitandine. Il santo è anche patrono dei giornalisti per la sua attenzione alla comunicazione del Vangelo: noti sono i manifesti che affiggeva ai muri di Ginevra e i foglietti che infilava sotto le porte delle case. In occasione delle celebrazioni del centenario abbiamo chiesto tre contributi – ad un salesiano, ad una suora visitandina e a una giornalista – che evidenziano l’attualità del santo. Iniziamo con don Gianni Ghiglione, salesiano, uno dei massimi esperti della spiritualità e dell’opera di san Francesco di Sales: ha scritto numerosi studi sul santo tra cui una biografia in due volumi.

 

Il messaggio di Francesco di Sales, dopo 400 anni, non ha perso nulla della sua freschezza e della sua modernità. Basta dare un’occhiata alle nuove edizioni che hanno le sue opere. Vorrei evidenziare alcuni elementi di modernità del messaggio umano e spirituale che Francesco di Sales ci comunica in questo anno giubilare.

Il primo elemento che ce lo rende subito affascinante è la sua ricca umanità. Scrive don Mackey, che ha curato l’edizione critica dei primi 15 volumi dell’OeA (Opere di Annency), a proposito delle «Lettere» (11 volumi!): «È qui che il santo si manifesta completamente; a sua insaputa, egli permette di contemplare facilmente e di studiare sotto tutti gli aspetti la sua personalità così ricca di fascino. C’è l’uomo dotato della natura più squisita che si possa immaginare. La tenerezza dell’amicizia e della pietà filiale, l’attaccamento alla Chiesa, lo zelo per le anime e il suo immenso amore per Dio, tutti i sentimenti più nobili, più puri, più elevati sgorgano dal suo cuore e vengono versati nelle sue lettere». Ricchezza di umanità che significa capacità di contatto con le persone, desiderio di creare relazioni di amicizia e di abbattere i muri della diffidenza, di costruire rapporti duraturi all’insegna della bontà e della tenerezza. Francesco non ha paura dei suoi sentimenti e li comunica con una semplicità e luminosità disarmanti. Alcuni esempi:

  • A Giovanna di Chantal scrive:

«Amo questo amore. Esso è forte, ampio, senza misura né riserva, ma dolce, forte, purissimo e tranquillissimo; in una parola è un amore che vive solo in Dio. Dio che vede tutte le pieghe del mio cuore, sa che in questo non v’è nulla che non sia per Lui e secondo Lui, senza il quale non voglio essere nulla per nessuno».

  • A una persona che ha avuto di recente un lutto scrive:

«Voi vivete sempre presente nel mio cuore che si rallegra nel vedervi perseverare nel voler servire con tutto il vostro cuore Sua divina Maestà in santità e purezza».

  • A una suora ammalata e fragile:

«Amo con fermezza il vostro spirito, perché penso che Dio lo voglia, e teneramente perché lo vedo ancora debole e giovane». In una delle prime lettere che scrive all’amico Antonio Favre, leggiamo: «Vivrà sempre nel mio petto l’ardente desiderio di coltivare diligentemente tutte le amicizie!».

E Francesco rimarrà fedele per sempre a questo ‘ardente desiderio’. Basti pensare che a nessuna virtù di cui tratta nell’«Introduzione alla Vita Devota» dedica tanto spazio come all’amicizia: ben 6 capitoli! In altre parole, quello che rende attuale Francesco è la sua apertura all’umano, così vivo nella cultura del suo tempo, il suo amore per lo studio come strumento di dialogo e di sguardo positivo sul mondo.

Un secondo elemento di modernità è il pensare la santità in chiave universale, per tutti! Recentemente Papa Francesco ha ribadito questo concetto: Tutti sono chiamati alla santità e si serve quasi delle stesse parole di Francesco di Sales:

«Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova».

 

E questo perché? Perché Dio guarda il cuore e tutti hanno la possibilità di donarlo interamente a Lui, qualunque sia la loro situazione di vita: «La santità deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa; non solo ma deve essere pure proporzionata alle forze, alle occupazioni e ai doveri dei singoli». Infatti la santità (Francesco usa il termine «devozione») «non è altro che un vero amore di Dio giunto ad un tale livello di perfezione, per cui, non soltanto ci dà la forza di agire bene, ma ci spinge ad operare con cura, spesso e con prontezza… E’ una forma di agilità e vivacità spirituale per mezzo della quale la carità agisce in noi o, se vogliamo, noi agiamo per mezzo suo, con prontezza e affetto». Anche oggi, ci ricorda Francesco, là dove ti trovi, puoi amare, far crescere la vita, donare un po’ di te perché qualcuno ricuperi la speranza.

Un terzo elemento di modernità lo trovo nel fatto che Francesco, buono e amabile, sa essere esigente: non abbassa l’obiettivo. La virtù di cui è diventato simbolo è la dolcezza. Ma che cos’è veramente la dolcezza salesiana? La dolcezza salesiana non è sentimentalismo, non è buonismo, tipico di chi chiude volentieri gli occhi sulla realtà per non avere problemi e seccature; non è la miopia di chi vede tutto bello e buono e per il quale tutto va sempre bene; non è l’atteggiamento inerte di chi non ha proposte da fare. La dolcezza salesiana nasce da una profonda e solida carità ed esige un attento controllo delle proprie risorse emotive ed affettive; si esprime in un carattere di umore sereno costante, evita modi bruschi, severi o autoritari… Dunque la dolcezza non va confusa con la debolezza, anzi è forza che richiede controllo, bontà d’animo, chiarezza di intenti e forte presenza di Dio. In un mondo in cui si confonde spesso la libertà con il fare ciò che si vuole, in cui nell’educazione spesso è abolita la richiesta di impegno, l’obbedienza a norme e regole, in cui il «devo» è sostituito dal «se me la sento», ecc. Francesco di Sales è esigente e punta in alto. Infine evidenzio ancora la centralità del cuore.

La strenna, offerta alla Famiglia salesiana in questo anno, «Fare tutto per amore e niente per forza», va in questa direzione. Le persone guidate da Francesco di Sales avanzano sostenute dall’amore e non hanno altro scopo che l’amore: «Bisogna perseverare nel tendere alla perfezione del santo amore, affinché l’amore sia perfetto». Uno dei primi consigli che dà a Giovanna di Chantal è:

«Tutto quello che si fa per amore è amore. Il lavoro e perfino la morte non sono che amore quando è per amore che noi li accogliamo».

Significativa è la conclusione del suo capolavoro, il «Trattato dell’amore di Dio». Il Calvario, luogo dove Gesù ha donato per amore tutto se stesso, diventa il monte sul quale si danno appuntamento gli amanti, cioè coloro che sono disposti ad amare come Gesù ha amato! In che cosa Francesco di Sales fa consistere l’amore? Nella ferma decisione del cuore che vuole per sempre e inseparabilmente restare unito con tutte le sue forze alla volontà divina. Questa volontà di Dio non si trova nelle orazioni o nelle vie straordinarie, ma sui sentieri ordinari, in quelle contraddizioni, in quei piccoli fastidi, in quei minuti doveri, in quelle sofferenze di ogni giorno. Tutta la perfezione consisterà dunque nel volerla, nel compierla, nell’amarla:

«Bisogna discernere ciò che Dio vuole e, dopo averlo riconosciuto, bisogna cercare di farlo con gioia o almeno con corag- gio… È questo il centro del bersaglio della perfezione, al quale dobbiamo mirare e chi più si avvicina ottiene il premio»

 

Don Gianni GHIGLIONE.

 

Video per la mostra di Don Albera

Stefania De Vita, Direttrice del Museo ‘Casa Don Bosco’, ci introduce alla mostra dedicata a Don Paolo Albera attraverso due brevi video. Nel primo racconta lo spirito che anima la mostra dedicata a Don Albera e da cui il titolo trae ispirazione. Nel secondo video presenta i luoghi della mostra, spiegando il valore dello spazio del refettorio che Don Albera ha condiviso con Don Bosco.

Di seguito i due video:

Il video introduttivo

 

Perchè questa mostra?