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Crocetta: «O santo o niente!», ricordando don Quadrio nel sessantesimo della morte

Dal sito dei salesiani della Crocetta.

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Esattamente 60 anni fa, alle 22.40 del 23 ottobre 1963, nella casa della Crocetta moriva don Giuseppe Quadrio. Quanti poterono conoscerlo, non avevano dubbi che fosse morto un santo; e nel 2009 la Chiesa ebbe a darne conferma dichiarando venerabile il nostro insegnante e teologo.

Anche in questo anno particolare, la comunità salesiana ha avuto ancora la grazia di poter ascoltare le parole del nostro confratello don Ferdinando Bergamelli, che poté conoscere di persona don Quadrio e regalarci così il suo ricordo durante il ritiro mensile. I suoi resti mortali, custoditi nella nostra chiesa dell’oratorio, sono, specialmente per noi confratelli, meta di preghiera e di affidamento.

Per quanti tra queste mura si preparano al sacerdozio, la presenza e la testimonianza di don Quadrio rappresentano una grazia singolare e uno sprone continuo a non accettare le mezze misure: o Santo o niente!

Chi desiderasse lasciarsi affascinare da questa figura ed approfondirne la vita e gli scritti, troverà nel sito della Crocetta, alla voce don Quadrio, abbondante materiale per iniziare ad amarne la statura.

A tutti, rinnoviamo l’invito ad affidarsi alla Sua intercessione, perché un giorno possiamo finalmente rivolgerci a questo amico nel cielo come nostro Santo:

“O Spirito Santo che con l’intervento della Vergine Ausiliatrice hai ispirato a don Giuseppe Quadrio il proposito efficace di farsi santo alla scuola di don Bosco e lo hai reso un modello di sacerdote e di educatore, conforme a Gesù Sommo Sacerdote e Maestro, fa’ che il suo esempio e il suo insegnamento attirino molti giovani alla vita religiosa e apostolica, e concedi a noi che ne imploriamo le glorificazioni la grazia… che ti chiediamo interponendo la sua intercessione.”

Salesiani Lombriasco: Giro 2022

Riportiamo il resoconto del Giro 2022 in bicicletta dei salesiani di Lombriasco, tenutosi questa estate: un viaggio di 900km da Lombriasco a Vervio e ritorno, alla riscoperta dei Santi di Vervio.

Quest’anno i 24 “sfaticati” ciclisti di Lombriasco hanno pedalato per 900 km, da Lombriasco a Vervio e ritorno. Nel gruppo sono compresi 9 slovacchi (genitori con figli e nipoti). Nei 12 giorni di fatica, abbiamo pedalato su e giù per le salite e discese della Valtellina, facendo conoscere i Santi di Vervio: il salesiano don Giuseppe Quadrio e suor Caterina Lavizzari. Di seguito il resoconto delle tappe più importanti:

Casale Monferrato

per conoscere il problema dell’eternit con tutti i morti che ci sono stati in quella città per l’inquinamento e la respirazione delle polveri sottili dell’amianto.

Usmate

un oratorio diocesano, ma intitolato a Don Bosco. Qui abbiamo trovato Franca ed Eligio Fumagalli che sono stati per 15 anni a servizio dei nostri giri in l’Italia e in Europa.

Trenino Rosso

Arrivati a Vervio siamo saliti sul Bernina con il Trenino Rosso svizzero (patrimonio dell’Unesco) poi in bici siamo rientrati in Italia con le belle salite e discese di Livigno, Trepalle, Eire e il Foscagno. Ci siamo fermati a Sant’Antonio Morignone per capire la tragedia del 1987, dove si è staccato un pezzo di montagna (700 metri di larghezza per 300 di profondità), distruggendo il paese e le frazioni, tutti gli abitanti erano stati evacuati. Solo 22 morti di una frazione lontana non evacuata.

Il Mortirolo

Il giorno dopo la mitica salita percorsa tante volte dai ciclisti del giro d’Italia e tanti appassionati, con il monumento al nostro Pantani.

Vervio

l’oratorio parrocchiale con 30 posti letto per ospitare tanti gruppi che vengono dall’Italia e dall’estero per conoscere Don Quadrio. Noi abbiamo conosciuto il Signor Beniamino Della Bosca un miracolato di Don Quadrio e dalla Suora Lavizzari. Questo signore lavorava in una fabbrica meccanica. Facendo manutenzione a una pressa fu schiacciato da una pinza di 800 quintali, un braccio rotto e nove costole a pezzi. In rianimazione tra atroci dolori, improvvisamente Beniamino vede tre persone davanti a se: al centro Don Quadrio con le mani alzate, alla sua destra Suor Caterina e a sinistra Don Felice il suo parroco. Don Quadrio

“Con un sorriso dolce mi dice: forza Beniamino che ce la farai… ma ricordati di santificare le feste”.

Questa apparizione, ci disse Beniamino, pur continuado il tormento dei dolori:

“Mi ha procurato una gioia e serenità immensa che mi ha accompagnato durante tutto il decorso in ospedale e ancora oggi mi riempie di tanta commozione… ora sto benissimo nonostante tutto quello che mi è capitato grazie ai nostri santi”!

Beata Suor Caterina Lavizzari Venerabile Don Giuseppe Quadrio Don Felice Cantoni parroco

Novara

ospiti della Casa di Don Guanella. Ci accoglie Don Agostino Frasson, direttore della casa e ciclista famoso. Casa Don Guanella è una comunità educativa, è parte integrante dell’Opera Don Guanella. La comunità accoglie attualmente circa 60 bambini/e e ragazzi/e suddivisi in diverse unità d’offerta, di tipo residenziale o diurno. L’educazione alla vita a Casa Don Guanella comincia proprio così: apprezzare la vita a partire dalla bellezza degli ambienti, delle relazioni che vi sono custodite, delle persone che partecipano alla quotidianità. I ragazzi, infine, sono continuamente stimolati a mettersi in gioco, a offrire il proprio contributo anche nella gestione della casa, dei suoi spazi, delle attività, delle relazioni. Non a caso la comunità propone diversi laboratori di espressività dove, accanto all’attività vera e propria, si condividono antiche professioni, esperienze e nuove sperimentazioni, partecipazione ed appartenenza, secondo l’ipotesi educativa della “pedagogia del fare”. L’accompagnamento quotidiano dei minori è affidato pertanto ad una presenza educativa ed umana costante, orientata alla costruzione di percorsi di crescita e di emancipazione, che consenta l’espressione di un proprio sé e la scoperta del significato della propria presenza nel mondo.

Asti

siamo accolti da Don Genesio Tarasco, per tanti anni a Lombriasco.

In conclusione, tutti i nostri giri per l’Italia e l’Europa ebbero inizio dal terribile incidente dove sono morti 3 salesiani coadiutori del Colle Don Bosco: Nane Bernardi, Leo Defend e Bepi Scremin. E Nane era colui che ci diceva continuamente:

“Dobbiamo organizzare un giro in bicicletta fino a Venezia, ma come faceva Don Bosco nelle passeggiate autunnali, far divertire i ragazzi facendoli faticare e togliendoli così dall’ozio dell’estate!”

Dopo tre anni abbiamo realizzato il sogno di Nane, non solo andando in bici fino a Venezia, ma andandoli a trovare nei loro cimiteri e le loro famiglie a San Giacomo d’Ezzelino, a Salzano, e a S. Vito al Tagliamento. Siamo tornati da loro dopo 10, 20, 30 e 40 anni. Ed è bello vedere di quali cose sono capaci i giovani… anche quelli di oggi! Alla fine non ci si sente eroi, ma gente che ha scoperto un po’ di più il vero volto degli altri, di se stessi, della vita.

In fondo è una esperienza vocazionale, perché Gesù non è fuori dalla nostra vita. Egli è presente! Ci chiama! Ci segue! Ci “attacca” nei momenti più impensati della nostra vita, sulle salite più dure, come nelle discese più veloci… e ci invita a seguirlo, pedalando con Lui e con i fratelli.

L’allegria, gli scherzi, lo sport, il teatro, le passeggiate… elementi costitutivi del sistema educativo di Don Bosco, inscindibili però dalla fatica di crescere nello studio, nel lavoro e nella pietà. Franca ed Eligio, di Usmate (Mi), al servizio dei nostri giri per 15 anni in Italia e in Europa, alla domanda perché lo fate, risposero:

“È qualcosa che sentiamo dentro. Che ci prende, lo facciamo e basta… con l’entusiasmo del primo giro. Comunque è la voglia di stare coi giovani, pensando di fare qualcosa per loro nello stile di Don Bosco!”

Il nostro gruppo tutte le volte che è in partenza per una nuova avventura è un insieme di persone estranee e inizialmente staccate tra loro, con pregi e difetti, con spigoli da smussare… come una ruota deforme. Ma ci sono momenti importanti: di fatica, di silenzio, di preghiera e di allegria… tanta allegria! Papa Francesco, confida moltissimo nei giovani, perché:

“Se aggrappati a Cristo, siete capaci di incendiare il mondo e di trasformarlo!”

Non deludiamolo!