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Il Salice: un libro per tutte le stagioni

La Redazione Il Salice del Liceo Salesiano di Valsalice propone alcune letture per questo periodo di quarantena. Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera.

I giorni di quarantena non si contano più sulle dita di una mano, la bella stagione avanza, la voglia di uscire è direttamente proporzionale alla severità delle misure adottate. Sembra uno scenario catastrofico. Poi il nostro occhio cade su quel volume, forse dimenticato sul comodino, bastano pochi minuti per entrare nella vita di un altro. E iniziare a viaggiare, al ritmo di sillabe e immagini che si rincorrono.

Un romanzo, un saggio, un fumetto. Un caleidoscopio di storie e di modalità narrative in cui perdersi e riscoprire, come allo specchio, l’immagine di noi stessi, degli altri, del mondo che ci circonda. E’ questo il potere dei libri.

Noi del Salice abbiamo provato a riunire i titoli che ci stanno accompagnando in queste settimane. Un altro modo per rimanere soli, ma in compagnia. Buona lettura!

Il Grande Gatzby – Francis Scott Fitzgerald

Jay Gatsby è un uomo invidiato da molti, quasi da tutti gli abitanti di New York ed altri, ma dietro la sua ricchezza e potenza si cela la sua condanna a vivere nella propria infelicità. Si direbbe un uomo felice e spensierato ma tutto ciò che fa, tutte le famose feste che organizza sono niente meno che il frutto del mondo che ha costruito attorno alla propria immagine. Questo romanzo ha la particolare peculiarità di riflettere la vita di ogni lettore all’interno della narrazione ed è sicuramente da scoprire e capire ogni volta che lo si legge.

Arianna

Il Conte di Montecristo – Alexandre Dumas

Edmond Dantès è un marinaio che sembra avere tutto dalla vita: una posizione di prestigio, degli affetti cari, una fidanzata che sta per diventare sua moglie. Tutto questo viene però ben presto sconvolto da qualcuno che ambisce alla sua fortuna e per invidia lo conduce in prigione. Dopo quattordici anni di reclusione riuscirà ad evadere, a comprendere com’è cambiato il mondo durante la sua assenza e a vendicarsi contro i suoi nemici. Un romanzo complesso, di cui la vendetta, la giustizia e il perdono sono i capisaldi, e i ricchi colpi di scena impediscono al lettore di staccarsi dalle pagine del libro.

Elena

Heart Talk. Il cuore parla. – Cleo Wade

Durante questa quarantena mi sono per lo più dedicata alla lettura di libri di poesia, e questo è uno dei miei preferiti, di dato che non si tratta solo di poesie ma anche di riflessioni riguardo alla vita e al nostro comportamento. Credo che possa riuscire a farci aprire gli occhi su determinate questioni o aiutarci anche in momenti difficili quando, magari, non si ha voglia di parlare. Trovo che sia un libro molto originale, che sembra più un diario, in cui anche la stessa autrice ha lasciato degli spazi bianchi in modo tale da permettere anche a noi lettori di dare la nostra opinione riguardo ai pensieri esposti.

Giorgia

Il messaggio del Delegato Nazionale Ex-allievi e Ex-allieve

Si riporta di seguito il messaggio del 27 aprile scorso di don Antonio D’Angelo, Delegato Nazionale della Federazione italiana ex-allievi/e di Don Bosco.

Bari, 27 aprile 2020

Carissime Exallieve e carissimi Exallievi,

l’isolamento a cui ci costringe il covid-19, per fortuna, non riesce a isolare i miei sentimenti e il desiderio di raggiungervi, abbracciando ciascuno di voi. Ma come è possibile sperimentare questa fusione di affetti, se io non conosco tutti voi e non tutti voi conoscono me? È possibile perché nel nostro spirito scorre lo stesso sangue, quello che nasce dal costato di Cristo e attraverso don Bosco arriva fino al nostro cuore. E allora permettetemi di abbracciarvi, uno per uno; un abbraccio virtuale, ma non per questo meno sincero. Il mio pensiero va in particolare agli Exallievi anziani e a quelli malati, affinché il Signore non faccia mancare loro le sue carezze e il suo conforto; va ai giovani che vivono questo tempo con timore, affinché nonostante tutto possano guardare al futuro con più serenità e speranza; va a coloro che sono nella casa del Padre, affinché possano godere in pienezza le gioie del paradiso.

La lontananza dalla pratica dei sacramenti ha trasformato la casa di molti di voi in piccole chiese domestiche, dove anche attraverso i social si prega e si partecipa alla Santa Messa. Continuiamo a farlo! Se apriamo le porte del nostro cuore a Cristo, sentiremo dentro di noi una forza straordinaria che ci farà guardare al domani con fiducia, scorgendo oltre la croce del Golgota i bagliori di luce di un nuovo giorno.

Sono cresciuto da ragazzo a contatto con la terra tra le verdi valli della catena degli Alburni, dove i frutti maturano, nonostante le sferzate del vento e il gelo della notte. Fin da piccolo, grazie all’esempio di mio padre e di mia madre, ho imparato a non disperare mai, perché anche dopo il triste inverno, germogliano nei campi i semi della vita. Per questo, vi assicuro che se ci abbandoniamo in Dio la disperazione cederà il posto alla speranza e sul dolore si spalancheranno orizzonti di luce e di pace. Dio è il bastone per chi vacilla ed è la roccia per chi trema. Egli raccoglie le lacrime di chi soffre in silenzio e accarezza il volto di chi consuma i suoi giorni nella solitudine; asciuga le lacrime di chi vorrebbe vedere i propri figli sistemati e consola le coppie tristi perché non hanno bambini.

Quando mi capita di accogliere la disperazione di qualcuno che soffre un male, avverto un senso di pochezza, tanto da chiedermi: ma io che posso fare? Tuttavia, lo smarrimento dura poco, perché il pensiero che Dio c’è, mi fa sentire più forte. E così, quando sono solo in chiesa (un fatto che mi capita spesso in questi giorni), ripongo l’affanno di ogni fratello o sorella nel Suo cuore, l’unico cuore che può contenerli tutti. Invocando Gesù, il senso del limite e della finitudine cede il posto a uno stato di grazia e di serenità, perché so che Dio non abbandona chi si fida di Lui! Voi siete tra coloro che ogni giorno presento al cuore prezioso di Gesù.

Dio non può non esistere, perché esistiamo noi! Se c’è una statua, c’è di sicuro uno scultore; se c’è un orologio, ci sarà pur sempre un orologiaio che lo ha fatto. Se c’è l’universo, c’è un Padre che lo ha creato! Ma Dio cosa deve fare di più, per dirci che esiste? Per farsi conoscere meglio, è pure diventato uno di noi e ci ha insegnato a chiamarlo con l’unico nome che, tra i tanti che gli abbiamo dato, gli piace di più. È il nome di Papà. Più noi alziamo gli occhi al Cielo, più sentiamo che Egli è Amore.

Fratelli e amici carissimi, teniamo sempre gli occhi alzati al Cielo e così di sicuro sentiremo le coccole di Dio che, come brezza leggera, daranno sollievo e respiro alle nostre anime. Vedrete che la gioia prenderà il posto della tristezza e che potremo presto gustare anche il piacere di una stretta di mano e di un abbraccio, senza più dire… che sono solo virtuali. Dio vi benedica e vi custodisca nel suo Amore, la nostra Mamma Ausiliatrice vi protegga e don Bosco vi accompagni.

don Antonio D’Angelo

Si è spento don Agostino Tardivo, per decenni missionario in Egitto

Il giornale d’informazione in Cuneo e provincia La Guida dedica un articolo al salesiano don Agostino Tardivo, sacerdote missionario originario di Chiusa Pesio (CN) arrivato all’età di 91 anni, purtroppo mancato nella giornata di ieri. Di seguito l’articolo pubblicato sul giornale a cura di Fabrizio Brignone.

Si è spento don Agostino Tardivo, per decenni missionario in Egitto
Il coronavirus lo ha strappato all’affetto della sua grande famiglia, che aveva dato sei figli alla Chiesa come missionari

San Benigno – La malattia è stata più forte delle avversità nella vita: nella mattinata di oggi (martedì 5 maggio) il coronavirus ha strappato all’affetto dei suoi cari don Agostino Tardivo, 92 anni, per decenni missionario salesiano in Egitto, che da marzo 2015 era nella struttura torinese di Valdocco.
Originario della frazione cuneese San Benigno, la sua numerosa famiglia aveva dato molto alla Chiesa: sei dei dieci figli maschi – cui si aggiungeva una sorella – sono diventati missionari (nella foto sotto, scattata nel 1960, i sei sono con Papa Giovanni XXIII). Una famiglia molto unita, da cui proviene anche la religiosa che lo ha aiutato in questi anni: suor Carmela, figlia del fratello Bartolomeo, trasferita da piccola a Caraglio e da anni anche lei a Valdocco. Don Agostino Tardivo aveva festeggiato i 90 anni a fine giugno 2018, nell’abbraccio della sua grande famiglia: viene ricordato con affetto per i suoi modi sempreumili e cordiali, per la sua grande fede e per la sua testimonianza continua, sempre con un sorriso.

Salesiani Lombriasco: raduno ex-allievi a distanza

Domenica 10 maggio, si terrà l’incontro annuale degli ex-allievi delle scuole salesiane di Lombriasco con una modalità differente rispetto agli scorsi anni: “a distanza”. L’appuntamento sarà alle ore 10.30 sul Gruppo Facebook “ex allievi salesiani Lombriasco (TO)”. Di seguito l’intervista al presidente ex-allievi Lombriasco, Marziano Bertino pubblicata sul settimanale Corriere di Saluzzo.

Lombriasco: Raduno Ex-allievi a distanza, è la prima volta nella storia dei Salesiani

Sarà un raduno molto diverso quest’anno, un appuntamento che si rinnova ogni anno al quale centinaia di ex-allievi si ritrovano a Lombriasco dove hanno trascorso diversi anni della loro gioventù. Loro, insieme alle altre componenti della famiglia salesiana sono i testimoni, nel mondo del carisma di don Bosco. Abbiamo raggiunto telefonicamente il Prof. Marziano Bertino che insieme al delegato salesiano signor Arlian Brizio è il primo responsabile dell’associazione ex-allievi salesiani dell’opera di Lombriasco che ci ha detto: -Domenica 10 maggio ci sarà il primo raduno annuale a distanza. Lo si farà attraverso il gruppo Facebook dedicato-.
La nostra “casa” di Lombriasco –afferma il Prof. Bertino- non è una semplice struttura che ci ha ospitato nel corso della nostra adolescenza per garantirci una “licenza scolastica” o un “diploma”. Lombriasco è stato il luogo in cui siamo cresciuti e abbiamo cominciato a conoscere e a capire quali sono le “cose che valgono veramente nella vita”. A Lombriasco abbiamo coltivato, giorno per giorno, una crescita basata sull’amicizia, sul rispetto reciproco e sulla ricerca di noi stessi. Lo studio quotidiano delle singole discipline non era, e non è che un “tassello” di un progetto ben più grande: diventare adulti come “buoni cristiani e onesti cittadini”. Basti pensare che la maggior parte dei giovani che frequentano il nostro Istituto sono figli, nipoti o comunque parenti o conoscenti di nostri ex-allievi. L’Opera salesiana di Lombriasco vive in quanto gli ex-allievi la sostengono e le riconoscono un ruolo fondamentale per la crescita e l’educazione dei giovani.

Quali altre iniziative di incontro sono annualmente previste a Lombriasco?

Oltre al tradizionale raduno annuale della seconda domenica di maggio, che quest’anno si terrà “a distanza” a causa della emergenza sanitaria, gli ex-allievi si incontrano ogni cinque anni in occasione degli anniversari di Diploma. I raduni quinquennali vengono organizzati a partire dal mese di settembre di ogni anno. Inoltre, vengono organizzati due incontri annuali, il primo in occasione della preparazione della S. Pasqua e il secondo in occasione di preparazione del S. Natale. Non mancano, ovviamente, raduni “improvvisati” di alcune classi che richiedono di trovarsi prima del successivo quinquennio. Verso la fine dell’anno inviamo a tutti gli ex-allievi la tradizionale pubblicazione denominata “Col tempo e col Po” dove andiamo a pubblicare le fotografie dei raduni e informiamo di tutti gli avvenimenti e/o cambiamenti che avvengono nella nostra Casa di Lombriasco e nelle famiglie degli stessi ex-allievi come matrimoni, nascite, lauree.

In questo momento di pandemia cosa possono fare gli ex-allievi per la loro scuola? E la scuola cosa può fare per loro?

Come ho detto prima, gli ex-allievi sono la “linfa vitale” della loro Casa di Lombriasco. Sostenere l’Opera è ciò che stanno facendo ogni giorno, ognuno secondo le loro competenze, secondo le loro possibilità e le loro sensibilità. Gli ex-allievi sanno che le porte della Casa di Lombriasco sono sempre aperte. Don Sandro Barra, che molto amava i suoi ex-allievi e che è stato per tantissimi anni il loro punto di riferimento, in qualità di “delegato” dell’Associazione, rivolgendosi a loro diceva: “cari exallievi, quando tornerete a Lombriasco nessuno mai vi domanderà che macchina avete o quanti soldi avete in tasca. Una sola cosa vi domanderò: siamo sempre amici?”. Prima di lui un altro salesiano, don Saulo Cappellari, già provato dalla malattia, nel corso del suo ultimo discorso in occasione del raduno annuale disse : -Cari amici ex-allievi ricordate che i Salesiani passano ma don Bosco resta. Amate e sostenete la vostra Casa di Lombriasco-.

Nel ringraziare il prof. Bertino, ci anima la speranza di poter tornare presto ad incontrarci nel cortile della scuola salesiana di Lombriasco così amata in tutto il Piemonte e non solo.
gianni varetto

Lettera del Rettor Maggiore: il nostro 28° Capitolo Generale “Speciale”

Il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, ha inviato in questi giorni una lettera ai suoi confratelli, i membri della Famiglia Salesiana, i laici impegnati nella missione salesiana e i tanti giovani animatori, educatori e catechisti con il cuore di Don Bosco: “IL NOSTRO 28° CAPITOLO GENERALE ‘SPECIALE’. Tra il dolore del Coronavirus e l’ESPERIENZA PASQUALE”.

“Di fronte a questa situazione di tribolazione, consapevoli della sua complessità, non possiamo, come credenti, trascurare lo sguardo credente. Il Papa stesso ci ha avvertito di non sprecare questi giorni difficili”.

(Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore)

La prospettiva del Rettor Maggiore raggiunge poi l’immediato futuro, nel quale si profilano “gravi conseguenze, anche economiche, in molte nostre case”. Di fronte a tale scenario l’invito è senza incertezze:

“Dobbiamo pensare a una carità e a una solidarietà molto concrete… Pensiamo quindi a come riadattarci, ma mai al prezzo di lasciare i nostri destinatari più poveri senza la cura e l’attenzione da parte della casa salesiana in cui sono sempre stati”.

La lettera è disponibile, nelle cinque lingue più parlate nella Congregazione, sul sito sdb.org.

Animatori MGS…un’estate che vuole Speranza

Una grande assemblea online quella di sabato scorso, 2 maggio, che ha visto prendere parte più di 200 partecipanti del Movimento Giovanile Salesiano del Piemonte e Valle D’Aosta, con l’obiettivo di pensare alle possibili attività estive future. Di seguito l’articolo a cura della Segreteria MGS Piemonte e Valle D’Aosta.

Sabato sera, 2 maggio, in video conferenza si è svolta una grande assemblea del Movimento Giovanile Salesiano del Piemonte e Valle D’Aosta, in cui 200 tra giovani, educatori, SDB ed FMA hanno gioito, pregato, pensato per portare idee e possibili attività che si potranno realizzare nella prossima estate.

Come tutti sappiamo sarà un’estate completamente diversa da quelle a cui siamo abituati, questo richiede la capacità di reinventarsi, mettersi in gioco e al servizio di bambini e ragazzi che solitamente incontriamo nei cortili dell’oratorio. È proprio in questo tempo che ci viene chiesto di osare e sognare in grande, con la fantasia dei figli di don Bosco.

La serata è iniziata con un momento di “festa digitale”, con musica e giochi virtuali, per poi dare inizio alla condivisione affidando prima i lavori allo Spirito Santo, per farci guidare in questo cammino nuovo per tutti noi.

L’incontro è proseguito poi con un susseguirsi di interventi da parte dei giovani provenienti dalle case del Piemonte e della Valle D’Aosta; ognuno ha provato a portare proposte e idee per incontrare i ragazzi e giocare insieme a loro in modalità virtuali e a distanza, si è inoltre condiviso ciò che di buono è già stato fatto in questi mesi perchè nessuno si sentisse solo.

Certamente non è facile capire cosa si potrà fare concretamente, poiché ancora non si hanno disposizioni precise da parte delle autorità, ma quello che si è potuto respirare durante l’assemblea è stato l’enorme e dirompente entusiasmo dei giovani dell’MGS nel voler essere protagonisti attivi in questo periodo particolare della nostra storia.

Si è potuto toccare con mano la voglia di rivedersi e pensare insieme, giovani e consacrati, per il futuro che ci attende; il tutto sempre accompagnato da tantissimi sorrisi e un’emozione che si percepiva anche attraverso lo schermo di un computer.

Dopo un’oretta di interventi, l’attuale ispettore don Enrico Stasi ha salutato i giovani dell’MGS e colto l’occasione per presentare il futuro ispettore don Leonardo Mancini, calorosamente accolto da tutti i partecipanti. Don Enrico ha concluso poi questo primo momento con la preghiera e un pensiero di buonanotte, in cui ha ricordato a tutti i presenti l’importanza di tutto il lavoro e il grande ruolo che avremo per i ragazzi in questa estate speciale, in cui il carisma di Don Bosco non potrà essere trasmesso nei cortili dei nostri centri ma dovrà essere presente nelle case di molti e attraverso modalità nuove.

Infine si è ancora dato spazio agli ultimi interventi fino alle 23.00, momento in cui con grande gioia in più di 150 presenti si sono salutati e virtualmente abbracciati, in quel clima di affetto e allegria che sempre caratterizza i nostri incontri.

Sperando che questo cammino possa continuare, come Don Bosco avrebbe voluto, la Segreteria vi ringrazia per la partecipazione e il contributo fondamentale dato da parte di tutti.

La Segreteria MGS Piemonte e Valle D’Aosta

Altra Voce – I Salesiani rispondono presente!

La testata giornalistica online Altra Voce dedica un articolo all’impegno portato avanti in questo tempo difficile da parte di alcune opere salesiane del Piemonte, le quali si sono dimostrate “presenti” in questo periodo di emergenza sanitaria. Ne sono un esempio la Scuola Paritaria Salesiana Valsalice, l’opera salesiana di Rivoli – Cascine Vica e l’opera dei Salesiani di Cuneo. Di seguito l’articolo pubblicato il 3 maggio a cura di Alessandro Ritella.

CORONAVIRUS: I Salesiani rispondono presente!

Questo ultimo periodo ci ha fatto riscoprire un sentimento particolarmente andato in disuso prima dell’emergenza. Ci ha rimesso gli occhi, la mente e il cuore di fronte ad una realtà: da soli non ci si salva e soprattutto non si va da nessuna parte. Soprattutto ci sta facendo comprendere che noi non siamo individualità fina a sé stessa, ma siamo comunità. Come umani, necessitiamo dei rapporti con le altre persone ed è forse il più particolare aspetto di cui proviamo nostalgia.

Altra Voce si è impegnata a portare all’attenzione di tanti esempi nobili e talvolta originali di questo tempo di prova. Ci si è messi ad ascoltare tutti perché si crede bello ed importante ascoltare anche iniziative virtuose ed originali. Fra queste non sono mancate quelle messe in piedi organizzate con grande attenzione al contesto dai Salesiani di Don Bosco, che in Piemonte gestiscono diverse scuole e molti centri giovanili, ultimamente almeno da un punto di vista fisico lasciati deserti dagli allievi, dalle famiglie, dai giovani, dai ragazzi.

Abbiamo parlato con i direttori di alcune opere e questo è quello che ci hanno detto.

Da Valsalice, istituto scolastico in collina a Torino composto dalla scuola media e dai licei classico, scientifico e delle scienze applicate, il direttore don Piermario Majnetti ci racconta

“la maniera migliore per rispondere a questa emergenza, oltre alla preoccupazione di proseguire nell’attività scolastica, fosse avviare una serie di iniziative per far sentire meno soli i ragazzi, inizialmente entusiasti dalla notizia in quanto stava terminando il ponte di Carnevale, però poi colpiti duramente dalle forti restrizioni. Successivamente abbiamo compreso che fosse utile anche sostenere le famiglie, spaventate da queste giornate di quarantena caratterizzate da pigrizia e noia. Per questo abbiamo avviato #valsaaltuofianco. Ogni lunedì mattina sul registro elettronico si condivide sul registro elettronico la lettera del lunedì scritta dal direttore che affronta varie tematiche. Frequentemente in questo periodo mi sto impegnando nel contatto telefonico e via posta elettronica soprattutto con le famiglie più provate dalla malattia. Per la Quaresima, essendo una scuola cristiana, si è dato vita a un cammino di preparazione e in occasione della Pasqua sono stati inviati videomessaggi con auguri pasquali da tutti gli insegnanti. Si sono organizzati con tutte le classi momenti conviviali virtuali chiamati per esempio “il Té col direttore” o “il Té con il coordinatore” oppure ancora “il Té con le mamme”, organizzati dalle insegnanti donne con le mamme degli allievi di ogni classe. Sono nate la rubrica “C’è posta per te”, che consiste nell’invio di lettere come simbolo di incoraggiamento, ed una rubrica “Per guardarsi negli occhi”, in cui chi desidera può incontrare i suoi insegnanti per condividere un po’ di quanto si sente di dire. Si sta riuscendo a trasmettere tramite Meet, lo strumento che stiamo usando per le iniziative, la Santa Messa domenicale in streaming. Un insegnante si è dedicato alla rubrica di passatempo enigmistico e si è pure proposta una rassegna di film, alla quale, quando si riesce, segue una sorta di cineforum. Ultima ma non ultima è l’attivazione recente di un fondo di solidarietà apposito per sostenere le famiglie attualmente in difficoltà dalla crisi a cui quelle che hanno contribuito hanno risposto positivamente. Il doppio versante che ci si è proposti da subito era proprio la prosecuzione con i mezzi a disposizione dell’anno scolastico e una forma di accompagnamento emotivo alla persona. Abbiamo ragazzi ancora adolescenti o anche più piccoli se si pensa ai ragazzi delle medie e del biennio superiore. Non è sempre semplice fare lezione da casa propria perché si vive in un’emergenza che può avere colpito anche componenti della propria famiglia. Naturalmente abbiamo implementato il sostegno ai ragazzi in difficoltà sia quelli più provati sia quelli più problematici con l’apprendimento. Sono state molto gradite la lettera del lunedì in quanto ha accomunato tutti dai più piccoli ai più grandi su un tema. É come se ci fosse un epicentro che fa girare le riflessioni verso l’interno e permette di creare un linguaggio comune attorno ad argomenti comuni”.

Don Piermario ci dice come spesso si ritrovi a scrivere email e rispondere a genitori e adulti preoccupati o in particolare criticità in questo periodo.

Alla casa di Rivoli – Cascine Vica, che comprende oratorio, parrocchia, cinema teatro e sportiva, il direttore don Claudio Giovannini ci racconta che le iniziative sono nate dal dispiacere di non poter vivere soprattutto con gli animatori più grandi il percorso in preparazione e dopo la Pasqua e da qui è emersa la proposta di vivere gli stessi momenti di formazione e di preghiera attraverso gli strumenti multimediali. L’aspetto più innovativo è la settimana di ComunitAPP, sviluppata tramite Whatsapp. Siccome l’approccio è stato molto apprezzato, allora si è proseguito dopo la Pasqua con OttavAPP dato che per i Cristiani questa festività dura otto giorni. Nelle ultime due settimane si è portato avanti nelle riflessioni il tema delle beatitudini declinato nell’ottica della famiglia grazie anche all’ausilio di materiale presente sul web. La parrocchia sta portando avanti per i ragazzi più piccoli una forma di catechismo online. In tutte queste iniziative il meccanismo funziona grazie ai canali social dell’oratorio, Facebook e YouTube soprattutto.

“Pensiamo che la Pasqua è un importante appuntamento, non prepararsi per niente e non celebrare le funzioni sembrava una prospettiva triste”.

Si sta valutando, nonostante il fatto che sia impegnativo, se può essere riproposto come strumento per allacciare contatti anche verso chi più raramente si ferma nell’ambiente oratoriano.

A Cuneo sin da subito hanno compreso che non sarebbe stata un breve tempo. Ci racconta il responsabile dell’oratorio don Alberto Goia che inizialmente hanno portato avanti l’attività ordinaria virtualmente parlando con i più grandi, quindi gli incontri con i ragazzi delle superiori e dli universitari, fino al Triduo Pasquale. Gli animatori hanno organizzato anche la Via Crucis realizzando filmati. Dopo questi incontri più spirituali, una ottantina di ragazzi si stanno ritrovando con il Corso Animatori a livello formativo. Negli ultimi giorni sempre in videochiamata si è fatto un incontro che si sarebbe dovuto tenere in maggio con il Sindaco ed il Presidente della provincia. Quando è partito ufficialmente il lockdown ci si è attivati per due servizi. Uno è la spesa a domicilio per anziani, persone positive al Covid19, persone in quarantena – a Cuneo la chiamano “La spesa che non pesa” – attraverso un numero telefonico raggiungibile e grazie alla collaborazione con alcuni enti che seguono la Terza età e la Coop. Finora più di 190 consegne. Grazie agli animatori volontari del triennio e universitari. L’altro servizio è svolto grazie alla Caritas parrocchiale, che, non potendo più consegnare viveri, si è impegnata grazie anche al Banco Alimentare e ai benefattori per i pacchi ai suoi assistiti che vengono consegnati dai ragazzi del biennio e dalle famiglie che hanno scelto di impegnarsi da tre settimane. Più di 80 nuclei vengono aiutati. Infine da una richiesta del Consorzio, in collaborazione con associazioni presenti, si è scelto di accogliere alcuni senza fissa dimora nell’oratorio, categoria più a rischio rispetto ad altre. Va bene #iorestoacasa, ma per loro è impossibile. Le persone che accogliamo dormono in un dormitorio della croce rossa vicina. E da mezzogiorno alla sera vengono smistati da noi, da un’altra parrocchia vicina e da una Casa del Quartiere molto attiva in città. Ogni giorno si accoglie una decina di persone. Come stiamo rileggendo l’oratorio come una casa. È particolare vedere l’oratorio vuoto, ma con altre persone che vivono il posto come una casa – dalle parole di un giovane, che come altri oratoriani è contento di sapere che l’oratorio continui comunque la missione di Don Bosco. Altra proposta un po’ più informale è quella dei contatti con gli appuntamenti di preghiera o di celebrazione in streaming sui canali social della comunità, come la preghiera delle 17:00 condivisa anche dagli animatori, le celebrazioni, la condivisione della Parola di Dio al venerdì sera, la prossima preghiera del Rosario nel mese di maggio.

Forse certe opere di solidarietà e di generosità sono viste come scontate da questo mondo. Sono contemplate come un servizio vivo alla comunità, come un aspetto che esiste perché è parte di quanto negli insegnamenti della religione e dei suoi simboli si legge. Spesso però si rischia che la generosità e la solidarietà rimangano solo parole importanti che non trovano applicazione

In realtà, anche ascoltando l’Altra Voce a cui abbiamo deciso di dare ascolto, c’è qualcosa di più profondo. Qualcosa di concreto si riesce a creare, si riesce perché se da una parte manca quel lato tremendamente umano che riguarda il valore dell’incontro e delle relazioni dall’altra le uniche forze e certezze che ci si creava con una grande facilità cadono in fretta e allora diventano questioni vitali perché non vacilli soprattutto il nostro stato d’animo. Questo periodo di mancanza, di prova, di oggettiva difficoltà sta lasciando però un grande insegnamento. È necessario svoltare la traiettoria dalla parte della comunità, dalla parte dell’interesse di tutti e quindi lasciare indietro ad un passato in cui un po’ inconsciamente ed un po’ troppo grossolanamente ci riparavamo con un po’ di autodifesa.

Alessandro Ritella

COVID-19: FASE 2, norme di sicurezza per la ripresa

Si rende noto una sintesi sull’obbligatorietà delle misure atte a contenere il contagio in ambienti di lavoro, sulla base delle recenti indicazioni del DPCM del 26/04/2020 e del documento tecnico Inail con le misure di contenimento e prevenzione nei luoghi di lavoro.

Quest’ultima pubblicazione, approvata dal Comitato Tecnico Scientifico istituito presso la Protezione Civile, contiene indicazioni mirate ad affrontare la graduale ripresa in sicurezza delle attività produttive e a garantire adeguati livelli di tutela della salute per tutta la popolazione.

In base a quanto riportato nel documento tecnico, è possibile adottare una serie di misure atte a prevenire/mitigare il rischio di contagio per i lavoratori.

Tali misure sono classificate in:

  • Misure organizzative;
  • Misure di prevenzione e protezione;
  • Misure specifiche per la prevenzione dell’attivazione di focolai epidemici.

Si chiede di prestare particolare attenzione ai seguenti punti:

  1. Controllo della temperatura corporea all’ingresso in azienda:
    Il controllo della temperatura corporea all’ingresso dell’azienda non è obbligatorio. Occorre però precisare che per tutti i cittadini italiani è previsto l’obbligo di restare a casa e avvertire il proprio medico, se si manifesta febbre sopra i 37.5°C; pertanto, ogni lavoratore è tenuto a controllare la propria temperatura corporea prima di recarsi presso la sede di lavoro.
  2. Sorveglianza sanitaria su richiesta del lavoratore “soggetto fragile”:
    I soggetti fragili sono lavoratori che presentano patologie che causano indebolimento del sistema immunitario e/o effettuano terapie con farmaci che possono ridurre le difese immunitarie e/o sono affetti da patologie croniche che possono rendere più suscettibili nei confronti delle infezioni virali e delle loro complicazioni. Occorre sollecitare questi lavoratori ad esercitare la facoltà di richiedere al Medico Competente la sorveglianza sanitaria ex D. Lgs. 81/08, art. 41, comma 2, lettera c), comunicando i propri dati ed un recapito telefonico da trasmettere al medico competente, che provvederà a contattarli.
  3. Gestione di lavoratore che ha contratto SARS-CoV-2 e dei contatti stretti di una persona positiva al tampone:
    Nel caso di reinserimento lavorativo di dipendente definito “contatto stretto” e/o risultato positivo al tampone, contattare gli uffici dell’Economato Ispettoriale per verificare la corretta gestione del caso.

Ringraziamo per l’attenzione e non escludiamo ulteriori aggiornamenti in merito, man mano che verranno disciplinati altri aspetti.

Restiamo a disposizione per i chiarimenti del caso, buona domenica.

Don Mauro Balma

Economo Ispettoriale

Informazione su principali fonti istituzionali di informazione e comunicazione su rischio biologico e soluzioni adottate.

Misure di sanificazione ambienti e igiene personale per prevenire il contagio

Istruzioni su utilizzo dei dispositivi individuali (mascherine e guanti)

Aperto per ferie: progetto per l’estate ragazzi in tempo di pandemia

“Aperto per ferie: progetto per l’estate ragazzi in tempo di pandemia” è il documento realizzato dal servizio nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI, sottoscritto da Diocesi e associazioni cattoliche (tra i firmatari anche SDB e FMA) per l’attività estiva in tempo di emergenza sanitaria.

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Premessa
Forse non è un azzardo affermare che il nuovo secolo inizia adesso. Questi primi vent’anni del nuovo millennio sono stati ancora espressione del percorso fatto nella seconda metà del secolo scorso. L’esperienza della pandemia ha fatto saltare tutti gli schemi. Quello che sarà è ancora sotto osservazione e andrà studiato con attenzione.
Per il momento c’è ancora un’emergenza da attraversare.
Tra le tante necessità, si impone quella di un ritorno a quella che chiamiamo “vita normale” (cosa sarà normale, lo vedremo…) che per il momento deriva a sua volta da due esigenze molto forti: far ripartire l’economia e la vita sociale. Entrambi questi aspetti hanno conosciuto un “inverno” inedito: a congelare l’economia non è stato un disastro finanziario, così come a mettere in crisi le relazioni non è stato uno scontro o una rottura di incontri. Tutto è nato da una “sospensione” che ora non riporterà a una ripresa da “dove ci eravamo lasciati”, perché ci ritroveremo diversi dovendo capire in quale senso si manifesta questa diversità.

1. Bisogni e risorse
In questo contesto appena accennato, si impone un tema urgente sotto molti punti di vista: il tempo estivo. Normalmente esso si presentava come tempo di interruzione dell’attività più importante della vita di un fanciullo, di un preadolescente e di un adolescente. Lo spazio aperto dalla “vacanza” della scuola, si era offerto come spazio utile a un’esperienza diversa di vita comunitaria. È un’esperienza che si radica fin dai primi decenni del secolo scorso, quando i “bagni di sole” vengono aperti un po’ ovunque, anche nelle campagne e nelle città. Negli anni ’70 queste esperienze assumono caratteristiche diverse: si passa a connotare l’esperienza di vita comunitaria, si comincia a uscire entrando in contatto con il territorio, andando in montagna, pedalando insieme in bicicletta.

In questa situazione, del tutto nuova, alcune caratteristiche oggi sembrano essere un bisogno emergente e urgente. Proviamo a segnalarne tre:
• Anzitutto il bisogno di affidare i propri figli a qualcuno. I piccoli sono rimasti in casa per molte settimane, un fatto inedito. Ma un conto è tenerli in casa nel mese di marzo, un conto è farlo nel mese di luglio. I genitori che dovranno andare al lavoro, non sapranno a chi affidarli: i nonni sono quelli più fragili e forse la categoria che, ancora, avrà bisogno di rimanere il più possibile lontano dai contatti con altre persone. Le famiglie hanno avuto una grande tenuta in
queste settimane: molte di esse hanno dovuto condividere spazi ristretti e mai hanno avuto la possibilità di passare così tanto tempo insieme: bello, ma faticoso.
• Il secondo bisogno è quello di avere un occhio di riguardo per gli adolescenti. Non sono più ragazzi piccoli, non sono ancora giovani che da casa possono provvedere al proprio futuro. La sospensione della scuola ha aperto lunghi tratti di tempo senza finalità che per loro sono importanti. Gli adolescenti delle scuole superiori sono da molto tempo il sostegno di riferimento per le attività estive degli oratori: pur non essendo ancora al livello di veri e propri educatori, ne rappresentano l’anima che muove le tante attività. Poter tornare a offrire loro il richiamo di un tempo di impegno, il richiamo di un affidamento della comunità alla loro presenza e alla loro creatività, è un passaggio educativo importante. Anche per non lasciarli a casa nell’inedia.
• Il terzo bisogno è quello di non rinunciare alle attività educative dell’oratorio a oltranza. L’estate ragazzi rappresenta da tempo un collante per tutta la comunità, un luogo generativo di relazioni, incontri, legami. Da settimane i cortili dell’oratorio sono deserti e probabilmente lo saranno ancora a lungo. Ma c’è bisogno di far riprende la circolazione delle relazioni che aiuti la comunità a ritrovarsi, pur sapendo che non sarà più la stessa e che non sarà possibile (almeno nell’immediato) fare le cose di sempre. Anche i preti, infine, vivono una situazione simile a quella degli adolescenti: garantiti nel pane quotidiano (il loro stipendio non conoscerà interruzioni), hanno però bisogno di poter dare significato alla loro presenza nelle comunità.
Ovviamente tutto questo deve tenere in conto la situazione particolare che stiamo vivendo: la pandemia chiederà modalità nuove che dipenderanno molto dagli spazi che il mondo della sanità e le decisioni politico/amministrative decideranno di concedere oppure no.

I tre bisogni sopra descritti, rivelano contemporaneamente alcune opportunità.
Quella principale può essere identificata nella figura degli adolescenti animatori. Un tempo e una situazione del genere porta spontaneamente ad “affidarsi” a loro: sono i più sani (si ammalano meno di chi è adulto), hanno capacità tecnologiche molto più alte (vedremo che saranno necessarie), hanno creatività e flessibilità. Questo ci mette in un atteggiamento di partenza che è di responsabilizzazione e di fiducia nei loro confronti. Dovrebbe esserlo sempre, altrimenti non si diventa grandi. Ma potrebbe esserlo particolarmente oggi, dove le alternative non ci sono e quindi c’è un clima di maggiore disponibilità da parte degli adulti nel comprendere che le prime messe alla prova devono prevedere anche incertezze e sbagli.
La seconda opportunità riguarda i bambini e i ragazzi che, stanchi di essere relegati in casa, hanno bisogno di ricuperare il loro spontaneo istinto alle relazioni e agli incontri. C’è una carica, dentro di loro, che è andata via via accumulandosi e che ora chiede di essere spesa in qualche modo. Poterli rimettere in relazione fra loro, dovrebbe essere generativo anche di narrazioni e di storie che possono sostenere gli stessi adulti nella fatica di riprendere in mano una vita quotidiana non facile.
La terza opportunità riguarda la vita degli oratori. Già negli ultimi tempi molte fatiche venivano espresse rispetto alla forma e al tipo di presenza nella società: la forma ha chiesto di essere rivista in continuazione, perché il cambiamento d’epoca è stato più evidente nelle nuove generazioni e nelle azioni educative. Ma ora il passaggio è più che epocale: è un dopoguerra, dove c’è un clima da ricostruzione. Un contesto del genere può offrirsi come l’opportunità di un laboratorio per scoprire
il futuro, a patto di imparare ad agire pensando, raccogliendo le indicazioni utili che possono emergere e per non ritrovarci domani a viaggiare ancora a fari spenti.
Tutto questo ci porta a individuare una finalità generale che potremmo esprimere con uno slogan: in questo momento non ci interessa riaprire gli oratori; ci interessa la vita dei ragazzi.

2. Obiettivi e strategie
Questa parte di pensiero e progetto è la più faticosa, perché appoggia sull’incertezza delle scelte possibili. In questo momento esse sono particolarmente limitate; un po’ alla volta potrebbero aprirsi spazi di possibilità diverse: vedremo. Per non doverci trovare nella situazione di pensare e agire di fretta e all’improvviso, proviamo a ragionare per “fasi”: è un termine utilizzato negli ultimi tempi che ci permette di trovare subito un terreno di intesa.
Strategia di fondo è immaginare di organizzare l’esperienza estiva attorno all’idea di piccoli gruppi: uno/due animatori (adolescenti) con un gruppo di 8/10 ragazzi. Ovviamente questi animatori avranno bisogno di essere seguiti da educatori più grandi (i giovani disponibili).

Fase 0: la formazione dei gruppi
Premesso che bisognerà trovare una forma di iscrizione (la segreteria parrocchiale avrà il suo lavoro), si dovrà passare alla formazione dei piccoli gruppi. Ovviamente non è impossibile immaginare di mantenere gli schemi che più hanno funzionato nelle esperienze degli anni precedenti: un criterio è quello delle fasce d’età, ma non è l’unico.
Andranno suddivisi i bambini/ragazzi e assegnati a un animatore che si prenderà del tempo per incontrarli a distanza, cominciando a utilizzare i dispositivi e le piattaforme web.

Fase 1: attività gestite via web
Quando sarà tempo, è bene che l’attività estiva abbia un suo inizio ufficiale e condiviso con tutta la comunità. Per esempio si potrebbe far sì che esista una “festa di inizio” a distanza, uscendo sui balconi. Importante è che ci sia qualcosa di percepibile che dia l’idea dell’avvio di un percorso condiviso.
Da lì in avanti le attività nelle giornate si svolgono sotto la guida degli animatori che convocano i ragazzi utilizzando la rete internet. Possiamo suddividere le attività seguendo gli schemi classici:
• laboratori manuali: guidati dagli animatori, ogni giorno i ragazzi preparano qualcosa, facendolo insieme. Alla fine potrebbe essere importante che ciascuno presenti agli altri ciò che è riuscito a fare mostrando agli altri il proprio lavoro e raccontando cosa è accaduto mentre lo faceva.
• laboratori espressivi: è possibile cantare insieme, fare teatro recitando insieme fiabe, storie di film famosi oppure, per i più grandi, pagine di letteratura; si possono organizzare giornali di comunità raccogliendo notizie dal quartiere/paese, si possono fare esercizi di scrittura creativa.
• giochi: caccie al tesoro virtuali, sfide che mettano in rete tutto l’armamentario di piattaforme che i ragazzi hanno già in casa.
• la preghiera potrebbe essere all’inizio e/o alla fine della giornata e potrebbe essere che sia in collegamento con tutti. È il momento utile per il don o per i coordinatori adulti della comunità
per avvisi, comunicazioni, scambi di notizie/informazioni sulla vita dei singoli gruppi che si raccontano.
• Andare in gita effettivamente sarebbe difficile, in questa fase. Ma perché non si potrebbero scoprire storie legate alla propria comunità che vengono riprese attraverso interviste (sempre da fare in sicurezza) e condivise in rete? Perché non intervistare lo storico del posto che racconta ai ragazzi le vicende della propria comunità e del territorio circostante? Obbligati a spazi ristretti, i ragazzi sarebbero sicuramente più disponibili all’ascolto.
Fase 2: se/quando sarà possibile uscire e ritrovarsi a piccoli gruppi
Ipotizziamo uno scenario che un po’ alla volta si apre. Lo immaginiamo a luglio, oppure ad agosto quando difficilmente ci sarà l’esodo degli italiani verso le località di mare o montagna. O comunque (posto che ce ne sia la possibilità) le risorse economiche terranno i più a casa.
Le stesse attività sopra spiegate si possono continuare a vivere a piccoli gruppi: lo stesso animatore che ormai incontra e conosce i suoi ragazzi da qualche tempo, inizia ad accompagnarli in luoghi “spalmati” sul territorio in modo che avanzi l’idea di un oratorio diffuso in vari ambienti della comunità: l’oratorio stesso (utilizzato per fasce orarie, alla presenza di numeri contingentati e seguendo le precauzioni del caso – quest’anno niente cappellini: mascherine colorate!), gli ambienti scolastici, le palestre comunali, i parchi, i cortili, le piazze, i centri sportivi. Nasce l’idea di un oratorio “arcipelago”, sia nella gestione dei tempi (potrebbero essere necessarie fasce orarie diverse) che degli spazi: ovviamente occorrerà raccordarsi con le amministrazioni locali.
Questa fase va per il momento tenuta nel cassetto: potrebbe non aprirsi questa estate, ma potrebbe anche essere che si renda possibile. Sarà importante non farsi trovare impreparati e sarà compito, soprattutto, di un gruppo di giovani/adulti organizzarla con precisione in modo che i vari piccoli gruppi possano muoversi rispettando condizioni e regole che verranno offerte.

3. Due azioni imprescindibili
Questo progetto (che chiede di essere ripreso e rielaborato dai diversi territori – non è impossibile che la prossima estate l’Italia abbia condizioni di vita diverse a seconda delle regioni) prevede due azioni fondamentali e decisive.
La Chiesa non chiude
La prima è il messaggio, chiaro, che la Chiesa non chiude, che non abbandona i ragazzi a sé stessi, che chiede ai suoi preti e alle comunità educanti di rinnovare il proprio impegno di cura e accompagnamento. Soprattutto in questo momento. Non sarebbe un buon messaggio quello di concentrare tutta l’attenzione della Chiesa solo sulla liturgia (di cui tutti sentiamo necessità) o sulle attività caritative che incontrano i bisogni dei più poveri (che non passano in secondo piano). La maggior parte dei preti nei territori e nelle parrocchie sa che in questo momento la cura dei ragazzi e adolescenti non può rimanere solo in carico alle famiglie.
Per questo sarà importante sostenere una comunicazione forte che inviti le Diocesi ad attivarsi per una estate ragazzi possibile nelle forme che ciascuno riconoscerà come fattibili per sé nel rispetto delle normative governative.
La formazione degli animatori
Un lavoro del genere chiede agli animatori di reinventarsi. Posto che ogni anno la formazione andrebbe ripresa, quest’anno c’è bisogno di un’attività formativa diversa. Sarà cura del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (lasciando la libertà ai territori e a quelle realtà che già hanno i loro percorsi) sviluppare moduli formativi on line che possano essere spesi e utilizzati anche dalle realtà più piccole e meno provviste di altri supporti.
Conclusione
Questo progetto nelle prossime settimane avrà uno sviluppo attraverso la stesura di strumenti che ne permettano la fattibilità. Si tratterà di sussidi che aiuteranno le realtà educative ecclesiali a mettere in atto azioni di cura nel rispetto delle norme che verranno via via indicate.
Preme dire, soprattutto, che il progetto è stato condiviso con gli incaricati regionali di pastorale giovanile di tutte le regioni ecclesiastiche italiane oltre che con i rappresentanti delle Associazioni e dei Religiosi e delle Religiose che hanno a cuore l’oratorio e partecipano a vario titolo al Forum degli oratori italiani, tavolo di lavoro permanente che fa riferimento al Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana.

In particolare hanno condiviso e sostengono questo progetto:
ACR – Azione Cattolica Italiana ragazzi
AGESCI – Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani
ANSPI – Associazione nazionale San Paolo Italia
FSE – Scout d’Europa
CSI – Centro Sportivo Italiano
Congregazione San Filippo Neri
COR – Centro Oratori Romani
Figli della Carità – Canossiani
FMA – Figlie di Maria Ausiliatrice
Giuseppini del Murialdo
NOI Associazione
SDB – Salesiani don Bosco

Don Bosco Borgomanero: diamoci da fare

I Salesiani di Borgomanero, assieme all’Associazione Mamre, hanno messo in atto alcune iniziative di solidarietà per aiutare chi si trova in stato di bisogno e in difficoltà in questo periodo di emergenza sanitaria. Il progetto “Diamoci da fare” (slogan promosso dal Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, durante Settimana Santa) si tratta di una raccolta fondi al fine di acquistare mascherine a camici per gli infermieri e medici dell’ospedale di Borgomanero.

Iniziativa nata dopo aver appreso dalla direttrice generale dell’Asl dottoressa Arabella Fontana e dal primario della Nefrologia dottor Stefano Cusinato quali erano i loro maggiori bisogni.

Chi volesse contribuire, può fare un bonifico sul conto corrente IT86 P 03069 45221 100 0000 11877 con la causale “Diamoci da fare”, indicando il proprio nome e indirizzo per poter ricevere la ricevuta fiscalmente deducibile.

E’ un piccolo contributo, ma anche “ogni pagnotta è fatta di tante piccole briciole
Don Silvano Oni – Direttore del don Bosco Borgomanero