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Studiò a Torino il cardinale Zen, sotto processo in Cina – La Voce e il Tempo

Il giornale La Voce e il Tempo ha dedicato un articolo al cardinale cinese Giuseppe Zen, salesiano, sotto processo in Cina per la sua fede adamantina. Di seguito l’articolo.

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Ha studiato a Torino ed è stato ordinato prete dal cardinale arcivescovo Marilio Fossati, il cardinale cinese Giuseppe Zen, salesiano, sotto processo in Cina per la sua fede adamantina.

Come informa il sito di «Avvenire», Zen si è presentato in aula nel tribunale di West Kowloon a Hong Kong insieme a cinque imputati per la gestione del Fondo per l’aiuto umanitario 612 (già bloccato nel 2021) utilizzato per finanziare le spese mediche e legali degli attivisti democratici arrestati nelle dure proteste del 2019.

«L’anziano porporato, 90 anni, è arrivato in aula sostenendosi con un bastone per partecipare all’udienza che ha esaminato questioni procedurali e la richiesta, accolta dai giudici, di sequestrare i 70 milioni di dollari di Hong Kong (9,2 milioni di euro) depositati nel fondo dell’Ong. Nonostante che l’arresto l’11 maggio, seguito dal rilascio, sia stato motivato dalla presunta «collusione con forze straniere» in base all’articolo 29 della legge sulla sicurezza che ha bloccato di fatto ogni protesta e ha visto un’ondata di procedimenti giudiziari contro individui noti per l’atteggiamento critico verso il potere, il cardinale si trova a giudizio per un reato assai meno grave».

È infatti coinvolto, insieme all’attivista e cantante Denise Ho, all’avvocatessa Margaret Ng, all’accademico Hui Po-Keung e l’attivista Sze Ching-wee in un procedimento che potrebbe trascinarsi a lungo.

«Tutti chiamati in causa – come la co-fondatrice del Partito laburista Cyd Ho, in carcere per assemblea illegale – per presunte irregolarità nella gestione del fondo. Gli accusati hanno negato ogni addebito: se ritenuti colpevoli dovrebbero pagare una multa di 1.300 euro. Più che l’entità della pena, in caso di condanna, è la loro notorietà a richiamare l’attenzione. Nonostante l’età e il ritiro dall’attività pastorale, Zen gode di notorietà per il costante sostegno al movimento democratico». Da tempo la Santa Sede è preoccupata per la vicenda legale e assicura di «seguire molto da vicino l’evolversi della situazione».

Anche se – va detto per amore di verità – Zen è un duro oppositore dell’accordo tra Santa Sede e governo comunista di Pechino sulla nomina dei vescovi, sponsorizzata da Papa Francesco e dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.

«Avvenire» ha pubblicato nei giorni scorsi la bella lettera del cardinale Fernando Filoni, prefetto emerito della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli

«La mia testimonianza sul cardinale Zen, figlio devoto di Cina e Chiesa».

Scrive l’ex prefetto:

«In un processo si intima: “Chi può parlare, parli!” Anche Gesù non si sottrasse a un giudizio che avrebbe marcato la storia e la vita di Giovanni Battista: morì testimoniando la verità alla quale nessuno è superiore, rivendicando l’unicità della legge divina. Anche Gesù pagò per la sua testimonianza alla verità: “Che cos’è la verità?” gli chiese Pilato ironizzando in un drammatico processo in cui il Nazareno era accusato di aver violato la sovranità di Roma e stava per essere condannato a una morte infame; ma quel processo, mai concluso, non sarà più dimenticato finché il Vangelo verrà annunciato sulla terra».

A Hong Kong,

«città che ho molto amato per averci vissuto oltre otto anni»

Filoni è inviato nelle Filippine, ma in realtà opera a Hong Kong in una missione di studio della Santa Sede per i rapporti con la Cina

«dove ho conosciuto don Joseph Zen Ze-kiun. Provinciale dei salesiani, un cinese tutto d’un pezzo. Intelligentissimo, acuto, dal sorriso accattivante. Come professore di filosofia e di etica era assai stimato. Parlava perfettamente l’italiano; non solo la lingua, ma i modi erano vicini alla cultura europea che aveva conosciuto frequentando da giovane le scuole europee. Si diceva di lui: “È il più italiano dei cinesi e il cinese più italiano”. È rimasto cinese e mai ha rinnegato la sua identità. Rappresentava il prototipo di una interculturalità».

Zen è nato a Shanghai il 13 gennaio 1932. È stata – ricorda Filoni –

«una città di martiri al tempo dell’occupazione dei giapponesi, periodo incredibilmente triste, carico di violenze e distruzioni. Anche la famiglia Zen ne fu vittima, perse tutti i suoi averi e dovette fuggire. Il giovane Zen non ha mai dimenticato quella esperienza e trasse da essa coerenza caratteriale, stile di vita e un grande amore per la libertà e la giustizia. Shanghai fu eroica, ed eroi furono considerati, quasi intoccabili anche dal regime comunista, i suoi figli. Il cardinale è uno degli ultimi epigoni di quelle famiglie».

Negli anni Novanta del secolo scorso don Joseph Zen insegnava in vari Seminari a Hong Kong, Shanghai, Pechino, Xian, Wuhan. Ancora Filoni: «Guardava avanti e non entrava in giudizio verso le persone: era la sua filosofia di vita; i sistemi politici – diceva – possono essere giudicati, e su di essi il suo pensiero era chiaro, ma le persone no: il giudizio è rimandato a Dio che conosce il cuore degli uomini. Il suo rispetto e il sostegno alla persona è sempre stato il pilastro della sua visione umana e sacerdotale. L’integrità morale e ideale furono sono di altissimo livello. Giovanni Paolo II lo nominò vescovo di Hong Kong e Benedetto XVI lo creò cardinale. Qualcuno lo ritiene caratterialmente un po’ spigoloso. E chi non lo sarebbe davanti a ingiustizie e davanti alla rivendicazione della libertà?».

Filoni testimonia ancora:

«Zen è un “uomo di Dio”, a volte intemperante, ma sottomesso all’amore di Cristo, profondamente innamorato, come don Bosco, della gioventù. Poi è un autentico cinese. Non ho conosciuto uno leale come lui. Non va condannato. Hong Kong, la Cina e la Chiesa hanno un figlio devoto, di cui non vergognarsi».

Zen salesiano studiò alla Crocetta nel 1955-61. Sessant’anni fa l’11 febbraio 1961, festa della Madonna di Lourdes, fu ordinato sacerdote a Maria Ausiliatrice dal cardinale Maurilio Fossati. Nel suo lunghissimo episcopato torinese (1930-65)  ordinò 2650 preti, di cui 678 diocesani e gli altri religiosi, e consacrò 23 vescovi.

Diventarono cardinali tre preti da lui ordinati: il 3 luglio 1938 a Maria Ausiliatrice il salesiano Raúl Silva Henríquez (1907-1999), cardinale arcivescovo di Santiago del Cile (1961-1999); il 13 luglio 1952 a Chieri-Sant’Antonio il gesuita torinese Carlo Maria Martini (1927-2012), cardinale arcivescovo di Milano (1979-2002); l’11 febbraio 1961 il salesiano Joseph Zen Ze-kiun (1932-…), vescovo di Hong Kong (2002-2009).