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Il Cfp di Bra regala crostate e focacce alle RSA della zona per la festa della Liberazione

Pubblichiamo un articolo sull’iniziativa del CFP di Bra che il 25 aprile, grazie agli allievi del corso “Panetteria, pasticceria e pizzeria” ha potuto donare crostate e focacce alle RSa del territorio. L’articolo è di Valter Manzone.

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Realizzate nel laboratorio di panetteria/pasticceria/pizzeria del Cfp, distribuite dai volontari della Protezione civile di Bra, le crostate e le focacce sono arrivate a tutti i numerosi ospiti e operatori delle RSA cittadine, alle sorelle Clarisse del monastero braidese, alla Croce rossa di Bra, alla Caritas interparrocchiale, ai Carabinieri in congedo e alla stessa Protezione civile. Per dire loro «grazie» per il lavoro che stanno svolgendo in questa pandemia e per addolcire la festa della Liberazione.
Le materie prime impiegate erano in laboratorio, acquistate per le esercitazioni che le allieve e gli allievi del corso di «panetteria, pasticceria e pizzeria» avrebbero svolto in quest’ultima parte dell’anno formativo. L’arrivo del Covid-19 ha però cambiato tutto. Il Paese si è fermato e anche la scuola con lui.

E i materiali erano sempre lì, con la scadenza che si avvicinava sempre più. Allora, al pasticcere Giacomo Raffreddato – uno dei tre formatori del corso, insieme ai colleghi Tommaso Elia e Claudio Vaira – è venuta un’idea: perché non trasformare le uova, la farina, il burro in crostate, da omaggiare alle persone che sono ammalate e a quelle che, quotidianamente, se ne prendono cura? Dall’idea ai fatti, il passo è stato breve. Giusto il tempo per coinvolgere un paio di aziende, fornitrici del nostro Cfp (la ditta Cherasco che porta i prodotti alimentari e lo scatolificio Giacosa, che ci invia le confezioni di carta per alimenti) le quali, venute a conoscenza delle finalità del progetto per il quale si sarebbero dovuti ordinare gli elementi mancanti, non hanno esitato ad omaggiarli.
Nelle giornate di mercoledì e giovedì scorso, il professor Raffreddato – con un assistente – ha iniziato ad impastare la frolla, a stenderla, a riempire le teglie, a ricoprire la pasta con la marmellata (offerta dallo stesso docente) e a cuocerle in forno. Le crostate sono state confezionate a coppie, nell’apposita scatola, fornita di etichetta con l’elenco dei componenti, la data di scadenza e una frase beneaugurale di don Bosco. Nel primo pomeriggio di venerdì 24 maggio, gli uomini della Protezione civile comunale, dopo aver caricato le grandi crostate e una serie di focacce, hanno iniziato l’opera di consegna.

Le beneficiarie sono state le 5 RSA cittadine (ovvero «Piccola casa della divina provvidenza», Mario Francone, I Glicini, Montepulciano e Soggiorno dell’Immacolata), senza dimenticare le associazioni di volontariato braidesi (CRI, Protezione civile e Carabinieri in congedo) che hanno dato una grossa mano alla collettività in tempo di pandemia. Poi la Caritas, che distribuisce generi alimentari a tante famiglie in difficoltà: a loro, abbiamo anche inviato le confezioni di roostbeef sottovuoto che, grazie al formatore Gonella, ci sono state inviate dalla ditta Oberto, nella quale opera sua moglie. E prima di sera, tutti i destinatari del nostro pensiero hanno telefonato per ringraziare il CFP per questo gesto semplice, che sa di solidarietà e di vicinanza.

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25 aprile 1945: l’ordine di insorgere a Milano partì dalla scuola dei salesiani

Pubblichiamo un articolo a firma di Luca Frigerio pubblicato dal sito della Chiesa di Milano sull’istituto salesiano di via Copernico alla vigilia della festa del 25 aprile. In via Copernico si riunirono i capi della Resistenza, da Pertini a Valiani, per definire la strategia finale per la liberazione dal nazifascismo. Il ruolo di don Della Torre, coraggioso sacerdote che fece da tramite con i partigiani lombardi.

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Fu una visita memorabile: quarant’anni fa, il 25 aprile 1980, Sandro Pertini tornava nell’istituto salesiano di via Copernico a Milano. Diciamo «tornava» perché l’allora presidente della Repubblica era già stato diverse volte in quella sede e l’ultima proprio nel giorno del 25 aprile, ma del 1945. Tra quelle mura, infatti, il Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai) si era riunito fin dal primo mattino per decretare l’insurrezione generale che da lì a poche ore avrebbe portato alla liberazione dall’oppressione nazifascista e quindi alla fine della guerra.

Una lapide commemorativa, posta dal Comune di Milano nel porticato del cortile, ricorda questi fatti. I capi della Resistenza – oltre allo stesso Pertini anche altri leader politici del fronte antifascista come Arpesani, Basso, Marazza, Merzagora, Sereni, Valiani – già dall’inizio del 1945 si erano ritrovati nella “Sala verde” della scuola dei salesiani per mettere a punto le strategie finali della lotta partigiana, discutendo del futuro del Paese devastato dalla dittatura e dal conflitto.

Incontri segretissimi e assai rischiosi, come si può ben immaginare, anche perché l’Istituto Sant’Ambrogio si trovava, com’è ancor oggi, a pochi metri dalla Stazione Centrale che all’epoca era militarizzata (e quindi obiettivo di sabotaggi e di attentati da parte dei gappisti), mentre nelle adiacenze vi era il comando della brigata nera “Aldo Resega” e di un raggruppamento della guardia della Repubblica di Salò; senza contare che i tedeschi avevano requisito alcuni ambienti dei salesiani per utilizzarli come depositi (e in più occasioni vi fecero anche accampare reparti dell’esercito), così come il vicino Hotel Gallia era luogo di ritrovo degli ufficiali della Wehrmacht… Eppure, paradossalmente, proprio per questo i nazifascisti non poterono immaginare che il Comitato di liberazione nazionale si riuniva sotto il loro naso!

L’artefice di questa impresa, tuttavia, ha un nome preciso, ed è quello di don Francesco Beniamino Della Torre: figura ben nota nel mondo salesiano ambrosiano, ma che merita davvero di essere meglio conosciuta da tutti per tutto ciò che egli ha saputo realizzare in aiuto dei giovani e dei più deboli (dalle opere sociali di Sesto San Giovanni alla benemerita realtà di Arese).

Classe 1912, bresciano, laureato in lettere in Cattolica e in teologia alla Gregoriana, “Dondella” – com’era affettuosamente chiamato – fu ordinato prete salesiano allo scoppio della guerra e nel settembre del 1944 venne destinato all’istituto milanese come vicepreside. Nel più assoluto riserbo, ma avendo informato i superiori e d’intesa con l’arcivescovo Schuster, prese subito contatto con esponenti della Resistenza, fungendo da collegamento tra Milano e Como per fornire informazioni ai combattenti, ma anche per mettere in salvo ricercati e giovani renitenti (come, del resto, faceva il confratello don Enrico Cantù insieme ai giovani del contiguo oratorio di Sant’Agostino).

Colto e brillante, don Beniamino mostrò in varie circostanze un coraggio quasi spavaldo, arrivando a entrare in confidenza con ufficiali tedeschi per carpine notizie o per chiedere il loro intervento in favore di prigionieri e deportati. La mancanza di memoriali e di altra documentazione rende difficile oggi ricostruire con precisione il suo contributo alla lotta di liberazione, ma evidentemente fu proprio lui a portare gli alti esponenti del Clnai nell’istituto di via Copernico, tra lo stupore iniziale dello stesso Pertini (che pur era un ex allievo salesiano).

Tornando a quel 25 aprile di 75 anni fa, nel pomeriggio avveniva l’ultima, drammatica trattativa per la resa di Mussolini, in Arcivescovado, con la mediazione del cardinal Schuster. Ma il duce, allibito di fronte alla prova che i tedeschi da giorni stavano già negoziando con gli Alleati a sua insaputa («Ci hanno sempre trattati come servi e alla fine ci hanno traditi!», sbottò) e credendo forse di poter giocare un’ultima carta, preferì abbandonare la Curia e fuggire lungo il Lago di Como, in un disperato quanto inutile tentativo di sottrarsi al proprio destino.

Don Della Torre, intanto, sapendo bene cosa stava per accadere, riuscì ad avvertire quante più persone gli fu possibile dell’imminente battaglia per le strade della città, facendosi poi mediatore in diverse occasioni tra gli insorti e le truppe tedesche e repubblichine, per evitare ulteriori violenze e spargimenti di sangue. In questo seguendo le raccomandazioni del cardinal Schuster stesso, che da pastore voleva preservare la popolazione, che già aveva sofferto pene indicibili, da nuove tragedie nell’ora della liberazione.

Per approfondire questa pagina di storia si consiglia la lettura del libro di Francesco Motto: Storia di un proclama. Milano 25 aprile 1945: appuntamento dai Salesiani (Editrice Las).