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Asti: “Don Bosco ritorna tra i suoi giovani”

Nella realtà salesiana di Asti, si è svolta la festa di Don Bosco che ha preso in considerazione l’Istituto di Istruzione Superiore “Alberto Castigliano”. Inoltre domenica 30 gennaio, si è svolta la solenne celebrazione in Parrocchia, presieduta da Mons. Marco Prastaro, accompagnata dal rullo dei tamburi di alcuni ragazzi degli sbandieratori del Rione Palio Don Bosco.

Di seguito l’articolo della Gazzetta d’Asti.

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Don Bosco mantiene ancora oggi la sua attualità. Ha condensato in una frase tutta la sua passione educativa ed il suo desiderio di salvezza dei ragazzi: “Basta che siate giovani perché io vi ami assai in Cristo Gesù”. In quel “basta che siate giovani”, ha abbracciato il mondo intero, ha valicato ogni vincolo spazio-temporale imprimendo alla sua azione educativa un’attualità indiscussa, adatta ad ogni stagione e ad ogni latitudine. La sua carità pastorale lo ha inserito nel perenne mandato della Chiesa di evangelizzare tutti i popoli. “Vi voglio felici nel tempo e beati nell’eternità”, diceva ai suoi ragazzi. Ora sappiamo che la strada della vera felicità, quella che può ambire all’eternità, consiste in un autentico incontro con Gesù, attraverso la Parola di Dio, i sacramenti, la devozione a Maria. Da qui il proliferare degli Oratori. Nello stesso tempo, istruzione e lavoro sono gli ambiti nei quali viene salvaguardata la dignità di ogni uomo o donna. Da qui il moltiplicarsi delle scuole di ogni ordine e grado e dei centri di formazione professionale. Nel suo testamento spirituale l’invito a restar vicini al popolo, privilegiando i ragazzi “più poveri ed abbandonati” è consegnato come garanzia di continuità e fecondità vocazionale per la sua opera. Ora i giovani di oggi sono assetati di felicità e di senso, come quelli di ieri. Cambiano le mode, le sensibilità, ma la domanda, ma il desiderio di bene che caratterizza ogni persona umana e la differenzia da ogni altro essere vivente, rimane ed è a questa domanda, a questo desiderio che don Bosco si è adoperato di dare risposta, dare compimento, per cui credo che, adattandone il linguaggio, don Bosco abbia la capacità di parlare al nostro oggi.

Con il 31 gennaio torna in evidenza il ricordo di don Giovanni Bosco. È un Santo che può parlare ancora al nostro oggi?

Don Bosco mantiene ancora oggi la sua attualità. Ha condensato in una frase tutta la sua passione educativa ed il suo desiderio di salvezza dei ragazzi: “Basta che siate giovani perché io vi ami assai in Cristo Gesù”. In quel “basta che siate giovani”, ha abbracciato il mondo intero, ha valicato ogni vincolo spazio-temporale imprimendo alla sua azione educativa un’attualità indiscussa, adatta ad ogni stagione e ad ogni latitudine. La sua carità pastorale lo ha inserito nel perenne mandato della Chiesa di evangelizzare tutti i popoli. “Vi voglio felici nel tempo e beati nell’eternità”, diceva ai suoi ragazzi. Ora sappiamo che la strada della vera felicità, quella che può ambire all’eternità, consiste in un autentico incontro con Gesù, attraverso la Parola di Dio, i sacramenti, la devozione a Maria. Da qui il proliferare degli Oratori. Nello stesso tempo, istruzione e lavoro sono gli ambiti nei quali viene salvaguardata la dignità di ogni uomo o donna. Da qui il moltiplicarsi delle scuole di ogni ordine e grado e dei centri di formazione professionale.  Nel suo testamento spirituale l’invito a restar vicini al popolo, privilegiando i ragazzi “più poveri ed abbandonati” è consegnato come garanzia di continuità e fecondità vocazionale per la sua opera. Ora i giovani di oggi sono assetati di felicità e di senso, come quelli di ieri. Cambiano le mode, le sensibilità, ma la domanda, ma  il desiderio di bene che caratterizza ogni persona umana e la differenzia da ogni altro essere vivente, rimane ed è a questa domanda, a questo desiderio che don Bosco si è adoperato di dare risposta, dare compimento, per cui credo che, adattandone il linguaggio, don Bosco abbia la capacità di parlare al nostro oggi.

Il 2022 è stata una festa che abbraccia il nostro territorio? Qual è il filo comune degli eventi dedicati al santo dei giovani?

La festa di don Bosco del 2022 ad Asti è caratterizzata da un evento particolare: l’ingresso nelle aule della vecchia scuola, adeguatamente restaurate, di una sezione dell’Istituto di Istruzione Superiore “Alberto Castigliano che prepara i giovani ad operare nel settore Socio Sanitario. La presenza dei ragazzi e dei giovani nei nostri ambienti, nelle nostre opere è di vitale importanza, sono loro la ragione del nostro esistere. E proprio per questo, con un senso di profonda gratitudine, i Salesiani che operano nell’Astigiano vogliono condividere con tutto il territorio il loro grazie a Dio per il dono di don Bosco. Vorremmo avvicinare tutti i giovani possibili per far conoscere il messaggio che il “loro” santo continua a lanciare a tutti senza distinzione alcuna, tentando di vincere quella noia e quel non senso che purtroppo intristisce la vita di diversi nostri ragazzi, invitandoli caparbiamente a sperare in un futuro bello ed appagante. Infine desideriamo creare comunione con tutti gli “operatori del bene”, soprattutto se hanno come destinatari i ragazzi.  San Giovanni Paolo II ha dichiarato don Bosco “patrimonio della Chiesa universale” e quindi mi sembra giusto che i festeggiamenti di don Bosco non rimangano chiusi negli stretti confini delle nostre opere, ma si allarghino a tutto il territorio.

Quali sono stati i momenti di spicco della festa?

Prima di tutto la solenne concelebrazione delle 10,00 di domenica 30 gennaio in Parrocchia, presieduta dal nostro Vescovo Mons. Marco Prastaro, accompagnata dal rullo dei tamburi di alcuni ragazzi degli sbandieratori del Rione Palio Don Bosco. Il coro animato dai giovani dell’Oratorio, la presenza delle Figlie di Maria Ausiliatrice del Mazzarello di Asti, gli ex-allievi ed i Cooperatori, la presenza numerosa di parrocchiani hanno dato spessore ad una celebrazione in cui le parole del vescovo sono risuonate come invito a fare ciascuno la propria parte per attuare quanto Dio ci chiede ogni giorno, secondo le nostre possibilità.

Nel pomeriggio per tutti i ragazzi c’è stata la rievocazione del miracolo del pane.

“Non c’era pane in casa per i suoi figlioli, e il fornaio non voleva mandarne, se prima non gli era saldato il credito. Don Bosco prese il cesto, che conteneva una ventina di pagnottelle e incominciò a distribuirle. Con grande meraviglia riuscì a distribuire le pagnottelle a tutti i presenti. Quando ebbe terminato, nel cesto vi erano ancora le venti pagnottelle, senza che fosse stato messo altro pane nel cesto”. 

“Un’altra volta durante la santa messa Don Bosco apre la pisside per dare la comunione ai suoi ragazzi, ma le ostie sono troppe poche, lui comincia a distribuirle ed allora vede moltiplicarsi le Sacre Particole in modo da poter comunicare tutti i presenti”.

Due testimonianze tratte dalle memorie biografiche e confermate nel processo di canonizzazione da testimoni oculari, che danno la cifra di come all’Oratorio lo straordinario era diventato ordinario e come si svolgeva la vita dei ragazzi nella Casa di don Bosco: un pane materiale che non si limitava al solo aspetto gastronomico, ma era un mestiere, uno studio che avviasse alla vita e desse dignità alla persona; un pane spirituale che era medicina e sostegno per il desiderio di infinito che è presente da sempre nel cuore di ogni uomo, ragazzo o adulto che egli sia.

Il tutto condito con tanta allegria, “noi qui all’Oratorio facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”, espressione di quella gioia profonda che riempiva il cuore dei suoi ragazzi, un cuore in festa perché in pace con Dio, in pace con se stessi, in pace con gli altri.

Don Bosco voleva che ogni festa fosse sottolineata anche a tavola con una fetta di salame, magari sottile, perché il salame era poco e le bocche erano tante, ma era sempre un segno che concorreva a far cogliere la bellezza e la straordinarietà dell’evento.

Per questo dopo la funzione in chiesa i ragazzi del nostro Oratorio hanno potuto farcire il pane benedetto con una fetta di salame o di prosciutto od una bella spalmata di nutella, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di the caldo.

Lunedì 31 gennaio, ricorrenza liturgica di don Bosco, i festeggiamenti si sono conclusi con un incontro fraterno e cordiale con tutto il presbiterio della vicaria urbana ed alla sera con una solenne  concelebrazione in onore del santo presente tutta la famiglia salesiana di Asti, presieduta dal direttore dell’Opera.

I giovani sono ancora affascinati dalla figura di don Bosco?

Io penso proprio di sì, anche se sono cambiati i tempi e la stessa cultura rispetto a quanto don Bosco è vissuto. Forse nei nostri contesti si fa più fatica, ma là dove le condizioni sociali si avvicinano di più a quelle in cui lui si è trovato, la sua figura affascina. Tutto dipende da quanto lo si fa conoscere e da quanto si è fedeli al suo carisma. In Asia, in America Latina, in Europa, dove si è fatta la scelta dei più poveri, degli orfani, di “quelli che nessuno contende”, lì la figura di don Bosco emerge come punto di riferimento, come speranza, come guida che aiuta a traghettare l’oggi, il momento presente.

Se si parla di don Bosco, impossibile non pensare ai Salesiani e alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Come è espressa oggi la loro presenza nell’Astigiano?

La Comunità salesiana risiede ad Asti in corso Dante 188 , dove si occupa della Parrocchia, dell’Oratorio del Centro Sportivo e del Cinema Lumière. Le figlie di Maria Ausiliatrice si dedicano ai bambini della Scuola dell’Infanzia e delle Elementari al Mazzarello. I Cooperatori, gli Ex-allievi, l’associazione dei Devori di Maria Ausiliatrice, una folta schiera di Volontari fanno da supporto a tutta l’Opera. Il nome di don Bosco in altre parole coagula ancora attorno a sé molte forze, per lo più del ceto popolare, molti benefattori, che affascinati dall’ottimismo e speranza che la sua presenza ha sempre suscitato in chi è entrato in relazione con lui, riescono a realizzare il suo sogno di essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani. Vinta la pandemia, certamente il nostro Oratorio, la nostra Opera potrà esprimere in tutta la sua potenzialità quella volontà di bene che ci è stata consegnata come testimone dal nostro amato padre don Bosco. Per questo preghiamo, questo ci auguriamo.