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Giovani e agricoltura a Lombriasco

Al termine dell’anno scolastico e degli esami di maturità con lodevoli risultati e 29 diplomati, alcuni 100 e due votazioni con lode, la rivista locale “La pancalera“, diffusa sul territorio fra provincia di Torino, e di Cuneo, zona in cui si colloca la Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco, pubblica nel mensile di luglio un articolo sulla realtà dell’agricoltura nazionale e i giovani. Un tema caro alla scuola salesiana di Lombriasco sviluppato dal contributo dello scrivente “Dommi” a nome della scuola stessa.

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Giovani: futuro e presente dell’agricoltura anche nel nostro territorio, mi pare di poter dire leggendo alcuni dati che riporto a livello più ampio, ma riferibili anche alla nostra realtà locale. 

Quello dell’agricoltore non è più solo un mestiere del passato o un lavoro portato avanti unicamente dalle vecchie generazioni. All’inizio del 2020, presentando i risultati di un’analisi effettuata su dati Infocamere, Coldiretti annunciava uno storico ritorno alla terra dei giovani con 56mila under 35 alla guida di imprese agricole (+12 per cento negli ultimi cinque anni), un primato nell’Unione europea.

Il settore agricolo vanta più del dieci per cento dei giovani che fanno impresa e creano lavoro in Italia con sette imprese under 35 su dieci che, oltre alla coltivazione, hanno sviluppato attività di trasformazione dei prodotti e vendita diretta, fattoria didattica, agricoltura sociale per l’inserimento di persone svantaggiate, cura del paesaggio e produzione di energie rinnovabili. Sempre secondo l’analisi Coldiretti inoltre, la professionalità, l’innovazione e la passione dei giovani in agricoltura porta le loro aziende ad avere una superficie superiore di oltre il 54 per cento rispetto alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento e il 50 per cento di occupati per azienda in più.

Davanti a questi dati c’è da essere orientati alla speranza per il settore agroalimentare ed in effetti anche la percezione immediata di chi lavora nella scuola per la formazione nel settore è quella di un rinnovato interesse. Nelle aule dell’istituto salesiano di Lombriasco non troviamo più solo figli di agricoltori, ma anche altre ragazze e ragazzi desiderosi di entrare nel mondo dell’agroalimentare con le sue varie sfaccettature.  Resta pur vero che solo il 11% di tutte le aziende agricole dell’Unione europea (UE) è gestito da agricoltori al di sotto dei 40 anni – e convincere un maggior numero di giovani ad avviare un’attività agricola rappresenta una vera sfida.E che di fronte all’invecchiamento della popolazione agricola l’UE sta intensificando gli sforzi per incoraggiare i giovani a diventare agricoltori. I giovani agricoltori ricevono aiuto per far decollare la loro attività con sovvenzioni all’avvio, sussidi al reddito e altre forme di sostegno come la formazione supplementare. Sostenere la prossima generazione di agricoltori europei non solo migliora la competitività futura dell’agricoltura europea, ma contribuisce anche a garantire l’approvvigionamento alimentare dell’Europa per gli anni a venire.

Insomma la formazione dei tecnici e degli imprenditori del settore agricolo per i prossimi anni è fondamentale perché senza la preparazione tecnica mancherebbe una solida base che garantisca possibilità effettive in un settore dove non ci si improvvisa e dove le difficoltà possono essere varie. Serve capacità di innovazione per essere concorrenziali sul campo e capaci di trovare una sostenibilità per la propria passione, importante ,ma non sufficiente.

Questa mentalità vincente va fatta crescere e coltivata quotidianamente nella formazione dei ragazzi anche a scuola dove spesso non si vede l’utilità di una cultura più ampia e solida nell’ambito del cammino scolastico, non trovandovi la spendibilità immediata e concreta. Leggo su una rivista il titolo che parla di un’agricoltura che è giovane, ma tra me penso che questo sarà vero e duraturo nella misura in cui sapremo formare i giovani nell’ambito delle nostre scuole con serietà, impegno, sguardo all’innovazione in un mondo globalizzato

Dommi

 

E non ci sono solo gli under 35 che portano avanti l’azienda agricola di famiglia, ma anche i giovani agricoltori di prima generazione che, con un altro tipo di formazione (metà sono laureati) o una provenienza da altri settori, hanno scommesso sulla campagna, vista sempre più come un’opportunità occupazionale e di crescita professionale.

Sono numerosi poi i giovani che decidono di coltivare con il metodo biologico e di associarsi a servizi innovativi che permettono un contatto diretto con i consumatori. 

Scuola Salesiana Agraria di Lombriasco: agricoltura blu e giovani

La sperimentazione sull’agricoltura blu conservativa della Scuola Salesiana agraria di Lombriasco e l’articolo su “La Pancalera”. Di seguito il testo e l’introduzione del Direttore dell’Opera don Marco Casanova.

Da ormai 4 mesi la Scuola agraria salesiana ha avviato una collaborazione con il settimanale locale “La Pancalera” presente online e distribuito gratuitamente in numerosi comuni del Torinese e della provincia di Cuneo. Su richiesta del giornale stesso si pubblica mensilmente un articolo di carattere tecnico, con un taglio divulgativo nel nuovo inserto riguardante l’ambiente, l’agricoltura, i prodotti tipici locali. Tematiche già affrontate: l’apicoltura, l’elicicoltura, il rapporto fra giovani ed agricoltura oggi, l’agricoltura blu o conservativa e la formazione dei giovani nel settore. L’ultimo articolo fa riferimento appunto alla sperimentazione sull’agricoltura blu conservativa conclusasi 3 anni fa e portata avanti per moltissimi anni dalla nostra scuola in collaborazione con altri enti presso l’azienda agricola salesiana. Questi articoli che compaiono con ampio spazio ed evidenza sono l’occasione per far conoscere alcune tematiche ambientali ed agronomiche sempre con riferimento diretto alla scuola agraria salesiana presente nel territorio.

Don Marco Casanova

Agricoltura blu e giovani

L’agricoltura conservativa detta anche agricoltura blu e il mondo giovanile: quale legame? Il legame c’è perché l’agricoltura conservativa è quella del futuro, anzi per molte realtà è già del presente e i giovani agricoltori, nonché i giovani tecnici del settore sono chiamati a formarsi anche in questo ambito.

Lo sa bene la scuola agraria salesiana che per vari anni ha ospitato e seguito una sperimentazione nell’ambito del progetto “Life help soil “. Una sperimentazione a livello europeo conclusasi nel 2017 e sviluppata in tutta una serie di aziende della pianura padana.

Che cosa è l’agricoltura blu? Un metodo di coltivazione che unisce tecniche di lavorazione del terreno senza l’aratura, con l’introduzione di cover crops, cioè colture intercalari di copertura, avvicendamenti colturali per arrivare alla sostenibilità ambientale pur garantendo il reddito dell’agricoltore. Il tutto con il sostegno anche dei contributi della politica agraria comunitaria che valorizza questo tipo di agricoltura presente anche, se pur in misura per ora ridotta, nel nostro territorio locale.

In Italia va diffondendosi progressivamente perché se pur nata all’estero ed in particolare negli Stati Uniti, può trovare spazio e garantire nuove prospettive riducendo sensibilmente il degrado della fertilità fisica, chimica e biologica del terreno stressato dalla coltivazione intensiva. Quali benefici? Ambientali innanzitutto, in riferimento come detto al terreno che migliora anche la dotazione in sostanza organica nel tempo di qualche anno, ma anche per ridurre l’inquinamento delle acque ad esempio da azoto nitrico. Poi ancora la difesa dall’erosione dei suoli che in collina e montagna , ma non solo, è un problema concreto in tante realtà agricole. La difesa della biodiversità è un altro risultato tangibile e verificabile e non mancano risvolti climatici se la tecnica fosse applicata su vaste superfici.

Giustamente l’agricoltore deve fare i suoi conti ed ecco che l’agricoltura conservativa offre vantaggi con riduzione dei costi fissi e di quelli variabili, riduzione sul costo del lavoro a fronte di ricavi di tutto rispetto. In genere e non senza ragione l’agricoltore è un po’ diffidente davanti a queste proposte eppure il settore trova spazio se l’agricoltura blu è realizzata con attenzione e facendosi un poco alla volta l’esperienza necessaria sul campo.

Insomma ci sono anche dei limiti e l’agricoltore lo sa: riduzione di produzione nei primi anni, costi notevoli per il rinnovamento del parco macchine aziendale, necessità di potenze elevate per le trattrici da usare. Restano però accanto a questi possibili limiti tanti aspetti positivi se è vero che la ricerca e le applicazioni in pieno campo continuano mentre andando ad una fiera di macchine agricole troviamo vari espositori con attrezzature per l’agricoltura conservativa, segno di un interesse del settore.

E i giovani? I giovani come scrivevo all’inizio sono quelli che per mentalità innovativa, passione nel loro lavoro in agricoltura, disponibilità al nuovo possono fare da volano al settore accogliendo le proposte dell’agricoltura blu oggi disponibili anche per nostro territorio. Lo sforzo passa attraverso la preparazione tecnica perché l’agricoltura blu con le sue tecniche di semina su sodo, minima lavorazione, lavorazione a strisce (tecniche con tutti termini in inglese, ma perfettamente traducibili e applicabili nel nostro paese) non si improvvisa.

L’improvvisazione porta anche in questo settore al fallimento e non fa di certo onore a tutta una ricerca portata avanti negli anni anche dalla facoltà di agraria di Grugliasco che in Piemonte si è spesa parecchio in questo ambito.

Agricoltura conservativa o blu e giovani: un binomio vincente per l’agricoltura del presente e del futuro, un binomio per un’agricoltura sostenibile.

Dommi