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«Perchè comincio dal carcere minorile Ferrante Aporti» – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce e il Tempo.

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Don Fabio Attard – Per la sua prima uscita pubblica il nuovo Rettore Maggiore dei Salesiani, don Fabio Attard, ha scelto il carcere minorile di Torino Ferrante Aporti. Giovedì 3 aprile la visita ai ragazzi reclusi in corso Unione Sovietica. Dietro alla delinquenza minorile i Salesiani leggono la sofferenza dei giovani poveri e abbandonati a se stessi, messaggio forte alla politica e al sistema della Giustizia

«Appassionati per Gesù Cristo, dedicati ai giovani. Per un vissuto fedele e profetico della nostra vocazione salesiana». È il tema del 29° Capitolo generale dei Salesiani che si sta celebrando nella Casa Madre di Valdocco: i 220 padri capitolari, che rappresentano le 136 nazioni dove sono presenti i figli di don Bosco, mercoledì 25 marzo hanno eletto il nuovo Rettor Maggiore don Fabio Attard che, in sintonia con il Giubileo della Speranza e con la Strenna 2025 «Ancorati alla Speranza, pellegrini con i giovani», ha deciso di incontrare «per primi» i giovani «discoli e pericolanti» come li chiamava don Bosco «e che oggi andrebbe a cercare». Nella mattinata di giovedì 3 aprile don Fabio si reca all’Istituto penale minorile di Torino «Ferrante Aporti» a trovare i ragazzi ristretti, per la maggior parte stranieri, accompagnato dal confratello, il cappellano don Silvano Oni.

«È qui che è nato il sistema preventivo di don Bosco», spiega don Attard, «e da Torino dove è nato il carisma salesiano vogliamo continuare a stare accanto ai giovani che hanno avuto di meno perché, come ci ha raccomandato il nostro fondatore ‘in ogni giovane, anche il più disgraziato c’è un punto accessibile al bene e dovere primo dell’educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile del cuore e di trarne profitto’».

È proprio il santo dei giovani, ricorda il Rettore Maggiore, che nelle sue «Memorie dell’oratorio» racconta come ha capito che, nella Torino nell’800 con tante similitudini con le periferie del mondo di oggi, era necessario dare speranza ai giovani più fragili e più poveri.

«Vedere turbe di giovanetti, sull’età dai 12 ai 18 anni, tutti sani, robusti, d’ingegno svegliato ma vederli là inoperosi, rosicchiati dagli insetti, stentar di pane spirituale e temporale, fu cosa che mi fece inorridire» scrive don Bosco. «Chi sa – diceva tra me – se questi giovanetti avessero fuori un amico, che si prendesse cura di loro, li assistesse e li istruisse nella religione nei giorni festivi, chi sa che non possano tenersi lontani dalla rovina o al meno diminuire il numero di coloro che ritornano in carcere? Comunicai questo pensiero a don Cafasso (il suo padre spirituale, patrono dei carcerati, confessore dei condannati a morte, ndr) e col suo consiglio e co’ suoi lumi mi sono messo a studiar modo di effettuarlo».

Siamo nel 1855 alla «Generala» (così si chiamava il carcere minorile di Torino oggi «Ferrante Aporti»): qui don Bosco visita i ragazzi detenuti ed è da quei pomeriggi trascorsi a giocare e a chiacchierare con loro che inventa il sistema preventivo, come ricorda una targa a  lui dedicata nei corridoi dell’Istituto. Per questo da allora i cappellani del «Ferrante» sono salesiani e cercano, sulle orme di don Bosco come accade in tutti gli oratori del mondo di amare i ragazzi: «si otterrà di più con uno sguardo di carità, con una parola di incoraggiamento che con molti rimproveri», scrive ancora il santo. Del resto, conclude don Attard, «papa Francesco aprendo la seconda Porta Santa dopo la Basilica di San Pietro nel carcere di Rebibbia ci ha indicato dove dobbiamo portare speranza e consolazione».

Rivoli: presentazione libro “Un sorriso in corsia” su Claudia Sini

Notizia a cura dei salesiani di Rivoli.

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Venerdì 11 ottobre nell’ambito dell’ottobre missionario dell’opera salesiana di Rivoli presso un Cine-Teatro Don Bosco gremito di persone per l’evento, è stato presentato il libro su Claudia SiniUn sorriso in corsia”. La breve magnifica vita di una giovane medico salesiana, laica consacrata nell’Istituto secolare delle Volontarie di Don Bosco.

La serata è stata condotta da Marina Lomunno, Giornalista professionista de “La Voce e il tempo”. Ospiti e della serata, Bruno Ferrero, don Livio de Marie, don Giacomo Crotti, le Volontarie di Don Bosco, gli amici di Claudia, i suoi colleghi medici dell’ospedale di Rivoli e soprattutto la sua famiglia.

Come medico conosceva l’evoluzione della sua malattia, ma comunicò a tutti la sua giovanile e festosa volontà di guarigione. Rassicurava tutti, parlava della sua malattia “come missione”. Scrisse:

«La mia vita ora dipende dagli altri. Già tante volte ho avuto bisogno di trasfusioni di globuli rossi e piastrine. Ogni volta ho ringraziato e pregato in silenzio per quei donatori che, senza far rumore, senza mettersi in mostra, semplicemente erano andati a donare il loro sangue, plasma, piastrine. Quante volte quando lavoravo ho richiesto derivati del sangue per pazienti gravi, traumi, emorragie. Ora tocca a me ricevere».

Aveva un segreto, custodito gelosamente come qualcosa di prezioso. Claudia si era consacrata a Dio con la professione dei Consigli evangelici nell’Istituto Secolare Salesiano delle Volontarie Don Bosco.

L’incontro con Claudia parte dall’espressione più frequente con cui scrive di sé: “Sono felice!”. Pur attraversando un calvario di dolori, cure e speranze, non perse mai il suo slancio di generosità e il suo entusiasmo per la vita.

Don Zappino, viaggio spirituale in Terra Santa: recensione del libro Elledici – La Voce e il Tempo

Il settimanale diocesano di Torino La Voce E il Tempo dedica un’articolo al libro Elledici di don Giovanni Zappino “Pellegrinaggio sui passi di Gesù. Viaggio spirituale in Terra Santa“. Di seguito la recensione a cura di Marco Bonatti.

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La Terra Santa si annida nelle nostre vite, molto più profondamente di quanto noi stessi crediamo. Prima di tutto, ed è ovvio, per il culto: ogni Messa, ogni momento di preghiera fa riferimento alla persona di Gesù, ai luoghi e al tempo della sua presenza e della sua parola (e anche per questo ogni sofferenza della Palestina rimbalza con maggiore intensità nelle nostre coscienze).

Poi ci sono le immagini, i quadri, le culture cristiane che ci riportano continuamente alla storia sacra. Ma c’è una terza dimensione: la nostalgia.

Don Zappino la conosce benissimo, l’ha sperimentata di persona e l’ha vista all’opera sulle migliaia di pellegrini che ha accompagnato a Gerusalemme e dintorni. Nostalgia della terra ma – molto più – nostalgia dell’esperienza unica che là si compie: quella di ritrovarsi nell’ambiente in cui, come si dice, «tutto è cominciato».

Nel libro «Pellegrinaggio sui passi di Gesù. Viaggio spirituale in Terra Santa» (Elledici, Torino 2024), in quarta di copertina, don Zappino ha voluto riportare la frase del Salmo:

«Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia».

Giustamente il suo libro nel titolo indica «Viaggio spirituale»: perché non va a sostituire le guide esistenti, non si preoccupa di documentare ogni passaggio storico o di inseguire l’attualità. Piuttosto l’itinerario di don Zappino riporta alla luce il significato profondo di ognuno di quei luoghi; è una «catechesi all’inverso», un rinfrescare non solo le emozioni ma l’esperienza stessa della fede, vissuta in quel contesto particolarissimo che è il pellegrinaggio.

La riprova di questo si trova anche nella scelta di non inserire le «didascalie» delle immagini. Perché il contesto basta a spiegarle, e perché è immediato per chiunque sfogli il libro il riconoscimento di luoghi, monumenti, situazioni.

L’itinerario di don Zappino è quello classico degli otto giorni: dal Carmelo alla Galilea, dal Giordano a Gerusalemme. Ed è la sua lunga esperienza a comporre le varie tappe evidenziando sia gli aspetti archeologici che quelli più tipicamente spirituali ed ecclesiali.

Il libro rappresenta anche un «testamento», la testimonianza di un amore e di una passione che don Zappino ha coltivato per tutta la vita. Anche per questo vengono sottolineati i ricordi di due persone: la sorella Anna e mons. Giuseppe Ghiberti, «amico, fratello, maestro».

Proprio don Ghiberti aveva fatto dei viaggi in Terra Santa (e a Gerusalemme soprattutto) l’occasione di una grande «scuola» che, negli anni, ha contribuito a costruire un racconto delle nostre radici, avvicinando tante persone magari lontane dalla Chiesa ma certo non dal contesto culturale cristiano che è all’origine dello stesso Occidente.

In questo filone si colloca anche il libro di don Zappino: il Rettor Maggiore dei Salesiani, cardinale Artime, lo indica bene nel suo testo di presentazione: un lavoro che aiuta a «vedere Gesù».

11 diaconi salesiani – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce e il Tempo.

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Sabato 8 giugno nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, il Vescovo ausiliare Mons. Alessandro Giraudo ha presieduto la Messa e conferito le ordinazioni diaconali.

I nuovi diaconi della Società salesiana di San Giovanni Bosco sono 11 e provengono da: Italia, Timor Est, Burundi, Congo, Repubblica Ceca, Nigeria, India.

Ai novelli diaconi, nell’omelia l’invito a sentirsi sempre preceduti da Colui che li ha scelti.

«Per due volte la Lettura che avete scelto dal profeta Geremia usava questa espressione: ‘prima’. È ciò che Dio fa sempre con noi: prima, ci precede… e per questo può invitarci a seguirlo e ci assicura che anche quando pensiamo di essere noi a iniziare una nuova strada, un nuovo cammino, Lui è già arrivato, è prima. Vi attende nei servizi a cui sarete chiamati, come vi ha accompagnato nei tanti volti e nelle tante situazioni con cui vi ha manifestato il suo desiderio di scegliervi, di chiamarvi».

Al Valsalice studenti attori: «andare oltre le ansie e le paure» – La Voce e il Tempo

Si pubblica di seguito la notizia a cura di Jacopo COVOLAN apparsa su La Voce e il Tempo.

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Da nove anni il Liceo salesiano Valsalice di Torino (viale Thovez, 37) offre ai suoi studenti l’opportunità di immergersi nel mondo della produzione cinematografica. Quest’anno, con il cortometraggio «Lacci», i ragazzi e le ragazze della II A del Liceo classico si sono uniti per creare un’opera che stupisce il pubblico.

Lo scorso 22 maggio, presso il teatro del Liceo Valsalice, si è svolta l’attesa proiezione di «Lacci». Sin da subito è emerso un lavoro di gruppo significativo che ha dimostrato il talento e la creatività dei giovani protagonisti.

La sceneggiatura, avvincente, ha dimostrato una profonda comprensione della narrazione cinematografica, mentre le performance delle attrici protagoniste Alice Santucci, Giulia Baldini e Giulia Mongiano, con il «cameo» di Vittorio Lungo Vaschetto hanno catturato l’attenzione del numeroso pubblico presente con interpretazioni coinvolgenti e autentiche. La regia impeccabile di Kenta Crisà ha guidato il pubblico in un viaggio emozionante, trasportandolo attraverso i sentimenti dei personaggi.

I professori Emanuele Altissimo e Paolo Accossato, con il contributo di Stefano Demarie, hanno svolto un ruolo fondamentale nel guidare e ispirare i ragazzi, permettendogli di esprimere al meglio il loro talento artistico.

«Lacci» è un cortometraggio che lascia senza fiato, con una trama avvincente e un sin dalle prime scene. Nel corso della pellicola nulla è scontato e ogni avvenimento si rivela un tassello fondamentale per il puzzle che si va a comporre. Gli studenti sono riusciti a creare un mix avvincente di generi, che tiene lo spettatore costantemente sulle spine. Il finale sorprende con una svolta inaspettata, lasciando il pubblico con il fiato sospeso.

Al termine della proiezione si è tenuto un dibattito tra gli studenti e il numeroso pubblico presente in sala. Durante lo scambio di opinioni sono emerse interessanti prospettive e punti di vista, permettendo a tutti i partecipanti di approfondire tematiche cruciali affrontate nel cortometraggio. I presenti hanno avuto l’opportunità di esprimere le proprie impressioni e porre domande favorendo un confronto che ha reso il dibattito un momento di arricchimento culturale.

Il lavoro di gruppo, l’impegno e la passione dei giovani studenti emergono in ogni aspetto di «Lacci». Il cortometraggio dimostra il talento e la dedizione dei giovani nel mondo della produzione cinematografica.

Salesiani in festa per Maria Ausiliatrice – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Voce e il Tempo a cura di Marina Lomunno.

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I giorni centrali della Festa di Maria Ausiliatrice – quest’anno caratterizzati dall’anniversario dei 200 anni dal sogno dei 9 anni di don Bosco – sono iniziati mercoledì con l’inaugurazione a Valdocco della mostra temporanea del «Sogno», allestita nel Museo Casa don Bosco, a cura del coordinatore museale Ana Martìn Garcia. Ha tagliato il nastro il cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, con i giovani vincitori del concorso fotografico sul sogno di Giovannino.

L’apertura della mostra – che si può visitare fino al 24 settembre e a cui hanno presenziato tra gli altri la madre Chiara Cazzuola, superiora generale delle Figlia di Maria Ausiliatrice, don Leonardo Mancini, Ispettore dei Salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta e i partecipanti alla Consulta Mondiale della Famiglia Salesiana – come ha illustrato don Michele Viviano, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, ripercorre a 200 anni di distanza la storia del sogno profetico: nelle teche e nei pannelli sono esposti le fotografie storiche e i disegni originali delle filmine prodotte dall’Elledici sulla vita di don Bosco e che hanno formato generazioni fanciulli. E poi oggetti preziosi donati dalla Basilica tra cui una pianeta e una stola ricamata in oro e seta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in occasione della beatificazione (1929) e poi della canonizzazione (1934) del santo.

Un tuffo nella storia della nascita del sistema preventivo e degli oratori fissato nelle foto dei giovani che hanno partecipato al concorso rappresentando come la profezia del sogno «non con le percosse ma con l’arte della dolcezza e pazienza educativa» oggi si incarna in 135 nazioni sparse nei 5 continenti dove è presente la famiglia salesiana che continua ad avere come Giovannino una Maestra che veglia sui giovani «discoli e pericolanti».

La visione di don Bosco è stata declinata in vari modi nelle omelie nella giornata del 24 maggio, festa liturgica di Maria Ausiliatrice, dove fin dalle 7 si sono susseguite le Messe in onore della Madre «Maestra».

Alle 11, presente per la città la vicesindaca Michela Favaro, ha presieduto l’Arcivescovo Roberto Repole con il salesiano, card. Ricardo Ezzati Andrello, Arcivescovo emerito di Santiago del Cile. Repole, richiamando il Vangelo delle nozze di Cana ha detto: «il ’non hanno più vino’ pensando a questo nostro mondo possiamo tradurlo così: hanno una grande sete e una grande attesa di giustizia. Perché, guardando alla storia della nostra umanità con occhi vasti che vanno al di là di Torino e dell’Italia, non possiamo non riconoscere che ci sono intere popolazioni che attendono giustizia, pace. Ed è bello pensare che Maria dica ancora a Gesù, guardando alle drammatiche mancanze dell’umanità ‘non hanno più vino’»

La lunga giornata non si è potuta concludere con la tradizionale processione di Maria Ausiliatrice a causa del maltempo: nella Basilica gremita – per la città presente la vice sindaca Michela Favaro e, in rappresentanza del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, Giampiero Leo – don Stefano Martoglio, vicario del Rettor Maggiore ha presieduto la preghiera del Rosario ispirata alle cinque parole del sogno di don Bosco. I cinque misteri pregati in italiano, arabo, inglese, francese e spagnolo hanno invocato la pace in Israele, Palestina, Ucraina e in tutti i Paesi del mondo dove si continua a morire di odio.

La voce e il tempo – Formazione professionale a Rebaudengo in mostra i «capolavori 2024»

Pubblichiamo l’articolo de La voce e il tempo sulla mostra dei Capolavori del CNOS FAP del Rebaudengo.

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«Per noi formatori i veri capolavori sono i nostri ragazzi, vederli realizzati e felici, ma quest’anno nel settore della carrozzeria verranno realizzati veri e propri pezzi da esposizione». Sono le parole del segretario nazionale Roberto Brizi del Cnos Fap, l’ente di formazione professionale dei Salesiani che hanno aperto l’«Esposizione nazionale dei capolavori 2024» giovedì 9 maggio presso il Centro di formazione professionale di Rebaudengo, per i settori di carrozzeria e automotive. L’ultima edizione ospitata dal Centro risale al 2019 per i settori elettrico e meccanico industriale. «L’allestimento ha lo scopo di mettere in mostra a livello nazionale quanto di bello e sano può offrire la formazione professionale alla comunità e alle aziende del territorio, evidenziando lo stretto legame di partenariato che intercorre tra la formazione e il mondo del lavoro» ha proseguito Brizi. L’esposizione, è stata inaugurata pochi giorni dopo l’udienza di Papa Francesco, venerdì 3 maggio in Vaticano, ad allievi e insegnanti della Formazione professionale di ispirazione cristiana tra cui il Cnos-Fap, dove ha sottolineato «che la Formazione professionale è un prezioso antidoto alla dispersione scolastica».

Riuniti nell’aula San Francesco di Sales ragazze e ragazzi provenienti da 15 centri Cnos Fap di tutta Italia (Torino, Fossano, Vercelli, Bra, Chatillon, Arese, Sesto San Giovanni, Brescia, Udine, Ortona, Forlì, Napoli, Verona, Palermo e San Donà di Piave), insieme ai loro formatori, ai rappresentanti delle aziende che sostengono e collaborano all’iniziativa (tra cui: Autogiannini, biAuto, Axalta, Basf e Apgf) e alcuni dirigenti dell’ente salesiano hanno dato il via alla nuova edizione dell’esposizione dei capolavori. La manifestazione è nata nel 2009 maturando nel tempo fino a coinvolgere più centri della penisola: un’occasione di crescita e formazione per gli allievi che vi hanno partecipato. «Formazione» è stata la parola ricorrente negli interventi degli addetti ai lavori, dai formatori ai rappresentanti delle aziende, che hanno voluto trasmettere ai giovani presenti l’importanza di costruire il proprio futuro a partire dallo studio e da un costante apprendimento, perché «sebbene si tratti di un mestiere pratico, non si smette mai di imparare e di crescere».

I momenti di formazione nel corso della settimana non si sono limitati alle tecniche: i ragazzi hanno avuto l’opportunità di svolgere attività didattiche, tra cui una visita al Museo dell’Automobile di Torino, l’incontro con i volontari dell’associazione Torino Heritage, che si occupa del restauro di auto d’epoca e momenti di condivisione e gioco. La scelta di chiamare l’iniziativa «esposizione» nasce dalla volontà di sottolineare che non si tratta di una mera competizione volta solo al conseguimento di un premio, ma un’occasione per mettere in risalto abilità e talenti. Per questo sono state messe a disposizione dei ragazzi ore preziose di formazione tecnica con le aziende, che hanno preceduto le prove pratiche nel corso della settimana. A concludere, nel pomeriggio di giovedì, il convegno «L’auto a Torino: dal recupero del passato al futuro», cui sono seguite le premiazioni.

Valsalice: incontro sulla ludopatia, su Economy of Francesco e tavola rotonda sui cambiamenti climatici

Notizie a cura delle scuole salesiane di Valsalice.

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Incontro sulla tematica del gioco d’azzardo per le classi terze liceo

Il 12 aprile 2024 Valsalice ha ospitato Nicolò Fagioli, giocatore della Juventus, accompagnato dal dott. Giuseppe Vercelli, Responsabile dell’area psicologica dello Juventus Club e dal Dott. Giancarlo Marenco, Presidente dell’Ordine degli psicologi del Piemonte.

È stata per i ragazzi un’occasione importante per riflettere sulla ludopatia e sui pericoli del gioco d’azzardo, tema delicato e contemporaneo.

Nicolò si è raccontato con sincerità tramite l’intervista fatta dai rappresentanti d’Istituto e dagli studenti del Il Salice dando testimonianza rispetto alla sua esperienza ai nostri ragazzi.

Gli esperti presenti sono intervenuti per completare l’incontro con precisazioni tecniche per cercare di dare al pubblico maggiori informazioni possibili sul fenomeno.

Ringraziamo i presenti per la possibilità che abbiamo potuto offrire agli studenti credendo che interventi anche di questo tipo siano ottimi momenti d’informazione, prevenzione e sensibilizzazione.

Conferenza di Sr. Alessandra Smerilli su Economy of Francesco

L’Unione Exallievi Valsalice, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e il Tempo, vi invita alla Conferenza di Sr. Alessandra Smerilli, consigliere economico dello Stato Vaticano, sul tema della “Economy of Francesco” in programma Venerdì 19 aprile 2024, dalle ore 21.00 presso il teatro di Valsalice.

Incontro di Formazione Genitori 2024

Lunedì 22 aprile dalle ore 17.45 settimo appuntamento di Formazione Genitori su tematiche interessanti e attuali.

54° Giornata della Terra, tavola rotonda sui cambiamenti climatici

Si tratterà la tematica ambientale, molto importante e contemporanea, sotto diversi punti di vista.

Una tavola rotonda con moderatore il Prof. Antonio Varaldo e tra gli ospiti il Prof. Nicola Nurra (naturalista, biologo marino e insegnante di Biologia marina all’Università di Torino), l’Ing. Simone Contu (ingegnere per l’ambiente e per il territorio, esperto di contabilità ambientale e metabolismo sociale) e il Sig. Giorgio Brizio (giovane autore e attivista che si occupa principalmente di crisi climatica e migrazioni).

Valsalice: conferenza di suor Alessandra Smerilli su The Economy of Francesco

Notizia a cura dell’Istituto Valsalice.

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Unione Exallievi Valsalice, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e il Tempo, vi invita alla conferenza di suor Alessandra Smerilli, consigliere economico dello Stato del Vaticano, sul tema della “Economy of Francesco” in programma il prossimo 19 aprile alle ore 21.00 nel teatro dell’Istituto Valsalice.

Per la gestione degli spazi è gradita la conferma di partecipazione.

Artime, strenna per i 200 anni del sogno di Don Bosco – La Voce e il Tempo

Notizia a cura di Francesco Mosetto apparsa su La Voce e il Tempo.

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Tra le arti con le quali don Bosco sapeva educare era la strenna, che egli annunciava a fine anno a tutti i giovani dell’Oratorio. I suoi successori hanno continuato questa tradizione.

L’ultimo di essi, il neo-cardinale Ángel Fernández Artime, per la strenna del 2024, «Un sogno che fa sognare», si è ispirato al celebre sogno che Giovannino Bosco ebbe a nove anni, esattamente 200 anni fa.

Quando, il mattino dopo, lo raccontò in famiglia, il fratello più grande commentò: «Diventerai un capo di briganti». La nonna si limitò a dire che «non bisogna badare ai sogni».

In quel sogno, che si legge nelle «Memorie dell’Oratorio», egli riconoscerà la sua vocazione. «Mi sembra», scrive don Pascual Chávez, predecessore di don Artime,

«che questa pagina autobiografica offra una spiegazione semplice, ma al tempo stesso profetica, dello spirito e della missione di don Bosco. In esso viene definito il campo di azione che gli viene affidato: i giovani; gli viene indicato l’obiettivo della sua azione apostolica: farli crescere come persone attraverso l’educazione; viene offerto il metodo educativo che risulterà efficace: il Sistema preventivo; viene presentato l’orizzonte in cui si muove il suo e nostro operare: il disegno meraviglioso di Dio, che prima di tutto e più di ogni altro ama i giovani».

Nella strenna per il bicentenario del sogno, il card. Artime rileva che don Bosco lo ha lasciato scritto per dirci

«che non si tratta solo di ‘un’ sogno, ma che dobbiamo vederlo come ‘il’ sogno che avrebbe segnato tutta la sua vita – anche se allora, da bambino, non poteva immaginarlo».

Del sogno dei nove anni don Ángel mette in rilievo alcuni aspetti:

  1. Protagonisti del sogno sono i giovani. «L’intero sogno è loro e per loro. Questi ragazzi sono in perenne movimento e azione: sia quando sono aggressivi (come lupi),… sia quando, trasformati nel modo che la Signora del sogno chiede a Giovannino, diventeranno (come agnelli) ragazzi sereni, amichevoli e cordiali.»
  2. Una chiara chiamata vocazionale. Nella situazione concreta il sogno sembrava irrealizzabile; ma «è proprio questa situazione difficile che rende don Bosco (in questo momento Giovannino) molto umano, bisognoso di aiuto, ma anche forte ed entusiasta. La sua forza di volontà, il carattere, la tempra, la forza d’animo e la determinazione di sua madre, Mamma Margherita, una profonda fede sia da parte di sua madre che di Giovanni stesso, rendono tutto ciò possibile».
  3. Maria nella vita e nella missione di don Bosco. Il Personaggio del sogno affida Giovannino a Maria. In questo affidamento a Maria «c’è una enorme intenzionalità»: nel carisma salesiano a favore dei ragazzi più poveri «la dimensione del trattare con ‘dolcezza’ e la dimensione mariana sono elementi imprescindibili».

Questa è la decima delle strenne del Rettor Maggiore don Ángel Artime, che un suo stretto collaboratore, don Giuseppe Costa, ha raccolto in un bel volume, «Chiamati all’Amore con Speranza», impreziosito da tre interventi introduttivi (chi desidera il libro può richiederlo alla Direzione generale Opere don Bosco, via Marsala 42, 00185 Roma. Tel. 06-656121).

Nel primo il giornalista Enzo Romeo ricorda quanto disse Artime della sua nomina a cardinale: essa

«va considerata un dono fatto dal Papa a tutti i figli e le figlie di Don Bosco e un segno del grande affetto che Francesco nutre per i Salesiani, di cui conosce e apprezza il carisma».

Il secondo, del teologo Massimo Naro, evidenzia alcuni aspetti teologici delle «lettere pastorali» del Rettor maggiore dei Salesiani.

Il terzo intervento è di Cecilia Costa, dell’Università degli Studi di Roma Tre, la quale dialoga dal punto di vista sociologico con la ricca tematica religiosa e pedagogica delle strenne salesiane di don Artime.

Le ultime pagine della strenna sono le più originali. Per il Rettor Maggiore dei salesiani il sogno dei nove anni è «un sogno che fa sognare» e offre un messaggio attuale anzitutto ai membri della Famiglia salesiana:

«Dio fa grandi cose con strumenti semplici»; «Dio ha un sogno per ciascuno di noi, per ciascuno dei nostri giovani»; «Don Bosco ci ha mostrato che solo le relazioni autentiche trasformano e salvano»; «I salesiani (e coloro che si ispirano a Don Bosco) sono sì i figli di un ‘sognatore di futuro’, ma di un futuro che si costruisce nella fiducia in Dio e nel quotidiano immergersi e operare nella vita dei giovani, fra le fatiche e le incertezze di ogni giorno».