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Il Rettor Maggiore dei Salesiani don Artime sarà Cardinale – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo sulla nomina del Rettor Maggiore a Cardinale, a cura di Marina Lomunnno e apparso su La Voce e il Tempo.

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C’è anche il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Angel Fernàndez Artime, fra i 21 nuovi cardinali che il prossimo 30 settembre, festa liturgica di san Girolamo, Papa Francesco creerà durante il nuovo Concistoro che ha annunciato al termine dell’Angelus domenica 9 luglio.

Dei nuovi cardinali 18 sono elettoritra cui don Artime l’unico non ancora Vescovo, mentre tre sono ultraottantenni. Tra gli italiani un altro religioso, mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, dell’Ordine dei Frati minori.

Don Artime ha appreso la notizia a Torino, nella Casa Madre dei salesiani a Valdocco, tra la sorpresa e la commozione dei confratelli e dell’intera Famiglia Salesiana.

Messaggi e preghiere stanno arrivando dalle opere dei Figli di don Bosco presenti in 133 nazioni dei 5 continenti. Il pensiero del Rettor Maggiore è subito andato alla cara mamma, Isabel, mancata a Luanco in Spagna lo scorso 24 giugno, assistita dalla sorella di don Angel dopo una lunga malattia.

“Ringraziamo Dio perché entrambi i nostri genitori si sono sempre impegnati affinché i loro figli si formassero, si preparassero alla vita e facessero quello che desideravano fare per il proprio bene. Attenendosi a questi saldi principi hanno risposto, ad esempio, quando ho detto loro che volevo diventare salesiano”

ha ricordato il Rettore ai suoi confratelli.

«Domenica il Rettor Maggiore era a Valdocco in visita ispettoriale» racconta don Michele Viviano, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice «durante un colloquio con un ispettore ha ricevuto la telefonata della nomina a Cardinale e la sua reazione è stata ‘ma non scherzare’! Anche noi confratelli, increduli, appresa la notizia abbiamo aspettato dietro la porta che finisse l’incontro e lo abbiamo festeggiato tra la commozione generale. Poi tutti a pranzo con brindisi al nuovo Cardinale! Con la scelta di don Ángel viene confermata la stima e il legame anche con gli istituti di vita consacrata e in particolare con la nostra Congregazione Salesiana. Certamente questa nomina è motivo di gioia e di gratitudine per tutti noi e nello stesso tempo è un chiaro invito alla nostra grande Famiglia Salesiana nel continuare il nostro impegno di fedeltà e di amore alla Chiesa e al Papa così come don Bosco ci ha insegnato con i suoi tre amori, definiti dallo stesso Papa Francesco proprio qui nella Basilica di Maria Ausiliatrice il 21 giugno 2015 ‘tre amori bianchi: la Madonna l’Eucaristia e il Papa’».

«Come don Angel anche tutta la Famiglia salesiana è stata colta di sorpresa dal Papa» commenta don Leonardo Mancini, ispettore dei salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta «la sua nomina testimonia l’affetto e la stima che Papa Francesco ha per la sua persona e per la nostra Congregazione che don Bosco ha fondato qui a Torino per l’educazione dei giovani specialmente quelli più poveri e fragili. Siamo contenti e onorati per il dono che ci ha fatto il Papa e preghiamo per don Angel e per la nostra congregazione: se il Papa chiamerà il Rettor Maggiore ad un altro incarico dovremo trovare un’altra guida e stabilire nuovi equilibri e non sarà semplice. Ma siamo nelle mani di Dio».


La reazione dell’Arcivescovo Repole

Appena appresa la notizia della nomina a cardinale del Rettor Maggiore dei salesiani mons. Repole ha commentato:

“La creazione a cardinale di don Angel Fernandez Artime, Rettore Maggiore dei Salesiani, è un motivo di grande gioia per la Chiesa torinese, nella quale san Giovanni Bosco fondò la famiglia salesiana a servizio dei giovani, soprattutto dei giovani più poveri e soli. Mi unisco con molta felicità alla festa dei figli di don Bosco e accolgo come indicazione di speciale importanza – per me vescovo – l’accento che questa nomina pone sull’evangelizzazione dei giovani, la grande sfida del nostro tempo, il grande impegno sul quale anche la Chiesa torinese viene oggi chiamata a investire con molta forza e speranza”.

Chi è don Artime

Don Angel Fernàndez Artime è nato il 21 agosto 1960 a Gozón-Luanco, nelle Asturie in Spagna in una famiglia di pescatori; ha emesso la sua prima professione il 3 settembre 1978, i voti perpetui il 17 giugno 1984, a Santiago de Compostela, ed è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1987, a León. Originario dell’Ispettoria di León, ha conseguito la Laurea in Teologia pastorale e la Licenza in Filosofia e Pedagogia. È stato Delegato di Pastorale giovanile, Direttore della scuola di Ourense, membro del Consiglio e Vicario ispettoriale e, dal 2000 al 2006, Ispettore (provinciale).
Dopo aver fatto parte della commissione tecnica che ha preparato il 26° Capitolo Generale, nel 2009 è stato nominato Superiore dell’Ispettoria dell’Argentina Sud, con sede a Buenos Aires. Qui ha collaborato con l’allora Arcivescovo di Buenos Aires, card. Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco. Il 23 dicembre 2013 è stato nominato Superiore della nuova Ispettoria della Spagna Mediterranea, dedicata a “Maria Ausiliatrice”, ma prima di poter assumere questo nuovo incarico, lo scorso 25 marzo 2014, è stato eletto dal 27° Capitolo generale 27 nuovo Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana e decimo successore di Don Bosco. Mercoledì 11 marzo 2020 il 28° Capitolo generale tenutosi a Valdocco, nella Casa Madre dei Salesiani ha confermato don Artime Rettor Maggiore per il sessennio 2020-2026. Ora la nomina a cardinale.

I nuovi cardinali

Il prossimo 30 settembre papa Francesco terrà un nuovo Concistoro dove creerà i nuovi cardinali.

“La loro provenienza esprime l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della Terra” – ha detto Papa Francesco al termine dell’Angelus affacciato su piazza San Pietro – “L’inserimento dei nuovi cardinali nella diocesi di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la Sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo”.

Questi i nomi dei cardinali che papa Francesco creerà nel Concistoro del prossimo 30 settembre: mons. Robert Francis Prevost, prefetto del dicastero per i Vescovi; mons. Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese Orientali; mons. Víctor Manuel Fernández, prefetto del dicastero per la Dottrina della Fede; mons. Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico; mons. Christophe Louis Yves Georges Pierre, nunzio apostolico; mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme; mons. Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo; mons. Angel Sixto Rossi, arcivescovo di Cordoba; mons. Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá; mons. Grzegorz Rys, arcivescovo di Lodz; mons. Stephen Ameyu Martin Mulla, arcivescovo di Juba; mons. José Cobo Cano, arcivescovo di Madrid; mons. Protase Rugambwa, arcivescovo coadiutore di Tabora; mons. Sebastian Francis, vescovo di Penang; mons. Stephen Chow Sau-Yan, vescovo di Hong Kong; mons. François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio; mons. Americo Manuel Alves Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona; don Angel Fernández Artime, rettore maggiore dei Salesiani.

Insieme ai 18 nuovi “elettori” il Papa unirà come ha spiegato

“ai membri del Collegio Cardinalizio due Arcivescovi ed un religioso che si sono distinti per il loro servizio alla Chiesa”:

sono mons. Agostino Marchetto, nunzio apostolico; mons. Diego Rafael Padron Sanchez, arcivescovo emerito di Cumaná; padre Luis Pascual Dri, confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei a Buenos Aires.

“Preghiamo per i nuovi cardinali” ha invitato il Papa – affinché, confermando la loro adesione a Cristo, sommo sacerdote misericordioso e fedele, mi aiutino nel mio ministero di vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio”.

Festa Maria Ausiliatrice, la processione con l’Arcivescovo – La Voce e il Tempo

Di seguito, l’articolo di Marina Lomunno su La Voce e il Tempo sulle parole dell’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, al termine della processione di Maria Ausiliatrice.

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Intervento di mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, al termine della processione per la festa di Maria Ausiliatrice Basilica di Maria Ausiliatrice, Torino 24 maggio 2023

 

“C’è un virus che si insinua impercettibilmente dentro la mentalità nostra, del nostro mondo; è quel virus che ci fa pensare che ciascuno di noi si fa da solo, è artefice di sé stesso… Ma la malattia che questo virus porta è la solitudine.

Quando noi pensiamo così, quando noi viviamo così,siamo destinati a essere soli, soprattutto nel momento del bisogno, nel momento in cui avremmo necessità della cura degli altri, perché – se ognuno si fa da sé – nessuno può contare su nessuno.

È molto bella questa festa di Maria Ausiliatrice, Auxilium Cristianorum, che – attraverso don Bosco e la famiglia salesiana – è la festa della nostra Chiesa che è in Torino, è la festa di questa città, perché dice qualcosa di chi siamo noi: non donne e uomini che si fanno da soli, ma donne e uomini bisognosi di cura, sempre, in qualunque momento.

Lo vediamo di più e lo percepiamo di più in alcune situazioni: un bambino senza cura non sopravvive; un anziano senza cura non sopravvive; un portatore di handicap qualche volta senza cura non sopravvive.

Ma nessuno di noi sopravvive senza cura! E la festa di Maria Ausiliatrice ci dice che abbiamo bisogno della cura per essere donne e uomini, anzitutto della cura di Dio, che si fa presente a noi e vicino a noi con la sua tenerezza, anche con gli occhi e con lo sguardo di Maria.

Mi piace ricordare quella pagina del Vangelo in cui Maria, senza dire nulla, con il solo sguardo si rende conto del bisogno di coloro che erano alla festa e chiede l’intervento del Signore. Fa così con tutti noi, con ciascuno di noi.

E quanto più riconosciamo di avere bisogno della cura di Dio attraverso lo sguardo di Maria, tanto più comprendiamo qualcosa anche di ciò che siamo destinati ad essere: non delle donne e degli uomini che si fanno da soli, ma delle donne e degli uomini che possono prendersi cura del fratello e della sorella come espressione della cura amorevole di Dio.

Sarebbe bello ritornare nelle nostre case, questa sera, e vedere di più, in maniera più intensa, più autentica, più vera e più profonda il bisogno di cura di coloro che ci stanno vicini, nelle nostre famiglie, nel pianerottolo delle nostre case, nei nostri posti di lavoro, nelle nostre scuole, sapendo che – per quanto bella possa essere una società – ci saranno sempre delle solitudini e dei bisogni di cura che non saprà vedere; anche per questo esistiamo noi cristiani che, non a caso, invochiamo Maria Ausiliatrice e, attraverso di lei, il Signore della cura.

To-Vision, Mese Mariano in Basilica Maria Ausiliatrice e centenario Crocetta – La Voce e il Tempo

Si riportano di seguito le notizie relative alla manifestazione To-Vision creata dal liceo salesiano Valsalice, alle celebrazioni dedicate alle donne nel Mese Mariano in Basilica Maria Ausiliatrice e al centenario della casa della Crocetta, apparse sul giornale La Voce e il Tempo.

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«To-Vision», sul palco del Pala-Ruffini i sogni degli studenti torinesi

 

«You may say I’m a dreamer. But I’m not the only one»

cantava John Lennon e la finale di «To-Vision 2023», la seconda edizione del contest musicale dei licei torinesi inventato dagli studenti del Valsalice, che si è tenuta venerdì 5 maggio al Pala-Ruffini, è stata la realizzazione dei sogni di tanti ragazzi torinesi: dai molti che hanno preso parte all’organizzazione (più di 80 i volontari presenti alla serata), ai concorrenti e ai vincitori.

Ragazzi sognatori che si sono messi in gioco al 1000% e che hanno dimostrato come ai giovani basta dar fiducia e spazio per realizzare sogni. E che fosse una serata di successo lo si poteva capire anche solo dalle lunghe file davanti ai cancelli del Pala-Ruffini anche più di un’ora prima dall’inizio della serata.

Un palazzetto gremito, che è esploso di gioia all’entrata in scena dei due presentatori: il «folletto» della Melevisione Lorenzo Branchetti e l’influencer e musicista torinese Pietro Morello. Dopo una veloce presentazione, l’intervento dell’assessore torinese alle Politiche giovanili Carlotta Salerno:

«Meraviglia e contenuti ce li hanno messi i ragazzi. Noi abbiamo solo fornito un supporto logistico. Rispetto all’anno scorso siamo esplosi, chissà il prossimo!

Il rapporto con Gen Z Now, l’associazione di giovani che ha organizzato il contest, è nato grazie ad una mail.

«Ragazzi e ragazze se avete un’idea scriveteci, possiamo farla crescere assieme!».

Studenti e studentesse si sono esibiti con le loro canzoni sostenuti con applausi, striscioni e cori dai loro istituti, tanto che sul palco non sembravano salire singoli studenti, ma scuole intere. Alla fine di ogni esibizione i commenti dei giudici, sempre costruttivi con l’idea di aiutare i giovani artisti nel loro percorso di crescita personale, vero focus di tutta la manifestazione.

A decretare il vincitore non solo il parere della giuria ma anche quello del pubblico con il televoto.

Ha vinto Matteo Lesioba, del liceo Einstein, con la canzone «Hola» di Marco Mengoni, al secondo posto Frenkie dell’Istituto Agnelli. Ad aggiudicarsi il premio «social» sono stati invece Lorenzo e Francesca del Cavour.

Tra un concorrente e l’altro le esibizioni della Gypsy Musical Academy, degli Euphonia (vincitori della scorsa edizione) e i monologhi dei presentatori. Lorenzo Branchetti si è soffermato sul percorso fatto dai concorrenti:

«Non importa chi vince o chi perde, quello che conta sono i ragazzi; siete voi che trasmettete le emozioni. Il successo è trasmetterle».

Sulla forza dei sogni si è invece concentrato Pietro Morello che, partendo da «Imagine» di John Lennon, ha parlato di una grande sognatrice:

«Sara, una bambina di 7 anni conosciuta in ospedale, che da grande voleva fare il dottore per inventare una macchina che non facesse ‘bip’ mentre si dorme. Ma sapeva di star male: ‘e se non ce la faccio?’. ‘Ci penso io!’ ha detto Matteo, un altro bambino. Sara da due settimane non c’è più. Ma va bene così, lo faccio io: ho deciso che farò il medico della felicità. La felicità è una scelta ed esiste solo se la condividiamo».

A concludere la serata l’esibizione di Alfa, cantante genovese, classe 2000, con più di 600 milioni di visualizzazioni sui siti di streaming, che ha fatto cantare e ballare tutto il Pala-Ruffini.

-Emanuele Carré

Sabati mariani all’Ausiliatrice

 

La Solennità di Maria Ausiliatrice nella Basilica di Torino in questo anno è caratterizzata dai sabati mariani: «Il sabato sera al femminile»: su la forza della donna, il coraggio della donna, la bellezza della donna.

Dove in un percorso attraverso la musica lirica, sabato 13, un film documentario sulla tratta delle donne, il 20, e l’arte, sabato 27, abbiamo voluto attualizzare nell’oggi la figura di Maria Ausiliatrice perché ogni donna e ogni uomo trovi in Lei il suo modello e il suo punto di riferimento.

I protagonisti dei tre sabati sera in Basilica sono tutte artiste donne e due delle quali provenienti da Roma. Un’altra caratteristica della festa riguarda la novena in Basilica che sarà animata ogni sera da una diversa comunità salesiana presente in Torino nella Messa delle 18.30.

E poi ogni sera alle 20.30, come lo scorso anno, ci sarà la preghiera del Santo Rosario in cortile per poi spostarsi in Basilica per l’adorazione che si conclude con un pensiero sulla Madonna, la tradizionale «Buona Notte», dalla viva testimonianza di uno o due giovani/e facenti parte del gruppo che anima il Rosario in quella sera.

Nel giorno della festa l’Arcivescovo di Torino, Mons. Roberto che presiederà la processione; Mons. Carlo Mazza assistente spirituale dei Santuari d’Italia presiederà invece la celebrazione delle 11.00 con la presenza delle autorità civili e militari; Mons. Cesare Nosiglia, Vescovo emerito di Torino e Susa, presiederà la Messa delle 17.00.

Infine, ci sarà spazio per i giovani sia nella Messa delle 9.30 presieduta dall’Ispettore del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania con la presenza di tutti i ragazzi delle scuole delle FMA e dei salesiani e sia con la Messa delle 18.30 presieduta dal Rettor Maggiore con la presenza del Movimento Giovanile Salesiano.

-Marina Lomunno

Crocetta, i Salesiani da 100 anni

 

Domenica 7 maggio l’Arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, ha fatto visita all’Istituto Internazionale Don Bosco, per ricordare i cent’anni della presenza salesiana nel quartiere torinese della Crocetta, un segno di comunione con la Chiesa di Torino e un’occasione per manifestare la gioia per il dono che si è gli uni per gli altri.

Mons. Repole ha presieduto la concelebrazione Eucaristica alle 11.00 insieme al Direttore, don Marek Chrzan ed alcuni confratelli salesiani, con la presenza della comunità educativo-pastorale e di numerosi fedeli.

L’Arcivescovo ha esordito esprimendo la sua gratitudine al mondo dei salesiani per tutto ciò di preziosissimo che fanno nella Chiesa che è in Torino, ricordando anche la sua personale esperienza di ex-allievo e facendo memoria degli anni nei quali, studente di teologia, proprio alla Crocetta ha vissuto l’inaugurazione di alcuni anni accademici delle facoltà teologiche.

Nell’omelia, commentando il Vangelo della V domenica di Pasqua, si è soffermato sulla richiesta di Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta e sulla risposta di Gesù: Chi vede me vede il Padre.

«Vedendo Gesù», ha detto, «si vede la cura che Dio ha per l’umanità e per ogni persona. Le opere che Gesù compie sono espressione dell’amorevole cura di Dio».

E facendo riferimento alle parole di Gesù: ‘Vado a preparavi un posto’, ha ricordato che la nostra vera casa è il cuore del Padre e che soltanto quando siamo capaci di trovare dimora in Dio, siamo capaci di diventare dimora gli uni per gli altri.

Di qui l’invito ad essere casa per il fratello e la sorella, ad essere uomini e donne capaci di prendersi cura. Questo è il cuore della missione salesiana ed è significativo che l’omelia dell’Arcivescovo lo abbia focalizzato in questa occasione. Al termine della concelebrazione, un momento di festa con la premiazione dei tornei sportivi dei ragazzi dell’Oratorio ha chiuso la fraterna mattinata di incontro con il Pastore della Chiesa torinese.

-Monica Roncari

Valsalice, torna il talent degli studenti – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Marina Lomunno, apparso su La Voce e il Tempo, dedicato al talent “Tu si que Valsales, un talento per don Bosco” dell’Istituto Valsalice.

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Torna «Tu si que Valsales, un talento per don Bosco», il talent dell’Istituto Valsalice edizione 2023.

Dopo le selezioni avvenute lo scorso 28 gennaio, sabato 25 febbraio alle 21 nel teatro dell’Istituto salesiano di viale Thovez 37 va in scena la finale in diretta YouTube sul canale di Valsalice.

Sul palco gareggeranno i 13 allievi e allieve della scuola media e del liceo selezionati per le migliori canzoni da una giuria di qualità.

Premi anche per la miglior performance musicale e il miglior video: nella scelta del vincitore, come nelle altre edizioni, «peserà» anche il voto social di chi è connesso da casa.

Coordinano il festival con Marco Montersino, professore-musicista di Lettere al liceo, lo staff della web radio della scuola «ValsOnAir» e «Gen Z now», associazione di studenti torinesi ideatori del «ToVision», il festival canoro giunto alla seconda edizione a cui parteciperanno gli istituti superiori torinesi in programma il prossimo maggio nel Teatro Valdocco.

Il vincitore della finale di sabato rappresenterà l’Istituto Valsalice al «ToVision»: lo scorso anno furono ben 12 le scuole cittadine che presero parte alla gara, lanciata da due liceali di Valsalice.

E non finisce qui: venerdì 10 marzo, in occasione dei 10 anni dalla messa in onda di «ValsOnAir», si terrà una maratona radiofonica no stop dalle 7.30 alle 24.

Gli istituti superiori che desiderano partecipare al «ToVision» devono inviare una mail a: eventi@liceovalsalice.it.

Per informazioni: www.liceovalsalice.it.

I «Venerdì» di Quaresima a Maria Ausiliatrice – La Voce E Il Tempo

La Voce E Il Tempo, in un articolo di  Monica Roncari, scrive a proposito delle iniziative proposte dalla Basilica di Maria Ausiliatrice per questo tempo di Quaresima.

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Papa Francesco, nel messaggio quaresimale ci ricorda:

«L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce».

La preghiera vissuta più intensamente, la carità fraterna e il digiuno ci aiuteranno a vivere questo tempo e a convertire il nostro cuore.

Ecco le iniziative del cammino quaresimale proposto dalla Basilica di Maria Ausiliatrice: a partire dal 1° marzo, il mercoledì dalle 20 alle 21 (per giovani adulti fino ai 40 anni) e il sabato dalle 15.30 alle 16.30 (per adulti oltre i 40 anni) si terrà la lectio divina nel salone sotto-basilica.

Nei cinque venerdì di Quaresima, dal 24 febbraio al 24 marzo, si percorrerà la via della Croce (ore 17.30) e si potrà partecipare alle catechesi bibliche e all’adorazione eucaristica dalle 19 alle 21.

Temi delle catechesi bibliche, tutte dalle 19 alle 21: venerdì 24 febbraio Mt 4, 1-11 Gesù nel deserto vince il male; venerdì 3 marzo Mt 17, 1-9 Gesù sul monte si trasfigura; venerdì 10 marzo: Gv 4, 5-42 Gesù al pozzo dona l’acqua viva; venerdì 17 marzo Gv 9, 1-41 Gesù per via dona la vista al cieco; venerdì 24 marzo Gv 11, 1-45 Gesù a Betània risorge Lazzaro.

Il Venerdì Santo la Via Crucis si svolgerà all’esterno con l’animazione dei gruppi parrocchiali (ore 20,30).

Si ricorda, inoltre, che i confessori della Basilica saranno a disposizione dal lunedì al sabato (ore 7 – 12.30 e 15 – 19) e alla domenica: (ore 07.30 – 13; 15-19 e 20.30 –22). Sarà anche possibile partecipare alla preghiera del Vespro il sabato alle 19 e la domenica alle 16 e al Santo Rosario alle 16,30 (lunedì-venerdì) e alle 17 (sabato).

Maker Lab San Paolo – Le scuole in Oratorio: robotica e cucina per ‘imparare facendo’ – La Voce E Il Tempo

Il giornale La Voce E Il Tempo scrive sul Maker Lab di robotica e cucina organizzato nell’oratorio San Paolo di Torino.

 

Dall’articolo di Emanuele Carrè:

Robotica e cucina all’oratorio salesiano San Paolo dietro corso Racconigi a Torino. Si tratta dei «Maker Lab» in cui bambini e ragazzi possono imparare, sperimentarsi e mettere alla prova le loro capacità.

«Il tutto – spiega il direttore dell’oratorio di via Luserna di Rorà 16 don Mario Fissore, salesiano – grazie al contributo della Compagnia di San Paolo che finanzia il progetto e agli educatori e ai volontari che se ne occupano».

I laboratori, attivi dallo scorso novembre, sono declinati in due diverse proposte: una per le scuole, elementari e medie, al mattino in orario scolastico, e una al pomeriggio per tutti i bambini e i ragazzi interessati.

«Nei ‘Maker Lab’ del pomeriggio – spiega Yuri Maritano, l’educatore che segue il progetto – bambini e ragazzi di elementari (quarta e quinta) e medie possono imparare a cucinare nuove ricette e a creare un ricettario digitale nel laboratorio di cucina, mentre in quello di robotica imparano a costruire un robottino con i Lego Spike, seguendo le istruzioni e a programmarlo».

Il laboratorio di cucina per i bambini delle elementari si svolge il martedì dalle 17 alle 18.30, per i ragazzi delle medie il giovedì alla stessa ora. Le attività del laboratorio di robotica per i bambini delle elementari si tengono il mercoledì dalle 17 alle 18.30, sia per il livello base sia per quello avanzato; per i ragazzi delle medie invece il livello base è il martedì dalle 15 alle 16.30, mentre il mercoledì, nello stesso orario, si svolgono i corsi per i livelli medio e avanzato. La partecipazione è gratuita, per informazioni contattare l’oratorio al numero 011.2304700 o via mail oratorio@salesianisanpaolo.it.

«Inoltre – prosegue Yuri Maritano – abbiamo attivato un laboratorio dedicato alla comunità di minori non accompagnati accolta in oratorio: si occuperanno dell’ideazione e della realizzazione dei murales e delle decorazioni su tutti i muri della comunità».

Per quanto riguarda il laboratorio dedicato alle scuole, a cui al momento hanno aderito una classe terza della Scuola Media Felice Maritano e due prime della Bernardino Drovetti, viene proposta la creazione di una macchina del tempo virtuale: la classe viene divisa in tre gruppi, ognuno con un compito specifico: «il primo (videomaking) si occuperà di realizzare un video sull’epoca storica (scelta dai docenti) in cui dovranno ‘viaggiare’. Il secondo (robotica) si occuperà di creare e programmare un robottino, la macchina del tempo, che dovrà viaggiare lungo un plastico, rappresentante elementi storici ed artistici dell’epoca passata presa in considerazione, realizzato dal terzo gruppo (manualità)», conclude l’educatore.

Valsalice: per loro siamo tutto – Il Salice

I ragazzi della redazione de Il Salice raccontano il confronto fra gli studenti dell’Istituto Salesiano Valsalice e la vicedirettrice del Ferrante Aporti Gabriella Picco, un poliziotto penitenziario del carcere, don Silvano Oni, cappellano dell’IPM e don Gianmarco Pernice, Responsabile dell’accoglienza comunitaria per minori stranieri non accompagnati all’oratorio San Luigi. Di seguito la notizia a cura del sito de Il Salice.

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Il modello di Don Bosco ha plasmato personalità che oggi operano per i più giovani. In occasione della Festa di Don Bosco, l’Istituto Salesiano Valsalice ha ospitato per un confronto con i ragazzi del Liceo la vicedirettrice del Ferrante Aporti Gabriella Picco, un poliziotto penitenziario del carcere, don Silvano Oni, cappellano dell’IPM e don Gianmarco Pernice, Responsabile dell’accoglienza comunitaria per minori stranieri non accompagnati all’oratorio San Luigi. Le loro testimonianze hanno permesso agli studenti del Triennio di conoscere una realtà delicata e, anche se non sembra, vicina. Un incontro da seguire tutto d’un fiato. Don Oni presenta la figura di Don Bosco, che nel 1844 avviava il suo progetto educativo a Torino, dove i primi oratori accoglievano i ragazzi che vivevano per strada.

La dottoressa Gabriella Picco, con anni di lavoro alle spalle nell’IPM Ferrante Aporti, uno dei 17 in Italia, ci spiega poi che il D.P.R 448/1988 ha riformato la modalità di gestione dei ragazzi che commettono un reato. Qualunque esso sia, il ragazzo non può interrompere il processo educativo in atto. “Il processo penale per minorenni è l’ultima ratio”, spiega, a sottolineare la centralità del recupero ancor prima della punizione. Un iter non semplice e che può lasciare cicatrici profonde: dopo un fermo il minore è accompagnato in un centro di prima accoglienza dove rimane per 96 ore. Il giorno del processo la magistratura e i servizi sociali forniscono al giudice un progetto di recupero individualizzato e nell’attesa del processo sono messe in atto misure cautelari come l’assistenza sociale o gli arresti domiciliari. In situazioni difficili, avviene il collocamento in comunità. I ragazzi che hanno commesso reati gravi o quelli i cui tentativi di recupero sono falliti, entrano in carcere. Insomma, per chi viene da lontano con una storia magari drammatica alle spalle, un ulteriore prova da superare.

L’agente penitenziario ci dice poi che i ragazzi al Ferrante frequentano corsi di cucina, informatica, corsi di alfabetizzazione e percorsi di istruzione superiore. Confida: “Quando entrano per loro è il momento più difficile”. Sono spaesati, non sanno quanto tempo restano. Molti sono tossicodipendenti e la barriera linguistica è forte. Noi non siamo solo poliziotti, siamo le persone che ci sono per loro: “Siamo tutto”. In questo lavoro, dice, ci vuole coraggio perchè si affrontano situazioni delicate: alcuni ragazzi si fanno del male ma il dialogo resta la cosa più importante. Sentirsi dire un grazie è tutto, sentirselo dire da un ragazzo fa venire i brividi. E chiude: “Noi non decidiamo la loro colpevolezza, ma li salvaguardiamo in quanto le regole servono per la loro crescita: in queste situazioni siamo tutti educatori”.

Don Gianmarco parla infine della comunità che ospita 16 minori stranieri. La situazione a Torino, ci racconta, è critica: esistono liste d’attesa per emergenza freddo e molti ragazzi stranieri sono sfruttati. La cosa bella però è che vogliono vivere, sbagliare da soli, sperimentare la loro libertà. La comunità garantisce ai giovani stranieri l’insegnamento di una lingua, una formazione professionale e un affiancamento da parte degli educatori. Negli ultimi due anni, aggiunge, delle 80 persone nella comunità in San Salvario, solo tre sono in carcere. Come al tempo di don Bosco, anche oggi a Torino si avverte il bisogno di aiuto e solidarietà: “Vai per le strade e guardati intorno”, le parole di Don Cafasso a Don Bosco sono foriere di carità e arrivano dritte a noi giovani.

Se vuoi leggere l’intervista a don Gianmarco Pernice di Margherita Finello e Claudio Galloclicca qui.

Ecco l’articolo di Cecilia uscito sulle pagine del giornale La Voce e il Tempo con cui il Salice collabora per il progetto di PCTO:

 

Don Bosco torna nel carcere dei ragazzi – La Voce e il Tempo

Il giornale “La Voce e il Tempo” ha dedicato una notizia, a cura di Marina Lomunno, sulla storica visita del Rettor Maggiore ai ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile (Ipm) di corso Unione Sovietica a Torino, lo scorso mercoledì 1 febbraio. Di seguito l’articolo.

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«Quando torni?». Ha gli occhi lucidi uno dei 34 ragazzi detenuti al «Ferrante Aporti» mentre saluta il Rettor Maggiore dei salesiani don Ángel Fernàndez Ártime, decimo successore di don Bosco, che nella mattinata di mercoledì 1 febbraio ha voluto concludere le celebrazioni del Santo dei giovani all’Istituto penitenziario minorile (Ipm) di corso Unione Sovietica. E non c’è luogo più significativo del «Ferrante» per capire il carisma di don Bosco che diceva: «mi basta che siate giovani perché io vi ami assai», come ha ricordato don Ángel salutando uno per uno i ragazzi e informandosi sulla loro storia e provenienza: «io sono rumeno», «io egiziano» «io di Tangeri»…

«Sono stato nei vostri bellissimi paesi a visitare le nostre comunità e i nostri giovani. Conosco qualche parola delle vostre lingue: io sono spagnolo, sono nato in Galizia, figlio di un pescatore… ho studiato teologia e filosofia ma so molto di più della pesca che mi ha insegnato mio papà».

Così si è presentato il Rettor Maggiore ai ragazzi radunati nel salone della ricreazione, dopo un «bans» e una scenetta su don Bosco guidato dai novizi salesiani di Colle don Bosco che ogni venerdì, accompagnati dal loro maestro, don Enrico Ponte, animano «il cortile dietro le sbarre», l’oratorio del Ferrante.

«È per questo che ho scelto di diventare salesiano, 43 anni fa» ha continuato don Ángel «volevo fare il medico, ma poi ho capito che don Bosco mi chiamava a curare le anime dei più giovani, perché non ci sono buoni e cattivi ragazzi e ragazze, ma giovani che hanno avuto di meno e, come diceva il nostro santo ‘in ogni giovane, anche il più disgraziato, c’è un punto accessibile al bene e dovere primo dell’educatore è di cercare questo punto, questa corda sensibile del cuore e di trarne profitto’. Ecco perché noi salesiani amiamo i giovani. Tutti possiamo sbagliare, ma se credete in voi stessi, vi fidate dei vostri educatori uscirete di qui migliori. Il mio sogno è di incontrarvi tutti a Valdocco con i giovani che ho salutato ieri nella festa del nostro Santo».

La visita di don Ángel è storica perché mai dopo don Bosco è entrato al «Ferrante» un suo successore: l’incontro con i ragazzi detenuti prima alle Carceri Senatorie di Torino nel 1841, poi alla «Generala» nel 1855 (così si chiamava l’Ipm, allora riformatorio per minorenni) fu la scintilla che spinse il santo torinese ad escogitare soluzioni «preventive» allo sbando in cui versavano migliaia di adolescenti delle periferie torinesi.

Fu durante le ripetute visite alla «Generala», invitato dal suo padre spirituale don Giuseppe Cafasso, che nacque appunto il «sistema preventivo», pilastro dell’impianto educativo che farà di don Bosco il «santo degli oratori».

Don Bosco intuì che se ci fosse una famiglia solida, una comunità accogliente e una scuola con adulti significativi non ci sarebbero le carceri. Ed è da quei pomeriggi trascorsi con i «giovanetti discoli e pericolanti» che il santo inventa l’oratorio. Addirittura, come ha ricordato il Rettor Maggiore, don Bosco chiese il permesso di portare con sé i ragazzi per una gita fuori porta: «il direttore della Generala acconsentì, ma se solo un giovane non fosse rientrato, in carcere ci sarebbe finito don Bosco. Ma tutti tornarono in cella».

Parole che colpiscono i ragazzi che ascoltano don Ángel senza fiatare, cosa non usuale qui, commentano alla fine dell’incontro gli educatori e gli agenti.

La presenza del carisma di don Bosco al «Ferrante» non è mai venuta meno: una targa nell’ala più antica dell’Istituto ricorda le sue visite alla «Generala» ed è tradizione che i cappellani siano salesiani. Tra i cappellani «storici» l’amato don Domenico Ricca, andato in pensione lo scorso anno dopo oltre 40 anni di servizio, che qui ha riaperto la cappella a cui alcuni dove alcuni benefattori hanno donato le statue di don Bosco e di Maria Ausiliatrice. Ha preso il suo testimone il confratello don Silvano Oni, che ha organizzato la visita del Rettor Maggiore con la collaborazione della vicedirettrice Gabriella Picco, dei formatori, degli insegnanti e degli educatori.

«In questi giorni spediremo una lettera a Papa Francesco» annuncia don Silvano «con le foto del presepe che a Natale abbiamo allestito con i ragazzi, la maggior parte non cristiani: per questo è una natività in cui i personaggi non hanno volto. Verso la capanna si avvicina in mare un barcone con tanti giovani migranti come alcuni dei nostri ragazzi che hanno lasciato la loro terra e qui sono soli e preda dell’illegalità. Il loro salvagente per ora siamo noi. E la richiesta al Rettor maggiore di tornare tra loro è il segno che don Bosco parla ancora al cuore dei  ragazzi più fragili di oggi».

-Marina Lomunno

All’Agnelli resiste la Sala della Comunità – La Voce e il Tempo

Si riporta l’articolo dedicato al Cinema-Teatro Agnelli di Torino, a cura di Marta Gentile, e un resoconto degli appuntamenti in programma per la Festa di Don Bosco, apparsi su La Voce e il Tempo.

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Ritorniamo a parlare dei cinema di quartiere con il racconto della realtà del Cinema-Teatro Agnelli, a Mirafiori Sud (via Sarpi 111). Si tratta di una Sala della Comunità in cui si uniscono la proiezione di film di seconda visione e l’organizzazione di spettacoli ed iniziative culturali.

Il teatro nasce negli anni Quaranta insieme all’opera salesiana e da sempre costituisce un punto di riferimento per il territorio ed i suoi abitanti. Abbiamo chiesto al responsabile della gestione del cinema, Michele Dettoni, quali sono le principali sfide che l’opera si trova a dover affrontare in un periodo ancora così delicato per le sale cinematografiche.

«Nell’ambito della crisi generale che stiamo vivendo, la ripresa delle seconde visioni è stata faticosa e l’attenzione posta alle spese e ai costi è molto alta», spiega Dettoni, «capita a volte di dover tenere chiuso per mancanza di titoli».

Nonostante le criticità, la sala rimane un presidio culturale in un quartiere urbano in cui sono sempre più̀ carenti i servizi.

«Il nostro pubblico abituale è costituito perlopiù da persone anziane, mentre i giovani sono maggiormente coinvolti nell’attività̀ del gruppo ‘Teatro dell’Ora Junior’».

Si tratta di una realtà, come nel caso del Cinema-Teatro Monterosa in Barriera di Milano, fortemente radicata nel quartiere.

Se è vero che le sfide rimangono molte, è altrettanto vero che si cerca di non restare immobili attraverso la promozione di varie iniziative: vale la pena ricordare l’«arena estiva» come ripartenza del 2021, dopo la chiusura durante la pandemia, l’iniziativa «Circoscrizioni al centro» promossa dal Comune di Torino, e le collaborazioni con la compagnia Assemblea Teatro.

«Lo scorso ottobre il cinema Agnelli è stato l’unico a proiettare in prima visione il film di Paolo RuffiniRagazzaccio’ (2022), in cui l’attore protagonista era proprio un ex animatore dell’oratorio Agnelli», conclude il responsabile del cinema, «in questa occasione molti ex animatori sono tornati a popolare la sala e si è creato un vero e proprio momento di ritrovo nello spirito delle sale della comunità̀».

Per informazioni sul Cinema-Teatro Agnelli: www.cineteatroagnelli.it.

-Marta GENTILE

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Segnaliamo infine, la pagina dedicata agli appuntamenti in programma per la Festa di Don Bosco presso la Basilica Maria Ausiliatrice, al Colle Don Bosco e nelle case di Chieri, Crocetta (che festeggia anche il proprio centenario), Bra e Rivoli.

Inaugurazione dei nuovi spazi del CNOS-FAP di Alessandria – La Voce e il Tempo & La Voce Alessandrina

Le riviste “La Voce e il Tempo” e “La Voce Alessandrina” hanno dedicato due articoli all’inaugurazione dei nuovi spazi del CNOS-FAP di Alessandria da parte del Vescovo, mons. Guido Gallese, e di alcuni maestri del lavoro. Di seguito gli articoli apparsi sui due siti.

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La Voce e il Tempo

Don Bosco è con noi in officina

Nuova vita per la sede Cnos-Fap di Alessandria, l’ente di formazione professionale salesiano punto di riferimento per tutta la provincia per i giovani e gli adulti che devono riqualificarsi per reinserisi nel mondo del lavoro. Mercoledì 12 ottobre, alla presenza del Vescovo, mons. Guido Gallese e di alcuni «maestri del lavoro», sono stati inaugurati i nuovi locali del Centro.

Don Mauro Mergola, direttore della casa salesiana di Alessandria, già parroco a San Salvario a Torino, ha sottolineato la vicinanza dei salesiani con il tessuto sociale dei luoghi in cui sono presenti; don Pietro Mellano, direttore del Cnos-Fap di Alessandria, ha evidenziato l’importanza del lavoro come impegno sociale e ha riassunto come i tre settori della formazione professionale di Alessandria (Meccanica industriale, Meccanica dell’automobile, Operatore dei Servizi d’Impresa) vadano in quella direzione, grazie all’impegno quotidiano di tanti formatori che proseguono la pedagogia di don Bosco. Don Alberto Martelli, direttore generale del CnosFap Piemonte e direttore della Scuola Media e del Cnos di Valdocco di Torino, ha detto agli allievi come il futuro passi anche dalle loro mani, come il lavoro crei dignità, come i Centri di formazione professionale dei salesiani nati a Valdocco investano energie personali ed economiche in questa direzione, per il bene dei ragazzi. I cavalieri del lavoro presenti, hanno ricordato ai ragazzi la bellezza dell’impegnarsi sul lavoro e l’importanza della sicurezza.

È stata poi consegnata ad un’allieva meritevole, Chayma El Hammioui, una borsa di studio in memoria del defunto padre Felice Gilardi (anch’egli cavaliere del lavoro). Il Vescovo ha invitato i ragazzi a pensare che lavorare non è lo scopo della vita: il lavoro è un mezzo per realizzare qualcosa nel mondo secondo i nostri talenti:

«impegnatevi a trovare il vostro talento nascosto».

Accompagnati da una delegazione di ragazzi è seguita la visita ai nuovi ambienti (uffici, mensa, le aule): pensati secondo la pedagogia di don Bosco: valorizzare

«l’intelligenza nelle mani».

La Voce Alessandrina

Il Vescovo inaugura i nuovi spazi del Cnos-Fap

Intervista a don Pietro Mellano

Mercoledì 12 ottobre si è svolta l’inaugurazione dei nuovi spazi del centro di formazione professionale Cnos-Fap di Alessandria (corso Acqui 398), con la presenza di monsignor Guido Gallese.

«Io sono arrivato ad Alessandria con la pandemia, ed erano impensabili visite di questo tipo. Adesso, che siamo un po’ usciti dal “tunnel”, ci è sembrata una bella occasione per invitarlo e fargli conoscere da vicino questa realtà e i nostri giovani. Siamo una scuola cattolica, ma ospitiamo ragazzi di tantissime culture e religioni. Cerchiamo di spiegare loro il nostro modo di educare, vicino a San Giovanni Bosco. E per questo ci sembrava importante far conoscere il Pastore della nostra realtà ecclesiale»

ci racconta don Pietro Mellano, da tre anni direttore del Cnos-Fap alessandrino. Una realtà importante del nostro territorio che conta 130 allievi, nella fascia dai 14 ai 19 anni, e circa un centinaio di adulti per i corsi diurni.

Don Pietro, quali spazi avete inaugurato?

«Lo scorso anno abbiamo sistemato e aperto una nuova ala del centro di formazione. Il Centro, così, si è arricchito di una serie di uffici attinenti alla segreteria didattica, amministrativa e all’amministrazione. E poi un’altra zona dedicata a uffici che si chiamano “sportello al lavoro”: si tratta di un servizio importante che cura la relazione tra gli allievi dei tre settori professionali (meccanica industriale, meccanica dell’automobile, operatore ai servizi d’impresa, ndr) e il mondo del lavoro, ovvero le aziende. Nel percorso formativo dei nostri ragazzi, infatti, sono in programma stage operativi nelle aziende. Per questo è fondamentale il dialogo con loro. Ma non solo…».

Prego.

«Abbiamo anche una zona aperta al pubblico: su appuntamento riceviamo persone che stanno cercando di capire come ricollocarsi nel mondo del lavoro. Ma anche se devono approcciarsi a percorsi di formazione, o ex allievi che vogliono cercare o cambiare lavoro. Uno può dire: “Ma non ci sono già agenzie interinali?”. Sì, ma il plus che ha il nostro sportello è quello della formazione. Possiamo coniugare corsi, per giovani o adulti che effettuiamo lungo l’anno formativo, e opportunità di lavoro. Avevamo, quindi, il desiderio di fare un’inaugurazione di questi spazi, con il taglio del nastro e la benedizione del nostro Vescovo».

Un’occasione speciale, anche per un altro motivo.

«Sì, perché è stata consegnata la prima borsa di studio “Felice Gilardi, Maestro del lavoro”. La signora Paola Gilardi, in memoria del padre, maestro del lavoro, ha voluto fare una donazione a un nostro allievo meritevole: a riceverla, una ragazza del secondo anno. È stato un momento simbolico, significativo e utile per sottolineare ai nostri giovani che chi fa bene viene riconosciuto e premiato».

Obiettivi futuri?

«Abbiamo lanciato un nuovo percorso che si chiama “Saldo carpenteria”. Dura solo un anno ed è rivolto ai giovani dai 17 ai 20 anni. È legato al settore meccanico, per ragazzi con situazioni difficili e insuccessi scolastici, affinché possano tornare ad avere fiducia in loro stessi. E, tramite uno stage di 300 ore, poter dare, da subito o in prospettiva, un’opportunità nel mondo lavorativo. La risposta è stata molto buona: abbiamo 15 allievi, ma aumenteranno. Stiamo anche lavorando per evitare la dispersione scolastica, un flagello che connota l’Italia e, in particolare, l’alessandrino. È un momento storico complicato per i ragazzi, ma non dobbiamo perderne neanche uno. Un altro obiettivo è fare rete con tutte le realtà sociali del territorio che si occupano di giovani, dispersione e famiglia. E anche di persone diversamente abili: lavoreremo per dare loro delle opportunità, perché con un percorso ad hoc possono dare tanto. Sono certo che otterremo dei buoni risultati».