Si pubblica un articolo proveniente dal “settimanale della diocesi di Novara“, a cura di Andrea Gilardoni, riguardo ai cento anni di presenza della casa Salesiana sul territorio novarese:
La città che si trasforma, la società che muta e i giovani stessi, con le loro famiglie, che cambiano volto, fraglità, bisogni. Un secolo è un arco di tempo lungo per tracciare un bilancio di una presenza su un territorio, ma per la famiglia salesiana (che quest’anno festeggia proprio i cento anni di una delle sue scuole a Novara, l’Istituto di Maria Ausiliatrice), quello che emerge è ciò che non è mutato nel tempo: la forza, alimentata dal carisma trasmesso dal fondatore, nell’essere accanto alla nuove generazioni, accompagnandole a diventare adulti e dando loro gli strumenti per prendere in mano la propria vita. all’indomani della prima guerra mondiale, così come oggi, al tempo dei nativi digitali e della società liquida.
“Quando aprì la scuola era in viale Roma: si pensava ad un’altra presenza, dopo quella dell’Istituto Immacolata in centro – spiega la direttrice, suor Daniela Rei delle Figlie di Maria Ausiliatrice -. C’era il giardino di infanzia, corsi di cucito per le ragazze e poi l’attività di catechesi”. Negli anni ’50 la scuola si sposta in via Battistini, dove si trova oggi: nuova sede, nuove strutture – che oggi accolgono circa 470 alunni tra materna ed elementari -, ma con lo stesso stile. “Famiglia” e “casa” salesiane. Sono questi i termini che usiamo sin dalla nostra fondazione. E non a caso: l’idea è quella di esser come una seconda famiglia per i ragazzi e bambini – prosegue suor Daniela -. E’ un servizio ai genitori, ma è anche la nostra vocazione di attenzione ai giovani. La qualità della proposta formativa “curricolare” della Maria Ausiliatrice e di tutte le nostre scuole, non può prescindere da questo stile di relazione con i piccoli e con le famiglie.
Un servizio vissuto non come un’organizzazione sperata e chiusa, ma in stretta collaborazione con la comunità cristiana:
Collaboriamo al catechismo nella parrocchia del Sacro Cuore e siamo nel consiglio pastorale.
Ed è questo il secondo filo rosso che cuce la storia dei salesiani a Novara. Anche per l’istituto maschile, che ha appena terminato di festeggiare, nel 2018, il 125° della fondazione.
Il percorso insieme alla pastorale giovanile diocesana, ma anche con l’UPM Novara Sud. E poi il lavoro con Sant’Egidio per i giovani migranti e la collaborazione con le parrocchie della città e dei paesi vicini per dare risposte ad alcuni casi di bisogno. Non sono elementi residuali o marginali del nostro lavoro, ma un impegno costante,
spiega il direttore del San Lorenzo don Giorgio Degiori. In istituto che sin dalla fondazione e dalla scelta del nome – quello del santo, terzo vescovo della diocesi – dice di un stretto legame con Novara. E di una pervicacia e testardo coraggio evangelico, anch’essi ereditati dal fondatore:
Don Bosco venne a Novara nel 1865, per parlare con il Vescovo di allora su possibili sviluppi della Congregazione in questa Diocesi. Fu don Rua a decidere di fondare, nel 1893, la nostra casa. Il primo salesiano a giungere qui fu don Giovanni Ferrando. Arrivò da Torino: aveva 29 anni, 50 centesimi in tasca e chiese ospitalità agli oblati di San Marco,
racconta don Giorgio. Anni da pionieri, che oggi proseguono con un impegno su più fronti:
Oggi la nostra casa si sviluppa su quattro settori:
- la scuola media ed il liceo scientifico;
- l’oratorio;
- il convitto universitario;
- il Santuario di Maria Ausiliatrice.
C’è poi una grande attività sportiva pomeridiana. E oltre che con Sant’Egidio, abbiamo iniziato due progetti: uno con la comunità islamica della città ed uno con i giovani ucraini, la cui presenza è davvero significativa nella nostra città.