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Anche i salesiani riflettono sulla cultura del vino – La Stampa

Sabato 7 maggio alle 21, in occasione della manifestazione «Nizza è barbera» organizzata dall’enoteca cittadina, a Nizza Monferrato si riflette sulla cultura del vino. Don Egidio Deiana ci proporrà una serata dedicata al tema «Vita e viti per un vino buono» a cui seguirà l’inaugurazione della mostra con materiale originale e originario dall’America Latina alle suore del Monferrato, dalla terra di don Bosco. Di seguito la notizia pubblicata su La Stampa, a cura di suor Paola Cuccioli.

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In occasione della manifestazione «Nizza è barbera» organizzata dall’enoteca cittadina, anche alla «Madonna» si riflette sulla cultura del vino. Don Egidio Deiana ci proporrà una serata, sabato 7 maggio alle 21, dedicata al tema «Vita e viti per un vino buono»; seguirà l’inaugurazione della mostra con materiale originale e originario dall’America Latina alle suore del Monferrato, dalla terra di don Bosco a Nizza Monferrato.

Per i salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, infatti, la coltura e la cultura del vino hanno radici antiche, a partire dal loro fondatore, don Giovanni Bosco. Il 15 marzo alcuni sindaci del Monferrato e i vignaioli piemontesi hanno proposto nell’ambito di Golosaria, la rassegna di cultura e gusto del Club Papillon, di elevare il santo a protettore dei viticoltori. Sembra, infatti, che don Bosco abbia scritto un libro, «L’enologo italiano», verso la fine del 1844, in cui spiegava in modo semplice e divulgativo la coltura della vite, le condizioni di una buona cantina, la preparazione di botti e tini e come produrre vino. Nel «Galantuomo», editato nella collana mensile «Le letture cattoliche», sempre don Bosco scrive nel 1857:

«Il vino fa bene, se buono e bevuto con discrezione; l’eccesso nel bere abbrevia la vita ed è causa infausta di guai e di miseria per tante famiglie».

Giovanni Bosco, imparò da giovane a lavorare la vite e non a caso dunque, nelle vigne del Monferrato, Don Bosco portò spesso i suoi ragazzi a vendemmiare e a festeggiare la Madonna del Rosario, e legato al vino è anche l’episodio della sua guarigione del 1840: dopo un anno di dolori e un mese di costrizione a letto guarì mangiando del pane al miglio e bevendo un bottiglione di vino che gli donò mamma Margherita.

Anche alla Madonna c’è ancora oggi una collina chiamata «la vigna» per ricordare come in passato le suore coltivassero la vite e producessero il vino. A partire dal 2018 su quella stessa collina il Centro Formazione Professionale di Nizza ha realizzato un nuovo impianto di vigneto strutturato come «vigna didattica» per tutti i ragazzi che frequentano corsi nell’ambito agricolo: passione, formazione e innovazione sono alla base della formazione delle salesiane di don Bosco oggi. Pensando all’agricoltura in questo territorio non si poteva non tornare alle origini con la formazione dedicata al settore principe del Monferrato «la vitivinicoltura».

Proprio dalla maggior parte delle colline del Monferrato furono trasportate in terra di missione le barbatelle per poter produrre vino e insegnare ai ragazzi un mestiere che ricoprisse tutti gli ambiti della filiera: dalla coltivazione alla produzione di etichette. Come non ricordare i salesiani di Betlemme con il vino della pace; la cantina di Mendosa modello e facoltà universitaria, i vari centri professionali in Italia e all’estero.

-suor Paola Cuccioli