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Fare del Bene a Tutti (?) con il Weekend Savio Club 2018 al Colle

Appuntamento sotto la Galleria del Vento del Colle don Bosco per gli oltre quattrocento ragazzi partecipanti al Weekend SAVIO, dove un folto gruppo di animatori li attendeva con ansia per l’avvio dell’esperienza.
Due i gruppi: le prime e seconde medie, con don Stefano Mondin, suor Carmela Busia e don Giovanni Bianco si sono focalizzati sul “far del bene agli altri”. Si tratta del quarto ingrediente della “ricetta della santità”, consegnata da don Bosco a Domenico Savio. I tre passi precedenti (Gioia, dovere ben fatto e preghiera) sono stati compiuti nell’anno e mezzo che è alle spalle.
Attraverso giochi, scenette sulla vicenda degli apostoli (sempre in cammino e mai pienamente arrivati) e testimonianze di giovani universitari i ragazzi più piccoli hanno visto come il donarsi faccia innescare la gioia. La scelta degli amici, lo spendere il tempo invece che sprecarlo, l’accorgersi dell’altro riempiono cuori e regalano luce.
La veglia serale, nella Basilica superiore, ha visto comporsi a poco a poco la scritta dei quattro ingredienti, via ad una vita nella Vita.
Le terze medie si sono tuffate inizialmente nell’allegria, giochi e balli. Guidati poi da Don Fabiano Gheller e Sr Paola Casalis, delegati di Animazione Vocazionale, i ragazzi hanno guardato in faccia  il tema di questa due giorni: la SCELTA. Atto di volontà e preferenza con cui ci si confronta per ogni frammento della vita. Impastate di dubbi, difficoltà, frustrazione nell’individuo, le nostre scelte ci chiedono di orientare chi vogliamo essere. Un confronto costante, dunque, con se stessi, con chi ci conosce, il cosiddetto “amico dell’anima”, con il progetto e il sogno che ciascuno coltiva per sé e quello che Dio ha riservato per ciascuno dei suoi figli.

Il gioco iniziale, mutuato dal video-game  “Super Mario”, chiedeva di fare scelte graduali e “rischiose”: persino il momento della vittoria esigeva una scelta ben precisa.

Successivamente, in quel della Casa dei Giovani – Scaiota, non sono mancati i gruppi di condivisione e confronto. Alternando sempre momenti di gioco libero e formazione, in serata ognuno è salito alla Basilica Inferiore del Colle don Bosco con una candela, per la preghiera conclusiva. Il mattino della domenica è stato riempito da un dosaggio equilibrato, composto da confessioni, testimonianza, laboratorio manuale e confronto con la Parola.

Dopo la convivialità e il gioco libero, la Messa finale ha concluso l’esperienza. L’équipe ha salutato i ragazzi che – sotto un’abbondante nevicata – rientravano nelle loro realtà. Si portavano a casa un po’ di quella santità suggerita da Domenico Savio che rivolgendosi a don Bosco, disse: “Io sono la stoffa: lei ne sia il sarto; dunque mi prenda con sé e farà un  bell’abito per il Signore”.

Ecco una testimonianza dei tanti partecipanti al weekend Savio, Sofia, una giovane dell’Oratorio San Luigi di Torino, così descrive l’esperienza vissuta a Colle don Bosco con il Savio Club:
Sabato 24 febbraio siamo partiti dall’oratorio San Luigi per raggiungere Colle Don Bosco, dove si sarebbe tenuto il weekend organizzato da Savio Club, per tutti i giovani delle scuole medie del Piemonte e della Valle D’Aosta. E’ stato anche per me, con i miei venticinque anni, la prima volta e non sapevo cosa ci avrebbe aspettato, nonostante le iniziali diffidenze siamo riusciti a creare un bel gruppo di otto ragazzi. Quando siamo arrivati ci siamo trovati di fronte ad una realtà molto più grande del nostro oratorio, ci siamo trovati davanti a tantissimi visi nuovi (i partecipanti erano ben 450, con una settantina tra animatori e volontari!). Nonostante questi grandi numeri, hanno saputo accoglierci e gli animatori ci hanno fatto sentire subito protagonisti di questo grande gruppo. Il tema del Weekend era ‘Fare del Bene a Tutti (?)’, ogni gioco, preghiera o momento di condivisione era impostato su questo tema. ‘Qual’è il bene che avresti potuto fare? Qual’è il bene che potresti fare?’: queste sono alcune delle tante domande che hanno creato spunti di riflessione per i ragazzi, domande di cui necessitano, perché le risposte ci sono, ma hanno solo bisogno di qualcuno che li aiuti a tirarle fuori. Possiamo concludere che questo Savio Club è andato alla grande e ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato per l’organizzazione di queste indimenticabili giornate.”
Sofia

Intervista al sig. Giuseppe Ruaro

Si segnala e riporta l’intervista al salesiano coadiutore Giuseppe Ruaro che il giornale cuneese “La Guida” ha pubblicato.

Il ringraziamento alla redazione che ha realizzato l’articolo, a don Michele Molinar e a Matteo Rupil che hanno realizzato le interviste che compaiono nella pagina dedicata alla vita parrocchiale.

Da sei mesi la comunità salesiana è composta da quattro salesiani sacerdoti e da due salesiani laici: il mitico signor Botto e il signor Giuseppe Ruaro, familiarmente “Beppe”.

Ve lo facciamo conoscere strappandogli una intervista.

Di quali luoghi sei originario?

Sono nato a Gattinara, provincia di Vercelli, tra Vercelli e Biella. I miei genitori vivono a Roasio a circa 20 Km da Biella. Ho un fratello sposato, anche lui exallievo salesiano e sono zio di un ragazzo di 30 anni che è già sposato.

Da quanto tempo sei salesiano?

Sono entrato in noviziato, a Pinerolo, nel 1985 a 20 anni e ho fatto la prima professione nell’86; dunque da 32 anni sono salesiano.

Come hai conosciuto i Salesiani?

Andando a scuola nel collegio del Colle don Bosco ho seguito le orme di mio fratello che ha quattro anni più di me. Al Colle ho frequentato le medie e ho continuato con la formazione professionale, settore grafi co per editoria e stampa. Negli anni del collegio ho conosciuto una vita extra scolastica tipica di ogni casa salesiana e mi è piaciuta per il clima di amicizia, familiarità e di sano divertimento che si viveva nel gioco, nella preghiera e nella formazione umana.

Come hai deciso di farti salesiano?

La vita in collegio era condita di molta preghiera e vita spirituale (S. Messa per classi, ritiri, preghiera quotidiana ed esercizi spirituali una volta l’anno) accompagnata da Salesiani che ci seguivano per classi e poi anche personalmente. In estate la proposta educativa non si interrompeva; andavamo a Vinadio per due o tre settimane e tra il divertimento, sport e formazione continuavamo uno stile piacevole che poco per volta mi attraeva.

C’è una figura di Salesiano che ti ha particolarmente colpito?

Dovessi dire di un Salesiano particolare non saprei identificarlo; quello che mi colpiva era un gruppo di Salesiani che formavano una comunità al nostro servizio e soprattutto il gruppo dei Coadiutori ( salesiani laici): erano tanti, ognuno originale, e pieni di vitalità; dal laboratorio al cortile, compresa la coltivazione in campagna, l’orto, la stalla e persino la panetteria interna.

Perché proprio la figura del Coadiutore?

Perché i coadiutori erano più vicini al mio desiderio di servire il Signore in una attività professionale. Mi colpiva in loro il don Bosco che iniziava scuole elaboratori professionali per avvicinare i ragazzi attraverso attività e insegnare loro un mestiere.

Il più bel ricordo che hai, da Salesiano, della vita che hai trascorso al Colle?

Il Colle è una casa particolare nella nostra Congregazione: è il luogo della nascita e infanzia del nostro Fondatore e quindi è un luogo di richiamo per tutta la Congregazione. Soprattutto nel Bicentenario della nascita di don Bosco, in molte altre occasioni confluivano al Colle giovani, Salesiani, Suore e gruppi della Famiglia Salesiana da tutto il mondo. L’aver vissuto tanti anni sui luoghi di don Bosco e lì conosciuto centinaia di confratelli da tutto il mondo lo considero un dono e una responsabilità per trasmettere la santità salesiana incarnata in don Bosco ma anche mamma Margherita, Domenico Savio, don Cafasso… che hanno reso famose quelle terre e arricchito la Santità nella Chiesa.

Damasco, le bombe sui civili: la lettera di Don Mounir

L’international Press Agency “Pressenza” ha pubblicato in questi giorni il comunicato stampa a cura di Missioni don Bosco che riporta le parole del Direttore dei salesiani Don Bosco Damasco – Siria, Don Mounir Hanachi, con la sua accorata richiesta ai mezzi d’informazione per “rompere il silenzio assoluto che avvolge la tragedia che sta vivendo il popolo siriano, per non parlare della manipolazione dell’informazione da parte di tanti mass media in occidente”.

 

Cari amici,

vi scrivo in questi giorni in cui la capitale della Siria vive momenti difficili. È sempre stato così, in questi sette anni di guerra in Siria, ma in questi giorni si soffre ancora di più. Vengono lanciati tanti missili e colpi di mortaio sulla capitale dal Ghouta, zona della periferia di Damasco piena di Jihadisti dell’Isis e tanti altri gruppi islamici fondamentalisti che cercano di fare della Siria il loro califfato. Tanti missili stanno causando tanti morti civili e bambini, tante scuole hanno chiuso le porte.  É stato ordinato il coprifuoco in tutta Damasco. Tanta è la paura dalla gente e dei bambini.

Anche noi dell’oratorio salesiano abbiamo sospeso tutte le attività. I ragazzi solitamente arrivano con i pullman all’oratorio, per cui può essere pericoloso fargli attraversare la città. Abbiamo detto a tutti loro di stare in casa fino ad un miglioramento della situazione. Che al momento non arriva.

Spero la mia voce possa giungere a tutti voi, voglio rompere il silenzio assoluto che avvolge la tragedia che sta vivendo il popolo siriano, per non parlare della manipolazione dell’informazione da parte di tanti mass media in occidente.

Mi affido tutti voi, amici. In questo tempo di Quaresima, tempo di preghiera e ritorno a Dio Padre. Che il sole della risurrezione tocchi i cuori dei potenti e torni la pace in questa terra martoriata.

Noi continuiamo a sostenere le famiglie in difficoltà.

Con affetto,
Don Mounir Hanachi
Direttore dei salesiani Don Bosco Damasco – Siria

 

Comunicato a cura dell’Ufficio Stampa Missioni don Bosco

I Digital Native alla scoperta de “I giochi di una volta” a Pinerolo

Nell’ambito del progetto “Scuola e tempo libero, tempo di successo formativo”, la parrocchia Spirito Santo di Pinerolo, in collaborazione con la Biblioteca Interculturale ADLIS, offre ai bambini delle scuole elementari l’opportunità di passare pomeriggi in compagnia, giocando e imparando il valore dei materiali di riutilizzo alla riscoperta dei giochi “di una volta”.

Il Laboratorio per i bambini e bambine delle elementari “I giochi di una volta” si terrà  Martedì 6, 13, 20 Marzo dalle ore 16,45 alle 18,15 presso la Biblioteca Interculturale ADLIS della Scuola Elementare “F.Parri”.

Ecco la locandina per le informazioni aggiuntive:

 

 

 

Le “24 ore per il Signore” stabili, instancabili e abituali con la “movida spirituale” di San Salvario e e le iniziative di Maria Ausiliatrice

Anche quest’anno il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione propone la 5ª edizione di “24 ore per il Signore”, nei giorni di venerdì 9 e sabato 10 marzo. Il tema di quest’anno è un’espressione del Salmo 130: “Presso di te è il perdono”: il desiderio è quello di aprire il cuore per farvi entrare la vita di Dio, che lo cambia e lo trasforma e rende felici.

Si pubblica il reportage di “Famiglia Cristiana” a cura di Lorenzo Montanaro, Alberto Laggia e di Maria Elefante che ritraggono, attraverso la loro penna, alcune realtà parrocchiali “sempre aperte” del Piemonte, del Veneto e della Campania che cercano di offrire anche in orari insoliti, e non solo in occasione delle “24 ore per il Signore”, iniziative diverse all’insegna della preghiera e delle confessioni. Qui di seguito, una parte del reportage, che si affaccia alle porte dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice:

L’anima della notte

VIAGGIO NELLE CHIESE APERTE ANCHE DOPO IL TRAMONTO

IL 9 E 10 MARZO IN TUTTA ITALIA PREGHIERE E CONFESSIONI NON STOP IN OCCASIONE DELLE “24 ORE PER IL SIGNORE”, UN APPUNTAMENTO ANNUALE VOLUTO DA PAPA FRANCESCO. MA CI SONO CITTÀ IN CUI QUESTA È UNA REALTÀ QUOTIDIANA. O QUANTO MENO SETTIMANALE. SIAMO ANDATI SUL CAMPO A VEDERE DOVE E COME.

PARTENDO DAL PIEMONTE

DAL KEBAB ALL’INCENSO, L’ALTRA “MOVIDA”
Le iniziative dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice

di Lorenzo Montanaro

«In chiesa non vado mai, non so nemmeno se sono credente. Però qui, a quest’ora di notte, c’è qualcosa di speciale: un silenzio che mi piace». Entrano alla spicciolata, qualcuno dopo aver dato l’ultimo sorso al bicchiere di plastica che tiene in mano o l’ultimo morso a un trancio di pizza. C’è chi, all’ingresso, si fa un segno di croce. Chi si guarda un po’ intorno, come per “assaggiare” l’aria.

Di solito si fermano cinque o dieci minuti, ma c’è anche chi si trattiene più a lungo. Entrano perché le porte sono spalancate. Già, una chiesa senza confini e senza barriere. Aperta sulla piazzetta che ogni fine settimana viene invasa da migliaia di ragazzi in cerca di divertimento e locali alla moda. Aperta al punto da assorbire voci, rumori, perfino odori. Dal kebab all’incenso. È

un chiaro esempio di quella Chiesa in uscita voluta da papa Francesco. Ma questa parrocchia ha “giocato d’anticipo”. Questione di un soffio. Era infatti il 2 marzo 2013 (11 giorni prima dell’elezione di Bergoglio) quando don Mauro Mergola, salesiano, parroco della comunità Santi Pietro e Paolo, nel cuore del multietnico quartiere torinese di San Salvario, decise di tenere aperta la chiesa il sabato notte per incontrare i “ragazzi della movida”. Doveva essere un esperimento, legato alla Quaresima. Invece, dopo cinque anni di rodaggio, la “movida spirituale” è una realtà stabile e affermata. Un’esperienza di frontiera. Sì, perché

nelle notti di San Salvario si incontra di tutto. Accanto al divertimento sano, c’è il dolore urlato nello sballo: il consumo di alcol è elevatissimo, come quello di stupefacenti (cannabis, il cui odore dolciastro si sente ovunque, ma anche cocaina e droghe sintetiche dagli effetti devastanti). A questo mondo dai mille volti, chiassoso quanto ignorato, la parrocchia non risponde con la condanna, ma con la presenza. «Noi stiamo sulla porta» racconta Paulo Bošković, salesiano croato, che a Torino si prepara per l’ordinazione sacerdotale. «Tanti ragazzi si avvicinano per incontrarci e fare domande. È il segno di un desiderio spirituale vivo, nonostante tutto».

Tra mezzanotte e le due c’è un flusso continuo di gente che varca le porte della chiesa. Si tratta, per lo più, di piccoli gruppi di ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Sara e Laura, entrambe diciottenni, sono entusiaste. «La proposta ci piace molto. È bella la possibilità di un istante di preghiera, magari prima di un’uscita di gruppo con gli amici». Se per loro la vita di parrocchia è esperienza quotidiana, c’è anche chi arriva da percorsi diversi. «No, non mi definirei credente, almeno non nel senso  tradizionale» dice Lorenzo, anche lui neomaggiorenne. «Eppure qui vengo spesso. Mi piace il contrasto tra il frastuono di fuori e la calma che si respira oltre la porta». Chi vuole può scrivere su un foglietto di carta la sua personale domanda e pescare da un

cestino una citazione biblica. In piedi davanti all’altare, don Mauro incontra tutti e con tutti condivide una parola, un saluto, un preghiera. «Affidiamo al Signore esperienze e persone care. Insieme diamo un senso a questo momento. A volte, qualcuno mi chiede di confessarsi».

Col buio ha a che fare anche la proposta che arriva dal santuario di Maria Ausiliatrice, cuore pulsante del mondo salesiano. Alle 21 della domenica c’è la Messa, ma, specialmente in questa Quaresima, già dalle 20.30 sono disponibili quattro o cinque confessori. E la fila di fedeli (soprattutto universitari e giovani coppie) è continua. «Non è solo questione di comodità» osserva il rettore, don Cristian Besso. «La sera è il tempo della riflessione. Come ci ricordano tanti passi biblici, è l’ora in cui l’uomo sente l’angoscia delle giornate che sfumano via, a volte nel non senso. In quest’ora è prezioso l’incontro spirituale».

 

Ecco, il reportage integrale:

Binomio Giovani-Politica: ecco le voci raccolte a San Salvario

La campagna elettorale è in dirittura d’arrivo. Cosa ne pensano i giovani? Un termometro della sensibilità e del disagio giovanile rispetto al tema politico viene offerto da un video realizzato – grazie all’idea lanciata dal parroco e responsabile dell’Oratorio San Luigi, don Mauro Mergola – da “Sala Giovani DB” mediante una collezione di risposte date dai tanti ragazzi che abitualmente si riversano nelle strade di San Salvario.  Buona Visione!

Lituania – La presenza salesiana alla Fiera Internazionale del Libro

Si è appena conclusa a Vilnius la Fiera Internazionale del Libro della Lituania, giunta alla sua 19a edizione. Dal 22 al 25 febbraio nello spazio del Palazzo delle Esposizioni ben 67.000 visitatori hanno preso parte alla manifestazione.

La stampa cattolica lituana ha partecipato con un unico padiglione collettivo in cui ogni editore ha potuto presentare le proprie produzioni, mostrando l’unità spirituale delle varie testate ed editrici. Anche il Bollettino Salesiano lituano (stampato dal 1927 in edizione propria nella lingua baltica) è intervenuto per tutta la durata della Fiera, grazie a 11 giovani volontari che si sono dati il cambio nei 4 giorni di lavori.

Oltre la rivista si sono potute presentare e diffondere anche le altre pubblicazioni salesiane in lituano, tra cui le biografie di san Giovanni Bosco e di san Domenico Savio. Molti sono stati coloro  che si sono interessati su come ricevere per posta la rivista e gli altri libri in futuro. La Fiera Internazionale del libro di Vilnius ha ospitato ben 35 editori della Lituania e 38 venuti dall’estero (Bielorussia, Estonia, Germania, Oman, Polonia, Russia, Spagna, Ucraina). Lo slogan della Fiera di quest’anno era “Leggo la Lituania, leggo il mondo intero” e ben si è prestato anche alla presentazione della stampa cattolica, il cui padiglione ha riscosso molto gradimento tra i vari partecipanti e visitatori.

 

Nella foto: il vescovo emerito di Vilnius, card. Audrys Juozas Backis, si sofferma presso lo spazio riservato al Bollettino Salesiano, dove i volontari facevano estrarre ai visitatori dei bigliettini con delle frasi di Don Bosco.

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Parla padre Mounir di Damasco. «Ghouta non è un quartiere di vittime perseguitate dal regime. È l’esatto contrario. »

Si pubblica la testimonianza, rilasciata alla alla testata Tempi.it, di Padre Mounir Hanachi , sacerdote salesiano nato ad Aleppo, da qualche anno parroco a Damasco e direttore del centro salesiano della parrocchia di San Giovanni Bosco, un oratorio che ospita oltre 1200 giovani dalla seconda elementare all’università, “per concedere loro qualche ora al giorno di serenità, di servizi essenziali come l’acqua e l’elettricità che in casa non hanno. Ecco perché ci siamo chiamati Oasi di pace”, come afferma Padre Mounir. L’oratorio è stato momentaneamente chiuso per ragioni di sicurezza.

 

Siria. «Su Ghouta voi europei raccontate una verità parziale. Quelli sono terroristi»

Parla padre Mounir di Damasco. «Ghouta non è un quartiere di vittime perseguitate dal regime. È l’esatto contrario. Sono anni che sparano missili sulla capitale, uccidono innocenti, poveri civili»

«Lo so cosa scrivono i media da voi in Italia e in tutto l’Occidente sulla guerra che si sta combattendo a Ghouta. Raccontano solo una faccia della medaglia, nessuno si preoccupa del nostro dramma». Si confida così a tempi.it padre Mounir, 34 anni, originario di Aleppo ma residente a Damasco, dove si occupa di un oratorio con oltre 1.200 giovani. Il salesiano fa riferimento ai durissimi scontri di questi giorni tra l’esercito del governo di Bashar al-Assad e le formazioni terroristiche che difendono Ghouta orientale, nella periferia della capitale. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, organizzazione vicina agli estremisti, negli ultimi giorni sarebbero morte quasi 300 persone nel sobborgo.

«Nessuno però parla dei civili, tanti bambini, uccisi qui dai colpi di mortaio, anzi, dai missili che vengono sparati da Ghouta», continua il sacerdote. Molte scuole nei quartieri di Damasco più colpiti dall’artiglieria ribelle sono state chiuse per sicurezza, al pari di molti negozi. I colpi di mortaio, infatti, cadevano spesso vicini agli istituti e nelle ore di uscita dei ragazzi. Da settimane anche i salesiani hanno dovuto chiudere il loro centro: «Era troppo pericoloso. Noi abbiamo degli autobus che girano per la città e raccolgono i ragazzi per portarli al centro, dove giochiamo, studiamo, facciamo catechismo ma ora per prudenza li lasciamo a casa, perché per strada potrebbero essere colpiti dai missili».

Il bombardamento di Ghouta si è intensificato nell’ultima settimana, perché il governo prepara l’assalto finale per riprendere il quartiere. «Tutto il giorno si sentono gli aerei dell’esercito che sorvolano la capitale. Spero che l’attacco cominci presto e che la zona venga finalmente liberata, come è stata liberata Aleppo», continua padre Mounir, ricordando che «Ghouta non è un quartiere di vittime perseguitate dal regime, come raccontate voi. È l’esatto contrario. Sono anni che sparano missili sulla capitale, uccidono innocenti, poveri civili. Quanti sono i bambini morti qui di cui nessuno parla? Questi non sono l’opposizione, sono terroristi, vengono da ogni parte del mondo, e l’esercito siriano ha il diritto di difendere la dignità dei siriani e il paese».

Il prossimo mese la Siria entrerà nel suo ottavo anno di guerra e padre Mounir non si fida più delle trattative di pace condotte dalla comunità internazionale: «Non stanno risolvendo niente, parlano ma non fanno nulla». Il sacerdote è stato ordinato cinque anni fa a Torino, ma ha scelto di lasciare l’Italia e tornare a Damasco per «servire il mio popolo in difficoltà». In questi giorni, però, le sue attività sono limitate al minimo perché «il governo ha consigliato a tutti di non muoversi di casa, se non per attività strettamente necessarie, perché molte zone della capitale sono sotto tiro. Nonostante questo cerchiamo di stare vicini ai nostri ragazzi e alle nostre famiglie».

Pare Mounir ha vissuto in Italia, ma ora non riesce più a leggere i giornali nostrani: «Ho visto come date le informazioni: sempre parziali, sempre nascondendo una parte della verità, addirittura truccando le foto», continua. «Voi di Tempi siete tra i pochi che avete il coraggio di raccontare tutta la verità. Io lo so che il governo siriano non è costituito da santi né da angeli, c’è la corruzione come in tanti altri paesi. Però dovete capire che la maggioranza della popolazione siriana, che soffre come e più degli altri, si fida di questo governo, nonostante i suoi sbagli. Voi europei invece appoggiate i terroristi che colpiscono la gente innocente. Questo è inaccettabile e qualcuno deve dirlo».

(fonte: Tempi.it)

Si segnala, qui di seguito, anche il video di Missioni don Bosco che, 4 anni fa, ha realizzato un’intervista con Padre Hanachi Mounir, raccontando la sua esperienza in Siria, terra di missione travagliata da una guerra che non accenna a fermarsi.

 

Inoltre, si pubblica qui di seguito l’articolo apparso su ANS relativo alla dichiarazione di G. Pettenon sulla chiusura dell’oratorio di don Mounir a Damasco:

“Come dimenticare…?”
Il ricordo indelebile della martoriata Siria nelle parole del sig. Pettenon

Mi si è gelato il sangue nelle vene”. In questo modo il Presidente di “Missioni Don Bosco”, sig. Giampietro Pettenon, SDB, commenta la notizia della sospensione delle attività presso l’oratorio salesiano di Damasco, ben sapendo che, per arrivare ad una simile decisione, la realtà nella capitale siriana deve essere arrivata a livelli di gravità inauditi. Il sig. Pettenon aveva visitato la Siria con una troupe di Missioni Don Bosco nello scorso autunno e per questo ha scritto questa commovente lettera, che qui riportiamo:

 

Cari amici,

ieri leggendo le notizie delle agenzie di stampa mi si è gelato il sangue nelle vene, notando che veniva comunicata l’interruzione dell’attività dei Salesiani a Damasco, a causa della situazione drammatica che sta vivendo la capitale siriana in questi giorni di intensi combattimenti. Solo quattro mesi fa eravamo a Damasco, loro ospiti. Rivedo i volti dei giovani che abbiamo conosciuto, dei Salesiani della comunità locale, degli adulti che gravitano attorno all’oratorio per i servizi di cucina, pulizia, manutenzione. Ad ottobre erano tutti pieni di speranza per la fragile tregua che c’era in quel periodo e tutti si auguravano che il peggio fosse passato. Purtroppo così non è stato.

Se il direttore – don Munir – e i confratelli dell’oratorio hanno deciso di chiudere la struttura per evitare ulteriori rischi per la vita dei giovani che lo frequentano, significa che la situazione è davvero drammatica. Come dimenticare le lacrime che sgorgavano abbondanti quando ci raccontavano della paura avuta durante i precedenti bombardamenti? Come dimenticare i nomi dei loro familiari che ci venivano da loro descritti prima che una granata o un colpo di mortaio ne facesse scempio? Come dimenticare la grandissima dignità e la fede autentica di queste persone, vittime innocenti, che non si fermavano a piangere sui drammi vissuti, ma erano pronti a raccontarti i sogni e le speranza per il futuro? Come dimenticare?

In pochi giorni sono tornati al terrore dei vetri infranti per lo scoppio di ordigni, alla mancanza di corrente elettrica per buona parte della giornata, alla carenza di cibo perché andare a fare la spesa è un rischio, e poi, dove comprare qualcosa? I mercati e i negozi faticano ad approvvigionare le derrate da vendere perché i trasporti sono quasi del tutto interrotti; le strade sono i luoghi più pericolosi…. Senza contare la forte pressione psicologica che la paura alimenta in tutti, compresi i Salesiani che non aprono le porte dei cortili ai ragazzi, ma continuano ad accogliere padri e madri di famiglia che vengono a bussare discretamente alla porta per chiedere un aiuto per poter mangiare qualcosa…

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Celebrazione solenne per i 100 anni della Repubblica di Lituania: Vilnius festeggia con i suoi parrocchiani

A Vilnius, in Lituania, venerdì 16 Febbraio sono stati celebrati i 100 anni della Repubblica di Lituania, numerosi i festeggiamenti per l’occasione. Un paese in festa che ha visto tutte le chiese suonare alle 12:30 in ricordo dell’indipendenza.

La parrocchia salesiana Vilnius, dedicata a Don Bosco, si è unita alla celebrazione non solo suonando le campane, ma anche celebrando una messa eucaristica solenne, a cui hanno preso parte numerosi parrocchiani, il tutto accompagnato da fumogeni dai colori della bandiera nazionale: giallo, verde e rosso.

 

Mentre il fumo saliva al cielo, i parrocchiani entusiasti hanno cantato spontaneamente vari canti patriottici. Questi 100 anni di indipendenza sono stati segnati da grandi gioie e soddisfazioni nazionali, ma anche da grandi sofferenze dovute all’occupazione sovietica per 45 anni e alla conseguente persecuzione religiosa e culturale. Proprio per questo la festa è stata così sentita dalla popolazione, e i Salesiani vi hanno preso parte in forma piene e in stile proprio.

C’è da non crederci: un musical sulla vita di Don Bosco all’Agnelli

Venerdì 2 marzo 2018, presso il salone delle feste dell’Istituto E. Agnelli di Torino, i ragazzi della parrocchia San Francesco di Sales di Torino presentano “C’è da non crederci” il musical sulla vita di Don Bosco.

La prenotazione è obbligatoria.

Per info e prenotazioni passare in portineria o telefonare allo 011-6198311.

I biglietti si potranno ritirare gratuitamente presso la segreteria.