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Che ci faccio io qui? I bambini nelle carceri italiane

Si segnala l’editoriale di M. Lomunno della redazione di Avvenire, nel quale ha illustrato la mostra organizzata dall’Associazione “A Roma, insieme” dal titolo “Che ci faccio io qui? I bambini nelle carceri italiane“: una bella analisi su storie poco note tra le madri in carcere e i loro figli negli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Buona lettura!

In cella col biberon: mancano strutture

Sono 50 i figli di detenute nelle carceri italiane. Mostra fotografica a Torino

La legge 62/2011 per valorizzare il rapporto tra le madri in carcere e i loro figli ha disposto l’istituzione di «Istituti a custodia attenuata per detenute madri» (Icam) che permettono di scontare la pena in ambienti con un ruolo di comunità e che non siano un semplice nido.

Attualmente però sono solo 5 gli Icam – Milano San Vittore (dove è stato avviato il primo progetto), Veneziaiudecca, Torino “Lorusso e Cutugno”, Avellino Lauro e Cagliari – che, secondo la legge, possono ospitare mamme con bambini fino ai 6 anni in ambiente famigliare mentre, dove non esistono, i bimbi vengono reclusi nelle sezioni “nido” (in questo caso fino ai 3 anni) allestite presso le sezioni femminili dei penitenziari. Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, le detenute madri con figli al seguito presenti nelle carceri italiane al 31 agosto 2018 erano 52, con 62 bambini (di cui 33 italiani e 29 stranieri). Presso gli Icam è garantita l’assistenza sanitaria attraverso il coinvolgimento della rete dei servizi materni infantili sanitari e territoriali e dei medici che operano nei penitenziari. «Mamme e bimbi sono ristretti in 12 strutture penali, di cui 4 Icam (nella comunità del carcere di Cagliari al momento non sono presenti mamme con prole) mentre 8 sono ancora le vecchie sezioni nido nei reparti femminili – precisa Bruno Mellano, garante dei detenuti della Regione Piemonte –. Purtroppo ancora una trentina di bimbi non hanno la possibilità di scontare la loro “pena forzata” con le mamme negli Icam, vivendo in condizioni che non rispettano i diritti dei fanciulli. La speranza è che in tutte le sezioni femminili delle carceri italiane vengano allestite comunità Icam come prevede la legge, per permettere a tutte le madri detenute di assicurare un’infanzia simile agli altri bambini».

A guardarle bene, quelle 50 fotografie di bimbi ritratti dietro le sbarre, figli di mamme detenute, viene spontaneo pensare: «Ma che infanzia è questa?». Così non c’è titolo più azzeccato per la mostra fotografica inaugurata lunedì a Torino e e aperta fino al 17 ottobre presso l’Ufficio relazioni con il pubblico della Regione (via Arsenale 14): «Che ci faccio io qui? I bambini nelle carceri italiane».

Una situazione poco conosciuta che per fortuna, ad oggi, riguarda “solo” poco più di 50 mamme con figli fino a 6 anni (su 2551 donne detenute in Italia). Ecco un passeggino vuoto fuori da una cella (lo scatto è la copertina del catalogo, curato dall’Agenzia Contrasto), poi un pallone su una branda, mamme che tengono per mano il figlioletto aggrappate alle sbarre, che allattano nel cortile del penitenziario o che disegnano con i loro bimbi nello spazio angusto dei
corridoi delle sezioni. Sono alcune delle immagini della rassegna che, opera di un gruppo di fotografi e organizzata con la Conferenza dei volontari della giustizia di Piemonte e Valle d’Aosta e l’associazione di volontariato “A Roma, insieme”, nell’intenzione del curatore Bruno Mellano, garante regionale del Piemonte, «offre uno spaccato di vita delle donne con figli piccoli in carcere».

«La mostra – ha sottolineato Francesca Romana Valenzi, direttore dell’ufficio Detenuti e trattamento del Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria piemontese – vuole sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto ci sia ancora da fare per applicare la legge che nel 2011 dettava la realizzazione di Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam): luoghi che avessero le caratteristiche di una casa-famiglia, all’interno del penitenziario ma fuori dalle sezioni in modo che i bambini potessero crescere accanto alle loro mamme nell’età delicata della prima infanzia ma lontani dal clima carcerario».

Una legge necessaria per non far ricadere sui figli le colpe delle madri, ma che ancora non è stata attuata: attualmente sono solo 5 gli Icam, su 15 carceri in cui sono presenti mamme con figli in età prescolare.

Tra i penitenziari con progetto Icam c’è Torino che – ha ricordato la garante dei detenuti del Comune, Monica Cristina Gallo – «ospita 11 mamme e 15 bimbi in una palazzina separata, un ambiente simile a una casa, e i piccoli frequentano nido o asilo comunale del vicino quartiere Vallette. Inoltre dallo scorso anno abbiamo inserito all’Icam due giovani in servizio civile: un’esperienza positiva che ha favorito la conoscenza di una realtà sommersa».

Conferma la necessità di «spazi mamma-bambino ad hoc» nei penitenziari anche don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del minorile torinese “Ferrante Aporti”: «I figli delle ragazze detenute, per lo più no-madi, hanno portato alla vita dell’istituto benefici ben superiori ai disagi organizzativi; sono una presenza che ci ha obbligato a organizzare la vita detentiva secondo il modello della comunità (per esempio dotandoci di uno spazio cucina per biberon e pappe) ma soprattutto sono serviti a svelenire il clima, a renderlo meno carcerario.

Era naturale che diventassero figli di tutte le detenute e anche del personale di custodia, spesso giovani mamme, che sentivano naturale insegnare alle madri ancora adolescenti come si accudisce un bimbo».

A.A.A. volontario tutore Msna cercasi: ecco la risposta del Piemonte

La fotografia del nostro Paese è sempre più nitida sul tema Minori Stranieri Non Accompagnati: oltre 17.000 sono i migranti minori senza famiglia in Italia. Nel 2016, secondo il ministero del’Interno, sono sbarcati in Italia 25.846 minori stranieri non accompagnati, più del doppio dei 12.360 dell’anno precedente (+108%). I minori soli sono il 14% dei 181.436 migranti sbarcati sulle nostre coste.
Così, nella scorsa primavera, arriva una legge che rivede in maniera organica l’accoglienza dei MSNA. La legge n. 47 del 7 aprile 2017, infatti, mira a rafforzare le tutele garantite ai minori stranieri non accompagnati, oggetto spesso di traffici da parte di organizzazioni criminali e assicurare una maggiore omogeneità nell’applicazione della normativa. L’affidamento famigliare sarà la prima risposta da dare a questi ragazzi, mentre in ogni Tribunale arriverà un albo di tutori volontari.

La risposta della compagine piemontese a questa emergenza è stata immediata: oltre duecento le candidature dei cittadini (giornalisti, pensionati, medici, avvocati e tanti altri) ai bandi emanati in estate per il reclutamento
dei tutori.

I Salesiani, che da sempre si occupano di minori (nello specifico, una trentina di MSNA a Torino sono affidati ai salesiani), hanno diffuso in questi mesi grazie a Salesiani per il sociale (Scs/Cnos), l’ente della congregazione che si occupa delle strutture professionali, case famiglia, comunità alloggio, centri diurni di accoglienza, servizi educativi territoriali in tutta Italia, in cui, ogni giorno, viene seguito e portato il genio educativo di Don Bosco,  un utile opuscolo sulla figura del tutore volontario.

Inoltre, qui di seguito, un’ampia e lucida analisi sul tema, apparsa su “Avvenire” del 10 Settembre 2017, a cura della giornalista A. Mariani e M. Lomunno.

 

Tra i provvedimenti della Giunta regionale la formazione dei docenti a cura del CNOS-FAP

Il CNOS/FAP del Piemonte organizza corsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) dedicati ai docenti delle scuole secondarie di secondo grado della Regione Valle d’Aosta, previsti dal piano regionale dell’offerta formativa per l’anno scolastico 2017/2018, per un importo complessivo di 6 mila 500 euro. I corsi saranno realizzati dal CNOS/FAP del Piemonte, che metterà a disposizione uno staff composto da formatori con competenze diverse, in modo da rispondere alle esigenze che emergeranno nei diversi indirizzi professionali.

Questo è quanto emerge dal Comunicato Stampa della Giunta regionale della Valle d’Aosta riportato integralmente qui di seguito.

16.03 – La Scuola che include: CONVEGNO INSEGNANTI DI RELIGIONE 2017

LA SCUOLA CHE INCLUDE: ATTUALITA’ E PROSPETTIVE

Riflessioni e buone pratiche

Ciascun alunno è diverso dagli altri: per stili di apprendimento, per provenienza, per capacità relazionali ed emotive, o magari perché si tratta di un bambino con bisogni educativi speciali. Ma come realizzare una didattica realmente inclusiva?

EllediciScuola, l’Ufficio Scuola della Diocesi di Torino e Regione Piemonte e le associazioni professionali AIMC E UCIIM organizzano il CONVEGNO INSEGNANTI DI RELIGIONE (IdR) 2017 Piemonte e Valle d’Aosta cercando di riflettere intorno all’attuale tema dell’inclusione scolastica in una Scuola in continuo cambiamento.

L’appuntamento è per Giovedì 16 marzo 2017 dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 16.15 presso il Teatro Grande Valdocco, Via Sassari 28/B – 10152 Torino.

Visita la pagina del convegno sul sito di Elledici

Nuovo sportello informativo all’Istituto Tecnico Agrario “Don Bosco” di Lombriasco

Lombriasco diventa sportello informativo Regione Piemonte.

Grazie all’avvio anticipato, da parte di Oata Liberi professionisti, dell’attività informativa ai sensi del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1:Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo, l’Istituto Tecnico Agrario “Don Bosco” di Lombriasco (TO) mette a disposizione delle aziende agricole un nuovo punto informativo gratuito.

Lo sportello è aperto dal 3 ottobre 2016 tutti i lunedì e giovedì mattina e durante questi orari gli imprenditori agricoli della zona avranno a disposizione la consulenza gratuita di un tecnico qualificato sulle principali focus area del nuovo Piano di Sviluppo Rurale:

  • Focus Area 2A (Prestazioni economiche delle aziende agricole);
  • Focus Area 2B (Ricambio generazionale e qualificazione giovani agricoltori);
  • Focus Area 3A (Integrazione nella filiera, filiere corte, mercati locali, O.P.);
  • Focus Area 3B (Prevenzione e gestione dei rischi aziendali);
  • Focus Area 4A (Biodiversità e il paesaggio, aree natura 2000);
  • Focus Area 4B (Gestione delle risorse idriche, dei fertilizzanti e fitofarmaci);
  • Focus Area 4C (Gestione dei suoli, prevenzione dell’erosione);
  • Focus Area 5A (L’uso efficiente dell’acqua in agricoltura);
  • Focus Area 5C (Approvvigionamento e utilizzo di fonti rinnovabili);
  • Focus Area 5D (Riduzione delle emissioni di gas serra e ammoniaca);
  • Focus Area 5E (Sequestro del carbonio nel settore agricolo);
  • Focus Area 6B (Sviluppo locale nelle zone rurali).

Questa iniziativa, unita ai numerosi convegni e alle attività di formazione per le aziende agricole, fa parte di un complesso progetto di rinnovamento dell’Istituto Tecnico Agrario “Don Bosco” di Lombriasco (TO), da sempre punto di riferimento per l’agricoltura Piemontese.

Durante il prossimo biennio, grazie alla collaborazione con Oata Liberi professionisti, l’Istituto “Don Bosco” metterà a disposizione delle realtà rurali del territorio diverse attività dimostrative e informative legate ad una moderna agricoltura.

Nel primo mese di attività di sportello si sono già riscontrati numerosi contatti, questo conferma che gli imprenditori agricoli del territorio hanno bisogno di un supporto tecnico professionale e preparato che sia in grado di guidarli nell’utilizzare al meglio tutte le misure del PSR 2014-2020.

Presso questo punto informativo le aziende troveranno sempre un tecnico libero professionista in grado di fornire loro, gratuitamente, tutte le informazioni relative alle principali problematiche del settore e a orientarle verso una soluzione ottimale.

Punto di forza di questo sportello è il fatto che si inserisce all’interno del complesso didattico sperimentale dell’Istituto Tecnico Agrario Salesiano di Lombriasco, permettendo di sviluppare direttamente in loco non solo l’attività di sportello ma anche una serie di eventi dimostrativi e informativi sulle principali novità del settore.

Un’altra funzione importante dello sportello riteniamo che sia quello di essere un punto di ascolto delle principali problematiche del mondo rurale Piemontese in modo tale da permettere all’Istituto Tecnico Agrario “Don Bosco” di continuare ad essere un centro all’avanguardia e di riferimento per l’agricoltura.

Per ulteriori informazioni, visita il sito.