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24/03: A tu per tu con l’autore di BUONGIORNO, PROFESSORE!

Cosa accade a scuola durante l’ora di religione?
Una domanda difficile, alla quale Andrea Monda, autore del libro edito da Elledici “BUONGIORNO, PROFESSORE!, ha provato a rispondere grazie all’esperienza maturata con il programma televisivo Buongiorno Professore! (34 puntate andate in onda su TV2000). Lo scrittore, nonché saggista e docente di religione egli stesso, ha cercato di indagare sul segreto di quell’unica ora settimanale, rilevando una verità importante: la scuola è innanzitutto una relazione tra persone, il professore e gli studenti, così diverse per età, linguaggi e sensibilità e che, forse, quell’unica ora di religione potrebbe rivelarsi molto edificante nel percorso di crescita e di studio dei ragazzi.

I ragazzi di Andrea Monda hanno scritto i testi per le meditazioni della Via Crucis del Papa del prossimo Venerdì Santo, 30 marzo 2018, al Colosseo a Roma.

Un riconoscimento ai giovani, alla scuola e agli insegnanti da parte di Papa Francesco che affida i testi della Via Crucis del venerdì santo ai liceali romani guidati dal loro professore di religione, Andrea Monda.

Questo il punto di partenza che innescherà una riflessione più ampia in occasione della presentazione del libro, Sabato 24 marzo 2018 alle ore 17,00 presso il Salone Don Bosco a Valdocco (Via Maria Ausiliatrice, 32 – Torino).

Con l’autore, interviene Francesco Antonioli de “Il Sole 24 Ore“. L’introduzione dell’incontro sarà a cura di Don Valerio Bocci, Direttore Generale Editrice Elledici.

 

 

La TV entra nelle aule scolastiche e diventa un libro “Buongiorno, professore!”

BUONGIORNO, PROFESSORE!
di Andrea Monda
Da un programma televisivo di TV2000, uno “spaccato” di vita scolastica e la fotografia reale di un insegnamento della religione che offre agli insegnanti e agli studenti infinite possibilità di discussione e crescita personale e di gruppo

Che cosa accade a scuola durante l’ora di religione? Domanda difficile anche se tutti sanno che questa è l’ora diversa da tutte le altre, l’unica facoltativa e affidata alla libera scelta degli studenti.
Questo libro, edito da ELLEDICI, raccontando l’esperienza del programma televisivo Buongiorno, professore! ideato dal professor Andrea Monda per TV2000, riesce a penetrare all’interno delle pareti scolastiche per cercare di carpire il segreto di quell’unica ora settimanale che però può incidere, forse più delle altre, sulla vita quotidiana dei giovani. E così ci rivela che la scuola è innanzitutto una relazione tra persone, il professore e gli studenti, così diverse per età, linguaggi e sensibilità ma tutte legate insieme dalla curiosità rispetto a quel mistero che chiamiamo vita.

Nota introduttiva dell’autore

Il presente libro contiene un bel pezzo di vita (per quanto un testo di parole possa contenere la vita), fatto di esperienze diverse che si sono accumulate negli anni, mediante un processo di successive stratificazioni.
All’inizio c’è stata la mia scelta, nell’autunno dell’anno 2000, di dedicarmi all’insegnamento della Religione e quindi questi diciassette anni di attività nelle classi superiori di Roma.
Poi l’anno scolastico 2014-2015 fu accompagnato dalla rubrica settimanale Parole perdute del quotidiano Avvenire, nella quale raccontavo il paradosso per cui il linguaggio del Cristianesimo fosse diventato un idioma straniero in Italia e anche per gli studenti di un liceo classico del centro di Roma.
L’anno successivo è partita la prima stagione del programma di Tv2000 Buongiorno, professore!, 34 puntate dal settembre 2015 al giugno 2016, che si possono ritrovare qui, fedelmente raccontate.
Per essere appunto più “fedele” ho deciso di rivedere il programma, puntata dopo puntata, vivendo così la strana sensazione che porta con sé ogni re-visione. Buongiorno, professore! è un docu-reality, le puntate cioè non sono “recitate”, le battute dette dal professore e dagli studenti non sono scritte, ma spontanee. Tutto è girato di filato, senza stacchi, come si suole dire «buona la prima». Nessuno, tranne me, nel momento in cui era dato il ciak, conosceva l’argomento che si sarebbe affrontato, proprio come avviene nelle lezioni scolastiche, quelle «vere». E nessuno, nemmeno io, sapeva come si sarebbe sviluppata la lezione perché dallo spunto iniziale la conversazione prendeva poi delle pieghe sorprendenti, spesso impensabili.
Anche per questo il lavoro di re-visione è stato faticoso e divertente, e a volte, con molta discrezione, ho aggiunto qualcosa a integrare la lezione, quel “qualcosa” che spesso, uscendo dalla classe, mi veniva in mente con il rammarico di essermelo dimenticato. Mi sono voluto quindi regalare una «seconda possibilità», cosa che peraltro avviene ogni anno scolastico, quando riprendo degli argomenti che da anni affronto seguendo il programma dell’insegnamento della Religione cattolica. È il fascino dell’oralità, per cui ogni lezione, anche sul medesimo argomento, viene sempre diversa da quella precedente sul medesimo argomento, un fascino che spero di aver conservato in questa strana “fotografia” della mia attività di professore, esperienza che mi sta gratificando da quando, nel 2000, la scelsi quasi casualmente (ammesso che il caso esista, io non ci credo), ma questa è un’altra storia.

L’autore:

Andrea Monda, scrittore e saggista è docente di religione. Collabora con diverse testate giornalistiche, tra le quali Il Foglio, Avvenire, L’Osservatore Romano. Ha ideato e condotto su TV2000 il docu-reality che porta il titolo di questo libro.

 

Viaggio in Cisgiordania e nella “casa del pane” salesiana

Terra Santa, giovani e un forno: questi gli ingredienti principali che videro l’inizio del lavoro instancabile di don Antonio Belloni che, con l’appoggio dell’amico Don Bosco, avviò un progetto – che ancora oggi resiste con Padre Piergiorgio Gianazza –  in quelle terre profondamente dilaniate dai conflitti.

Qui di seguito viene riportato integralmente l’articolo de “La Stampa” a cura della giornalista Cristina Uguccioni, che ripercorre le tappe principali di questa storia, testimoniando una convivenza sana tra religione, fratellanza e pace.

Betlemme e quel forno che unisce cristiani e musulmani
Storie di convivenza tra credenti in Cristo e islamici. Viaggio in Cisgiordania, dove i salesiani accompagnano e sostengono la popolazione rafforzando i legami fra le due comunità

Questa storia – che segue le tracce del buon seme della prossimità in un’area del mondo segnata da tensioni e conflitti – inizia nella seconda metà dell’Ottocento quando don Antonio Belloni, sacerdote ligure, parte in missione per la Terra Santa. Qui fonda una piccola congregazione impegnata nell’educazione dei giovani e apre alcune strutture in tre località. A Betlemme inaugura un grande orfanotrofio, in cui i bambini iniziano a vivere e studiare, e un forno per garantire il sostentamento dell’opera. Passano gli anni e, desiderando assicurare continuità alla propria congregazione, il sacerdote comincia a coltivare il desiderio di unirsi ai salesiani. Manifesta il proposito all’amico don Bosco, che acconsente. Nel 1891 i primi salesiani giungono in Terra Santa e si mettono al lavoro insieme a don Belloni.

Molte opere, un solo fine
Oggi in Palestina i salesiani (di una decina di nazionalità) continuano a operare nelle strutture ereditate dal sacerdote ligure e ne hanno fondate di nuove. A Betlemme l’orfanotrofio, che non ha più studenti interni, è una scuola professionale: 150 ragazzi dai 15 ai 18 anni seguono i corsi triennali mentre 160 dai 18 ai 30 anni frequentano quelli rapidi, della durata di un anno. È stato aperto un grande oratorio al quale si sono poi aggiunti un museo del presepio e un centro artistico per la produzione di manufatti in madreperla, ulivo e ceramica realizzati secondo la tradizione locale. Intanto, ininterrottamente dalla fine dell’Ottocento, il forno continua a offrire buon pane. Molte attività, un solo fine: educare i giovani preparandoli ad affrontare la vita, rafforzare il legame sociale, sostenere la popolazione prendendosi cura di chi ha più bisogno.

I buoni rapporti
«Qui a Betlemme, dove i cristiani costituiscono il 33% della popolazione (sono circa 12.000 persone), le nostre opere sono frequentate da giovani cristiani e musulmani (in maggioranza) e vi lavorano persone di entrambe le religioni. La convivenza è sempre stata buona e sono nati anche rapporti di sincera amicizia», racconta padre Piergiorgio Gianazza: 72 anni (di cui 56 trascorsi in Medio Oriente), è vice-provinciale dell’ispettoria salesiana del Medio Oriente (che comprende 6 nazioni), vive a Betlemme e insegna teologia dogmatica presso la sezione di Gerusalemme della Facoltà Teologica della Università Pontificia Salesiana di Roma.

Il sistema educativo
I genitori musulmani iscrivono molto volentieri i loro figli alla scuola salesiana, che considerano un polo educativo di eccellenza. «Si sono resi conto che non facciamo distinzioni in base alla fede e mostrano sincero apprezzamento per il sistema educativo di don Bosco i cui pilastri sono ragione, religione e amorevolezza: ossia dialogo e confronto, riconoscimento della dimensione religiosa come dimensione costitutiva dell’essere umano, stile accogliente e premuroso nei rapporti», dice padre Piergiorgio. «I nostri studenti musulmani sono per certi versi i nostri primi missionari fra la gente perché, forti della loro felice esperienza a scuola, sono in grado di smentire quanti continuano a considerare i cristiani dei miscredenti e dei colonizzatori».

L’operatore musulmano
Fra il personale vi è Khader Abdel Qader Dàadara – musulmano, 43 anni, sposato e padre di 5 figli, responsabile delle pulizie della scuola – che racconta: «Mi piace prestare servizio qui: lavoro insieme a un cristiano con il quale vado molto d’accordo, ci aiutiamo reciprocamente. Purtroppo il costo della vita a Betlemme è alto e per me, come per moltissimi miei concittadini, il salario non è mai abbastanza per sostenere le spese familiari. Fra i 50 dipendenti delle opere salesiane le relazioni sono buone, non condizionate né dai ruoli né dalla fede professata. Il rispetto reciproco e l’onesto svolgimento dei propri incarichi sono valori condivisi».

Il buon pane
Fra le opere ereditate da don Belloni vi è forno nel quale, sotto la supervisione dei salesiani, lavorano sei persone. Per lungo tempo questo panificio ha sostenuto principalmente i ragazzi dell’orfanotrofio e poi gli studenti della scuola. È diventato un punto di riferimento per l’intera popolazione a partire dalla seconda Intifada, quando nel 2002 Betlemme visse giorni durissimi, racconta padre Piergiorgio: «Il nostro forno riuscì ad assicurare il pane a tutti, anche gratuitamente; ricordo che si lavorava ininterrottamente giorno e notte. Da allora gran parte della cittadinanza fa la spesa qui e 120 famiglie bisognose della città (di cui ci prendiamo cura) ricevono i nostri prodotti a un prezzo mensile simbolico. Sono lieto che a Betlemme, il cui significato in ebraico è “casa del pane”, vi sia un forno che dà nutrimento alla popolazione e aiuto alle persone più vulnerabili contribuendo a sostenere i legami fra cristiani e musulmani».

La situazione in città
Secondo Khader, questa città, che per secoli è stata abitata da cristiani e musulmani, «si distingue per la tolleranza, il rispetto, la fratellanza tra i fedeli delle due religioni. Cerchiamo la reciproca comprensione e rapporti di buon vicinato. Le conversazioni e le discussioni che avvengono tra noi non sfociano mai in diverbi. Quando noi musulmani sentiamo le campane delle chiese, è come se ascoltassimo il richiamo alla nostra preghiera». E aggiunge: «I miei personali rapporti con i cristiani sono amichevoli. Ci rispettiamo, condividiamo i momenti di gioia e di dolore, cerchiamo sempre di andare d’accordo e di vivere in pace».

I pellegrini cristiani e la decisione di Arafat
In città la convivenza tra i fedeli delle due religioni è pacifica, osserva padre Piergiorgio: «Non si sono mai verificati scontri fra le due comunità né atti di fanatismo. Arafat stabilì che in otto cittadine palestinesi – fra le quali Betlemme – fosse sempre eletto un sindaco cristiano: questa decisione ha indubbiamente favorito rapporti normali fra le due comunità. Anche il continuo afflusso di pellegrini cristiani, che sostengono l’economia locale, e le molte opere educative, sociali, sanitarie edificate dai cristiani a beneficio della popolazione contribuiscono a mantenere il clima disteso. Sono stati inoltre avviati progetti interessanti per rafforzare i legami e promuovere la comprensione reciproca: alcuni intellettuali cristiani e musulmani, ad esempio, hanno dato vita a un gruppo che pubblica una rivista, Al liqà (L’incontro), nella quale ogni argomento è affrontato in modo approfondito dai due punti di vista: è una iniziativa lodevole, alla quale anch’io ho partecipato con alcuni scritti».

Il ruolo delle religioni
«Le persone di religione diversa che vivono autenticamente la loro fede e riescono a vivere insieme nella concordia testimoniano che le religioni promuovono la fratellanza e la pace», sottolinea padre Piergiorgio: «I problemi, purtroppo, sorgono quando le religioni vengono strumentalizzate per fini politici o economici che ne alterano l’essenza». Conclude al riguardo Khader: «Penso che la convivenza pacifica fra persone di fede diversa mostri al mondo che il linguaggio dell’amore, della tolleranza, del perdono e della comprensione fa evitare l’estremismo. Noi qui ci impegniamo a far crescere una nuova generazione, più istruita, più consapevole: ragazzi e ragazze capaci di camminare mano nella mano. Certamente esistono differenze tra musulmani e cristiani tuttavia possediamo principi comuni: la moralità, la legge di Dio».

 

16.03 – La Scuola che include: CONVEGNO INSEGNANTI DI RELIGIONE 2017

LA SCUOLA CHE INCLUDE: ATTUALITA’ E PROSPETTIVE

Riflessioni e buone pratiche

Ciascun alunno è diverso dagli altri: per stili di apprendimento, per provenienza, per capacità relazionali ed emotive, o magari perché si tratta di un bambino con bisogni educativi speciali. Ma come realizzare una didattica realmente inclusiva?

EllediciScuola, l’Ufficio Scuola della Diocesi di Torino e Regione Piemonte e le associazioni professionali AIMC E UCIIM organizzano il CONVEGNO INSEGNANTI DI RELIGIONE (IdR) 2017 Piemonte e Valle d’Aosta cercando di riflettere intorno all’attuale tema dell’inclusione scolastica in una Scuola in continuo cambiamento.

L’appuntamento è per Giovedì 16 marzo 2017 dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 16.15 presso il Teatro Grande Valdocco, Via Sassari 28/B – 10152 Torino.

Visita la pagina del convegno sul sito di Elledici