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Salesiani ICP – Incontro con i Confratelli Over 75 al Colle Don Bosco

Si comunica che mercoledì 2 ottobre 2019, nel giorno in cui si celebra la festa degli Angeli Custodi, si terrà l’incontro con i Confratelli Salesiani ICPOver 75” al Colle Don Bosco.

PROGRAMMA:

Ore 9.30
Arrivo nel cortile interno e accoglienza.

Ore 10.00
Preghiera nella Basilica superiore.

Ore 10.30
Salone d. Ricaldone (al piano del cortile interno).
Saluto di don Ezio Orsini.
Ascoltiamo i Novizi e dialoghiamo con il Maestro.
Due chiacchiere con l’Ispettore.
Alcune novità di famiglia, in video.

Ore 12.00
Messa nella Basilica superiore.

Ore 13.00
Pranzo al ristorante Mamma Margherita.
Dopo pranzo, per chi lo desidera, la possibilità di visitare gli ambienti del nuovo il Noviziato.

Note tecniche:
– I Confratelli sacerdoti portino camice e stola bianca.
– Prenotazioni al vicario ispettoriale:
vicario@salesianipiemonte.it entro martedì 24 settembre.

Prime Professioni Religiose – Colle Don Bosco 8 settembre 2019

“Fate quello che vi dirà”

(Gv 2,5)
Basilica del Colle Don Bosco 8 settembre 2019 – ore 15.00.

Riconoscenti al Padre, la Società di San Francesco di Sales e la Comunità del Noviziato annunciano con gioia le Prime Professioni Religiose:

  • Giovanni Maria Andreetta (INE)
  • Fabio Aroldi (ILE)
  • Matteo Maria Aynaudi (ICP)
  • Martin Böing (GER)
  • Melad Elia (GER)
  • Giona Filippo Favrin (ILE)
  • Gilles Françoise-Boieru (FRB)
  • Marco Domenico Gobbato (INE)
  • Fitwi Carlo Maria Grilli Colombo (ILE)
  • Vincent Kergourlay (FRB)
  • Tomas Kivita (ICP)
  • Alessio Moretto (ICP)
  • Alban Pelletier (FRB)
  • Leopoldo Matteo Pinto (IRL)
  • Roberto Pizzulo (ILE)
  • Marco Giuseppe Rossi (ILE)
  • Nicolas Schreiber (FRB)
  • Cătălin Petruț Sociu (INE)

150esimo anniversario della nascita di Don Pietro Ricaldone

In occasione del 150esimo anniversario della nascita di Don Pietro Ricaldone, IV Successore di Don Bosco, il paese di Mirabello Monferratoproprio dove nacque don Pietro – si sta attivando per onorare il salesiano con manifestazioni che si svilupperanno lungo tutto il 2020. Sarà infatti nella giornata di lunedì 27 luglio 2020 il giorno effettivo del compimento dei 150 anni. (27 luglio 1870 – 27 luglio 2020).

A seguire il Comunicato Stampa a cura del comune di Mirabello Monferrato.

Il 27 luglio 1870 nasceva Don Pietro Ricaldone, IV Successore di Don Bosco.

Mirabello Monferrato, il paese dove Don Pietro è nato, si sta attivando a ricordarne i 150 della nascita, il 27 luglio 2020. A partire dal 27 luglio di questo anno la comunità di Mirabello si appresta a onorare l’illustre concittadino con una serie di manifestazioni che si svilupperanno lungo il 2020.

Le iniziative si ispirano alla poliedrica personalità e attività di Don Ricaldone: grande figlio di Don Bosco e come lui Educatore e apostolo della gioventù, ha dato impulso alla spiritualità e alla formazione della Famiglia salesiana, alle Missioni che si sono diffuse nei vari continenti, alla organizzazione e progettazione degli Oratori, alla crescita della Formazione Professionale nei vari settori, soprattutto quelle delle Scuole agricole (celebri le varie esposizioni che ha organizzato e a cui partecipavano i Centri delle nazioni dove erano presenti i figli di Don Bosco). Ha curato lo sviluppo della cultura e della Scuola salesiana, attivando l’Istituto Superiore del PAS (Pontificio Ateneo salesiano), ha dato vita al Centro catechistico salesiano e all’Editrice LDC, ha dato valore ai luoghi legati a Don Bosco, in particolare il Colle Don Bosco e la casa Madre di Valdocco. Insieme al suo predecessore, il Beato Filippo Rinaldi (di Lu Monferrato, 5 Km da Mirabello), hanno dato vita ad una provincia salesiana che curasse in modo particolare la formazione di vocazioni missionarie avviate al sacerdozio (Ivrea, Mirabello, Penango, Bagnolo Piemonte) o alla vita religiosa laicale, come i Coadiutori (Istituto Bernardi Semeria del Colle Don Bosco, Istituto Rebaudengo di Torino, Istituto Agrario di Cumiana)… Insomma una multiforme attività di progettazioni e realizzazioni che hanno portato ad una diffusione meravigliosa del carisma apostolico di Don Bosco.

Il paese di Mirabello ha sempre mantenuto vivo il ricordo di questo suo figlio, non solo dedicandogli una piazza e un monumento in luogo significativo, ma collaborando generosamente con la Casa salesiana che lo stesso Don Bosco aveva aperto nel paese (primo direttore fu il Beato Don Rua, primo successore di Don Bosco), e soprattutto regalando alla Famiglia salesiana oltre 35 FMA e 30 SDB.

La cittadinanza tutta di Mirabello e dei paesi vicini del Monferrato casalese condivide volentieri questa sua ricorrenza con la Famiglia Salesiana. Mette a disposizione i luoghi più significativi del suo legame con Don Pietro: la casa natale, la Chiesa dove è stato battezzato (dedicata a San Vincenzo Ferrer, e di cui si celebrano i 400 anni della sua consacrazione), la cappella dell’Istituto salesiano (tuttora utilizzata per le celebrazioni), la cordialità accogliente della gente. Da Mirabello è possibile raggiungere in dieci minuti di auto il paese di Lu che mantiene viva la memoria del Beato Filippo Rinaldi e di Madre Angela Vallese, pioniera della Missioni delle FMA, e di oltre cento vocazioni SDB-FMA, in gran parte missionarie.

Le varie realtà associative del paese si stanno attivando per offrire l’opportunità del messaggio di fede e di generosità e di valori che hanno ispirato Don Pietro Ricaldone nel diffondere il carisma di San Giovanni Bosco. E con il messaggio anche la possibilità di gustare i prodotti del nostro Monferrato.

Per saperne di più:

Un tocco d’artista nella Chiesa dei salesiani

Riportiamo l’articolo pubblicato su “Bra Oggi” di martedì 30 luglio 2019, con l’intervista a Silvia Allocco – giovane e promettente artista, cresciuta come animatrice nell’oratorio salesiano di Bra – riguardo gli abbellimenti a tema sulle pareti del salone dell’oratorio e della sala mensa dell’istituto.

L’autrice è Silvia Allocco, giovane e promettente artista. Dopo i primi faticosi passi compiuti con tenacia ed estro, ora é molto conosciuta e richiesta sul nostro territorio per interventi artistici di vario tipo. L’esperienza in sud America ha reso ancora più originale e versatile la sua vena artistica. E’ cresciuta come animatrice nell’oratorio e nella scuola dei Salesiani. Qui ha lasciato l’impronta dei suoi primi lavori: gli abbellimenti a tema sulle pareti del salone dell’oratorio e della sala mensa dell’istituto. Non restava che la chiesa, un compito che ha fatto suo fin da subito e che ha portato a termine con grande perizia. A lei rivolgiamo alcune domande per comprendere meglio il senso del suo lavoro. Alcuni riquadri sono riportati in questa pagina.

Da dove è nata l’idea di dipingere la chiesa del Salesiani?

Già da cinque anni si’ parlava con don Vincenzo di rinnovare la chiesa, ma per varie ragioni il progetto finora non aveva mai potuto essere avviato. Il desiderio era quello di ringiovanire l’ambiente, che ormai da parecchi anni conservava lo stesso aspetto. Oltre alla ricerca di uno stile più moderno e di un’atmosfera che conciliasse la preghiera, vi era anche un intento didascalico: l’obiettivo di creare delle immagini che parlassero di Gesù e della fede ai tanti giovani che frequentano la chiesa quotidianamente. l’attesa ha dato frutto ed è stata in fondo provvidenziale, perché mi ha portata ad affrontare il lavoro con maggior esperienza e consapevolezza rispetto a cinque anni fa, quando ero ancora all’inizio della mia attività artistica.

Come ti sei preparata alla realizzazione del progetto?

Ho cercato di lasciarmi ispirare, ho pregato tanto e sono andata a messa qualche mattina. Ho provato a non aver fretta e ho trascorso qualche giornata più con la Bibbia che con la matita in mano. Poi l’ispirazione pian piano è arrivata e di idee che inizialmente mi sembravano nebulose ho scoperto, nel corso del lavoro, significati e collegamenti che inizialmente non avevo neanche immaginato.

Qual è stata la fonte di ispirazione?

La chiesa non ha una vera e propria dedicazione quindi ho ricercato nello spirito salesiano e nella sua predilezione per i giovani lo spunto per il taglio da dare all’ambiente e per i temi da raffigurare. Per quanto riguarda invece lo stile, ho fatto riferimento ad un artista brasiliano contemporaneo, Claudio Pastro, che apprezzo particolarmente per i colori, la stilizzazione moderna con richiami all’arte bizantina, e per il senso di eterno, di “astrazione dal tempo”, che mi trasmettono le sue opere.

Quali scene hai voluto rappresentare? Perché?

Dietro l’altare sono raffigurati alcuni episodi della vita di Gesù, l’eternamente giovane” (come lo definisce Papa Francesco nell’esortazione apostolica Christus vivit), una sequenza di scene che raccontano gli ultimi giorni della sua vita dall’unzione di Betania fino alla salita al Calvario. Il crocifisso (in legno, in posizione centrale) si pone come chiave di volta della storia della salvezza.

Seguono le scene successive alla deposizione dalla croce, dalla resurrezione fino alla discesa dello Spirito Santo. Lungo le pareti della chiesa sono invece raffigurati quattro episodi del Vangelo i cui protagonisti sono giovani: l’annunciazione (Maria che da fanciulla accoglie l’annuncio dell’angelo con il suo si), la moltiplicazione dei pani e dei pesci (in cui un giovane mette a disposizione tutto quello che ha per permettere a Gesù di compiere il miracolo), la parabola del padre misericordioso (un ragazzo ritorna dal padre dopo averne sperperato l’eredità ed è riaccolto con un abbraccio ai perdono) e infine la resurrezione della figlia di Giairo (Gesù ridona la vita a una fanciulla).

I primi due episodi rappresentano l’impegno dell’uomo. Il piccolo o grande sì che ciascuno dice a Dio mettendo a frutto i propri doni e impegnandosi in un cammino di santità. Le ultime due scene invece rappresentano la grazia di Dio, che dona il perdono, la vita e la salvezza a chi ha fede al di là del merito e delle opere. Questi due aspetti si congiungono e si completano nel cammino verso la salvezza. Essa non può essere “meritata” e dovuta per le nostre opere se non c’è un intervento della grazia di Dio che ci salva. D’altro canto Dio attende il nostro si per portare a compimento il progetto di salvezza che ha per ciascuno.

E’ stato un lavoro impegnativo?

Abbastanza. Sia per l’estensione della chiesa, sia tecnicamente. Per esempio, ho valorizzato alcuni particolari con la tecnica della doratura, che non avevo quasi mai utilizzato prima. Si tratta dell’applicazione di foglia oro per dare maggior lucentezza.

Sei soddisfatta per quanto hai realizzato?

Sono molto soddisfatta. Sentivo parecchio la responsabilità di questo lavoro. Intanto perché la considero la “mia” chiesa, quella che frequento da 15 anni. Questo mi imponeva di realizzare un’opera che soddisfacesse in primis me stessa e la mia autocritica per poter continuare a pregarci dentro senza distrazioni e senza aver l’occhio che cade” su errori o particolari mal riusciti.

Inoltre sentivo una grande responsabilità nei confronti della comunità: avendo ricevuto tanta fiducia desideravo davvero realizzare un’opera che piacesse alla gente. Mettere d’accordo tutti è difficile e i cambiamenti a volte possono non essere apprezzati. Spero di Essere riuscita nell’intento.

Sai indicare quali lavori ti hanno dato finora maggiori soddisfazioni?

Senz’altro un paio di lavori che ho svolto in Perù: la pittura di un abside di oltre 7 metri nel Santuario Serair de la vida a Chimbote e la realizzazione di una cappella in una casa salesiana a Lima (lavoro che ha incluso la progettazione, oltre che dei dipinti sulle pareti, anche delle vetrate, della via crucis, del design di panche e mobili). Insomma un progetto completo.

Quali altri lavori in altri contesti trovi più congeniali al tuo estro?

Amo gli acquerelli, i colori allegri e le linee morbide. Un mondo che mi ha sempre attratta è quello delle illustrazioni per bambini. Ho potuto realizzare qualche lavoro in questo ambito per l’editrice Elledici negli anni passati.

Quali progetti professionali coltivi per il futuro?

I progetti più interessanti in cantiere per il, prossimo periodo sono la progettazione e realizzazione dei dipinti per una chiesa salesiana a San Paolo, in Brasile e di un salone-chiesa in una casa salesiana di Torino. Insomma, sempre all’opera sotto lo sguardo di don Bosco.

Sussidi Nazionali 2019/2020 – Contenuti Extra

I Sussidi Nazionali 2019/2020 si completano con una seria di materiali scaricabili online, degli strumenti aggiuntivi per affrontare al meglio le tematiche proposte. In particolare per i Fanciulli, i Preadolescenti e gli Adolescenti.

I contenuti extra saranno raggiungibili dai due siti nazionali dei salesiani:

Puoi essere santo #lìdovesei. È questo il tema della proposta pastorale salesiana per l’anno 2019/2020 che si traduce in sussidi divisi per fasce di età: fanciulli, preadolescenti, adolescenti e giovani. Si tratta di tracce lasciate all’intraprendenza di formatori e animatori da adattare al proprio ambiente educativo.

Il tema Puoi essere santo #lìdovesei nasce dalla Strenna 2019 del Rettor Maggiore “Perché la mia gioia sia in voi (Gv 15,11). La santità anche per te” . Nel testo della Strenna don Ángel Fernández Artime si è ispirato all’Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate. In essa il Papa indica la santità come “autentica fioritura dell’umano” e come chiamata che il Signore rivolge a tutti: il riferimento biblico è quello delle Beatitudini dell’evangelista Matteo. Il Sinodo ha invitato a guardare particolarmente alla “giovinezza dei santi” (n° 114 Instrumentum Laboris): “Tutti i santi sono passati attraverso l’età giovanile e sarebbe utile ai giovani di oggi mostrare in che modo i Santi hanno vissuto il tempo della loro giovinezza”.

Se tutti sono chiamati alla santità, ciascuno la realizza nel tempo senza omologazioni ma con una risposta personale e inedita, frutto di una vita cristiana non anonima.

Scarica qui i contenuti extra:

“Affida, confida, sorridi!” – La lettera del Rettor Maggiore

Pubblichiamo la notizia proveniente da Info ANSAgenzia iNfo Salesiana – riguardo alla lettere scritta dal Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, ai Salesiani ed in particolar modo alla Famiglia Salesiana in occasione del 150° della fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA).

(ANS – Roma) – “Affida, confida, sorridi!”. È questo il titolo della lettera indirizzata dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ai Salesiani e a tutta la Famiglia Salesiana in occasione del 150° della fondazione dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA), promossa da Don Bosco il 18 aprile 1869, ad un anno di distanza della consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco.

Il desiderio di Don Á.F. Artime è quello di rinnovare la dimensione mariana della vocazione salesiana, rivedendo le convinzioni sottostanti e portando a fare un’attenta valutazione della propria devozione all’Ausiliatrice come Salesiani di Don Bosco. Questo, senza dubbio, può diventare un suggerimento utile per tutta la Famiglia Salesiana nel mondo, in modo tale da rendere attuale oggi l’appello che rivolse a suo tempo don Egidio Viganò, quando invitò a “prendere la Madonna in casa”.

Con il desiderio di tenere sempre più in casa Maria Ausiliatrice, viene offerta una semplice riflessione sull’adesione salesiana all’Eucaristia e a Maria Ausiliatrice, sul cammino percorso in questi 150 anni di fondazione dell’ADMA, sul carattere popolare del carisma salesiano che è stato consegnato nel tempo come tesoro da custodire, e sul cammino da percorrere “dalla casa dell’Ausiliatrice alle nostre case”.

In sintonia con la Strenna di quest’anno, viene ricordato come non c’è via verso la santità senza l’Eucaristia. L’Eucaristia è la chiave di volta per la conversione radicale del cuore all’amore di Dio. L’affidamento a Maria è condizione per vivere la grazia battesimale e maturarla attraverso il cammino della fede, convinti che Lei prenda “per mano” per condurre all’incontro con suo Figlio Gesù.

“La devozione a Maria Ausiliatrice fu intesa e promossa da Don Bosco proprio secondo una prospettiva di aiuto e difesa della fede nel popolo di Dio, tentato da ideologie che svuotavano il senso cristiano della vita e da tanti movimenti che attaccavano la fede e l’unità della Chiesa fondata sulla salda roccia della professione di fede di Pietro”. Con l’ADMA Don Bosco ha voluto offrire al popolo cristiano un itinerario di santificazione e di apostolato semplice e accessibile a tutti, nell’intento di difendere e promuovere la fede della gente e valorizzando i contenuti della religiosità popolare.

Concludendo, così si esprime il Rettor Maggiore: “Mentre rendiamo grazie per questi 150 anni di vita dell’Associazione di Maria Ausiliatrice, impegniamoci, fedeli al carisma del nostro santo fondatore della Famiglia Salesiana, a lasciarci guidare dallo Spirito Santo per un rinnovato impulso evangelizzatore ed educativo… L’essenziale di questo impulso evangelizzatore consiste nel rinnovare l’Associazione con un’attenzione privilegiata alla famiglia e alle nuove generazioni”.

Seguendo queste tracce, si rimarrà fedeli alla strada percorsa da Don Bosco, per il quale la devozione alla Madre di Dio ha caratterizzato e fortemente segnato tutta la sua spiritualità e la sua azione pastorale ed educativa.

Lettere di amici – Antonio Rosmini e don Bosco

Si riporta l’articolo a cura di Roberto Cutaia, Avvenire – domenica 30 giugno 2019, riguardo la storia di amicizia che nacque tra San Giovanni Bosco e l’abate Antonio Rosmini, raccontata nelle memorie Biografiche del Santo dei giovani:

«Ella, proseguì don Bosco rivolgendosi al secondo, avrà la classe dei più dissipati!».

Ad Antonio Rosmini, scrive nelle Memorie biografiche di don Giovanni Bosco il suo primo biografo il salesiano Giovanni Battista Lemoyne, don Bosco affidò «la classe dei più dissipati» e dopo ascoltando i suoi discorsi, rimase molto impressionato dalla sua capacità di dare «spiegazioni così sode e tuttavia molto adatte all’intelligenza dei giovani». Lo pregò quindi di tener loro anche dopo i vespri un «sermoncino».

A cose fatte don Bosco decise di informarsi su chi fossero i due visitatori e, saputo che uno dei due era l’abate Rosmini «sorpreso esclamò: L’Abate Rosmini! il filosofo!» «Oh? il filosofo!», rispose sorridendo Rosmini. «Un personaggio di tanto grido continuava don Bosco – colui che scrisse tanti libri di filosofia!». «Eh, sì; scrissi qualche libro!», rispose Rosmini. E don Bosco, soggiunse: «Allora non mi stupisco più se lei ha fatto il catechismo tanto bene e con tanto sugo».

Ecco l’incipit di quella che si rivelerà una grande storia di amicizia e simpatia, cominciata a Torino tra il 1836 e il 1845 e mai interrotta, tra san Giovanni Bosco, il beato Antonio Rosmini e tra Rosminiani e Salesiani. E ora la cifra e l’emblema di questa amicizia è riportata nel volume che raccoglie il Carteggio Rosmini-Bosco pubblicato dalle Edizioni Rosminiane (pagine 216, euro 10), per la cura di Gianni Picenardi e con la presentazione del cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato vaticano e dal preposito generale dei Rosminiani Vito Nardin.

Carteggio che verrà presentato a Stresa il primo luglio al Collegio Rosmini (via per Binda, 47) in occasione della memoria liturgica del beato. «Buona parte della corrispondenza riportata nel volume parla di prestiti, scadenze, proroghe, sopralluoghi. L’abate Rosmini e il suo Istituto furono generosi sostenitori delle opere salesiane, tra cui la costruzione della chiesa di San Francesco di Sales e della Basilica di Maria Ausiliatrice, aiutando in tutti i modi con prestiti a lungo termine, riduzione di tassi di interesse, offerte di vario genere, favorendo la divulgazione dei testi scritti da don Bosco. Alcuni giovani studenti rosminiani erano accolti nella casa salesiana di Valdocco, e questo assicurava un appoggio a Torino per l’Istituto della carità e un piccolo introito per i Salesiani », sottolinea nella presentazione il cardinale Bertone.

«Alla vita consacrata spetta il compito di vivere e favorire il più possibile la realizzazione della preghiera di Gesù. Il nome “società”, fu quello preferito dai Fondatori a partire dall’800, compreso don Bosco», spiega Nardin. Si trovano pertanto raccolte in un unico volume lettere edite e inedite, disegni e progetti che il curatore ha opportunamente suddiviso in sei tematiche: promozione vocazionale, progetto iniziale di collaborazione per Valdocco; costruzione della chiesa di san Francesco di Sales; progetti di apertura di una casa rosminiana e una tipografia comune a Torino; l’acquisto del terreno a Valdocco e la sua successiva rivendita a don Bosco, lo sfumare del piano per la “Società tipografica”; infine la tematica delle buone relazioni e l’amicizia tra Salesiani e Rosminiani tuttora vigenti ed enucleati in appendice.

Sabato 11 maggio: l’ordinazione presbiterale di don Paolo Francesco Pollone SDB

L’Ispettoria salesiana Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania è lieta di comunicare che il Salesiano don Paolo Francesco Pollone è stato ordinato sacerdote sabato 11 maggio 2019 alle ore 15.00 per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S.E.Rev.ma Mons. Cesare Nosiglia Arcivescovo di Torino, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice.

 

Un momento di grande gioia, condiviso durante la giornata di sabato tra confratelli, familiari e tanti amici.

Condividiamo insieme la lode al Signore per il suo dono di Grazia.

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Ordinazione presbiterale di don Paolo Francesco Pollone SDB

L’Ispettoria salesiana Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania è lieta di comunicare che il Salesiano don Paolo Francesco Pollone sarà ordinato sacerdote sabato 11 maggio 2019 alle ore 15.00 per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S.E.Rev.ma Mons. Cesare Nosiglia Arcivescovo di Torino, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice.

Don Paolo terrà la sua prima Messa domenica 12 maggio 2019 alle ore 11.00 presso Rivalta di Torino nella Cappella di San Vittore e Santa Corona.

Condividiamo insieme la gioia e la lode al Signore per il suo dono di Grazia.

Per l’occasione, la nostra Redazione ha avuto il piacere di ottenere una breve intervista da don Paolo Francesco Pollone in onore della sua prossima ordinazione:

Don Paolo, perché hai scelto di diventare sacerdote salesiano sotto la guida di don Bosco?

Fin da piccolo ho avuto il desiderio di diventare sacerdote. Ho iniziato un cammino di discernimento per diventare presbitero diocesano. Ho capito però che Dio mi chiamava a far parte di una comunità. Mi sono sentito subito a casa quando ho cominciato il percorso di discernimento a Valdocco. Gli imprevisti di Dio mi hanno portato qui.
Emblematico è stato per me andare alla scuola salesiana di Cumiana che è stata una “seconda casa”: così mi sono sentito subito accolto quando ho scelto di proseguire la mia vocazione nella famiglia guidata da don Bosco.

“Io sono la porta” (Gv 10,7) è la frase del Vangelo che hai scelto per gli auguri della tua ordinazione. Perché?

Ho avuto l’ispirazione grazie ai miei compagni che si preparavano alla loro Professione perpetua. Per fare i loro auguri avevano scelto come passo del Vangelo Giovanni 10, “il buon Pastore”.  Anche io ho voluto far mio questo passo come augurio della mia ordinazione, soffermandomi però sulla parte in cui Gesù dice “Io sono la porta”. Mi sono rifatto ad una riflessione di Papa Benedetto XVI in cui commentava proprio questa parte del brano evangelico. La frase l’ho sentita subito mia. Essere un sacerdote, un salesiano, che non passa attraverso quella porta che è Gesù Cristo, non porterebbe da nessuna parte. Gesù infatti dice: “chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante” (Gv 10,1). Il Pastore allora entra per quella porta, con coloro che gli sono affidati.

 

 

Fiona May testimonial per Missioni Don Bosco

Da questa settimana è ufficiale il ruolo da “testimonial” di Fiona May in relazione alle attività benefiche di Missioni Don Bosco.

L’atleta olimpica (ora anche attrice) ha accettato l’invito a farsi portavoce delle campagne a sostegno dei progetti che l’ente salesiano di Valdocco sostiene in tutto il mondo.

La prima uscita pubblica sarà in occasione della Festa della Mamma del 12 maggio, attraverso un post incentrato sull’accoglienza e il sostegno delle bambine ospitate dal Centro di Luanda in Angola.

I bambini e il loro futuro sono il tema di fondo dell’impegno di Fiona May. È una sfida sul piano degli interventi educativi ma anche su quello della comunicazione: Missioni Don Bosco sostiene questa sfida con la campagna 5×1000 di quest’anno.

“Crediamo in un futuro fatto di opportunità e di integrazione con il tessuto sociale, un futuro a portata di mano per ogni bambino, per ogni ragazzo svantaggiato”

afferma Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco.

Per la sua storia e il suo impegno, la campionessa Fiona May è fra le persone più credibili per portare lontano un grande progetto come quello di Missioni Don Bosco, che oggi partecipa alla formazione di 1.140.000 giovani con 3.500 case salesiane.